Un giorno sbadato
Sara Lundberg
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www.orecchioacerbo.com
Titolo originale: Glömdagen
Traduzione dallo svedese di Maria Valeria D’Avino
Copyright © Sara Lundberg and Mirando Bok, Stockholm 2021
Italian edition published in agreement with Koja Agency
The cost of this translation was defrayed by a subsidy from the Swedish Arts Council, gratefully acknowledged
Stampa: Livonia Print (Lettonia)
Finito di stampare nel mese di maggio 2023
Sara Lundberg
Un giorno sbadato
traduzione di Maria Valeria D’Avino
«Svegliati!» dice la mamma.
«Oggi è il compleanno di Alma.»
«È oggi?» domanda Noa.
«Sì, me n’ero proprio scordata» dice la mamma. «Sbrigati!
La festa inizia alle due e dobbiamo ancora comprare il regalo.»
Quando ha fretta, la mamma si muove come un robot.
Sbuffa, corre e sbatacchia tutto.
«Cosa pensi che le farebbe piacere?» domanda al volo.
«Non lo so» dice Noa.
Non gli va per niente di andare alla festa, ci sarà tutta la classe e lui non gioca mai con Alma.
«Vi divertirete tantissimo» dice la mamma.
Noa fa più in fretta che può, ma è sempre troppo lento. La mamma lo aiuta e poi escono di corsa.
«Questo è bello, vero?»
Noa non è d’accordo. Nel negozio fa caldo. Si toglie la giacca mentre la mamma continua a cercare.
«Troppo caro» dice lei alla fine e prende Noa per mano.
Tirano avanti in fretta.
La mamma si ferma di botto e si gira a guardare Noa.
«La tua giacca!» dice. «Dov’è?»
«Non lo so.»
Di corsa tornano al negozio di vestiti e la giacca è lì.
«Cerca di stare attento alle tue cose» dice la mamma.
Entrano in un altro negozio. Uno di giocattoli.
Ci sono tante cose da guardare.
E loro guardano e guardano.
«Dobbiamo trovare per forza qualcosa.»
«Niente Barbie però» dice Noa quando la mamma comincia a indicare.
Non gli importa molto di cosa può volere Alma.
Praticamente non si conoscono.
Fosse per lui preferirebbe tornare a casa.
Vicino a uno specchio ci sono delle parrucche e dei diademi.
Noa se ne prova uno.
«Che forte!» dice la mamma.
«Prendiamo questo.»
La mamma paga. Noa porta il sacchetto.
«Ora dobbiamo correre a prendere l’autobus.»
La mamma si siede e riprende fiato. Abbraccia Noa, ma poi fa un salto.
«Il tuo berretto! Dov’è finito?»
Noa si tocca la testa.
«Non lo so» dice e si mette a piangere. Era il suo preferito.
La mamma preme il pulsante della fermata.
«Al massimo arriveremo un po’ in ritardo» dice.
Rifanno di corsa tutta la strada fino al negozio di giocattoli ed ecco lì il berretto, in mezzo ai diademi.
Noa è felicissimo, non lo perderà mai più. Non perderà più niente.