CONTINUITÀ TERRITORIALE! QUELLA VOLTA DAL PAPA
IN GIRO PER CARNEVALE
Anno 39, N. 1 • € 2,00 • Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 • C/C post. n. I7233099
L’INTERVISTA
Massimo Fantola, leader dei Riformatori Sardi, è il candidato numero uno per la poltrona di nuovo Sindaco di Cagliari. FOTO, MAURIZIO AIRTIZZU
LA CORSA PER
LE COMUNALI
FARE SPORT IN CITTÀ
DOCUMENTI
CAGLIARI BOMBARDATA APPROFONDIMENTI
QUARTU CRESCE DAVVERO?
A CAGLIARI LO SPORT È DI CASA TUTTO L’ANNO Assessorato allo Sport
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tradizione in movimento. 4 5 6 10 12 14 18 19 20
DIALOGO La rubrica del direttore. NUOVO SINDACO Cresce l’attesa per l’investitura del primo cittadino. E Floris passa il testimone a Fantola. NUOVO SINDACO /2 Lo storico Paolo Fadda “sceglie” Fantola e ci spiega perché è l’uomo giusto per Cagliari. NOI DONNE PER UNA CITTÀ IN CRESCITA Ambizioni e progetti del Movimento “A Cagliari”. L’INTERVISTA Incontro con Giacomo Sanna, leader dei Sardisti, per parlare della questione-trasporti. LA SARDEGNA CHE FA La rubrica sugli avvenimenti ed i personaggi del mondo imprenditoriale e politico isolano. IL FUTURO DI QUARTU SANT’ELENA Bilanci e previsioni della Giunta Contini. PUGNALATI DA BATTISTI E DALLO STATO Il COISP denuncia ancora, questa volta in seguito alla mancata estradizione di Cesare Battisti. L’INTERVISTA /2 Incontro con l’assessore allo Sport, Aurelio Lai, e il Dirigente di Servizio, Alessandro Cossa.
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IL RICORDO DI ANDREA ARRICA Testimonianze attorno ad una grande persona. IL CAGLIARI DAL PAPA Poster ricordo del Cagliari in visita in Vaticano. MEMORIA STORICA DELLA CITTÀ Bombe su Cagliari: cronologia di una strage. LA BASILICA DI SAN SATURNINO Il monumento della Cagliari paleocristiana. SPECIALE CARNEVALE Segni che rimandano ai secoli. SPECIALE CARNEVALE /2 Carrasegare, identità in evoluzione SPECIALE CARNEVALE /3 L’uomo che mima la bestia. LA SARDEGNA E LE SUE ECCELLENZE L’invenzione della tradizione: artigianato sardo. IMPEGNO SOLIDALE Anteas, risorsa sociale per la città di Cagliari. L’INTERVISTA /2 Il prof. Piro ci parla della meningite acuta dopo l’ennesima morte improvvisa. SPORT E SPETTACOLO La rubrica sugli avvenimenti ed i personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo isolano. il Cagliaritano
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Dialogo
giorgioariu@tin.it facebook.com/ariug
NEI GIORNI DELLA MERLA... ...NASCEVA ‘IL CAGLIARITANO’
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ei giorni della merla, quelli più freddi, ai primi di febbraio del 1973 nasceva questo Giornale. Passione calda, voglia di libertà in fuga dai grandi giornali, voglia di dialogo come la testata di quella palestra studentesca che metteva insieme per la prima volta i ricchi dettorini e i pendolari della professionali e dell’industriale. Palestra negli anni per centinaia e centinaia di aspiranti giornalisti (quanti oggi, firme di prestigio nei media nazionali e regionali!) accanto ai grandi comunicatori. Noi non festeggiamo mai questo record di longevità: non ci piace che accanto anche alle altre testate (“Sardegnatavola” e “Via Mare”) del nostro gruppo editoriale, in edicola solo sporadicamente ci siano pochi altri periodici sardi: manca evidentemente la cultura d’impresa, quella dei sacrifici, la passione autentica, la missione, insomma, che sia distante dal momento elettorale, di categoria e di genere che impediscono il radicamento diffuso dei mensili. Eppoi ci sentiamo quotidianamente, in redazione, tutti insieme come una squadra che ama solo allenarsi e misurarsi sul campo, sempre sotto esame. Chiedere in edicola Il Cagliaritano è un fatto di scelta, di voglia di confronto, di voglia di leggere come noi accompagniamo questa nostra città con amore, mentre prova a crescere con la schiena dritta e con il calore dell’orgoglio dell’appartenenza. Tutto ciò ci rende oltremodo responsabili, indipendenti per natura, e giovani giovani e caldi di speranza come quei giorni freddissimi e neanche tanto lontani.
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IL PUNTO · CRESCE L’ATTESA PER L’INVESTITURA DEL PRIMO CITTADINO
FLORIS PASSA IL TESTIMONE A FANTOLA Il leader dei Riformatori è sempre più vicino a diventare il candidato unico del centrodestra. E il suo partito ha presentato una proposta di legge regionale che chiede 500 milioni di euro per lo sviluppo di Cagliari. di Francesco Fuggetta endorsement è di quelli che pesano: dopo l’appoggio del governatore Ugo Cappellacci, Massimo Fantola porta a casa anche l’investitura di Emilio Floris. «È tempo che tu prenda il mio testimone», ha detto il sindaco (e coordinatore cittadino del Pdl) davanti alla platea del T Hotel. «Massimo è una persona motivata e appassionata, che farà crescere la città, e auspico che diventi sindaco. Avrà il mio forte e convinto sostegno». Un augurio con il quale si rafforza la convinzione che Fantola sarà il candidato unico del centrodestra alle prossime elezioni comunali. A sostenerlo – oltre ai Riformatori – un blocco di forze politiche che va da Udc, Uds, sardisti e finiani fino alle liste Polo Civico e Patto per Cagliari. Insomma, la strada che porta alla poltrona di Emilio Floris ora sembra tutta in discesa. L’INVESTITURA Alle primarie, infatti, ormai non crede più nessuno. «Non ha più senso parlarne, sul nome di Fantola convergerà tutto il centrodestra», ha commentato Michele Cossa, vicepresidente del Consiglio regionale. «Non si farà in tempo», ha aggiunto il capogruppo Udc in Regione, Giulio Steri. Il quale, dopo aver ricordato il sostegno della prima ora da parte del suo partito (Fantola fu eletto senatore proprio nelle liste dell’Udc), ha messo in chiaro che «non è accettabile una candidatura del Pdl in Comune». Una presa di posizione decisa: «Siamo pronti a sostenerlo anche contro un eventuale candidato Pdl», ha aggiunto Steri. E anche Ada Lai, neo direttore generale dell’assessorato regionale al Turismo, ha voluto esprimere la sua stima per Fantola: «Ci unisce la stessa passione per Cagliari e la stessa voglia di farla crescere e migliorare», ha detto la dirigente.
LA PROPOSTA Una serata da ricordare per il leader dei Riformatori, iniziata con la presentazione di una proposta di legge regionale, chiamata semplicemente “Legge per Cagliari”. Il futuro della Sardegna, per Fantola, è intimamente legato a quello di Cagliari, e viceversa. «Una città che è sempre stata centrale e protagonista, strumento di sviluppo per la regione, e che ora sta attraversando profonde trasformazioni». Il capoluogo – ha ricordato Fantola – si è sempre rifondato nel corso dei secoli, l’ultima volta dopo la devastazione della seconda guerra mondiale, e anche ora deve trovare una nuova configurazione economica. «Deve diventare una città-impresa, puntando sul turismo e sul commercio; una cittàterritorio, con un nucleo unico e forte: rafforzare Cagliari vuol dire rafforzare tutta la Sardegna».
LO SVILUPPO Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori in regione, ha illustrato la proposta di legge di cui è primo firmatario, che prevede lo stanziamento di risorse straordinarie - 500 milioni
di euro distribuiti in un quinquennio – per lo sviluppo del capoluogo. «Non deve essere vista come una legge che dà soldi ad una città e li toglie ad un’altra», ha chiarito Vargiu. «Il Consiglio deve capire che sta investendo per tutta l’Isola. La disoccupazione giovanile è arrivata al 46%: solo Cagliari, facendo da traino alla regione, può risolvere questi problemi».
IL SINDACO D’accordo con lui Michele Cossa, secondo cui il capoluogo deve fare da locomotiva economica e culturale. «In passato la Regione ha dato troppe risorse – non sfruttate – alle zone periferiche: così facendo ha colpito se stessa», ha spiegato Cossa, che ha riconosciuto ad Emilio Floris il merito di aver superato la chiusura della città verso l’hinterland. E il sindaco ha ricambiato l’apprezzamento: «Se in dieci anni non c’è mai stata una crisi comunale, lo devo anche ai Riformatori».
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Massimo Fantola si appresta ad affrontare i prossimi mesi da candidato numero uno per il centrodestra al ruolo di sindaco di Cagliari.
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FANTOLA? IL SINDACO IDEALE PER CAGLIARI LO STORICO PAOLO FADDA CI DICE PERCHÉ, SECONDO LUI, IL LEADER DEI RIFORMATORI MASSIMO FANTOLA È LA PERSONA GIUSTA PER IL POSTO DI NUOVO SINDACO DELLA CITTÀ. di Paolo Fadda er quel che si sente dire in giro, c’è sempre molta fibrillazione negli ambienti politici cittadini per la consultazione elettorale che dovrà portare a Palazzo Bacaredda un nuovo Sindaco per Cagliari. Anche le stesse “primarie” indette dalla coalizione di centro-sinistra (quella, per intenderci, oggi all’opposizione della Giunta Floris) hanno evidenziato quanto d’incerto emerga nelle decisioni dei gruppi progressisti cagliaritani. Tra cui – come diceva qualcuno – sono sempre più minoritari quelli che parteggiano per la Camera del lavoro rispetto a quelli che si rifugiano nel protettorato di Piazza Affari. D’altra parte, i molti disagi, per gran parte interni ai vari gruppi progressisti in campo, rendono assai fluidi ed incerti gli intendimenti poi confluiti (chissà poi come) sul nome dell’outsider risultato vincitore (Massimo Zedda). Tanto da far affermare, ai “rumors” in giro d’essersi trattato – quello del 30 gennaio – più un voto “contro” anziché “a favore” di qualcuno. Purtroppo, anche nel partito opposto, che è poi quello di maggioranza relativa, sembrano intravvedersi posizioni differenti ed ambizioni più o meno palesi sulle decisioni da prendere. E su quale candidato puntare. Anche perché – come si direbbe in giro – tutto è sempre nelle mani … delle veline, più che del loro Giove! L’unico punto chiaro, in questa deprimente nebulosità, è la candidatura di Massimo Fantola, leader dei Riformatori sardi, oltre che storico alleato della coalizione di centro destra. La sua non è una candidatura dappoco, in quanto la sua storia professionale e politica ne fa un personaggio di primo piano in città e nella regione. E il suo background personale e le esperienze compiute – andando anche al di là dello schieramento che lo supporterà – fanno presagire che possa essere un ottimo sindaco per Cagliari. Nella convinzione, che è sempre più prevalente, che Cagliari debba avere, alla guida dell’amministrazione municipale, un personaggio che possa godere del rispetto e della considerazione dei suoi cittadini, è certamente un dato importante se non decisivo. Che poi quel candidato abbia le giuste competenze e le opportune conoscenze per indirizzare al meglio la politica di progresso della città è un valore aggiunto di cui occorre tenere conto. Va detto questo perché la Cagliari di questi “anni dieci” del XXI secolo ha bisogno di una guida esperta ed efficiente: che si faccia innanzitutto carico di meglio definire, e coordinare, la sua immagine nell’ambito dello spazio urbano e consolidi il suo ruolo nell’area vasta che le fa corona. Questo – andrà detto – nell’interesse delle comunità che la abitano o che la “usano” per lavoro o per studio. Ci sono infatti – per il divenire della città del domani –tre grossi problemi emergenti: la dispersione, la frammentazione e la discontinuità del suo habitat. Tre
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problemi, quindi, tutti d’ordine sociale ed urbanistico insieme, perché riguardano, come è facile intendere, la stessa qualità e le stesse modalità della vita cittadina. Si tratta di tre forti derive, quindi, che portano con sé l’ineluttabile impegno di ridisegnare e di reinterpretare i parametri di abitabilità, di vivibilità e di mobilità dell’intero ambiente urbano, oggi alquanto in declino. Nell’interesse primario di quanti oggi la vivono, da residenti o da “user-city”. Infatti c’è stato sempre uno stretto rapporto di interdipendenza tra l’uomo ed i luoghi dell’abitare. Perché è stato l’uomo con la sua cultura, il suo modo di concepire la qualità del vivere, del muoversi, del lavorare, che ha immaginato e realizzato i volumi e gli spazi (verticali e orizzontali) più adatti al mutare delle sue esigenze e dei suoi desideri. Il nuovo sindaco non potrà prescindere da quest’impegno, che diventa prioritario perché Cagliari non diventi ancora più complessa e difficile di quella che già oggi è. Per questo un sindaco che abbia nel suo dna quei valori di concreta e vissuta cagliaritanità (che è dello spirito, se non dell’anagrafe), che ne conosca e ne interpreti, quindi, l’identità, la cultura, le vocazioni e le aspirazioni) è quel che i cagliaritani di oggi s’attendono. C’è infatti necessità – e Fantola per la verità ne ha già accennato in alcuni suoi interventi – di un ripensamento-
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riordinamento dello stesso concetto di città, dell’autenticità, come ci sembra giusto aggiungere, dei valori della città. Perché se continua ad esistere una Cagliari “della nostalgia”, tutta asserragliata nelle sue parti storiche e nel rimpianto di tempi passati che, peraltro, felici non furono) c’è oggi una Cagliari “dei luoghi”, dispersa in un arcipelago di isole o oasi abitative, dalla vita semi-autarchica (come il Cep, Sant’Elia, Is Mirrionis, La Palma, Barracca manna, ecc.), oltre che proiettata verso una simbiosi, non facile peraltro, con i centri della sua “cintura” (da Assemini a Quartucciu, da Selargius a Elmas, e così via). Né andrebbe premiata – come qualcuno paventa – la Cagliari de “is majolus”, che non sarebbero soltanto i paesani inurbati, ma quanti, anche nella visione della città futura, continuano a privilegiare dei valori e degli obiettivi da cui, per intelligenza ed etica, occorrerebbe tenersi lontani. Proprio per quest’esigenza di rinnovamento (e di pulizia ideologica, come direbbe qualcuno) sembrerebbe necessario ripensare in modo nuovo alla “costituzione” ed alla “forma” cittadine, dando ad esse un contenuto che vada oltre gli interessi di parte e che prefiguri la realtà urbana in modo nuovo. C’è infatti una “città di città” che va imponendosi nella demografia territoriale, sulla quale le idee e le opzioni d’una vetero sinistra lasciano il
tempo che trovano. Si vorrebbe infatti che maturasse nell’elettorato cittadino (ed in coloro che dovrebbero guidarlo) la necessità di affrontare decisamente il problema di dare a Cagliari una rete di connessioni e di collegamenti “virtuosi” tra luoghi, rioni e paesi diversi. Si è dell’avviso che proprio Massimo Fantola, ingegnere e docente universitario, sappia bene cosa fare. Consapevole, come dimostra di sapere, che, in questo secolo, il concetto di città non è più quello codificato dagli studi di Lewis Mumford e di Louis Wirth (un organismo delimitato dal punto di vista spaziale in cui si svolge un particolare stile di vita). La città di questo 2011, e Cagliari non fa eccezione, ha l’esigenza di “spalmarsi” nel territorio circostante, cooptando a sé, alle sue modalità del vivere e dell’abitare, centri minori di assai differente tradizione (se si dovesse analizzare il costruito di Assemini in questi ultimi vent’anni se ne avrebbe una palmare conferma). Inoltre, questa “città nuova” dovrà ancora cooptare a sé i valori d’eccellenza dei suoi servizi di civiltà e del welfare per conquistarsi quella leadership territoriale che le compete. Il nuovo sindaco di questa “città nuova” dovrà prendere che Cagliari è divenuta ormai una struttura spaziale: lo è divenuta per la densità come concentrazione di persone, di istituzioni e di forme architettoniche; per l’etero-
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Cagliari deve avere alla guida un personaggio che possa godere del rispetto dei suoi cittadini
