"Per caso" - anteprima

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Natalie d’Arbeloff Gian Berto Vanni

Per caso

Per caso

© 2023 orecchio acerbo s.r.l.

Viale Aurelio Saffi 54, 00152 Roma

© Natalie d’Arbeloff 1952 (testo)

© Gian Berto Vanni 1952 (disegni)

Titolo originale: Accidentally

Grafica: oreccchio acerbo

Stampa: Grafiche AZ, Verona

Finito di stampare nel mese di febbraio 2023

Per caso

storia di Natalie d’Arbeloff • disegni di Gian Berto Vanni a cura di Ruggero Vanni

In principio, c’era pace sulla terra e pochissima gente.

A dire il vero c’era solo una famiglia, padre, madre e una figlia.

Come tutte le famiglie, avevano le loro incomprensioni. Quando erano arrabbiati, a volte gridavano, a volte rifiutavano di parlarsi per alcuni minuti, oppure ore, o forse anche giorni, se erano davvero arrabbiati. Ma non venivano mai e poi mai alle mani.

Un giorno, la bambina, probabilmente a sette anni nel nostro tempo, chissà quanti nel tempo delle caverne, uscì per una passeggiata nella foresta.

Non era andata molto lontano quando, per caso, inciampò in uno strano oggetto che stava per terra.

Sembrava un bastone, ma era diverso da qualsiasi bastone che avesse mai visto, enormemente lungo e spesso come il collo di un dinosauro.

Lo toccò con un dito, quasi aspettandosi che si muovesse, ma il grosso bastone rimase lì, duro come una roccia e altrettanto immobile.

La bambina era piccola ma molto forte, tuttavia non pensava di essere

così forte

da riuscire a sollevare quella cosa.

Ma non poté resistere all’impulso di provare. Sorprendentemente l’enorme bastone era leggero come una piuma.

La bambina poteva addirittura tenerlo in equilibrio sulle spalle. Sembrava un gigantesco sacco di nuvole, ma allo stesso tempo era solido.

Deliziata da questa scoperta, iniziò a giocare con il bastone. La cosa più divertente era farlo volteggiare sopra la testa in grandi cerchi, girandoci insieme.

Improvvisamente sentì un sordo

stump!

e qualcosa cadde ai suoi piedi.

Era un uccello, un grande uccello preistorico, di una specie che a quell’epoca esisteva ancora.

Era la specie preferita dalla bambina, perché aveva uno sguardo buffo e sorridente.

Ora era morto.

La bambina corse a cercare i suoi genitori, piangendo per tutto il tragitto.

Quando i genitori videro il grosso bastone, come era leggero e come aveva ucciso l’uccello, dissero: «Non piangere, non è colpa tua, è successo per caso. Ma questo bastone è un’arma e dobbiamo nasconderlo affinché non venga usato mai più».

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