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from Azimut n. 2/2022
Il fotovoltaico passato, presente, futuro
Un grande ostacolo alla diffusione del fotovoltaico è rappresentato dall’iter autorizzativo. Per un impianto di medie grandi dimensioni sono molti gli enti coinvolti, Comune, Provincia, Regione, Enti sovraordinati, Soprintendenze, ecc. Ognuno di essi, per legittimare il proprio ruolo, contribuisce ad un appesantimento burocratico.
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Ingegnere Sandro Antonelli
Laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi di Ancona con la votazione di 110 e lode /110, conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere ed è iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ancona. Nel settembre 2008 fonda con il collega Ing. Alberto Binci, la AB ENGINEERING S.r.l., società di ingegneria.
La drammatica situazione generata dalla guerra in Ucraina ha acceso i riflettori sull’urgente necessità di ripensare al sistema energetico italiano, per motivi etici, economici e di sicurezza nazionale. Se si considera che fino a qualche settimana fa, l’Italia importava dalla Russia circa il 40% del gas utilizzato, si comprende che aumentare le estrazioni delle scarse risorse di gas nazionale o puntare all’incremento delle importazioni da altri paesi, non è sufficiente per ridurre nell’immediato le bollette di famiglie e imprese italiane. L’attuale situazione è il risultato della politica energetica adottata dai governi degli ultimi anni, che non hanno realmente intrapreso una vera transizione energetica a favore delle rinnovabili, unica soluzione immediatamente disponibile per produrre energia pulita e a costi accessibili. Va inoltre detto che tra le rinnovabili, il fotovoltaico è la tecnologia economicamente più conveniente, quella che più di altre può garantire nuova potenza in tempi brevi e, grazie agli accumuli, continuità nelle forniture di energia. Nonostante queste evidenze, secondo alcuni studi di settore, fino ad oggi in Italia si è installato sei volte meno che in Germania, quattro volte meno che in Spagna, tre volte meno di Olanda e Polonia. Per comprendere le motivazioni di questo ritardo dobbiamo tornare al 2004, quando il settore del fotovoltaico era in Italia uno tra i meno sviluppati al mondo, pur potendo il nostro paese, proprio per la sua posizione ed il suo clima, trarre il maggior vantaggio dall’utilizzo dell’energia solare.
Con l’introduzione del primo conto energia le cose hanno cominciato a cambiare. Questo programma che aveva lo scopo di incentivare la diffusione del fotovoltaico attraverso ricompense economiche e sgravi fiscali, è stato ideato a livello europeo e poi introdotto nei paesi membri della comunità in maniera personalizzata. Ma mentre nelle altre nazioni lo sviluppo è stato costante, in Italia molti ostacoli hanno rallentato la diffusione della tecnologia fotovoltaica. Prima fra tutte l’evoluzione della normativa di settore che ha visto la transizione dal primo conto energia nel 2005 fino al quinto nel 2013 con una progressiva riduzione degli incentivi e dei vantaggi economici legati alla produzione. Questa variazione normativa ha generato negli anni una continua corsa contro il tempo e forti speculazioni legate al reperimento dei componenti principali degli impianti. Inoltre, con l’introduzione del c.d. decreto spalma incentivi, a partire da gennaio 2015, che ha modificato retroattivamente i contratti in essere rideterminando e riducendo le tariffe incentivanti degli impianti fotovoltaici con capacità superiore a 200 kW, molti investitori privati hanno perso fiducia nello Stato italiano e hanno preferito spostare i propri capitali verso paesi più affidabili. Anche i recenti interventi messi in campo dall’attuale governo per contrastare il caro energia, ovvero il DL del 27.01.2022 e DL del 25.02.2022, non solo non hanno ottenuto i risultati ttesi, come è facilmente verificabile dai livelli raggiunti dalle ultime bollette, ma paradossalmente sembrano tutelare il gas, ostacolando lo sviluppo delle rinnovabili, come dimostrato dal prelievo dei ricavi provenienti dalla vendita di energia applicato solo alle fonti rinnovabili e non alle fossili. Per certi versi è accaduto nel fotovoltaico quello che oggi sta accadendo in edilizia con il c.d. Superbonus, ovvero la misura di incentivazione introdotta con il nobile obbiettivo di rendere più efficienti e sicure le abitazioni degli italiani. Anche in questo caso, tale misura che ha avuto un ruolo fondamentale per la ripartenza del settore edilizio dopo il fermo dovuto al ovid, è stata oggetto di numerose e continue modifiche normative tanto