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geneità delle forme di vita che si giustappongono in stretta prossimità e per il fatto, ancora, che ospitano svariate reti di comunicazione e di flusso che la raggiungono o l’attraversano. Che ora attende che si proceda a riordinarne ed a razionalizzarne tutte queste varie funzioni. Perché da città complessa e convulsa diventi una città ordinata e meglio vivibile. Perché anche Cagliari, come tante altre città continentali, è divenuta luogo di lavoro, di consumo, di movimento, di studio, di gioco e di divertimento. E questo mix è ora al servizio di persone assai diverse fra loro, con esigenze ed attese differenti. Si è dell’avviso che per questa “renaissance” cittadina occorra rimettere Cagliari “en marche”, come ai tempi di Bacaredda, di Endrich o di Brotzu. Un impegno, questo, che abbisogna d’una adeguata cultura e di una intelligente sensibilità nell’uomo che la dovrà realizzare. Non a caso, anche un riordino urbanistico appare come urgente dato che gli stessi spazi urbani andrebbero rivisti e meglio utilizzati. Liberando la città da molte funzioni ormai improprie (parco ferroviario e filoviario, ambiti portuali, caserme e demani militari, impianti industriali, ecc.). E questo nell’intento di ridare qualità e decoro alle periferie più marginalizzate dalle centralità cittadine e, ancora, di operare una renaissance dei vecchi quartieri, liberandoli dagli spettri dell’emarginazione e del degrado sociali. Per rendere questo possibile occorrerà molta sensibilità, ed anche molta attenzione, evitando tanto improvvide fughe in avanti quanto stolti ritorni sul passato. Perché, seguendo il consiglio di una grande archistar di casa nostra come Renzo Piano, occorrerà “ascoltare la voce della città”, perché la città è da sempre il riflesso
e l’eco di tante storie, e spetta ad essa la guida della matita di architetti ed urbanisti e non viceversa. Perché una città non va mai disegnata, ma semplicemente si fa da sola. Sarà proprio quel “racconto” della città a dover fare da guida alle sue sistemazioni future. Che non paiono né semplici, né facili. Parrebbe quindi di capire che Massimo Fantola – ponendo la sua candidatura – abbia ben ponderato le difficoltà e le complessità dell’impegno. Perché ha mostrato di aver compreso come la città di Cagliari sia ora di fronte ad un passaggio importante, per certi versi decisivo per consolidare il suo destino. In effetti, come in passato fu la decisione bacareddiana di rifondare la città in pianura e sul fronte mare, dov’erano secoli prima i luoghi romani. La Cagliari attuale non è più quella di quegli anni (e neppure di quelli di Brotzu o di De Magistris), e non perché abbia perso identità, colori o carattere, ma perché s’è ancor più pluralizzata, moltiplicandosi continuamente in tante Cagliari diverse. Parrebbe quindi una tavolozza di colori, di macchie colorate che – se l’accostamento non fosse troppo ardito – potrebbe sembrare l’opera ancora informe di un “macchiaiolo”, cioè di uno di quegli artisti che nell’Ottocento attuarono una pittura in cui le forme risultavano quasi intuite sotto “macchie” di colore. Ora ridare senso ed ordine a quei tanti colori impone impegno e cultura, oltre che intelligenza e sensibilità non comuni. Ed è per questo che, da cagliaritano, si è molto apprezzato il coraggio di Fantola, che s’è posto al servizio della città al di fuori dei giochi e dei contro giochi partitici, quali quelli messi in atto, anche in quest’occasione, dalle cricche o dalle consorterie baronali della città. Ed è parso ancora più sconcertante – in questa visione del turbolento clima
delle pre-elezioni cagliaritane – il posteriore copywright posto da un certo gruppo di intelletual-chic sul vincitore delle primarie delle sinistre, quasi fosse divenuto, o dovesse essere, l’interprete “autentico” della visione dei destini cagliaritani, come immaginati da un ex governatore da dover giudicare, per il suo cesarismo monotematico, fazioso e frazionista, nefasto comunque per il futuro della città. Questo aspetto, di certo sconcertante, rende ancor più squallido e negativo l’input di quel ribaltamento di previsioni che ha lasciato, per dir così, tutti sorpresi.. Dal quale, peraltro, sembrerebbe opportuno prendere almeno mille miglia di distanza, in quanto tra Cabras e Soru non ci sarebbe molta difficoltà a decidere. Proprio per questo, ed in questo quadro così desolante e preoccupante, si può affermare che l’annuncio di una virtuosa candidatura, dotata delle necessarie valenze di capacità e di esperienza (come quella proposta nel nome di Fantola), meriti più di un incoraggiamento e di un consenso.
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INTERVENTI · IL MOVIMENTO “A CAGLIARI” SUL FUTURO DELLA CITTÀ
NOI DONNE
PER UNA CITTÀ
IN CRESCITA
Aumento dei servizi, della formazione culturale e sociale. Snellire la burocrazia e condividere gli investimenti dei privati. Lasciando da parte piccoli interessi ed egoismi. Questo deve fare Cagliari, questo deve fare il nuovo sindaco. // di Ada Lai
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l Movimento “A Cagliari”, fondato da tante donne, riporta la voce della società civile. Interpreta le sue voci e le sue esigenze, e vuole informare la gente sul reale percorso che la politica sta facendo per esprimere il sindaco di Cagliari, nell’ottica di una forte vittoria del centrodestra. Di un centrodestra unito. Sindaco di tutti, sindaco forte, competente ed appassionato, sindaco stimato, sindaco autorevole e aperto, credibile e condiviso. Sindaco che valorizzi tutti; penso al valore aggiunto del ruolo delle donne, non abbastanza valorizzato finora, che vanno invece coinvolte nella gestione della città. Il PDL è sicuramente il partito più forte a Cagliari. Deve pertanto rivendicare il ruolo di guida e di governo, rassicurare la propria base elettorale sulla propria autorevolezza, farsi portatore di una scelta ponderata, da condividere con gli alleati e con tutti i cittadini che finora vi hanno creduto. Il sindaco pertanto deve essere il prodotto di una scelta del PDL, che la condivide con gli alleati, e che deve tener conto di dover assicurare una “forte governabilità” della città di Cagliari e di un forte inserimento di Cagliari nella realtà regionale, con un ruolo guida e di riferimento politico ed economico, che solo questa Regione amica può assicurare per i prossimi tre anni, con un patto di crescita condivisa e programmata insieme, tra sindaco e presidente della Regione. Infine, deve essere una figura che pesca persino dalla opposizione, dagli indecisi di una sinistra fragile e poco compatta; (l’abbiamo visto nelle primarie) e pertanto una figura stimata e trasversale. Questa figura attende solo di cominciare con il PDL e con gli alleati la campagna elettorale di un centrodestra unito ed entusiasta. Che assicuri davvero un forte sviluppo della città e quindi dell’intera Regione Sardegna, attraverso il consapevole investimento dei propri cittadini, la cui appartenenza politica deve essere esaltata e mai mortificata. Dobbiamo portarli a votare, “non” deluderli. Scelte arroganti e sgradite portano all’indifferenza! Alla luce dei numeri di importanza decisionale, pertanto, uniti ad un efficiente programma di sviluppo unitario,
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Ada Lai, presidente del movimento femminile “A Cagliari”.
PDL ed alleati comincino da oggi una campagna elettorale forte, affidandola ai propri rappresentanti storici e nuovi, a tanti giovani, ed esprimendo una figura “forte” di coalizione, che possa sintetizzare tutte le esigenze e che assicuri cinque anni almeno di forte sviluppo. Cagliari è una città che due grandi sindaci (Delogu e Floris) hanno modificato e preparato, avviandola ad essere una capitale nel Mediterraneo. Ma vuole “finita” e “rifinita”, vuole condividere la propria identità ed il proprio sviluppo innovativo con il mondo delle imprese e degli investimenti privati, vuole velocità ed efficienza nel creare economia, e quindi posti di lavoro. Non può esserci economia turistica e commerciale senza terminare il Piano del centro storico, dei Beni dismessi, dei tanti edifici da recuperare e ultimare, il Porto ed il Lungomare, Sant’Elia e Calamosca, Molentargius ed il Poetto, tutti abbozzati e da terminare con velocità, uniti ad una promozione efficiente, ai servizi ed all’accoglienza, alla crescita della cultura, e della formazione dell’ambiente e del decoro urbano, della città dei giovani, della solidarietà, che diano qualità di vita ai cittadini ed a chi viene a visitarci. Snellendo la burocrazia e condividendo ogni scelta con gli investimenti dei privati. In due parole, quello che dovrà fare il prossimo Sindaco, proseguendo nei progetti già avviati e finanziati, e dando una forte smossa a quelli da fare; e rafforzando l’identità economica ed il patto con l’economia pubblica e privata. “Noi tutti” a questo crediamo, e, credo, lo condividiamo. Siamo tutti pronti a partire, noi donne per prime, affiancando il sindaco che Cagliari esprimerà. È ora che il PDL lo indichi con certezza ed ufficialità, condividendolo con gli alleati sicuri ed affidabili che lo hanno già indicato. Perché il futuro dei nostri figli è affidato alla nostra parte migliore, e deve lasciare da parte piccoli interessi, egoismi e stupidità. E lasciar perdere le “troppe” liste civiche, che svuotano di contenuti i grandi partiti ed i loro valori. Se faremo tutti la nostra parte con sincerità, ci saranno soddisfazioni per tutti, perché lavorare insieme, nelle tante cose che ci saranno da fare, sarà un grande onore per tutti. Affianco al nostro sindaco. Impegniamoci tutti per la nostra città. Non aspettiamo oltre!
L’INTERVISTA · I NODI DELLA QUESTIONE TRASPORTI IN SARDEGNA
Incontro con Giacomo Sanna, leader dei Sardisti li aumenti previsti per il 2011 sulle tariffe del trasporto marittimo, stimati tra il 40 e l’80% per il mese di agosto, e su quelle aeree per i non residenti, triplicate rispetto allo scorso anno, hanno riaperto la questione mai risolta della continuità territoriale. È questo uno dei problemi fondamentali della Sardegna: superare lo stato di insularità per mezzo di tariffe concorrenziali con il resto d’Italia e d’Euro-
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pa, perché gli spostamenti di persone e merci da e verso l’Isola non vengano più penalizzati. Le associazioni di emigrati si sono scagliate contro gli aumenti e soprattutto contro l’immobilismo della Regione, che inizialmente sembrava non prendere le difese del Popolo sardo che vive fuori dall’Isola. Ora sembra si sia trovata una soluzione che mette d’accordo tutti: una tariffa unica livellata verso il basso, in modo da favorire gli spostamenti dei residenti e dei non residenti, emigra-
ti sardi e turisti. Il nuovo assessore ai Trasporti Christian Solinas, in linea con il pensiero del Partito Sardo d’Azione che si è sempre occupato dei problemi dei trasporti, lo pone come una priorità da affrontare per riuscire ad offrire un reale vantaggio sia ai sardi che agli emigrati. Per mettere a fuoco i nodi della questione Il Cagliaritano ha incontrato Giacomo Sanna, leader del PSd’Az e da sempre impegnato sul fronte dei trasporti, come consigliere, come
«OGGI LA GENTE PREFERISCE L’AEREO E QUESTA È UN’EVOLUZIONE POSITIVA. BISOGNEREBBE RIVEDERE LA CONTINUITÀ IN BASE SIA ALLE ESIGENZE DEI SARDI CHE DEL COMPARTO TURISTICO» membro della Commissione Trasporti e come Assessore. Gli emigrati si sono scagliati contro l’immobilismo della Regione sulla questione continuità territoriale attraverso le loro associazioni, il Gremio e la FASI. Ora la situazione sembra essersi sbloccata, ma qual è ad oggi lo stato dell’arte? «L’ultima evoluzione della questione continuità dovrebbe sanare tutte le aspettative di chi voleva vedere rafforzata la posizione della Sardegna. Restano comunque delle anomalie, prima fra tutte la crescita della cultura del low cost, che ha portato a un’apertura della Sardegna anche sulle rotte con maggiore richiesta, quelle di Roma e Milano. Questo ha generato una concorrenza con la continuità territoriale, che è rimasta ferma. Inoltre le tariffe differenziate tra residenti e non hanno penalizzato il turismo e il ritorno degli emigrati. La Regione ha commesso l’errore di sottovalutare il problema delle tariffe e si è dovuta ricredere, quindi oggi si ragiona su un percorso verso la tariffa unica. Ma il campo deve essere sgomberato da alcune incognite. La Regione ha investito 50 milioni di euro in 3 anni per tratte come Bologna, Torino, ecc. e non per le più importanti, Roma e Milano. Inoltre ora stanno crescendo le nuove realtà di Tortolì e Fenosu, che vorrebbero allargarsi, e la crescita del numero di aeroporti comporta una difficoltà nella gestione delle spese. Se avessimo avuto un unico centro aeroportuale, oggi saremmo il terzo polo in Italia». E qual è stata la causa di questa segmentazione? «La mancanza di programmazione, in questo modo è nato il sistema aeroportuale suddiviso. Alghero Fertilia è nato da una base militare, l’aereoporto di Olbia in funzione della Costa Smeralda, quello di Tortolì era necessario alla cartiera e ora sta scoprendo la sua vocazione turistica, Fenosu è nato per il paracadutismo. Nel 1996 si parlò di “sistema” aeroportuale sardo, ma negli anni successivi se n’è parlato solo qualche volta e senza trovare soluzioni. La Regione non può conti-
nuare a fare sforzi per alimentare gli aeroporti, Alghero per esempio è totalmente a suo carico. Ma noi non possiamo fare gli imprenditori: la classe dirigente non può sostituirsi all’impresa altrimenti si creano carrozzoni e debiti, come nel caso di Oristano che ha più dipendenti che passeggeri. C’è quindi la necessità di riparlare di Sistema, soprattutto su un’isola dove la mobilità di persone e merci è fondamentale. In passato il sistema aeroportuale era supportato dal charteraggio, che oggi è stato sostituito dal low cost, e tutto il resto viaggiava in nave. Oggi la gente preferisce l’aereo e questa è un’evoluzione positiva. Ora bisognerebbe rivedere la continuità in base sia alle esigenze dei sardi che del comparto turistico». Per quanto riguarda il trasporto merci? «Il trasporto delle merci ha importanza pari a quello delle persone. Noi del PSd’Az siamo promotori della continuità territoriale delle merci e ci stiamo impegnando perché venga portata a compimento. Sanare questo problema è un’altra delle sfide che abbiamo raccolto. La terza è quella della privatizzazione della Tirrenia: la Tirrenia esiste grazie alla Sardegna. In questi anni abbiamo subito passivamente le decisioni penalizzanti di una realtà che aveva il monopolio.Ora che c’è la gara, la Regione ha stabilito una quota per la compartecipazione perché i sardi devono partecipare, devono potersi sedere al tavolo delle decisioni, altrimenti si rischia veramente il passaggio da un monopolio pubblico a un monopolio privato. È una partita che si gioca in un tempo brevissimo, a mio parere entro quest’anno. La Regione si è presa l’onere di trovare soluzioni in materia di Sanità e Trasporti e le dobbiamo trovare. La continuità ce la paghiamo noi». Il Partito Sardo d’Azione, e lei in particolare, si è sempre occupato dei trasporti… «Questi argomenti sono il pane quotidiano del PSd’Az e ora abbiamo davanti un’occasione unica per risolvere questi gravi problemi. Io stesso ho lavorato molto nel campo dei trasporti,
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anche nel ruolo di consigliere, sono stato membro della Commissione Trasporti e Assessore. Oggi è Christian Solinas la nostra scommessa: un assessore giovane, preparato e sicuramente portato per la politica. E questa scommessa deve essere vinta dal Partito e soprattutto dai Sardi. Investire su Christian significa investire sui giovani e dargli un segno: è la testimonianza che nel nostro partito si può arrivare in alto in tempi brevi perché è un partito aperto, non un partito “bacchettone”, che sostiene che i problemi vadano risolti qua». Ma non avete a cuore solo questo, vi siete fatti carico anche dell’Ente Foreste, alla cui presidenza c’è Salvatore Paolo Farina. «L’Ente Foreste è un grande patrimonio, purtroppo nel tempo utilizzato come carrozzone. Pensiamo al pino: non è un albero nostro, l’abbiamo importato, e le pinete non producono nulla. Spendiamo soldi per pulirle e non ci si può fare niente, né pascolo, né coltivazioni. Finché c’era la cartiera aveva senso ma ora basta, anche perché non è possibile mantenere un esercito di sei mila dipendenti, che vorrebbero essere produttivi, e invece si trovano a non poter lavorare. Nascono così anche le concorrenze con pastori e agricoltori. Risolvere questi problemi è un’altra nostra scommessa».
