ViaMare (N. 27)

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Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea

VELA, CANOA, KITESURF Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96

IL PARADISO È QUI

ANNO VI · N. 27 · 2

FOTO, SARAH PINSON

QUALE FUTURO?

CHIOSCHI POETTO CAGLIARI DA VELEGGIARE OASI MOLENTARGIUS CHE BELLO SVERNARE IN SARDEGNA!


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Giornale di bordo Una visione unitaria per un viaggio da mare a montagna

Giorgio Ariu Direttore di ViaMare

“Tocca, barchitta mia! Cuddu Terra /Chi promitit amore e sa gloria / Cos’è la poesia? È la bella immagine lontana vista e mai raggiunta. Un desiderio, uno sguardo. Un raggio di sole alla finestra….” Eppoi is figureddas de brunzu narrate da Giovanni Lilliu, mirabile raccontatore della civiltà nuragica. Le struggenti carezze alla sua isola cantata da Lassù da Marisa Sannia sui versi di Montanaru e Francesco Masala, accompagnano il mio viaggio e queste note. Attraverso le acque, le tante distese d’acqua di cui la nostra terra è ricca e penso che il mare è sempre dentro l’isola. Dentro di noi. E si può sognare guardando cielo, acqua e terra dal finestrino umido del Trenino Verde nella stagione lunga di una Sardegna che è tutta Poesia. Attraversi boschi incantati e inesplorati, poi d’improvviso il Flumendosa, eppoi ancora in un lieve camminamento a Sadali per registrare i suoni delle cascate e i silenzi dei ruscelli e la danza delle braccia e il sorriso di una donna giovane all’antico lavatoio comunale. Acqua che scorre sulle mani principesche, grembiulone, stivaloni e lenzuola lunghe lunghe e colorate. Qui nel paese di San Valentino a mirare acque e a ripromettersi amore eterno arrivano in dodicimila all’anno, tutti senza ansia nè fretta, col Trenino Verde. Non si stupiscono di tanta attrazione il presidente di ARST Giovanni Caria e il direttore generale dell’Assessorato ai Trasporti, Neroni: i magici attraversamenti del Trenino sconfiggono l’isolamento di certi paesi dell’interno, rilanciano l’identità della nostra isola e coniugano mare e montagna in un viaggio della memoria che sa di Sardegna che guarda avanti. “It’est sa poesia? Il dolore/La gioia, la fatica, la speranza/Sa oghe de su entu e de su mare/ S’immagine biada e non toccada/unu vanu disizu, una mirada/ Unu raju ‘e sole a sa ventana/, Unu sonu improvvisu de sa campana/Sa oghe de su entu e de su mare”. E le armonie che abbattono disunione e muretti a secco dell’invidia e mentre il fischio infantile del Trenino su discese e risalite, boschi e fiumi, costeggia pure il mare penso ad una visione unitaria della nostra Terra e metto insieme in una foto immaginaria attori e comparse, tutte unite nella missione umile e vincente a favore di un rilancio che crei quel mix straordinario invocato da Luigi Crisponi e Adamo Pili, assessore al Turismo e Direttore di Sardegna Promozione, che esalti “passione e identità, sacro e profano,tradizione e fascino, stordente euforia e attimi di calma assordante, forza e mistero”. Come solo i Carnevali della Sardegna sanno essere, metafora piena di valori della nostra terra. E nelle foto ricordo metto insieme protagonisti di oggi e amanti sinceri di quest’isola che “vuole danzare”, che vuole sorridere, dal Pan di Zucchero tanto amato dall’indomabile iglesiente Giorgio Oppi, oggi impegnato anche a mettere all’angolo gli olio-inquinatori di mare e monti, al presidente Cappellacci che ha confidenza con silenzi e pragmatismo dai tempi delle veleggiate tra Nebida e Carloforte. Bella la foto di gruppo che sa di condivisione, quella che cerca anche la “città nuova” per dirla con lo storico Paolo Fadda che sappia esaltare la voce della gente, di una Cagliari “dei luoghi”, di una città di mare, bisognosa di darsi nuove forme, sempre più estesa anche nella “demografia territoriale”, una città con un nuovo sindaco che abbia nel suo “dna i valori di identità e sappia interpretare cultura, vocazioni e aspirazioni dei cagliaritani” La voce del vento e del mare, lo avete ben capito, s’è accompagnata al fischio generoso del Trenino Verde: siamo giunti al Capolinea e c’è tanta voglia di ripartenza lungo l’isola tanto sognata e così mai tanto accarezzata.

Giovanni Caria, presidente ARST.

Adamo Pili e Luigi Crisponi.

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PRIMO PIANO 008/ LA SARDEGNA CHE VA 010/ UN’OASI DI NOME MOLENTARGIUS 014/ CAGLIARI, CITTÀ DA VELEGGIARE 016/ VELE, TONNI E SCIMITARRE 020/ FESTEGGIANDO ANDREA MURA 022/ LA CANOA SARDA A NIZZA 026/ VIVERE LA CANOA IN SARDEGNA 030/ L’ACROBATA DEL MARE 040/ I DOTTORI DEL MARE 052/ CASTIADAS, OSPITALITÀ IN TUTTI I SENSI ALTRE STORIE 003/ GIORNALE DI BORDO 006/ PORTFOLIO/ BY NINNI CORDA (WAVE SARDEGNA) 018/ A SCUOLA DI RISPETTO PER IL MARE 035/ QUALE FUTURO PER LA TIRRENIA? 038/ PICCOLI CAMPIONI CRESCONO ALLO YACHT CLUB 042/ CAOS SUI CHIOSCHI 043/ CROCIERISTI SODDISFATTI 044/ MARE MAGNUM 048/ TIME OUT/ BY VALERIO GIUNTI 050/ TIME OUT/ BY NINNI CORDA (WAVE SARDEGNA) 054/ CASTIADAS, LA SARDEGNA IN SINTESI 058/ MARE D’INVERNO/ BY PINSON, FANCELLO, SECCI, NISSARDI

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CONTENUTI CONTENTS

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PORTFOLIO /CHIA CLASSIC by Ninni Corda (Wave Sardegna)

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L’ISOLA CHE PROMUVE IL MARE E NON SOLO

(E CHE SARÀ) L’assessore al Turismo Crisponi traccia un bilancio del 2010 e prova ad ipotizzare come saranno i prossimi mesi del 2011. Poi fissa le basi per il rilancio dell’isola: identità, trasversalità nei rapporti tra istituzioni e destagionalizzazione. e i dati di Bankitalia sulle presenze nel 2009 avevano rivelato un calo di 300mila turisti, di cui 150mila stranieri, i dati sui primi otto mesi del 2010 segnano una piccola ripresa: +12,7% nelle presenze di turisti stranieri rispetto all’anno precedente, a fronte di un calo complessivo del 13,2%. Solo nei tre mesi estivi l’aumento è stato del 10%: 221mila rispetto ai 205mila del 2009, che hanno per lo più alloggiato in alberghi e villaggi vacanze, riducendo la loro permanenza media di mezza giornata. «Un venticello di positività» lo ha definito l’assessore regionale al Turismo Luigi Crisponi, che ha messo in guardia da facili entusiasmi: «è difficile immaginare un 2011 senza difficoltà». Identità, trasversalità nei rapporti tra istituzioni e destagionalizzazione. Questi i tre punti fondamentali del programma triennale presentato dall’assessore alla riunione degli Stati Generali del Turismo a Cagliari. Secondo Crisponi anche gli Enti Locali devono

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partecipare alla riprogrammazione delle risorse e si devono sfruttare al meglio le competenze degli operatori per destagionalizzare il turismo, adeguare la qualità degli hotel e portare avanti i piani su portualità, turismo nautico e campi da golf. Su questi tre punti si basa il progetto “L’Isola che danza”, sostenuto dall’Assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio in collaborazione con l’Agenzia Regionale Sardegna Promozione, che ha preso il via proprio con gli eventi organizzati in occasione del capodanno a Cagliari, Sassari, Alghero, La Maddalena, Castelsardo, Olbia, Nuoro, Oristano e Iglesias. «Intendiamo far conoscere e valorizzare i tesori sardi che hanno meno visibilità rispetto all’incanto delle nostre coste, tesori nascosti nella storia e nelle tradizioni sarde e di forte richiamo turistico», ha detto in proposito Crisponi. Questo percorso promozionale comune ha infatti come obiettivi la promozione di un turismo invernale attraverso la costruzione di un’immagine unitaria dell’Isola con manifesta-


zioni coordinate e la tutela del patrimonio identitario rappresentato dalle feste e dalle sagre tradizionali, come le feste per i Fuochi di Sant’Antonio Abate, i Carnevali e la Settimana Santa. I tradizionali falò per Sant’Antonio hanno già riscosso un grande successo: gli enti locali coinvolti hanno risposto positivamente preparando i fuochi e il tipico pasto della festa, composto di fave e lardo, “pistiddu”, “coccone” e buon vino, richiamando numerosi turisti. L’Assessorato del Turismo intanto aveva promosso le manifestazioni a livello europeo alle fiere di Madrid, Dublino, Bruxelles e Praga e farà lo stesso per i prossimi eventi del calendario tradizionale dell’Isola: «Ora è il turno del Carnevale che animerà ben 37 comuni dell’”Isola che danza”», annuncia l’assessore, «Su Karrasecare inviterà gli abitanti e i turisti, già ospiti o giunti per l’occasione, ad ammirare i Mammuthones e i Issohadores, i Boes e Merdules, Sos Thurpos e s’Erittaju, S’Urzu e sos Buttudos, e ad assaporare le prelibatezze enogastronomiche dei luoghi coinvolti e della stagione». Le operazioni di marketing come la partecipazione a fiere e workshop, l’apertura di store nelle principali capitali mondiali, la riproduzione della bandiera dei Quattro Mori sui velivoli Meridiana sono importanti e, proprio per favorire il turismo straniero, è in corso una campagna istituzionale di promozione della Sardegna nel Centro e Nord Europa. Nell’ambito di questa campagna si inserisce la partecipazione dell’Isola al “Caravan Motor Touristik” di Stoccarda e al “Fitur” di Madrid. Alla rassegna tedesca, la prima del settore, la Sardegna è stata rappresentata da trenta operatori di diversi settori provenienti da tutte le province, per mostrare ai circa 200mila visitatori della fiera l’unicità delle proposte turistiche sarde in cui si combinano bellezze naturali, tradizioni ed enogastronomia, perché «per la Sardegna il mercato tedesco è un bacino fondamentale che alimenta costantemente e in maniera massiccia le strutture ricettive e tutti gli operatori del settore», ha spiegato l’assessore Crisponi. Quella di Madrid è una prestigioso luogo d’incontro per gli specialisti del settore, ancora più importante per l’Isola se si considera che il mercato spagnolo è un’altra porzione di rilievo per gli operatori sardi. Infatti, continua l’assessore, «non è un caso che il pubblico spagnolo», circa 90mila visitatori, «fosse particolarmente attratto sia dal paradiso ambientale delle nostre coste che dalle aree interne, ricche di tradizioni e paesaggi suggestivi». È inoltre fondamentale per la promozione il settore telematico, in cui Crisponi auspica una rivoluzione sia nell’ambito della formazione, che in quello legislativo: «Vogliamo essere i primi su Google e su Facebook», ha affermato. Ma è necessario anche uno snellimento delle procedure burocratiche, che permet-

ta alle strutture di rinnovarsi in tempi più rapidi. Gli operatori lamentano infatti la lentezza nella trafila di autorizzazioni necessarie ad apportare modifiche anche banali, per esempio l’allargamento di una finestra. E soprattutto si richiede un abbassamento del costo dei trasporti, ad iniziare da quello dei biglietti aerei. Le numerose segnalazioni che giungono agli uffici dell’Assessorato dipingono una realtà, in cui le compagnie, soprattutto quelle marittime, sembrerebbero fare “cartello”, aumentando le tariffe in modo sconsiderato. Crisponi assicura: «L’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio ha inviato una segnalazione all’Antitrust e al Ministero dei Trasporti per l’attivazione di ogni utile e severa iniziativa volta a tutela dei consumatori e della stessa rete imprenditoriale turistica sarda». E poi no alla tassa di soggiorno perché, sostiene, «provocherebbe un grave danno alla competitività del nostro sistema e lancerebbe un messaggio negativo, che striderebbe fortemente con le politiche promozionali regionali e nazionali». L’assessore del Turismo la definisce una “misura ini-

qua”, soprattutto perché colpisce il turista in un momento in cui la crisi lo costringe a ridurre le spese. Tutto le iniziative necessitano però di investimenti: 85 milioni di euro saranno disponibili grazie a Por, Pia e legge regionale 40. L’assessore alla programmazione Giorgio La Spisa ha affermato che 35 milioni di euro saranno destinati ai bandi Pia, che ammoderneranno il sistema degli incentivi, e 40-50 milioni saranno investiti nelle infrastrutture. La meta da raggiungere è l’incremento di almeno un punto all’anno del prodotto interno lordo proveniente dal settore turismo.


