pulci nell’orecchio
Il Natale di unnelbambinoGalles
Dylan Thomas illustrazioni Fabian Negrin
traduzione di riccardo duranti
pulci nell’orecchio Serie a cura di Fabian Negrin
Grafica: orecchio acerbo
Titolo originale: A Child’s Christmas In Wales, 1952 Traduzione dall’inglese di Riccardo Duranti © 2022 orecchio acerbo s.r.l. viale Aurelio Saffi, 54 · 00152 Roma www.orecchioacerbo.com
Stampa: Arti Grafiche La Moderna, Guidonia Finito di stampare nel mese di settembre 2022
Text copyright © 1954 by New Directions. Published under an Agreement with New Directions Publishing.
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Ormai i Natali di quegli anni dietro l’angolo della città sul mare si somigliano tutti e sono privi di suoni tranne le voci che a volte sento discutere un attimo prima di addormentarmi, al punto che neanche mi ricordo più se era nevicato per sei giorni e sei notti quando avevo dodici anni, oppure per dodici giorni e dodici notti quando avevo sei anni.
Tutti i Natali rotolano giù verso il mare dalle due lingue, come una luna fredda e impetuosa che si getta
a capofitto dal cielo che era la nostra strada: e si fermano sull’orlo delle onde bordate di ghiaccio che gelano i pesci e io tuffo le mani nella neve e tiro fuori quello che trovo. Infilo la mano in quella palla di Feste bianco-lana dal-suono-di-campana che sull’orlo del mare canta-inninatalizi, e ne esce il signor Prothero e i Erapompieri.ilpomeriggio della Vigilia e me ne stavo nel giardino della signora Prothero, insieme a suo figlio Jim, in attesa dei gatti. Nevicava. Nevicava sempre, a Natale. Nei miei ricordi, dicembre è bianco come la Lapponia, però senza renne. Ma c’erano i gatti. Pazienti, infreddoliti e dal cuore incallito, con le mani protette da calzini, aspettavamo per bersagliare i gatti con le palle di
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neve. Sinuosi e lunghi come giaguari, orrendamente baffuti, ringhiosi e sputacchianti, s’aggiravano furtivi e di soppiatto in cima ai muretti bianchi dei cortili sul retro, mentre i cacciatori dall’occhio-di-lince, io e Jim, esperti di trappole in berretti di pelliccia e mocassini della Baia di Hudson, passando per la strada di Mumbles, lanciavamo le nostre fatali palle di neve mirando al verde dei loro occhi. I gatti saggi non si facevano mai vedere. Eravamo talmente immobili, tiratori scelti artici dai piedi eschimesi immersi nell’ovattato silenzio delle nevi eterne – eterne almeno dal mercoledì prima – che non sentimmo nemmeno il primo urlo della signora Prothero alzarsi dal suo iglù in fondo al giardino. O, se lo sen -
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timmo, per noi era il lontano grido di sfida del nostro nemico e della nostra preda, il gatto polare del vicino. Ma ben presto la voce diventò sempre più forte.
«Al fuoco!» urlò la signora Prothero e si mise a battere il gong della cena.
E allora corremmo per tutto il giardino verso la casa, le braccia cariche di palle di neve; e in effetti dalla sala da pranzo uscivano volute di fumo e il gong rimbombava senza posa, mentre la signora Prothero annunciava disastri neanche fosse il banditore pubblico di Pompei. Era meglio di avere tutti i gatti gallesi in fila in cima al muretto. Ci precipitammo in casa, carichi di palle di neve, ma ci fermammo sulla soglia della stanza piena di fumo.
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«Chiamate i pompieri» gridava la signora Prothero mentre continuava a suonare il gong. «Non ci saranno!» diceva il signor Prothero. «È Natale.»
E allora gettammo tutte le nostre palle di neve contro il fumo – mi sa che il signor Prothero non lo colpimmo –
Non si vedevano fiamme, solo nuvole di fumo e il signor Prothero in piedi in mezzo a loro, sventolando la pantofola come un direttore d’orchestra. «Fate qualcosa» ordinò.
Qualcosa stava bruciando di sicuro; magari era il signor Prothero, che dopo pranzo schiacciava un pisolino proprio lì, coprendosi la faccia con il giornale. Invece, lo trovammo in piedi in mezzo alla stanza che brontolava: «Proprio un bel Natale!» e sventolava una pantofola contro il fumo.
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poi uscimmo di corsa dalla casa per andare alla cabina del telefono. «Chiamiamo pure la polizia» suggerì Jim. «E l’ambulanza. E anche Ernie Jenkins, a lui gli incendi piacciono Allatanto.»fine, però, chiamammo solo i pompieri e ben presto arrivò l’autocisterna e tre omoni con gli elmetti in testa che portarono un grosso idrante dentro casa; il signor Prothero fece appena in tempo a uscire prima che lo aprissero. Nessuno poteva aver avuto una Vigilia di Natale più rumorosa. E quando i pompieri chiusero l’idrante e rimasero impalati nella stanza bagnata e affumicata, la zia di Jim, la signorina Prothero scese al piano di sotto e li fissò. Io e Jim aspettammo in gran silenzio per sentire cosa avrebbe detto loro. Lei
diceva sempre la cosa giusta. Guardò bene i tre pompieri alti con i loro elmetti scintillanti in piedi tra il fumo, la cenere e le palle di neve che si scioglievano e disse: «Volete qualcosa da leggere?»