G. A. / L. P.
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LA SARDEGNA CHE FA
A MARZO IL PARCO DELLA MUSICA L’assessore della Programmazione Giorgio La Spisa, il sindaco di Cagliari Emilio Floris, la dirigente comunale Ada Lai e il sovrintendente del Teatro Lirico Maurizio Pietrantonio si sono incontrati per parlare del Parco della Musica e di altri progetti cittadini. Per il parco, che verrà inaugurato a marzo, sono stati stanziati 6 milioni di euro: lo si vuole rendere un laboratorio artistico e un mezzo per rilanciare il teatro e tutto il mondo della musica. Cinque milioni di euro, invece, serviranno per finanziare il progetto di riqualificazione degli edifici di Castello, che si trasformeranno in campus diffuso secondo il progetto chiamato “Campus Naturale”, e quello a sostegno delle imprese della new economy e new media, denominato “Smart Business Factory”. Ora si attende la stipula dell’accordo di programma, ma La Spisa e Floris sono fiduciosi: i progetti potrebbero essere avviati già entro un anno.
QUARTUCCIU contro la povertà
È
stata istituita a Quartucciu, in provincia di Cagliari, una sede locale della COOPI, l’associazione fondata da Vincenzo Barbieri che dal 1965 è impegnata nella lotta contro ogni forma di povertà. L’organizzazione, ufficialmente riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri, agisce in Africa, America Latina e Medio Oriente per assistere le popolazioni in caso di catastrofi e conflitti e per favorire il loro sviluppo civile, economico e sociale, intervenendo attraverso progetti che integrano diversi settori, dall’agricoltura alla formazione, dalla salute all’igiene, i diritti umani e le migrazioni. Nella nuova sede si riunirà uno staff composto da liberi professionisti, educatori, psicologi, cultori di storia moderna e dei paesi africani e asiatici, esperti di cooperazione, educazione allo sviluppo e di tutela dei diritti umani. Una delle iniziative promosse dalla COOPI è “A tavola per bene”, realizzata dall’Ufficio Sostegno a Distanza in collaborazione con alcuni ristoranti e pizzerie del territorio sardo. I proventi garantiranno il diritto al cibo e ad un’alimentazione adeguata ai bambini ospiti dei centri sardi.
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il Cagliaritano
NOVITÀ URBANISTICHE PER CAGLIARI E PIRRI Approvata dalla Giunta comunale la delibera che propone al Consiglio comunale l’adozione del piano particolareggiato del Centro storico. Il piano era stato predisposto sulla base degli studi del professor Giancarlo Deplano, completati dall’ufficio Urbanistica del Comune. «Con questo piano per la prima volta si arriva alla redazione di uno strumento urbanistico in grado di consentire il rilascio di concessioni dirette, senza ulteriori passaggi amministrativi, sull’intero territorio del centro storico, sia di Cagliari che di Pirri», ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Giovanni Campus. Ora la pratica e tutti i documenti verranno trasmessi alla commissione consiliare all’Urbanistica ed alle Circoscrizioni interessate, per poi essere discussi in aula.
A cura di Lorelyse Pinna e Simone Ariu
Nasce il portale degli sconti Internet ormai è entrato nella vita di tutti. Lo utilizziamo per leggere i giornali, ascolare musica, parlare con amici e parenti. Di recente, oltre che utilizzare la Rete per i celebri social network, Facebook e Twitter su tutti, si naviga anche per fare acquisti. La nuova frontiera, però, è altra cosa: seguendo il format di altri siti a stelle e strisce, il portale Crastulo.it lancia
CAGLIARI NELLA RETE MICROFINANZIARIA
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l Comune di Cagliari ha aderito alla “Rete micro finanziaria nazionale dei Comuni italiani”, costituita dal Comitato nazionale per il microcredito e dall’Anci (Associazione dei Comuni d’Italia). L’obiettivo è quello di supportare la realizzazione di progetti di micro finanza sul territorio nazionale, attraverso il coinvolgimento diretto dei Comuni, degli Enti locali, delle Regioni e delle associazioni di Enti locali. Il progetto, promosso dall’assessore alla Programmazione e Finanze Antonello Melis, non ha precedenti in Italia: così, ha spiegato l’assessore Melis, «gli Enti locali potranno avvantaggiarsi dei benefici di economie di scala e dunque di un notevole abbassamento dei costi di accompagnamento e sviluppo dedicati all’orientamento, alla formazione e al tutoraggio dei microimprenditori e al monitoraggio dei progetti». Il Comune si era già fatto promotore del progetto in occasione del convegno “Microcredito e sviluppo locale, opportunità ed esperienze”.
in questi giorni un nuovo mondo di sconti e promozioni da utilizzare nella propria città. Potrete trovare coupon per ogni tipo di servizio: dalla cena in un ristorante o pizzeria della città, fino allo spettacolo al teatro o al cinema più vicino. Non vi resta che collegarvi su www. scontu.it
PROBLEMA DISOCCUPAZIONE Le Segreterie regionali di CGIL, CISL, UIL proporranno una serie di iniziative per sollecitare la Regione ad attuare il Programma straordinario contro la disoccupazione giovanile. I giovani, spiegano i sindacati, sono l’anello debole del sistema di sicurezza sociale: troppi inoccupati che non hanno alcuna copertura sul versante degli ammortizzatori sociali. La situazione si manifesta in tutta la sua drammaticità se si confrontano i dati regionali sulla disoccupazione giovanile con quelli nazionali: l’Italia si attesta sul 29%, mentre in Sardegna si sfiora il 45%, un primato a livello nazionale ed europeo. La CISL sollecita inoltre l’inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente per la riscrittura dello Statuto Sardo, che garantirà la piena autonomia dell’Isola in fatto di entrate e spesa. Si potrebbe così far fronte alle numerose urgenze sul piano dello sviluppo e del lavoro. L’assessore del Lavoro Franco Manca, durante una recente riunione convocata per discutere i provvedimenti in materia di occupazione, ha invitato i rappresentanti delle segreterie regionali di CGIL, CISL e UIL a collaborare per progettare e mettere in atto politiche del lavoro che rispondano ai bisogni del mondo dell’occupazione: «È necessario che, pur nella specificità del ruolo che ciascuno è chiamato a rivestire, si compia un percorso che segni un’inversione di rotta e che sia in grado di tutelare maggiormente i soggetti interessati».la prima meta da raggiungere è offrire a un’utenza eterogenea servizi più efficaci e distribuiti sul territorio.
SVOLTA PER LA STRADA STATALE 195?
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erminati gli esami del suolo e del sottosuolo imposti dal Piano di caratterizzazione del Ministero dell’Ambiente per le provincie di Cagliari e Medio Campidano. I risultati sono ora al vaglio del Ministero. Potrebbe esserci dunque una svolta per i lavori per la nuova statale 195, dato che questi esami erano uno dei principali motivi del ritardo nella prosecuzione del progetto. I sindaci dei comuni del territorio chiedono un’accelerazione. Si attende ora la Valutazione di impatto ambientale, ma anche la risoluzione del problema delle interferenze: gli impianti idrici, elettrici, fognari, ma anche i cavi Telecom-Trena e le tubazioni della pipe-line, che corrono lungo la Sulcitana dovranno essere spostati.
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LA SARDEGNA CHE FA
DOTTORATO INTERNAZIONALE È stato approvato il nuovo Dottorato Internazionale in Ingegneria e Scienze Ambientali, che vedrà la collaborazione delle Università di Cagliari, di Pushchino (Russia), di Aveiro (Portogallo) e di Enim (Marocco). Il Dottorato durerà tre anni, favorirà la mobilità degli studenti, in particolare italiani e russi, e permetterà il rilascio di un titolo congiunto di dottorato di ricerca da parte di questi quattro atenei. Lo scopo è introdurre i giovani laureati nel settore della ricerca di base e applicata dell’ingegneria e delle scienze collegate agli aspetti e alle problematiche ambientali.
“Dire Fare Sostenibile e Solidale” Si è svolto nel quartiere della Marina il primo festival “Dire Fare Sostenibile e Solidale”, organizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Cagliari con la collaborazione di associazioni artigiani e aziende che operano nel mondo della sostenibilità e del solidale. Negli spazi espositivi la bioedilizia, la finanza etica, il commercio equo e solidale, il riciclo, il riuso, l’agricoltura bio, la filiera corta e una collettiva di artisti che usano materiali di recupero, per informarsi, confrontarsi e, perché no, anche acquistare i prodotti artigiani e artistici.
LA SARDEGNA IN RETE
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i è chiuso a Cagliari il convegno nazionale “Semplificazione: innovazione e cooperazione in Sardegna, organizzato dalla Regione Sardegna in collaborazione con il Cisis, Centro interregionale per i sistemi informatici, geografici e statistici, di cui era presente la coordinatrice Lucia Pasetti. Si è discusso di alcuni progetti proposti dalla Giunta Regionale sui centri di accesso ad internet per i cittadini, come “@ll-in” e “Surf in Sardinia”, e degli accordi di innovazione tecnologica stipulati dalla Regione stessa. Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari e del Consiglio delle Autonomie Locali, ha sottolineato l’importanza del protocollo d’intesa stipulato con la Regione: «Una tappa importante perché innanzitutto sancisce una fondamentale unione di forze, poi perché riconosce una sostanziale parità di competenze tra Consiglio delle Autonomie Locali e Regione». Milia ha spiegato che «l’innovazione, la cooperazione e l’interconnessione in rete degli enti locali non solo devono garantire velocità e trasparenza nell’azione amministrati-
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va, ma devono anche favorire la conoscenza dei cambiamenti sociali ed economici per affrontarli con maggiori risorse». Sul protocollo d’intesa tra Regione e Ministero per la Pubblica Amministrazione e Innovazione è intervenuto il direttore generale dell’Agenzia per l’Innovazione del Ministero, Mario Dal Co, ponendo l’accento «sull’importanza di assicurare a imprese e cittadini servizi adeguati e, soprattutto, veloci per rispondere alle esigenze di una società in continua e rapida evoluzione». L’assessore degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione Mario Floris ha chiuso il convegno auspicando l’inizio di «una nuova stagione di interesse e di passione politico-civile che coinvolga, prioritariamente, il personale dell’amministrazione sociale». «È arrivato il momento di spendersi ancora di più per delineare un nuovo modello di Regione per uscire dall’isolamento con il rafforzamento del ruolo della comunità e degli enti locali, intesi come protagonisti e soggetto attivo del cambiamento culturale», ha concluso Floris.
A cura di Lorelyse Pinna e Simone Ariu
ROSARIA FLORIS “PASSEGGIA” PER CAGLIARI
A CLAUDIA SARRITZU IL PREMIO LETTERARIO CITTÀ DI CAGLIARI Claudia Sarritzu, la giovane giornalista di Radio Press e nostra collaboratrice, si è aggiudicata il premio letterario “Città di Cagliari” nella sezione Romanzi, con la storia d’amore intitolata “Tutta la vita”. Il riconoscimento viene assegnato alle migliori opere in versi e prosa, racconti e romanzi, dei giovani scrittori cagliaritani. Seconda classificata nella stessa sezione è Laura Troni con “Questa notte non finisce mai”, terza Sara Francesca Medas con “Eden”. Nella sezione Poesia ha vinto Martina Marongiu, autrice di “Nuvole d’anima”, mentre nella sezione Racconti si è aggiudicato il primo premio Davide Cossu, con il racconto a sfondo storico “Campo Beta”, ambientato in un lager nazista.
RobeRto boasso
L’innocenza Proibita Romanzo
Roberto Boasso è nato a Cagliari vent’anni fa, vive a Milano dove studia Filosofia e lavora come fotografo. Ora esordisce con il romanzo “L’innocenza proibita”, edito dalla casa editrice milanese Uroboros. È la storia, anzi l’esame di coscienza di Elena, che affronta i problemi della gioventù di oggi: la trasgressione, l’impossibilità e l’inutilità della comunicazione e dei rapporti con gli altri, l’emarginazione come scelta conseguente, ossia una sorta di “suicidio sociale”. Elena è una ragazza che rifiuta le convenzioni, rifiuta di riconoscersi in un modello, rifiuta l’ipocrisia. La sua vita è diversa, è il contrario del senso comune, e per questo viene giudicata, ma è votata alla ricerca della bellezza e della perfezione, incomprensibili agli altri..
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opo essersi raccontata in “...E per non morire, in silenzio, ascolto” e “La voglia di sognare”, in “Passeggiando...L’anima di Cagliari”, Rosaria Floris ci racconta la sua città, la nostra città. Lo fa attraverso i racconti degli uomini e delle donne che ci hanno vissuto, per i quali Cagliari è stata lo sfondo reale o ideale di sfide e traguardi, gioie e dolori, vite straordinarie e normali, che lasciano il segno e allo stesso tempo sono segnate dalle sue strade e dai suoi sapori. Non è una raccolta di biografie di personaggi, ma di dialoghi con le “persone”, che dipingono la città con i colori del loro personale ricordo. Durante questi dialoghi emerge anche l’Autrice, la sua fede, la sua sensibilità di donna e di “autentica cagliaritana”. «La donna, per Rosaria Floris, divenne sempre più un “Nodo” da sciogliere, un “Mondo” da esplorare, un “Imperativo” cui obbedire, un “Dovere” da compiere, una “Missione” da non tradire», ha scritto Efisio Lippi Serra nell’Introduzione alla sua prima opera. Ed è con la stessa passione e curiosità con cui esplora se stessa che l’autrice riscopre Cagliari, città che ama in tutte le sue sfumature.
