BRU I L
B A M B I N O
© 2012 Nadia Terranova (testo) © 2012 Ofra Amit (illustrazioni) © 2012 orecchio acerbo s.r.l. viale Aurelio Saffi, 54 · 00152 Roma
www.orecchioacerbo.com Grafica orecchio acerbo
C H E
I M P A R Ò
A
V O L A R E
UNO un racconto di Nadia Terranova
illustrato da Ofra Amit
orecchio
acerbo
Bruno era un bambino indaffarato. Anche se la testa greve gli rallentava il correre sobbalzando a ogni passo, lui trottava tutto il giorno per salvare il padre dai guai in cui si cacciava con le sue metamorfosi improvvise. Colpa di Adela, governante troppo zelante, spaventata dalle continue apparizioni che infestavano casa Schulz.
Una volta Adela urlò spaventata e spinse fuori dalla finestra un uccello dalle zampe enormi e dal piumaggio variopinto.
Bruno riuscì a far rientrare di soppiatto quell'innocuo rapace.
Un’altra volta, nello studio, il battipanni di Adela stava per abbattersi su un piccolo ragno in vertiginosa scalata sulla libreria
ma Bruno intervenne miracolosamente un attimo prima che si consumasse l’irreparabile.
Un’altra volta ancora la governante si mise a inveire contro un fiero pompiere di rosso vestito, fermo al centro del salotto. Quello si fece beffe dei rimproveri di Adela, strizzò l’occhio alla testa di Bruno e volò fuori dal balcone atterrando su un lenzuolo magico.
Il pompiere era il ragno, era l'uccello colorato.
Era stato anche un libro segreto, uno scarafaggio chiazzato, uno scampolo di stoffa ricamata, un fiore assolato.
Però rimaneva sempre Jakob, il padre di Bruno.
Secondo Jakob Schulz la materia pullulava di vita, bisognava solo stanarla e forgiarla. Jakob si mischiava e si impastava con il mondo per guardare tutto con occhi nuovi e diventare ogni volta un po’ meno se stesso.
Bruno spiava le instancabili gesta di suo padre e si chiedeva come fare a imitarlo. Non aveva gambe svelte né arguzia accesa né occhi mutevoli. Era troppo timido e troppo piccolo. Soprattutto, Bruno portava con sé l’imbarazzo di una testa grossa che gli avrebbe reso impossibile il volo di un uccello, il rapido passo di un ragno, la destrezza di un pompiere.
Quando non era impegnato in una delle sue straordinarie mutazioni, Jakob lavorava nella sua bottega dal parquet color cannella, una bottega di tessuti, nella comunità ebraica della cittadina di Drohobycz, in Polonia. In giacca e cravatta dietro al bancone, mentre discuteva con i commessi e i clienti, poteva essere scambiato per un commerciante irreprensibile, ma poi bastavano un dettaglio sopito o una curiosità imprevista perché abbandonasse di nuovo la noia quotidiana.
E Bruno tornava a fare i conti con un’altra sparizione.
Un giorno Jakob non tornò più. Bruno lo cercò nelle scritte complicate dei suoi libri preferiti e fra i tessuti pregiati del suo negozio. Spiò volatili, mammiferi e insetti, interrogò una a una le facce del corpo dei pompieri, sospettò di Adela e perfino della mamma.
NIENTE. NULLA. IL VUOTO. Jakob aveva tirato al mondo un altro scherzo, stavolta il più esagerato.