"Viaggi nel mio giardino" - anteprima

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Ho avuto la fortuna sfacciata di girare il mondo per trent’anni. Nel febbraio 2019, dopo un ennesimo viaggio in Cina, il desiderio di diventare più sedentario si è sostituito a quello di andarmene in giro per monti e per valli. Era da troppo tempo, infatti, che non prestavo più attenzione all’ambiente che mi circondava. Mi è venuta così l’idea di frequentare il mio giardino quasi a ogni ora di ogni giorno, come in una lunga spedizione destinata a durare oltre due anni, e dalla quale nasce questo taccuino di meraviglie. – N.J.

Viaggi nel mio giardino

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Nicolas Jolivot

Mentre ritrae il suo giardino e tutto ciò che lo abita, nel presente o nella memoria, Nicolas Jolivot introduce il lettore in una capsula del tempo. Risalendo al 1821, alle origini di un pezzo di terra appena delimitato e alla più remota memoria familiare, l’autore racconta in parallelo un anno di vita e di attività in quei luoghi plasmati dal moto perpetuo della natura e dallo spirito di chi ci è vissuto.

euro 33,00

9 788832 070934

Nicolas Jolivot



Viaggi nel mio giardino Illustrazioni, testo e impaginazione di

Nicolas Jolivot

traduzione di Francesca Lazzarato


Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros

Bambù comune Bambusa vulgaris


I

l mio più lontano ricordo del giardino risale alla prima infanzia. Ho tre o quattro anni, guardo il fiore sbocciato di un convolvolo. Il suo candore spicca ancora di più, sotto un cielo grigio, perché il muro che lo sostiene è coperto di edera scura. Sono sopraffatto dalla semplice bellezza della corolla, che mi procura il mio primo choc estetico e, con il suo calice a forma di bocca spalancata, sembra volermi confidare un segreto. Se un semplice fiore può incantarmi a tal punto, ho il presentimento che un'infinità di altre cose comuni sapranno rendermi felice. E se per provare un piacere intenso è sufficiente guardare, allora frugherò con lo sguardo dappertutto, in giardino, per la strada e oltre, se necessario. Estenderò il perimetro della scoperta a quello della mia regione natale, poi alla terra intera. Nel febbraio 2019, al ritorno da un ennesimo viaggio in Cina, ho sentito di aver raggiunto la mia quota massima di spostamenti. Avevo avuto la fortuna sfacciata di girare il mondo più o meno per trent'anni, senza particolari preoccupazioni e con grande gioia dei miei occhi. Era arrivato il momento di rallentare. Senza che me ne rendessi conto, il desiderio di una vita più sedentaria si era sostituito a quello di andare per monti e per valli. Conoscevo poco i nomi di piante e insetti, riconoscevo a stento il canto di tre o quattro uccelli comuni. Nel corso degli anni, la mente altrove, avevo finito per non prestare più attenzione all'ambiente che più mi era vicino. Dovevo rimediare. Nel marzo seguente ho cominciato a dedicarmi al giardino, con l'obiettivo di repertoriare tutto ciò che contiene. Dopo un mese di indagine, mi sono reso conto che il moto perpetuo della natura e l'infinitezza del minuscolo rendono il compito illusorio. Ho capito che il mio giardino di trecento metri quadri, per un osservatore attento, è vasto come la Cina. 3