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M. AIRTIZZU
BILANCI E PREVISIONI
IL FUTURO DI QUARTU SANT’ELENA di Claudia Sarritzu
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celgono i conti a posto, il rigore nelle spese, il patto di stabilità, Mauro Contini e la sua Giunta. Sei mesi dopo le elezioni, nell’aula consigliare di Quartu Sant’Elena il primo cittadino racconta alla stampa quanto sia stato duro, da neo eletto, dire tanti no ai suoi concittadini, ma venendo a conoscenza della reale situazione economica in cui versava la città ha ritenuto giusto, sin dagli inizi, badare alle spese. La prima pagina della cartella stampa dice tutto sulle scelte politiche della nuova amministrazione. «Grazie a una costante politica di contenimento della spesa sono stati rispettati i limiti del Patto di stabilità». È invece di un anno fa la dichiarazione del suo predecessore, Gigi Ruggeri, che in un’intervista rilasciata alla giornalista Francesca Zoccheddu per il mensile “La Testata Info” constatava che rompere il Patto era l’unico modo per continuare a governare. Certo, quelle dichiarazioni uscivano pochi mesi prima delle elezioni, e affermare di rompere il Patto per non rompere
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quello con i cittadini - per continuare ad offrire loro i servizi necessari - era sicuramente una presa di posizione prevedibile e dettata dai tempi preelettorali. Mauro Contini ha invece davanti a sé cinque anni e non vuole compromettere il bilancio per una cattiva politica economica. Una delle prime cose che fa la Giunta è alienare le farmacie comunali vendendo le relative aziende commerciali. Questa azione porterà nelle casse del municipio 6 milioni di euro da destinare ai nuovi investimenti. Ancora l’adeguamento del regolamento degli uffici e dei servizi secondo i principi dettati dalla cosiddetta Legge Brunetta. Un piano locale per l’occupazione giovanile. Già conclusa l’assunzione di 70 giovani diplomati e laureati nella pubblica amministrazione, più una decina di ragazzi rientranti nella categoria di operai. Arrivano infatti a 698.757 euro le risorse che verranno messe a disposizione sempre per l’occupazione giovanile, e sono di 100mila euro quelle risorse che invece andranno a finanziare i contributi a favore della
microimpresa. Un’altra importante mossa da ricordare è l’adesione del comune di Quartu al bando regionale per progetti pilota di “housing sociale”. In parole semplici grazie a 50 milioni di euro verranno finanziati alloggi adeguati alle famiglie che oggi hanno difficoltà a trovare casa. La zona individuata è quella di Fornaci Picci Su Idanu. Il sindaco ha ricordato anche che fra ottobre e novembre del 2010 è stata gestita l’emergenza alluvione, realizzando tutte le attività inerenti legate alla stima dei danni e alla messa in sicurezza del territorio, ottenendo i fondi regionali per lo stato di emergenza e di calamità naturale. È stato anche approvato un piano comunale di protezione civile di cui la città era sprovvista. I fondi regionali assegnati a Quartu per il contrasto alle povertà estreme sono 850.718 euro che verranno ripartiti tra contributi di assistenza, assegni ai nuclei familiari e impiego del personale nel servizio civile. Come ha ricordato Mauro Contini, in questi anni di crisi c’è un forte e drammatico incremento dei cittadini bisognosi. Riguardo il turismo, la città, dal 4 al 5 settembre del 2010, a Marina di Capitana, ha accolto la prestigiosa gara del Grand Prix Sardinia Campionato italiano Cl. 3000. Ancora la partecipazione alla Fiera Internazionale del Turismo di Lugano, l’importante appuntamento svizzero che ha registrato un afflusso record di 77mila visitatori. Poi l’adesione al portale Visit Italy e l’attivazione di tavoli di concertazione con gli operatori turistici e una forte sinergia con l’area vasta e il capoluogo sardo. Con il sindaco di Cagliari già attive collaborazioni sia per lo stagno di Molentargius che per il litorale, in comune fra le due città. Ma la scommessa di Mauro Contini è quella di far diventare Quartu città di mare e città non più solo dormitorio. Quest’estate la Giunta lavorerà per programmare “Un’estate quartese”. Viale Colombo diverrà un ponte fra la città e il litorale, la sera. Una vita notturna per tutti i cittadini che porti a commercianti ed esercenti lavoro e guadagni, e permetta ai quartesi di restare in città senza doversi spostare a Cagliari dove il Poetto ha una vita notturna. Contini parla di sei mesi entusiasmanti ma anche faticosi, ed i ringraziamenti vanno a tutto il Consiglio comunale, a maggioranza e opposizione, perché il rinnovamento passa dalla condivisione delle scelte con il Consiglio e gli stessi cittadini.
INTERVENTI · VOCE AL SINDACATO COISP
PUGNALATI DA BATTISTI E DALLO STATO Sono chiare e molto dure le parole del COISP, il Sindacato Indipendente del corpo di Polizia, in seguito alla mancata estradizione di Cesare Battisti. Un caso, l’ennesimo, che ha scatenato l’ira dei vertici regionali e nazionali. «Brasile vergogna! Italia ribellati ad un gesto che grazia un colpevole e cancella tutto il dolore che i suoi efferati delitti hanno provocato». È questo l’incipit della reazione di Franco Maccari, Segretario Generale del Sindacato Indipendente di Polizia Coisp, in seguito alla mancata estradizione di Cesare Battisti dal Brasile. Le parole forti non sono mancate, per l’Italia e per il Brasile: «Riconoscere lo stato di rifugiato ad un assassino significa che uno Stato intero si rende suo complice, significa offrire un paracadute di impunità ad un uomo che ha tolto a decine di famiglie la gioia di continuare a vivere con i loro cari. Ha tolto padri a figli che non conosceranno mai la gioia di crescere con un genitore accanto. E di questo non si è mai pentito. Ma, ancor di più, ha offeso un Paese intero che ora viene preso in giro. L’offesa più grande arriva dal Brasile con questa inspiegabile decisione del presidente Lula. Se l’Italia non è stata capace di assicurare Battisti alla giustizia abbia ora uno scatto d’orgoglio e interrompa qualsiasi rapporto con il Brasile. Non abbiamo bisogno di un Paese che protegge gli assassini, il Brasile non può dirsi amico dell’Italia. Scenderemo in piazza, porteremo a capo del nostro corteo i familiari delle vittime di Battisti e chiederemo al ministro Frattini di guardarli ad uno ad uno negli occhi e di farsi raccontare le loro storie di dolore per quello che Battisti ha fatto. L’Italia è stata mortificata due volte da questa decisione, e tutto ciò è avvenuto nel silenzio e tra la noncuranza di
un Governo che ha smarrito la bussola e non conosce più i confini tra il lecito e l’illecito. E quello che il Brasile ha fatto è un illecito». DURE ANCHE LE REAZIONI DEL COISP DI CAGLIARI Giù duro anche il Segretario Provinciale del COISP di Cagliari, Giuseppe Pilichi, che alla stessa notizia ha commentato: «Lo abbiamo gridato a gran voce per mesi, la mancata estradizione di Battisti in Italia è una vergogna per il Brasile e per tutti quei Paesi i cui rappresentanti istituzionali hanno firmato per impedire l’estradizione. Paesi che sono diventati complici di un assassino, è un’umiliazione per l’Italia che raccoglie davvero un magro risultato dal punto di vista diplomatico e della politica estera, ma soprattutto è una mortificazione per i parenti delle vittime che si unisce all’incommensurabile dolore che per anni li ha accompagnati. Avevamo già scritto che, se necessario, saremmo scesi in piazza, portando a capo del nostro corteo i familiari delle vittime di Battisti. Ecco perché il Coisp, che rappresenta l’essenza della legalità e del mantenimento della stessa, domani non può far altro che essere accanto ai parenti delle vittime. La nostra indignazione si estende a tutti coloro i quali si sono resi protagonisti di questa vergognosa vicenda ed il governo brasiliano è solo l’ultimo ad aver messo la parola fine ad un film dell’orrore e dell’illegalità. Ora se l’Italia non vorrà essere ricordata all’estero solo
come il Paese che ha in comune con il Brasile la politica del “Bunga bunga”, il Governo compia un gesto di dignità e scenda in piazza, mobiliti l’intero apparato politico anche locale e faccia arrivare alla Francia (il primo Paese a negare l’estradizione contro la quale firmò anche la premier dame Carla Bruni) ed al Brasile un messaggio di civiltà. Faccia capire che questo è un Paese che crede nella giustizia, che la persegue e che porta rispetto ma nello stesso modo lo pretende». UN’OFFESA INTOLLERABILE PER TUTTO IL PAESE Gli fa eco il Dirigente Nazionale del COISP, Marcello Pusceddu: «Bisognerebbe entrare in guerra con Paesi che consentono a degli assassini di starsene comodamente alla larga dal proprio debito di sangue con la giustizia, con le famiglie di quelli che hanno massacrato, con un intero Stato, con il mondo». È durissimo il commento del segretario cagliaritano alla notizia che il Ministro brasiliano della Giustizia ha deciso di accordare lo status di rifugiato politico all’ex terrorista Cesare Battisti, la cui estradizione era richiesta dall’Italia dove è stato condannato per quattro omicidi. «Ha veramente del ridicolo che un criminale di questa caratura dica di temere la vendetta se dovesse rientrare in Italia. È un’offesa intollerabile che gli sia dia ascolto. Battisti non può essere messo in condizioni di sottrarsi alle proprie responsabilità», ha poi concluso.
Il Cagliaritano ha incontrato Aurelio Lai, assessore allo Sport del Comune di Cagliari, e il Dirigente di Servizio Alessandro Cossa per parlare dei problemi che affliggono il mondo dello sport cagliaritano e dei suoi nuovi scenari. A cura di Lorelyse Pinna
A colloquio L’assessore allo Sport Aurelio Lai, a destra, e il Dirigente di Servizio Alessandro Cossa negli uffici del Comune di Cagliari.
i sa che la spina nel fianco di molte società sportive cittadine, anche di quelle storiche, è l’impiantistica: difficile sostenere le spese di gestione e manutenzione, che si aggiungono a quelle dei campionati, ma difficile anche condividere gli impianti con altre società. In quest’ultimo periodo si è parlato molto del debito contratto dall’Esperia con Abbanoa, dell’abbandono della piscina di
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Terramaini da parte della Federazione Italiana Nuoto, dei guai della Rari Nantes con la bolletta della luce, dello scontro tra Johannes e Comune per il campo di via Is Mirrionis, condiviso con altre due società. Per questo il Comune ha indetto un bando per l’affidamento dei lavori di collaudo e verifica delle condizioni di alcuni impianti sportivi (via Fracastoro, via S’Arrulloni, Is Bingias e via Zagabria) e campi di calcio (via Schiavazzi e via
Castiglione). Il Cagliaritano ha incontrato Aurelio Lai, assessore dello Sport del Comune di Cagliari, e il Dirigente di Servizio Alessandro Cossa per parlare dei problemi che affliggono il mondo dello sport cagliaritano e dei suoi nuovi scenari. Quale situazione avete trovato nell’ambito dell’impiantistica? «La città di Cagliari è in generale
ben servita perché negli anni sono stati costruiti impianti importanti. Purtroppo però l’amministrazione ha incontrato molti problemi, soprattutto nella gestione e nella manutenzione. L’affidamento a costo zero non è una buona politica. I fondi pubblici sono sempre meno e anche il privato deve fare la sua parte». E qual è la politica vincente? «Sta emergendo la realtà dei consorzi, come quello di Terramaini. Molte società si stanno consorziando per sostenere le spese di manutenzione. Anche l’amministrazione cerca di dare il suo contributo: fino al 2001 venivano richieste convenzioni che non superavano i dieci anni, oggi invece si fanno richieste per quindici anni, per poter accedere ai finanziamenti del credito sportivo. È il caso per esempio del Progetto Sant’Elia, una scelta di investimento rischiosa che potrebbe però portare un enorme ritorno di immagine per la città, oltre che la crescita dell’orgoglio dell’appartenenza». Dottor Cossa, cosa fa il Comune quando si rende conto che una struttura non è sufficientemente curata? «Quando si concedono gli impianti per tempi molto lunghi, succede spesso
che la struttura vada incontro al degrado negli ultimi anni di gestione. È un escamotage che le società utilizzano per far si che la condizione dell’impianto scoraggi l’eventuale concorrenza nel momento in cui viene bandita la gara per il suo successivo affidamento. In questo modo la società che lo aveva gestito si rimette in gioco proponendosi di sostenere i costi della ristrutturazione, che essa stessa aveva evitato di fare prima, e parte
avvantaggiata. Disporremo maggiori controlli, anche due-tre volte l’anno, per verificare le effettive condizioni dell’impianto e la sua gestione. Alcuni, che all’apertura erano il fiore all’occhiello dell’impiantistica sportiva, hanno subito troppo pochi interventi di manutenzione». Assessore Lai, parliamo degli impianti sportivi che danno lustro alla città di Cagliari... «Prima di tutto il Palazzetto dello Sport, che è gestito direttamente dal Comune, poi è in via di ristrutturazione l’Ex Palazzetto della Boxe in cui, secondo un progetto avanzato dalla Federazione e dal CONI, potrebbe nascere un centro medico sportivo della ASL 8. L’impianto di Su Siccu, compreso il ristorante fallito di recente, è oggi di nuovo sotto la tutela del Comune ed è un’area importante, nonostante i nodi irrisolti, e comprende la Lega Navale e i campi delle società Esperia e L’Aquila. Nelle mie idee c’è poi la pista di pattinaggio vicina al Palazzetto, una struttura accolta con grande soddisfazione dai ragazzi della città e dell’hinterland. Bisognerebbe trovare i fondi per costruire una copertura del percorso: c’è stata una proposta di 100 mila euro, vedremo... Nel caso della piscina di Terramaini, dopo alcuni anni di affidamento il soggetto gestore ha rinunciato all’impianto. Prima di riaprire il Comune ha deciso di fare dei lavori di manutenzione e ripristino di alcuni impianti danneggiati. Poi per alcuni mesi verrà gestita direttamente dal Comune con il proprio personale,
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E. LOCCI (FOTOCRONACHE)
ossia quello della piscina di via dello Sport, che è una realtà da 6-7 mila ingressi al mese ed è gestita da associazioni e società. Dopo questo periodo verrà riaperto il bando per l’affidamento dell’impianto. Funziona molto bene anche l’impianto per l’atletica e sta sorgendo una nuova piscina a Is Mirrionis, in via Abruzzi». La questione più calda del periodo: lo Stadio Sant’Elia... «Il sindaco Floris avrebbe voluto mantenere la squqdra del Cagliari in città e Cellino ha deciso di trasferirla a Elmas. La verità è che, come Assessorato, ci siamo impegnati davvero per risolvere questa situazione e perché il Cagliari rimanesse in città. Il problema è che lo sport non deve essere al servizio della politica, bensì il politico deve mettersi al servizio dello sport. Dobbiamo pensare più allo sport, non lo si deve usare come propaganda al momento delle elezioni per poi metterlo in un angolo». In generale pensa che il Comune abbia sufficientemente coperto la voglia di sport dei giovani cittadini? «In effetti ci sono aree poco coperte, parlo soprattutto del centro storico, Marina, Castello, ecc. Uno dei problemi in questo caso è la burocrazia: per esempio una società ha vinto l’appalto per la gestione dei campi sotto il Terrapieno, ma è bloccato dalla burocrazia da 6 anni». Ma Castello ha sempre avuto la vocazione per gli sport al coperto, perché non si offre questa opportunità? «Perché oggi riappropriarsi delle strutture è molto difficile: dove un tempo c’erano le vecchie cantine da 200-300 mq in cui si praticavano gli sport al chiuso, oggi ci sono pub e circoli ricreativi, che tra l’altro non hanno il gradimento della popolazione del quartiere». E il Poetto potrebbe diventare un grande impianto sportivo a cielo aperto per la vela, il surf, la canoa, ecc.? Il Comune ha intenzione di ottimizzare questa grande risorsa cagliaritana? «Noi auspichiamo un dialogo tra i diversi assessorati perché così si eliminerebbe quella politica a compartimenti stagni che è nociva per la città. Prendiamo il caso dei campi da beach volley e beach tennis: ogni chiosco aveva creato i propri campi
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con le proprie reti, però le pallonate erano pericolose per i bagnanti. Allora è stata richiesta un’assicurazione, ma la soluzione sarebbe stata disciplinare tutto prima. La situazione attuale è ancora complessa a causa della burocrazia, del numero dei soggetti coinvolti e della complessità normativa». La politica di oggi guarda all’area vasta di Cagliari, voi state attenti a ciò che c’è nell’area vasta? «Stiamo lavorando perché non vengano più costruite cattedrali nel deserto. Vent’anni fa ogni comune costruiva il proprio palazzetto, la propria piscina, i propri campi e oggi ci sono tanti impianti sportivi nell’hinterland sottoutilizzati. Tanti altri comuni hanno un campo sportivo con il prato verde. Per il momento si stanno monitorando gli impianti, lo sta facendo il CONI. Non è più pensabile che il credito sportivo continui a finanziare a pioggia la costruzione di impianti se ne esistono già e sono poco utilizzati».
