ViaMare - N. 18 ANNO V

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€ 2,00

Anno IV N.18 2009 - Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 • C/C post. n. I7233099

Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea

COME GIRANO LE PALE CONTINUITÀ TERRITORIALE PIETRINO FOIS IL MARE, LA VITA

QUI YACHT CLUB SPECIALE LA MADDALENA

FLORIS-FANTOLA CAGLIARI CITTÀ DI MARE SOS: PESCATORI E CONCESSIONI DEMANIALI

N.18



Giornale di bordo

Giorgio Ariu Direttore di Via Mare QUANDO LEONARDO DISEGNÒ L’ISOLA Navigare è dolce, anche con la mente. A Vinci, paese dei silenzi e della creatività regale, ci sono tornato per girare un video attorno all’infanzia di Leonardo e per respirare i muri della casa natia. Che emozione, ancora, rivedere la grande bussola, epicentro del suo mondo immagnifico, dal quale puntava lo sguardo lungo sino al nostro mare. Follia dell’immaginazione che arrivava sottile sino prendergli la mano per disegnare l’isola Sardegna.

LUCIO DALLA IN MARE, CHE MUSICA! L’immaginazione, la creatività, il sogno si fanno cullare dai tempi del mare. Dalle sue brezze, dal suo grembo, dai suoi impeti. La scrittura prende forma e nascono spartiti musicali, poesie, scritti intensi e leggeri come la “meglio vita”. Lucio Dalla nella sua barca ci ha messo pure lo studio di registrazione. Guai a perdere solo un seme dell’ispirazione, beato lui. Così è nato l’ultimo CD “Angelo nel cielo”. Il mare come spazio assoluto. PIETRINO A PIEDI NUDI

In mare aveva annegato le delusioni che gli aveva procurato la politica. A Stintino, in vela dalle ossessioni della quotidianità, l’avevo ritrovato a piedi nudi sul legno di un antico gozzo “Il mare e mio figlio, il massimo della vita” , mi aveva confessato Pietrino Fois, già assessore regionale, mentre si accarezzava i piedi su quel legno, un tempo abbandonato e vecchio del 1948 eppoi corpo sinuoso di una avvincente signora del mare. Ora è tornato nelle aule delle decisioni sull’isola, ma si sente onorevole solamente in mare, “l’unico posto dove riesco a sentirmi una sola cosa con l’ambiente”.

Paul Kayard e Andrea Mura

e dei mitici tuffatori del porto. Quel tratto di mare, epicentro Su siccu, dove ogni fine settimana si davano appuntamento quelli che osavano sempre più. La foto che per la prima volta esce dai nostri archivi è di una straordinarietà e di una bellezza choccante: il tuffatore balente è “Buccone”, il mitico droghiere Maxia dell’emporio di Via Garibaldi, piazza Costituzione, che con la sua scomparsa passò alla moda. Dopo la scorpacciata di tuffi, sempre più arditi, per i Buccone boys c’era quella delle cozze e delle uova sode.

LA MEGLIO GIOVENTÙ DEL SECOLO SCORSO Chissà se Emilio Floris quando vagheggiava la passeggiata sui legni, via mare da via Roma a Sant’Elia, pensava all’antica balentia dei rarinantini

SAREMAR È TUTTA SARDA Benedetta firma storica di Berlusconi per il passaggio alle Regioni delle società collegate alla Tirrenia . Saremar passa a viale Trento, ci sarà entro l’anno una gara per l’assegnazione ai privati della società che gestirà i traghettamenti per Carloforte. Salvo il turismo ricco delle isole minori, salvi i marittimi, primo passo per la tanto attesa privatizzazione del carrozzone storico d’Italia.



Photo PIPI SURFACTION

Portfolio


LA SFIDA: L’ISOLA COME RISORSA. DAVVERO.

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comostro” è il neologismo coniato nell’oristanese dai cittadini che negli ultimi mesi si sono adoperati nella dura battaglia contro il parco eolico, proprio per definire quell’impianto che in questi mesi sta minacciando le loro coste. Definizione, questa, decisamente rivelatrice degli aspetti che più di tutti rappresentano i reali pericoli celati dietro questa complessa vicenda: il primo è che come tutti i mostri anche questi progetti intimoriscono per l’imprevedibilità e la rapidità della loro azione, avvenuta nei mesi, in segreto da tutti coloro che ne risultavano maggiormente coinvolti (ricordiamo che sono arrivati a sei i progetti relativi alla costa sud orientale dell’Isola). A questo si aggiunga l’utilizzo subdolo di mezzi e finalità apparentemente positivi per la collettività, dietro cui si nascondono in realtà, contraddizioni e scarsa trasparenza. Perché tutti sanno quanto il problema dello sfruttamento di fonti d’energia rinnovabili per ridurre la nostra dipendenza dall’estero risulti oggi attuale più che mai, ma è necessario anche interrogarsi su quali vantaggi effettivi la Sardegna tragga ora che non si parla più di sfruttare fasce di piane isolate, ma beni paesaggistici e identitari cui si rischia di procurare danni irreversibili. Il primo caso sappiamo essere stato quello di Is Arenas, emblematico per comprendere ciò che attende le nuove due aree interessate, il cagliaritano e il golfo di Palmas, a Sant’Antioco, per le quali sono state presentate ben tre istanze presso la Capitaneria di porto. Per riassumere le tappe di questo percorso ricordiamo come

CHE NON GIRINO nel maggio scorso una società, la Is Arenas Renwable Energies, con sede legale a Bosa, sorta appena dieci giorni prima e con un capitale sociale di soli 10 mila euro, abbia presentato alla Capitaneria di porto di Oristano una richiesta di concessione demaniale per 60 anni, con cui realizzare un parco eolico di 2100 ettari composto da 80 pale alte 130 metri. Immediato il no dei tre sindaci dei comuni interessati

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(San Vero Milis, Cuglieri, Narbolia), ma sono stati necessari quattro mesi perché la notizia venisse allo scoperto e avesse avvio una vera e propria guerra al parco eolico, che ha coinvolto amplissimi strati dell’opinione pubblica, non solo locale, ma regionale, nazionale e internazionale (da Germania, Spagna, Corsica, Nord Italia, dal WWF e dal comitato Anti-tav si sono fatti sentire a chiare lettere


DENUNCIA/L’ECOMOSTRO DI IS ARENAS CHE TUTTI I SARDI NON VOGLIONO. NEANCHE A CAGLIARI, PULA E VILLASIMIUS

QUESTE PALE i sostegni al comitato antiparco). Semplice dedurre le ragioni di una così compatta opposizione: si potrebbe cominciare dall’impatto ambientale che quest’opera avrebbe, modificando il flusso delle correnti e l’ondosità, con gravi conseguenze sulla poseidonia oceanica, inevitabile alterazione dell’ecosistema marino e costiero, e sulla fauna stanziale e migratoria («mortifica-

zione di qualsiasi vocazione turistica della Provincia e un vero e proprio scacco matto alla volontà di crescita, di sviluppo economico e di riscatto della zona», secondo quanto affermato dai rappresentati della Confindustria della provincia di Oristano). Ma ci si potrebbe soffermare anche sui reali vantaggi a livello economico, occupazionale e di risparmio energetico per la Sardegna: non solo,