Se tanti uccelli acquatici scelgono la Sardegna per sostare e riprodursi, lo stagno di Molentargius ha sicuramente gran parte dei meriti. In queste pagine scoprirete perché. di Luca Pinna a Sardegna è una tra le regioni italiane più ricche di ambienti umidi. Data la sua particolare posizione geografica, l’isola è posta al centro delle rotte migratorie di moltissimi uccelli acquatici che qui trovano gli ambienti ideali per sostare a riposarsi e riprodursi. Proprio per questo motivo, molti stagni della Sardegna sono stati inseriti nella lista delle zone umide che, in base alla Convenzione di Ramsar, sono considerate “di importanza internazionale” soprattutto come habitat degli uccelli acquatici. Il breve giro che proponiamo interessa lo Stagno di Molentargius, proprio alle porte della città di Cagliari, che è forse il più bello e il più significativo tra tutte le zone umide della Sardegna. È situato dinnanzi al Golfo di Cagliari, nei pressi della lunga spiaggia del Poetto, incastonato fra i due grandi e popolosi centri urbani di Cagliari e Quartu Sant’Elena. La zona umida, estesa su una superficie di circa 670 ettari (ma il suo comprensorio ne occupa più di 1000) è separata dal mare mediante cordone sabbioso di Is Arenas e dalle Saline di Quartu Sant’Elena. Come per tutte le zone umide della Sardegna, anche per il Mo-

lentargius le stagioni ideali per la visita sono l’autunno e l’inverno. In queste stagioni, infatti, è possibile osservare una notevole quantità di uccelli acquatici che scelgono la Sardegna come area di svernamento. In primavera e in estate è sconsigliata qualsiasi tipo di escursione nella zona umida: questo è il periodo della riproduzione per moltissime specie di uccelli che per questo motivo necessitano della più totale tranquillità.

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Ma vediamo come ci si deve preparare ed attrezzare prima di percorrere gli argini e i sentieri che si snodano tra i fitti canneti del Molentargius. Quando si visita un qualsiasi ambiente naturale, soprattutto per osservare la fauna, è meglio indossare indumenti con colori non sgargianti per cercare, per quanto possibile, di non farsi individuare dagli animali. Naturalmente un’altra necessità è quella di fare meno rumore possibile. Da questo punto di vista il personale del Parco sarà in grado di fornire tutte le indicazioni ed i suggerimenti indispensabili prima dell’escursione. Nel nostro caso saranno utili anche gli stivali di gomma: in alcuni tratti del percorso si potranno infatti incontrare piccole pozze d’acqua. Agli appassionati di birdwatching ricordiamo di portare un binocolo (un 8x30 va benissimo), una guida per il riconoscimento degli uccelli e magari la macchina fotografica. Gli ingressi al Molentargius sono diversi, ma anche per questo sarà


utile il contatto con il personale dell’area protetta. Solitamente si accede dalla parte di Is Arenas, nei pressi della sede del Parco ubicata nell’elegante struttura “Sali scelti” del vecchio impianto delle saline. Ma molti visitatori preferiscono accedere dalla parte del Viale Marconi, all’altezza del canale scolmatore, dal quale si imbocca il grande argine in direzione di Quartu Sant’Elena. Il percorso è facile perché si sviluppa esclusivamente lungo questo argine che separa la zona di stagno ad acque dolci di “Bellarosa Minore”, sulla sinistra, dalla zona delle saline sulla destra. La formazione dello stagno si deve ai secolari accumuli sabbiosi che lo tengono separato dal mare, al quale è collegato da un canale artificiale; il sistema che si è man mano sviluppato comprende una vasta estensione di saline e soltanto oltre l’alto argine si incontra l’acqua dolce di Bellarosa Minore. È proprio la presenza di acque salmastre a diverso grado di salinità che permette quella differenziazione di habitat che è alla base delle straordinario universo naturale del Molentargius. Una curiosità: Molentargius nel dialetto campidanese significa “asinaio”, dal sardo molenti, perché nelle saline si utilizzavano questi animali per trasportare il sale che veniva venduto nei centri del Campidano. Occorre procedere tra fitti canneti: fermandosi di tanto in tanto a guardare con atten-

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«LE STAGIONI IDEALI PER LA VISITA SONO L’AUTUNNO E L’INVERNO. IN QUESTE STAGIONI, INFATTI, È POSSIBILE OSSERVARE UNA NOTEVOLE QUANTITÀ DI UCCELLI ACQUATICI CHE SCELGONO LA SARDEGNA COME AREA DI SVERNAMENTO» ********

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zione tra le canne non sarà difficile scorgere specie ornitiche anche pregiate, come il raro pollo sultano che trova rifugio proprio tra questa fitta vegetazione palustre, o guardando verso l’alto il falco di palude che volteggia in cerca di prede. Lungo l’argine si incontrano alcuni capanni di osservazione. Queste strutture consentono di osservare senza difficoltà la vita degli uccelli acquatici, numerosissimi nelle vasche del Bellarosa minore, soprattutto nel periodo invernale, quando gli specchi d’acqua ospitano oltre settanta specie ornitiche: con un po’ di attenzione si possono riconoscere garzette, aironi rossi e cenerini, pittime, porciglioni, svassi e tuffetti, cavalieri d’Italia e una enorme quantità di anatidi, come germani, marzajole, morette, volpoche, mestoloni, moriglioni e tantissime altre. La vegetazione di questa parte del Molentargius è rappresentata soprattutto dalla canna comune, da tife e da giunchi accompagnati da varie piante acquatiche: una vegetazione sempre più fitta a causa o delle abbondanti sostanze organiche, e quindi nutritive, apportate nelle acque dai canali di scolo. Soprattutto in passato l’espandersi dei canneti creava un fenomeno di eutrofizzazione che rischiava di chiudere gli specchi d’acqua rendendo problematica non solo l’osservazione dell’avifauna, ma la sua stessa sopravvivenza. Dopo qualche chilometro, l’argine che sino a questo momento attraversava il fitto canneto si apre sulle vasche delle saline: questo è il paradiso del maestoso fenicottero rosa che, dalla primavera del 1993, nidifica più o meno regolarmente anche presso il Molentargius. Nella stagione invernale se ne possono contare anche diecimila. Dal ritrovamento di reperti fossili si è accertato che i fenicotteri erano anticamente diffusi in Europa, Nord America ed Asia, nelle

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«È PROPRIO LA PRESENZA DI ACQUE SALMASTRE A DIVERSO GRADO DI SALINITÀ CHE PERMETTE QUELLA DIFFERENZIAZIONE DI HABITAT CHE È ALLA BASE DELLO STRAORDINARIO UNIVERSO NATURALE DEL MOLENTARGIUS» ******** 12

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stesse aree in cui si trovano ancora oggi. Essendo uccelli altamente specializzati al punto di vista ecologico, si trovano spesso molto numerosi in certi habitat mentre sono completamente assenti in altri. II fenicottero rosa presente nelle nostre zone, e quindi nel Molentargius, ha abitudini gregarie e le colonie sono formate da individui adulti e da giovani che si riconoscono facilmente perché il loro piumaggio non ha il tipico colore rosa. Questo uccello vive nelle lagune salmastre setacciando il fondo melmoso alla ricerca di cibo e per questo il suo becco è conformato in modo davvero particolare: la lingua carnosa funziona come una pompa, che risucchia l’acqua e la espelle poi dopo aver trattenuto il cibo (costituito essenzialmente da alghe verdi e azzurre, piccoli crostacei e molluschi), e a questo scopo all’interno del becco ci sono strutture lamellari rigide che trattengono le particelle

alimentari introdotte insieme all’acqua. Nella stagione riproduttiva il fenicottero costruisce nidi di fango e alghe all’ interno dei quali depone un unico uovo di color bianco gessoso. II piccolo fenicottero alla nascita presenta un piumino grigio; si muove precocemente ma per il nutrimento dipende per almeno due o tre mesi dai genitori. Sugli argini delle vasche della salina del Molentargius, nidificano anche le avocette, il gabbiano reale, quello roseo, la sterna, il fratino, il gambecchio e altri uccelli limicoli. Per osservarli, non nel periodo della riproduzione, bisogna appostarsi dietro l’argine e attendere pazientemente. La vegetazione di questa parte dello stagno è particolarmente scarsa: è comune soltanto la salicornia (pianta in grado di tollerare il sale che circola nel sottosuolo) che forma vaste praterie, verdi d’inverno e rossastre d’estate, che ricoprono buona parte degli

argini. Per il rientro bisogna semplicemente ripercorrere lo stesso tragitto a ritroso. Una volta terminato il giro, chi ha tempo e voglia potrà recarsi sulle pendici del Monte Urpinu per godere di una vista panoramica spettacolare sugli specchi d’acqua del Molentargius.

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Incontro di Lorelyse Pinna con l’assessore allo Sport Aurelio Lai 14

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a centralità di Cagliari nel Mediterraneo e lo sfruttamento dell’enorme risorsa rappresentata dal mare sono temi cari all’attuale amministrazione cittadina guidata da Emilio Floris, che ha parlato di un progetto per ristrutturare e rendere più fruibile il fronte mare, dal porto al Borgo Sant’Elia. Ma oltre all’attrattiva puramente turistica, le nostre acque hanno un’altra grande potenzialità: rappresentano un vero e proprio impianto naturale per gli sport velici, supportati dai venti che spesso soffiano nel Golfo. Così sono diventate i campi di importanti competizioni, accrescendo la grande tradizione di questi sport in Sardegna, che proprio alla fine dello


MARIO LASTRETTI

L’assessore allo Sport del Comune di Cagliari, Aurelio Lai.

«Il desiderio è quello di realizzare, nella zona di Su Siccu, una Cittadella Sportiva affacciata sul mare, che vada dalla Fiera al porticciolo»

scorso anno ha raggiunto un traguardo di rilevanza mondiale con la vittoria di Andrea Mura nella Route du Rhum. Solo nel corso del 2010 il Golfo di Cagliari è stato teatro dell’Audi Med Cup, del Campionato Europeo ORCi, dell’annuale Festival della Vela organizzato dallo Yacht Club Cagliari, per citare alcuni degli eventi più importanti. È stato scelto dalla Federazione Italiana Vela come campo di allenamento per gli atleti azzurri e ha anche visto gareggiare gli atleti del windsurf nel Campionato formula Windsurfing European Festival, nel primo Trofeo Davide Beverino e nelle tappe dell’Italian Slalom Tour e della Coppa Italia formula Windsurfing. E il 2011 non sarà da meno. Grandi occasioni non solo per dare maggio-

re visibilità alla città, ma anche per diffondere tra i giovani cagliaritani la conoscenza di queste discipline appassionanti in cui si combinano lo sport e il mare, entrambi portatori dei valori del rispetto e della sana competizione. Solo lo Yacht Club Cagliari conta 66 iscritti tra le categorie optimist, laser e 420, tra i quali i bambini dai 7 anni in su, fino agli juniores tra i 14 e i 16 anni. Sull’importanza dello sport come palestra per il corpo e per la mente e momento fondamentale di socializzazione per i ragazzi, il Comune si batte da tempo e lavora anche sulla promozione delle discipline veliche. Non a caso l’assessore allo Sport Aurelio Lai, a proposito del futuro di Su Siccu, parla di un grande disegno di Cittadella Sportiva affacciata sul mare, che vada dalla Fiera al porticciolo. Le acque dunque sono fonte di ricchezza, così come è sempre stato nella storia dell’uomo, ma anche di crescita culturale attraverso un maggiore contatto dei cagliaritani con il loro mare, che soprattutto per i più giovani potrebbe essere uno spe-

cialissimo campo di educazione allo sport e alla vita. Dal porto al Golfo degli Angeli, passando per Marina Piccola: un impianto tra i migliori al mondo, unico anche perché “dietro l’angolo”, non vicinissimo ma incluso nella città. E Cagliari deve potenziare strutture e servizi, tutto ciò che è necessario per supportare gli sport velici e che costituisce il “dietro le quinte” delle prestigiose manifestazioni previste per quest’anno. Sulle condizioni l’assessore Lai è molto chiaro: «Sono necessarie maggiori infrastrutture. È per questo che noi auspichiamo un dialogo tra gli assessorati che elimini quella politica a comportamenti stagni che è risultata nociva per la città».

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pieghevole salgari

24-06-2010

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ILLUSTRAZIONE DI ANDREA CONGIU

VELE, TONNI E SCIMITARRE

di Antonello Angioni

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isale al 703 la prima incursione dei barbareschi in Sardegna. Per la precisione i pirati musulmani sbarcarono nell’isola di Sant’Antioco: lo attestano i cronisti arabi i quali ci informano anche delle gesta degli uomini della mezzaluna. Da allora le incursioni saranno assai numerose ed avranno fine solo nel 1825 allorché il re di Sardegna Carlo Felice firmò un apposito trattato con i bey di Tunisi, Tripoli ed Algeri. L’avventurosa attività dei corsari costituisce un po’ lo sfondo, sia pure ideale, della

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mostra “Vele, tonni e scimitarre” allestita nel Lazzaretto di Sant’Elia ad iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari. «Una mostra - come ha evidenziato l’assessore Giorgio Pellegrini - straordinariamente interessante dal punto di vista storico, altamente didattica per le scuole ed attenta ad una visione del Mediterraneo e degli incontri e scontri tra i popoli delle due sponde che, attraverso il filtro romanzesco della narrativa salgariana, riesce a sdramatizzare gli aspetti più deteriori di radicati luoghi comuni che ancora oggi insidiano le ragioni di pacifica convivenza tra i popoli rivieraschi di questo nostro mare». Il richiamo alla narrativa di Emilio Salgari non è casuale ed il sottotitolo della mostra, “Avventure salgariane nel Mar di Sardegna”, ne costituisce eloquente conferma. La Sardegna del resto rappresenta lo scenario dei primi cinque capitoli del romanzo Le pantere

di Algeri, pubblicato da Salgari nel 1903, e del racconto La pesca dei tonni pubblicato l’anno successivo sulla rivista genovese “Per terra e per mare”, diretta dallo stesso Salgari. Le pantere di Algeri ha come sfondo iniziale l’isola di San Pietro: siamo nel 1630, in un periodo in cui le scorrerie barbaresche infestavano le coste meridionali della Sardegna. Poi la storia si sposta nel Maghreb, nell’atmosfera esotica e misteriosa di Algeri, vera e propria città-stato formalmente dipendente dall’Impero Ottomano ma in realtà organizzata in modo del tutto autonomo e dedita esclusivamente alla guerra da corsa. Illustrazione di Andrea Congiu • Grafica Eidos • Stampa Grafiche Ghiani

Una mostra, quella allestita al Lazzaretto di Sant’Elia, che ha toccato storia, didattica e cultura mediterranea attraverso il filtro romanzesco della narrativa salgariana.

