Rivista bimestrale - anno XXI - Numero 2/2017 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma
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Mar/Apr 2017 anno XXI N°2
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La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente
Intensità di Uso del Suolo C ome si E volve ? UN GIS PER LA
IL DRONE PER L’ELABORAZIONE
UN NUOVO STRUMENTO
CONSERVAZIONE DI UN ITINERARIO
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Da geometri a periti e le iscrizioni agli Istituti Tecnici calano Una lettera di Attilio Selvini sulla situazione della struttura scolastica e universitaria. La signora Dietlinde Gruber, meglio nota come “Lilli”, è come noto una bravissima presentatrice, e suo “partner”, altrettanto bravo nella nota trasmissione serale “Otto e mezzo”, è Paolo Pagliaro. La signora Gruber, laureata in lingue e letterature straniere a Venezia, ha come “Muttersprache” il tedesco, e quindi dovrebbe conoscere per bene la struttura scolastica e universitaria in Germania. Mi sembra quindi strano che le sia sfuggita una impropria comparazione fatta da Paolo Pagliaro, nella trasmissione di una sera di metà giugno. Vediamo di che si tratta. Pagliaro ha notato il considerevole calo di iscritti agli Istituti Tecnici, soprattutto dopo la riforma di alcuni anni fa che fra l’altro ha sostituito il quasi centenario corso per geometri con quello per “periti”. Di tale argomento si è occupata questa rivista in diverse occasioni, anche censurando il programma dei periti per le costruzioni, ambiente e territorio che hanno sostituito la classica figura del geometra con un perito senza arte né parte (e ciò probabilmente è una delle concause del calo di iscritti notato da Pagliaro). Il quale Pagliaro ha per l’appunto sottolineato l’inadeguatezza dei programmi dei corsi di tutti i nuovo periti in genere, anche per la mancanza di connessione con la realtà operativa aziendale o professionale, esaltando il sistema tedesco delle “Fachhochschulen” ove sono previsti semestri per l’appunto di pratica aziendale interconnessi con le lezioni e le esercitazioni. E qui sta il guaio: questi Istituti appartengono al settore universitario, non a quello delle scuole secondarie, nel quale vi sono le “Realschulen” e le “Hauptschulen”, che seguono la scuola primaria elementare (generalmente di 4 anni) per almeno altri sei anni. Naturalmente vi sono anche i “Gymnasien”, paragonabili al nostro liceo, che portano alla “Abitur” (maturità) dopo la dodicesima o tredicesima classe, elementari comprese (come da noi, contando 5 anni di elementari, tre di scuola media, cinque di liceo). Con la “Abitur” si accede alle università, conseguendo la laurea (che non conferisce il titolo dottorale, con l’eccezione dei medici), bensì quello di “Diplom”, per esempio Diplomingenieur, Diplomkaufmann, Diplommathematiker, Diplomachitekt e così via. Ale scuole secondarie nella Repubblica Federale Tedesca sono ordinate dai Lȁnder, e la loro durata può variare di un anno; vi sono anche le cosiddette “Gesamtschulen”, con un ordinamento particolare. Partendo dalle Realschulen o dalle Hauptschulen, si può accedere alle Fachhochschulen, sostenendo un apposita maturità (Hauptschulreife). Le Fachhochschulen, sono quindi istituzioni terziarie, dopo gli accordi di Bologn chiamate anche all’inglese “Universities of Applied Sciences” o in tedesco “Hochschulen für Angewandte Wissenschaften”, così come ho scritto molti anni fa sul “Bollettino della SIFET” n°1 del 1996. I docenti sono, qui come nelle Università, “Professori”, mentre negli Istituti di istruzione secondaria, Gymnasien compresi, sono “Lehrer”, ovvero “insegnanti”: solo in Italia si chiamano “professori” gli insegnanti delle secondarie, così come ho già molte volte scritto. A proposito, mi fa sorridere sentire nei telegiornali chiamare “studenti”, anziché “scolari”, i ragazzini delle medie e dei licei; Anni fa ero al mare, in Puglia, e mi venne presentata una bella ragazza tedesca, alla quale chiesi, incerto sulla sua età: “ Studien Sie?” a cui venne risposto prontamente: “Nein, ich besuche di Schule!”, vado ancora a scuola. D’altra parte, il bravo Pagliaro è perdonabile; molti anni fa, chiesi al Ministero degli Affari Esteri del nostro Paese dei dati sul “Verein Deutscher Ingenieure, VDI”, il più grande Collegio di Ingegneri d’Europa, e mi venne risposto da un Sottosegretario di Stato che il VDI era una … associazione di periti! Incredibile, da parte di un organo ufficiale dello Stato: chissà come vengono regolati gli “affari esteri” con un livello cognitivo di tal genere! E lo credo bene che le iscrizioni agli Istituti Tecnici siano in calo; da noi tutti aspirano alla laurea, soprattutto dopo che nel disgraziato accordo di Bologna sono state create le lauree triennali al posto dei più onesti “diplomi universitari” biennali. Ricordo ancora con raccapriccio, io uomo mitteleuropeo come cultura e formazione, la prima proclamazione di una laurea di tal tipo in “architettura della produzione edilizia” (che vuol dire?) nel mio amato Politecnico, nella commissione di cui facevo parte. Il presidente della commissione dichiarò, con la formula di rito, “dottore in architettura” (e non “diplomato universitario” come nella sessione di un paio di mesi prima) uno scamiciato poco più che ventenne, che aveva presentato un lavoro (tralascio l’aggettivo col quale lo vorrei indicare) sul verde che si estendeva intorno all’ aeroporto di Linate. Di più non dirò, per il groppo alla gola che mi prende, coi miei novant’anni suonati. Attilio Selvini.
Nulla da aggiungere, se non che forse è il caso che il MURST proceda ad effettuare delle sane verifiche degli effetti introdotti dalle riforme analizzando quale sia il percorso formativo della figura che in tutto il mondo è chiamata “Surveyor”. Buona lettura, Renzo Carlucci
In
questo
numero ...
L’intensità dell’uso del suolo e la sua
FOCUS
evoluzione attraverso
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i dati statistici: analisi e metodologie per
REPORT
un’analisi diacronica di
Marco Ciccacci, Giovanni Lombardo, Alberto Sabbi, Gianluigi Salvucci
LE RUBRICHE
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MERCATO
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AGENDA
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Un Gis per la conservazione e la valorizzazione della via di
L’immagine di sfondo mostra parte della Salar de Uyuni, in Bolivia: la più estesa salina al mondo. La grande Salar de Uyuni occupa un’area di circa 10 000 kmq e si trova sul limite meridionale dell’Altiplano, un elevato altopiano di drenaggio interno nelle Ande centrali. Circa 40 000 anni fa quest’area faceva parte di un gigantesco lago preistorico che finì prosciugato, lasciando emergere la pianura salata.
Annia - Popilia
Francesca Ansioso, Serena
Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli, Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.
Questa immagine è stata acquisita dal satellite Sentinel-2B del programma europeo Copernicus il 17 maggio 2017. Credits: ESA. Traduzione: Gianluca Pititto
Il In copertina l’immagine del Golfo di Napoli catturato dal satellite Copernicus Sentinel-2B, acquisita il giorno 12/06/2017 alle ore 10:46 am. Quest’immagine acquisita via laser è una delle prime rilasciate attraverso Alphasat (chiamato anche Inmarsat-4A F4), il satellite per telecomunicazioni di proprietà congiunta di Inmarsat e dell'Agenzia Spaziale Europea. L’immagine è il risultato dei due satelliti che usano i loro strumenti di comunicazione ottica via laser per un rilascio veloce. Un ingrediente essenziale per le applicazioni quali quelle di risposta ai disastri. Copyright and process ESA, CC BY-SA 3.0 IGO
fascino
discreto delle mappe in
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letteratura: da
Shakespeare Ortelius di
a
Massimo Pasqualin
GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica. Da 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati, in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre. In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,
geomediaonline.it
della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.
INSERZIONISTI 3D Target
31
AerRobotix
40
Codevintec
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Epsilon
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un nuovo
Esri Italia
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strumento per
Geogrà
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le statistiche
Geomax
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INTERGEO
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ME.S.A
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Planetek Italia
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Stonex
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La CSS ISTAT:
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territoriali di Giovanni Lombardo, Antonella Esposto, Rita Minguzzi, Stefano Mugnoli
TECHNOLOGY for ALL 33
Impiego sperimentale del drone ad ala fissa nell’elaborazione
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Teorema
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Topcon
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Trimble
2
dell’indice di qualità
morfologica
(IQM)
dei corpi idrici di
Fabrizio Stella, Rodolfo
Bassan, Antonio Cavinato, Giovanni Lusiani
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pproccio
geografico nello studio delle pressioni puntuali
della Regione Umbria di
Giacomo Rapi,
Antonio Natale
una pubblicazione
Science & Technology Communication
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FOCUS
L’intensità dell’uso del suolo e la sua evoluzione attraverso i dati statistici: metodologie per un’analisi diacronica
Nell'ipotesi di voler risparmiare il
di Marco Ciccacci, Giovanni Lombardo, Alberto Sabbi, Gianluigi Salvucci
consumo di suolo, considerando l'esauribilità di questa risorsa, è opportuno aumentare l'intensità di utilizzo entro i limiti delle capacità di trasporto (capacità di carico), sostenibili dal territorio. Il patrimonio informativo offerto dall'Istat, nella divisione del territorio in sezioni di Censimento, è in grado di mostrare cambiamenti nell'uso del territorio Nazionale.
P
er effettuare uno studio di questo tipo, occorre interpretare e sintetizzare i contesti territoriali delle diverse epoche, questo richiede necessariamente l’analisi di indicatori territoriali e la loro misurazione. I cambiamenti verificatisi sono la base della conoscenza di un piano territoriale, e la loro sintesi è un fattore determinante per individuare l’evoluzione di un paesaggio. Si tratta di porre in essere un’analisi di tipo geografico, in grado di misurare le variazioni di uso del suolo intercorse, a prescindere dalle ripartizioni amministrative esistenti. La letteratura propone numerosi studi (López, Bocco, Mendoza, Duhau - 2001), che si avvalgono di una metodologia consolidata sulla matrice di transizione dell’uso del suolo
6
GEOmedia n°2-2017
Fig. 1 - Sovrapposizione della località di Centro abitato Istat Monte Migliore – La Selvotta con il Corine Land Cover (Fonte: Elaborazione su dati Istat – Portale Cartografico Nazionale)
costruita per sovrapposizione degli usi del suolo afferenti alle diverse epoche, mostrando nelle celle le superfici comuni. Ulteriore scopo di questo lavoro, è proporre il dato censuario come utile alternativa a quelli tradizionali riguardanti gli usi del suolo; è infatti possibile verificare come le sezioni di Censimento riescano a riprodurre, con maggiore accuratezza, i Centri abitati nella loro interezza, pur non riuscendo a distinguere al loro interno usi del suolo, quali parchi urbani o altre aree di maggior dettaglio. A titolo di esempio, si propone l’esame di una località del Comune di Roma denominata Monte Migliore - La Selvotta. Nella Figura 1 sono stati sovrapposti il perimetro del Centro abitato (Istat) e quello
del Corine Land Cover 4° livello 2012, che mostra gli usi del suolo maggiormente antropizzati (tessuti urbani ed economico produttivi). Dal confronto si evince chiaramente come il perimetro delle località Istat risulti più dettagliato del Corine. L’utilizzo delle sezioni di Censimento (Giovanni Lombardo)
Le sezioni di Censimento rappresentano il riferimento della rilevazione censuaria e l’unità minima di aggregazione per la restituzione dei dati rilevati. Il Censimento mostra una connotazione geografica simile a quella di un’indagine di copertura del suolo, costruita tenendo in considerazione la struttura del territorio, e in particolare la diffusione dell’edificato.
FOCUS
Alle località così individuate, viene attribuito un toponimo e una codificazione univoca, che ne fissa l’appartenenza a una delle 4 tipologie previste a partire dal 2001: “Centro abitato”, “Nucleo abitato”, “Località produttiva” e “Case sparse”. La tipologia “Centro abitato” prevede l’esistenza di un aggregato di case contigue, e la presenza di servizi pubblici, con una forma autonoma di vita sociale e, generalmente, un luogo di raccolta (Cruciani, 2010). Diversamente, la località “Nucleo abitato”, anch’essa contraddistinta dall’attribuzione di un toponimo, è priva dei luoghi di raccolta che contraddistinguono il centro abitato, ed è costituita da gruppi di case con almeno 5 famiglie, solitamente costituita da un’unica sezione di Censimento. La “Località produttiva”, introdotta a partire dal 2001 e precedentemente inglobata nella tipologia “Case sparse”, individua un’area maggiore o uguale a 5 ettari, localizzata in zone extraurbane, che ha come peculiarità la presenza di un numero di unità locali superiore a 10, ed un totale di addetti superiore a 200. Infine, la tipologia “Case sparse” è caratterizzata da case disseminate nel territorio comunale con una distanza tra loro tale da non poter costituire neanche un nucleo abitato (Istat, 2009a, 2009b).
diversa risoluzione geografica con la quale sono state disegnate le sezioni di Censimento. Osservando le serie storiche inerenti ai censimenti, dovrebbe essere possibile ritrovare una coincidenza riguardante la superficie nazionale italiana. L’affermazione riguarda un’ipotesi che non tiene conto dei movimenti erosivi, ma intende utilizzare una procedura in grado di inserire alcune correzioni. Le sezioni del Censimento 2011 sono state individuate partendo dai confini territoriali utilizzati nella rilevazione censuaria del 2001, beneficiando di un aumento della risoluzione. Il miglioramento del dettaglio rilevato si può notare nell’aumento del numero delle sezioni che passa da 323.617 nel 1991 a 402.121 nel 2011 (Tab. 1 a). L’utilizzo del software GIS ha permesso di effettuare una prima analisi di tipo frattale evidenziando che nel 1991 la sua
La costruzione di un ipercubo geografico, realizzata attraverso l’unione di più basi geografiche relative ai diversi periodi censuari, non può prescindere dalla loro omogeneizzazione. Sono state rilevate le entità territoriali considerando l’assenza delle località produttive nel Censimento del 1991 e la
località 1 centro abitato 2 nucleo abitato 3e 4
località produttiva e case sparse Totale
b
Conteggio Sezione 1991
2001
2011
230.003 39.186
258.656 39.449
271.229 41.306
54.427
84.429
89.586
323.617
382.534
402.121
località 1 centro abitato 2 nucleo abitato 3e 4
Preparazione del database geografico (Alberto Sabbi)
perficie media di una sezione si attestava a 933.415,5 mq contro i 751.187,9 del 2011 (Tab.1 - b). Ulteriore particolare rilevante è stato l’aumento medio del perimetro delle sezioni, passato da 2.790 mt nel 1991 a 3.222 del 2011 (Tab. 1 - c). Da un punto di vista diacronico,l’evoluzione territoriale ha modificato in maniera inequivocabile il territorio. In particolare, per quanto riguarda l’evoluzione delle località del centro abitato, è inverosimile la “retrocessione” dalla tipologia di tessuto urbano a quella di area verde. Questo può essere collegato alla diversa risoluzione geografica con cui sono state disegnate le sezioni di Censimento. Alla stessa causa, può essere imputata l’eventuale classificazione di una sezione in un’epoca precedente in tipologia 1 (centro abitato), e nella successiva in tipologia 4 (case sparse). Tale fenomeno ha
località produttiva e case sparse Totale
c
Media Area Mq 1991
2001
2011
66.853,30 37.199,00
65.747,60 40.618,70
64.826,30 42.890,30
5.240.689,10 3.357.339,20 933.415,50
località 1 centro abitato 2 nucleo abitato 3e 4
località produttiva e case sparse Totale
789.642,70
3.155.783,60 751.187,90
Media Perimetro M 1991
2001
2011
1.142,10 896,70
1.218,50 1.145,00
1.233,30 1.201,40
11.117,00
10.454,70
10.175,30
20.790,0
3.249,40
3.222,20
Tab. 1 - Confronto delle sezioni di Censimento alle diverse epoche ( Fonte: Elaborazione su dati Istat).
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FOCUS
Superficie tempo t Superficie non eistente in epoca successiva Superfici censimenti precedenti
tipo loc
0
1
0
Esistente al tempo escluso dall’analisi
Superfici realmente esistenti da aggiungere nell’epoca precedente
1 2
2
3
4
totale kmq Togliere dall’ipercubo finale
Retrocessioni da correggere
3 4 totale kmq
Togliere dall’ipercubo finale
X ± var. risp 2011
Tab. 2 matrice di transizione tipo valutazione sulle possibili evoluzioni.
richiesto la correzione dei poligoni interessati, poiché se una sezione nell’epoca più recente fosse in tipologia 4, sarebbe dovuta esserlo anche nelle epoche precedenti. Ipotesi di intervento (Gianluigi Salvucci, Alberto Sabbi)
L’ipotesi di partenza è che tutte le anomalie nei diversi passaggi siano legate a miglioramenti di risoluzione. Per correggere tale problema, occorre attribuire il tipo di località coerente con una naturale evoluzione territoriale. Tale trasformazione implicherebbe una freccia temporale, che dalla località di case sparse attui un’evoluzione verso tipo-
logie di località più antropizzate come località di centro abitato, piuttosto che nuclei oppure aree industriali. Esiste un ipotetico ordinamento di antropizzazione che vede come tipologie estreme le località di case sparse e centro urbano e due diverse direzioni di sviluppo delle case sparse. La prima riguarda la formazione dei nuclei abitati (località tipo 2) e successivamente il loro inglobarsi nella città (tipologia 1). La seconda evoluzione è quella che contempla la trasformazione dello spazio, inteso come aree periferiche non utilizzate, in aree industriali.