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infatti, diversi tecnici ed esperti hanno definito antiquata e superata la tecnologia che sta alla base di questi progetti, in quanto oggi si possono ottenere quantitativi di energia simili con una sola macchina ed a costi più bassi, ma soprattutto difficilmente a livello occupazionale gli operai e i lavoratori necessari sarebbero reclutati nell’Isola. A tale proposito si è pronunciato uno dei più accesi oppositori del parco eolico, Attilio Dedoni, consigliere regionale nelle file dei Riformatori, che ha sottolineato come «i vantaggi per la Sardegna risulterebbero davvero scarsi, perché non solo questi lavori non garantiscono un coinvolgimento occupazionale ai sardi, ma soprattutto qualunque vantaggio non sarebbe sufficiente ad ammortizzare la perdita in termini di deturpazione del nostro ambiente, risorsa di primario interesse, senza ombra di dubbio. Una parziale soluzione si raggiungerebbe con l’utilizzo di pale a pelo d’acqua su boe – ha aggiunto - posizionate a 20 miglia dalla costa:

con lo Stato ed è necessario far capire al Governo che bisogna prima chiedere autorizzazione alla Regione», ha sottolineato lo stesso Attilio Dedoni. E sebbene non sia ancora archiviato il caso dell’oristanese - dal momento che l’ultima parola nei mesi a venire spetterà al Ministero delle Infrastrutture che sta valutando le centinaia di documenti emessi e le petizioni a sfavore del progetto della Iare - a minacciare le coste sarde sono ora nuove istanze analoghe, presentate da nuove società nazionali e regionali: la Trevi Energy di Cesena, la Ecopowernet srl di Varese, la Licata Energy di Treviglio, la Energie rinnovabili srl di Trapani e le due sarde, Sostenergy srl dell’oristanese e la Areds di Quartu. Ancora poco si conosce sull’area di Sant’Antioco, mentre maggiori informazioni si possiedono sul progetto che coinvolgerebbe il tratto di costa tra il Poetto e Sarroch. I due rispettivi sindaci, Emilio Floris e Mauro Cois, non

un procedimento non invasivo e sicuramente meno pericoloso per l’impatto ambientale. Ma il reale problema che oggi bisogna affrontare è un altro, senza il cui rimedio la Sardegna rischia di trovarsi nella medesima condizione innumerevoli altre volte. Significativo a tal proposito è stato, infatti, il momento di chiusura di questa prima battaglia, conclusasi con il voto all’unanimità da parte del Consiglio regionale contro l’attuazione del progetto, occasione in cui anche la stessa presidente Claudia Lombardo ha voluto esprimere il proprio voto: una scelta ben precisa la sua, volta a sottolineare la volontà dell’assemblea legislativa di salvaguardare il diritto del popolo sardo di poter decidere sul proprio futuro. Perché è questo il problema cui ovviare più di ogni altro, il fatto che realizzare un parco eolico in un’area del demanio marittimo consenta un iter autorizzativo estremamente semplificato, che non implica il rispetto del piano paesaggistico regionale e riduce al minimo le possibilità di intervento da parte dell’Amministrazione regionale, delle comunità locali e delle loro rappresentanze istituzionali: «La Regione difetta di comunicazione

sono mai stati interpellati a riguardo, ma si sono già detti tendenzialmente sfavorevoli. I due progetti relativi al cagliaritano prevedono, infatti, il primo 80 pale e l’altro 50, di altezza compresa tra i 70 e i 130 metri, per un periodo di 50 anni nel primo caso e 30 anni nell’altro. Spetterà alla guardia costiera di Cagliari dire se l’area è idonea per la costruzione di un impianto, contando che sarà necessaria anche la costruzione di un elettrodotto che porti l’energia da mare a terra nella zona tra Giorgino e la Maddalena. E sebbene la Capitaneria di porto risponda sono a due enti statali (l’Agenzia del demanio e l’ex Genio civile opere marittime), e anche un no da parte dei comuni di Capoterra, Sarroch e Cagliari non sarebbe sufficiente, dalla Capitaneriache difficilmente si darà comunque l’autorizzazione davanti alla contrarietà di uno dei sindaci. Nel frattempo proseguono le due istruttorie una per la valutazione dell’impianto ambientale, l’altra per l’autorizzazione alla realizzazione degli impianti, che fanno capo rispettivamente alla Regione e al Ministero del-

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lo Sviluppo economico. Dalla Regione stessa si è già elevata la ferma contestazione di Sebastiano Sannitu, assessore al Turismo e vicepresidente della Giunta regionale, che si oppone a qualsiasi progetto di questo genere in qualsiasi tratto della costa isolana. «L’Isola punta a diventare una piattaforma turistica del Mediterraneo. Per questo non è pensabile deturpare nemmeno un metro di costa per simili impianti – ha affermato. – Il progetto sull’energia eolica vanificherebbe qualunque vocazione turistica del territorio e contrasta profondamente con il principio di tutela del paesaggio che la Giunta regionale ha posto come prioritario nell’azione di governo». Non è difficile evincere, alla luce di questi fatti, come ciò che si prospetta nel futuro prossimo per la Sardegna, non è semplicemente una lotta di carattere ambientalista, ma un’occasione per potenziare la propria capacità di intervento e comunicazione nelle scelte con il Governo, oltre che per ribadire e tutelare aspetti peculiari della propria identità.

Sebastiano Sannitu, assessore al Turismo della Regione Sardegna

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L’assessore alla Cultura e Comunicazione del Comune di Roma Umberto Croppi, Bachisio Floris socio del Gremio, Serafina Mascia vice presidente FASI, Mauro Pili della Commissione Trasporti della Camera e il Senatore Fedele Sanciu

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no degli avvenimenti più importanti all’interno del nutrito programma culturale e delle eccellenze enogastronomiche della Sardegna che ha contrassegnato l’edizione 2009 dell’evento “L’Isola che c’è – Sardegna incontra Roma”, in piazzale Ankara, organizzato dalla GIA Comunicazione di Giorgio Ariu e dall’Associazione dei Sardi di Roma “Il Gremio”, è stato senza alcun dubbio il convegno dibattito intorno al tema della continuità territoriale. L’occasione ha catturato l’attenzione di una buona presenza di pubblico nell’elegante padiglione predisposto per gli


Giovanni Battista Sotgiu, presidente del Gremio, Giorgio Ariu, l’assessore Umberto Croppi, il vice presidente del Gremio Antonio Maria Masia

Gemma Azuni, la Consigliera sarda al Comune di Roma, presidente del Gruppo Consiliare Misto

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UN PREZIOSO CONTRIBUTO DELL’ISOLA CHE C’È SUL DIRITTO ALLA MOBILITÀ COME PER GLI ALTRI ITALIANI

ASSEGGERI E MERCI COL MARE MENO SALATO incontri culturali. Non solo attenzione ma anche vivace partecipazione al dibattito che ne è seguito. Partecipazioni stimolate e gratificate dalle presenze autorevoli per un tema così importante: l’ex presidente della Regione Mauro Pili, il senatore Fedele Sanciu, il vicepresidente del Consiglio Comunale di Cagliari Giorgio Cugusi, il direttore commerciale della Moby Massimo Mura, la vicepresidente della Fasi (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), l’assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma Umberto Croppi in rappresentanza del sindaco Alemanno, la consigliera sarda al Comune di Roma Gemma Azuni. Un problema, l’insularità, che da anni i sardi in particolare, ma anche tutti coloro che per qualsiasi motivo intendono visitare la Sardegna, si portano dietro con evidenti disagi e costi sup-

pletivi rispetto alla normale mobilità. Una “maledizione” congenita per noi, per le nostre merci e prodotti, praticamente limitati nei movimenti. «Occorre trovare soluzioni definitive e radicali», propone “Il Gremio” attraverso il suo vicepresidente Antonio Masia, «che azzerino il differenziale di disagio e sofferenza». Differenziale che, seppure attenuato in questi ultimi anni, continua a costituire un punto di difficoltà, di disuguaglianza, di maggiori sacrifici economici e non solo. Anche una sorta di discrimine morale, insopportabile. In tal senso anche l’ulteriore sollecitazione e provocazione di Giorgio Ariu, che già l’anno scorso aveva voluto, unitamente a “Il Gremio”, dibattere sul tema organizzando un’apposita “tavola rotonda” presso la Sede dell’Associazione. Dal punto di vista del trasporto ma-

rittimo, Massimo Mura, presente non solo in rappresentanza di Vincenzo Onorato - fondatore e titolare della Moby - ma anche per presentare agli ospiti della rassegna lo stand di Mascalzone Latino, la cui vetrina di ottimi prodotti alla moda ha onorato in eleganza e rappresentatività, il livello della rassegna, tende a precisare e specificare l’ottima qualità dell’offerta Moby. «In tutti i periodi dell’anno», sottolinea, «è possibile trovare soluzioni di viaggio addirittura migliori rispetto alle tariffe riservate ai residenti o nativi. È bene verificare per tempo attraverso il sito al fine di utilizzare al meglio le offerte inserite». «Bisogna fare di più», chiede “Il Gremio” unendosi all’invito della Fasi per superare l’ostacolo. “Il Gremio” propone che in qualche modo si creino situazioni permanenti di “uguaglianza o parità” di costi per