La Sardegna, come detto, la ritroviamo anche nel racconto La pesca dei tonni. La vicenda, che Salgari vorrebbe ambientata nei pressi di Alghero (ma in realtà il riferimento reale è costituito dall’isola di San Pietro), descrive la tecnica dell’inscatolamento del tonno, introdotta in Sardegna nel 1868. La


descrizione dell’isola è reale, con i nuraghi, i cinghiali, le pernici, gli asinelli, il vino d’Ogliastra. Salgari parla anche delle donne di Sardegna che descrive «tutte belle donne, brune, cogli occhi neri ed ardenti al pari di quelli delle andaluse e delle catalane, che indossavano con grazia estrema le loro gonne di lana a colori vivaci e screziate, con sopravvesti ripiegate sul capo come mantiglie ed i loro bustini di velluto che modellavano squisitamente le loro forme». Il riferimento di Salgari alla Sardegna si sviluppa sempre sulla linea di costa, come zona di frontiera aperta alle contaminazioni: è dunque una Sardegna marittima, ben distante dai radicati luoghi comuni che, agli inizi del Novecento, riguardavano la nostra isola vista come “zona delinquente”, aspra e selvaggia. Ha osservato Alberto Contu - nel catalogo che accompagna la mostra “Vele, tonni e scimitarre” (Casa Editrice Abbà) - che «la Sardegna di Salgari non è l’Eden e neppure il paradigma della terra dove può trovarsi l’uomo dello stato di natura. Non è insomma l’antistorica isola felice che il viaggiatore visita per evadere dalla oppressione del quotidiano. La Sardegna salgariana è il regno in cui vivono popolazioni operose che hanno alle spalle la dignità di una lunga storia e di importanti commistioni con altre culture. Tra le righe traspare un senso dell’identità giocato su una grande, e per l’epoca non comune, dose di equilibrio». Come detto la narrativa salgariana costituisce un po’ il filtro romanzesco dell’intera mostra. Ma, attraverso i pannelli espositivi, il percorso si sviluppa ben oltre Salgari: si va dall’opera dei cavalieri di Malta alla storia della Fondazione Orestiadi, dal “Museo delle Torri e dei Castelli di Sardegna” (ospi-

tato a Cagliari nel c.d. Ghetto degli ebrei) al “Museo de Turcus e Morus” (allestito a Gonnostramatza). Nel complesso, attraverso la mostra, emerge una partecipazione costante della Sardegna alla storia ed alle vicende politiche che si sono sviluppate in circa dodici secoli sulle sponde del Mediterraneo: una storia fatta molto spesso di aspri conflitti ma talvolta di periodi di pace e persino di momenti di graduale integrazione tra culture e civiltà. Una storia che, in ogni caso, ha visto la Sardegna sempre protagonista e che, ancora oggi, è testimoniata dalla serie ininterrotta di torri costiere che caratterizzano il paesaggio marittimo dell’isola: torri che costituiscono il segno più evidente della lunga guerra combat-

tuta per molti secoli contro le flotte corsare islamiche. La mostra, innovativa e altamente scenografica, utilizza gli scritti di Salgari come filo conduttore e momento unificante dei “reperti” esposti e riconoscibili nei suoi romanzi: oggetti storici, armi, abiti, ambienti. Ma rappresenta anche una tappa di quel percorso teso a costruire il ruolo strategico che la Sardegna - ed in particolare la città di Cagliari - potrà giocare a breve nel contesto mediterraneo e internazionale: un percorso di politica culturale volto a creare relazioni privilegiate con i Paesi del Maghreb.


FESTEGGIANDO ANDREA MURA

Il campione sardo, reduce dalle fatiche dell’Oceano Atlantico, è stato ricevuto dal presidente della Regione Cappellacci per la consegna di una targa riconoscimento. Poi, a suggello del suo trionfo, è stato nominato socio benemerito dello Yacht Club di Cagliari. E lì non ha perso occasione per annunciare la sua prossima sfida. di Alessandra Scifoni

È

sabato 22 gennaio 2011. Lo scenario che offre Marina Piccola ai pochi visitatori invernali è splendido come sempre, di notte, quando le luci del molo dipingono un’immagine da cartolina. Siamo allo Yacht Club di Cagliari, qui si svolgono i festeggiamenti per lo skipper Andrea Mura, primo italiano a vincere la prestigiosa regata ‘Route du Rhum’, 3.562 miglia in solitario nell’Oceano Atlantico, da Saint-Malò in Francia, a Pointe à Pitre in Guadalupa, Caraibi. SOCIO BENEMERITO DELLO YACHT CLUB L’ospite d’onore non si fa attendere troppo. L’ingresso è silenzioso, in penombra. Andrea si trattiene a salutare ogni persona che incontra, abbronzatissimo, sorriso solare e un’umiltà che traspare dal suo sguardo. Anche per questo è più facile chiamarlo per nome. La maggior parte dei presenti sono i soci dello Yacht Club, amici di vecchia data, sostenitori, giornalisti, e qualche bambino che vorrebbe essere altrove a giocare. Ecco il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, e, dopo qualche minuto, la gente si affolla davanti allo schermo allestito per l’occasione,

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pronta ad ascoltare il racconto dell’impresa e curiosa di guardare il video che ne testimonia alcuni dei passaggi più significativi. Prende la parola per primo il presidente del Club, Alberto Floris, che nomina Andrea socio benemerito a vita. Una targa suggella questo evento. Trapela dal suo discorso introduttivo l’orgoglio e l’affetto verso uno “di famiglia”, che è riuscito con le sue forze, la sua tenacia e determinazione, a realizzare un’impresa tanto difficile e per questo ancor più soddisfacente. L’anno, secondo il calendario realizzato dallo Yacht Club per il 2011, ma non solo, inizia con questa sorprendente vittoria, simboleggiata dall’immagine della barca, la Open 50 Vento di Sardegna sulla quale ha lavorato duramente Andrea stesso. LA PASSIONE ALLA BASE DEL SOGNO Il progetto è nato nel 2006 e da allora tutte le energie sono state rivolte alla realizzazione di un sogno: avere la propria barca e portare con essa la Sardegna dei Quattro Mori aldilà del Mediterraneo. Le parole di Andrea virano presto verso le persone che gli sono state vicine, che lo hanno sostenuto nelle diverse fasi di


Saint-Malò (Francia)

Andrea Mura riceve la targa di riconoscimento dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci.

Pointe à Pitre (Guadalupa)

quest’avventura. Il suo team, composto da oltre venti persone, la Marina Militare, il presidente della Regione e infine, ma non per importanza, il sindaco di Cagliari, amico, sostenitore, appassionato di vela e di mare, al suo fianco sin dall’inizio. La motivazione per compiere imprese di questo livello è una sola: la passione. Ed è profondo l’amore di Andrea per il mare e per la vela, nato sin da quando era bambino e frequentava l’ambiente dello Yacht Club con il padre Sergio. Regate ne ha fatte, e vinte, diverse, ma per lui era giunto il momento, dice, di cambiare, di abbandonare armatori ed equipaggio e iniziare un nuovo percorso, con le proprie forze e le proprie idee, libero da qualsiasi costrizione, libero di decidere. UNA VITTORIA PIENA DI OSTACOLI Certo i familiari, come gli amici più stretti, hanno patito con lui le difficoltà che questo viaggio comporta, i rischi che si corrono quando si sfida una natura per lo più imprevedibile come l’oceano. Ci sono stati momenti duri, la rottura di un gennaker per un attimo rischiava di compromettere la continuazione della gara, le continue variazioni di vento non permettevano distrazioni, la stanchezza si è accumulata per il mancato sonno: diciannove giorni di navigazione e, alla fine, un sospiro di sollievo, anzi, molto di più, la felicità di aver raggiunto un tale traguardo.

LE IMMAGINI DEL TRIONFO Il video ci racconta tutto questo ma non solo, ci mostra la partecipazione del pubblico all’evento, dei mass media, nazionali e di settore, degli appassionati sul web e di quelli che facevano il tifo dal molo di partenza. Al termine, l’applauso nasce spontaneamente, poi, tra flash di fotocamere e strette di mano, la gente comincia a rivolgersi ai tavoli, dove gustose pietanze caserecce e vino rosso attendono di allietare ulteriormente la fredda ma allegra serata. E ORA L’EVEREST DELLA VELA Per il futuro del nostro velista una sfida ancora più grande, la Vendée Globe, completa circumnavigazione in solitaria, definita “l’Everest della barca a vela”, rivolta alla classe Open 60. Mosso dall’idea di poter vivere a pieno l’esperienza della vela “allo stato puro”, come l’ha chiamata Andrea, continua il sogno dei percorsi transoceanici. Unico marchio di riconoscimento: i Quattro Mori, simbolo di quella Sardegna che lo skipper porta sempre con sé, la stessa Sardegna che conserva nel cuore l’orgoglio per le vittorie e soprattutto l’affetto per un vero campione.

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A SCUOLA DI RISPETTO PER IL MARE

di Francesco Fuggetta

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ettecento bambini alla scoperta dell’ecosistema marino, attraverso percorsi didattici, laboratori e visite guidate. E a fare da maestri saranno gli studenti del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria, affiancati dal personale della Guardia Costiera. Imparare il rispetto e l’ecologia sono gli obiettivi di “Rotte da A…mare”, giunto alla seconda edizione dopo il successo dello scorso anno, con oltre 250 partecipanti. Il progetto, presentato nell’Aula Consiliare del Municipio, coinvolgerà nove istituti, fra scuole materne ed elementari: Is Mirrionis, Randaccio, Santa Caterina, 17° Circolo di via Castiglione, Don Milani-Tuveri e gli istituti comprensivi Colombo, Pirri 2, Spano-De Amicis e Via Stoccolma. «Voler avvicinare i giovani al mare in una città come Cagliari sembrerebbe un paradosso» ha commentato l’assessore alle Politiche Scolastiche Edoardo Usai. «Ma non è così, perché l’obiettivo di questo progetto è

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conoscere l’ambiente marino in tutte le sue potenzialità, al di là del contatto durante le vacanze estive. Si parlerà del mare a trecentosessanta gradi», ha detto Usai. Un’iniziativa alla quale hanno collaborato gli assessorati comunali alle Politiche Scolastiche e alle Politiche Sociali (rappresentati dai dirigenti Serenella Piras e Gerolamo Solina) e il Ministero dell’Istruzione. «Un’occasione perfetta per dare la possibilità ai nostri studenti, che si preparano a diventare maestri, di fare esperienza sul campo», ha sottolineato Giovanni Paoli, presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria. «Partecipiamo sempre con entusiasmo a tutte le iniziative che riguardano il rapporto tra i giovani e il mare», hanno aggiunto il Capitano di Vascello Giuseppe Mastroianni e il Tenente di Vascello Roberto Cubeddu, della Guardia Costiera. Sarà loro compito spiegare ai bambini l’importanza della sicurezza, i termini e le attività marinare.

Gli incontri avranno un approccio interdisciplinare: dall’italiano alle scienze, dall’arte alla storia, dalla geografia allo sport. «Le lezioni non si svolgeranno solo in classe, ma anche all’aperto. Sono previste escursioni in ambienti marini ed esperimenti scientifici», ha spiegato il coordinatore del Servizio Tirocini del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria Salvatore Cuccurullo insieme ai supervisori Mara Durante e Giampaolo Farci. Le lezioni, iniziate a febbraio, si concluderanno a maggio-giugno con una manifestazione finale e la premiazione degli alunni. Alla cerimonia ha partecipato anche una rappresentanza della squadra di nuoto sincronizzato della Rari Nantes. «Si allenano due ore e mezzo al giorno, e ogni mese affrontano una gara», ha raccontato l’istruttrice Caterina Urru. La disciplina, presente alla Rari Nantes dal 2005, ha da tre anni anche il settore agonistico, formato da sedici atlete fra i dieci e i tredici anni.


il Cagliaritano

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FUORI DALL’ISOLA

L’equipaggio sardo del Kauna Team durante la prima sessione di gara de ‘La Tahitienne va’a Nice’ 2010.

