Kevin e i merli

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KEVIN E I MERLI

DAVID ALMOND illustrazioni di P. J. LYNCH

Una splendida leggenda irlandese, narrata infinite volte, parla di San Kevin. Un merlo fa il nido fra le sue mani e vi depone un uovo; l’uovo si schiude e il merlotto vola via. Nel mio racconto, Kevin non è un santo che fa miracoli arcani o soffre il martirio. È un ragazzo del tutto normale che ama questo mondo e tutte le creature della natura. È gentile e coraggioso, proprio la persona di cui abbiamo bisogno oggi che la vanità del genere umano e l’abuso del potere hanno fatto danni tremendi al mondo naturale. Kevin accoglie una cosa molto delicata, molto vulnerabile. Se ne prende cura e la aiuta a farsi forte e a crescere. La ospita, la protegge, la nutre, e poi la lascia libera – segno di amore vero. David Almond

Per Catherine e Linda ˜ D. A.

Per il mio saggio, spiritoso, brillante amico, Anthony Collins. E con particolari ringraziamenti a Michael, Gráinne, Ben e Sam. ˜ P. J. L.

© 2024 David Almond (testo) · © 2024 P. J. Lynch (illustrazioni) · Published by arrangement with Walker Books Ltd, 87 Vauxhall Walk, London SE11 5HJ · All rights reserved · © 2024 orecchio acerbo s.r.l. - viale Aurelio Saffi 54, 00152 Roma www.orecchioacerbo.com

· Titolo originale Kevin and the Blackbirds · Traduzione dall’inglese di Damiano Abeni Stampato in Cina nel rispetto delle norme internazionali sul lavoro · Finito di stampare nel mese di ottobre 2024

KEVIN E I MERLI

DAVID ALMOND illustrazioni di P. J. LYNCH traduzione di DAMIANO ABENI

Racconto avvenimenti accaduti in tempi remoti.

C’era un ragazzo di nome Kevin, i cui genitori erano molto poveri.

Lo portarono a un monastero.

«Lo amiamo con tutto il cuore» dissero, «ma non siamo in grado di prendercene cura.

Potreste farlo voi per un po’?»

I monaci acconsentirono.

«Quando i tempi saranno migliori, torneremo, Kevin. E tu tornerai a casa con noi.»

Kevin serviva a tavola. Accendeva le lanterne nella cappella.

I monaci gli insegnarono a leggere.

Gli insegnarono i canti sacri e le preghiere.

Kevin era felice, ma aveva nostalgia di casa sua e dei genitori.

Ogni giorno sperava di vederli tornare.

Una volta sbrigate le faccende, Kevin vagava nei boschi e nei prati che circondavano le mura del monastero.

Fece amicizia con la volpe, il cervo, la lepre, il topo e tutti gli uccelli, che avevano imparato a conoscerlo. Lo vedevano come uno di loro.

Correva e cantava insieme a loro.

Era felice là fuori con gli amici selvatici, nella libertà dei prati e dei boschi, e dell’aria.

Si sentiva a casa.

Ma con il passare del tempo, i monaci cominciarono a dirgli che doveva cambiare.

«Adesso che sei più grandicello dovresti passare un po’ più di tempo qui nel monastero, Kevin. Dovresti pregare, dovresti chinare il capo e stare quieto e in silenzio.»

Lo condussero in una piccola camera, dove c’erano un letto duro e una finestrella stretta.

«È arrivato il momento di lasciare i tuoi amici selvatici, Kevin. Devi cominciare a crescere.»

Kevin desiderava ardentemente la luce e la vita del mondo. Desiderava ardentemente la sua casa e i suoi genitori.

Un giorno sporse le mani dalla finestra, verso la luce. Un merlo gli si posò sulle mani.

Kevin non si mosse. Il merlo volò via.

SEGUE…

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