che ormai è difficile fornire un quadro aggiornato della complessa sovrapposizione di leggi, decreti e regolamenti su cui si basa l’incentivo fiscale. Viene proprio da dire che nel nostro paese “c’è una burocrazia che alimenta sé stessa”. Per tornare al fotovoltaico, e rimanendo in tema di burocrazia, un altro grande ostacolo alla sua diffusione è rappresentato dall’iter autorizzativo. Per un impianto di medie grandi dimensioni sono molti gli enti coinvolti, Comune, Provincia, Regione, Enti sovraordinati, Soprintendenze, ecc. Ognuno di essi, per legittimare il proprio ruolo, contribuisce ad un appesantimento burocratico rendendo estremamente difficile ottenere le autorizzazioni che se concesse arrivano sempre in ritardo rispetto al piano di realizzazione dell’opera. Molti progetti sono pronti, ma fino ad oggi non c’è stata la volontà di sbloccare le relative autorizzazioni. Per gli impianti di piccole dimensioni, con installazione su copertura, le cose vanno un po' meglio ma a patto che la realizzazione non capiti in zona soggetta al parere della Soprintendenza. In tal caso, bisogna affidarsi alla buona sorte per avere un parere che non sia contrario. Infatti, pur trovandoci in una situazione di emergenza per il clima, per la guerra, per la dipendenza energetica, sembra che nel nostro paese ci siano alcuni Enti dove la vita scorre tranquilla, indifferente alle difficoltà del momento. E cosi non ci dobbiamo stupire se alla richiesta di realizzazione di un impianto fotovoltaico per uso domestico (3kWp), da realizzare sulla copertura di una villetta unifamiliare, il soprintendente di turno fornisca parere negativo a causa dell’impatto visivo che l’impianto (composto
da appena 8/10 moduli) può generare o, che è ancor peggio, parere favorevole a patto che i moduli abbiano cornice e vetro dello stesso colore dei coppi o che vengano installati sulla falda meno visibile, indipendentemente dal fatto che la stessa sia esposta a nord. Considerando tutto ciò viene da pensare che ci sia un’avversione preconcetta verso il fotovoltaico. Infatti è possibile trovare sul mercato moduli “colorati” ma l’efficienza, il costo e i tempi di reperimento ne rendono poco efficace, se non addirittura sconveniente, la loro installazione, così come il posizionamento sulla falda a nord priva del necessario irraggiamento solare.
Altro ostacolo alla diffusione del fotovoltaico è spesso rappresentato dall’impossibilità di connettere i nuovi impianti alla rete elettrica nazionale che negli ultimi anni non ha subito un vero adeguamento o potenziamento a causa degli scarsi investimenti fatti. Per le richieste di connessione di nuovi impianti fotovoltaici sono sempre più frequenti le risposte dei gestori di rete, nelle quali si pongono limitazioni circa la potenza che può essere immessa o addirittura con esito negativo. E questo vale non solo per impianti di media grande dimensione ma anche per gli impianti domestici che in molti comuni non vengono più connessi se di potenza superiore ai 3 kW. Tuttavia se si considera la situazione energetica in atto, risulta ormai necessaria la trasformazione e l’adeguamento della rete elettrica nazionale con interventi e investimenti che consentano la piena integrazione delle rinnovabili, sempre più diffuse, in modo che sia al tempo stesso garantita un’adeguata sicurezza e flessibilità del sistema. Infatti il clima di incertezza e di timore, generato dall’attuale situazione internazionale ha fatto emergere con maggior forza la necessità se non addirittura l’urgenza di puntare ancor più sulle rinnovabili. Una svolta in tal senso potrebbe determinarla l’entrata in vigore del DL 17/2022 anche detto Decreto Energia. Con esso vengono introdotte tutta una serie di semplificazioni per la realizzazione degli impianti fotovoltaici anche di grandi dimensioni, se localizzati in area a destinazione industriale, produttiva o commerciale nonché in discariche o lotti di discarica chiusi e ripristinati. Si potrebbe fare un passo avanti per migliorare nel nostro paese il trend di crescita dell’installazione del fotovoltaico a patto però che non si sovrappongano poi norme o regolamenti successivamente emanati che riducano la portata del suddetto dispositivo normativo. Gli sforzi che si stanno facendo negli ultimi tempi per agevolare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in genere e del fotovoltaico in particolare, benché stimolati dalla situazione internazionale, sono di certo apprezzabili ma devono essere accompagnati da un cambio culturale che renda realmente consapevoli dell’importanza che tali fonti assumono nella programmazione futura del sistema energetico nazionale.