Fig. 2 schema evolutivo delle transizioni coerenti.
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GEOmedia n°2-2017
Lo schema in Figura 2 pone in evidenza, rispetto alla freccia temporale, le possibili trasformazioni delle tipologie afferenti alle sezioni, movimenti diversi rappresentano i decadimenti, che per la loro incoerenza sono individuate come errori di risoluzione. Le correzioni conseguenti Le tipologie elencate possono così ricevere un trattamento preliminare. I poligoni di sovrapposizione di dimensioni elevate andrebbero esaminati a video al fine di evitare falsi positivi. Correzioni tabellari applicate nel confronto tra le basi cartografiche 2001-11 (Gianluigi Salvucci, Giovanni Lombardo)
Secondo le ipotesi espresse in precedenza, si è proceduto ad effettuare la prima correzione tra gli strati 2001 e 2011 affinché risultino automaticamente coerenti i dati del 1991 e del 2011. Nella Tabella 2, con il colore rosso, sono state evidenziate le sovrapposizioni tra le diverse basi di dati che appaiono incoerenti. La diversa risoluzione tra le sezioni dei tre censimenti fa in modo che la prima riga e la prima colonna individuino delle aree non presenti contemporaneamente ai due censimenti, ma solo a quello del 1991.
FOCUS
Tipologia tempo t Qualsiasi località
Inesistente
Tipologia tempo t+1
Descrizione fattispecie
Inesistente Qualsiasi elemento geografico risulti inesistente nei periodi successivi Qualsiasi località
Qualsiasi elemento geografico risulti esistente nei periodi successivi
Diverso da centro abitato
Località centro abitato
Produttivo Nuclei
Nuclei
Qualsiasi
La località di centro abitato rappresenta un consolidamento territoriale delle attività umane che normalmente non riduce mai la sua antropizzazione Case Un’area produttiva sparse non diventa di case sparse Aree Un nucleo si può produttive formare all’interno di un’area produttiva ma non viceversa Case Un nucleo si può sparse formare all’interno di un’area di case sparse ma non viceversa Stessa Se la tipologia non località cambia
Deduzione
Correzione proposta
Trattasi prevalentemente dei bordi delle sezioni lungo le rive dei corpi idrici Trattasi prevalentemente dei bordi delle sezioni lungo le rive dei corpi idrici Non era centro abitato
Viene eliminato seguendo la situazione più recente
Viene aggiunto seguendo la situazione più recente
Assume al tempo t il tipo località del periodo successivo
Lo era anche prima
Assume la tipologia di case sparse
Lo era anche prima
Assume la tipologia di area produttiva
Lo era anche prima
Assume la tipologia di case sparse Rimane la stessa
Tab. 3 - Matrice di transizione tipo: interventi di correzione.
La superficie della cella 0,0 individua naturalmente le difformità tra le due basi censuarie e lo strato 1991, che saranno eliminate alla fine del processo uniformando la superficie totale considerata a quella del 2011. Dall’esame la superficie apparentemente incoerente è pari a 938,97 kmq.
tipo loc 0 1 2 3 4 totale kmq
Correzioni tabellari applicate nel confronto tra le basi cartografiche 1991 – 2001 (Marco Ciccacci)
Dopo aver apportato le modifiche ritenute necessarie per effettuare i confronti successivi, si è proceduto alla fase di confronto con la base dati del 1991. Per individuare le sezioni nel Censimento del 1991, è
0 90,61 1,77 0,05 0,00
1 4,18 16.321,74 58,49 72,60
0,14 18,62 1.431,49 19,68
8,45
1.125,80
301,70
100,87 17.582,81
2
1.771,64
stata utilizzata una risoluzione inferiore. Da ciò emerge che il dato relativo alle aree incoerenti risulta triplicato rispetto alle omologhe incoerenze tra le basi di dati 2001 e 2011 (2.940,92 kmq), indice di un notevole progresso evolutivo legato alle aerofotogrammetrie. I risultati (Gianluigi Salvucci, Alberto Sabbi)
Il perfezionamento precedentemente descritto risulta maggiormente evidente nelle sezioni localizzate lungo la linea di costa. Analizzando come esempio la linea esterna delle sezioni costiere del Comune di Fiumicino, sono di seguito rappresentati due confronti possibili. Il primo, tra le sezioni del 1991 e quelle del 2001, utilizzando come base della mappa l’ortofoto in bianco e nero risalente agli anni 1988–1989, fornita dal Ministero dell’Ambiente (Figura 3,a; http://www.pcn. minambiente.it/PCNDYN/ catalogowms.jsp?lan=it). Da questo primo confronto si evince come già la cartografia delle sezioni di Censimento del 2001 rappresenti un notevole miglioramento della risoluzione rispetto al periodo precedente. Il secondo confronto, tra le sezioni del 2001 e quelle del 2011, è stato effettuato utilizzando come base della
3
4
0,10 13,19 5,25 636,88
8,48 650,76 107,11 30,27
totale kmq 103,51 17.006,08 1.602,38 759,44
288,72 280.985,66
282.710,34
944,14
281.782,28
302.181,75
Tab. 4 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 2001 e quella del 2011 (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
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9
mappa l’ortofoto in bianco e nero degli anni 1994–1996 (Figura 3,b), fornita dal Ministero dell’Ambiente. Appare evidente come già nel 2001 la linea di costa del Comune di Fiumicino risulti ben rappresentata, mentre nel 2011 siano state eseguite soltanto alcune piccole correzioni. Altro esempio di incoerenza evolutiva, è quello evidenziato in rosso in Figura 4, dove nel comune di Pantelleria tra il 2001 e il 2011 si evidenzia come il restringimento della sezione 11 è coerente con la situazione reale. Le porzioni in rosso diventano case sparse e dovrebbero essere assegnate alla limitrofa sezione. I settori di colore grigio devono essere eliminati poiché inesistenti. La sezione ridisegnata al 2001 con le informazioni ottenute dal confronto col 2011, appare dunque più coerente con la realtà dell’epoca. Misurare l’aumento della risoluzione, alcuni indicatori di sintesi Per comprendere come si possa evincere dall’aumento della risoluzione un potenziale errore
1991
FOCUS
tipo loc 0 1 2 34 totale kmq
0 1,74 26,87 1,17 71,10 100,87
1 40,54 13.150,12 109,14 3.026,11 16.325,92
2
2001
1,34 43,88 808,91 654,62 1.508,74
34 totale kmq 60,18 103,80 2.155,64 15.376,51 538,47 1.457,69 281.491,92 285.243,75 284.246,21 302.181,75
Tab. 5 - Matrice di transizione delle tipologie di località tra la base censuaria del 1991 e quella del 2001 (Fonte: Elaborazione su dati Istat) .
confronto globale incoerenza urbano
91 - 01 0,973% 14%
01 - 11
91 - 11
0,311% 0,89% 4% 13%
Tab. 6 - Matrici di transizioni valutazione delle aree di incongruenza (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
di valutazione, si consideri il rapporto tra le superfici individuate in un Censimento e il confronto evolutivo con il successivo, così come esposte nella Tabella 6. L’indicatore globale misura il rapporto tra l’area incongruente (rossa) e il totale della superficie dell’ipercubo di riferimento. Complessivamente, quasi l’1% della superficie della prima transizione considerata necessita di essere corretto. L’esiguità di questo dato è il segnale evidente del buon lavoro che l’Istat ha eseguito in questi
anni, ma per verificare come siano stati migliorati i confini delle centri urbani che vengono considerate dal punto di vista statistico computazionale, occorre soffermarsi sul secondo dato che considera il rapporto tra l’area di incongruenza evolutiva ad ogni passaggio e il totale della sola superficie delle località di Centro abitato. Il dato diviene interessante mostrando come le incongruenze evolutive diminuiscano dal 14% al 4%. Si parla spesso di miglioramenti di scala geografica, ma difficilmente se ne possono misurare gli effetti: la sensibile riduzione di queste anomalie è indice di un miglioramento nel processo di rilevazione da parte del competente ufficio delle Basi Territoriali. Evoluzione urbana (Giovanni Lombardo)
Dall’ipercubo è possibile ottenere alcuni indicatori di variazione territoriale, molto utili per sintetizzare i processi intercorsi; in particolare si prendono in considerazione i tre seguenti rapporti: Fig. 3 - Comune di Fiumicino: confronto tra le sezioni di Censimento 1991 e quelle del 2001 e tra le sezioni di Censimento 2001 e quelle del 2011 (Fonte : Istat, Portale Cartografico Nazionale).
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4Tasso di immutabilità, uguale al rapporto tra il totale della
FOCUS
2001 1
1991
1 2 3-4 totale kmq
2 13190,66544 109,1421081 3026,113805 16325,92135
3-4 854,1241302 654,6204232 284246,2111 1508,744553 284246,2111
totale kmq 13190,66544 963,2662383 287926,9453 302080,877
Tab. 7 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2001 per Kmq (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
tipo loc
2001
Dall’analisi di questi tre indicatori si deduce come i dati riportati nelle diverse tabelle rappresentino un processo di saturazione. In effetti, il tasso di immutabilità, nel 2011 raggiunge il 99,38% rispetto al 2001, e complessivamente, rispetto al 1991 il 98,28%, a testimonianza di un processo di espansione urbana ancora esistente. La crescita urbana intercorsa nel periodo 1991-2011 è pari al 37,56%, ma è fortemente rallentata nell’ultimo decennio, portandosi al 23,77%. Nonostante questi grossi incrementi di superficie urbana, il mutamento complessivo si attesta nell’ordine di grandezza dell’1,76% tra il 1991 e il
tipo loc
totale kmq
2011 1 2 3 4
1 16325,92135 58,48770452 72,60011817 1125,804114 17582,81329
2 1450,256849 19,68349441 301,7041716 1771,644515
3 655,4203061 288,7234912 944,1437973
4
totale kmq 16325,92135 1508,744553 747,7039186 283498,5072 302080,877
281782,2754 281782,2754
Tab. 8 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 2001 e il 2011 per Kmq (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
tipo loc
2011
3 -4 1 2 1 11867,97121 0 0 2 101,6416267 781,813523 0 3 4356,308517 726,9310304 284246,2111 totale kmq 16.325,92 1.508,74 284.246,21
1991
superficie della diagonale della matrice e il totale della superficie Nazionale di riferimento. 4Tasso di espansione urbana, uguale al rapporto tra l’incremento di superficie urbana tra i due periodi. 4Tasso di evoluzione complessivo, uguale al rapporto tra il totale della superficie sotto la diagonale e il totale della superficie considerata.
totale kmq 11867,97121 883,4551498 289329,4507 302080,877
Tab. 9 - Matrice di transizione della superficie delle tipologie di località tra il 1991 e il 2011 per Kmq (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
2011, scendendo progressivamente dall’1,25% del periodo 1991-2001 allo 06,1% del periodo 2001-2011.
Percezione dell’evoluzione paesaggistica: l’andamento della densità di popolazione (Marco Ciccacci)
Osservando il dato della sola superficie, non si può esprimere un giudizio critico nei confronti della sostenibilità di questo processo evolutivo. Infatti, per quanto possa sembrare infinitesimale occorre verificare se ne esiste la necessità. In altri termini la popolazione è effettivamente aumentata? Per comprendere questa dinamica occorre guardare all’evoluzione dell’indicatore di sintesi fornito dalla densità di popolazione che è ritenuto da parte degli autori, seppur con alcune distinzioni, uno dei più noti indicatori del paesaggio. La maggior parte della letteratura inerente al tema ha sviluppato considerazioni e metodologie di calcolo che ne
Fig. 4 - Comune di Pantelleria, evoluzione della sezione 11 (Fonte : Istat, Portale Cartografico Nazionale).
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FOCUS
1991
2001
2011
località di centro
4,367%
5,404%
5,821%
altro
95,633%
94,596%
94,179%
Italia
100,000%
100,000%
100,000%
Tab. 10 - Evoluzione delle quote di località di centro urbano ai diversi censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
1991
2001
2011
località di centro
90,565%
90,987%
90,976%
altro
9,435%
9,013%
9,024%
Italia
100,000%
100,000%
100,000%
Tab. 11 - Evoluzione della distribuzione della popolazione ai diversi censimenti. (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
1991
2001
2011
località di centro
3.898,26
3.176,48
3.074,85
altro
18,54
17,98
18,85
Italia
187,95
188,68
196,73
Tab. 12 - Evoluzione della densità di popolazione per kmq ai diversi censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
aumentano l’aderenza alla realtà (Abbate C. & Salvucci, 2011). Sulla base delle considerazioni precedenti, per ogni sezione viene calcolata la densità di popolazione per superficie corretta attribuendo nuovamente, in tale maniera, la popolazione ai singoli poligoni ottenuti dall’intersezione degli shapes corrispondenti alle tre diverse epoche. Il presupposto, è che la densità di popolazione possa essere interpretata come la probabilità della presenza di popolazione residente poiché l’appartenenza al range dei valori medi indica il valore atteso per quell’area. Il processo evolutivo vede un incremento della superficie urbana che si va ad attestare intorno al 5,8% della superficie nazionale, individuando una grossa concentrazione spaziale della popolazione Tabella 10. Tale concentrazione è sostanzialmente stabile, infatti fin dal 1991 più del 90% della popolazione italiana vive in località di centro abitato. Tuttavia se la popolazione aumenta nel tempo la superficie che va ad occupare è sempre maggiore, infatti la densità di popolazione dei centri urbani va diminuendo per kmq ai diversi censimenti (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
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variazioni assolute densità di popolazione 1991 -2001 località di centro altro
- 722 -1
2001 - 2011
1991 -2011
- 102
-823
1
-
Tab. 13 - Variazione assoluta della densità di popolazione (Fonte: Elaborazione su dati Istat).
Conclusioni
I risultati raggiunti evidenziano come esista un processo di saturazione del consumo di suolo, come mostrano i tassi. Parallelamente, non può essere disconosciuto il processo di transizione demografica, consistente in un progressivo invecchiamento della popolazione e di conseguenza una diminuzione del suo ammontare complessivo. Tali premesse, renderebbero inutile un ulteriore consumo di suolo, ma i dati evidenziano come a livello locale alcuni Comuni si vadano spopolando a favore di altri agglomerati urbani. Inoltre, i risultati raggiunti evidenziano come il consumo di suolo in favore dell’urbanizzato raggiunga percentuali maggiori rispetto alla crescita della popolazione. Nell’ultima tabella emerge come in media, su scala nazionale, si verifichi una variazione assoluta di popolazione per Kmq, a testimoniare una maggiore dispersione di popolazione nelle città e uno spreco di risorse naturali che potrebbe essere evitato grazie ad una migliore gestione del patrimonio immobiliare esistente, con l’aumento della mobilità pubblica tra centro e periferia. Peraltro, non sarebbe da escludere una rivisitazione della normativa sulla conservazione del patrimonio edilizio, che favorisca il processo di demolizione dell’edificato esistente per una sua ricostruzione. Tenendo in considerazione l’elevata età media degli edifici italiani, con la conseguente obsolescenza del materiale delle strutture portanti, potrebbe essere opportuno sostituire tali edifici, particolarmente vulnerabili, con nuove strutture dal volume maggiore ma con migliori standard costruttivi. Sarebbe opportuno favorire, entro limiti razionali, l’edilizia verticale della città, per contenere il consumo di suolo urbano. Il lavoro sviluppato è un primo approccio per successive elaborazioni, le quali avranno il compito di mettere in relazione gli sviluppi demografici con le variazioni territoriali.