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Il passaggio di consegna Andrea Arrica, inginocchiato, assieme al figlio Stefano, anch’egli ex dirigente del Cagliari.
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TESTIMONIANZE
IL RICORDO DI ANDREA ARRICA Ad andarsene per sempre non è stato solo un abilissimo dirigente del Cagliari ‘69/’70, anno dello Scudetto, ma una persona ricordata da tanti come squisita anche fuori dal campo. In questo servizio riviviamo aneddoti esclusivi e alcune trattative cosiddette impossibili. di Ignazio Argiolas - Foto, Archivio GIA lla notizia della scomparsa di Andrea Arrica la memoria mi ha portato indietro di tanti anni. Gli anni del ginnasio quando quattordicenne gioivo per il Cagliari di Arturo Silvestri che si affacciava per la prima volta in serie A sotto la regia manageriale di un dirigente come Andrea Arrica, simbolo del decennio 1960-1970 dell’epopea rossoblu che avrebbe portato alla costruzione della squadra del mitico scudetto. E come dimenticare l’incontro con Arturo Silvestri, a Treviso nella sua tabaccheria, ormai ottantaquattrenne ma lucido e dinamico come ai tempi d’oro quando veniva chiamato semplicemente Sandokan. Fu proprio in quell’occasione, in quel di Treviso, che l’ex allenatore del Cagliari-miracolo, che approdò in serie A entusiasmando la Sardegna intera, mi raccontò i particolari della venuta di Silvestri al Cagliari e dell’operazione Luigi Riva e Ricciotti Greatti in ros-
soblu. Da questo colloquio improvvisato ed estemporaneo emerse, in tutta la sua dimensione, la figura di un dirigente chiamato Andrea Arrica, capace di dare scacco matto a tutti i soloni del calcio di quel periodo: tanto furbo e scaltro nelle operazioni di mercato calcistico quanto persona squisita di elevate qualità umane. È grazie a Lui che Silvestri, tecnico quotatissimo in quel periodo e meritevole di allenare società di primo piano, approdò in Sardegna anticipato dagli articoli sui giornali che lo davano certo sulla panca del Cagliari a sua insaputa. Notizia che distolse le altre pretendenti dal contattarlo mentre navigava il Tirreno verso il capoluogo sardo. A quel punto fu facile per Andrea Arrica convincere Arturo Silvestri a fare l’esperienza nell’isola. Con altrettanto acume studiò i blitz che lo portarono a strappare alla concorrenza un giovanissimo Gigi Riva. Una nota su un rapporto di osservazione sollecitò l’attenzione di Andrea Arrica che volle visionare questo gio-
vane del Legnano, lungagnone, magro e secco, che tanto si era distinto con la Nazionale juniores. Due squadre in particolare avevano puntato gli occhi su di lui: l’Inter ed il Bologna. Arrica giocò molto sulle componenti che alimentavano le perplessità dei pretendenti al suo acquisto. Ovvero il destro usato per lo più come stampella, aggiunto al fatto che era magro come un chiodo. Sulla cifra chiesta dal Legnano pesava tantissimo il fatto che si voleva un atleta completo e strutturato fisicamente. Ma Arrica, dopo aver visto in diretta un suo gol di sinistro, potente e preciso, ebbe un’intuizione e non esitò nel fare subito un accordo di massima sulla base di trentasette milioni, all’insaputa del presidentissimo Rocca. Un altro capolavoro Andrea Arrica lo compie portando al Cagliari Ricciotti Greatti, su indicazione ed insistenza di Sandokan Silvestri. Altro blitz in terra di Romagna dove Ricciotti gioca in serie C in quel di Reggio Emilia, nello stesso girone del Cagliari. In
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porto». Sergio “Bobo” Gori: «Fa parte della storia del Cagliari, sia prima che dopo lo scudetto. Lo ricorderò sempre con grande affetto». In chiusura, non posso non citare le parole finali pronunciate nell’omelia di monsignor Tiddia in una chiesa di Bonaria gremita da amici, colleghi e sportivi giunti da ogni parte della Sardegna: «Non è mio compito fare commemorazioni civili e sociali, ma non posso non ricordare che il primo a congratularsi per quell’impresa centrata dal Cagliari fu il Papa Paolo VI».
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un campo infame per la pioggia e il fango, la prova di Greatti convince Arrica a tentare il tutto per tutto per accontentare Silvestri e rinforzare la squadra che aveva appena vinto il campionato di serie C, approdando quindi nella serie cadetta. Riesce ad acquistarlo per trentadue milioni, in questo caso giocando sul fattore emotività derivante da un piccolo “difetto di vista” del giocatore che aveva convinto i tanti estimatori e possibili acquirenti a mollare la presa. LA TESTIMONIANZA DI GIGI RIVA... Tra le tante testimonianze di affetto, ricordo quella molto significativa di Gigi Riva: «Se ne va un altro pezzo del Cagliari che fu. Mi è stato sempre molto vicino, anche quando ho smesso di giocare: ho avuto la possibilità di frequentare lui e la sua famiglia. Assieme a Scopigno, è stata la persona più importante dell’epopea del Cagliari dello scudetto. Se ne va un amico. Penso che mi abbia voluto bene». ...E DEGLI ALTRI GIOCATORI DEL CAGLIARI SCUDETTO Enrico Albertosi: «È stato determinante per il Cagliari. Con pochi soldi è riuscito a creare la squadra dello scudetto. Abilissimo nelle campagne acquisti, sapeva scegliere i giocatori adatti alla causa dei rossoblu. Valga per tutti lo scambio con l’Inter quan-
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do, cedendo Boninsegna, portò a Cagliari ben tre giocatori: Domenghini, Gori e Poli». Adriano Reginato: «È stato l’artefice della cavalcata scudetto. Eravamo tutti affezionati a lui. In particolare, mi ricordo la sera della festa scudetto a casa sua con Walter Chiari. È come se fosse venuto meno un mio parente stretto». Giuseppe Tomasini: «Abbiamo perso un padre. È stato la persona che ha creato il Cagliari. Veniva spesso a trovarmi. Ci confrontavamo sul mondo del calcio. È una grande perdita per lo sport isolano e nazionale». Comunardo Silvano Niccolai: «Tutto ciò che di bello c’è nella vita, lui lo ha fatto per noi. Un uomo splendido, squisito, brillante. Era un grande amico». Mario Martiradonna: «È sempre stato vicino a noi come uomo e come Presidente, quasi un secondo padre». Cesare Poli: “Una pietra miliare nella storia del Cagliari. Mi ha portato lui in Sardegna e non ho più lasciato la città. Ho sempre mantenuto con lui un ottimi rap-
«Valga su tutti lo scambio con l’Inter quando, cedendo Boninsegna, portò a Cagliari ben tre giocatori: Domenghini, Gori e Poli»
DOCUMENTI · MEMORIA STORICA DELLA CITTÀ
Bombe su Cagliari
CRONOLOGIA DI UNA STRAGE di Francesco Fuggetta - Foto, Archivio Società degli Operai
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ochi sanno che Cagliari, dopo Napoli, è stata la città italiana più bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale, quella che ha subito maggiori danni, come Coventry (Inghilterra) o Dresda (Germania): l’80% degli edifici fu distrutto. Sono passati 66 anni da quei bombardamenti, che provocarono la morte di oltre 2.000 persone e la devastazione del capoluogo sardo, ma per i testimoni è come se il tempo non fosse mai passato. Il ricordo è vivido: chi scampò agli spezzoni che trafissero Cagliari non ha più potuto dimenticare, e può oggi offrire il suo racconto alle nuove generazioni. Ma perché proprio Cagliari è stata investita da tanta distruzione? Due sono le ragioni. La prima (motivazione ufficiale data dagli americani) riguarda la strategia militare: deviare l’attenzione dei tedeschi verso la Sardegna, mentre si preparava lo sbarco in Sicilia. Anche se molti pensano che la città abbia avuto il solo torto di trovarsi a poche miglia dalle basi alleate in Marocco, Algeria e Libia. Un comodo poligono di addestramento, insomma.
I PRIMI ANNI DI GUERRA Cagliari era diventata un avamposto di guerra già nel giugno del 1940. Nel pomeriggio del 16 giugno una squadriglia di velivoli francesi bombardò il porto e le sue navi. Il 17 ottobre 1941 aerei inglesi, durante una missione bellica esplorativa notturna, illuminarono a giorno e per lungo tempo il golfo e la città con un eccezionale lancio di bengala. Dal 2 giugno 1942, subito dopo l’ultima visita di Benito Mussolini in Sardegna, le incursioni aeree nemiche diventarono più frequenti e distruttive. La notte fra il 2 e il 3 giugno, gli aerei avversari si limitarono a lanciare alcune bombe di piccole dimensioni lungo viale San Bartolomeo, a causa dell’intenso fuoco di sbarramento difensivo delle batterie poste attorno alla città, e grazie al fuoco dell’antiaerea proveniente dalle navi da guerra ancorate nel porto. Morirono un vecchio di 86 anni e la figlia paralitica di 60. La stessa notte, però, fu lanciata su Cagliari la prima bomba di grandi dimensioni. Era stata caricata ad alto esplosivo e secondo gli esperti, pesava circa mezza
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tonnellata. Cadde sul viale Cimitero, rovinando un tratto delle ferrovie complementari e alcune tombe del cimitero stesso. Lo spostamento d’aria, nel raggio di un chilometro, abbatté dei muri, scardinò delle finestre e delle saracinesche, e infranse molti vetri. Nella notte fra il 7 e l’8 giugno aerei inglesi lanciarono delle bombe su via Pola, via Angioy, via Sassari, via San Mauro, piazza Garibaldi, largo Carlo Felice, via Sardegna e via Giardini. Le vittime furono 14. Ma il periodo peggiore iniziò l’8 novembre 1942, quando gli Alleati, dall’Africa settentrionale, decisero di sbarcare in Sicilia per invadere poi l’Europa. I bombardamenti in Sardegna, da febbraio a giugno, servivano a far credere a un imminente sbarco nell’isola. Si intendeva in questo modo diffondere un terrore generalizzato che avrebbe dovuto portare al distacco degli italiani dall’alleato tedesco. 1943, ANNUS HORRIBILIS “Noi abbiamo bombardato i vostri porti e le vostre industrie che lavorano nel solo interesse della Germania. Avete provato il peso delle nostre bombe. Altre seguiranno. È a voi la scelta tra la voce che noi vogliamo portarvi e la distruzione dei tedeschi ed i fascisti provocano sulle vostre città e su voi”. Con questo volantino, dall’italiano impreciso, si intendeva inviare un messaggio alla popolazione. Le conseguenze da parte degli angloamericani non si fecero attendere, e furono terribili: il 17 febbraio la città fu attaccata da 105 aerei fra B17 (le fortezze volanti) e caccia pesanti, P38 Lightning a doppia fusoliera. Alle due del pomeriggio gli aerei da bombardamento americani piombarono nel centro della città per sganciare a tappeto un gran numero di bombe di medio calibro e di spezzoni incendiari. In via Sant’Efisio, tra la chiesa di Sant’Anna e quella di Santa Restituta, fu una strage. Il bollettino ufficiale parlava di 100 morti e 255 feriti; ma in realtà i morti furono quasi 200. Il 26 febbraio una ventina di B17 arrivò sulla città da Capo Carbonara, rovesciando 50 tonnellate di bombe sulla direttrice Bonaria-Castello-Stampace. Il bollettino parlava di 73 morti e 286 feriti. Il Teatro Civico fu sfondato, il Bastione di Saint Remy, colpito da tre bombe, perse l’arco con parte delle scale. In Piazza Costituzione si formò una profonda voragine. In Castello, il palazzo del Villamarina fu sventrato, mentre la chiesa di San Giuseppe, vicino alla Torre dell’Elefante, crollò completamente. Di Sant’Anna rimase in piedi solo la facciata e, in piazza del Carmine, una bomba lasciò una profonda buca larga otto metri. Il Municipio conservava solo la facciata. Parecchie costruzioni del Largo, del Corso, di via Sassari, via Maddalena, via Malta e via Caprera diventarono cumuli di macerie. I GIORNI DELL’IRA “Cominciarono quei giorni dell’ira in un implacabile ventoso febbraio, nel quale nuvole, vento, rovesci di pioggia e il magnifico folgorare di un sole che sapeva già di primavera si alternarono in un modo assurdo, sconclusionato, beffardo. Le case caddero ad una, a due, a blocchi, a rioni, senza difesa e senza logica. La polvere coprì in un volatile, impalpabile sudario, l’attimo dei crolli. La città morì senza litanie e sui cadaveri degli insepolti gli aliti dell’aprile fecero sbocciare pietosi fiori, figli del vento”. (Francesco Alziator)
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Il 28 febbraio, 85 aerei (fra bombardieri B17 e caccia P38) lanciarono, in tre ondate successive, 538 bombe per un totale di 123 tonnellate di esplosivo. Le sirene d’allarme, per mancanza di energia elettrica, erano ormai inservibili. L’incursione durò due ore: furono distrutti il porto, il Palazzo della Dogana e la Stazione delle Ferrovie dello Stato. Quasi tutta via Roma andò in rovina. I morti furono 200 secondo le cifre ufficiali e i feriti alcune centinaia. I caduti nelle tre incursioni di febbraio erano stati 416. Il 31 marzo una grossa formazione di fortezze volanti e di caccia pesanti di scorta bombardarono ancora il porto di Cagliari, provocando gravi danni alle navi. La Chiesa del Carmine fu completamente distrutta. Il bollettino parlò di 60 morti e 52 feriti. LE ULTIME BOMBE Il 13 maggio, 197 bombardieri e 186 caccia sganciarono 893 bombe su Cagliari. Durante la notte i bimotori inglesi Wellington completarono l’opera con bombe e spezzoni incendiari: la città fu trasformata in un cumulo di macerie. Crollarono le ultime case, la chiesa dei SS.MM. Giorgio e Caterina fu distrutta e nella stazione delle Ferrovie dello Stato morirono 17 ferrovieri. Ma il bollettino rilevò solamente 10 morti e 56 feriti. Dopo questa data la città diventò praticamente deserta. Per fortuna, con lo sfollamento, i cagliaritani e gli abitanti delle altre città avevano cercato rifugio nei piccoli paesini, in alloggi di fortuna, già dal mese di febbraio. I pochi rimasti ancora in città (45.000 secondo alcune stime), cercarono a quel punto di abbandonarla con ogni mezzo. A Cagliari rimasero solo gli sciacalli a saccheggiare le poche abitazioni rimaste illese. Da giugno in poi furono scelti soprattutto obiettivi militari: Cagliari fu bombardata altre quattro volte, ma ormai la guerra per la Sardegna volgeva al termine. L’ultimo bombardamento fu il pomeriggio dell’8 settembre sull’aeroporto di Pabillonis. Poche ore dopo Badoglio annunciò alla radio che l’Italia era uscita dal conflitto.