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chiunque si rechi in Sardegna e per chi la lasci. Raccoglie la sollecitazione, dopo un intervento del senatore Fedele Sanciu, che ricorda i vari interventi della Regione sull’argomento, il deputato Mauro Pili. Con un intervento seguito, appassionato ed applaudito, ha precisato e ribadito con forza e ragionamento convincente, che «bisogna finalmente equiparare il costo per viaggiare da e per la Sardegna, a parità di distanza chilometrica, ai costi che ciascun cittadino italiano sostiene per spostarsi da una regione all’altra. Punto dovremmo dire. E basta. Questa è democrazia!» Finalmente un uomo politico importante, già Presidente della Regione, si esprime con chiarezza e decisione. Per la verità noi de “Il Gremio” avevamo già sentito questo importante punto di vista del deputato Mauro Pili in occasione di un suo intervento a Genova in merito al più vasto tema politico e storico del fenomeno dell’autonomismo della Sardegna. Il deputato Pili non si è tirato indietro, e ha dichiarato: «La terra sarda non deve avere il mare come ostacolo per il movimento dei suoi cittadini e delle sue merci. Ma non solo: deve poter essere visitata da chiunque senza sovrapprezzi culturali, psicologici ed economici. Quanto spende un laziale per raggiungere la Lombardia? O un pugliese per raggiungere la Toscana? Lo stesso onere deve sopportare colui che decide di andare e/o di lasciare la Sardegna o qualsiasi isola dell’Italia». Questo è l’impegno morale e politico di Mauro Pili. Noi de “Il Gremio” lo seguiremo, e siamo disposti a batterci insieme a lui. Del resto non è forse lo stesso impegno che assumono i responsabili della polita regionale ad ogni tornata elettorale? Sbaglio o il recente insediatosi governo sardo lo aveva promesso e previsto nel suo programma? Ricordiamoglielo. Su quell’impegno il sardo, che è uomo di parola oltreché di cortesia, conta. Eccome! * Antonio Maria Masia vice presidente de Il Gremio, Associazione dei Sardi di Roma

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L’EVOLUZIONE DEL CAPOLUOGO CON “PORTUS CARALIS” E CON IL MANAGEMENT DI MOLINAS

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AGLIARI

sempre più città di mare

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embra che stia dando i primi germogli l’idea di quella Cagliari “di mare”, che dal mare vuole trarre la propria identità culturale oltre che urbanistica, e che non si accontenta più di essere una città semplicemente affacciata sulle acque del proprio golfo. Troppo a lungo i cagliaritani, un po’ per distrazione, un po’ per disinteresse delle varie municipalità che nel corso del tempo si sono susseguite, hanno considerato il mare un elemento estraneo agli interessi della città, sottovalutando il reale peso che il lungomare e il porto rivestivano per la nostra comunità. Un primo passo verso quest’inversione di tendenza lo si può leggere nella metamorfosi vissuta negli ultimi mesi dal Portus Caralis, l’area del porto fino a qualche tempo fa destinata all’approdo della Tirrenia, e oggi divenuta, in tempi da record, meta per yacht, panfili e barche illustri. Già negli ultimi mesi il nuovo molo ha ospitato il Rising Sun di Larry Allison, il patrono del team di Coppa America, poi il Shargas dell’Aga Khan. Tutto questo è stato possibile grazie all’imprenditore Gianfranco Molinas, gestore di Porto

Rotondo, Punta Marana e cala Bitta in Gallura che, in questi mesi, sta lanciando anche la stessa cittadina di Bosa. Nuovo volto, dunque, per il porto di Cagliari, che recupera per le banchine alcuni dei materiali un tempo sostituiti con il manto d’asfalto: ritornano i lastroni di granito originali nel piano di calpestio delle banchine, accanto alle nuove bitte ritornano quelle vecchie, gigantesche, dove prima ormeggiavano le navi, e dove è ancora visibile il marchio storico “Fonderia Chicca e Salvolini”; spicca la scelta del teck per i pontili galleggianti e dell’acciaio inossidabile per i lampioni e le stazioncine che danno acqua e corrente alle barche, insieme alla collocazione delle fioriere lungo tutto il perimetro, a fare pendant con quelle granitiche di Bonaria. Questo è il nuovo spirito di una Cagliari che vuole guardare al mare come strumento di forte impulso per l’economia cittadina, che si faccia richiamo per nuovi e crescenti visitatori, oltre continuare ad accrescere il proprio ruolo di campo di gara per prestigiose competizioni marinare come già sta facendo. Questo è anche un segnale

forte di quel desiderio di rivendicazione del ruolo di Cagliari come millenaria capitale della nostra terra, che solo riaffermando il proprio prestigio interno potrà essere guardata come vera e propria capitale del Mediterraneo, così come la sua collocazione nel corso dei secoli ha suggerito. In questi primi mutamenti sembra di poter leggere le parole dello stesso sindaco Floris quando, affermando la propria volontà di rendere anche Cagliari una “città d’acqua” a tutti gli effetti, sosteneva come fosse necessario pensare anche «una nuova disposizione degli approdi portuali, con lo spostamento del traffico commerciale e la nascita di spazi d’attracco per la nautica sportiva e turistica che consentirà di fare di via Roma una grande piazza fruibile e gradevole, che ripaghi i cagliaritani delle lunghe privazioni del passato». Sappiamo tutti come riuscire appieno in quest’intento sia una sfida ma vale la pena rischiare: la posta in gioco è l’identità della nostra città, ripensata in vista di una più precisa e definita unitarietà urbanistica.


Maurizio Artizzu

SCOSSONE SULLE CONCESSIONI: DAI RISTORANTI AI CLUB SPORTIVI

ACQUE AGITATE

sui permessi demaniali

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anca appena un anno (31 dicembre 2010) alla scadenza dei permessi demaniali che rientrano sotto la competenza dell’Autorità portuale e solo ora molti dei concessionari demaniali stanno iniziando a ricevere la lettera con cui viene loro negata la possibilità di rinnovo della concessione. A monte si trova l’esigenza di adattare la normativa che regola tutte le aree demaniali - quelle marittime incluse - ai principi comunitari sulla trasparenza e concorrenza, per cui sono previste gare ad evidenza pubblica per il rilascio o il rinnovo di queste concessioni. In altre parole, dal prossimo anno, ad aggiudicarsi queste concessioni saranno solo attività compatibili con il mare. Questo non significherà un no ai bar e ai ristoranti, perché l’economia di quelle aree non si può paralizzare, ma si tratterà di riproporle diversamente e in maniera più intelligente, stando a

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quanto recentemente dichiarato dello stesso presidente dell’autorità portuale Paolo Fadda. Intanto gli stessi concessionari demaniali cagliaritani si sono organizzati in un consorzio chiamato “Cagliari domani” che raccoglie già quaranta partecipanti, ben consapevoli del fatto che non è possibile sconvolgere equilibri vigenti da decenni nell’arco di un anno e che anche la gara internazionale e la scelta dei vincitori richiederà tempi ben più lunghi dei dodici mesi a venire. Anche nel resto dell’Isola non sono mancate le iniziative da parte degli operatori aderenti al Sib Confcommercio, che si sono riuniti in vista di un’ampia manifestazione prima presso il Consiglio regionale di Cagliari e poi a Roma, in opposizione alle nuove direttive che oltre a mettere a rischio l’attività di circa seicento imprese balneari e di tremila lavoratori, non considererebbero nemmeno quella consistente porzione

di turismo peculiare delle coste italiane rispetto ad ogni altra nazione europea. Non poco è, inoltre, il timore destato in tutto il litorale sardo dalla prospettiva di perdita dei propri spazi anche per società sportive (come la rinomata Aquila cagliaritana) che vedono messi in discussione decenni di attività. Per queste motivazioni rientra tanto negli interessi della stessa Autorità portuale, quanto in quelli degli esercenti, impiegare i mesi a venire alla ricerca di una soluzione a tutte le problematiche conseguenti al nuovo piano regolatore.


