Franca Cavagnoli · Giovanni Emilio Cingolani
Beatrice vorrebbe vedere la bocca dell’Adda anche d’inverno. Lo deve chiedere al nonno: solo il nonno, oltre a lei, riesce a vedere l’airone che vola alto nella nebbia fitta che sale dal fiume.
Emozionante e indimenticabile, il racconto del tremore di una prima volta guidato dalla consapevolezza di una vita vissuta.
La bocca dell’Adda euro 16,00
9 788832 070927
Franca Cavagnoli · Giovanni Emilio Cingolani
A Milo che sotto l’acqua vede limpida la sabbia. F. C.
un racconto di Franca Cavagnoli illustrato da Giovanni Emilio Cingolani
Quando è in barca con suo fratello, ed è stanca di guardarsi intorno,
chiude gli occhi e ascolta il fiume.
Via via che si avvicinano al posto dove
l’Adda entra nel Po
il rumore cresce e si fa sempre più forte.
Allora suo fratello lancia la fune verso un ramo che si sporge, fa un nodo stretto e scendono dalla barca.
Più avanti l’acqua è troppo mossa, non si sa più se sono le acque dell’Adda che entrano nel Po o quelle del Po che risalgono nell’Adda.
Lì la corrente è vorticosa e fischia, pure d’estate, anche se le rive sono larghe e bianchissime e sabbiose, perché c’è poca acqua, solo qualche cespuglio e ciuffo d’erba qua e là. È troppo pericoloso avventurarsi con una barchetta verso la bocca dell’Adda, anche se a lei piacerebbe molto.
Deve accontentarsi di camminare lungo la riva, sulla sabbia, e poi salire sull’argine se vuole vedere quello spettacolo maestoso,
l’incontro fra i due fiumi.
Né lei né il fratello dicono una sola parola.
Si siedono a guardare:
i gorghi di schiuma bianca,
la sabbia bianca lungo le rive,
e, a quell’ora del giorno,
per la calura,
pure il cielo bianco.
Vorrebbe vedere la bocca dell’Adda anche d’inverno
e lo ha detto a suo fratello.
«Ma sei matta, Beatrice? Con quella nebbia non si vede niente» dice lui. Se la contraddice le viene voglia di piantarlo lì e di tornarsene a casa per conto suo. Non sa la strada, però, perché ci sono venuti sempre e solo in barca. E con tutta quell’erba alta potrebbe fare la fine di Euridice. Gliel’ha raccontata suo zio, quella storia.
La serpe la morde proprio in riva a un fiume ed Euridice poi scende in un posto con un nome che somiglia spaventosamente a quello dell’Adda, e questo non è un buon segno.
SEGUE…