FOCUS
BIBLIOGRAFIA Abbate C., & Salvucci, G. “Population density in a city”. Spatial2 Conference: Spatial Data Methods for Environmental and Ecological Processes. Foggia (IT), 1-2 September 2011. on line., 2011. Cruciani, S. “Le basi territoriali. Concetti, definizioni, prodotti per i censimenti, oltre i censimenti”. L’informazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni. Istat., 2010. Retrieved from http://www.istat.it/it/archivio/9986 Istat. (a). “http://basiterritoriali.istat.it”., 2009. Retrieved from http://basiterritoriali.istat.it Istat. (b). Navigando tra le fonti demografiche e sociali. (Istat, Ed.)., 2009. López, E., Bocco, G., Mendoza, M., & Duhau, E. “Predicting land-cover and land-use change in the urban fringe”. Landscape and Urban Planning, 55(4), 271–285., 2001. doi:10.1016/S01692046(01)00160-8 Minca, C. Introduzione alla geografia postmoderna. CEDAM., 2001. ABSTRACT In the hypothesis of wanting to economize the consumption of land, applying to this aim a reasoning based on the exhaustibility of this resource, it is appropriate that it increases the intensity of use within the limits of the achievement of carrying capabilities (load capacity), which the portion of territory can support. The informative heritage offered by Istat is certainly valuable, as in the division of the territory into sections of Census is able to show changes in land use nationally. In fact, the allocation of variables detected in the various censuses, in reference to the minimum territorial unit, are able to qualify with measurable data concepts of urban areas rather than industrial or rural. In this respect, ISTAT classifies Census sections in four types which can be considered a great many broad categories
of land use. In particular, this study proposes an analysis of the changes shown by the location of the town, which corresponds a higher population density. The methodology used by ISTAT for the demarcation of the resort towns starts from the observation of aerial photos, identifying areas containing buildings which are separated by a distance not exceeding 70 meters. Among the different types of evolution that occurred in residential areas, some are attributable exclusively to the improvement of the resolution of the material, so will be assessed properly the "convoluted" from the center of town to the other "lower-ranking". By overlapping sections used in censuses from 1991 to 2011, we obtain the expansion of urban previous polygons, which are attributed to the socio-demographic characteristics found in this survey. This procedure must be carefully evaluated before making the various comparisons, in order to avoid possible errors. In this preliminary study, we present some rough calculations, and critical cases that are going to develop in later works. PAROLE CHIAVE Sezioni di Censimento; cambiamenti uso del suolo; densità di popolazione. AUTORE Marco Ciccacci ciccacci@istat.it Giovanni Lombardo lombardo@istat.it Alberto Sabbi sabbi@istat.it Gianluigi Salvucci salvucci@istat.it ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica
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REPORT
Un Gis per la conservazione e la valorizzazione della via Annia - Popilia Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli, Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno.
Fig. 1 - Ponte di Annibale e tracciato della Via Annia.
Nel presente lavoro è descritta una metodologia per implementare un GIS finalizzato alla tutela di manufatti che si trovano lungo il tracciato della via Annia, meglio conosciuta come l’antica via romana Popilia. La ricerca dello SmartLab vuole contribuire allo sviluppo di un processo metodologico che abbia per finalità la conservazione e la valorizzazione di beni culturali.
M
antenere un dibattito vivo e reattivo sulla questione del patrimonio storico-artistico italiano risulta di fondamentale importanza per la valorizzazione dei beni culturali. Progressivamente, si sta prendendo coscienza che tutto il nostro costruito non deve essere visto come un impegno che porta solo costi di manutenzione, bensì come una risorsa e come tale debba essere preservato. Uno strumento imprescindibile per la tutela del patrimonio
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storico delle nostre città, motore di un modello condiviso di sviluppo economico e sociale, risulta essere la catalogazione. La conservazione passa, prima di tutto, dalla conoscenza e, partendo dal presupposto che non si può tutelare ciò che non si conosce, la sperimentazione del GIS fornisce un valido supporto per le sue caratteristiche intrinseche di interattività e dinamicità. Tra le sue peculiarità, la possibilità di adattarsi al variegato panorama di fabbriche storiche a nostra disposizione. Il lavoro svolto riguarda lo studio della via Appia ed in particolar modo il “Ponte di Annibale” (Fig. 1). Su scala territoriale, si prevede l’implementazione di strati con informazioni riguardanti caratteristiche geotecniche, idro-geologiche, strutturali, urbanistiche e storico-artistiche. A livello del singolo bene, l’inserimento dei dati è ottenuto da un’attività di rilievo e schedatura su campo concernente la rilevanza storico-artistica, l’ubicazione e gli aspetti strutturali. Per ogni manufatto sarà possibile, inoltre, mettere a punto una scheda di monitoraggio, con l’indicazione dello stato dell’arte e dei punti di criticità da tenere sotto controllo, delle indagini da effettuare periodicamente e degli interventi necessari ai fini della messa in sicurezza e della ripresa strutturale. I dati sullo stato di manutenzione saranno, inoltre, utili per futuri progetti di restauro e conservazione. Il progetto pilota riguarda il caso
studio del Ponte Sant’Angelo, noto come “Ponte di Annibale” (ponte romano del II secolo a.C.), ed ubicato tra i comuni di Altilia e di Scigliano, in provincia di Cosenza. Il GIS potrà essere utilizzato come sussidio per la realizzazione di attività a scopo turistico (guide, itinerari, cantieri scuola, laboratori didattici, geosito, ecc.). Inquadramento storico-topografico
Il progetto della via RegioCapuam nasce nel II secolo a.C., al fine di collegare in modo diretto Roma e i maggiori centri della Lucania e dei Bruttii. La Capua-Rhegium, detta anche via Popilia e via Annia, era una strada romana lunga circa 500 km che collegava Capua a Reggio Calabria. Si staccava dalla via Appia all’altezza di Capua e proseguiva verso Salerno, lungo la costa tirrenica. Dopo aver attraversato Cosenza, continuava verso Vibo Valentia, passando nella valle del Savuto. Per quanto riguarda l’etimologia, si fa risalire la costruzione al console Publio Popilio Lenate (131 a.C.) in base al Lapis Pollae, una lastra di marmo recante un’iscrizione relativa alla via, ai suoi ponti e alle sue pietre miliari, di fondamentale importanza per conoscere le distanze tra una città e l’altra. L’epigrafe termina con l’elogio dell’autore “et eidem praetor in Sicilia […] forum aedisque poplicas heic fecei” (e io stesso, pretore in Sicilia […] in questo luogo eressi un foro e un
REPORT
tempio pubblici). Quest’ultimo dato ha fatto propendere gli studiosi, in particolare lo storico tedesco Theodor Mommsen, ad attribuire l’edificazione della via Capua-Rhegium a Publio Popilio Lenate, poiché già fondatore del Forum Popilii indicato nella Tabula Peutingeriana. In seguito al ritrovamento di un miliario presso Vibo Valentia, su cui compare il nome di “Tito Annio pretore, figlio di Tito”, alcuni studiosi, tra cui Vittorio Bracco, hanno ipotizzato che la costruzione della via fosse da ascrivere alla munificenza del console Tito Annio Lusco (153 a.C.) o del console Tito Annio Rufo (131 a.C.), da cui deriverebbe la denominazione di via Annia. Il tratto calabrese della via Regio-Capuam si ritrova nella Tabula Peutigeriana, in Guido, nell’anonimo Ravennate e in due passi dell’Itinerarium Antonini. La certezza delle distanze che intercorrono tra Muranum, Cosentia e Vibona Valentia, rende più facile l’interpretazione e l’analisi dei dati presenti in due versioni dell’Itinerarium Antonini e della Tabula Peutigeriana. L’omogeneità fra le varie distanze fornite nei documenti, permette di riferirsi al medesimo tracciato viario. I punti indiscussi di riferimento che si possono utilizzare sono Summurano, Cosentia e Vibona Valentia. Le stazioni fluviali di Crater fl. , Ad Sabatum e Ad Angitulam dovrebbero designare i passaggi sui relativi fiumi. La posizione di Temsa non appare chiara, anche a causa della duplicazione presente nella Tabula: il toponimo è presente sia sulla direttrice viaria interna (a XX m.p. da Cosentia), che sulla direttrice costiera tirrenica (a XIV m.p. da Tanno Fl.), potendo raggiungere tale centro sia dall’interno che dalla costa.
Il Lapis Pollae, il documento cronologicamente più vicino alla costruzione della via dopo il cippo miliario di S. Onofrio, pone la prima mansio del territorio dell’attuale Calabria in Muranum, posta a XIV-XVI m.p. da Nerulo (archeologicamente localizzato nel territorio di Castelluccio sul Lao). Un indizio per la determinazione del tracciato a Sud di Nerulo potrebbe essere il Ponte del Diavolo sul fiume Battendietro. Superato il passaggio obbligato sul valico di Campo Tenese, la via conduceva a Muranum. Successivamente il percorso diventa facilmente rintracciabile (anche grazie alla fotografia aerea e tenendo conto dei fattori orografici del territorio e della documentazione archeologica): la via doveva passare alla sinistra idrografica del fiume Coscile attraversando il ponte di località Santagada e, piegando verso Est, utilizzava il varco che si apre tra il monte Monzone a Nord e il monte S. Angelo a Sud, per superare definitivamente il Massiccio del Pollino. Nel territorio di Castrovillari, il quadro topografico così esauriente permette la completa ricostruzione della maglia stradale. Dopo località Cammarata la via si dirigeva verso Sud passan-
do per località Fedula: tale sito, oltre all’importanza archeologica, riveste interesse topografico in quanto indica un punto sicuro della via Regio-Capuam nell’agro di San Lorenzo del Vallo compreso nel segmento Interamno-Aprasia segnato nella Tabula. La strada passava alla destra idrografica del fiume Esaro nei pressi dell’importante complesso d’età imperiale individuato in contrada CastelloMasseria Campagna, dove viene collocata la statio di Caprasia. Quest’ultimo importante nodo viario andrebbe, invece, posto a nei pressi dell’incrocio tra la via Annia e la via trasversale istmica Thurii-Cerelis, a Sudovest di Tarsia, dove esistono le tracce di un vasto insediamento tardo imperiale e i resti di un tratto di strada lastricata con direttrice Nord-Sud (conferma della localizzazione di Caprasia è data anche dal “metodo dell’uguaglianza tra le distanze” applicabile al segmento stradale Muranum-Cosentia). L’arteria romana risaliva il fiume alla sinistra idrografica con un percorso di fondovalle fino ad arrivare a Cosentia. L’asse può essere ricostruito lungo i siti romano-imperiali di Mongrassano, Cerra di Sartano, Cozzo Torre di Torano,
Fig. 2 Rilievo del Ponte di Annibale con Laser Scanner e ricevitore GNSS
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REPORT
Fig. 3 - Nuvole di punti.
Pantuoni-Tesori di Montalto. Nel tratto compreso tra le località Quattromiglia e Cosentia, le tracce del lastricato stradale rinvenute poco più a monte della confluenzafra il torrente Campagnano e il fiume Crati e in località Vaglio Lisi, consentono la ricostruzione del tracciato romano. Il percorso è ancora segnato dall’estesa area di necropoli della vecchia Stazione ferroviaria di Cosenza e dal passaggio obbligato rappresentato dai ruderi del ponte romano sul fiume Busento. Subito dopo, la strada passava da località Tenimento (che ha restituito, tra l’altro, un “lapis miliarius spezzato”), entrando a Cosentia da Ovest.
L’incoerenza delle fonti itineranti e l’orografia del territorio molto accidentata, non permettono una ricostruzione adeguata del tracciato romano compreso tra la valle del Crati e la pianura lametina. Cantarelli, nella ricostruzione della via Annia, ipotizza due tracciati antichi basati sulla possibilità di attraversare il fiume Savuto: o per mezzo del cosiddetto Ponte del Diavolo o per mezzo del Ponte Fratte. La prima ipotesi prevede che a Sud di Dipignano, fino a raggiungere Malito, la via si poteva supporre come percorso di crinale lungo lo spartiacque fra il torrente Iassa ad Est e il fiume Busento ad Ovest. A Sud
Fig. 4 - Tipi di formati e di oggetti archiviabili in un Geodatabase e utilizzabili in ArcGIS.
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di Malito si attraversava l’esteso pianoro di Campi, in cui è stato individuato un lungo tratto di strada basolata che passava a guado il torrente Fiumicello (prima della bitumazione, il piano stradale compariva ben conservato e agevolmente percorribile, con una sede carrabile larga circa 2.70m). Il basolato si arrestava nei pressi di località Conicella: è ipotizzabile che il tracciato continuasse fino al ponte di Annibale, sul fiume Savuto, in corrispondenza di una mulattiera utilizzata nel recente passato per portare le mandrie a valle. Cantarelli suggerisce, comunque, una variante a detto percorso, pensando ad un tracciato più diretto e breve, verso Sud, che porta da Malito mediante una lunga mulattiera, verso il Savuto per poi raggiungere Martirano. Il secondo tracciato, CosentiaPonte Fratte, seguiva sommariamente la via di displuvio tra l’alto corso del fiume Crati e il torrente Arbicello, passando per Piane Crati, ad Ovest di Aprigliano e, dovrebbe corrispondere, nel territorio di Figline, all’antica strada attestata in un documento del XII secolo. Dopo aver raggiunto la quota di 790m s.l.m. nei pressi di Mangone, il tracciato cominciava a scendere nella valle
REPORT
Fig. 5 - Immagine raster ( a sinistra) e i tre tipi principali di feature class archiviabili all’interno di un geodatabase (a destra).
del fiume Savuto e, a Sud di Rogliano, potrebbe essere identificato come una vecchia mulattiera che arriva direttamente al fiume Fratte. Per via delle notevoli incertezze legate alla ricostruzione del tracciato viario romano in quest’area e in base alle soluzioni proposte che, dal punto di vista topografico, comportano delle sostanziali differenze, si è reso necessario l’applicazione del “metodo dell’uguaglianza delle distanze”, questa volta per il segmento Cosentia-Valentia, al fine di individuare tappe intermedie. La statio di Ad fluvium Sabatum si pone, in base ai calcoli, nelle vicinanze del centro romano di Martirano, nei pressi di località Fosso del Lupo, in un’area delimitata a Nord dal corso del fiume Savuto e a Sud dal torrente Mentaro: tale ipotesi escluderebbe, come sede della via Annia, il percorso più orientale Cosentia-ponte Fratte. Dalla statio di Ad fluvium Sabatum, seguendo una direttrice interna, la strada passava da località Cirignano e raggiungeva Martirano nei cui pressi è segnalato un tratto di strada acciottolata, di una silica medievale che potrebbe essere un rifacimento o una sistemazione di un più antico piano stradale. Dopo Martirano il tracciato antico passava ad Est di contrada Verdesca e superava il Fosso della Manca nei pressi
di località Scaglione, risalendo verso S. Mazzeo. Lungo questa direttrice, a due miglia dalla tappa fluviale di Ad Sabatum, va collocata la statio indicata dalla Tabula, con il toponimo di Temsa. Superato il valico di S. Mazzeo, la strada scendeva lungo il bacino del torrente Bagni, nella pianura lamentina fino alla statio di Aque Ange che, secondo i calcoli, dovrebbe ricadere nei pressi di contrada Terravecchia. Dopo Aque Ange, che dovrebbe segnare anche i capolinea della strada costiera tirrenica descritta dalla Tabula Peutigeriana, il tracciato correva poco più a monte: a cinque miglia va collocata Ad Turres, nei pressi di località Turrazzo, alla sinistra idrografica del fiume Amato, a cui dovrebbe far capo la via istmica che proviene da Scolacium. Superata Ad Turres, la via romana, con un percorso quasi rettilineo e lungo tre miglia, si raggiunge la tappa Annicia, riportata dalla Tabula ad undici miglia da Aque Ange, concordemente individuata con la monumentale villa dotata di impianto termale scavata da Arslan in località Acconia di Curinga. I dati pertinenti al segmento stradale CosentiaAnnicia-S. Onofrio sembrano confermare tale ipotesi. Dopo Annicia la via romana seguiva un tracciato ben ricostruito da Cantarelli, coincidente per
buona parte con la vecchia “via della posta”. Superata la piana di Curinga, la strada arriva alla foce del fiume Angitola e, giungendo nei pressi del monte Marello, seguiva una direttrice che percorreva i limiti dei comuni di Pizzo e Francavilla Angitola. Dal fiume Angitola a Valentia, in virtù dei successivi rinvenimenti del miliario di S. Onofrio, risulta legittimata la ricostruzione offertaci da Crispo nel 1938, trattandosi di un percorso a crinale servito dalla statio Ad Angitulam, da collocare presumibilmente tra la località Casa Tabaccaro e Fontana Mantanià e facilmente ricostruibile lungo la cosiddetta Via Grande che segna a Nord Est di S. Onofrio il limite amministrativo tra i comuni di Pizzo e Maierato e a Sud Ovest quello fra Vibo e Stefanaconi. Il miliario T. Annius, rinvenuto in località Vaccarizzu, precede di quattro miglia l’ingresso alla città di Valentia, la cui entrata si effettuava attraversando la porta orientale che si apriva nella cinta muraria greca di Vibo, raggiungendo le terme romane di S. Aloe. Il Ponte di Annibale
Il ponte è un significativo esempio di architettura romana, ad unica campata di circa 22 metri di luce, è alto circa 11 metri rispetto al fondo dell’alveo e
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largo circa 3,5 metri. È costituito da blocchi squadrati di calcare locale, a secco, mentre le spalle presentano un acciottolato irregolare. Le fondazioni si trovano a circa 1,50 metri sotto il greto del Savuto e sono costituite da una platea di blocchi sovrapposti, a coprire una larghezza di circa 5 metri. Il ponte ha subito un intervento di restauro negli anni Sessanta del XX secolo ad opera della Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria, con l’ausilio del geometra Saturno Tucci, autore pure di due interessantissime pubblicazioni sul ponte e sulla sua contestualizzazione. In fase di restauro, è stata risarcita la lesione sulla spalla destra, eliminando, così, il leggendario “dispetto” di Lucifero. Per quanto riguarda le denominazioni, si riferiscono tutte a storie locali: la prima, secondo cui il condottiero cartaginese Annibale, trovandosi in loco, fece costruire il ponte per attraversare senza rischi il fiume Savuto; la seconda, di tipo religioso, vede il ponte teatro dell’annosa lotta tra sant’Angelo (nome popolare di san Michele Arcangelo) e Lucifero, responsabile, quest’ultimo, di una
Fig. 6 - Schema del Geodatabase con la feature class.