LA CANOA SARDA A NIZZA

È andata in scena la ‘Tahitienne va’a Nice’, prestigiosa manifestazione di gemellaggio tra Nizza e Papeete, capitale della Polinesia francese. La Sardegna ha avuto l’onore di partecipare alla regata internazionale di canoa con il Kauna Team di Cagliari. Le emozioni non sono mancate, in acqua e fuori. di Simone Ariu - Foto, Guido Calì 22

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I

Il 2010 è stato l’anno del gemellaggio tra la città di Nizza, in Costa Azzurra, e quella di Papeete, capitale della Polinesia francese. Per un’intera settimana momenti folcloristici ed eventi culturali hanno animato il lungomare della città mediterranea, con festeggiamenti dalla mattina fino a tarda notte. L’evento ha portato a Nizza più di trecento tahitiani, i quali non sono certo passati inosservati tra i cittadini francesi ed i tanti turisti prevalentemente europei presenti in Costa Azzurra. Per l’occasione Piazza delle Verdure, una delle principali della cittadina francese che fronteggia il famoso lungomare Promenade des Anglais, si è trasformata in un tipico villaggio tahitiano dove il visitatore, d’incanto, poteva familiarizzare con la cultura delle genti dell’Oceano Pacifico, sentire il profumo della vaniglia e delle altre fragranze tipiche dei luoghi dei mari del Sud, acquistare dalle genti polinesiane i prodotti emblematici, tra cui le preziose ed uniche perle nere, i coloratissimi parei, l’olio di monoi e gli oggetti di artigianato realizzati con legni pregiati, madreperla e conchiglie. I più coraggiosi hanno anche avuto la possibilità di farsi scolpire i tatuaggi caratteristici dei maori con il metodo tradizionale degli antichi guerrieri. Durante la sera gruppi di danzatrici si esibivano in vari punti del lungomare nel famoso tamuré, coinvolgendo gli spettatori che - affascinati dalla sensuale danza tahitiana - facevano a gara per poter prendere parte alle performance. Numerosi pure i visitatori che si sono cimentati in una corsa particolare che, sulla distanza di cento metri, vedeva i partecipanti gareggiare scalzi e con un’asta, retta dal corridore sulle spalle, alle cui estremità erano stati appesi due caschi di banane. Una gara di forza e velocità che si svolge regolarmente tra le genti polinesiane durante le feste locali e che suscita notevole interesse da parte del pubblico. Il gemellaggio è stato suggellato da momenti istituzionali cui hanno partecipato le autorità locali francesi e tahitiane a garantire l’effettivo intento politico di proseguire nel percorso di comunanza tra le comunità coinvolte. Di sicuro interesse culturale le presentazioni di libri e lo svolgimento di dibattiti aventi per oggetto specifiche ricerche sull’evoluzione dei rapporti tra la regione francese e quella polinesiana. Ancora, grande successo per la mostra fotografica

sull’evoluzione architettonica e demografica delle due città gemellate. Uno dei momenti più significativi della settimana di festeggiamenti e celebrazioni è stato lo svolgimento di una regata internazionale di piroghe a sei posti, denominata “La Tahitienne va’a Nice”, che ha visto la presenza di ben ventitré equipaggi. La regata è stata suddivisa in due tappe, per un totale di circa ventidue chilometri su un percorso che costeggiava la famosa spiaggia di Nizza e quella del vicino, più piccolo, Comune di Ville Franche sur Mer. L’evento sportivo, sotto la supervisione del presidente della federazione internazionale IVF, Charles Villerme, ha avuto un eccezionale seguito tra il pubblico, composto da turisti incuriositi e bagnanti locali, intrattenuto anche dal coinvolgente ritmo dei suonatori di tamburi maori e dalle danze folkloristiche. La perfetta macchina organizzatrice del neonato club di Pirogue di Nizza ha coinvolto giornalisti e fotografi locali che hanno seguito la gara dal mare, su barche appoggio e motovedette della gendarmeria francese e della locale Guardia Costiera. Proprio la Guardia Costiera ha deciso di ritardare l’entrata in porto di un traghetto per consentire alle canoe in gara di attraversare lo specchio d’acqua antistante il porto, sgombrato per l’occasione da un’importante presenza di yachts e barche a vela, ancorati momentaneamente nella riparata e monda-

na baia del comune di Ville Franche sur Mer. La gara è stata anche ripresa dal secondo canale televisivo francese che ha mandato in onda un servizio sull’evento durante i telegiornali. La sera prima della regata, i cui equipaggi sono stati scelti su invito del comitato organizzatore, gli oltre centoventi atleti hanno sfilato tra le migliaia di persone che cercavano refrigerio nella calda estate transalpina. L’invito è stato inviato oltre ai vari club francesi, a pochi altri club europei in base al proprio palmares. Tra questi, il Kauna Team di Cagliari che, insieme ad un team di Savona, ha così rappresentato l’Italia alla manifestazione. Stella assoluta della regata è stata l’equipaggio dei campioni del mondo in carica di Tahiti. Il Kauna Team di Cagliari era composto dal timoniere e capitano Guido Calì, dal capo voga Renato Demurtas e dai centro barca Peter Mias, Eugenio Conti, Tom Widmann e dal giovane Johannes Shumann. La partenza della regata è stata molto spettacolare in quanto a pochi metri dalla riva gremita di spettatori si sono schierate le ventitré imbarcazioni della lunghezza di quasi tredici metri ciascuna a cui si deve aggiungere un bilanciere laterale di circa tre metri. L’equipaggio sardo, il più sfortunato al sorteggio, capitato nella posizione più esterna dello schieramento di partenza, ha dovuto cambiare la strategia studiata per rimediare

Un bagno di folla ha invaso il famoso lungomare Promenade des Anglais, nella città di Nizza, per assistere alle due regate internazionali di canoa. In riva al mare, poi, non mancava di certo il divertimento: le danze tipiche tahitiane sono state il clou della manifestazione, capaci di coinvolgere i tantissimi turisti presenti in Costa Azzurra. Per il Kauna Team di Cagliari alla fine è arrivato un ottimo nono posto, frutto di grandi rimonte sia nella prima che nella seconda regata, in seguito ad alcune condizioni non proprio favorevoli.

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allo svantaggio accumulato. Svantaggio che, invece di demotivare, dava maggior grinta ai sardi. Grazie ad un ritmo di pagaiate molto accelerato, imposto dal capovoga Demurta, ed alle traiettorie accorte del timoniere Calì, l’equipaggio ha tentato una rimonta che di boa in boa si faceva sempre più possibile, fino ad arrivare alla tredicesima posizione. Qui nasceva un duello a quattro con la piroga tedesca, quella del club locale di Nizza e uno dei due equipaggi di Tolone. Dopo alcuni minuti di studio tra i timonieri, e in seguito al continuo cambio di traiettorie, i sardi trovavano il guizzo vincente e si lasciavano dietro gli avversari cercando a questo punto di agganciare altri due team poco distanti. Le forze, però, venivano a mancare e si decideva di accontentarsi della decima posizione al traguardo, posto all’interno dell’incantevole baia di Ville Franche sur Mer. Nel tardo pomeriggio si è svolta la seconda e conclusiva tappa della lunghezza di otto chilometri e mezzo, con partenza posizionata nello stesso punto dell’arrivo della prima parte della regata. Nonostante la posizione sempre esterna dei sardi sulla linea dello start, in questa occasione il miglior piazzamento della prima boa consentiva all’equipaggio cagliaritano di assestarsi al centro del gruppo dei regatanti. Una tappa senza particolari episodi per la brevità del percorso e la stanchezza accumulata in mattinata, terminata in nona posizione dopo una lotta a poche decine di metri dall’arrivo. La regata internazionale, come da pronostico, ha visto la vittoria dell’equipaggio tahitiano campione del mondo “Papeete Va’a”, davanti al club “Ruahatu Va’a” di Marsiglia e al club “Manu Ura 13” di Tolone. La premiazione si è svolta nell’anfiteatro all’aperto della città di Nizza alla presenza di tutte le cariche sportive e politiche delle città gemellate, del presidente e vicepresidente della federazione internazionale di canoa IVF dove un gran pubblico ha assistito ad uno spettacolo di artisti di fama internazionale.

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«I più coraggiosi hanno anche avuto la possibilità di farsi scolpire i tatuaggi caratteristici dei maori con il metodo tradizionale degli antichi guerrieri»

Sopra, il momento della partenza della gara. A lato, il Kauna Team di Cagliari composto, per l’occasione, da: Guido Calì, timoniere e capitano; Renato Demurtas, capo voga; Peter Mias, Eugenio Conti, Tom Widmann e Johannes Shumann, centro barca. In basso a destra, balli tipici tahitiani hanno divertito i partecipanti e il pubblico presente durante tutta la manifestazione. Sotto, panoramica della città di Nizza, in Costa Azzurra.


ANDREA NISSARDI

QUALE FUTURO PER LA TIRRENIA?

Privatizzazione Entro maggio il commissario straordinario stabilirà chi delle 13 società rimaste in gara potrà acquisire le quote della Tirrenia.

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n primo traguardo verso la privatizzazione della Tirrenia è stato raggiunto. Sono state infatti fissate le date e rese note le società partecipanti: entro il 15 marzo le tredici compagnie rimaste in gara dovranno presentare le loro offerte d’acquisto ed entro maggio dovrà concludersi la vendita, pena una nuova sanzione europea. Delle ventuno società che avevano presentato la manifestazione d’interesse ad ottobre, solo tredici possono dunque andare avanti. Il commissario straordinario della società, Giancarlo D’Andrea, ha inviato la lettera d’invito per la presentazione dell’offerta a Costantino Tomason per Trasporti Marittimi, Atlantica, Forship, Frittelli Maritime Group, Grandi Navi Veloci, Gruppo XTL, Laviosa Minerals, Mediterranea Holding di Navigazione, Moby e Stradeblu, Strategic

Value Partners, Zao Soyuzneftegas Invest dei fondi Shipping Investments. Per la cessione di Siremar sono invece cinque i soggetti in gara, gli stessi che avevano presentato la manifestazione di interesse ad ottobre: le regionali Caronte & Tourist, Riccardo Sanges & C., Traghetti delle Isole, Ustica Lines e Mediterranea Holding, la cordata a cui partecipa anche la Regione Sicilia. Gianluigi Aponte, Emanuele Grimaldi e Vincenzo Onorato, che avevano costituito la Compagnia italiana di Navigazione proprio per la gara, partecipano invece da soli perché la compagnia è nata dopo il via all’appalto. Franco Del Giudice, l’unico armatore sardo in gara con la cordata Mediterranea Holding, spiega che lo stesso problema potrebbe presentarsi per la Regione Sardegna che ha da poco stanziato un milione di euro per partecipare alla privatizzazione: l’Isola

potrebbe infatti finire nella cordata con a capo la Regione Sicilia. I sindacati si dicono soddisfatti della situazione, finalmente un po’ più chiara, in una questione che finora non era stata trasparente, ma vorrebbero maggiori rassicurazioni per i lavoratori. È stato fissato un incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico e lì, assicura Massimo Ercolani della Filt Cgil, «sarà chiesto al Governo di mantenere gli impegni assunti». Giuseppe Caronia, segratario della Uitl, afferma: «Chiederemo che vengano salvati gli accordi contrattuali non ancora attuati, ad esempio le promozioni già maturate, e soprattutto che la società vincitrice si faccia carico dei lavoratori Tirrenia per tutta la durata delle sovvenzioni pubbliche legate alla privatizzazione e non solo per due anni», le stesse richieste che saranno portate avanti anche dalla Fit-Cisl.