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agliari si adegua alle normative europee e scoppia la protesta. Cento persone si sono riversate sotto il Consiglio Regionale in via Roma, uniti tutti da un comune denominatore: la paura di rimanere senza lavoro, di non poter saldare i debiti, la paura che unisce e avvicina l’intero litorale. Ombrelloni, torrette di guardia, camion che trasportano barche di salvataggio, magliette arancioni o rosse da bagnino sono lo sfondo della manifestazione, colorando i pavimenti di marmo scuro davanti al palazzo regionale. Tra la folla è presente anche Bruno, Presidente del Sindacato Italiano Balneari Confcommercio per la provincia di Sassari, camicia a quadri e occhio vigile sulla porta di ingresso della Regione. «Le concessioni ci erano state date con la formula temporale 6+6, e ora invece con 6 anni di anticipo ci vengono tolte! Molte persone hanno investito in attrezzature, e giovani cooperative si sono indebitate anche con la Regione stessa per avviare l’attività, se questa ci viene sottratta non potremmo più pagare i debiti». Parte un applauso e qualche grido, tutti si accalcano alla porta che si è aperta,

ma tutto si placa velocemente, qualcuno è uscito dall’edificio, anche Bruno si è spostato. «A livello nazionale poi, non abbiamo neppure il diritto di insistenza; cioè non dobbiamo pretendere il rinnovo automatico delle concessioni, ma partecipare a una gara pubblica, a cui chiunque possa partecipare. Trovo assurdo che chiunque possa impossessarsi delle nostre coste. È come se un francese venisse qui ad insegnarmi come fare il fil’e ferru! Vorremo almeno che per il momento Cappellacci mantenga la promessa che ci ha fatto, cioè di poter partecipare ad un tavolo tecnico per rivedere le normative: il dialogo potrebbe essere un buon punto di inizio!» Quando gli domando se non pensano di aver ricevuto delle agevolazioni un po’ troppo alte nei precedenti anni parla di canoni, sovra canoni, tasse, e obblighi di apertura e di chiusura, ma la parola privilegio viene assolutamente scartata. Maria Rita Simbula, 50 anni, possiede uno stabilimento balneare da 14 anni, che fa lavorare lei, la figlia e il genero, è la loro principale fonte di guadagno e ora rischiano di trovarsi tutti in mezzo ad una strada. «La Regione deve tutelarci e non penalizzarci, chiediamo

solo di poter continuare a fare il nostro lavoro». Tonino e Andrea, hanno la stessa preoccupazione: «Ho iniziato nel 2006 a svolgere quest’attività, ho dovuto contrarre dei debiti per comprare attrezzature ed avviare l’attività. Non ho avuto neppure il tempo di ammortizzare i costi. Una decisione del genere non penalizza solo me, ma anche i miei dipendenti, collaboratori e fornitori. Ci sembra solo un’ingiustizia. Dovremmo collaborare». Anche Luciano Lamantia, concessionario di Porto Pino da 20 anni, dice la sua «La paura è quella di non poter competere con alti capitali stranieri e quindi perdere non solo le concessioni ma anche le nostre coste! Chiediamo una proroga nell’immediato, per poter trovare una soluzione, le nostre famiglie si basano su quest’introito. Agli alberghi d’altronde sono stai concessi dei privilegi, la Regione deve tutelare anche i nostri diritti!». La parola passa alla Regione. Tutti con il fiato sospeso fino alle prossime decisioni.

LA REGIONE DICE SI

al rinnovo delle concessioni

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n evento memorabile quello tenutosi a Genova in occasione del 49° Salone Nautico Internazionale: 1500, infatti, gli espositori e più di 2300 le imbarcazioni presenti, dal piccolo natante ai superyacht. Grazie alla partecipazione di numerose imprese ha dato vita a un connubio perfetto tra business e aggiornamento, cultura del mare, sport e spettacolo. Un’occasione, inoltre, di dibattito e di bilanci, tra convegni e iniziative legate al mondo della Nautica. Primo fattore ad aver suscitato fascino tra il folto pubblico è stata l’inaugurazione del nuovo Padiglione B, fronte mare, in presenza del suo stesso progettista, Jean Nouvel, una struttura di forte impatto visivo grazie ai 110 mila metri quadrati di specchio acqueo e i suoi 9 chilometri di percorsi sul mare. Di indubbio peso anche le iniziative promosse da UCINA, quali l’Assemblea Generale della Nautica, il convegno su “La Nautica in cifre” e quello relativo a “La filiera della nautica ridisegna le geografie del made in Italy”, occasioni in cui si sono potute affrontare (nel primo caso alla presenza del

Luca Barbareschi Vicepresidente della Commissione Trasporti in visita al Salone

COME STA LA NAUTICA: DAL MADE IN ITALY AL RISPETTO DELL’AMBIENTE. MA IL SALONE DI GENOVA HA DETTO MOLTO DI PIÙ 17


Foto in alto: Il presidente della fiera Lombardi con il console americano Foto sopra: Knut Frostad, il presidente FIV Carlo Croce e Torben Grael

Presidente del Consiglio e di dieci ministri) tematiche centrali per il settore, come la fiscalità, le aree marine protette, la creazione di una vera e propria cultura nautica, l’organizzazione del turismo nautico, ma anche, con i due convegni, in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, offrire un quadro dei livelli di crescita e innovazione che l’imprenditoria nautica ha raggiunto, acquisendo una condizione di spicco nel panorama internazionale. Tra gli ingredienti essenziali di questa posizione della Nautica italiana nel mondo, sono emersi nei vari incontri la sua capacità innovativa, il rispetto per l’ambiente, una tradizione di successo e un forte radicamento territoriale delle aziende italiane. È stato lo stesso presidente di Federlegno a spiegare come le aziende del furniture design abbiano tutte le capacità per integrarsi nel progetto nautico, così come anche le industrie del comparto tessile italiano che hanno promosso interessanti sinergie di ricerca tra le industrie nautiche. Alla base della leadership della nautica italiana si è rivelato esservi, infatti, proprio la capacità dei cantieri di selezionare partner d’eccellenza che forniscono tessuti, pelletteria, oggetti di design dell’industria italiana. Non sono mancati, inoltre, i momenti didattici e di approfondimento culturale grazie alla collaborazione della Scuola di Mare e ai partner Navigar m’è dolce, che hanno sviluppato tematiche relative al fascino del mare, la possibilità di navigare, le regole, la formazione, le barche, e grazie anche al fitto