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brutta lesione alla spalla destra del ponte. Nei pressi del ponte, tra l’altro, sorge una chiesina dedicata proprio a sant’Angelo, a testimoniare il forte impatto della leggenda sulla devozione popolare. Il ponte romano è, comunque, di datazione incerta. Cronologicamente e stilisticamente attribuibile all’età traiano-adrianea (I-II secc. d.C.) secondo l’archeologo Armando Taliano Grasso che evidenzia le similitudini con alcuni ponti di quel periodo; non è da escludere, però, che si tratti di una struttura realizzata tra II e I secolo a.C., come ritiene, tra gli altri, Edoardo Galli. Rilievo del ponte
Le attività di rilievo (Fig. 2) sono state svolte mediante l’utilizzo di due tecniche: Laser scanner terrestre a tempo di volo per acquisire le caratteristiche geometriche dei manufatti e Ricevitore GNSS per la georeferenziazione. Laser Scanner a tempo di volo (TOF) È una tecnica di rilievo che consente di ottenere forma, dimensioni e posizione (modello digitale) degli oggetti,
mediante la misura, in brevi intervalli di tempo, di un elevatissimo numero di punti appartenenti alla superficie degli stessi oggetti. Un laser scanner trova, utilizzando un impulso laser di breve durata, la posizione di un punto attraverso la misura di direzioni e distanza. Esso ha una parte rotante, che è uno specchio, e un distanziometro laser. Quando si accende lo strumento, lo specchio inizia a ruotare e il raggio laser viene indirizzato dallo specchio che raccoglie anche il raggio riflesso dell’oggetto. La direzione è data dalla posizione dello specchio e la distanza è ricavata attraverso il tempo di volo dell’impulso laser. Contemporaneamente vengono acquisiti gli angoli orizzontale e verticale che individuano la direzione della linea di mira. Il Laser Scanner utilizzato per rilevare l’opera è lo scanner Riegl VZ1000. Esso ha portata fino a 1400 m con una precisione di 8 mm. È dotato di Fotocamera metrica esterna, Nikon D610, ad alta definizione. Per riprendere il ponte nella sua interezza sono stati scelti cinque punti di stazione. Le scansioni effettuate hanno fornito nuvole di punti ad altissima densità (Fig. 3), che descrivono con estremo dettaglio la superficie dell’oggetto. Per il collegamento delle singole stazioni sono stati adoperati target cilindrici, ovvero dei punti comuni a diverse scansioni. Tali punti, quindi, devono essere visibili da più punti di stazione, devono essere ben riconoscibili, e servono a ricostruire l’intero oggetto. I dati ricavati dalle vari eacquisizioni sono dati grezzi che necessitano di alcune operazioni, effettuate mediante il software Riscan Pro, per ottenere la restituzione:
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● Sfoltimento e unione delle acquisizioni: Lo strumento rileva tutto quello che vede ma molti dei punti acquisiti sono superflui, nel nostro caso la vegetazione, e debbono essere rimossi. Il numero di punti che lo scanner e in grado di rilevare è molto elevato e non tutti i punti sono realmente necessari a rappresentare correttamente l’oggetto rilevato. Le operazioni per eliminare tali punti sono: filtraggio del rumore (filter noise) per eliminare quei punti che hanno un’alta probabilità di non appartenere alla superficie dell’oggetto; filtraggio della ridondanza (filter redoundancy): per ridurre il numero di punti che rappresentano l’immagine al numero minimo necessario; decimazione o operazione di sample per stabilire la percentuale di cui si vuole ridurre il numero di punti della shell. Si procede poi all’unione delle scansioni. ● Triangolazione: Solo dopo aver effettuato lo sfoltimento si può passare alla fase di ricostruzione di superfici, tramite mesh, sulla base delle informazioni derivanti da una nuvola di punti. Una mesh è una superficie frammentata in tasselli triangolari connessi mediante i loro bordi. ● Smootingh e Hole Filling: si esegue un ammorbidimento delle superfici per meglio descriverle. La costruzione di superfici smoothed si ottiene, quindi, per mezzo dell'interpolazione dei punti rilevati. ● Texture Mapping: si sovrappongono le fotografie alla mesh, per cui ogni punto sarà caratterizzato, oltre che dalle sue coordinate, dal colore del pixel corrispondente.
Ricevitori Satellitari GNSS Per la georeferenziazione delle varie prese è stato utilizzato un Ricevitore GNSS Leica Viva. Il termine GNSS è l’acronimo di Global Navigation Satellite System e con esso s’intende identificare sistemi che utilizzano costellazioni di satelliti artificiali, concepiti per ottenere il posizionamento e la navigazione su un qualunque punto della superficie terrestre o in prossimità della stessa (copertura globale), usando segnali radio emessi dagli stessi satelliti. Mediante l’attività di rilievo si sono ricavate informazioni inerenti alla localizzazione geografica. Per ottenere informazioni riguardanti le proprietà dei materiali di costruzione e di finitura e lo stato di conservazione del ponte, l’attività di rilievo è stata integrata con documentazione fotografica. Tramite reverse engineering si realizza un modello 3D, il quanto più fedele alla nuvola di punti, che servirà per effettuare analisi di tipo strutturali, viste (a monitor ed a stampa); viste a 360°, filmati virtuali mono e 3d; maquettes e modelli attraverso l’utilizzo della stereolitografia (stampanti 3D). Sarà possibile, inoltre, mettere a punto una scheda di monitoraggio, con l’indicazione dei punti di criticità da tenere sotto controllo, delle indagini da effettuare periodicamente e degli interventi necessari ai fini della messa in sicurezza e della ripresa strutturale. I dati sullo stato di manutenzione saranno, inoltre, utili per progetti di restauro. Geodatabase
Un sistema informativo geografico o GIS (dall’inglese Geographical Information System) è l’integrazione di sei componenti di base (utenti,
dati, hardware, software, procedure e reti) che permettono nel loro insieme di catturare, archiviare, interrogare, analizzare, visualizzare e restituire l’informazione geografica (ESRI, 2006a). I dati geografici vengono comunemente archiviati in un GIS sotto forma di livelli informativi (in inglese layer) contenenti ciascuno uno specifico tipo di informazione geografica. ArcGIS, prodotto software sviluppato dalla ESRI, è un software GIS che offre la possibilità di archiviare dati geografici e altri tipi di oggetti all’interno di database relazionali chiamati geodatabase, contenitori forniti di funzionalità specifiche per la gestione e il mantenimento dell’integrità dei dati. Una delle caratteristiche principali di questo software è l’abilità di accedere a dati archiviati in numerosi formati (Fig. 4) e provenienti da più fonti, quali differenti tipi di database, dati archiviati in file su disco e servizi GIS su Web. L’applicazione fornisce inoltre gli strumenti per la conversione dei dati tra i diversi formati supportati. Il geodatabase è la struttura di archiviazione di ArcGIS ed è il formato nativo di dati utilizzato per l’editing, la memorizzazione e la gestione delle informazioni geografiche. Un geodatabase è una collezione di insiemi di oggetti geografici e di altro tipo contenuta nella stessa cartella su disco (file geodatabase), o in un database Microsoft Access (personal geodatabase) o in database relazionale multiutente quale Oracle, Microsoft SQL Serve, IBM DB o Informix (enterprise geodatabase). Il geodatabase può avere dimensioni variabili dai piccoli file di alcuni Megabyte utilizzabili da un singolo utente, fino ai grandi sistemi aziendali di vari Terabyte cui possono avere ac-
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cesso contemporaneamente più utenti. Essendo operativo su sistemi DBMS risponde a tutta la serie di funzioni e di istruzioni SQL (Structured o Standard Query Language) tipiche di tali sistemi. Per il lavoro qui presentato è stato scelto come formato di archiviazione il personal geodatabase. Organizzazione dei dati del geodatabase Il geodatabase è un contenitore di oggetti di vario tipo, tra i quali quelli che rivestono la maggiore importanza dal punto di vista geografico sono le feature class e i raster e le relative tabelle associate: ● Feature class: livello informativo contenente collezioni ordinate di oggetti (elementi) geografici vettoriali aventi la stessa rappresentazione spaziale (punti, linee o poligoni) e gli stessi attributi descrittivi. I tre tipi di feature class più comunemente utilizzati nel geodatabase contengono punti, o linee o poligoni (Fig. 5). Un altro tipo particolare di feature class sono le annotazioni (termine utilizzato nel geodatabase per il testo georeferenziato). ● Raster: modello di dati spaziali che rappresenta un oggetto o un fenomeno attraverso una matrice di celle uguali di forma quadrata, ordinate in righe e colonne. Ogni cella è identificata con un valore di un attributo quantitativo o qualitativo e dalle coordinate della posizione. Un’immagine da satellite, un modello digitale del terreno o il prodotto di una scansione sono un tipico esempio di dato raster (Fig. 5). Tabelle: in un database relazionale rappresentano dati
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organizzati orizzontalmente in righe e verticalmente in colonne o campi. Una tabella ha un numero definito di colonne, ma può avere un qualsiasi numero di righe. Le tabelle associate alle feature class o ai raster contengono le informazioni descrittive degli oggetti geografici e sono dette tabelle degli attributi. Il primo passo nella costruzione di un GIS è la raccolta dei dati geografici e la loro archiviazione nel geodatabase nel formato più idoneo al tipo di dato raccolto. È inoltre possibile aggiungere al geodatabase funzionalità avanzate come la topologia, le relazioni tra le tabelle, le reti, i sottotipi e i domini. Queste funzionalità, insieme alle definizioni delle feature class e delle tabelle, rappresentano lo schema del geodatabase (Fig. 6) e sono fondamentali nelle applicazioni GIS perché permettono il mantenimento dell’integrità dei dati e delle relazioni spaziali tra gli oggetti archiviati nel geodatabase (per esempio, ogni riga ha sempre le stesse colonne e un dominio di valori indica i valori validi o gli intervalli di valori validi per una colonna). Schema del Geodatabase Il geodatabase è implementato utilizzando un’architettura a più livelli: archiviazione e applicazione. Gli aspetti riguardanti il livello di archiviazione (memorizzazione, definizione dei tipi di attributo, elaborazione delle interrogazioni processi di transazione tra più utenti) sono delegati ai DBMS, mentre il compito di costruire lo schema specifico del DBMS (definizione, regole di integrità dei dati, comportamento degli oggetti geografici) e le funzioni di elaborazione dell’informazione sono mantenute nell’applicazio-
ne e nel dominio del software (ArcGIS). In dettaglio, questo livello applicativo comprende le proprietà per le feature class, le regole topologiche, le reti, i cataloghi raster, le relazioni, i domini, ecc. Tutte le applicazioni di ArcGIS interagiscono con questo modello generico di oggetti GIS per i geodatabase e non con le istanze SQL del DBMS (Database Management System). I componenti software del geodatabase implementano il comportamento e le regole di integrità implicite nel modello generico e traducono le richieste di dati nell’appropriato disegno fisico del geodatabase. Conclusioni
L’articolo descrive una metodologia per la realizzazione di un sistema informativo, che può essere di supporto alle Pubbliche amministrazioni, per ottenere un archivio delle opere con rilevanza storico-artistica che insistono sul tracciato della Via Appia e non solo. Per la messa a punto di questo GIS, sono necessarie campagne di rilievo di dati geometrici e fisici, che consentano di caratterizzare le singole infrastrutture ed il loro contesto territoriale. I dati così ottenuti, uniti a quelli disponibili nei DBT esistenti, saranno utilizzati con un algoritmo i cui parametri devono essere opportunamente testati. A titolo esempio è stato scelto il “Ponte di Annibale”, sul quale sono state eseguite indagini i cui risultati sono stati riportati. Per quanto riguarda i futuri sviluppi, si prevede di eseguire ulteriori indagini con altre tecniche quali il Georadar per indagare gli strati delle murature. Sarà possibile, così, ottenere un modello tridimensionale geometrico e fisico che consentirà la simulazione del comportamento sismico del bene considerato.
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BIBLIOGRAFIA
Inoltre, l’utilizzo del GIS per futuri casistudio, permetterà: ● lo scambio e la condivisione completa o parziale degli schemi dei geodatabase tra gli utenti di ArcGIS ● lo scambio di dataset senza perdita di dati ● lo scambio di elementi geografici semplici, simile alla scambio di shapefile ● lo scambio dei soli record aggiornati (delta) usando i flussi XML per trasferire gli aggiornamenti e le modifiche tra i geodatabase e le altre applicazioni. I dati contenuti nel database devono essere trasferiti all’interno del geodatabase in modo da poter essere analizzati con strumenti GIS per lo sviluppo di scenari e per il calcolo del rischio a essi collegato.
Altomare C., Artese S., Zinno R., 2013, A GIS for the protection of cultural heritage – Atti IV Conference “Diagnosis, Conservation and Valorization of Cultural Heritage”, 12-13 Dicembre 2013 Napoli – pp. 221-221 ISBN 978-88-908168-0-2 Bracco V., 1965-96, “Il luogo di Forum Annii”, in «Archivio storico per la Calabria e la Lucania», XXXIV Calomino F., 2012, “Il ponte romano sul fiume Savuto”, in «Atti del quarto convegno nazionale di Storia dell’ingegneria», tomo primo, a cura di S. D’Agostino, Napoli Cantarelli F., 1980, “La via Regio-Capuam: problemi storici e topografici”, in «L’Universo» Chías, P., Abad, T., Echeverría, E., Da Casa, F., & Celis, F., 2006, “A GIS in Cultural Heritage based upon multiformat databases and hypermedial personalized queries”. ISPRS Archives, 36(5), 222-226. De Sensi Sestito G., 1999, “Tra l’Amato e il Savuto: storia, culture, territori. Studi sul lametino antico e tardo antico”, Soveria Mannelli ESRI (2004). XML Schema ofthe Geodatabase. ESRI, ArcGIS SDK Technical Documents, http://edndoc.esri.com/arcobjects/9.1/ ArcGISDevHelp/TechnicalDocuments/Geodatabase/XML_Schema/X MLSchema.htm ESRI (2006a). What is ArcGIS 9.2. ESRI Press, Redlands, 1 26 pp. ESRI (2006b). Elements ofthe Geodatabase. ESRI, http://www.esri. com/software/arcgis/geodatabase/about/elements.htm Galli E., 1906, “Intorno ad un ponte della via Popilia sul fiume Savuto”, in «Archivio storico per la Sicilia orientale», III Galliazzo V., 1995, “I ponti romani. Catalogo generale”, Treviso Givigliano P., 1994, “Percorsi e strade”, in «Storia della Calabria antica», vol. 2, a cura di S. Settis, Roma Rubino g. E. – Teti M. A., 1997, “Cosenza”, Roma Saygi, G., Agugiaro, G., Hamamcıoğlu-Turan, M., Remondino, F., 2013, “Evaluation of GIS and BIM roles for the information management of historical buildings”, XXIV International CIPA Symposium. Taliano Grasso A., 1995, “Considerazioni topografiche sulla via Annia tra Muranum e Valentia”, in Opere di assetto territoriale ed urbano», a cura di L. Quilici e S. Quilici Gigli, Roma Tucci S., 1991, “Storia del ponte romano sul fiume Savuto”, Soveria Mannelli Tucci S., 1998, “Storia, leggenda e realtà lungo il corso del fiume Savuto”, Cosenza
PAROLE CHIAVE GIS; ArcGIS; Geodatabase; conservazione, valorizzazione; ABSTRACT This paper describes a methodology for implementing a GIS for the protection of artifacts, which also have historical-artistic significance, located along the route of Via Annia, better known as the ancient Roman road of Via Popilia. The aim of the work-group's research is to contribute to the development of a methodological process, with a view to the conservation and enhancement of Cultural Heritage. On a territorial scale, layer implementation will include information on geotechnical, hydro-geological, structural, urban and historical-artistic features. At the level of the single artifact, data entry is obtained through field work information gathering concerning historical and artistic relevance, location and structural aspects, and, furthermore, to develop a monitoring card, with an indication of the state of the art and critical points to be kept under control. Investigations are also to be carried out periodically with a view to necessary interventions for purposes of safety and structural recovery. Maintenance data will also be useful for future restoration and conservation projects. The pilot project concerns the case study of Ponte Sant'Angelo, known as the "Hannibal Bridge" (a Roman bridge from the 2nd century B.C.) and located between the municipalities of Altilia and Scigliano, in the province of Cosenza. The GIS can be used as an aid for the realization of tourism/related activities (guides, itineraries, on-site training, educational workshops, sites of special scientific interest, etc.).
AUTORE Francesca Ansioso, Serena Artese, Floriana Magarò, Angela Miceli, Chiara Miceli, Paolo Talarico, Assunta Venneri, Giuseppe Zagari, Raffaele Zinno floriana.magaro@unical.it SmartLab – D.I.M.E.S. (Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica) – Università della Calabria Via P. Bucci cubo 39/C, 87036 Rende, Italy
Via Indipendenza, 106 46028 Sermide - Mantova - Italy Phone +39.0386.62628 info@geogra.it www.geogra.it
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Il fascino discreto delle mappe in letteratura: da Shakespeare a Ortelius di Massimo Pasqualin
Quando i capolavori letterari inducono a scoprire il valore della cartografia
Un termine sconosciuto, gelosamente custodito tra le pieghe della raffinata letteratura rinascimentale, vocabolo tecnico per addetti ai lavori sia in ambito politico che geografico, emerge dalla nebbia della storia e torna a incuriosire lo studioso contemporaneo.