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Così mi sono dato un obiettivo più ragionevole, quello di frequentarlo ogni giorno per due anni, quasi a ogni ora. Un confinamento volontario sostituito, talvolta, da confinamenti imposti che avrebbero trasformato questo recinto in un paradiso. Praticando l'arte dimenticata del camminare a quattro zampe per osservare gli insetti, o quella di appostarmi per lunghissimi minuti allo scopo di osservare gli uccelli, in un primo tempo non pensavo di condividere con altri quello che ognuno può fare nel proprio giardino, o, se non ne ha uno, in un parco o in un bosco. Non sono un botanico né un entomologo, e quando vedo con quale virtuosismo Albrecht Dürer ha dipinto ad acquarello La grande zolla, ho dei dubbi sulla mia competenza di disegnatore naturalista. Si dà il caso, tuttavia, che per una serie di eventi imprevisti io conosca questo giardino da sempre. Appartiene alla mia famiglia da più generazioni. Sono vissuto con le persone che lo hanno abitato prima di me, una situazione piuttosto rara in tempi di mobilità su tutti i fronti. Il giardino è una sorta di seconda pelle che mi ha indotto a narrarne la secolare peculiarità, mescolandovi i miei disegni della vita quotidiana. Questo giardino non ha niente di straordinario, somiglia a quello di chiunque altro. Non ha certo la pretesa di accogliere il pubblico in occasione di «Giardini aperti»! Per quanto riguarda l'orto, ha tutto da invidiare a quelli dei pensionati dal pollice verde del mio quartiere. Ha giusto il merito, mentre mi avvio all'autunno della vita, di rallegrare una quotidianità sempre più reclusa e di offrirmi in dono, giorno dopo giorno, la sua parte di rivelazioni. Continuo a pensare che il convolvolo in fiore è una delle cose più belle del mondo. Per due anni, alla luce delle ore in cui è sbocciato, gli ho prestato orecchio e ho finito per coglierne il sussurro. Non dispero di scoprire, un giorno, che cosa vuole dirmi da tanto e tanto tempo. 4

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avvertenze

u Questa losanga verde, posta davanti al nome di alcune piante, indica che sono spontanee. Ovvero che non hanno bisogno di nessuno per stabilirsi in giardino.

j Le immagini e i nomi delle piante spontanee che consumo non bastano a identificarle. Non bisogna mai mangiare piante che non si sono riconosciute con certezza.

j Il nome scientifico delle piante e degli animali è stato aggiunto sotto il nome comune, sia per la sua poesia sia per garanzia scientifica.

Gusci di nocciole

j Piume raccolte Remigante di piccione Remigante di cornacchia Timoniera di piccione

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Codibugnolo Aegithalos caudatus Su un ramo di fico.

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Valerianella Valerianella locusta

Mi limito a diserbare e lascio andare a seme una metà delle rosette perché si disseminino da sole, così la valerianella cresce ogni anno nello stesso punto e ci dà una gustosa insalata invernale.

Anche se il noce più vicino è a più di duecento metri dal mio terreno, scopro regolarmente gusci di noce portati dalle cornacchie.


gennaio

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tamattina, sotto un cielo uggioso, poto la bignonia e riunisco in fascine i rametti tagliati, per conservarli nel capanno della legna. L'estate prossima serviranno ad accendere i barbecue. Ad assistermi in questo compito ripetitivo è Jean-Noël. Fedele al suo territorio, che difende dall'intrusione dei congeneri maschi, è tornato il mese scorso e mi si appiccica da quando scendo in giardino, mi marca stretto nel caso zappi il terreno e dissotterri un verme. L'ho riconosciuto dal modo di guardarmi e

dalla macchia rossa sul petto, simile a una scollatura. E sembra che i luoghi gli siano così familiari! Dato che ci conosciamo già, che compare d'inverno e porta un nome composto, ho dato a questo pettirosso il nome di Jean-Noël. Troverà sul davanzale della finestra di cucina, ma solo in caso di gelo prolungato, briciole di pane e acqua tiepida nel coperchio di un barattolo. Per il resto del tempo se la sbroglierà benissimo da solo, nonostante le sue ripetute sollecitazioni.

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Jean-Noël

Pettirosso Erithacus rubecula


Ortensia Hydrangea macrophylla

Alcune cimici verdi svernano all'interno delle infiorescenze secche. Nella stagione invernale hanno l'opportuna capacità di cambiare colore e assumere una tinta bronzea. Vicinissime alle infiorescenze appassite cominciano a spuntare le foglie future, con discrezione.