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programma di attività collaterali del Teatro di mare. Tra queste ricordiamo “Elementi di Navigazione Meterologica” curato dalla Navimeteo, il libro “Gaspare. The original skipper” presentato dallo stesso Gaspare Trevisan, mentre il Circolo Vela Mare di Viareggio ha trattato della prossima edizione della regata dei Cetacei e, infine, la Comunità di Sant’Egidio ha affrontato l’importante iniziativa sul programma di lotta all’Aids in Africa. Un’occasione, quindi, anche per far conoscere le pagine di autori appassionati che hanno parlato del mare e dell’avventura della vela: oltre il succitato Gaspare Trevisan, erano presenti anche il vincitore del Premio del mare 2009, Piero Carpani, con la descrizione de “La più bella del mondo – Nave scuola Amerigo Vespucci”, l’Agenzia “In Liguria” con i suoi “Quaderni di bordo” , l’avvocato Massimo Grimaldi con “La nautica da diporto. La disciplina legale” e, infine, Nicolò Carnimeo, con “Nei mari dei pirati”. Nella sala stampa è stata invece la volta del lancio dell’edizione 2011 di Maìna – Festa della Marineria, la Biennale di Arte, Cultura, Scienza e Tradizione del mare. Ospite anche la squadra olimpica con Alessandra Sensini, Diego Negri, i fratelli Sibello, Gabro Zandonà, Giulia Conti e Laura Linare, coordinati dal presidente Fiv Carlo Croce, che ha potuto mettere in luce i risultati del 2009, un anno di duro lavoro ma in cui i risultati non hanno tardato ad arrivare. In questa grande occasione non ha tradito le attese nemmeno la Grande Vela Oceanica, che ha portato in scena uno spettacolo davvero unico per la vela mondiale con i protagonisti della Volvo Ocean Race che hanno potuto mostrare le immagini più emozionanti dell’ultima edizione della regata intorno al mondo. Alcune novità riguardano, infine, anche lo Yacht Club Italiano che ha infatti ufficializzato la nascita di Italia 70 con un team tutto italiano capitanato da Giovanni Soldini, mentre lo Yacht Club Costa Smeralda, ha avanzato la possibilità di partecipare alla prossima Volvo Ocean Race con velisti di fama mondiale come il neozelandese Grant Dalton, che conta già sette giri del mondo e due vittorie, e alla Louis Vuitton Trophy a Nizza con il nuovo team Azzurra, guidato dal socio Giovanni Maspero. «Lo Yacht Club Costa Smeralda


– ha detto Bonadeo, Commodoro del Club – è felice di imbacarsi in questa avventura con Giovanni Maspero. Del suo team lo YCCS condivide i valori, lo spirito puramente agonistico, la pura passione per la vela, la disposizione alla sfida, la conquista di sempre nuovi obiettivi». E a dimostrazione della capacità di questo grande evento di coinvolgere un pubblico e ospiti provenienti dai più svariati settori, ricordiamo, sempre tra gli altri protagonisti dello sport, la presenza dei giocatori della Sampdoria, della Juventus, del Genoa, i pallanuotisti della Pro Recco e la nazionale femminile di pallavolo, vincitrice degli europei di recente disputatisi. Anche quest’anno, perciò, il Salone Nautico, ha riconfermato la propria capacità di offrire intensi appuntamenti che hanno potuto confermare il ruolo di leadership di questo evento, divenuto vero e proprio punto di riferimento per il settore nautico a livello internazionale.

La squadra femminile della Nazionale Italiana di Pallavolo

PARTNER D’ECCELLENZA SCUOLE DI LIVELLO INTERNAZIONALE E TANTA PASSIONE: ECCO SPIEGATO IL SUCCESSO DELLA NAUTICA ITALIANA


FANTOLA: LA CAGLIARI CHE S empre più si parla dell’esigenza di reintegrare l’elemento acquatico, che costituisce il vero tratto distintivo della città di Cagliari, con il suo sistema urbano e di ripensare la stessa identità della nostra capitale sarda sia sotto un profilo culturale, civile, economico oltre che geografico, in stretto legame con questo elemento. Via Mare ha incontrato Massimo Fantola, leader dei Riformatori Sardi, gruppo particolarmente attivo negli ultimi anni nel dibattito intorno a questi temi, per approfondire alcuni aspetti relativi ai progetti esistenti volti a rendere Cagliari capitale e fulcro del Mediterraneo. Pensare a Cagliari come capitale nel Mediterraneo implica inevitabilmente la necessità di vederle riconosciuto prima di tutto il ruolo di capitale della Sardegna. Come può essere realizzato questo difficile equilibrio tra la nostra città e l’Isola? Inizierei da un punto fondamentale: è fatto ovvio che la crescita di Cagliari trascini lo sviluppo dell’intera regione e che, a sua volta, anche la competitività di Cagliari dipenda dalla forza sociale e culturale del suo territorio. Cagliari nel Mediterraneo deve reggere il confronto con città come Genova, Marsiglia e può reggerlo solo attraverso lo sviluppo

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dell’intero territorio regionale, facendosi sintesi del territorio sardo. Il dualismo Cagliari – Sardegna è una tragedia che ha messo un blocco sia alla nostra città sia all’intera regione. I loro reciproci destini non esistono se scissi l’uno dall’altro. Un secondo aspetto fondamentale riguarda la capacità di Cagliari di proporsi come città metropolitana. Noi sbagliamo quando parliamo semplicemente di Cagliari come “città di Cagliari”. Si tratta, al contrario, di una realtà metropolitana: l’area vasta è una città, o meglio una città di città, che nasce storicamente come realtà multicentrica. Non dobbiamo più pensare, perciò, a una Cagliari di 130 mila abitanti, bensì di 400-500 mila: non si tratta di un gioco di parole ma di una realtà concreta e tangibile. Nell’area cagliaritana quotidianamente avvengono centinaia di migliaia di spostamenti di cui solo una parte riguarda Cagliari, tutti gli altri interessano l’area conturbata e il dato sulla mobilità rende al meglio questo concetto. Questa è una fortuna per la Sardegna e per il suo capoluogo, perché da un punto di vista economico, civile e culturale ha una forza che può strappare quel platonico risultato di essere capitale nel Mediterraneo. Da sola Cagliari non potrebbe avere una

leadership nel bacino del Mediterraneo. Mentre il rapporto Cagliari - Sardegna non è ancora entrato nella testa dei sardi, quello di area vasta è più evidente, più tangibile. Manca ancora l’integrazione a livello istituzionale, è necessario superare l’interesse comunale e, per essere realisti, se vogliamo guardare negli occhi gli altri comuni con gli stessi problemi, è Cagliari per prima che deve superare la logica e l’interesse più strettamente comunale, trovando sintesi in tutti i livelli decisionali. Questo deve essere fatto sia a livello orizzontale con gli altri comuni, sia verticale con la regione tenendo presente che chi investe su Cagliari investe su tutta la Sardegna, sia tenendo presente le esigenze dei singoli. Queste sono le premesse per qualunque idea di Cagliari futura. Cosa pensa invece della differente relazione che si sta cercando di instaurare con il litorale e, in particolare, con il suo porto da parte della città di Cagliari? Il processo che in questi anni è stato mandato avanti dalla giunta Floris è lungimirante e si può tradurre in due modi: spostare il baricentro della città verso il mare e far sì che i cagliaritani si riapproprino del proprio mare. Per cominciare nel fronte del mare noi abbiamo quella che può diventare la