Fig. 1 - Aristofane, Le nebule. Tradutt(a) di greco in lingua commune d'Italia, per Bartolomio & Pietro Rositini de Prat'Alboino. In Venegia: Vicenzo Vaugris, 1545, la pagina 33 [9, in PD-Scan], in wikipedia, voce "Le nuvole (Aristofane)", URL consultato il 28 febbraio 2016. Qui il termine "la pianta" o "il globo" usati nelle traduzioni citate, era " il circondo di tutta la terra".
I
n taluni contesti letterari ci sono parole che dicono di più di un’intera trattazione critica, capita che abbiano un potere evocativo tale da enucleare secoli di ricerca e racchiudano concetti di una contemporaneità incredibile. Forse ancora di più, quando appartengono all’universo della scienza e della tecnica. «Shakespeare una volta coniò il termine mapp’ry per descrivere lo studio appassionato di una mappa o una carta nautica. Io non sono né un cartografo né un collezionista di mappe antiche, […] sono un incorreggibile “mappe-
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rista”, un estatico contemplatore di materiale cartografico (Harvey 2001).» L’opera cui allude l’autore è Troilus and Cressida scritta nei primi anni del 1600, una delle meno rappresentate in generale. In particolare, il termine è usato da Ulisse, impegnato in un consiglio di guerra, alla presenza di Agamennone e di altri comandanti greci. Interloquisce con Nestore. La riunione sembra essere all’esterno con l’uso della tenda dello stesso re Agamennone. Sotto l’aspetto drammaturgico siamo alla seconda sequenza (dalla scena terza dell’Atto Primo alla prima scena dell’atto successivo), nello specifico alla prima delle tre sezioni in cui si divide, che presenta il consiglio di guerra dei Greci, cui seguirà quello dei Troiani. Questo è l’intervento in argomento nella terza scena dell’Atto
Primo: «ULYSSES. They tax our policy and call it cowardice, Count wisdom as no member of the war, Forestall prescience, and esteem no act But that of hand. The still and mental parts That do contrive how many hands shall strike When fitness calls them on, and know, by measure Of their observant toil, the enemies’ weightWhy, this hath not a finger’s dignity: They call this bed-work, mapp’ry, closet-war; So that the ram that batters down the wall, For the great swinge and rudeness of his poise, They place before his hand that made the engine, Or those that with the fineness of their souls By reason guide his execution (Shakespeare 1999).» Vediamone la traduzione in una recente edizione: «ULISSE - Quando sia giusto impiegarle, e come misurare Con attenta osservazione il peso del nemico – Ebbene, tutto ciò non vale niente – non il dito di una mano. Per loro è strategia oziosa, studio
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di mappe, guerra da salotto; E così ai loro occhi l’ariete che abbatte il muro Col suo gran colpo e la violenza del suo impatto, O di coloro che con finezza d’animo Ne guidano il movimento con la ragione (Shakespeare 2015).» Vale la pena di considerare un’altra traduzione dove il verso in esame è così compreso. «ULISSE Tacciano di paura la nostra politica, per loro la saggezza è fuori posto in guerra, condannano a priori la scienza militare, credono solo nell’azione per l’azione; le silenziose funzioni mentali che determinano il numero di mani che debbono colpire quando la convenienza lo reclama, e valutano sulla scorta delle informazioni la forza del nemico macché, è roba che non vale un dito: lo chiamano panciafichismo, guerra sulla carta, a tavolino; l’ariete che demolisce le mura con la spinta e la violenza del peso lo considerano più dei tecnici che hanno costruito la macchina, o di chi con acutezza d’intelletto ne guida a ragion veduta l’impiego (Shakespeare 1987).» In rete è presente un ebook, reso disponibile da LiberLiber, con una traduzione - almeno per quanto attiene il limitato aspetto che tratto (mapp’ry) - che travisa l’affermazione di Ulisse (Shakespeare 1998). La grafia usata da Shakespeare rinvia al sostantivo “mappery”, con il quale si intende “the using of maps” o genericamente “cartography”1. Usare delle mappe sostanzialmente vuol dire consultarle,
Fig. 2 - Stratford-on-Avon, cittadina dell’Inghilterra sudoccidentale, sorse come borgo negli ultimi anni del secolo XI per la presenza di un guado sul fiume Avon, usato da una strada romana secondaria. William Camden, antiquario, storico e topografo, conosciuto come autore di Britannia (1586) la descrive come emporiolum non inelegans; John Leland, poeta e antiquario, che la visitò intorno al 1540, la definisce "assai bene edificata in legno, con due o tre strade molto larghe, oltre ai vicoli". (Abraham Ortelius, Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Anglia [pag. 12], particolare (rif. 94) in wikipedia, voce “Theatrum Orbis Terrarum”, URL consultato il 28 febbraio 2016).
compararle, servirsene per decidere qualcosa che ha influenza nello spazio e che può comportare l’alterazione della mappa stessa, divenendo “progetto” o “piano”; nell’opera shakespeariana invece di agire nei campi di battaglia si discute, di qui la connotazione negativa che viene ad assumere il termine, restando tali azioni senza esito. Nel merito è valida – quindi – la locuzione “studio delle mappe”, più o meno “appassionato”.2 Resta chiaro che non si tratta dell’attività del cartographer o mapper disegnatore o produttore di mappe o carte, ma dell’utente finale. Si può intravedere un’analogia con il «carteggio nautico» ossia quell’insieme di operazioni (segni e tracciati grafici, calcoli) che si compiono sulle carte nautiche a bordo, per preparare e seguire la navigazione della nave o dell’aereo (ovvero la missione, la battaglia), da parte di personale specializzato (Treccani 2016). Tornando alle attività belliche sul campo, come non citare la perentoria richiesta di Richmond, nel pianificare la sua strategia militare:
È intenzione del re, delineare il dispiegamento (“form”) delle proprie forze in relazione al nemico (almeno per quanto è noto) e stabilire le mosse da compiere (“model”): è uno stratega che si avvale della propria competenza di cartografo. Produce una mappa, anche come strumento di comunicazione. Diverso il compito svolto dalla cartografia nella circostanza quasi notarile che vede re Lear chiamarla in scena, esibirla: «Meantime we shall express our darker purpose.
Fig. 3 - Antwerpen (Anversa), la città più importante nella regione delle Fiandre, sul fiume Schelda. Il toponimo richiama un fatto del secolo IX: per i continui saccheggi dei normanni, gli abitanti della zona si rifugiarono a anwerp, cioè su una collina dove sorse il castello Het Steen, nucleo generatore della città. Una leggenda più tarda del XV secolo propone come origine del toponimo la frase Hand werpen cioè "lanciare la mano" riferita all’impresa di Silvio Brabone, soldato romano, che dopo aver ucciso il gigante Druon Antigoon, gli tagliò la mano per poi gettarla nel fiume. (Abraham Ortelius, Theatrvm orbis terrarvm, 1603, Germania [pag. 36], particolare (rif. 188) in wikipedia, voce “Theatrum Orbis Terrarum”, URL consultato il 28 febbraio 2016).
«Give me some ink and paper in my tent. I’ll draw the form and model of our battle, Limit each leader to his several charge, And part in just proportion to our small power (Shakespeare 2016).»
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Give me the map there. Know that we have divided In three our kingdom: and ‘tis our fast intent To shake all cares and business from our age; Conferring them on younger strengths, while we Unburthen’d crawl toward death. (Shakespeare 2016a)» Sostenendo che il metodo di comporre opere teatrali proprio di Shakespeare, attraverso reti di significati può essere visto come un presagio della tecnologia dell’informazione di oggi, Kinney, docente di Literary History alla University of Massachusetts, ha considerato nelle opere shakespeariane, oggetti e immagini alquanto rivelatori; in dettaglio ha vagliato la presenza di specchi, mappe, orologi e libri (Kinney 2004). Commentando il passo dell’opera Troilo e Cressida (atto I, scena 3), John Gillies docente presso il dipartimento di Literature, Film, and Theatre Studies - University of Essex ha osservato che l’uso del termine “mapp’ry”, nel corso della comparazione del modus operandi dei Greci e dei Troiani, è associato ad una serie di pratiche tecniche che comprendono l’attenta analisi della documentazione, la valutazione, l’ingegneria, azioni apparentemente associate con lo spazio chiuso dell’accampamento o della città inteso come interno, piuttosto che il campo di battaglia stesso inteso come esterno (Gillies 1994). John Gillies ha esaminato la visione geografica in Shakespeare, concludendo per uno stretto rapporto tra la geografia del Rinascimento e il teatro ed evidenziando che i riferimenti sono fondati su fatti e documenti storici concreti. Gli studi di mappa e metafora sollevano questioni profonde sulla natura di una mappa, e sulle connessioni tra
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semiologia di una mappa e quella del teatro, entrambe forme di rappresentazione (Gillies 1994). In particolare per quanto attiene la cartografia precisa che molte delle mappe che sono all’origine di questa tecnica non erano note a Shakespeare, ma aveva sicuramente cognizione che usare una mappa del mondo per prendere decisioni politiche era stato possibile (Kinney 2004, p. 113).3 L’idea della mappa era prominente in epoca greca come è dimostrato dalle materie (astronomia e geometria) e dagli strumenti per misurare i terreni citati da Aristofane nella famosa commedia Le nuvole (Aristofane 1995; 1873).3 Ma quello che più conta è la conoscenza - da parte di Shakespeare - dell’opera cartografica di quel periodo Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius (Anversa 1527 - 1598), la cui prima edizione (1570) includeva settanta mappe e citava ottantasette cartografi come fonti, per crescere considerevolmente nelle trentuno edizioni successive: «Ortelius era un cartografo fiammingo che visse in un’epoca di scoperte senza precedenti. Colombo era arrivato in America, la spedizione di Magellano aveva circumnavigato il globo, Copernico aveva posto il Sole al centro del sistema planetario. Ma la cartografia era in uno stato di arretratezza. Le mappe disponibili erano un’accozzaglia di forme e stili, e molte erano ancora basate sulle idee di Tolomeo e altri geografi dell’antichità che, ovviamente, non avevano immaginato l’esistenza del continente americano. Ortelius decise di cambiare quella situazione, e iniziò ad acquistare tutte le mappe migliori in circolazione, per poi raccoglierle in un volume dove scala e formato erano standardizzati (Harvey 2001, p. 128)».
NOTE 1 La parola è di uso arcaico e raro, il suffisso (-ery) risale all’anglo-normanno e al francese antico (-erie) per sostantivi astratti, rinvia principalmente ad attività produttive commerciali o artigianali nell’Inglese del XVI secolo, in alcuni casi come combinazione di -er con -y come in panetteria (bakery), birreria (brewery), ma anche come unico suffisso in termini come la schiavitù (slavery) e i macchinari (machinery): Collins 2016. 2 cfr. la traduzione di I. Plescia e gli argomenti di Harvey (nella traduzione di A. Ruggero) 3 Nel testo di Aristofane le forme “il circondo” (B. & P. Rositini, 1545, cfr. fig. 1), “il globo” (V. Mannini, 1873), “la pianta” (E. Romagnoli) diventano “la mappa”. Anche nel testo di Vincenzo Mannini (Aristofane 1873) per “compasso”, “astronomia” e “geometria”, “globo di tutta la terra”, pag. 12: “terra nello spazio sospesa”, pag. 13: “Coro – Eterne Nubi, leviamoci in alto leggiere e trasparenti dall'alto sonante grembo del padre Oceano sull'ardue frondose cime dei monti per rimirare da lungi le ampie vedute e la terra rorida di sacro umore, il vago giro de' rapidi fiumi, e il mare che alteramente freme; perocchè l'occhio del cielo brilla sempre d'incantevole luce. Ma noi rimossi gli umidi e foschi nembi, che oscurano l'alma nostra beltà, con occhio luminoso contempleremo la terra.”
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PAROLE CHIAVE Mappe; cartografia; letteratura; Shakespeare; teatro ABSTRACT The term mapp'ry is analyzed through famous works of the English Renaissance. The author's intention is to explain the meaning of the ancient word, that disappeared from contemporary texts but useful to clarify the intrinsic value of cartography even today. The word becomes a metaphor for a mental strategy or a real object in the hands of political power. The literature of the past has helped to spread the knowledge of cartography using texts and plays written by great authors. The writers bring attention to the importance of maps during the golden age of geographical and scientific discoveries.
AUTORE Massimo Pasqualin m.pasqualin@archiworld.it
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La CSS ISTAT: un nuovo strumento per le statistiche territoriali di Giovanni Lombardo, Antonella Esposto, Rita Minguzzi, Stefano Mugnoli
territorio e registro delle unità geografiche territoriali) della DCAT (Direzione Centrale per le Statistche Ambientali e TerI set di dati geografici ritorili), si propone di realizzare ISTAT, aggiornati per una Carta Sintetica Statistica realizzare il progetto (CSS) che racchiuda, in un unico database geografico il "Census 2010" nell'ottobre maggior numero di informazio2011, rappresentano una ni per comprendere dal punto di vista statistico la geografia risorsa utile per migliorare italiana. le informazioni derivanti È necessario premettere che la dalla cartografia Land CSS non intende essere il risulFig. 1 – Schema riassuntivo del processo di sintesi. tato di elaborazioni cartograficover/use. che rigorose, ma soprattutto la sintesi di informazioni territodi realizriali necessarie per elaborazioni zare l’Archivio statistiche legate al territorio Nazionale dei Numeri sia a livello globale che locale. Civici e delle Strade Urbane Oltre a ciò, tale strato informa(ANNCSU), alle sezioni sarà tivo potrà essere utilizzato come e basi territoriali (BT) possibile associare molta altra un’ulteriore banca dati geograsono una partizione fine parte del patrimonio informafica per l’analisi di importanti del territorio nazionale, tivo disponibile negli archivi fenomeni territoriali legati ad disponibile in forma digitale. amministrativi utilizzati a fini attività antropiche quali ad es. il Aggiornate dall'ISTAT nel corconsumo di suolo, l’accessibilità so dei due decenni a partire dal statistici. a servizi specifici e la descrizione 1991 inizialmente è stata realiz- Tale strato informativo, grazie al nutrito insieme di dati affedi fenomeni demografici. zata con l'obiettivo di ottimizrenti ad ogni sezione, rappreDi seguito viene illustrato un zare le rilevazioni delle variabili senta pertanto un giacimento compendio per comprendere censuarie. informativo che possiede un meglio la logica che ha condotA tale scopo l’intero territorio to alla realizzazione della Carta nazionale è suddiviso in sezioni enorme valore in relazione alla descrizione statistica del terriSintetica Statistica. di censimento, cioè in piccole torio italiano. Inoltre, proprio Si comprenderà come la CSS sia aree alle quali è quindi possibile per la capillarità con la quale stata pianificata, e già realizzata associare l’intero set di variabili per alcune Regioni italiane, statistiche raccolte appunto du- le sezioni stesse suddividono la penisola, possono essere utilizcome la sintesi geografica di rante le operazioni censuarie. zate, non solo per studi geogra- dati derivanti da archivi tematiInoltre , grazie a quanto prefici socio-demografici ma anche ci di varie tipologie (archivi amvisto dal decreto legge 18 otcome base cartografica per l’eministrativi, demografici, legati tobre 2012 n. 179, “Ulteriori laborazione e la realizzazione di alle infrastrutture, naturalistici, misure urgenti per la crescita prodotti relativi a tematiche di etc.), proponendo una loro indel Paese”, convertito con mouso e copertura del suolo. tegrazione per uniformarne il difiche nella legge 17 dicembre Al fine di arricchire ulteriorricco bagaglio di informazioni 2012 n. 221, che affida all’Imente il patrimonio informatiin essi contenute (Fig. 1). stat il compito di progettare il vo delle Basi Territoriali, il serAlla data odierna sono state reCensimento permanente della alizzate in via sperimentale sette popolazione e delle abitazioni e vizio ATA (Servizio Ambiente,
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Regioni italiane: Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Basilicata e Marche. La legenda
Uno dei maggiori problemi per chi si occupa di cartografia tematica è sicuramente quello legato all’eterogeneità delle varie legende che sovrintendono agli ambienti da cui provengono i dati. In Italia, ma non solo, i prodotti cartografici tematici di rappresentazione della copertura e uso del suolo spesso sono estremamente diversificati proprio per ciò che concerne la legenda utilizzata, sebbene il fenomeno rilevato e ‘cartografato’ sia lo stesso. Da più parti si auspica un’uniformità almeno nelle legende utilizzate a livello nazionale e anche in ambito europeo le indicazioni sono nella stessa direzione; ciò è stato anche ricordato durante lo svolgimento dei vari Forum internazionale quali ad es. l'European Forum for Geography and Statistics. Nella sua opera di omogeneizzazione la CSS si sforza di uniformare le voci utilizzate in ambiti nazionali e regionali proponendo anche una correlazione con altre legende utilizzate. Da quanto detto sopra brevemente, per descrivere le classi di copertura del suolo è stata utilizzata come base di partenza la legenda che ricorda, nelle sue caratteristiche principali CORINE Land Cover. Naturalmente la legenda CORINE, costituita da 44 classi, presenta al contempo il pregio di costituire un compendio della realtà territoriale europea, ovviamente criticabile in quanto estremamente eterogenea, ma allo stesso tempo è sicuramente valida per la disponibilità di dati relativamente coerenti in un ambito territoriale così vasto.