Elleboro Helleborus niger Rosa di Natale


Sul color ruggine e bruno ormai dominante, i tocchi di giallo fanno un bellissimo effetto, specialmente quelli dei fiori del Gelsomino d'inverno. Per farlo arrivare fino al giardino c'è stato bisogno, innanzitutto, che nel 1884 il celebre scopritore di piante Robert Fortune portasse dalla Cina questo Yinchun hua («fiore che accoglie la primavera»), e poi che un gentile responsabile del Servizio Aree Verdi della mia città me lo offrisse per scusarsi. Da quindici anni tentavo di far crescere un rampicante nella strada lungo la casa, e il diserbante municipale lo bruciava sistematicamente. Mi sono lamentato con il servizio competente, che ha ammesso la sua colpa e mi ha fatto omaggio di questo gelsomino. L'ho piantato in giardino, altrimenti avrebbe disturbato la circolazione delle auto. Quanto agli incaricati del Comune, non spargono più diserbanti dal 2016. A volte bruciano con un cannello a gas le erbe e i cardi. Adesso la vegetazione può tranquillamente conquistarsi un posto nella strada.

u Euforbia minore Euphorbia peplus

Una delle piante spontanee più comuni, riconoscibile per il lattice bianco contenuto nel fusto.

u Euforbia catapuzia Euphorbia lathyris Erba talpa

Gelsomino d'inverno Jasminum nudiflorum

I fiori gialli compaiono prima delle foglie. In uno dei suoi paesi d'origine, la Cina, questo gelsomino privo di profumo fa parte della banda dei Quattro amici della neve, insieme al pruno, alla camelia e al narciso.



Bergenia Bergenia cordifolia

Tra le piante del giardino che fioriscono d'inverno, ecco la rustica bergenia che non teme né il caldo né il freddo. In estate le lumache si rifugiano sotto il suo robusto fogliame.

I tulipani spuntano dal terreno e i rosai mettono già le foglie nuove.

Camelia Camellia japonica

In un giardino che costeggia la Loira, vicino all'Atlantico, avere una camelia è d'obbligo. Nel XIX secolo, i semi venuti dal Giappone via Inghilterra sono stati coltivati per la prima volta in Francia nei vivai di Angers e Nantes.

Questo mese è mite e umido sotto un cielo coperto. Alla radio, la signora del meteo precisa: «Le temperature sono notevolmente superiori a quelle stagionali». Sono parecchi anni che in giardino è così, d'inverno e in primavera. I proverbi del passato non significano più niente. Dimenticato il famoso «Natale sul balcone, a Pasqua col tizzone». Da notare, inoltre, che essendo più o meno vietato il fuoco del caminetto, è poco probabile che ci si possa riscaldare con i tizzoni. Accendo sempre qualche fiammata con il legno del giardino, perché nemmeno per un istante posso immaginare che l'uomo sia privato della felicità primitiva di veder danzare una fiamma se non dietro una lastra di vetro, della fantasticheria suscitata dal carbone che si arrossa, interrotta di colpo dallo scoppio di una buccia di caldarrosta incisa male. Un tempo si diceva: «Se gela a San Sebastiano, l'erbaccia non va lontano». A parte il fatto che il gelo è sempre più raro, nessuno sa più in che giorno si festeggiano i Sebastiani, tranne gli interessati. L'ultima volta che ho associato un nome a un giorno preciso risale all'epoca in cui compravo il calendario delle Poste, che veniva abitualmente appeso su un lato della credenza di cucina. Il postino non viene più a bussare alla porta per propormi l'almanacco con una nidiata di micetti o la veduta di Mont Saint-Michel in copertina, i giorni sono diventati caselle bianche nell'agenda del mio computer. E io non so quando festeggiare le Violette o i Giacinti. Più passano gli anni e più rimpiango tante piccole cose di un tempo. La prova, se ne occorre una, che sto diventando vecchio e retrogrado. Non me ne importa granché: ci sono voluti tutti questi anni, perché potessi finalmente andare in estasi mentre disegno una meraviglia dell'inverno, il fiore irreale e sublime di una camelia precoce. 15

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Scricciolo Troglodytes troglodytes

Il più piccolo uccello del giardino saltella velocissimo e si riconosce dalla coda quasi sempre eretta.

