Amelia - anteprima

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AMELIA AMELIA

L’avventuroso volo di un’arvicola intorno al mondo

Le grandi avventure spesso iniziano da piccole cose…

Dieci anni or sono, anche l’avventura di un topo intitolata Lindbergh è nata da una piccola cosa, da un’idea. Dopo aver incontrato dei pipistrelli, un topo decise infatti di imparare a volare. Grazie all’aeroplano di sua invenzione, voleva sfuggire agli umani, ai gatti e soprattutto alle trappole per topi presenti in ogni dove. Per farlo, riuscì in qualcosa di impensabile: sorvolò l’Atlantico a bordo di un velivolo traballante. È probabile che questa impresa pionieristica del topo abbia a sua volta ispirato quella di un aviatore umano che ha osato trasvolare lo stesso oceano. Il resto è storia dell’aviazione.

Con l’idea di insegnare a un topo a volare, però, anche un autore e illustratore alle prime armi aveva cominciato un’avventura. Fin dall’inizio, aveva stabilito che un topo era il personaggio perfetto e quindi si era domandato: “Se i topi sgraffignano cose alle persone, non potrebbero rubare anche dei pezzi per costruire una macchina volante? E se maneggiassero con le loro zampette anche degli attrezzi?” Il suo primo libro per bambini su un topo volante permise al giovane artista non solo di concludere i suoi studi, ma – con sua grande sorpresa –di iniziare una vera e propria carriera nel campo dell’illustrazione.

Lindbergh è uscito nel 2014 in Germania e poi è partito per il mondo. La prima grande avventura del topo ora può essere letta in più di trenta lingue.

Dopo la storia del topo aviatore, è arrivata quella di un viaggio sulla Luna, poi di un viaggio subacqueo e persino di uno attraverso il tempo. Sono stati dieci anni avventurosi. L’inventore di queste storie si può ora dedicare interamente al narrare, disegnare e dipingere albi illustrati e, a volte, può girare per il mondo con i suoi topi.

A proposito di giro del mondo: questo decennale, il 2024, è una splendida occasione per ritornare ai primordi della serie e narrare un capitolo ancora sconosciuto della storia topesca dell’aviazione. C’è da chiedersi se, a parte la prima trasvolata dell’Atlantico, non vi siano state altre imprese pionieristiche da imputarsi a topi e se anche dietro la storia della famosa aviatrice e sostenitrice dei diritti delle donne Amelia Earhart non si nasconda, magari, quella di una piccola arvicola di cui nessuno ha mai parlato.

Il cronista dei topi

AMELIA

Titolo originale “Earhart – Der abenteuerliche Flug einer Wühlmaus um die Welt” scritto e illustrato da Torben Kuhlmann

Traduzione dal tedesco di Anna Patrucco Becchi

© 2024 NordSüd Verlag AG, Zürich/Switzerland

© 2024 orecchio acerbo s.r.l.

Viale Aurelio Saffi, 54

00152 Roma

www.orecchioacerbo.com

Finito di stampare nel mese di novembre 2024 presso Livonia Print (Lettonia)

AMELIA

L’avventuroso volo di un’arvicola intorno al mondo

Tradotto dal tedesco da Anna Patrucco Becchi

Sotto terra

Le arvicole vivevano nei cunicoli sotto un orto. Un topo, che non era però un’arvicola, scese in profondità per una rampa tortuosa dai gradini di legno. Si reggeva su un bastone e portava una cesta sulle spalle. Era tutto chino sotto il peso e nell’oscurità faceva piccoli passi cauti. Dopo poco, raggiunse una galleria orizzontale. Un paio di metri più in là, il topo si ritrovò in una caverna illuminata. Ovunque brulicavano dei batuffoli di pelo grigiobruno. Dal soffitto pendevano tuberi e radici e contro le pareti erano appoggiati pale e picconi. Il topo osservò quel viavai sotterraneo, prese un attimo fiato e poi entrò in una galleria laterale un po’ nascosta.

Nel laboratorio

Il topo posò la cesta pesante e tirò un sospiro di sollievo. Nel piccolo laboratorio

faceva caldo e c’era odore di foglie bruciate e semi tostati. Liberatosi dal peso sulle spalle, si allungò e si stiracchiò con piacere. E per poco non toccò il soffitto, perché come topo di superficie Humphrey era ben più grande di qualsiasi arvicola.

«Che follia vivere così in profondità…» mormorò fra sé e sé. Dopo una breve pausa, esclamò più forte: «Buongiorno!»

Al suono della voce tonante di Humphrey, la piccola arvicola nell’angolo della stanza trasalì. Dallo spavento, alcuni fogli le caddero in terra.

«Oh… ehi, che bello vederti, Humphrey!» disse appena si fu ripresa.

«Ho un nuovo carico per te!» rispose lui con un sorriso, indicando fiero la propria cesta strapiena. Un attimo dopo, il contenuto era sparso sul pavimento. Un guazzabuglio delle cose più disparate, tutte rubate agli umani: viti, ingranaggi, fili di ferro. Dopotutto, lei era un’inventrice e potevano tornarle utili per il suo lavoro. Nel tempo aveva costruito per le altre arvicole tantissime macchine: ruspe, trivelle da sabbia e scavatrici cingolate.

Per i suoi progetti e i suoi schizzi, l’inventrice aveva costante bisogno di carta. Per fortuna, tra la merce consegnata c’erano anche alcuni fogli. Come sempre, da un lato erano già stampati o scritti tutti a mano. Stavolta però, su uno dei fogli giallastri, c’era anche qualcos’altro: contornata da un bordo frastagliato, accanto a un timbro, c’era raffigurata una cosa simile a un gigantesco gatto.

L’ufficio postale

I due curiosarono fra una pila di buste. Su tutte erano incollate delle figurine dai bordi frastagliati. Accanto c’erano parole e numeri in calligrafia umana.

Questo era l’ultimo posto in cui Humphrey aveva riempito la sua cesta e la piccola arvicola aveva insistito affinché lui ce la accompagnasse. La strada per arrivare in città fu già di per sé un’avventura, perché la piccola arvicola non si era mai allontanata tanto dalla propria casa.

Finora il suo mondo era stato solo quello dei cunicoli sotterranei e dell’orto che li sovrastava: un rettangolo perfetto con un’alta staccionata intorno. L’unica minaccia erano i gatti randagi, dai quali bisognava stare in guardia il più possibile.

Ma come se la sarebbe cavata con un gatto gigantesco del genere? Esistevano sul serio animali così o erano soltanto frutto dell’immaginazione, personaggi di storie dell’orrore che i topi si raccontavano intorno a un falò?

SEGUE…

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