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La basilica, l’edificio religioso più antico di Cagliari, è stata eretta intorno al V secolo d.C. in onore di San Saturno, attuale patrono della città. Oggi si distingue per i diversi stili costruttivi ed architettonici che la compongono e l’accogliente piazza che la ospita. di Antonello Angioni - Foto, Maurizio Artizzu a basilica di San Saturno (o Saturnino) costituisce senza dubbio il monumento più noto della Cagliari paleocristiana e altomedioevale. Sorge nell’attuale piazza San Cosimo, a breve distanza dalla Chiesa di San Lucifero, nell’area di una vasta necropoli che, probabilmente senza soluzione di continuità, raggiungeva il colle di Bonaria. Come è comprovato da diverse iscrizioni, l’area era utilizzata per la sepoltura del clero. Al riguardo occorre considerare che, a partire dal IV secolo d.C., nella Calaris cristiana operavano grandi personaggi della fede come il vescovo Lucifero. La basilica è l’edificio religioso più antico della città. Si ritiene sia stata eretta intorno al V secolo d.C. come martyrium di San Saturno, un giovane cristiano che, secondo la tradizione, fu decapitato nel 304 da una folla inferocita perché non volle rinnegare la sua religione. Venne sepolto extra moenia ed in tale luogo si costruì, in sua memoria, un edificio di culto il cui primo impianto, come detto, fu un martyrium (cioè un sepolcro-santuario innalzato sulla tomba di un santo o di un martire) eretto con materiale di spoglio proveniente da alcuni edifici di epoca romana situati nelle vicinanze. In particolare venne utilizzata anche una grande base romana, ancora oggi
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visibile nelle adiacenze della basilica. La presenza, nell’area in questione, della necropoli paleocristiana (la più antica area funeraria cristiana individuata a Cagliari) potrebbe far presumere l’esistenza dell’edificio di culto già da qualche secolo prima. In ogni caso il San Saturno è menzionato per la prima volta dal diacono Ferrando, nel racconto della “Vita del vescovo San Fulgenzio da Ruspe”, il quale - dovendo ampliare il cenobio fondato a Cagliari da alcuni esuli africani nell’area del martyrium di San Saturno - al suo arrivo in città (intorno al 520) trovò il nucleo originario dell’attuale impianto costituito dal corpo cupolato centrale. Al vescovo Fulgenzio il priore di Cagliari Brumasio consegnò la basilica che venne ingrandita e dotata di un cenobio. In un secondo momento, nel VI secolo, un altro progetto prevedeva un ampliamento consistente nella realizzazione dei quattro bracci, ciascuno a tre navate. Peraltro i lavori non ebbero completa esecuzione. Nel 1089 i vittorini di Marsiglia (intraprendenti agricoltori ed esperti salinieri) ottennero in donazione, dal giudice di Cagliari Costantino Salusio II de Lacon-Gunale, l’eremo di San Saturno, col colle di Bonaria, le saline di Quartu e le peschiere di San Bartolomeo (servite dallo scalo marittimo di Port’è Sali). I vittorini si fecero carico di restaurare la vecchia basilica integrandola con nuovi ambienti e trasformando la struttura a quattro bracci uguali con cupola centrale in una chiesa a croce latina. Nell’arco di circa trent’anni, tra il 1089 ed il 1119 (anno della riconsacrazione), la basilica venne trasformata in forme protoromaniche, sotto la direzione di un architetto provenzale. Il braccio est fu dotato di un’abside semicircolare, preceduta da una navata a due campate; i testimoni dei bracci nord e sud furono invece chiusi da muri retti; infine il braccio ovest fu allungato in una navata longitudinale di quattro campate. La chiesa assunse così caratteristiche tipicamente provenzali. In pratica con i vittorini la basilica completa la sua icnografia secondo lo schema giunto sino ai nostri giorni. Tratti distintivi della fabbrica romanica di San Saturno sono l’estradosso del catino rientrante sul filo d’imposta e la scalettatura inversa dei capitelli di semicolonne e paraste. Le nuove strutture vennero eseguite quasi per intero con grandi cantoni calcarei ed elementi marmorei ricavati dallo spoglio delle rovine sia della stessa basilica cimiteriale che di qualche grandioso edificio di età romanoimperiale. Dopo aver ricostruito il monastero i vittorini vi
istituirono la sede del priorato sardo, destinato ad espandersi ed a godere di massima prosperità nel corso del XII secolo parallelamente all’affermarsi del loro predominio commerciale nel meridione della Sardegna. In tale contesto il San Saturno divenne il centro principale dei monaci vittorini in Sardegna, molto attivo in campo culturale. In esso era presente anche uno scriptorium nel quale gli amanuensi copiavano i testi sacri tramandando così la tradizione cristiana. Questa chiesa e l’annesso cenobio, dunque, ebbero in passato una grande importanza non solo nella vita religiosa ma anche in quella economica della città di Cagliari: i monaci vittorini la utilizzarono quale centro operativo per l’esercizio, in regime di monopolio, della produzione del sale e per il controllo del commercio urbano. Nel 1324, con l’arrivo degli aragonesi, il complesso di San Saturno venne abbandonato dai vittorini e rimase privo di manutenzione. Quindi entrò
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«QUESTA CHIESA EBBE UNA GRANDE IMPORTANZA NON SOLO NELLA VITA RELIGIOSA MA ANCHE IN QUELLA ECONOMICA DELLA CITTÀ: I MONACI VITTORINI LA UTILIZZARONO QUALE CENTRO OPERATIVO PER L’ESERCIZIO DELLA PRODUZIONE DEL SALE» ********
a far parte dei possedimenti dei Carroz, potenti feudatari, i quali ne smantellarono alcune parti per rafforzare, con l’ottima pietra da taglio ricavata, il castello di San Michele, ove gli stessi risiedevano. Ciò ai fini di una più efficace difesa dagli eventuali attacchi dei giudici d’Arborea. Nel 1363 Pietro IV d’Aragona concesse il monastero all’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio de Alfama, venuti in Sardegna al suo seguito. Nel 1444 il complesso entrò a far parte della
Mensa Arcivescovile. La chiesa continuò ad andare in rovina finché venne restaurata dall’arcivescovo Pietro Pilares, che resse la diocesi di Cagliari dal 1484 al 1513, e dell’ecclesiastico Giacomo Rovira. L’edificio di culto subì ulteriori modifiche e rifacimenti nel Seicento in occasione degli scavi archeologici che l’arcivescovo Francisco d’Esquivel fece eseguire (tra il 1614 e il 1622) alla ricerca delle spoglie di martiri cristiani culminata con l’invenzione
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del sarcofago contenente le reliquie del martire Saturno. In questo periodo, in tutta l’Isola, si scatenò la lotta per il primato tra i due Capi ed ebbe inizio la cosiddetta ricerca dei corpi santi. La basilica risulta anche nel manoscritto Alabanças de los santos de Sardeña di Juan Francisco de Carmona (1631) che contiene anche due disegni del prospetto occidentale dell’edificio ancora integro. Nel 1669 la basilica, come al tempo dei Carroz, divenne oggetto di spoglio per il reperimento dei cantoni da utilizzare per il rifacimento della Cattedrale di Cagliari, per la costruzione della Chiesa di San Michele nel quartiere di Stampace e per il rafforzamento del castello di San Michele. Da tale opera di distruzione, che comportò la demolizione dei bracci nord e sud, si salvò solo un braccio romanico formato da tre navate con muri archeggiati e oculi in luogo di monofore. Nel XVIII secolo l’antica basilica di San Saturno doveva perdere la sua intitolazione. Infatti nel 1714, allorché venne concessa dall’arcivescovo di Cagliari mons. Bernardo Carinera alla locale Corporazione dei medici e degli speziali, venne dedicata ai santi Cosma e Damiano patroni della corporazione. Fra il 1931 e il 1935 venne compiuto un restauro sotto la direzione di Antonio Taramelli. I bombardamenti aerei del 1943 arrecarono gravi danni (in particolare alle volte a botte della navata mediana ed alla struttura absidale della chiesa) ai quali si pose rimedio con interventi di restauro, effettuati sotto la guida di Raffaello Delogu e dell’arch. Crudeli, tra l’agosto del 1948 ed il marzo del 1952. Gli ultimi lavori eseguiti nella basilica, sono opera dell’arch. Tatiana Kirova: un accurato programma di recupero e restauro iniziato nel 1978 e durato oltre 15 anni. Nel luglio del 1996 l’edificio è stato riaperto al culto. L’antica basilica si presenta ora con una grande vetrata sostenuta da una struttura metallica esteticamente non bella ma necessaria - dicono gli esperti - per il sostegno degli arconi. Infine nel 1998 l’Amministrazione Comunale ha realizzato, nello spiazzo antistante, un giardino che valorizza notevolmente il complesso religioso cui si accede tramite una breve gradinata che si conclude davanti ai resti delle arcate a doppia e tripla ghiera che costituivano uno dei prospetti e che oggi immettono nel vasto giardino interno che circonda la costruzione. Attualmente nella chiesa si fondono diversi stili costruttivi ed
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architettonici che confermano la sovrapposizione nell’organismo originario degli elementi nuovi. Infatti al volume semplice e lineare della cupola emisferica latina e del suo dado centrale si uniscono lo stile bizantino introdotto nel VII secolo d.C. a cui, nell’XI secolo, si aggiunsero gli elementi romanici di gusto provenzale inseriti, nel braccio orientale a tre navate (che costituisce l’attuale edificio di culto) e nell’abside, ad opera dei monaci vittorini di Marsiglia. Allo stesso periodo risalgono i muri perimetrali superstiti del braccio occidentale che fungono da recinto di un atrio antistante la chiesa.
San Saturnino è il patrono di Cagliari. La devozione al santo si rafforzò dopo il 1621 allorché, in seguito agli scavi voluti dall’arcivescovo di Cagliari mons. Francisco d’Esquivel, nell’area contigua alla basilica, furono rinvenute le reliquie del santo martire, poi traslate nella cripta della Cattedrale ove tuttora si trovano insieme alle reliquie di tanti altri martiri. Da un punto di vista architettonico, la basilica costituisce uno degli esempi di edificio di culto più imitati in Sardegna per la pianta a croce greca e la cupola emisferica.
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SPECIALE CARNEVALE · IL RILANCIO DELL’ISOLA NELL’AGENDA DELL’ASSESSORE
SEGNI CHE RIMANDANO AI SECOLI
Carrasegare L’assessore Luigi Crisponi, nella foto tra il Direttore Adamo Pili e il funzionario Renato Tomasi dell’Agenzia Sardegna Promozione.
«Cuore e tradizione della Sardegna, passione e identità della nostra Isola: sotto questi segni continua il percorso dell’Isola che Danza», afferma l’assessore regionale del Turismo Luigi Crisponi. È il momento dei Carnevali della Sardegna e continua la campagna istituzionale della Regione, che per la prima volta riunisce sotto la propria regia 41 comuni con i loro festeggiamenti tradizionali. Si va dai più conosciuti carnevali di Bosa, Tempio e Ovodda, “Carrasegare alligros”, i Carnevali allegorici, a “sa Sartiglia” e gli altri “Carrasegare a caddu”, i Carnevali a cavallo, fino ai classici Carnevali dell’interno con le Mascheras de su connottu. Questi festeggiamenti conservano ancora elementi arcaici, addirittura nuragici, e per questo, secondo l’assessore Crisponi, la Regione ha un debito nei confronti di chi ha si è impegnato per conservarli. Paesi a volte dimenticati o messi poco in evidenza dalle campagne promozionali precedenti. Così l’Assessorato del Turismo ha affiancato i comuni coinvolti nell’iniziativa, chiamata
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“Scintille dal cuore”, nell’organizzazione della festa e li ha supportati finanziariamente, mettendo in atto anche la più importante campagna promozionale mai fatta per queste zone in bassa stagione. L’obiettivo è creare un club di prodotto, un percorso di unitarietà che contraddistingua, tra le tante bellezze della Sardegna, anche i Paesi del Carnevale. Perché quello del Carrasegare è un patrimonio che va non solo conservato, ma fatto conoscere attraverso tutti i mezzi di comunicazione e promozione turistica: le grandi fiere internazionali europee e i media, quotidiani a tiratura nazionale, riviste specializzate, radio, televisione e, per la prima volta, anche web. Tutti hanno diffuso e diffonderanno i segni distintivi del Carnevale sardo, mettendo in moto un meccanismo della conoscenza che deve coinvolgere prima di tutto il turismo sardo nella riscoperta di questi paesi e delle loro tradizioni, che appartengono alla storia e quindi all’identità dell’Isola.