E VORREI prima industria sarda, il Porto Canale, che rappresenta gran parte dello sviluppo futuro della città e dell’Isola, e che in questo momento sta riprendendo le quote di mercato che erano nelle ambizioni di chi l’ha pensato. Legato al porto c’è l’aeroporto e la relazione è fortissima: sono le due grandi porte di ingresso prevalentemente merci e prevalentemente passeggeri che consentono a Cagliari di aprirsi al mondo. Poi abbiamo il fronte del porto cagliaritano, che rappresenta una continuità da Giorgino sino al Poetto, una continuità non solo morfologica ma funzionale, che passa per il progetto della piazza sul mare in cui si concentrano le attività diportistiche per medie e grandi imbarcazioni. A questo si aggiunge l’importanza di questo polo per la pesca e, in generale, l’esigenza di rimettere insieme tutte le attività inserite nella filiera della pesca, che dalla lavorazione del pesce tra Porto Canale e le attività cagliaritane producono reddito. Quest’area ha attualmente la più grande attività commerciale e di servizi, e il quartiere della Marina vivrà a breve una funzione di elemento logistico essenziale: attraverso il tunnel sotterraneo, la piazza diventerà, dal punto di

vista della mobilità, un mezzo per sanare quell’anello che circonda Cagliari. In questo modo, il traffico di attraversamento non interagirebbe più con le funzioni di Via Roma e anche la stessa Via Sant’Agostino subirà una trasformazione facendosi centro di accoglienza di tutti i flussi in arrivo su Cagliari. E in merito alla restante parte del litorale e delle spiagge? Anche il litorale che arriva fino a Sant’Elia è una fascia di città di cui i cagliaritani si devono riappropriare anche sul piano attrattivo e dei servizi. Nel territorio del borgo Sant’Elia nascerà, a tal fine, un porto turistico che sarà un elemento fondamentale per avviare il processo di riqualificazione dell’intero quartiere. Il panorama costiero cagliaritano si chiude poi con il Poetto. Quello del Poetto è un sistema atipico perché svolge una molteplicità di funzioni: funzione residenziale con case, bar, alberghi, bed and breakfast, ospedali, è una parte di Cagliari ma è anche una città. Svolge poi la funzione balneare, quella di diporto con Marina Piccola, vi passa una strada che mette Cagliari in collegamento con Quartu, abbiamo 22 ettari di ippodromo. È un sistema delicatissimo sul piano ambientale per il legame con Molentargius e le Saline. Anche in quest’area sono numerosissime le problematiche da affrontare: il come arrivare, i trasporti, la pedonalizzazione, i parcheggi. Sul piano ambientale il problema dell’erosione e degli interventi per frenare questo fenomeno, quali ad esempio nuovi ripascimenti, dune, barriere. Altro problema da affrontare è il reinserimento nel sistema Poetto dell’ippodromo, che pur costituendo una sottile striscia di terra occupa 22 ettari del territorio. Le difficoltà nel trovare un futuro per questo sistema sono legate a questa multifunzionalità, ma soprattutto al fatto che le competenze sono di tutti, del demanio, della Regione, del Comune di Cagliari e di quello di Quartu. Esiste un bisogno di individuare un’autorità con funzione strategica in grado di affrontare il suo divenire quotidiano. Io credo che però non possiamo pensare di favorire ulteriore uso della balneazione del Poetto che è saturo e che dovremmo, piuttosto, trovare il modo di differire l’affluenza nell’area di Giorgino, la zona costeggiata dalla

195, che ha un potenziale di area turistica che verrà realizzato attraverso la nuova strada a quattro corsie anche con il fine di decongestionare il Poetto. Abbiamo, infine, delle lagune di valore inestimabile: di tutte le potenzialità di Cagliari sicuramente sono le meno valorizzate. Lo dimostra il fatto che le nostre siano molto meno conosciute di quelle della Francia meridionale nonostante la loro netta superiorità. Come vede le recenti trasformazioni del porto di Cagliari in relazione ai progetti e agli sviluppi previsti? Questi primi cambiamenti sono in realtà solo un primo passo di un cambiamento molto più profondo, che si avrà quando il porto sarà pensato in funzione del turismo e degli arrivi, permettendo al flusso turistico di destagionalizzarsi. A questo proposito, si parla spesso di una Cagliari che vuole smettere di essere semplice città di passaggio per turisti che vi approdano con ben altre destinazioni. In che modo Cagliari può farsi invece città turistica in cui sostare e da scegliere come meta in qualsiasi mese dell’anno? Come la Florida per gli Stati Uniti, rientro che anche Cagliari possa farsi per gli europei città dove svernare: sarebbe l’ideale un luogo ricco di arte e di cultura come la nostra città. Non si può mirare al solo mare e al sole che tutti ci invidiano, ma a un turismo più maturo che concepisce la città per la sua valenza culturale e per la sua specificità in relazione alla sua tradizione, a cominciare da quella gastronomica. Non deve più essere Cagliari a trattenere il turista che è destinato a Villasimius, ma dovrà essere il turista a voler vivere Cagliari. Per questo dovremmo valorizzare il nostro centro storico: abbiamo una rocca come quella di Castello che è unica, in cui sono conservati beni storici, artistici e monumentali della città. I suoi parchi sono un altro elemento di grande rilevanza, a breve verrà inaugurato anche il Parco della Musica, abbiamo il teatro lirico e l’ippodromo come altri elementi su cui puntare. Solo così Cagliari potrà realmente competere con le altre mete turistiche europee e del Mediteraneo.

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Francesco Rastrelli

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A FESTA DELLA MARINERIA

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tutte la Regina del Mare per eccellenza, la Nave Scuola Amerigo Vespucci. Tantissime le delegazioni arrivate dall’Italia e dall’estero, tra le quali: Tolone, con cui si è rafforzato il gemellaggio, Brest, sede del più prestigioso festival internazionale della marineria, Pantelleria, Tunisia e le città delle Antiche Repubbliche Marinare, Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Numerosi anche gli artisti – Morgan e Roberto Vecchioni per citarne alcuni – e gli ospiti d’eccezione, primo fra tutti il documentarista (ma anche giornalista e scrittore) Folco Quilici, che con la sua retrospettiva ha contato oltre 3.000 presenze. Il sindaco e l’assessore hanno affermato che il successo e i riscontri ottenuti evidenziano come Maìna possieda tutti i requisiti per diventare l’appuntamento più significativo della marineria italiana e che, se si vuole far crescere la Festa e imporre La Spezia come vera “Brest d’Italia”, sia necessario mettersi al lavoro da subito. Lavoro che dovrà essere collettivo, aperto a tutte le importanti energie che La Spezia, la Liguria e l’Italia possono esprimere in questo ambito.

Dal 49° Salone Nautico Internazionale di Genova parte ufficialmente la marcia di avvicinamento al 2011, riparte la sfida.

Francesco Rastrelli

partito dal più prestigioso Salone della Nautica Internazionale il lavoro che porterà La Spezia, nel 2011, alla seconda edizione di Maìna – Festa della Marineria. Nel corso di una conferenza stampa al 49° Salone Nautico Internazionale di Genova appena concluso, il sindaco di La Spezia Massimo Federici e l’assessore Paolo Manfredini hanno lanciato l’edizione 2011 della Biennale di Arte, Cultura, Scienza e Tradizione del mare. L’edizione 2009, che si è svolta dall’11 al 16 giugno, ha ottenuto uno straordinario risultato, per partecipazione, intensità e qualità degli appuntamenti e delle presenze che a saputo dare sin dal suo primo anno di vita. Madrina della manifestazione la giornalista Donatella Bianchi, autrice e conduttrice del programma Linea Blu. Simbolo di questa edizione è stata, probabilmente, l’imponente gru galleggiante Langer Heinrch, classe 1915. Ma non è stato l’unico grande nome presente alla sei giorni di La Spezia: numerose storiche imbarcazioni e grandi nomi di livello internazionale hanno arricchito la Festa della Marineria, su


NEL PIANO DELLA NAUTICA

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il federalismo fiscale

stato lanciato in occasione dell’Assemblea Generale di UCINA il Piano della Nautica e ha già riscosso approvazioni da tutti i ministri presenti. Effetto delle otto azioni previste dal Piano sarà attrarre 3 miliardi di euro di investimenti, generare 15 mila nuovi posti di lavoro e recuperare 450 milioni di euro di contributi per l’erario. I provvedimenti proposti spaziano dal recupero di posti barca presso le strutture commerciali e portuali esistenti e nelle aree militari dimesse, alla valo-

rizzazione dei porti a secco, dal rientro delle navi da diporto al rilancio del mercato e allo sviluppo della locazione per la piccola nautica. Lo stesso Ministro delle Infrastrutture Matteoli ha confermato l’appoggio del Governo verso le iniziative proposte da UCINA, sia in vista di una semplificazione delle procedure di rilascio delle concessioni, sia ai fini di una riforma del sistema portuale suggerito dalla stessa Confindustria Nautica. Su quest’ultima problematica si è pronunciato anche lo stesso Giuseppe

Vegas, Viceministro dell’Economia e delle Finanze, individuando nel “federalismo demaniale” una possibile soluzione. Anche il Ministro del Turismo Brambilla ha manifestato la propria approvazione verso l’attendibilità e la completezza del Rapporto sul Turismo Nautico promosso da UCINA, e si è detta pronta ad un incontro col Ministro della Difesa La Russa per la questione relativa alla destinazione di porti militarti dismessi alla nautica da diporto.