Fringuello Fringilla coelebs

Feroce! Dopo parecchi giorni sento il suo richiamo in fondo al giardino ma, quando mi avvicino, vedo una virgola volare via all'istante, in direzione opposta. E poi, quello stesso giorno, quando si è avvicinato audacemente alla casa, ho potuto osservarlo per un attimo dalla finestra dello studio.


Glicine Wisteria floribunda Baccello lanceolato contenente qualche seme tossico.

Elleboro Helleborus niger

«Early Purple» Rosa di Natale L'elleboro si comporta con discrezione. La sua tossicità e le sue virtù medicinali, tuttavia, sono ben note. Si diceva che curasse la follia. Nella favola di La Fontaine, la lepre si fa beffe della tartaruga consigliandole di purgarsi con quattro semi di elleboro.

u Verbasco Verbascus thapsus

Questa pianta biennale sta già mettendo foglie pelose che trattengono le gocce di pioggia. In primavera farà svettare la sua asta di fiori gialli.


Ghiandaia Garrulus glandarius Limaccia lattea Deroceras reticulatum

Ho avuto la fortuna di scorgere per un istante, appollaiato in cima a un susino, un uccello visibile solo tre o quattro volte all'anno, la ghiandaia. Ha acchiappato un lombrico, si è posata per riprendere fiato, poi ha spiccato di nuovo il volo. È di passaggio e staziona sempre nello stesso posto. Se questo 18 gennaio gelasse per San Sebastiano, dicevo, le erbacce non spunterebbero. E invece in giardino spunteranno. Stanotte la gelata è stata mite, ha imbiancato i tetti senza sfiorare l'acqua delle vasche. Stamattina il cielo è azzurro, non un filo di vento. Il sole crea chiazze luminose tra le ombre blu oltremare, l'aria è limpida, il canto degli uccelli cristallino, i rumori della città sono un'eco lontana. Li sento come se questa fosse la prima di tutte le mattine che ho vissuto, e mi insinuo nelle chiazze del giardino con un piacere simile a quello di chi si infila tra le lenzuola fresche di un letto appena rifatto.

u Orecchio d'asino Otidea alutacea

Curiosi funghi a forma di coppa, lunghi una dozzina di centimetri, si sono autoinvitati sul terreno umido sotto i lillà.

Centopiedi Miriapode classe dei Chilopodi


Limaccia nera Arion ater

Questa limaccia allo stadio giovanile è appena più grossa del tasto di una tastiera di computer ed è molto meno diffusa delle limacce rosse.

u Primula comune Primula vulgaris

È presente da dozzine di anni, i suoi fiori ornano i nostri piatti a fine inverno e in primavera.

u Viola mammola Viola odorata

Mentre sradicavo una pianta di lampone per eliminare radici di rovo e di edera, ho trovato qualche verme bianco. Ho creduto per molto tempo che fossero larve di maggiolini, noti come divoratori di radici degli ortaggi, perciò ne uccidevo due su tre, schiacciandole sotto le suole con un piacere a stento confessabile e un giubilo non meno colpevole nel sentire la larva che esplodeva. Fino al giorno in cui ho saputo che queste larve appartengono quasi sempre al più bel coleottero del giardino, la Cetonia dorata. In estate è meglio che non siano troppe, ma privarsi del loro splendore verde da pietra rara sarebbe un peccato. La larva del maggiolino si distingue da quella della cetonia per la testa differente, perché è pelosa e per una buffa particolarità. Poso la larva sul metallo della pala posta in orizzontale, e se avanza sul dorso agitando le zampe in aria ne deduco che è una cetonia. Allora la lascio sul terreno o la metto nel compost perché, contrariamente al maggiolino, mangia solo le piante morte.