SARAH PINSON
CARN EVALE I N SARD EGNA
di Alessandra Scifoni a festa del Carnevale, connessa, come sappiamo, alla tradizione cristiana, ha in realtà origini antichissime. Il termine nasce probabilmente nel Medioevo e deriva, presumibilmente, dal latino “carne levare”, in riferimento all’astensione dal mangiare carne nel periodo della Quaresima. In netto contrasto con questa
astensione e sacrificio, il periodo della festa, rappresenta un’occasione di sfogo degli istinti più naturali dell’uomo, un’omaggio all’abbondanza e alla sfrenatezza. Ma non solo. I caratteri della celebrazione rimandano a più antichi rituali, come quelli in onore del dio greco Dioniso, o quelli per la dea egizia Iside, ai Saturnali romani o alle cerimonie mesopotamiche. Nati, come molti altri riti dell’antichità,
per propiziare il favore delle divinità legate principalmente alla terra, ai raccolti e alla fertilità, e più in generale, alla vita, i festeggiamenti erano per lo più caratterizati dal sovvertimento dell’ordine costituito: concesso ogni eccesso, lo schiavo libero e il padrone sottomesso e sbeffeggiato, il caos come unico sovrano. Nel Carrasegare (Carrasciàli o Carnovàli), il Carnevale sardo, ritroviamo molti di questi elementi,
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indizio significativo dell’arcaicità di tale tradizione. Alcune delle maschere, utilizzate ancora oggi, racchiudono il fascino misterioso di un tempo lontano, in cui contadini e pastori lottavano con le forze della Natura per sopravvivere, in cui il pericolo della carestia era sempre in agguato e il male doveva essere scongiurato con ogni mezzo. Ecco perché la maggior parte dei travestimenti tradizionali è strettamente legata al mondo animale, gli abiti sono spesso realizzati con pelli di montone, caprone o pecora, di colore bianco o nero, sono utilizzati campanacci e maschere zoomorfe. S’Urthu, che troviamo a Fonni e in altre località della Sardegna, ne è un esempio. La sua faccia è annerita dal sughero carbonizzato (“s’inthiveddu”), ed è tenuto al guinzaglio con una rumorosa catena di ferro. È l’animale, che lotta continuamente tentando di liberarsi dalle catene, aggredendo uomini e cose che incontra sul suo cammino, arrampicandosi dappertutto, sugli alberi e sui balconi, aizzato ad avventarsi sulla gente e soprattutto sulle ragazze che subiscono le sue esuberanze, mentre sos Buttudos, che indossano un cappotto di orbace sopra abiti di velluto, scarponi e gambali di cuoio, e sulle spalle i campanacci (“sonaggias”), tentano di domarlo. Stessa distinzione si può notare in uno dei rituali più noti del Carnevale sardo, la processione dei Mamuthones e degli Issohadores, tipica di Mamoiada. Qui, come in altri paesi dell’isola, i festeggiamenti hanno inizio dal 16-17 gennaio, in onore di Sant’Antonio Abate, con fuochi e balli tradizionali, e si protraggono fino al Martedì Grasso. I Mamuthones, oltre alla tipica veste in lana di pecora e ai campanacci sistemati sulla schiena, indossano una maschera nera in legno, dall’aria inquietante, contornata da un fazzoletto di foggia femminile. Gli Issohadores sono invece vestiti di bianco, rosso e nero, la loro maschera è bianca, portano una bandoliera di campanellini di bronzo e la fune, con cui cercano di catturare i presenti. Sono loro a dare il ritmo nella processione, che procede con i passi cadenzati dei Mamuthones, dei saltelli, eseguiti in sincronia, che producono il forte rumore dei campanacci, assordante e ipnotico. La stessa radice linguistica del termine Mamuthone, come pure quella di un’altra maschera sarda, il Maimone, risalirebbe a un appellativo
dato al dio Dioniso, dal significato di pazzo, furioso, lasciando ben pochi dubbi sull’origine arcaica e pagana di questi riti. In realtà molti studiosi hanno cercato di risalire alla fonte delle cerimonie, ma le risposte si nascondono in un passato lontanissimo e oscuro. Certo è che la maggior parte di maschere e rappresentazioni, simboleggi l’incontro/scontro con una natura capricciosa e fosse, anche in origine, di buon auspicio per un anno ricco e prospero. Legati agli antichi riti di fertilità, sono anche i festeggiamenti del Jobia Lardajola (Giovedì Grasso) di Gavoi, così chiamato perchè in quest’occasione si preparavano le fave con il lardo. Qui si può assistere a “sa sortilla ‘e tumbarinos”, il raduno di centinaia di tamburini, strumenti costruiti completamente a mano con materiali naturali. Un altro clamoroso esempio di
arcaicità: Boes e Merdules (buoi e padroni), caratteristici travestimenti di Ottana, maschere bellissime e bovine le prime, maschere volutamente orribili le seconde, deformi in modo tale da far paura anche al diavolo e allontanare così le sfortune della vita. L’esorcizzazione della morte è uno dei temi ricorrenti del Carnevale, e altre maschere, diverse da quelle descritte prima, ne sottolineano l’importanza simbolica. Sos Bumbones, nello specifico Sos Truccos o Turcos, di Ollolai, sono avvolti in un telo di pizzo bianco, “inghirialettu”, che in passato era utilizzato per ricoprire i piedi del letto dove giaceva il defunto prima della sepoltura, e portano sulle spalle “sa mantella rubia”, uno scialle ricamato in rosso, viola e blu, che per tradizione veniva usato per avvolgere il neonato durante il battesimo. Anche la maschera “a Gattu”, molto comune a Sarule, che è forse una
delle più famose, citata anche dalla scrittrice Grazia Deledda nel suo romanzo Elias Portolu, unisce in sé simboli di nascita e morte. Infatti, oltre alle due gonne, indossate al rovescio per nascondere i ricami e garantire l’anonimato, e una fascia rossa, emblema del matrimonio, il costume comprende una copertina bianca da portare sulla testa, simbolo della nascita, e un velo nero davanti al viso, simbolo della morte. Altro elemento comune a molti festeggiamenti, è la realizzazione di un fantoccio, di diversa fattura, ma che incarni sempre un personaggio di potere, che verrà sbeffeggiato e alla fine distrutto, più precisamente arso, dal popolo in festa. A Lodine ha il viso in legno, scolpito da un artista locale, e riproduce le fattezze di un personaggio noto, del paese o del resto del mondo, che si sia distinto per una condotta negativa e deprecata dai cittadini; a Ovodda si
chiama Don Conte, indossa una larga tunica da cui traspare una grossa pancia fatta di stracci, e che ricopre l’anima in ferro che lo sostiene; a Tempio Pausania è il Re Giorgio, un tempo chiamato Jolgliu Puntogliu, il sovrano che sposa una popolana e dalla quale ha un figlio che diventerà, come vuole la tradizione, il Re del Carnevale dell’anno successivo. E non manca il processo destinato al re fantoccio, anche ad Iglesias e nel cagliaritano, dove ciò che ha l’aria di un vero e proprio rituale, termina con un grande falò. Brucia Norfieddu e Re Canciofali, nomi diversi per lo stesso simbolo: la festa muore assieme al suo re. Ha un origine meno incerta e collocabile nel tempo: si tratta della Sartiglia oristanese. Il nome deriva dal castigliano “Sortija” e dal catalano “Sortilla”, entrambi aventi origine dal latino “sorticola”, anello, ma anche diminutivo di “sors”,
fortuna. Il cavaliere, su Cumponidori, che indossa una maschera bianca, impugna la spada e, tenendola dritta davanti a sé, si protende verso l’anello, o meglio, la stella da catturare, mentre il cavallo è al galoppo. La stella è il suo trofeo, assieme all’acclamazione del pubblico; la corsa una sfida. Simili gare equestri erano praticate già dai Saraceni, poi importate in Occidente dai Crociati tra il II e il III secolo D.C., sono giunte e si sono sviluppate in Sardegna probabilmente dal 1350. Con esse anche le famose corse a pariglie, dimostrazioni di destrezza ed eleganza dei cavalieri, che si esibiscono in volteggi e altre acrobazie su cavalli affiancati al galoppo, e che possiamo ammirare sia nel capoluogo oristanese, che a Santu Lussurgiu. Qui, nella partecipazione della folla che in massa si apre un attimo prima dell’arrivo dei cavalli in corsa, per richiudersi subito dopo il loro passaggio, è resa evidente l’origine spagnola di tale tradizione. Sfida della sorte quindi, celebrazione della morte e della rinascita, e ancora trasgressione ed eccesso, nel cibo, nell’allegria, nello sberleffo: vuole essere un mondo sottosopra quello del Carnevale. A Cagliari, la tradizionale sfilata di maschere etniche e moderne e di carri allegorici, racchiude in sé molti di quei colori, di quei suoni, che incontriamo nel periodo della festa in tutta la Sardegna. È un momento, ovunque, di distrazione dai problemi della vita quotidiana, da una realtà a volte fin troppo dura. Si approfitta dell’ evento per ritrovare quella collettività che forse, col tempo, è andata un po’ perduta; gli scherzi, i balli, così come le “zippulas” o il vino, sono tanti e piacevoli pretesti per stare insieme e divertirsi, per esagerare, almeno una volta all’anno.
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In viaggio per l’isola dentro le trasgressioni del carnevale. Liturgie, riti e balli che si ripetono nei secoli in gran parte della Sardegna. Un giro di baldoria, divertimento e sacralità è d’obbligo in questo periodo. di Maria Armida Forteleoni
er convenzione, il Carnevale è il periodo che precede la Quaresima, dedicato ai divertimenti pubblici, con balli e mascherate. Le sue funzioni sono evidentemente sociali, attraverso l’utilizzo della finzione teatrale e non collegabili alla liturgia cattolica. Possiamo però certamente affermare che, nell’isola, esso ha inizio, per tradizione, il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate. In questa data a Busachi è consuetudine accendere dei grandi fuochi benedetti, i cosiddetti falò di Sant’Antonio, riaccesi poi il 19 gennaio, vigilia della festa di San Sebastiano. Peculiare la sfilata dei carri, anticamente trainati dai buoi e che, addobbati con rami freschi di alloro e lunghi intrecci di arance, trasportano un gran numero di tronchi. Il Carnevale si chiude con il mercoledì delle Ceneri. Nella baldoria e nel divertimento continuo non possiamo non intravedere un insieme di riti arcaici che si conservano ancora nella cultura sarda: le maschere non rappresentano che un
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travestimento per inscenare una pantomima, la quale permette di evadere dal reale e dal quotidiano; pelli e corna di capra, danze scomposte, canti satirici, l’uomo che mima la bestia, simboli fallici sono l’eco di antiche cerimonie pagane. Nella maggior parte dei paesi della Sardegna, la festa è incentrata soprattutto a cavallo fra il giovedì e il martedì grasso. Dal passato ad oggi molto è cambiato riguardo le antiche usanze carnevalesche, ma parecchie di esse sono rimaste inalterate nel tempo. A Calangianus i ragazzi, con abiti vetusti e incappucciati, si divertivano a mascherarsi da buffoni e si presentavano davanti all’uscio delle abitazioni a chiedere le frittelle. Il martedì grasso poi era usanza cospargere il viso di chi si incontrava per strada, anche forestieri, con lustro di scarpe o fuliggine e non per questo bisognava prendersela: del resto era solo una carnevalata! Il giovedì grasso si cucinavano fave condite con il lardo e castagne secche, mentre la domenica di Carnevale si era soliti consumare il pasto
con piedi, orecchie e coda del maiale, precedentemente bolliti, disossati e ridotti in gelatina. Per quanto riguarda invece i dolci, a tutt’oggi si preparano acciuleddi, cannoli di strutto, farina e zucchero; ariglietti, chiacchere di pasta trasformata in sfoglia, fritta e mielata; frati frissi, fatti e fritti, ciambelle con latte, uova, farina e lievito fritte e zuccherate; frisgioli longhi, frittelle lunghe di lievito, acqua, farina di grano duro, strutto, la cui cottura è caratteristica in quanto la pasta viene fatta scendere a spirale nell’olio bollente. Protagonisti del Carnevale di Orotelli sono i Thurpos, maschere di antica origine che inscenano diverse situazioni legate alla tradizione contadina. E come non citare l’ allegria e il particolare e rumoroso movimento cadenzato dei Mamuthones e Insoccadores, simbolo di tempi propizi? A Mamoiada sfilano maschere scure, campanacci, pelli di pecora, suoni forti ricchi di tradizione e di significato. Ai margini della Barbagia di Ollolai, a pochi chilometri da Nuoro, Ottana ripropone le sue maschere antropomorfe, Boes e Merdules, che rappresentano l’ aggiogamento del bove e una filatrice che dipana il filo simbolico della vita. Tipica figura del Carnevale è un fantoccio di pezza processato, ridicolizzato e condannato al rogo; la prassi è identica in vari paesi sardi, ma il personaggio in questione è conosciuto con diversi nomi: Re Giorgio a Tempio, Cancioffali a Cagliari, Maimone in Ogliastra. Di antica suggestione anche Su Karrasegare di Bosa, Su Carruzzu a s’antiga di Ghilarza, Su Marrulleri di Marrubiu. Un rituale che si ripete nei secoli è la conosciutissima cerimonia della Sartiglia e della Sartigliedda per le strade di Oristano, dove l’attenzione si concentra in particolare sulla destrezza dei cavalieri e su quella stella sacra, simbolo di fertilità. Altro paese di antica tradizione equestre, con spettacolari corse a pariglia, è Santulussurgiu, dove si svolge Sa Carrela ‘e nanti. A Samatzai, San Gavino, Dorgali, Paulilatino, Abbasanta e in molti altri centri isolani i festeggiamenti si susseguono con sfilate di costumi e cavalli, carri allegorici, frittelle e con il processo al re del Carnevale.
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LA SARDEGNA E LE SUE ECCELLENZE · ARTIGIANATO ARTISTICO
L’INVENZIONE
DELLA TRADIZIONE di Lorelyse Pinna · Foto, Fr. Pisu/E. Locci
di Antonello Angioni · Foto, Sarah Pinson
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sempre esistita. Tale aspetto è stato ben colto da Josè Ortega Y Gasset il quale ha evidenziato come “nessun costume popolare è autoctono e, ciò nonostante, tutti lo sembrano”.
In particolare nell’artigianato artistico si rispecchiano le vicende storiche e la tradizione del popolo sardo. Viene quindi da pensare a qualcosa che ci riporta al passato, ad un’entità statica e immutabile. In realtà tutto ciò, se ha una base di verità, presenta un’ambiguità di fondo posto che non è vero che la tradizione è
n realtà la tradizione costituisce il frutto di un processo di acquisizione di consapevolezza. Allorché un popolo acquista coscienza della propria identità etnostorica va alla ricerca, attraverso un percorso a ritroso, dei segni che la caratterizzano. E, come l’identità, anche la tradizione è qualcosa in movimento, un concetto dinamico, aperto alle contaminazioni e al nuovo. È stato osservato (Giuliana Altea) che l’artigianato artistico vive
a Sardegna è una terra che ha saputo conservare vive le proprie tradizioni, così forti e distinguibili da riuscire a sopravvivere all’incontro-scontro con le culture dei popoli che, nel corso di una vicenda plurimillenaria, l’hanno conquistata: dai cartaginesi ai romani, dai pisani agli spagnoli.
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dalla sua capacità di assorbire e rielaborare successivi apporti culturali innestandoli su un tronco di pratiche e saperi consolidati. Vive, in altri termini, della sua capacità di rinnovarsi conservando in sé il nucleo vitale della tradizione.
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limentandosi dal contatto con le altre civiltà del Mediterraneo, la Sardegna ha sviluppato un originale bagaglio di tradizioni che si manifesta in forme, segni e tecniche. Così, in ogni prodotto dell’artigianato sardo è possibile ritrovare i segni della storia dell’isola. Nelle tecniche di produzione dei manufatti e nei simboli che li ornano si manifestano le tracce di una cultura
che ha attraversato i secoli senza mai perdere la propria peculiarità ma, al tempo stesso, aprendosi al nuovo. E così, ad esempio, nei vasi di Assemini e di Oristano come pure nei tappeti di Mogoro, Samugheo, Uras, Nule e Isili e ancora nelle cassapanche lavorate a Desulo, Tonara e Aritzo è possibile ritrovare i motivi ornamentali geometrici presenti nelle ceramiche che prodotte dal VI millennio avanti Cristo fino alla colonizzazione romana.
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e produzioni dell’artigianato artistico sardo colpiscono per l’essenzialità delle linee e per una certa austerità di fondo. Sono prodotti di un elegante semplicità che non esclude il momento ornamentale. Nel complesso, tradizione secolare e inventiva “moderna” si mescolano
dando vita ad uno dei tratti più marcati di quella che si definisce l’identità sarda, cioè l’insieme dei caratteri immediatamente riconoscibili come propri di un popolo. Al riguardo va detto che, già nella prima metà del Novecento, anche in Sardegna, emerge la centralità della figura dell’art director, il progettista artistico che segna il rapporto fra la consapevolezza del progetto e la sapienza tecnica della sua esecuzione. Anche grazie a questa peculiare figura l’artigianato isolano oggi è in grado di offrire un panorama peculiare e suggestivo dell’abilità e dell’intelligenza creativa dei sardi.
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INIZIATIVE IN CITTÀ · UN’ASSOCIAZIONE PER LA TERZA ETÀ
ANTEAS, RISORSA SOCIALE PER LA CITTÀ DI CAGLIARI «Grazie di esistere, il vostro impegno socio-culturale è diventata una risorsa indispensabile per la città», queste le parole che il sindaco di Cagliari ha posto sulla targa con cui ha premiato nel 2010 la sezione cittadina dell’associazione Anteas (Associazione nazionale terza età attiva per la solidarietà). Questa associazione Onlus da anni è impegnata sui fronti dell’aggregazione e della socializzazione tra le persone, dell’auto-aiuto, della valorizzazione delle capacità individuali e del patrimonio culturale. «Organizziamo la formazione di volontari con i quali poi prepariamo escursioni e corsi di lingue straniere e di alfabetizzazione informatica per anziani, il Banco Alimentare, con cui aiutiamo circa un centinaio di persone, ed eventi come il Premio letterario “Noi della terza età” che si è appena svolto», spiega la presidente dell’Anteas Cagliari, Elena Sitzia, «il nostro è tutto volontariato, non abbiamo nessuna ricompensa se non le tante soddisfazioni che ci giungono per il
L’ANTEAS, associazione nazionale terza età attiva per la solidarietà, nasce nell’aprile del 1996 sotto la spinta di esperienze locali sostenute dalla Fnp Cisl. Promossa dagli anziani, è aperta all’incontro con i giovani e con tutti coloro che condividono l’impegno della solidarietà civile e sociale. Anteas ha oggi una dimensione nazionale , regionale e territoriale. Sono le singole organizzazioni ad aderire alla rete territoriale di Anteas in base a regole etiche e democratiche comuni. La gestione finanziaria è autonoma. Grazie ai livelli di coordinamento nazionale e regionale, è possibile organizzare attività di studio e approfondimento, offrire informazioni e aggiornamenti legislativi, formare i volontari e promuovere il dialogo tra gli associati. All’Anteas aderiscono oltre 463 associazioni. I soci aderenti sono 62.098. Da sempre Anteas privilegia attività che nascono come risposte a bisogni locali. L’arco delle attività è molto diversificato poiché ogni associazione ha una sua precisa vocazione.