VERI UOMINI DI MARE:INCONTRO CON PIETRINO FOIS

QUESTO AMORE

RITENGO CHE IL MARE NON POSSA DIVIDERE MA SOLO UNIRE. LO DIMOSTRA IL MODO IN CUI OGNI GIORNO DELL’ANNO SIAMO ASSEDIATI DAI TURISTI CHE VOGLIONO RAGGIUNGERE E CONOSCERE LA NOSTRA TERRA

SBOCCIATO ALL’ISOLA DI WIGHT

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ttualmente consigliere regionale nel gruppo dei Riformatori, pluripremiato campione di vela a diversi livelli, rinomato imprenditore e titolare delle velerie che gli sono valse il premio di miglior giovane imprenditore d’Italia nel 1990, grazie alle tecniche d’avanguardia tecnologica nell’uso del primo impianto laser in Italia nella fabbricazione di vele: la vita di Pietrino Fois si può dire davvero legata a filo doppio con il mare vissuto a trecentosessanta gradi. E di questo si mostra consapevole quando ci racconta delle sue esperienze sportive: «Sono stato più volte campione sardo di vela e atleta azzurro, ho rappresentato l’Italia in Europa e nel mondo. Ma poi decisi di prendermi non uno, ma ben quattro anni sabbatici. Volevo dedicarmi ad altro e decisi di accantonare la vela. Ma dall’anno scorso ho deciso di riprendere e partecipare a tutte le regate possibili per una vera e propria crisi d’astinenza». Con quale tipo di regate è sceso di nuovo in mare? Tra quelle di livello maggiore vi sono le regate sui Melges: si tratta di campionati nazionali e mondiali in cui ci siamo potuti confrontare con i più forti skipper al mondo. Il divertimento è stato comunque tanto perché il nostro equipaggio è composto da soli amici e non professionisti, che insieme riescono sempre a inferire qualche bella “legnata” a chi fa questo sport come professione. Tra le altre regate partecipiamo anche a quelle sui gozzi d’epoca, barche a

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vela latina di circa sessanta o settant’anni. La nostra, Liberata, è del 1938: dieci anni fa abbiamo trasformato quello che era divenuto ormai un pezzo di legno abbandonato in una bellissima signora del mare. Che tipo di sportivo è e quali fattori hanno inciso nella sua formazione e nella crescita di questa passione? Sono uno sportivo che ama prima della competizione e del protagonismo, il mare e l’ambiente. La passione per l’ambiente mi è stata trasmessa da mio padre: lui mi ha fatto apprezzare la meraviglia della natura e comprendere il modo in cui la natura può incidere nella formazione dell’uomo. Ma un enorme peso ha avuto anche la mia esperienza in Inghilterra, a Cowes nell’Isola di Wight, dove ho appreso il modo di andare in mare anglosassone, uno stile rispettoso prima di tutto dell’ambiente e degli avversari. La domanda sorge spontanea davanti a un amante del mare e soprattutto della natura come lei. Quale è il suo punto di vista sui recenti avvenimenti relativi ai parchi eolici? Io ritengo che le pale eoliche, così come il fotovoltaico, siano un’ottima risorsa per l’approvvigionamento energetico, ma la loro reale utilità cade nel momento in cui queste decisioni vengono prese dall’alto, senza tener conto degli interessi di chi viene direttamente coinvolto e, soprattutto, senza considerare la classe politica e imprenditoriale. Fino a questo momento si è cercato di percorrere la strada dell’imposizione senza comprendere che nessun progetto può considerarsi realmente proficuo e vantaggioso se si oppone ai fini del turismo e del rispetto per la nostra risorsa primaria che è l’ambiente. Esiste questo tipo di consapevolezza anche nell’ambiente sportivo, tra coloro che col mare hanno a che fare costantemente? Sì, la consapevolezza la stiamo maturando adesso. È crescente questo tipo di cultura sia nei contesti politici sia in quelli sportivi.

In particolare chi va a vela ha questa concezione. Prima viene la natura, poi il mare poi l’uomo. La stessa gerarchia esistente in questo sport. Chiunque si sta rendendo conto del rispetto necessario per preservare questo bene di primaria importanza: è il solo modo per fermare il tempo e la sua avidità. Ritiene che il mare per noi isolani rappresenti una barriera come molti sono portati a pensare? Ritengo che il mare non possa dividere ma solo unire. Lo dimostra il modo in cui ogni giorno dell’anno siamo assediati da turisti che vogliono raggiungere e conoscere la nostra terra. Questo prova che l’isolamento non è più un problema per la Sardegna e che il desiderio di conoscere il nostro mondo è in costante crescita. Per lei che vive il mare così intensamente, qual è l’immagine più viva impressa nella sua mente? È il vivere il mare a piedi nudi. È il sentire l’acqua del mare scorrere sotto i piedi o il suo rumore mentre sbatte sotto la barca. Una sensazione impagabile. Il mare è l’unico posto dove riesco a sentirmi una cosa sola con l’ambiente. Neppure una passeggiata nelle campagne, per quanto bella possa essere, ti permette di superare quella sensazione di essere comunque un elemento esterno a ciò che ti circonda. Il mare è il solo che riesce davvero a farti diventare parte di esso.


CHI AMA TANTO IL MARE: MISSIONE YACHT CLUB CAGLIARI

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iovani ed eventi

davvero scuola di vita

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na passione grande come il mare, un’attività speciale a contatto con la natura. Questo e molto altro rappresenta la vela, uno sport che in Sardegna, grazie all’incantevole mare, può essere praticato senza difficoltà tutto l’anno. Ogni stagione ha il suo fascino con i suoi colori e le differenti atmosfere, così, la stessa esperienza tra le onde viene vissuta dai protagonisti in maniera diversa in uno scorrere incessante di emozioni. L’amore per il mare si accresce vivendolo intensamente, scoprendone le meraviglie e i pericoli nascosti che solo i più esperti possono raccontare. In Sardegna, sono molti i campioni che appartengono allo Yacht Club Cagliari: Giovanni Meloni, Alessandro Gemini, Giovanna Massidda, Marcella Mamusa, Andrea

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Andrea Carloni

Ferrero, Pier Mauro Magnano, Federica Quesada, Riccardo Piseddu sono solo alcuni dei più conosciuti che hanno ottenuto ottimi risultati a livello regionale e nazionale nelle differenti categorie di appartenenza. Motivo di orgoglio per lo Yacht Club, per il suo presidente Alberto Floris e l’intero staff che ogni anno organizza con successo manifestazioni ed eventi. Anche quest’anno infatti, il Club ha preso parte a una serie di gare che si sono svolte da aprile a luglio nelle acque del Golfo di Cagliari: la regata nazionale 420 e 470, Rc44, la quarta tappa del circuito Melges 20 e del circuito Melges 32, e l’Audi Med Cup (Trofeo Regione Autonoma della Sardegna). Situato nel porticciolo di Marina Piccola,