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Una giornata all’insegna dello sport, il kayak, e del relax. Sì, perché in queste passeggiate sull’acqua l’obiettivo è divertirsi mentre si pagaia. Anche per i più esperti. di Donatella Rossi · Foto, Luca Basciu i solito quando si dice Sardegna si pensa subito al suo meraviglioso mare. Ma questa bellissima isola offre anche altri paesaggi incantevoli da vivere in diversi modi. Ed è infatti in uno scenario alternativo al mare, ossia sul lago Omodeo, che si è svolta di recente un’escursione di canoisti organizzata dall’Associazione Sportiva Fiberglass, fondata dall’omonima azienda di Fabio e Luca Basciu. I due giovani imprenditori ci raccontano questa giornata di sport... Luca, qual è stato il percorso dell’escursione? «Si è trattato di un percorso di circa 13 chilometri con partenza dalla Località Tadasuni Pontevecchio e destinazione Diga di Santa Chiara sul Tirso». Quante persone vi hanno partecipato? «Il gruppo era composto da ventuno persone: alcune provenienti da Alghero, altre da Olbia, Cagliari e alcune del luogo». Ma è necessaria una preparazione adeguata per un’escursione di questo tipo? «No, soprattutto perché il lago si presta moltissimo all’iniziazione al kayak grazie all’assenza di acque mosse. Quindi, oltre ad esperti canoisti, c’erano anche principianti alle prime armi». Che tipo di canoe utilizzate? «Prevalentemente kayak da mare che produciamo noi stessi, ma sul lago si possono utilizzare anche altri prodotti. In questa escursione, per esempio, un partecipante ha portato la sua canoa da slalom, cioè da

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discesa, che si usa nei fiumi con un minimo di portata». Qual è la differenza tra canoa e kayak? «Il kayak ha il ponte di prua, quindi si hanno le gambe coperte. Invece la canoa è la tipica imbarcazione degli Indiani d’America o che viene utilizzata nei laghi canadesi». Quante ore avete passato in acqua per questa escursione? «Siamo rimasti in acqua circa quattro ore, percorrendo all’incirca 13 chilometri. Le tappe sono queste: si raduna il gruppo, si fa un briefing in cui si spiegano le linee guida dell’escursione e poi si parte. Di solito c’è un canoista esperto che apre il gruppo e un altro che lo chiude. A seconda del numero dei partecipanti, inoltre, ci possono essere altre figure che stanno in mezzo al gruppo come addetti alla sicurezza. L’andatura è scandita dal più lento e si è sempre tutti uniti». Anche un modo per socializzare, quindi. «Sicuramente! In un’escursione nessuno ha l’ansia della prestazione. È come fare una passeggiata in cui chiacchierare e socializzare mentre si pagaia». Siete i creatori di Fiberglass, azienda che produce canoe. Com’è nata l’idea? «Siamo sempre stati appassionati del mare. Abbiamo usato il windsurf e cercato di costruire qualcosa con le tavole sin dagli anni ’80. Poi è arrivato il momento di ideare qualcosa di creativo e innovativo, ed è nata Fiberglass». Che tipo di canoe producete? «Si tratta principalmente di kayak da mare adibiti ad uno scopo ricreativo e adatti sia per i neofiti che per i più esperti. Tutti i prodotti sono in vetroresina e talvolta ci vengono richieste forme particolari. Noi, comunque, mettiamo sempre quel pizzico di fantasia che è proprio di tutti gli artigiani». Avete trovato un terreno fertile in Sardegna? «L’interesse esiste, ma la richiesta è poca perché la cultura di tale sport non è così diffusa come quella del calcio, tanto per citare un colosso». Quali sono i vostri progetti per il futuro? «Il nostro obiettivo è promuovere questo sport e smuovere il mercato dato che viviamo in un’isola che ha un mare fantastico ma che non viene valorizzato appieno. L’intento è anche quello di pubblicizzare la Sardegna stessa. Basta osservare le foto delle nostre escursioni per ammirare paesaggi splendidi e persone sorridenti. Inoltre siamo orientati verso uno sport un po’ più estremo come il surf kayak, che si pratica con una tavola da surf con la coperta da kayak e solo col mare mosso. Stiamo anche cercando di diffondere il surfsky, mix tra canoa aperta e kayak, che è in pratica una canoa da gara da 4 o 6.50 metri. Siamo i primi costruttori in Sardegna e i secondi in Italia di surfsky e abbiamo la licenza della ditta inglese Megakayak che ha vinto gli ultimi mondiali. La produciamo oltre che per l’Italia anche per

la Spagna e il Portogallo. La nostra sfida è quella di creare manufatti con un valore tecnologico sempre maggiore, diffondere il nostro prodotto e contribuire a far conoscere la Sardegna». Dopo questo racconto non vi viene da pensare che è proprio la voglia di realizzare i sogni e le idee che da colore alla vita?

FiberGlass è il marchio di una giovane azienda nata in Sardegna alla fine del 2005 dall’idea dei fratelli Basciu. La produzione dei kayak, delle canoe e dei manufatti di FiberGlass è fatta con cura artigianale e rivolta alla soddisfazione delle esigenze di tutti coloro che condividono la loro stessa passione. I materiali utilizzati sono di prima qualità e tutta la produzione può essere personalizzata secondo le richieste. La dimensione e la gamma di prodotti è piccola ma crescerà nel tempo. www.fgkayak.com

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LunedĂŹ mattina

Un salto in palestra Riunione

In Sardegna vivi di piĂš.


Mensa di mezzogiorno

Ora di punta

Spettacolo di prima serata

w w w. s a rd e g n a t u r i s m o . i t


RAAM (WAINMAN HAWAII)

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MI

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TE BA

L’ACROBATA DEL MARE Padre sardo e mamma americana, Niccolò Porcella in acqua ci è nato per davvero. Ora è uno dei migliori kite-surfer del mondo, conosciuto nell’ambiente per le sue acrobazie tra cielo e mare. di Nadia Pacini

N

iccolo Porcella, giovane campione internazionale di kitesurf, ha due nazionalità: quella italiana (suo padre Pietro è sardo Doc) e quella americana (sua madre è di New York). Durante l’inverno si allena alle Hawaii, dove gode del rispetto e della stima di tutto l’ambiente surfistico per via del suo carattere solare e garbato, in compagnia di suo fratello Francisco, atleta professionista di windsurf. Durante l’estate, poi, si trasferisce in Sardegna, dove si diverte a compiere spettacolari evoluzioni nelle acque di Chia, Villasimius o Capo Mannu. Le sue abilità di funambolo del mare non si esprimono solo nel kitesurf ma anche nel più tradizionale surf da onda e nel nuovissimo Stand Up Paddling, disciplina emergente che consiste nel far navigare una grossa tavola da surf attraverso l’uso di un remo speciale. Ma non è finita qui: Niccolo ha anche una forte passione per il marketing. Oltre ad essere testimonial di una famosissima casa produttrice di abbigliamento tecnico, svolge il ruolo di tester ufficiale per una rinomata azienda di kitesurf.

anche se ne ho dovuto fare per accontentare gli sponsor e per diffondere la mia immagine nel mondo del kitesurf. Tra i vari contest internazionali ai quali ho partecipato posso menzionarne alcuni: quinto posto alla Redbull Skyride Tarifa; primo al Chia Classic; secondo al Cagliari Kite Worlds; primo classificato per Best Trick e Slider Park al Redbull Kite Mission». Qual è il posto più bello dove hai fatto kitesurf? «È difficile dare una risposta secca. In ogni caso, gli spot che mi hanno colpito di più sono le Mauritius, Margaret River in Australia e Coche Island in Venezuela. Senza dimenticare la splendida Villasimius in Sardegna, che considero il mio piccolo paradiso».

Niccolo, grazie al kitesurf sei cittadino del mondo... «È vero. Durante l’inverno mi alleno alle Hawaii, più precisamente a Maui. Durante l’estate mi trasferisco in Sardegna dalla mia famiglia. Per buona parte dell’anno, comunque, viaggio in giro per il mondo».

Da quanti anni pratichi il kitesurf? E che cosa ti ha spinto ad intraprendere questo spettacolare sport? «Da circa 10 anni. Mi ricordo che quando manovrai l’aquilone in aria per la prima volta, mi resi subito conto che questo sport sarebbe diventato parte integrante della mia vita poiché mi trasmise delle emozioni indescrivibili. Ciò che, secondo me, rende il kitesurf così affascinante è il fatto che provenga dall’incrocio di svariate discipline, tra loro molto diverse, come lo snowboard, il wakeboard, il windsurf, e anche la ginnastica acrobatica. E il bello è che si può praticare ovunque, non solo in mare ma anche nei laghi e sulla neve».

A quali competizioni hai partecipato a livello mondiale? «Le competizioni non mi hanno mai interessato particolarmente,

Quali differenze e quali similitudini ci sono tra gli spot delle Hawaii e quelli della Sardegna? →

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FRANCK BERTHUOT

«Maui è al centro dell’Oceano Pacifico e ha onde molto più grandi e potenti. La Sardegna è al centro del Mediterraneo, per cui le mareggiate create dal vento non sono paragonabili alle onde formate dagli uragani del Pacifico. La similitudine è che entrambe sono delle isole bellissime, ricche di una natura selvaggia e incontaminata, ma soprattutto ricche di vento». Hai un fratello che fa l’atleta di windsurf a livello agonistico. C’è mai stata rivalità tra di voi, anche se praticate due discipline diverse? «Mio fratello Francisco è bravissimo anche con il surf da onda e si tratta di una passione che abbiamo in comune. Quindi ci capita spesso di surfare insieme e di incoraggiarci

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l’un l’altro durante gli allenamenti. Anche se abbiamo poca differenza di età, per me lui resterà sempre mio fratello maggiore. Tra l’altro tra di noi si è instaurata una competizione puramente sportiva, molto stimolante dal punto di vista agonistico». Che tipo di kite utilizzi? E quale tavola preferisci? «Dipende dalle condizioni meteo. Se c’è vento forte utilizzo un kite di piccole dimensioni, solitamente di 5 o 7 mq. Se invece il vento è leggero, sotto i 15 nodi, ne utilizzo uno da 12 mq. Per quanto riguarda la tavola, dipende dalle manovre che mi interessa effettuare. Se, per esempio, mi cimento nel kitewave (il kite sulle onde, ndr), mi affido direttamente alla

mia vecchia tavola da surf, priva di straps. Vi posso assicurare che l’adrenalina è garantita!» Quante ore ti alleni al giorno? «Mi alleno fino a 7 ore al giorno, vento permettendo. Ma il vento a Maui non è mai costante come può essere per esempio in Brasile, quindi mi butto spesso su altri splendidi sport come lo skateboard e la capoeira acrobatica». Ti senti più sardo o più hawaiiano? «Mi sento un mix di entrambe le culture. Devo ammettere, però, che il mio DNA è forse un po’ più sardo che hawaiiano, dato che sono molto testardo e non mi arrendo mai davanti agli ostacoli».


WAITING FOR THE PERFECT WAVE Dice di essere ancora alla ricerca dell’onda perfetta, ma quella della foto a sinistra non sembra scherzare... I LOVE SARDINIAN & HAWAIIAN SPOTS Nella foto sotto, Niccolo posa alle Hawaii per la celebre fotografo Batel Shimi.

«HO UN RAPPORTO DAVVERO SPECIALE CON IL MARE. BASTI PENSARE CHE MIA MADRE MI HA PARTORITO IN ACQUA. DA QUANDO SONO NATO E FIN QUANDO MORIRÒ, IL MARE SARÀ SEMPRE PARTE DI ME»

Che dieta deve seguire un atleta di kitesurf? «Diciamo che mangio veramente quasi tutto e sono molto goloso. Però, durante i periodi di allenamento, elimino dalla mia alimentazione i dolci ed evito totalmente gli alcolici. Per mantenere salda la muscolatura assumo molte proteine, in modo particolare pesce e carne bianca».

QUINCY DEIN

Segui uno stile di vita tranquillo o sregolato come quello dei surfisti del famoso film “Point Break”? «Ti svelo un segreto. Nei primi tempi, quando ancora non avevo nessuno sponsor, ho dovuto commettere qualche piccolo furto insieme ad altri miei colleghi surfisti. Ora, però, ho messo la testa a posto». →

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Dato che il kitesurf è uno sport molto pericoloso, ti sei mai trovato in qualche situazione di pericolo? «Diciamo che, negli ultimi anni, il kitesurf ha subito delle continue innovazioni ed è diventato uno sport sempre più sicuro. Alcuni anni fa, quando ancora i sistemi di sicurezza non erano dei migliori, ho avuto una brutta disavventura. Il trapezio si ruppe improvvisamente e persi l’aquilone. Cosicché rimasi naufrago, a bordo di una tavoletta, nel bel mezzo dell’Oceano, tra l’altro in un tratto del litorale dove erano notoriamente presenti gli squali tigre. Dopo circa tre ore a nuoto, tra onde altissime, raggiunsi finalmente la riva. Col cuore in gola». Hai mai surfato l’onda perfetta? Quella che ogni surfista sogna di surfare almeno

una volta nella propria vita? «Non l’ho ancora affrontata, devo essere sincero. Anche perché penso che l’onda perfetta vada cercata prima di tutto dentro di noi, nel profondo della nostra anima. Surfare l’onda dei nostri sogni significa ottenere un incontro speciale con noi stessi, col nostro io interiore, e credo che per arrivare a una tale maturità spirituale mi ci vorrà ancora molto tempo. In ogni caso, in Australia ho surfato delle onde fantastiche, tra l’altro in compagnia di un branco di delfini». Che consigli daresti a coloro che vorrebbero avvicinarsi al kite per la prima volta? «Ci vuole molta tenacia e una forte motivazione. Per poter imparare questo sport in totale sicurezza è necessario seguire un corso con istruttori qualificati e in tal modo

si otterranno fin da subito dei risultati soddisfacenti». Pensi che il kite sia adatto anche alle ragazze? «Certamente! Conosco diverse ragazze che praticano questo sport a livello agonistico e devo ammettere che sono davvero brave. Il kite è uno sport adatto a tutti, indipendentemente dall’età, dal peso e dalla conformazione fisica». Che rapporto hai con il mare? «Un rapporto davvero speciale. Basti pensare che mia madre mi ha partorito in acqua. Da quando sono nato e fin quando morirò, il mare sarà sempre parte di me».

