l’estate dei tuffi
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SARA LUNDBERG
L’estate dei tuffi
SARA STRIDSBERG
La prima volta che siamo state qui gli alberi erano ancora morti ed era inverno. Ora l’estate è quasi finita. Quando lui finalmente arriva, io e Sabina abbiamo fatto a nuoto molti giri del mondo. Gli corro incontro e lo abbraccio forte. Sento il suo cuore che batte contro la mia testa. Dice: “Ora ce ne andiamo a casa, polpettina mia.” Penso che il mio papà è come gli alberi. D’inverno fa finta di essere morto. Poi, d’estate, risuscita.
SARA STRIDSBERG 9 788832 070910
SARA LUNDBERG
© 2022 Orecchio acerbo s.r.l. Viale Aurelio Saffi 54, 00152 Roma www.orecchioacerbo.com Titolo originale: “Dyksommar” Traduzione dallo svedese di Maria Valeria D’Avino © 2019 Sara Stridsberg (testo) © 2019 Sara Lundberg (illustrazioni) © 2019 Mirando Bok, Stockholm Italian edition published in agreement with Koja Agency The cost of this translation was defrayed by a subsidy from the Swedish Arts Council, gratefully acknowledged Stampa: Grafiche AZ (Verona) Finito di stampare nel mese di giugno 2022
SARA STRIDSBERG
SARA LUNDBERG
l’estate dei tuffi traduzione di Maria Valeria D’Avino
Un giorno quello che era il mio papà è scomparso all’improvviso. Come se qualcuno lo avesse ritagliato dal mondo. Nel suo solito posto al tavolo della colazione è rimasto un buco.
ONI L I U Q A I L F E S TA D E G
Eppure nell’album delle foto lui c’è ancora. Eccolo qui che gioca a tennis. E qui è a una festa, e ride. Le feste gli piacciono molto. Forse dovremmo organizzarne una per farlo tornare?
8 7 9 1 o r a f Al
I l r e del tennis
Solo molto più tardi scopro dove se n’è andato. Mi sa che lo sapevano tutti, tranne me.
Lui adesso è qui.
In una casa come tante altre, con le pareti, le porte e le finestre. Solo che qui le porte sono chiuse a chiave.
La casa è piena di angeli che vengono a vedere come sta. No, non vengono a prenderlo, controllano solo che stia bene sulla terra perché non se ne voli via.
«È tutto okay» dice lui. Le sue ali erano diventate troppo grandi e non poteva più volare. Io non sapevo nemmeno che le avesse, le ali. «Infatti non le ho» risponde. È questa la cosa più difficile adesso: le ali che pensava di avere non ci sono più.
«Guarirai?» gli domando. «Non lo so, Zoe.» «Non ti manca casa?» Lui ci pensa un po’ su. «A dire il vero non lo so, ho conosciuto tante persone fantastiche, qui.» «A me sembrano parecchio strane» dico io. Lui scoppia a ridere. Sono contenta quando ride. Perché in realtà è così triste che non ha più voglia di vivere.
SEGUE…