Scendendo però ad un livello di maggior dettaglio, sicuramente più adatto a descrivere la realtà italiana a scala provinciale o comunale, le 44 classi CORINE non possono essere esaustive delle diversità presenti nella copertura del suolo nazionale. Per questo motivo si è pensato di strutturare una legenda che possa rappresentare il giusto compromesso tra la corrispondenza con i maggiori prodotti di cartografia tematica realizzati in Italia (in primis le Carte di copertura/uso del suolo regionali) e la leggibilità del prodotto finale. Questa operazione ha costituito un difficile passaggio per la necessità di realizzare un’omogeneizzazione dei differenti codici corrispondenti alle medesime unità territoriali utilizzate dagli uffici cartografici regionali e le istituzioni centrali, impegnate in tale attività, per descrivere i medesimi oggetti al suolo. Da ciò si può trovare anche più facilmente una corrispondenza tra le varie classi di oggetti di copertura del suolo utilizzate in questo ambito e altre cartografie o database tematici istituzionali (ad es. LUCAS, POPOLUS, Refresh esteso AGEA, etc.). Oltre a questo si propone, per alcuni specifici item un’ulteriore suddivisione basata su aspetti amministrativi e gestionali che derivano non da interpretazione di immagini e foto aeree (sulle quali è basata la maggior parte delle legende di Cartografia tematica) ma dall’integrazione di banche dati e di archivi ufficiali. Il lavoro di strutturazione della legenda ha portato all’identificazione delle seguenti macroclassi: Antropico (12 sottoclassi – 63 voci); Agricolo (1 sottoclasse – 7 voci); Aree di interesse naturalistico (1 sottoclasse – 5 voci); Acque interne e libere (2 sottoclassi – 8 voci).
Fig. 2 - Schema dell'algoritmo “intersect”.
Come si può facilmente notare la legenda stessa è molto sbilanciata verso le voci dell’antropico, in quanto lo scopo principale della CSS è fornire una base cartografica per statistiche relative alle principali aree urbane dove si concentra la maggior parte della popolazione e dei servizi. La legenda utilizzata è quindi stata strutturata nella seguente maniera: 4 il primo digit indica la ‘macroclasse’ alla quale appartiene il poligono; le macroclassi utilizzate sono 4;
Fig. 3 – esempio di estrazione di feature di copertura e di uso del suolo all’interno di una sezione di censimento.
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4 il II e il III digit descrivono la sottoclasse di appartenenza del poligono all’interno della ‘macroclasse’; i due digit si sono resi necessari in quanto all’interno della macroclasse ‘ANTROPICO’ sono state identificate 12 sottoclassi; 4 il IV e il V digit specifica la classe di copertura del suolo del poligono ad un dettaglio che si può ricondurre approssimativamente ad una scala 1:5000; 4in alcuni casi si è reso necessario un VI digit in quanto all’interno di una stessa classe, le entità rappresentate possono essere ulteriormente suddivise secondo aspetti soprattutto di carattere amministrativo e/o gestionale. Le specifiche della legenda utilizzata sono state inserite in un tutorial che accompagna la CSS. Dati preliminari e metodologia
Secondo quanto già affermato nell’introduzione la CSS non è il risultato di elaborazioni atte alla realizzazione di cartografia tematica in senso stretto, ma rappresenta la sintesi e l’integrazione di database geografici tematici che possono essere utili soprattutto per fornire dati e indicazioni per elaborazioni di tipo statistico territoriale. Lo strato informativo di base è
Fig. 4 – CSS: focus sul centro cittadino del Comune di Ravenna.
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rappresentato dalle sezioni di censimento ISTAT, che descrivono il ‘Sistema Italia’ in modo completo nei suoi aspetti sociali e statistici fondamentali (popolazione, abitazioni, lavoro, ‘ambiente sociale’, etc.). Occorre precisare però, che le sezioni di censimento ISTAT non sono ‘disegnate’ seguendo una scala cartografica ben definita, in quanto la loro determinazione dipende da un regolamento censuario atto a stabilirne le caratteristiche. L’operatore geografico ‘intersect’ ha permesso l’identificazione delle porzioni di territorio della singola sezione di censimento riconducibili ad ogni singolo item della legenda (Fig. 2). Questo algoritmo interseca i poligoni di un layer, in questo caso ad es. la Carta di Uso del Suolo (C.U.S.) Regionale, con un altro di riferimento (le BT ISTAT), tagliando il primo strato informativo sul perimetro del secondo. In questo modo si ha la certezza di mantenere inalterato il disegno delle sezioni di censimento che, tuttavia, viene suddivisa nelle varie classi di copertura o uso del suolo della CUS regionale. Questa breve descrizione dando la parvenza di una metodologia in grado di raccogliere i suoi frutti in maniera piuttosto semplice, cela alcuni problemi che devono necessariamente essere oggetto di una pianificazione decisionale ben ponderata. L’utilizzo dell’operatore geografico restituisce una quantità di ‘micropoligoni’, che rappresentano le differenze territoriali tra l’insieme dei manufatti e il totale della sezione di censimento. Tali micropoligoni devono necessariamente essere eliminati in maniera estremamente oculata. Una prima questione da considerare è legata all’area minima che si vuole cartografare in relazione
alla natura dell’oggetto da rappresentare. Ad es. se si vogliono localizzare all’interno della sezione i singoli manufatti estratti da una CTR vettoriale, questi non possono essere eliminati anche se la loro superficie è al di sotto dell’unità minima cartografabile in quanto oggetti che si è deciso di rappresentare. Inoltre, in alcuni casi, si correrebbe il rischio di eliminare anche sezioni intere; è questo il caso ad es. delle sezioni dei ‘senza fissa dimora’ che pur non rappresentando oggetti reali al suolo, hanno un’importanza statistica notevole per il calcolo di alcuni indicatori legati alla popolazione. Quindi, senza snaturare le Basi Territoriali ISTAT (BT) si sono integrati i disegni delle sezioni di censimento con altri strati informativi ufficiali realizzati da altre istituzioni centrali (quali ad es. AGEA, ISPRA, Uffici Tecnici di Enti locali, etc.), che vengono ad essere fusi nella CSS per sintetizzare tutte le informazioni in un unico database geografico. La prima scelta metodologica, sulla quale basare tutte le altre, è stata quindi di non modificare il limite delle sezioni di censimento. In tal modo, partendo dalla CSS per dissolvenza dei poligoni interni ad ogni singola sezione di censimento, si ottiene un layer perfettamente coincidente con lo strato sezioni di censimento 2011. In altre parole si comprende come nella CSS la sezione di censimento venga suddivisa secondo le entità territoriali che incidono su di essa. Tali entità possono essere definite come veri e propri oggetti al suolo, riconducibili sia a tematiche di copertura che di uso del suolo. In figura 3 si illustra un esempio di quanto è stato appena descritto; all’interno della se-
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Regione
N. sezioni
N. poligoni CSS
Area sez media (Ha)
Area CSS media (Ha)
EmiliaRomagna
38.603
488.457
58,16
4,60
Lombardia
53.173
445.998
44,88
5,35
Valle d’Aosta
1.902
4.729
171,45
68,95
Lazio
18.409
96.788
86,61
16,47
Umbria
7.480
57.355
113,16
14,76
Basilicata
5.107
29.534
197,25
34,11
(*)
Tab. 1 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per regione. (*) escluso il comune di Roma.
Comune
N. sezioni
N. poligoni CSS
Area sez media (Ha)
Area CSS media (Ha)
Milano
6.085
13.283
2,99
1,37
Bologna
2.334
6.240
6,03
2,26
Roma
13.656
21.349
9,43
6,02
Tab. 2 – Confronto tra sezioni di censimento e poligoni generati dalla CSS, per Milano Bologna e Roma
zione di censimento sono stati delimitati un impianto sportivo di importanza nazionale (in giallo), la zona residenziale (in grigio) e un circolo sportivo a gestione privata (in magenta). Dal punto di vista della lettura del territorio italiano questo processo aggiunge un notevole contributo alla sua classificazione statistica; infatti partendo dai dati statistici ufficiali afferenti a ogni sezioni di censimento e integrandoli con gli oggetti ricavati dalla CSS, l’utente può adottare una classificazione ‘personalizzata’ a qualsiasi porzione del territorio nazionale.
Come si può notare il numero dei poligoni aumenta in maniera quasi esponenziale tra il layer delle sezioni ISTAT e la CSS a seconda della superficie della Regione o del grande Comune. Conseguentemente anche l’ampiezza media dei poligoni CSS diminuisce proporzionalmente rispetto alla superficie media delle sezioni. Praticamente, identificare il maggior numero di item all’interno della sezione di censimento permette di poter classificare la sezione stessa secondo gli aspetti socio-territoriali che più interessano.
Alcuni dati
Conclusioni
Per fornire un’idea seppure sommaria dell’attività che la produzione a livello nazionale della CSS necessita, è stata inserita una tabella (Tabella 1) dove sono riportati i principali dati sui poligoni delle sezioni di censimento e della CSS. Nella tabella 1 sono stati paragonati i dati numerici dei poligoni apparteneti ai due layer e la superficie media in Ha dei poligoni stessi. In tabella 2 gli stessi dati relativi ai comuni di Roma, Milano e Bologna.
La sperimentazione andrà avanti sicuramente per i prossimi 2 anni sperando di coprire l’intero territorio nazionale per la fine del 2017. La duttilità del risultato finale può consentire anche di aggiungere voci di legenda in maniera dinamica e senza particolari elaborazioni e in tal senso l’ISTAT è aperto a suggerimenti e a integrazioni promosse da utenti interessati alla CSS. Sebbene l’integrazione dei dati provenienti da fonti molto di-
verse tra loro può generare una perdita di accuratezza dovuta alla generalizzazione, l’omogeneità che si viene ad acquisire per l’intero territorio italiano incrementa il valore dei dati geografici di input. L’importanza dei risultati ottenuti nella produzione di datasets geografici integrati come è la CSS, può essere valutato in relazione alla grandissima quantità di informazioni statistiche riguardanti la copertura e l’uso del suolo mediante l’utilizzo di query SQL all’interno dei più comuni software GIS in uso. Sicuramente però layer geografici come la CSS non possono rappresentare la panacea di tutte le problematiche sulla rappresentazione delle caratteristiche geo-statistiche di una determinata area geografica; tuttavia la CSS può rappresentare un’uniforme lettura del territorio italiano non solo per ciò che concerne la copertura e l’uso del suolo ma soprattutto riguardo tematiche statistiche. La figura 4 illustra un focus sul centro di Ravenna. In giallo i poligoni delle sezioni di censimento suddivise nei vari tematismi della CSS. I codici si
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riferiscono alle voci della legenda utilizzata. Concludendo si può certamente affermare che la CSS è un layer paragonabile ad un atlante, dal quale poter estrarre un numero notevole di informazioni di natura geografica, statistica ed amministrativa. Una considerazione finale riguarda gli autori del presente documento che sono coloro che principalmente hanno coordinato le attività di progettazione e produzione della CSS; il prodotto finale però è il risultato di un ‘lavoro di squadra’ che ha coinvolto praticamente tutti i componenti del servizio ATA (Servizio Ambiente, territorio e registro delle unità geografiche territoriali) dell’Istituto Nazionale di Statistica. NOTA 1 A tal proposito si ricorda che il regolamento anagrafico cita testualmente: ‘L’uso della Cartografia Tecnica Regionale a media scala (1:10.000 o 1:5.000), ove esista, risulta idonea a soddisfare le esigenze suddette. Nel caso in cui non fosse disponibile una cartografia con le suddette caratteristiche per l’intero territorio comunale possono essere utilizzate planimetrie a grande scala per l’individuazione delle sezioni di censimento del centro capoluogo del Comune e cartografia a scala 1:25.000 per le altre. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI BT ISTAT - http://www.istat.it/it/archivio/104317 Mugnoli S., Chiocchini R. ‘Land Cover and Census integration geographic datasets to realize a statistics synthetic maps’ – EFGS 2014 Conference (Krakow, 22nd - 24th October 2014) Lombardo G., Esposto A., Minguzzi R., Mugnoli S. – ‘La CSSCS ISTAT: un nuovo strumento per le statistiche territoriali’ – Conferenza ESRI Italia 2015 (Roma, 15 – 16 Aprile 2015) ISTAT ‘Anagrafe della popolazione: legge e regolamento anagrafico – Avvertenze, note illustartive e normativa AIRE’ – Metodi e norme serie B – n.29 edizione 1992. PAROLE CHIAVE ISTAT; Enumeration areas; Census project; ARCGIS 10.1; Land cover; Land use ABSTRACT ISTAT (Italian National Institute of Statistics) geographic datasets, updated to realize ‘Census 2010’ project in October 2011, represents a useful resource to improve information derived from Land cover/use cartography. In fact both ISTAT vector data and other cartography data (i.e. Regional Land cover/use geographic datasets) can be integrated to realize a product that can help to better understand statistics linked to land cover cartography. Thematic maps like this are also useful to examine and describe a lot of phenomena linked to territorial dynamics especially in urban environment (i. e. urban sprawl). This paper summarizes an ISTAT project that has the aim to produce, a ‘Statistics Synthetic Map’ for the entire national Italian territory; it has realized yet for five Italian regions (Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Latium, Lombardy, Umbria, and Basilicata and Marche). In brief, the final product represents integration among geographic datasets and it is based on ISTAT enumeration areas that are so described not only in relation to statistical character (i.e. resident population, buildings, etc.) but land cover/use too. The legend of the map is based on 80 classes. AUTORE Giovanni Lombardo, lombardo@istat.it Antonella Esposto, esposto@istat.it Rita Minguzzi, minguzzi@istat.it Stefano Mugnoli, mugnoli@istat.it Istituto Nazionale di Statistica - ISTAT
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Creaform lancia VXelements 6.0: software di ispezione e scansione su CAD Creaform, leader nelle soluzioni di misurazione 3D portatili e nei servizi di ingegneria, ha annunciato il lancio della sua ultima versione della piattaforma software 3D VXelements 6.0, aumentando la sinergia tra hardware e software, facilitando così il lavoro degli operatori, per i più svariati utilizzi: reverse engineering, prototipizzazione rapida e ispezione dimensionale. Di seguito alcune delle novità introdotte nei due moduli VXInspect e VXModel: VXinspect – Modulo software di ispezione dimensionale - Misurazione con “tastatura ottica” mediante l’utilizzo di MaxSHOT Next: Gli utenti possono estrarre automaticamente entità dai target e combinare i dati della scansione con quelli della misurazione mediante “tastatura ottica” ottenendo misurazioni e risultati più affidabili. E’ possibile inoltre ottenere una mappa a colori dal modello di fotogrammetria comparandolo con il file CAD con un semplice clic del mouse. - Ispezione ed elaborazione dati di scansioni più rapidi: La nuova versione di VXelements prevede metodi di allineamento più semplici e che si adattano maggiormente alla superficie oltre che un’ interattività ed una visualizzazione più chiara ed intutiva delle funzioni permettendo agli operatori di lavorare in modo rapido ed ottimale VXmodel – Modulo software scansione su CAD - Interfacciabilità con Solid Edge: Con un semplice clic, gli utenti possono ora trasferire dati da VXmodel direttamente ad un software partner, come SOLIDWORKS, Autodesk Inventor e ora Solid Edge, offrendo una notevole flessibilità ed integrazione nei flussi di lavoro per gli utenti. - Ottimizzazione dell'allineamento: Consente la gestione semplificata del relativo processo di allineamento per progetti con più file STL. “Gli algoritmi VXelements semplificano decisamente l’utilizzo del software soprattutto in campo metrologico. Gli utilizzatori possono accedere ad un'ampia gamma di nuove funzioni che permettono di ottenere benefici e migliorie in termini di produttività, tempistiche e costi operativi”, ha spiegato Daniel Brown, direttore gestione prodotti di Creaform. “Le nuove capacità del software e i miglioramenti apportati ai moduli VXinspect e VXmodel rispondono alle esigenze del settore, che richiede risultati altamente accurati, in termini di flussi di lavoro di ispezione e di progettazione. Siamo entusiasti di poter offrire agli operatori prestazioni molto performanti ed una fotogrammetria di facile utilizzo, in modo che possano essere soddisfatti e fiduciosi di riscontrare che i risultati ottenuti soddisfino le loro aspettative e quelle richieste dai loro clienti.”
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Impiego sperimentale del drone ad ala fissa nell’elaborazione dell’indice di qualità morfologica (IQM) dei corpi idrici di Fabrizio Stella, Rodolfo Bassan, Antonio Cavinato, Giovanni Lusiani
Fig. 1 - La forra del torrente Grisol profondamente incisa nel substrato litoide.
Il drone ad ala fissa: tecnologia innovativa per l’elaborazione dell’indice di qualità morfologica (IQM) di corpi idrici in ambiente montano caratterizzato da difficile accessibilità e copertura fotogrammetrica non ottimale al fine di garantire la sicurezza degli operatori, la precisione del calcolo e rapide tempistiche operative. Un primo test in Val del Grisol nelle Dolomiti Bellunesi.