NINNI CORDA (WAVE SARDEGNA)

«SURFARE L’ONDA DEI NOSTRI SOGNI SIGNIFICA OTTENERE UN INCONTRO SPECIALE CON NOI STESSI, COL NOSTRO IO INTERIORE, E CREDO CHE PER ARRIVARE A UNA TALE MATURITÀ SPIRITUALE MI CI VORRÀ ANCORA MOLTO TEMPO» CORRIAS (WAINMAN HAWAII) QUINCY DEIN

SPECIAL THANKS TO: WA I N M A N H AWA I I . C O M

DAKINE.COM

UPCOUNTRYFITNESS.COM

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Castiadas, un favoloso mondo marino

Comune di Castiadas Assessorato al Turismo




di Alessandra Scifoni

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appiamo che quello della Sardegna è un popolo di navigatori, avventurieri, amanti del mare, forse perché dal mare siamo circondati, forse perché nel mare siamo nati ed è un po’ l’habitat naturale in cui ci troviamo più a nostro agio, o almeno molti di noi. Qualunque sia il nostro rapporto con questo elemento, c’è un modo particolare di viverlo, un modo che rafforza il nostro fisico, libera la nostra mente e stimola la nostra voglia di sfida. È quello degli sport acquatici. Sono i primi anni Sessanta, quando un gruppo di appassionati di vela, decide di fondare un Club, con lo scopo di diffondere questo tipo di sport anche a livello competitivo: nasce così lo Yacht Club di Cagliari. Col passare del tempo e l’acquisizione di esperienza, oltre che di migliori attrezzature, vengono organizzate le prime regate a livello nazionale. Sempre più equipaggi del Club partecipano ad importanti gare in Italia e all’estero, e i successi non tardano ad arrivare. Anche il campione Andrea Mura, primo italiano a vincere la transoceanica Route du Rhum, ha mosso i suoi “primi passi” qui, ed è interessante scoprire quale possa essere stato il suo percorso e quanti giovani seguano in un certo senso le sue orme. Chiunque voglia avvicinarsi a questo sport può farlo sin dall’età di sei anni, con i corsi organizzati allo YC, nel porticciolo turistico di Marina Piccola. E sono tantissime, circa trecento, le iscrizioni annuali, fatto che dimostra quanto interesse ci sia nei confronti di tale esperienza. Il corso estivo è attivo da giugno a settembre. Le lezioni si articolano nell’arco di due settimane molto intense, le prime dieci lezioni sono considerate di “iniziazione”, mentre le altre cinque sono dedicate al perfezionamento.

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Se pensate che la vela sia solo un passatempo estivo, potreste cambiare idea qui allo YC, perché i corsi continuano anche durante l’inverno, e i ragazzi ne sono entusiasti. Credo che la parte migliore di questa scuola, per tutti loro, sia la pratica. La teoria viene insegnata in modo attivo, con lo scopo di rafforzare ciò che viene comunque appreso “sul campo”, componenti dell’imbarcazione e manovre, tutti elementi con cui familiarizzare per sentirsi sicuri. E, a proposito di sicurezza, non bisogna tralasciare il fatto che gli allievi, soprattutto i più giovani o più inesperti, sono costantemente seguiti da istruttori altamente qualificati, apprendendo quindi come destreggiarsi nel modo migliore nelle situazioni più varie, senza avere paura e acquisendo così una maggiore consapevolezza di se stessi. Le imbarcazioni utilizzate, e messe a disposizione dal Club, appartengono alla classe Optimist (monoscafo adatto ai bambini fino


ai 13 anni, che non superino i 55 Kilogrammi), ma ci sono anche ragazzi che già dai 12 anni possono utilizzare una 420 (doppia), o una Laser 4.7. Chi lo desidera può decidere di continuare gli allenamenti e, eventualmente, gareggiare, seguendo il regolare iter legato alle varie fasce d’età e alla preparazione. Fino ai nove anni si è nella fascia di pre-agonismo, dopodiché si passa prima alla categoria dei Cadetti, fino ai dodici anni, e poi, da questa età fino ai quindici anni, alla categoria Juniores. Rispetto al passato, la pressione sui ragazzi, che mirava ad incrementare un agonismo “a tutti i costi”, è praticamente sparita. Ognuno è libero di vivere lo sport a modo suo, come semplice passione o desiderio di mettersi alla prova, e ogni giovane è assecondato nelle proprie scelte e attitudini. Questo è evidente osservando e parlando con i ragazzi stessi. Anche se spesso la passione nasce in famiglia, poi si vive sulla propria pelle e i più scelgono spontaneamente di coltivarla. Così ti può capitare di ascoltare un bambino di sette anni elogiare entusiasta le qualità della vela, il divertimento e quella sensazione di libertà che...“è bellissima”. Alcuni ragazzi poi, giovanissimi, hanno già partecipato a numerose gare, e non solo a livello locale, ma non mi parlano di vittoria, di competizione. La loro attenzione è rivolta solo allo sport e all’amore per il mare. E si vede dai loro occhi quanta gioia provino al solo pensiero di essere di nuovo in mare e di nuovo padroni del vento e delle onde.


I DOTTORI DEL MARE Il loro progetto, denominato MareTerapia, è ormai una realtà consolidata nello scenario isolano. Attraverso la conoscenza dell’ambiente marino aiutano sofferenti mentali a migliorare la loro condizione sociale. di Lorelyse Pinna 40

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Federica Maggiani è nata a Torino ma ha studiato all’Università di Cagliari e vive in Sardegna da 14 anni. Dopo il master ha lavorato nell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara, poi nel 2008 ha fondato Medita, una società che si occupa di promuovere la conservazione e il ripristino delle risorse ambientali, insomma che si occupa di ambiente e soprattutto di mare: compie mappature dei fondali, valutazioni di impatto ambientale e promuove la conoscenza della flora e della fauna marina delle aree protette. «Il nome Medita nasce infatti da “Mediterraneo Ambiente” perché era un modo di pensare al nostro futuro», spiega Federica. Insieme a Federica, lavorano Claudia, biologa marina, Nicoletta, biologa, e Carla, che si occupa della parte amministrativa. È una società di donne che ha messo il mare al centro del proprio lavoro, non solo in quanto entità da salvaguardare, ma anche come strumento di benessere e valore positivo da trasmettere. Federica racconta infatti che un giorno, parlando con suo un amico psichiatra, ha capito che il mare poteva “far bene” a chi ne aveva bisogno: così è nato il progetto Mare Terapia, che sfrutta il potere terapeuticoriabilitativo del mare nei confronti dei sofferenti mentali, per mezzo di uscite in barca. Vi collaborano anche l’associazione Gabbiano e UISP, l’Università di Cagliari e la Regione Sardegna lo finanziano, e Portus Karalis, in cui è ormeggiata la barca a vela, ne è partner a livello logistico. I pazienti hanno dai 20 ai 60 anni e sono per la maggior parte persone con disabilità psichiche o patologie come la Sindrome di Down. Alcuni vivono con i familiari, altri in comunità, altri ancora hanno avuto problemi di tossicodipendenza. Ma tutti durante le uscite vengono coinvolti nelle attività della barca, dal monitoraggio dell’avifauna locale e dei delfini alla conduzione dell’imbarcazione. Ovviamente sono accompagnati da istruttori e psicologi: «In questo progetto lavorano insieme diverse professionalità», continua Federica, «Medita mette “Caskè”, un’imbarcazione a vela di 15 metri, e la sua professionalità in mare, ma abbiamo bisogno del supporto degli istruttori. I pazienti durante le uscite si emozionano molto e esternano le emozioni in modo più sponta-

neo, dunque si crea in barca un po’ di confusione...». Le uscite prevedono infatti un massimo di dodici partecipanti e ogni cinque pazienti sono necessari tre educatori. «A bordo cerchiamo di trasmettere il rispetto, la conoscenza, l’amore per il mare e una diversa conoscenza del territorio. Vedere le coste da un punto di vista diverso è un modo nuovo di conoscerle, è una scoperta. Alcuni per esempio non avevano mai visto cosa c’è dietro la Sella del Diavolo!». Poi per loro c’è l’emozione della scoperta dei suoni del mare attraverso gli idrofoni o della responsabilità di prendere in mano il timone della barca. E infine arriva la soddisfazione, quella di queste ragazze nel vedere che questa terapia, sana e divertente, fa compiere davvero grandi miglioramenti. Per questo Federica vorrebbe allargare l’offerta della terapia anche ai pazienti oncologici, per esempio quelli che hanno subito operazioni chirurgiche o che sono in pausa tra una terapia e l’altra. «Abbiamo pensato di portare Mare Terapia anche a questi pazienti insieme all’oncologo Tonino Muggiano», racconta ancora Federica, «perché potrebbe servire per aumentare la loro autostima». Anche per queste uscite

avranno bisogno del supporto di altri professionisti, un oncologo, uno psicologo e un fisiatra per la riabilitazione dei gesti, ma soprattutto avranno bisogno dei fondi per organizzarle. Al momento li stanno cercando.

«A bordo cerchiamo di trasmettere il rispetto, la conoscenza, l’amore per il mare e una diversa immagine del territorio. Vedere le coste da un punto di vista nuovo è un modo di conoscerle per la seconda volta, riscoprirle»

Il progetto Mare Terapia prevede delle uscite in mare con l’imbarcazione Caskè, messa a disposizione da Medita Srl, con l’obiettivo di coinvolgere quanti più utenti in attività di monitoraggio come l’avvistamento di delfini e dell’avifauna. Stimolare le motivazioni, aumentare la fiducia, la capacità comunicativa e il senso di protagonismo: questi alcuni degli aspetti su cui lavora Mare Terapia. Il progetto, proprio per questi motivi, è esteso non solo a chi è affetto da gravi patologie, ma anche a chi ha bisogno di aumentare la propria autostima e sentirsi parte integrante di un gruppo. Un perfetto mix che permette di raggiungere benessere, fisico e mentale, e divertimento. Per informazioni, Medita Srl Tel. 070 3114020 - www.mediterraneoambiente.eu

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Foto, E. Locci (Fotocronache)

In Giunta comunale il tema è sempre d’attualità, ma i problemi non si risolvono mai: concessioni, proroghe, garanzie... Quale futuro per il Poetto? lcuni chioschi del Poetto avevano rischiato di non godere della proroga di un anno della concessione demaniale: durante una riunione del Consiglio comunale l’assessore al PaUno dei chioschi più in voga della spiagga del Poetto.

trimonio Patrizio Mulas aveva spiegato che il documento di proroga poteva essere rilasciato solo dopo il pagamento in anticipo del canone demaniale e alcuni concessionari non risultavano in possesso dell’autorizza-

zione. Questo dopo che il Comune aveva deciso di non attuare le disposizioni del decreto “Milleproroghe”, che prevede lo slittamento di tutte le scadenze al 2015. Così circa venti operatori sarebbero rimasti senza licenza, tra questi anche la cooperativa Golfo degli Angeli, che gestisce sette stazioni balneari del litorale cagliaritano. Ora arriva la soluzione: «Gli uffici comunali hanno rinnovato tutti i canoni al cento per cento dei concessionari», ha affermato l’assessore Mulas, ma solo per un anno perché, continua l’assessore, «questa scelta è stata fatta per tutelare gli imprenditori. Quella in vigore è una legge in deroga alle norme comunitarie: e se nei prossimi mesi l’Unione Europea dicesse che è da annullare? I titolari degli stabilimenti si troverebbero in una situazione di difficile risoluzione». Una toppa, l’ha definita Massimiliano Tavolacci, presidente della Commissione Urbanistica, che spiega: «Tra un anno si potrebbe riproporre lo stesso problema. Mi chiedo: quale imprenditore sarà disposto a investire nell’adeguamento degli stabilimenti senza certezze a lunga scadenza?». I tecnici dell’Assessorato all’Urbanistica avevano consegnato a settembre alla Giunta comunale la nuova versione del Pul, il Piano di

«Dev’essere garantita la funzionalità della spiaggia, senza abbattimenti e senza rinnovi corti che non danno garanzie» utilizzo del litorale, che però non è stata ancora discussa. L’approvazione di questo documento permetterebbe di dare il via alle procedure per l’assegnazione delle nuove concessioni, che dovrà avvenire con un bando internazionale e che per questo probabilmente non avverrà prima del 2015. «Il rinnovo per un anno, comunque lo si veda, non va bene», afferma categorico Tavolacci, «credo che debba essere garantita la funzionalità della spiaggia, senza abbattimenti e senza rinnovi corti che non danno garanzie», e conclude, «solo Villasimius ha allungato le concessioni di un anno, tutti gli altri comuni costieri della Sardegna le hanno prorogate fino al 2015. Perché Cagliari ha fatto diversamente?» L.P.

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E. LOCCI (FOTOCRONACHE)

I dati emersi sono positivi: un incremento del 70% rispetto al 2006, e la maggior parte dei turisti è soddisfatta. Ma i passi in avanti sono doverosi, perché Cagliari può, e deve, dare di più.