Mahonia Berberis aquifolium I racemi (fiori raggruppati sul medesimo stelo) sono già in boccio.

Cetonia dorata Cetonia aurata

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il giardino in campagna

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na volta il mio giardino era in campagna. Non aveva la forma attuale, evidentemente, e questa introduzione può sembrare assurda. Tuttavia la consistenza del terreno, la forma dei sassi, le piogge provenienti dall'oceano davano già a questo pezzetto di terra un colore ancor oggi caratteristico. Scrivere «il mio giardino» e insistere sul possessivo è esagerato. Non si tratta di una terra della quale mi sono appropriato e che potrei trasformare a modo mio. Non la considero un bene materiale. «Il mio giardino» esiste soltanto grazie alla somma dei momenti che vi trascorro. Questo giardino è dei miei predecessori quanto dei miei successori, perché un luogo rassomiglia a un nastro infinito, gli uomini sono semplici motivi impressi su di esso. Sono soltanto l'allievo e il traghettatore di questa minuscola parte del pianeta.

Il giardino era dunque in campagna, vicino a un fiume noto solo agli abitanti delle sue rive, il Thouet. Scorre tranquillamente in una dolce vallata dove fa crescere i pioppi. Ha modellato il paesaggio, scavando un terreno gessoso e depositandovi nel corso del tempo una quantità di sedimenti, prima di andare a gettarsi sette chilometri più oltre, al riparo dagli sguardi, in un altro corso d'acqua ben più famoso, la Loira. Il giardino occupa questa terra alluvionale dove, per molto e molto tempo, vennero piantati frutteti e vigne che producevano un vino locale. Nel 1825 il primo catasto mostra appezzamenti agricoli accompagnati da numerose annotazioni a penna che si riferiscono ai registri. I terreni hanno una forma allungata, seguono lo scolo naturale delle acque pluviali verso il fiume. Il giardino ha già un'esistenza amministrativa, si trova nel mappale 44 sezione 016B.

Quando gli acini sono caduti dal grappolo d'uva, rimane solo il raspo composto dal peduncolo e dai suoi pedicelli.

Acini e sassi del giardino.

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Agrifoglio Ilex aquifolium

Avevo riportato da una passeggiata nel bosco una piantina di agrifoglio, con la speranza che offrisse al giardino, negli inverni seguenti, lo splendore delle sue bacche rosse. Non sapevo che l'agrifoglio, come altre piante, è dioico. Ci vogliono almeno una pianta maschio e una pianta femmina per avere i frutti. Trovare una moglie per il mio agrifoglio diventato adulto sarà l'obiettivo di una prossima passeggiata nel bosco.

Gusci vuoti di chiocciola.


febbraio

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egli ultimi inverni il tempo è stato davvero troppo clemente. I fiori del susino cominciano già ad aprirsi, approfittando dei dodici gradi di questo 10 febbraio. Il risultato non si è fatto attendere: ieri il vento si è alzato verso mezzogiorno, si è rafforzato nel primo pomeriggio e in serata è diventato la tempesta Ciara. Ha sferzato senza sosta il rosaio che si arrampica sul muro, ha trasformato le foglie di bambù in banchi di pesci guizzanti che si azzuffano

con un rumore di carta stagnola strappata e spiegazzata. Si è infilato sotto la porta d'ingresso, ha rumoreggiato nel camino, ha scosso le persiane. Le cince si sono messe al sicuro nei buchi dei muri sotto la grondaia, e i merli nel cuore del grande e stoico alloro. Solo le sue foglie esterne rivelavano la pagina inferiore più chiara. Stamattina il vento si è calmato, ma nel primo pomeriggio ci ha messo di nuovo a dura prova.

SEGUE…

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