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l Decreto Ministeriale 260/2010 introduce l’IQM quale strumento per la valutazione dello stato morfologico dei corsi d’acqua in conformità con la Direttiva Quadro Acque al fine di giungere alla completa classificazione dei corpi idrici. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha predisposto e ufficializzato il metodo IDRAIM per la classificazione idromorfologica dei corpi idrici superficiali fluenti. Il metodo viene applicato dall’Agenzia Regionale per Protezione e Prevenzione Ambientale (ARPAV) nella classificazione secondo i canoni della Direttiva europea 2000/60 degli oltre 800 corpi idrici superficiali che la Regione Veneto ha individuato nel suo territorio. Il metodo operativo IDRAIM prevede in estrema sintesi tre fasi: analisi su strati informativi in ambiente GIS, rilievi in campo ed elaborazione GIS di tutti i dati con compilazione di schede in formato Excel e calcolo finale dell’indice. Gli strati informativi in ambiente GIS prevedono principalmente l’uso di strisciate aerofotogrammetri-
che e DTM, mentre i rilievi in campo coinvolgono il personale in rilievi puntuali percorrendo l’intera asta del corpo idrico con evidenti problematiche riguardanti l’accessibilità la sicurezza e i tempi di percorrenza. Le problematiche si acuiscono in ambiente montano caratterizzato da forte energia del rilievo con forre incise, salti di roccia, frane, versanti eccessivamente acclivi e fitta copertura vegetazionale, tutti fattori questi che costringono gli operatori a muoversi con discontinuità evitando i tratti che non consentono accessi in sicurezza a scapito della precisione del rilievo. In questo contesto non sempre vengono in aiuto le strisciate aerofotogrammetriche disponibili in quanto, spesso, l’orientamento delle valli e la forte incisione portano ad avere versanti e alvei completamente in ombra e quindi completamente al buio per gli scopi previsti dal metodo operativo. La valle del Grisol nelle Dolomiti Bellunesi
Il Torrente Grisol, incastonato nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e nel gruppo della Schiara, è un affluente di destra del torrente Maè, nel quale si immette a quota 648 m s.m.m. circa, 5 km prima della confluenza di quest’ultimo nel Piave a Longarone. La quota massima raggiunta dal bacino è pari a 2531 m s.l.m. in corrispondenza del gruppo
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del Monte Talvena, la quota minima in corrispondenza della sezione di chiusura. Il torrente Grisol scorre in prevalente direzione Ovest-Est e presenta una superficie complessiva di circa 30 kmq. L’asta principale del torrente ha uno sviluppo di circa 8 km. Le problematiche ai fini della valutazione dell’IQM connesse a questo corpo idrico sommano l’inaccessibilità della seconda metà del corso, inciso in una stretta forra rocciosa, all’inutilizzabilità delle strisciate aerofotogrammetriche completamente al buio nell’intero versante nord ovest e nel fondovalle. Il gruppo operativo del Dipartimento ARPAV di Belluno, dovendo procedere alla valutazione dell’indice IQM nel contesto della Valle del Grisol, forte di una convenzione tra ARPAV e l’Agenzia Regionale per i Pagamenti in Agricoltura (AVEPA) che dispone di un drone ad ala fissa, ha inteso effettuare una prima sperimentazione dell’utilizzo di questo moderno strumento a supporto di questa specifica attività. La convenzione ARPAV – AVEPA
Con Decreto del Commissario Straordinario ARPAV n. 37 del 9 marzo 2016 e con Decreto del Direttore Generale di AVEPA n. 22 del 4 marzo 2016, i due enti hanno firmato una convenzione per collaborare nel monitoraggio di fiumi e torrenti del territorio alpino. Questa scelta strategica obbedisce a una precisa richiesta di ottimizzazione e condivisione degli strumenti disponibili per aumentare la qualità abbassando i costi operativi dell’attività. In tal modo si evitano lunghe e pericolose risalite lungo i torrenti evitando rischi al personale e accorciando i tempi di lavoro.
Il drone ad ala fissa: caratteristiche e potenzialità
Il drone utilizzato dall’Avepa è stato acquisito nel 2014. Si tratta di un drone ad ala planante UAV (eBee SenseFly) evoluto e destinato al rilievo aerofotogrammetrico professionale. Con la sua camera fotografica Sony WX da 18 MP (RGB) è in grado di scattare fotografie con una risoluzione a terra fino a 3 cm/pixel. Con autonomia di volo di circa 40 minuti ogni batteria ed una resistenza al vento fino a 8-10 m/s. Dispone inoltre della possibilità di scattare fotografie oblique e di eseguire atterraggi lineari oltre che circolari. Le immagini acquisite dall’eBee dispongono di dati GPS e IMU (Inertial Measurement Unit) e sono dunque pronte per i successivi passaggi di elaborazione fotogrammetrica per l’estrazione di modelli digitali del suolo e del terreno, curve di livello e ortomosaici. Altre caratteristiche peculiari del mezzo: 4 Materiale PPE estruso 4 Apertura alare: 96 cm 4 Peso al decollo: 680 g 4 4 Batterie ai polimeri di litio con un’autonomia di circa 40 minuti cadauna 4 Velocità di crociera 36-57 km/h (10-16 m/s) 4 Fino a 3 km di copertura radio 4 Risoluzione a terra delle immagini da 3-30 cm/pixel (in base alla quota di volo) 4 Sensori di sicurezza (ground sensor) 4 Decollo manuale 4 Inoffensivo per fini ENAC (consentito il volo anche in aree critiche) 4 Ali staccabili 4 Trasportabile in comoda valigetta conforme regole IATA
Fig. 2 - Aerofotogrammetria con ben evidenti i versanti nord ovest al buio.
La sperimentazione
Nella primavera 2016 i tecnici AVEPA e ARPAV hanno avviato una attività di monitoraggio sperimentale mediante rilievo aerofotogrammetrico con piattaforme aeree a pilotaggio remoto (drone) in Val del Grisol. Obiettivo del rilievo era quello di ottenere ortofoto ad alta ri-
Fig. 3 - Il drone ad ala planante UAV (eBee SenseFly).
Fig. 4 - Postazione di controllo della missione in Val del Grisol.
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soluzione georeferenziate, del tratto terminale e per lo più inaccessibile della valle, in tempi contenuti e in condizioni di sicurezza. Il lavoro è stato eseguito con un drone ad ala fissa (eBee SenseFly) sul quale sono state installate, come payload una fotocamera digitale Sony WX da 18 MP (RGB), una piattaforma IMU per l’orientamento interno e un’antenna GPS per la navigazione. L’Operazione Specializzata è stata preceduta dalla pianificazione del volo e da un sopralluogo nell’area di operazioni dove si è svolta la missione. La pianificazione dei voli è avvenuta in ufficio, attraverso le funzionalità messe a disposizione dai software di gestione della missione e consultando la cartografia di un’area più ampia rispetto a quella dell’operazione. In questa fase sono stati redatti i piani di volo e simulati i voli che si intendevano effettuare. La seconda fase della pianificazione dei voli è stata individuare l’area di sorvolo sulla mappa digitale definendo su di essa, in funzione delle morfologie del terreno e degli ostacoli individuabili sulla mappa stessa, il Volume Operativo costituito dal Volume di Missione e dall’opportuno Buffer di
sicurezza. All’interno dei volumi definiti è stato individuato il posizionamento della Stazione di controllo a terra, il punto di decollo dell’APR e anche del waypoint iniziale, cioè la posizione dalla quale inizierà il volo operativo vero e proprio. E’ stato quindi necessario definire il punto terminale della fase di crociera del volo e il punto di atterraggio. Si sono impostate poi le quote di volo, sempre in riferimento alla morfologia dell’area di operazione e agli eventuali ostacoli presenti, e i volumi operativi ipotizzati inizialmente. Definiti i parametri di volo sono stati impostati quelli di gestione del payload, per es. l’eventuale overlap delle fotografie, o la risoluzione a terra che si vuole ottenere. Immessi tutti i parametri di gestione della missione il software ha restituito una stima del tempo necessario all’esecuzione dei voli. Questo dato è il punto di partenza fondamentale se rapportato all’autonomia media del SAPR che si vuole impiegare per poter pianificare al meglio i voli che saranno necessari per portare a termine le operazioni, massimizzandone sicurezza ed efficienza, soprattutto in termini temporali. La Val del Grisol è una valle
Fig. 5 - Piano di volo visualizzato sul computer di controllo della missione.
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laterale appartata e solitaria, incisa nel substrato roccioso e caratterizzata da versanti ripidi e alti salti rocciosi che sovrastano una profonda forra e ambienti rupestri di fondovalle. Sul fianco sinistro della valle si ritrovano pendii più dolci e rari frammenti pianeggianti, tre dei quali erano stati individuati come idonee aree di operazioni. Considerata la morfologia dell’area e le probabili difficoltà emerse dalla valutazione preliminare della logistica complessiva, con il sopralluogo in campo è stato possibile validare le scelte in merito a: posizionamento della Stazione di controllo a terra, punto di decollo dell’APR, punto di atterraggio. L’uscita ha consentito anche di valutare la qualità del radio link e del segnale satellitare aspetti critici in quest’area di operazione. La pianificazione della missione ci ha permesso, una volta in campo, di essere notevolmente più rapidi nella fase di inizializzazione del volo effettivo. Si è scelto di volare nelle ore centrali della giornata per evitare le ombre che il sole proietta e per captare la maggior parte di energia riflessa. Tra le aree visitate durante il sopralluogo preliminare è stata prescelta una zona dove fosse garantita la ricezione del segnale satellitare: è infatti necessario permettere al gps di bordo di eseguire i controlli preliminari per l’esecuzione della missione. La conformazione profonda e stretta della valle era un ostacolo tecnico, ma i livelli minimi sono stati raggiunti in una breve finestra temporale che ha permesso il superamento dei controlli prevolo. La missione è stata portata a termine con un totale di 65 minuti di volo. È stata sorvolata un’area complessiva di 2,5 km², mentre l’area rilevata complessi-
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va è stata di 119 ettari. Sono stati effettuati i rilievi in due momenti distinti. In entrambi i casi si è scelto di volare nelle ore centrali della giornata per evitare le ombre che il sole proietta e per captare la maggior parte di energia riflessa. Tra le aree visitate durante il sopralluogo preliminare è stata prescelta una zona dove fossero garantiti i livelli minimi di segnale satellitare che permettesse al gps di bordo di eseguire i controlli preliminari per l’esecuzione della missione. 42,5 km² area vasta sorvolata 4119 ha area rilevata (52+67) Le immagini sono state acquisite in strisciate con una percentuale di sovrapposizione (tra immagini adiacenti) del 7080% (laterale e longitudinale) e poi elaborate con la stazione digitale aerofotogrammetrica automatica APS, una suite professionale per il mapping 3D da drone, che ci ha permesso di generare ortofoto ad alta risoluzione georeferenziate. Il processo di elaborazione immagini è stato suddiviso nei seguenti step: 4Applicazione dell’algoritmo di bundle per la triangolazione aerea 4Importazione di Punti di controllo, collimazione e rappresentazione 4Bilanciamento radiometrico delle immagini COD_MORF 480_M_10 480_M_20
Lungh. tratto (m) 3706 4213
4Generazione automatica del DSM (superficie) 4Estrazione delle curve di livello 4Generazione intelligente di mesh testurizzate e visualizzazione 4Filtraggio automatico del DTM (ground) in base allo scenario predefinito 4Generazione automatica ed editing delle linee di taglio 4Generazione dell’ortomosaico 4Generazione e visualizzazione di nuvole di punti 3D Il reale vantaggio di effettuare il rilievo aerofotogrammetrico con drone è la possibilità di documentare ad alta risoluzione aree di notevole estensione e di raggiungere in tempi accertabili e con costi sostenibili anche zone difficilmente o completamente inaccessibili. Questi vantaggi sono dovuti principalmente allo sviluppo di queste piattaforme in termini di sensori e affidabilità del volo autonomo, unita alla possibilità di elaborare in tempi relativamente brevi le immagini acquisite al fine di generare ortofoto. Il tutto rende i droni particolarmente competitivi per questo tipo di rilievi. Risultati
I risultati ottenuti con l’utilizzo del drone ad ala fissa nel superamento delle difficoltà connesse con la valutazione dell’IQM in ambienti montani di difficile accessibilità sono stati superiori IQM tratto 0,98 ELEVATO 0,97 ELEVATO
IQM corpo idrico 0,974
Fig. 6 - Strisciata aerofotogrammetrica tradizionale.
Fig. 7 - Strisciata realizzata con il drone.
alle aspettative fornendo delle strisciate fotogrammetriche georeferenziate di alta qualità. Il confronto delle immagini rilevate dal drone con la fotogrammetria aerea tradizionale ha messo in luce la validità del metodo sperimentato consentendo di effettuare le valutazioni previste dal metodo IQM altrimenti difficilmente possibili in questo particolare contesto geomorfologico; infatti il sito è inaccessibile per lunghi tratti e la fotogrammetria tradizionale disponibile risulta inutilizzabile per gli scopi prefissati. Va anche evidenziato come la risoluzione del prodotto fotogrammetrico ottenuto e Lungh. corpo idrico (m)
Cod. corpo idrico
7919
480_10
Applicabilità metodo
Costi operativi
Costi strumentazione
Sicurezza del personale
Velocità esecutiva
Precisione del rilievo
sempre
inferiori
superiori
superiore
superiore
analoga
non sempre
superiori
inferiori
inferiore
inferiore
analoga
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ottenibile con il drone sia decisamente superiore alle foto aree generalmente disponibili e soprattutto adattabile, nel rispetto della normativa di sicurezza delle missioni di volo, alle diverse necessità e casistiche di studio. Il Calcolo dell’IQM elaborato in seguito ai sopralluoghi dell’autunno inverno 2015/16 e della successiva risolutiva missione con il drone, ha portato al valore pesato riportato in tabella, indice di una qualità elevata. Va specificato che il primo tratto (Codice Morfologico 480_M_10) è stato interamente percorso a piedi in quanto accessibile, mente il secondo, in forra (codice morfologico 480_M_20), è stato interamente valutato sulla base del materiale fotografico prodotto dalla missione con il drone. La matrice di seguito riportata sintetizza i numerosi vantaggi dell’utilizzo di questo ausilio tecnologico nello specifico caso della valutazione dell’IQM in territori montani caratterizzati da problemi di
• • • • •
accessibilità e scarsa utilizzabilità del materiale aerofotogrammetrico disponibile: Conclusioni
L’esperienza acquisita da ARPAV e AVEPA nella determinazione dell’IQM del torrente Grisol con l’ausilio del drone ad ala fissa apre un nuovo promettente orizzonte nell’ambito dei controlli e dei monitoraggi ambientali assicurando un miglioramento qualitativo dei risultati e delle condizioni di sicurezza operativa. Ringraziamenti
Gli autori ringraziano la Regione Veneto con gli Assessori di riferimento ing. Gianpaolo Bottacin e dr. Giuseppe Pan per aver creduto, sostenuto e reso possibile la sperimentazione e il Consigliere ing. Franco Gidoni per l’idea dell’impiego sinergico del drone tra le strutture tecniche regionali ARPAV e AVEPA. Si ringrazia inoltre il collega Andrea Lorigiola per la preziosa collaborazione nelle attività in campo.
BIBLIOGRAFIA D’urso M. G., Gargiulo A., Rotondi A., Bracaglia R, (2015). Un’applicazione al settore ambientale di fotogrammetria con piattaforma UAV, ASITA (????). Prandi F., Magliocchetti D., De Amicis R. (2015), Sperimentazione di rilievo UAV a supporto della pianificazione forestale, GEOmedia n°1 2015: xxxx. Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2013), A method for the assessment and analysis of the hydromorphological condition of Italian streams: The Morphological Quality Index (MQI). Geomorphology 180-181: 96-108. Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2011), Manuale tecnico – operativo per la valutazione ed il monitoraggio dello stato morfologico dei corsi d’acqua (Versione 1), Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale, Roma. Gazzetta Ufficiale della Comunità Europee: Normativa 2000/60 CE del 22/12/2000 pp. 5, 6-327. PAROLE CHIAVE Indice di Qualità morfologica; IDRAIM, Drone ad ala fissa; DTM; ABSTRACT The directive 2000/60/EC (EU Water Framework Directive) provides procedures for identifying the ecological status of each water body by considering the quality of the biological community and the hydrological and chemical characteristics of the water body itself. However, in mountain areas the hydromorphological index can be hard to determine due to poor accessibility of measurement sites and lacking photogrammetric coverage. In order to guarantee safety of the operators and, at the same time, precise calculations in a short amount of time, the use of a fixed wing drone is proposed. A preliminary test was performed in the upper segment of ‘Val del Grisol’ in the Dolomites of Belluno by ARPAV – Belluno Department and AVEPA, obtaining high-quality, geo-referenced photogrammetric images. AUTORE Fabrizio Stella fabrizio.stella@avepa.it Direttore Generale A.V.E.P.A. Rodolfo Bassan Direttore Provinciale A.R.P.A.V. rbassan@arpa.veneto.it Antonio Cavinato antonio.cavinato@arpa.veneto.it> Tecnico A.R.P.A.V. Giovanni Lusiani giovanni.lusiani@avepa.it A.V.E.P.A. Padova
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Approccio geografico nello studio delle pressioni puntuali della Regione Umbria di Giacomo Rapi, Antonio Natale
Nell’ambito dell’attuazione della Fig. 1 - Esempio di applicazione del Dasymetric Mapping sul territorio umbro.