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nostro impegno». Il concorso “Noi della terza età. Una foto, una pagina di vita. Raccontiamo” è nato proprio da un’idea della presidente: raccontare una foto, un ricordo, appunto una pagina di vita. L’Associazione si è occupata di raccogliere gli scritti e mettere insieme una giuria specializzata, composta da Giacomo Manca di Nissa, presidente regionale Anteas, Giovanni Manca di Nissa, giornalista, le dottoresse Maura Ghironi e Patrizia Lecis, psicologa e pedagogista, Stefano Fozzi, ideatore di programmi radiotelevisivi e scrittore, e presieduta dal rappresentante del Comune di Cagliari Oscar Aldolisio. In gara racconti particolari perché legati alla vita vera degli autori e commoventi per il loro sapore di ricordi e un po’ di nostalgia. Tra questi la giuria ha scelto di premiare “La pelliccetta bianca” di Rosetta Landolfi, “Rione Sant’Avendrace: come sei cambiato. Ricordi di un bambino” di Giuseppe Pau e “A morte Emilio Lussu” di Silvana Lai.
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IL CASO · MENINGITE FULMINANTE
UN DOLORE
CHE NON SI SPIEGA Quello del giovane quartese è solo l’ultimo caso di una lunga serie di morti improvvise causate dalla meningite acuta, una malattia difficile da scoprire. Abbiamo fatto qualche domanda al dott. Piro per conoscerne i sintomi e non solo. // di Claudia Sarritzu Andrea Campus aveva 23 anni. È morto nella notte fra il 25 e il 26 dicembre scorso per meningite fulminante. Viveva a Quartu Sant’Elena con la sua famiglia, e lavorava nel campo dello sport come istruttore di body building. Un ragazzo che bastava guardare per capire fosse in perfetta salute. Eppure in poche ore, forse solo 48, se ne è andato lasciando dolore, incredulità e paura fra tutti coloro conoscevano Andrea e fra chi, anche solo guardando le foto pubblicate nei giornali locali, ha potuto verificare che la meningite, quattro casi solo a dicembre in Sardegna, è una malattia ostica da riconoscere perché in grado di attaccare tutto il sistema immunitario, annientando ogni difesa in poche ore, prima che anche il più scrupoloso dei medici possa riconoscerla, prima che anche un ragazzo forte come Andrea possa sconfiggerla. Abbiamo fatto qualche domanda al dottor Silverio Piro, medico infettivologo dirigente del SS. Trinità di Cagliari e responsabile del reparto, uno dei maggiori esperti della malattia che spesso durante questo periodo dell’anno desta preoccupazione per la sua aggressività. Cosa si intende per meningite
fulminante? Il meningococco può passare dalla persona portatrice sana alla non portatrice. Una volta che avviene il trasferimento non è detto che causi la malattia perché può trasformare semplicemente il non portatore in portatore sano. Ma se, per cause che non sono prevedibili né facilmente spiegabili, si verifica una faringite importante, il microbo può superare la barriera della faringe ed entrare nel sangue. Se le difese immunitarie sono deficitarie per cause esterne, si può scatenare la malattia. Ci spieghi meglio il fenomeno e la composizione del meningocco. Questo microbo, oltre ad avere un’aggressività tale da distruggere i componenti del nostro organismo, è protetto da una capsula che lo protegge dalle difese immunitarie del nostro organismo. Una capsula che però gli permette di introdurre dentro di sé le sostanze che gli servono per moltiplicarsi a dismisura. Questo microbo raddoppia di numero ogni mezz’ora, e dal sangue raggiunge le meningi. Alcune volte questo passaggio è immediato, altre invece resta per alcune ore nel sangue provocando la sepsi e smontando tutti i meccanismi di difesa provocando la
morte in 24, 48 ore dopo una febbre molto alta. Ed è in questo caso che appaiono delle chiazze rossa in tutto il corpo. Se invece abbiamo il passaggio alle meningi, si tratta di un’infiammazione al cervello. Questa è letale perché non ha possibilità di svilupparsi. Si muore a causa non dell’infiammazione in sé, ma dello stato di asfissia celebrale dovuto al liquido opulento. Quand’è che il malato può salvarsi? Quando riesce ad arrivare in ospedale prima che i microbi abbiano superato la fase critica. La terapia infatti è molto semplice, e per fortuna sono microbi sensibili a molti antibiotici generici. In tre giorni si guarisce. A seconda di quando si interviene si avranno conseguenze diverse, si può sopravvivere ma con delle gravissime lesioni. È quindi molto difficile da riconoscere come malattia, visto che il sintomo predominante è la febbre alta? Una febbre alta come ce ne sono tante, è vero. Ma mentre l’organismo nei casi normali con il passare delle ore recupera, questa febbre invece aumenta e non dà segni di arretramento. Il malato, e inizialmente il medico, non arrivano a capire di cosa si tratta. Bisogna essere fortunati, per esempio sono d’aiuto le schegge emorragiche nella pelle del paziente che fanno allarmare subito il dottore che procederà con la cura antibiotica. Al minimo dubbio va comunque prescritta la cura perché il vero nemico è il tempo in questa malattia. La velocità di moltiplicazione è spesso fatale. Nel caso della meningite si ha un fortissimo mal di testa. Anche in questo caso spesso fraintendibile con la normale emicrania del febbricitante. Cos’è accaduto ad Andrea Campus? Andrea accusava debolezza da alcuni giorni ma solo la mattina di Natale i sintomi si sono acuiti quando è sopraggiunta la febbre. Ma era troppo tardi. È deceduto due ore dopo all’ospedale Brotzu di Cagliari. Non è comunque una malattia di cui preoccuparsi? Si fidi, gli incidenti stradali uccidono in maniera sconsiderata, quelle sono le vere epidemie che diventano stragi. Non è del meningococco che dobbiamo avere paura.
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SPORT E SPETTACOLO
“GIOCA YOGA” ANCHE A CAGLIARI
ANDREA ATZENI
Verrà avviato anche a Cagliari a partire dalla prossima primavera il Master di formazione annuale per l’insegnamento dello yoga ai bambini e agli adolescenti. Si chiamo “Gioca Yoga” ed è organizzato dall’Associazione Italiana Yoga Bambini, l’AIYB, impegnata da anni nella promozione di cicli di pratica yoga nelle scuole. La validità dello yoga come strumento pedagogico e di crescita era stata affermata ufficialmente nel protocollo firmato da Ministero della Pubblica Istruzione e Confederazione Nazionale Yoga nel 2000 e poi nel 2007, ma è soprattutto confermata successo che i corsi dell’associazione hanno riscosso tra allievi e insegnanti in tante città italiane. Il master si avvale di un corpo docente prestigioso, che comprende docenti universitari, esperti di yoga e di discipline integrative come danzaterapia, musicoterapia e teatro. Al termine del master, che si configura come un percorso prima di tutto di arricchimento personale per chi si dedica al difficile mestiere dell’insegnamento, verrà rilasciato un attestato spendibile nelle istituzioni scolastiche e nei centri privati rivolti a bambini e adolescenti.
Rassegna “SIGNIFICANTE”
È
in corso la quarta edizione di “Significante”, la rassegna di musica e teatro in cui parole e note si uniscono nel promuovere la cultura e la letteratura sarda di ieri e di oggi. Nove spettacoli tratti da nove libri di scrittori sardi e non, divisi in ventitré appuntamenti andranno in scena tra Cagliari, Guasila, Sassari, Sorso e Nughedu San Nicolò: “Baroni in Laguna” di Giuseppe Fiori, “Il giorno del Giudizio” di Salvatore Satta, “Sa limba est s’istoria de su mundu” di Cicitu Masala, “Brujas” di Natalino Piras, “Le pantere di Algeri” di Emilio Salgari, “La contessa di ricotta” di Milena Agus, “Lavoro ai fianchi” di Luigi Manconi e Marco Lombardo – Radice, “Bellas mariposas” di Sergio Atzeni e “Tamburini” di Marcello Fois verranno raccontati dalle voci di Gianluca Medas, Noemi Medas, Daniele Monachella, Stefano Ledda, Astrid Meloni e Giuseppe Salaris e dalle musiche di Andrea Congia, direttore artistico della manifestazione, Francesca Corrias, Andrea Pisu, Tenore Nugoresu, Juri Deidda, Antonio Pinna, Massimo Loriga, Arrogalla, Baska e Tumbarinos di Gavoi.
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MANI CAGLIARITANE NEL “DUO CLASSICO” Maria Michela Mura e Andrea Schirru sono due giovani pianisti cagliaritani. Lei ha 27 anni, si è diplomata al Conservatorio di Cagliari nel 2004 e specializzata con i maestri e i concertisti di fama internazionale Bruno Mezzena (docente all’ Accademia Musicale Pescarese), Ludmila Berlinskaja (docente alla École Normale de Musique de Paris), Jean-Marc Luisada (docente alla École Normale de Musique de Paris) e Fabio Bidini (docente alla Hochschule für Musik Hanns Eisler di Berlino). Ha poi insegnato alle Scuole Civiche di Cagliari, Sinnai, Assemini, Quartu S. Elena e Samassi e attualmente frequenta il Biennio Superiore di Pianoforte Classico presso il Conservatorio di Musica di Cagliari. Lui, classe 1989, ha iniziato lo studio del pianoforte nel 2000 nel Corso Sperimentale di Musica dell’Istituto Comprensivo “Grazia Deledda” di San Sperate e, terminate le scuole medie, è entrato al Conservatorio di Cagliari, dove frequenta il Settimo Corso di Pianoforte Principale. Ma ha lavorato anche a diversi progetti di musica leggera, con cui si è esibito in territorio nazionale e ha inciso due album. Ora si esibiscono insieme nel Duo Classico che hanno formato di recente e con il quale suonano un repertorio per pianoforte a 4 mani e per due pianoforti.
A cura di Lorelyse Pinna e Simone Ariu
Un anno da incorniciare per il nuoto sardo Il 2010 si è chiuso in bellezza per il nuoto sardo: ai campionati italiani assoluti in vasca corta disputati a Riccione, Riccardo Marongiu (Esperia) è arrivato ottavo nei 200 misti in 2’ 01” 47, il suo miglior piazzamento in una gara nazionale e nuovo record sardo e Chiara Ruiu (Rari Nantes Oristano) si è piazzata diciassettesima nei 200 e nei 400 stile libero in 4’ 19” 72. Un anno soddisfacente anche per
l’atletica sarda nonostante l’unica atleta a gareggiare nel circuito azzurro sia stata Aurora Salvagno, campionessa italiana indoor sui 60 metri. Insieme a lei altri 14 campioni: Francesca Albiani, Anastasia Angioi, Stefano Espa e i master Donatella Saiu, Stefano Murtas, Nicola Piga, Riccardo D’Angelo, Rosario Petrungaro, Mario Soru, Antonio Carboni, Emanuela Baggiolini, Daniela Marini e Mariangela Piga.
IL LABORATORIO DELLO SPORT Il CONI, Comitato Regionale Sardegna, e la Scuola Regionale dello Sport, hanno dato avvio al nuovo progetto chiamato “Laboratorio dello Sport”. Si tratta del primo caso in Italia di ricerca internazionale che coinvolge ricercatori italiani e stranieri e mondo tecnico-sportivo sardo. Il bando era stato indirizzato ai ricercatori delle università italiane e straniere e impegnava i ricercatori a proporre progetti di ricerca applicata agli sport olimpici, includere nei test atleti sardi agonisti e nello staff ricercatori Coni Sardegna e contribuire alla diffusione dei risultati e delle conoscenze acquisite con appositi seminari riservati ai tecnici regionali. L’obiettivo delle ricerche sarà il miglioramento delle performance nelle specialità sportive olimpiche e ad ogni ricercatore verrà offerta una dotazione articolata a supporto dell’attività di ricerca scientifica con contributi a vario titolo. I progetti approvati sono stati proposti da ricercatori provenienti dalle Università di Roma, Verona, Campobasso, Foggia e, con un grande contributo, delle Università di Cagliari e Sassari.
IL CEDAC VA IN SCENA CON “LA SCUOLA DELLE MOGLI”
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ontinua la stagione di prosa organizzata dal Cedac Sardegna. Stavolta in scena “La scuola delle mogli” di Molière nella versione di Valter Malosti, una produzione del Teatro di Dioniso – Fondazione del Teatro Stabile di Torino. La pièce si incentra sul tema del tradimento ed è una farsa in cui si nasconde però la tragedia. Malosti, vincitore del premio Ubu 2009 per la miglior regia e protagonista dello spettacolo, la reinterpreta con grande attenzione verso la musica, che va da Verdi e Puccini all’hip hop, da Lennon e McCartney a Gaber e Morricone, e la musicalità della parola, che non disdegna anche un po’ di francese “maccheronico”. Con lui in scena Mariano Pirello, Valentina Virando, Giulia Cotugno, Marco Imparato, Fausto Caroli e Gianluca Gambino.
ORGOGLIO ANGELO BINAGHI
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urante la presidenza del sardo Angelo Binaghi, dati alla mano, il migliore dei cento anni della FIT, la Federazione Italiana Tennis, tornata nell’elite dello sport italiano. La terza vittoria in Fed Cup delle azzurre ha consacrato il 2010 come l’anno dei successi dopo la vittoria di Francesca Schiavone al Roland Garros e il titolo di doppio al Masters di Flavia Pennetta, sono arrivati anche la vittoria di Roberta Vinci al Wta in Lussemburgo e il consolidamento della posizione di Sara Errani nel ranking mondiale. «Questa è un’altra vittoria eccezionale, frutto del grande carattere e dello spessore di queste ragazze che hanno grandi qualità atletiche, tecniche e sportive», ha commentato Binaghi, rendendo merito anche al capitano Corrado Barazzuti, e ha concluso orgoglioso: «Questa squadra non è più solamente l’orgoglio del tennis italiano, ma di tutto lo sport azzurro. Dà lustro a tutto il Paese, non possiamo fare altro che ringraziarle per questi risultati strabilianti».
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Da Severino Il vecchio
La tradizione è servita VIA KENNEDY, 1 - ORTACESUS (CA) - TEL. 070 9804197
CONTINUITÀ TERRITORIALE! QUELLA VOLTA DAL PAPA
IN GIRO PER CARNEVALE
FOTO DI COPERTINA Maurizio Artizzu
Anno 39, N. 1 • € 2,00 • Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 • C/C post. n. I7233099
L’INTERVISTA
Massimo Fantola, leader dei Riformatori Sardi, è il candidato numero uno per la poltrona di nuovo Sindaco di Cagliari. FOTO, MAURIZIO AIRTIZZU
LA CORSA PER
LE COMUNALI
FARE SPORT IN CITTÀ
DOCUMENTI
ANNO 39, NUMERO 1 FEBBRAIO 2011
PREMIO EUROPA PER L’EDITORIA Premio Editore dell’Anno per l’impegno sociale e la valorizzazione della cultura sarda
CAGLIARI BOMBARDATA APPROFONDIMENTI
QUARTU CRESCE DAVVERO?
DIRETTORE RESPONSABILE Giorgio Ariu IN REDAZIONE Simone Ariu, Maurizio Artizzu, Lorelyse Pinna, Antonella Solinas REDAZIONE GRAFICA E IMPAGINAZIONE Simone Ariu, Maurizio Artizzu SCRITTI Antonello Angioni, Ignazio Argiolas, Simone Ariu, Paolo Fadda, Armida Forteleoni, Francesco Fuggetta, Ada Lai, Lorelyse Pinna, Claudia Sarritzu, Alessandra Scifoni FOTO Archivio GIA, Archivio Società degli Operai, Simone Ariu, Maurizio Artizzu, Andrea Atzeni, Mario Lastretti, Enrico Locci (Fotocronache), Sarah Pinson, Alessandra Scifoni CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ GIA Comunicazione
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