L’Autorità portuale di Cagliari ha presentato i risultati dell’indagine sulla soddisfazione dei croceristi sbarcati nel capoluogo negli ultimi 12 mesi. I dati emersi sono positivi sia a livello quantitativo che qualitativo: quasi 160mila sono stati infatti i turisti arrivati nel porto nel 2010, circa 48mila in più rispetto al 2009 e con un incremento del 70% rispetto al 2006, e non solo con le grandi navi da crociera, ma anche con le navi di lusso più piccole. Sono quasi tutti stranieri, il 40% inglesi, il 32% spagnoli e il 6% tedeschi, mentre dagli altri paesi europei proviene solo il 17%. Dall’Italia un misero 5%. La maggior parte ha tra i 45 e i 54 anni ed è sbarcata durante i mesi estivi, così come la grande maggioranza dei turisti di età inferiore. Preferiscono invece i mesi autunnali le fasce d’età più anziane, tra i 55 e i 64 anni e gli over 65. Quasi tutti hanno trascorso la giornata a Cagliari (92%), visitando la città con un tour organizzato che li ha impegnati tra le 2 e le 6 ore. Quelli che hanno preferito girare liberamente hanno visitato per lo più il centro storico, fatto acquisti e ammirato i monumenti e le chiese della città. Ognuno di loro ha speso in media 61 euro, escludendo le spese dei pasti, per un totale di oltre 8 milioni di euro. Ovviamente, come evidenziato dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Fadda, la spesa media è incrementata dai viaggiatori delle navi di nicchia, che hanno acquistato gioielli e vestiti o grandi quantità di prodotti tipici locali, raggiungendo anche i 500 euro di spesa a testa. I turisti delle grandi navi di massa hanno speso invece soprattutto in cibo, bevande e souvenir, per una media di 35 euro a persona. Il 73% di loro

«NEL 2010 SONO SBARCATI NEL PORTO DI CAGLIARI QUASI 160MILA TURISTI, CIRCA 48MILA IN PIÙ RISPETTO AL 2009» si è dichiarato soddisfatto dell’accoglienza, della cortesia e dei servizi del capoluogo isolano, il 41% di questi addirittura molto soddisfatto. Al contrario, la maggior parte di quelli che si sono detti insoddisfatti lamentano la mancanza di una prima ricezione, di efficienza, di cortesia e di informazioni. Ma il principale punto negativo emerso dai voti dei croceristi sulla loro esperienza a Cagliari è l’orario di apertura di negozi e monumenti. Positivo invece l’impatto con i prodotti, che hanno soddisfatto la maggior parte dei turisti sia per la varietà che per la qualità. Il problema resta invece il prezzo, che nell’ambito della ristorazione non è stato ritenuto all’altezza del servizio offerto di quel 10% di insoddisfatti. In generale comunque quasi il 70% degli intervistati ha dichiarato che la visita del capoluogo ha rispettato le aspettative e che tornerà perché ha trovato attraente la città e vorrebbe conoscerla meglio, dato che evidenzia la necessità di una maggiore permanenza a terra. «Siamo arrivati a metà dell’obiettivo che ci eravamo prefissati. Cagliari ha un potenziale di 300mila croceristi l’anno, ma occorre incrementare quelli fuori stagione e migliorare lo standard dei servizi offerti», ha commentato Paolo Fadda. L’armatore Royal Carribean ha scelto la città come meta fis-

sa, ma bisogna incrementare anche l’arrivo delle navi di nicchia degli armatori SilverSea e Princess, nonché migliorare la qualità del prodotto offerto, risolvendo il problema delle informazioni, risultate insufficienti, e degli orari di apertura di negozi e monumenti, poco adeguati alle necessità dei croceristi. Anche gli interventi previsti dal nuovo Piano Regolatore segneranno sicuramente un punto a favore della città: allontanando i traffici commerciali e i cantieri dal centro storico e convogliando i trasporti ro-ro ai moli Sabaudo e Rinascita, Cagliari potrebbe godere appieno del porto vecchio e dare più spazio ai servizi per i passeggeri. Inoltre nuove banchine al porto canale e a Su Siccu, e la creazione di una zona dedicata alla piccola pesca a Sa Perdixedda, dove un mercato e i ristorantini prenderanno il posto dei capannoni abbandonati. «Il porto canale può rappresentare il futuro di Cagliari e della Sardegna», sostiene il presidente dell’Autorità portuale: il suo progetto prevede il potenziamento del terminal container e il lancio di un nuovo terminal ro-ro, attrezzando i 450 ettari ai lati del canale in modo che possano accogliere le aziende. Sul modello del porto Tangeri dove è stato creato un distretto di 190 aziende. E poi si attende il via libera ai lavori sul terminal crociere. Con questi progetti ci si proietta verso la stagione 2011, che potrebbe mostrare una contrazione dovuta alla crisi internazionale. Ma l’attrattiva di Cagliari è un grande potenziale, il presidente Paolo Fadda ne è convinto, e incalza: «Si può fare di meglio. Per offrire un’accoglienza di qualità c’è bisogno della collaborazione di tutti».

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A cura di Simone Ariu con la collaborazione di Lorelyse Pinna

PERD’E ‘SALI APRE AI GIOVANI Il Comune di Sarroch è pronto ad affidare la gestione dei sei locali commerciali realizzati accanto al porto turistico di Perd’e ‘Sali ai giovani. Si vorrebbe creare una piccola area commerciale con piccole attività artigianali, un laboratorio fotografico e uno per la pesca e la nautica. Il progetto del rilancio del porto ha come condizione imprescindibile il dragaggio dell’imboccatura perché la sabbia accumulata impedisce l’approdo delle grosse barche, che per questo sono scomparse dai moli. Il sindaco Mauro Cois attende l’incontro con l’assessore regionale ai Lavori Pubblici e ha affermato che l’operazione non dovrebbe incontrare ostacoli, visto che sono già stati stanziati un milione e 800 mila euro ed è già pronta una proposta di riutilizzo della sabbia recuperata dal fondale.

NUOVI FONDI PER LA PESCA

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assessorato regionale dell’Agricoltura ha pubblicato il bando della misura 1.3 del Fep (Fondo Europeo Pesca): sono stati stanziati un milione e 600 mila euro per il miglioramento delle condizioni di operatività dei pescherecci, della sicurezza, delle condizioni di lavoro, di igiene e qualità del pescato. Su richiesta dell’assessore dell’Agricoltura Andrea Prato, sono stati inoltre stanziati 2 milioni di euro per la misura 3.1, 500 mila euro per l’attuazione del Piano per la riconversione del piccolo strascico e altri 500 mila per la misura 1.3. L’assessore ha promesso che gli eventuali ulteriori interventi di rafforzamento finanziario delle misure del Fep saranno studiati in tempi brevissimi e discussi in occasione del prossimo Comitato Pesca.

Cagliari, obiettivo Turismo

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agliari al centro del Mediterraneo per turismo e traffici commerciali. Se ne è parlato di recente al convegno “Quale futuro per il porto e l’aereoporto di Cagliari” e all’incontro tra gli operatori dei porti container che si affacciano sul Mediterraneo. Importanti per il futuro i flussi turistici in entrata: i voli low cost potrebbero consentire l’afflusso di persone da tutta Europa e il progresso di Cagliari a porto di partenza delle navi, il che significherebbe un movimento di migliaia di turisti ogni settimana d’estate, come ha spiegato il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Fadda. Inoltre, grazie all’accordo firmato con i porti commerciali del Mediterraneo come Tangeri, Tunis-Radès e Port Said, potrebbero aumentare i trafficimerci, già in aumento del 260% dal 2008 a dispetto della crisi, e confermare la centralità di Cagliari nei flussi commerciali diretti al Centro e Nord Europa. L’alleanza è nata inoltre con l’obiettivo di scongiurare il pericolo rappresentato dall’apertura del Canale di Panama, prevista per il 2013.


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SEMINARIO SUI LEGAMI TRA LA RUSSIA E IL MEDITERRANEO

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Festa della Marineria 2011: La Spezia confermata

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resentata l’edizione 2011 della Festa della Marineria di La Spezia: quattro giorni di eventi, mostre e regate all’insegna della cultura marinaresca, organizzati dalla Regione Liguria, Provincia di La Spezia, Comuni di La Spezia, Lerici e Portovenere, Marina Militare, Autorità Portuale di La Spezia, Camera di Commercio, Centro Fieristico e Comitato delle Borgate. La prima edizione, nel 2009, era stata un successo, per questo Massimo Federici, sindaco della città, promette un grande evento incentrato sulla qualità: «Sarà una grande e bella festa in cui la comunità si ritroverà e che farà conoscere La Spezia e le nostre tante eccellenze legate al mare, tra cui il porto e i cantieri nautici». Il programma è ancora da definire ma si sa

i è tenuto a Carbonia, nel Centro Italiano della Cultura del Carbone, il seminario per la Cooperazione Mediterranea, organizzato dall’Isprom (Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo). L’incontro, alla sua trentunesima edizione, si è concentrato stavolta sulla presenza russa nel Mediterraneo: in totale trenta interventi sul tema “Identità del Mediterraneo, elementi russi”, dagli aspetti geografici ed economici, agli aspetti sociali, demografici e storici, migrazioni, guerre, viaggi, fino alle istituzioni dall’imperatore Giustiniano all’Urss. Il tema degli aspetti geopolitica tra Russia, Ue e Unione Mediterranea e l’intervento del direttore dell’Isprom Pierangelo Catalano hanno chiuso i lavori del seminario, da cui è emerso che la Russia può essere considerata da tre secoli una regione mediterranea. Stefano Pira, docente dell’Università di Cagliari, ha inoltre ricordato che furono proprio gli inglesi e i russi a proteggere l’esilio dei Savoia a Cagliari, in fuga dalle truppe napoleoniche e che allora al porto del capoluogo sardo erano attraccate navi russe e non era difficile incontrare marinai della marina militare e mercantile. Sardegna e Russia non sono dunque tanto lontane.

che, oltre agli spettacoli e alle mostre che hanno riscosso un enorme successo tra il pubblico negli anni scorsi, si concentrerà sul tema del “mondo del subacqueo”: la storia dei sommergibili, dei sommozzatori e dei palombari che ha caratterizzato La Spezia dal primo dopoguerra ad oggi. Ci saranno poi “mestieri e lavorazioni”, le tradizioni dei maestri d’ascia, di calafato e di veleria della città, il “mondo della ricerca” che mostrerà i centri che da anni svolgono attività di studio ad altissimi livelli (Nurc, Centro Idrografico della Marina Militare, Polo Universitario “G. Marconi”, Ingv, Enea, Cnr), e “faristi e fanalisti”, le figure di controllo della navigazione. Inoltre cinque regate di livello nazionale e internazionale animeranno il golfo di La Spezia.

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La Sardegna senza Fondi Ferroviari Nuovi turisti all’Isola Bianca Il Presidente dell’Autorità portuale del Nord Sardegna Paolo Piro ha già firmato un accordo con la più importante compagnia crocieristica del mondo e per la stagione 2012 è prevista una vera e propria invasione di turisti americani all’Isola Bianca. È ora in preparazione l’accoglienza: dalla prossima primavera inizieranno i sopralluoghi a Olbia e provincia per individuare i percorsi per le escursioni e stipulare un accordo con i commercianti che preveda l’attribuzione di un marchio di garanzia per i turisti. Tutto questo per evitare che i crocieristi sbarchino in una città deserta. Un altro obiettivo dell’Autorità portuale è la trasformazione dell’Isola Bianca in uno scalo “ecologico”: costringendo le navi a spegnere i motori e collegarsi alla rete elettrica, si ridurrebbe, infatti, l’impatto ambientale dello scalo.

LA REGIONE SUL CASO OLIO NEL NORD SARDEGNA Nel corso dell’audizione presso la Commissione Agricoltura del Consiglio regionale sull’episodio dello sversamento di olio combustibile nel Nord Sardegna, l’assessore regionale dell’Ambiente Giorgio Oppi ha precisato che l’intervento della Regione e degli enti preposti è avvenuto in modo puntuale, tempestivo e rigoroso, come è stato riconosciuto dai consiglieri. Ha riconosciuto però che sarebbe necessaria una maggiore presenza da parte dell’ISPRA. Si discuterà in Giunta dell’eventuale costituzione parte civile della Regione e della richiesta di integrazione delle due amministrazioni provinciali, dei Comuni interessati e dell’Assessorato dell’Agricoltura, per le competenze in materia di pesca, nel Comitato di vigilanza e coordinamento costituito dalla Giunta regionale.

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a soluzione all’esclusione della Sardegna dai fondi Fs, i fondi ministeriali dedicati alle reti ferroviarie, sarebbe la riapertura del traghettamento marittimo con la Penisola, secondo l’assessore regionale ai Trasporti Angelo Carta. La cancellazione della tratta Golfo Aranci-Civitavecchia, costantemente in perdita, ha infatti ha reso il trasporto ferroviario sardo esclusivamente regionale e di conseguenza l’Isola non può godere di quei finanziamenti: il collegamento «oltre a garantire ai nostri treni di raggiungere il Lazio e viceversa, garantiva l’interregionalità della nostra rete e la possibilità di rientrare nei piani ministeriali», ha spiegato Carta., «non possiamo obbligare una società a fare ciò che non è nel loro programma, possiamo solamente creare le condizioni perché questo avvenga». Per questo sono iniziati i lavori per dotare di binari lo scalo di Porto Torres, zona ritenuta più interessante di Golfo Aranci perché al centro di diverse rotte del Mediterraneo. Ma per ora comunque niente di certo.

La Sirena di Zingaretti

Decreto per la borgata di Marceddì

La spiritualità e l’amore dell’antichità vivono nel mare, in una donna, “La Sirena” che dà il titolo allo spettacolo di Luca Zingaretti, giunto anche Cagliari. Liberamente tratto dal racconto postumo “Lighea” di Tomasi di Lampedusa, vi si contrappongono il presente, incarnato da Paolo Corbera, giovane laureato palermitano, e il passato dell’anziano Rosario La Ciura, erudito nato ad Aci Castello. I due personaggi si incontrano in bar di Torino nel 1938 e si raccontano: il Sud nel Nord, il giovane e l’anziano, gli amori fugaci del giovane con «sgualdrinelle ammalate e squallide» contro l’amore divino del vecchio per una creatura dal sorriso che esprime «bestiale gioia di esistere, una quasi divina letizia», dal «profumo mai sentito, un odore magico di mare», dalla voce che pare un canto, la sirena Lighea. Così il mito del mare siciliano irrompe nella vita quotidiana.