Direttiva Acque 2000/60/CE, ARPA Umbria ha effettuato nel 2015 la revisione dell’analisi delle pressioni antropiche gravanti sui corpi idrici superficiali e sotterranei, per l’aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque e la redazione dei nuovi Piani Distrettuali di Gestione. Tra le pressioni ambientali oggetto di analisi sono state considerate anche quelle di origine civile e industriale, principali fonti di carico puntuale. A tal fine il territorio regionale è stato discretizzato in celle di dimensioni 100x100m ed è stato sviluppato un algoritmo di calcolo dei carichi inquinanti a partire dalle informazioni contenute nel Catasto degli Scarichi della Regione Umbria. Attraverso il Model Builder sono stati quindi creati modelli di geoprocessing per la stima dei carichi alla scala di corpo idrico superficiale e sotterraneo. per il periodo 2017-2027.
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a Direttiva WFD (Water Framework Directive) 2000/60/CE, recepita nella normativa nazionale con il D.Lgs 152/2006 assegna un ruolo strategico alla conoscenza approfondita e aggiornata delle pressioni antropiche, indispensabile per la determinazione delle condizioni di rischio, la definizione di reti e programmi di monitoraggio e l’individuazione delle misure da attuare per garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale nei corpi idrici superficiali e sotterranei. L’analisi delle pressioni svolta nel territorio regionale si pone l’obiettivo di ottemperare agli obblighi di aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque (PTA), anche al fine di consentire l’aggiornamento dei Piani di Gestione dei Distretto Idrografici di appartenenza. In particolare ARPA Umbria, soggetto regionale preposto all’esecuzione del monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotterranei, ha dato avvio al secondo ciclo di monitoraggio ai sensi del D.Lgs 152/2006. In questo contesto si rende necessario definire, per ogni corpo idrico, i livelli di pressione e di rischio effettivamente presenti, al fine di definire i nuovi programmi di monitoraggio.
Le pressioni esercitate dal sistema fognario depurativo urbano, nonché dagli scarichi di attività produttive, costituiscono una delle principali cause di criticità ambientale per i corpi idrici superficiali e sotterranei. É stato necessario quindi sviluppare una metodologia di analisi: 4che consentisse di ricostruire con grande dettaglio l’entità e la distribuzione sul territorio delle pressioni antropiche legate agli scarichi di acque reflue di origine domestica ed industriale 4che fosse riproducibile con frequenza coerente con gli obblighi derivanti dall’attuazione della WFD (almeno 1 volta ogni 6 anni), della Direttiva Nitrati (almeno 1 volta ogni 4 anni) e delle altre norme di settore 4che fosse confrontabile con l’analisi effettuata nel PTA del 2009. Aspetti metodologici
Nei paragrafi successivi viene presentata la metodologia adottata per : 4l’analisi della distribuzione della popolazione sul territorio regionale, 4la ricostruzione del sistema fognario depurativo.
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4la definizione della geometria degli agglomerati, 4il calcolo dei carichi puntuali. Ai fini della modellazione, l’intero territorio regionale è stato diviso in celle di un ettaro (100x100 m) con codifica univoca. In questo modo ogni cella eredita le informazioni degli oggetti (abitazioni, depuratori di acque reflue urbane, scarichi industriali, ecc.) che intersecano la sua area. L’approccio è quello della modellazione raster, metodologia di analisi spaziale realizzata in ambiente GIS (Sistemi Informativi Geografici). Ricostruzione della distribuzione della popolazione sul territorio regionale
Nel precedente PTA (2009) l’analisi della distribuzione della popolazione sul territorio regionale era stata effettuata utilizzando come base informativa il dato del Censimento ISTAT 2001 disponibile a scala di sezione censuaria. L’intersezione con gli strati informativi del sistema fognario-depurativo (aree servite da fognatura, collettori fognatori,…) aveva permesso di definire le informazioni di copertura fognaria e depurativa della popolazione, seppur con limiti evidenti: tale metodo, in condizioni di elevata densità abitativa, risultava aderente alla
realtà, mentre in altre situazioni, dove la popolazione non era equamente distribuita nella sezione censuaria (es. sezioni definite “case sparse” dall’ISTAT), restituiva risultati scarsamente affidabili. Per ovviare a questa scarsa accuratezza tematica, nel nuovo PTA è stata introdotta la tecnica del Dasymetric Mapping, attraverso la quale il dato riferito ad una superficie vasta o arbitraria viene distribuito in modo più accurato all’interno di essa attraverso la sovrapposizione di confini geografici che escludono, limitano o confinano il dato stesso. L’assunto di questa tecnica per la modellazione intrapresa è molto semplice: è più probabile che la popolazione sia concentrata nelle aree edificate ed in modo direttamente proporzionale al volume degli edifici ad uso abitativo. In questo modo è stato possibile distribuire la popolazione di ciascuna sezione di censimento sul volume dell’edificato con uso principale “civile abitazione” presente all’interno di essa. L’informazione relativa all’uso è stata ricavata a partire da due fonti: Catasto Terreni e Fabbricati (CTF) ed Ecografico Catastale (EC) della Regione Umbria. Per quanto riguarda le informazioni sul numero di abitanti, il dato ISTAT 2001, unico di-
Fig. 2 - Carico puntuale espresso in Abitanti Equivalenti sversati nei sottobacini umbri.
sponibile per completezza delle variabili, è stato corretto poi sull’andamento intercensimento. Il dato di popolazione così calcolato è stato infine riportato a scala di cella. Ricostruzione del sistema fognario depurativo
Anche le informazioni sul sistema fognario-depurativo disponibili nel precedente PTA sono state aggiornate in coerenza con la modellazione adottata per la
Fig. 3 – Carico puntuale e diffuso sversato nei sottobacini dell’unità territoriale Nestore.
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stima della popolazione, utilizzando la divisione del territorio regionale in celle di un ettaro. In una prima fase, il perimetro delle aree servite da fognatura è stato modificato per tenere conto della presenza di scarichi di acque reflue industriali in fognatura o di collettori che non non ricadevano all’interno dell’area fognata. Al tracciato dei collettori fognari è stato applicato un buffer di 200 metri come previsto dalla normativa regionale DGR 424/2012. Ad ogni cella sono state associate quindi le informazioni sulla popolazione servita da fognatura e/o depurazione ivi presente e sull’eventuale impianto di depurazione civile collegato. I dati sugli impianti di depurazione sono stati ricavati attraverso un data fusion tra i dataset di origine (PTA 2009) e le informazioni più recenti inserite nel Catasto Integrato degli Scarichi (CIS) della Regione Umbria. L’adozione di questo modello di rappresentazione ha permesso di guidare e indirizzare i Gestori del Servizio Idrico Integrato e gli Ambiti Territoriali Integrati (ATI) nella risoluzione delle criticità informative emerse; in
questa seconda fase, infatti, è stata realizzata un’applicazione per permettere ai diretti interessati l’editing dell’informazione in modo diretto senza il supporto di operatori GIS, e per condividere gli aggiornamenti. Ricostruzione della geometria degli agglomerati urbani
La ricostruzione geometrica degli agglomerati si è basata sulla divisione del territorio in celle di un ettaro, in coerenza con la modellazione adottata durante le fasi di stima della popolazione e di ricostruzione del sistema fognario depurativo. In via preliminare, la definizione dei confini degli agglomerati è stata effettuata a partire dalle aree servite da fognatura, rispettando il vincolo dell’adiacenza, fino a comprendere le celle con presenza di popolazione intersecanti un buffer di 200 metri dall’area fognata. Sono state incluse nell’agglomerato anche quelle celle adiacenti che superano tale limite, ma solo nei casi di agglomerato “significativo”, così come valutato con ATI e Gestori. A questa prima perimetrazione è seguita una fase di verifica che ha coinvolto il personale tecnico di ATI e Gestori per la definizione precisa dei confini dell’agglomerato, che tenesse conto di eventuali accorpamenti o divisioni tra agglomerati già effettuati dal gestore stesso. Infine, l’intersezione spaziale con l’area servita da fognatura ha permesso di associare ad ogni cella dell’agglomerato le informazioni relative alla copertura fognaria e depurativa. Calcolo carichi industriali
Le informazioni necessarie al calcolo dei carichi industriali in corpo idrico sono state ricavate dal CIS, anche se è stato necessario risolvere preliminarmente
Fig. 4– Stato ecologico nei sottobacini dell’unità territoriale Nestore 44 GEOmedia n°2-2017
alcune problematiche relative al mancato o errato posizionamento degli scarichi (il CIS non è gestito spazialmente) o all’incompletezza di alcune informazioni (il popolamento di alcuni campi del CIS non è obbligatorio). Per il calcolo dei carichi industriali è stato elaborato uno specifico algoritmo che tiene conto dei volumi scaricati e delle concentrazioni di sostanze emesse. L’algoritmo si basa su diversi step di processamento che comprendono sia metodi rigorosi di stima diretta basata su dati misurati sia metodi di stima indiretti e più approssimati. Ad ogni step vengono processati solo gli scarichi rimanenti, fino a valorizzare tutti gli scarichi analizzati. È stata sviluppata un’applicazione in .NET per rendere il processo ripetibile. Questo ha permesso di iterare n volte e apportare continue modifiche e miglioramenti. La stima dei carichi sversati è stata utilizzata poi per diversi fini, in base al recapito dello scarico: il carico emesso dalle aziende che scaricano in corpo idrico superficiale o suolo è stato utilizzato per la valutazione del carico sversato a scala di corpo idrico superficiale o sotterraneo; il carico in fognatura ha contribuito invece al calcolo della consistenza nominale dell’agglomerato. Risultati
L’analisi effettuata ha permesso di ricostruire il quadro dei carichi da fonte puntuale, sia per quelli legati al sistema fognario depurativo degli agglomerati, sia per quelli al di fuori dell’agglomerato. I carichi derivanti dal sistema fognario depurativo degli agglomerati comprendono: 4il carico dei depuratori di
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acque reflue urbane 4il carico imputabile agli scaricatori di piena durante gli eventi meteorici 4il carico delle reti fognarie prive di impianto di depurazione terminale 4il carico delle frazioni prive di fognatura nell’agglomerato. I carichi esterni agli agglomerati sono invece associati alla popolazione residente nelle case sparse e alle attività produttive che recapitano i reflui in corpo idrico superficiale o su suolo. I carichi sversati da impianti di depurazione sono stati valutati mediante una stima che ha tenuto conto prioritariamente dei risultati delle analisi effettuate da ARPA sui reflui in uscita dagli impianti; in assenza di dato misurato, si è proceduto ad una stima del carico attraverso il confronto tra il carico in ingresso al depuratore e la potenzialità nominale dello stesso, tenendo conto del livello depurativo dell’impianto. Il carico sversato dagli scaricatori di piena è stato calcolato applicando una metodologia analoga a quella sviluppata nel PTA 2009: il metodo effettua una stima della massa totale di inquinante sversata dagli scaricatori in funzione della superficie urbana impermeabile a monte degli scaricatori stessi (ricostruita attraverso il Dasymetric Mapping), sulla base di una parametrizzazione conseguente a simulazioni compiute su alcuni bacini urbani sperimentali, per i quali sono disponibili misure di dettaglio. Per quanto riguarda i carichi sversati da reti fognarie non depurati, in Umbria risultano presenti circa 40.000 Abitanti Equivalenti (nel PTA 2009 erano circa 60.000) i cui scarichi in fognatura non subiscono alcun trattamento depurativo termi-
nale. Il carico sversato in corpo idrico superficiale è quindi pari a quello generato, ottenuto dal prodotto del numero degli abitanti equivalenti calcolati da Dasymetric Mapping, per i coefficienti di generazione disponibili in letteratura. I carichi sversati su suolo da fonti di tipo puntuale sono costituiti da due contributi: i carichi sversati dai residenti presenti nelle case sparse e quelli associati ai residenti in porzioni di agglomerato che risultano prive di rete fognaria. Per ambedue i contributi, ad ogni residente è stato attribuito un carico generato pro-capite definito mediante coefficienti di letteratura. A tali carichi generati sono stati poi applicati i coefficienti di abbattimento caratteristici di un impianto di primo livello, per tenere conto dei sistemi di abbattimento previsti per legge. Al carico sversato su suolo sono stati applicati ulteriori coefficienti di abbattimento per tenere conto dei processi di trasferimento dal suolo al reticolo di drenaggio. Di seguito si riporta una mappa che quantifica i carichi puntuali a scala di sottobacinO. Grazie alle analisi svolte in ambiente GIS, è stato possibile quantificare non solo i carichi sversati direttamente nel singolo corpo idrico (carico diretto), ma anche quelli provenienti dai corpi idrici che lo alimentano (carico complessivo). É il carico totale infatti che determina maggiormente la qualità ambientale dei corpi idrici. Nella figure seguenti vengono presentati ad esempio i risultati dei carichi complessivamente sversati nell’Unità Territoriale Nestore (in termini di Azoto Totale), sia come carichi diretti che come carichi complessivi (comprensivi del contributo del
bacino alimentante). Nella figura seguente si riporta la valutazione dello stato ecologico dei medesimi sottobacini, da cui si evince come la qualità dei corpi idrici sia fortemente legata alle pressioni che insistono su tutti i sottobacini contribuenti. In definitiva i risultati dell’aggiornamento dell’analisi delle pressioni, se messi a confronto con le elaborazioni effettuate per il PTA 2009, mostrano una generale contrazione dei carichi sversati da fonte puntuale. Tali differenze, oltre che dalla naturale evoluzione del territorio e dagli interventi di tutela ambientale effettuati nel periodo tra le due analisi, risentono probabilmente delle differenze nelle metodologie di analisi applicate. Risulterà molto più interessante valutare le variazioni future dei carichi, avendo in questa fase standardizzato le procedure di valutazione attraverso il GIS, per renderle affidabili e riproducibili nel tempo.
PAROLE CHIAVE Umbria; Fiumi; Laghi; Dasymetric Mapping; Analisi Pressioni Puntuali; Scarichi; Piano di Tutela delle Acque ABSTRACT As part of the implementation of the Water Framework Directive 2000/60/CE, ARPA Umbria performed in 2015 an anthropogenic pressures analysis on water bodies, in order to update the Umbria Region Water Bodies Protection Plan and the District Water Plans. Point source pressures, both civil and industrial, were analyzed. A complex methodology was developed, based on a matrix approach with a discretization of 100x100m grid and an algorithm to calculate the pollutant loads from the information available in the wastewaters database of Umbria region. Several geoprocessing models were created, with a Model Builder tool, allowed to estimate pollutant loads in surface waters and groundwaters. AUTORE Giacomo Rapi g.rapi@arpa.umbria.it Ingegnere per l’ambiente e il territorio, ARPA Umbria, Perugia, Antonio Natale a.natale@teamdev.it Geografo, TeamDev S.r.l., Collepepe (PG)
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AGENDA
5 - 8 September 2017 RSPSoc2017 - Annual Conference Earth and Planets: Making the most of our observations Londron (United Kingdom) www.geoforall.it/kw3ua 6 - 8 September 2017 Strasbuorg (France) INSPIRE 2017 Conference www.geoforall.it/kwaky 11 - 15 September 2017 56th Photogrammetric Week 2017 Stuttgart (Germany) www.geoforall.it/k9cwr 16 - 22 July 2017 Innsbruck Summer School of Alpine Research 2017 Close Range Sensing Techniques in Alpine Terrain Venue Obergurgl (Austria) www.geoforall.it/k9cwh 18 - 22 July 2017 FOSS4G-Europe 2017 Paris Marne-la-Vallée (France) www.geoforall.it/kw3u8
2 - 11August 2017 QGIS user conference, Hackfest, Developer meeting Copenhagen (Denmark) www.geoforall.it/kway6 4 - 7 September 2017 UAV-g 2017 International Conference on Unmanned Aerial Vehicles in Geomatics Bonn (Germany) www.geoforall.it/k9cwq
26 - 28 September 2017 INTERGEO 2017 Berlin (Germany) http://www.intergeo.de/ 27 - 29 September Digital,Design and Development Fair 2017 Hamburg (Germany) www.geoforall.it/kwawr 9-10 October 2017 EuroSDR / ISPRS Workshop
on "Oblique Aerial Cameras Sensors and Data Processing" Barcelona (Spain) www.geoforall.it/kwafq 17 - 19 October 2017 TECHNOLOGY for ALL 2017 Rome (Italy) www.technologyforall.it 23 - 25 November 2017 12th International Conference on NonDestructive Investigations and Microanalysis for the Diagnostics and Conservation of Cultural and Environmental Heritage (AIPnD) Turin (Italy) www.aipnd.it 16-19 January 2018 Geospatial World Forum Hyderabad (India) www.geoforall.it/kwacw 6 – 11 May 2018 FIG Congress Istanbul (Turkey) www.geoforall.it/k9cwx
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