Probabilmente al termine la lunga vicenda del villaggio dei pescatori di Marceddì. I caseggiati costruiti davanti a Capo Frasca sarebbero dovuti essere demoliti sin dai primi anni Novanta, ma grazie alla lotta dei pescatori, riuniti nell’associazione “Corru ‘e Prama”, e dei sindaci di Terralba Maria Cristina Manca e gian Pietro Pili, la situazione sembra volgere a favore della borgata. Dopo la firma del decreto di “sdemanializzazione” da parte del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e della Commissione Finanze, si aspettano i risultati della riunione fra gli enti preposti al completamento della pratica. I proprietari dei circa trecento caseggiati sono soddisfatti, soprattutto perché la “sdemanializzazione” darebbe il via al rilancio della borgata abbandonata da anni, ma temono che quelli che per loro sono magazzini per gli attrezzi vengano considerati seconde case tassabili.


Nuovi punti d’approdo e... campi da golf

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a destagionalizzazione del turismo passerà attraverso la creazione di più punti d’approdo e posti barca per i dipartisti provenienti dal Nord Europa, ma anche attraverso la realizzazione di impianti sportivi in grado di attirarli come i campi da golf. Su inziativa della Confindustria del Nord Sardegna è stata accolta ed è stato costituito il Consorzio Golf Sardegna, comprendente cinque gruppi di aziende tra quelle già esistenti e quelle con nuovi progetti da attuare. Il Consiglio regionale discuterà sulla proposta di legge presentata dai Riformatori, che prevede la creazione di 4 poli di 6 campi da 18 buche ciascuno, che comporterebbe un incremento del turismo di fascia medio alta e dell’occupazione. Si cerca di assecondare il desiderio dei golfisti di giocare ogni giorno in un campo diverso senza doversi spostare troppo, riunendo tutti i circuiti in un unico progetto.

Il ‘Made in Italy’ a Düsseldorf

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uaranta aziende nello stand Ucina e altri cinquantacinque espositori hanno rappresentato la nautica “made in Italy” al Boot di Düsseldorf, una delle maggiori esposizioni nautiche del mondo, a cui hanno paretcipato 50 Paesi e oltre 1500 espositori. Questa 42° edizione vedrà inoltre il debutto del nuovo spazio espositivo Ucina, ideato per mettere in risalto stile e design, i principali elementi che rendono il prodotto nautico italiano un’eccellenza nel settore. Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina, ha sottolineato che la collaborazione con settori industriali di arredo e illuminotecnica per la creazione dello stand è funzionale alla promozione di tutti i comparti del “made in Italy” in Europa e soprattutto in Germania, il paese che ha meglio reagito alla crisi finanziaria mondiale.

Bilanci 2010: crociere da record nell’isola

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tagione nautica e crocieristica da record: gli attracchi di imbarcazioni in transito nella Rete dei porti sono aumentati del 10% rispetto al 2009 e i crocieristi in visita a Cagliari di quasi 50 mila unità. Sono dati importanti per il capoluogo e per l’Isola, perché, soprattutto nel caso dei diportisti, si tratta di un target a elevata capacità di spesa. E si pensa al futuro del turismo con il progetto “Odyssea”, il primo itinerario turistico culturale via mare, in via di sperimentazione in quattro porti del Nord Sardegna. I turisti potranno ricevere le informazioni sull’intera rete portuale, sui servizi e sulle possibilità offerte dalla zone già durante il viaggio, grazie a boe dialoganti con gli strumenti di bordo e con i telefoni cellulari di ultima generazione. Alcuni scali saranno poi dotati di di una postazione per un viaggio virtuale nell’entroterra, dalle bellezze naturali ai prodotti artigianali, dai ristoranti all’arte. Tutto questo per trasformare i porti da parcheggi a punti di ingresso, porte verso un’isola da scoprire.

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TIME OUT /MISS & MISTER YACHT CLUB by Valerio Giunti

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TIME OUT /CHIA CLASSIC by Ninni Corda (Wave Sardegna)

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CASTIADAS OSPITALITÀ IN TUTTI I SENSI


Situata nella regione del Sarrabus, costa sud orientale della Sardegna, Castiadas racchiude nel suo territorio una sintesi delle bellezze di cui è ricca l’isola: mare e montagna. Le acque cristalline del Tirreno e le pendici dei monti ricchi di vegetazione e di fauna selvatica che salgono verso le cime dei Sette Fratelli. È il luogo ideale per una vacanza sulle lunghe e bianchissime spiagge, bagnate da acque che per la maggior parte dell’anno consentono la balneazione e le immersioni. A Castiadas ci attendono un favoloso mondo marino, fondali affascinanti per forme e colori, organismi vegetali e varietà di pesci. Altrettanto emozionante l’esplorazione del territorio che dalla fascia pianeggiante segnata dal lavoro dell’uomo sale verso cime incontaminate, rocce che si levano a picco, foreste dove vivono i cervi e i cinghiali, mentre nell’azzurro del cielo volteggiano le aquile e i falchi, incontrastati signori di questo mondo. Il territorio, nella sua parte pianeggiante, propone un paesaggio plasmato dal lavoro dell’uomo che vi ha esercitato le tradizionali attività pastorali e agricole. I vigneti, i frutteti, gli agrumeti illuminati dal colore dei frutti maturi occupano gli spazi compresi fra le spiagge e le pendici dei monti. Un’antica sapienza contadina ha trovato modo di esprimersi quando i grandi lavori di bonifica hanno canalizzato le acque dei fiumi e dei ruscelli, allontanando il pericolo delle alluvioni e consentendo la razionale irrigazione dei campi. Ma si ha anche l’opportunità di osservare da vicino un’attività di allevamento condotta con criteri moderni, eppure non ignara dell’antica civiltà da cui deriva: pecore e capre nel contesto naturale, recinti e capanne pastorali che conservano il ricordo di tempi lontani. Le spiagge si estendono per circa 13 chilometri di sabbia chiara e rocce granitiche e dioritiche: non hanno perduto nulla della loro originaria bellezza e offrono al visitatore i servizi necessari per chi voglia trascorrere una vacanza di relax e praticare le attività sportive: il nuoto, la vela, il surf, la pesca e la fotografia subacquea. Nell’estrimità meridionale la costa si spinge verso l’Area Marina protetta di Capo Carbonara che è divenuto un tempio della flora e della fauna marine. Ma tutto il territorio di Castiadas conserva un’alta qualità naturale, testimoniata dalla presenza del pancrazio marittimo, il giglio bianco che cresce nelle dune di Cala Pira e di Cala Sinzias e dei numerosi endemismi, la cui vita prova che i luoghi non sono stati alterati dalla presenza dell’uomo. Nella parte montuosa i lecci e le querce convivono con numerose essenze: ginepri, corbezzoli, olivastri, lentischi, carrubi, mirti che si intrecciano con gli arbusti di rosmarino, erica, timo, oleandri, ginestra, salvia. Qui vivono indisturbati cervi e cinghiali, aquile reali, poiane, corvi imperiali, conigli, lepri, gatti selvatici, volpi, donnole, picchi rossi e varie altre specie.

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CASTIADAS LA SARDEGNA IN SINTESI

Per chi scelga di salire a bordo della propria imbarcazione o decida di prendere a noleggio uno dei numerosi natanti o imbarcazioni messi a disposizione dei turisti, è certamente impedibile un itinerario lungo la costa sud orientale sarda che mostra ai visitatori luoghi incantati come l’area Marina Protetta di Capo Carbonara, Castiadas, per giungere fino a Porto Corallo. Nell’arco di una settima-

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na circa di navigazione, coccolati dai servizi nautici escursionistici offerti, è possibile godere di panorami indimenticabili, nei quali immergersi per assaporare colori, gusti, suoni, paesaggi e cultura. La prima tappa è l’Area Marina Protetta di Capo Carbonara, località caratterizzata da una naturale predisposizione all’accoglienza delle imbarcazioni, restando affascinati per il colore

cangiante del mare che sfuma dal turchese alle tonalità più intense dell’azzurro. Se si desidera, è piacevole effettuare la circumnavigazione dell’isola dei Cavoli e dell’Isola di Serpentari, ricca di calette e insenature: una natura incontaminata e senza tempo che si può trovare soltanto in Sardegna. Serpentari è sormontata dalla torre di avvistamento di San Luigi, da cui si ammira l’intero litorale di


Castiadas. Dalle sue acque si levano tre scogli granitici, i Variglioni, che formano in mare piccole piscine naturali. Davanti all’isola si trovano le baie di Punta sa Calazziga e Punta s’Omini Mortu, due splendide baie raggiungibili solo dal mare e mete sempre ambite dai naviganti così come la spiaggia di Cala Pira, che non presenta punti di attracco ma consente di tuffarsi nelle sue acque

trasparenti su una sabbia argentea, chiuse da un profilo di costa su cui vigila una delle torri Aragonesi di avvistamento che caratterizzano il profilo costiero sardo. Risaliti a bordo, ci spostiamo verso nord e durante il tragitto guardiamo incantati la suggestiva spiaggia di Cala Sinzias, dove in anni lontani giunsero i carcerati che diedero vita alla Colonia penale di Castiadas. Subito dopo

incontriamo la dorata spiaggia di San Pietro (Cala della Marina), che si presenta come una lunga distesa di oltre tre chilometri di sabbia, e la spiaggia di Cannisoni, alle cui spalle la campagna deserta mantiene una forte e suggestiva connotazione ambientale. Procedendo lungo la costa, oltre un villaggio turistico, la collinetta di Monte Turno – alta solo 56 metri – protegge la stupenda Cala

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Sant’Elmo, costituita da un alternarsi di scogli e piccole insenature sabbiose. Compresa fra lo scoglio granitico di Sant’Elmo a nord e il litorale Marina di San Pietro a sud, si trova la cala Monte Turno, una baia ricoperta di sabbia bianca lambita da un mare cristallino. I fondali, policromi e incontaminati, sono ricchi di grotte che danno riparo alla fauna ittica, in primo luogo alle cernie, e a diverse specie di piante sottomarine: gli amanti delle immersioni non resistono al richiamo di questo paradiso subacqueo. Proseguendo verso nord incontriamo la splendida spiaggia di Villa Rei in prossimità del quale troviamo un vastissimo bassofondo roccioso ricco di fauna e flora marini adatto a chi piace l’escursione con maschera e pinne e dove sorse nel 1968 il primo hotel della costa, ora in fase di ristrutturazione per una prossima riapertura. Proseguendo incontriamo la spiaggia di Santa Giusta, nota soprattutto per l’enorme scoglio a forma di tartaruga che domina le sue acque e conosciuto con il


nome di Scoglio di Peppino, si presenta con un fondo di sabbia chiara mista a ghiaia ed è ricca di servizi (accesso per i diversamente abili, ampio parcheggio, bar, ristoranti): è meta ideale per i surfisti e per chi ama praticare la pesca subacquea. Arrivati a Costa Rei, restiamo affascinati davanti alla visione della costa e del mare che si frange su una sabbia bianchissima, orlata dalla macchia mediterranea. Spingendosi per un breve tratto in direzione Capo Ferrato con il suo Faro e la suggestiva costa di Feraxi, e senza perdere di vista il multiforme paesaggio costiero, si può attraccare a Porto Corallo, dove sarà possibile effettuare i rifornimenti di carburante e di alimentari necessari per proseguire la navigazione. Dopo questa immersione nei colori e sapori della costa, nel viaggio di ritorno non resterà che scattare qualche foto, magari anche dei fondali perché la visita a Castiadas resti indelebilmente impressa e possa essere raccontata agli amici.


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MARE D’INVERNO /COLONNE (ISOLA DI S. PIETRO) by Sarah Pinson

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MARE D’INVERNO /CUILES D’OGLIASTRA by Leo Fancello

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MARE D’INVERNO /NEVE A CALA GONONE by Giampaolo Secci

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MARE D’INVERNO /VELIERI A CAGLIARI by Andrea Nissardi

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Direttore responsabile Giorgio Ariu giorgioariu@tin.it

Anno VI - N. 27

Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea

In redazione Simone Ariu, Maurizio Artizzu, Lorelyse Pinna, Antonella Solinas Redazione Grafica Simone Ariu, Maurizio Artizzu

VELA, CANOA, KITESURF Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96

IL PARADISO È QUI QUALE FUTURO?

ANNO VI · N. 27 · 2

CHIOSCHI POETTO CAGLIARI DA VELEGGIARE OASI MOLENTARGIUS CHE BELLO SVERNARE IN SARDEGNA!

FOTO, SARAH PINSON

Foto di copertina, Sarah Pinson

Scritti Antonello Angioni, Giorgio Ariu, Simone Ariu, Francesco Fuggetta, Nadia Pacini, Lorelyse Pinna, Luca Pinna, Donatella Rossi, Alessandra Scifoni Foto Luca Basciu, Frank Berthuot, Guido Calì, Ninni Corda (Wave Sardegna), Corrias (Wainman Hawaii), Quincy Dein, Leo Fancello, Mario Lastretti, Enrico Locci (FotoCronache), G. Molinari, Andrea Mura, Andrea Nissardi, Luca Pinna, Sarah Pinson, Raam (Wainman Hawaii), Alessandra Scifoni, Batel Shimi, Giampaolo Secci

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Da Severino Il vecchio

La tradizione è servita VIA KENNEDY, 1 - ORTACESUS (CA) - TEL. 070 9804197


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