vicino alla spiaggia del Poetto e a 5 Km dal centro della città, lo Yacht Club Cagliari fu fondato nel 1964 da appassionati con l’intenzione di promuovere la vela competitiva. Il gruppo organizzò le prime regate veliche nelle acque del Poetto, concentrandosi inizialmente sulle classi Flying Junior, Flying Dutchman, Ponant e Derive S. a cui si aggiunsero, poi, anche i 420 e 470. Oggi vanta uno staff dirigenziale d’alto livello e promuove sempre di più le attività sportive anche nell’ambito della scuola, portando avanti campagne di sensibilizzazione e conoscenza della vela all’interno di istituti scolastici, tra cui il Liceo classico Dettori. «Sono presidente del Club da 10 anni – spiega Alberto Floris – e in questo periodo abbiamo incrementato notevolmente le attività, partecipando ad eventi di promozione della vela e gare di livello regionale e nazionale. Possiamo vantare ottimi risultati grazie a velisti come Andrea Mura, Giovanni Meloni, Alessandro Gemini, campioni indiscussi di questa disciplina. Grazie al loro impegno e a quello di istruttori qualificati, la nostra scuola è in grado di formare anche i più piccoli. Ragazzi che, a partire dall’età di sei anni, vogliono dedicare parte del loro tempo libero alla passione per il mare e avvicinarsi ad uno sport dove disciplina, ordine, sicurezza e sana competizione aiutano la crescita morale e psicologica. La nostra scuola si articola per corsi settimanali e bisettimanali di iniziazione e perfezionamento: quelli per Optimist e 420 iniziano a metà giugno e terminano a metà settembre; quelli per adulti, su Beneteau 25, si svolgono tutto l’anno. I corsi sono tenuti da istruttori diplomati presso la Federazione Italiana Vela, coadiuvati da allievi e istruttori secondo programmi federali. Le lezioni teoriche vengono svolte presso la sede del circolo, le pratiche nello specchio di mare antistante il porticciolo di Marina Piccola». Un’attività in continua crescita, insomma, che proseguirà a novembre con il Campionato sociale a squadre e quello invernale Altura, il Meeting Optimist “Piero Ciabatti” a dicembre, il Match Race Laser a gennaio, e il Campionato invernale di Altura a febbraio. Tutti appuntamenti che gli organizzatori si augurano possano riscuotere successo e incrementare la passione per questo sport.

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GRANDI UOMINI DI MARE

ESCLUSIVA/INCONTRO CON L’AMMIRAGLIO UGAZZI CHE LASCIA CAGLIARI

A MARINA, IL G8 E LA MADDALENA

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astano poche battute per accorgersi della riflessività e dell’acuta sensibilità che caratterizzano l’Ammiraglio Ermenegildo Ugazzi, che sicuramente la vita e il suo lavoro hanno contribuito a rendere profondo esploratore della natura umana, oltre che del mondo, visitato in lungo e in largo. Sorprende la poliedricità del suo conversare (e non meraviglia che nelle fasi conclusive della nostra chiacchierata le sue riflessioni abbiano finito con lo spaziare dall’analisi introspettiva di matrice freudiana al famigerato “Mito della caverna” platonico!) Maddalenino di nascita, Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sardegna dal 2006, a breve lascerà la nostra Isola per cedere il posto al suo successore, sebbene non poca sarà la nostalgia e il forte senso di perdita che da questa separazione deriveranno. Cosa ha significato per lei vivere il mare e in che modo ha influito sulla sua vita, sulla sua persona? Inizierei col dire che ognuno vive il mare in maniera soggettiva in funzione di quella che è l’esperienza vissuta. Il comandante di una petroliera, che naviga 300 giorni all’anno, matura un’esperienza di vita sul mare del tutto particolare, legata al particolare ambiente di lavoro, alle responsabilità di comando che deve affrontare giorno dopo giorno nella condotta della sua unità. Nel mio caso vivere il mare non ha significato vivere su una barca. Per me si è tradotto in tanti anni di imbarco, anche in posizione di comando, a bordo di unità subacquee, con tutte le tipicità del caso. La mia esperienza per mare, da “imbarcato” per intendersi, si è conclusa ormai da diversi anni ma il contatto con l’elemento mare, ovviamente, non si è mai interrotto.

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Posso affermare, comunque, che la vita da Ufficiale di Marina è particolare, interessante, unica, totalizzante, che contribuisce a formare la persona sviluppando, in particolare, la capacità di rapportarsi con gli altri. L’essere ufficiale nella Marina Militare comporta certamente sacrifici, significa cambiare spesso base, e quindi ogni volta dover reintegrarsi con la famiglia, con le nuove amicizie, le istituzioni locali, significa, anche, toccare porti di paesi stranieri, non solo del Mediterraneo, ma ormai anche fuori del “mare nostrum”.

Verosimilmente il fattore ereditario ha la sua importanza: mio nonno materno era un grande pescatore, mio nonno paterno era armatore ed ha navigato a bordo dei suoi brigantini “vela-motore” per tantissimi anni. Anche l’essere nativo de La Maddalena, nativo cioè di un’isola dove la Marina Militare ha sempre svolto un ruolo importante all’interno del suo tessuto socio-economico, ritengo abbia influito sensibilmente nella scelta fatta. Tra le varie opzioni, dopo il liceo, ho preso in considerazione quella di diventare ufficiale di Marina. Uno dei vantaggi per me fondamentale sarebbe stato an-

Nella pagina a lato, l’Ammiraglio Ugazzi in occasione della festa della Marina Militare a Cagliari. Nella foto sotto: l’Ammiraglio con il Ministro della Difesa durante la visita alla Scuola Sottufficiali M.M. de La Maddalena

Queste esperienze offrono, come ho accennato, la possibilità di venire a contatto e di confrontarsi con tante persone anche straniere, caratterizzate da altra personalità, altra cultura, altra religione e che ragionano diversamente da te su problematiche analoghe, riguardanti aspetti professionali ma anche su questioni di carattere sociale, familiare ecc. Per un ragazzo di vent’anni, come ero io quando ho iniziato a vivere queste esperienze, tutto ciò influisce ancora di più e lascia il suo segno. Da cosa ha avuto origine la sua passione e la scelta di intraprendere questa strada?

che quello di affrancarsi dalla famiglia e di soddisfare quell’anelito di autonomia ed indipendenza che mi ha sempre caratterizzato. Quali sono stati i settori che l’hanno impegnato maggiormente in questi tre anni in Sardegna? Sicuramente le problematiche legate al riordino della presenza della Marina Militare in Sardegna: con questo intendo le dismissioni delle aree e dei beni della Marina Militare, il rilascio del sito della Marina americana a S.Stefano, le problematiche legate alle servitù militari, le attività del Comitato Misto Paritetico di cui sono presidente, la chiusura dell’ex Arsenale della Marina Militare alla Maddalena,

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L’Ammiraglio Ugazzi in compagnia della Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna e del Sindaco del Comune di Cagliari Emilio Floris

di cui si parlava da oltre dieci anni e che è stato realizzato in poco tempo in vista del G8, la conseguente ricollocazione dei centoquaranta dipendenti civili dell’Arsenale e poi tutte le attività conseguenti all’organizzazione del G8, messe in campo con grande impegno e concretezza seppur con le poche risorse disponibili. Poi ovviamente ci sono state le attività di tutti i giorni, quali quelle legate al demanio, agli alloggi di servizio e tante altre e, fra queste, il lavoro più intenso è stato quello svolto per mettere a posto innumerevoli problematiche che negli anni passati trovavano soluzioni temporanee in attesa di normative che solo successivamente sono intervenute. Quale è stata la reazione all’annuncio del cambiamento di sede del G8 e quali sensazioni ha lasciato quella scelta per lei che è stato costantemente presente nei viaggi, nelle riunioni che ponevano le premesse per quell’evento? La prima cosa che vorrei sottolineare è che gli interessi della Marina Militare alla Maddalena non si possono disgiungere da quelli della comunità cittadina: i fatti che riguardano l’isola coinvolgono anche chi apparentemente non sembra direttamente interessato. Chi aveva lavorato per mesi alla buona riuscita dell’evento

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non ha potuto che provare rammarico e un sentimento di forte delusione. Nel mio caso, poi, mi sono sentito doppiamente coinvolto: oltre che da un punto di vista professionale, anche sul piano emotivo visto il mio legame con l’isola. Fortunatamente le opere strutturali sono quasi completate, anche quelle che dovevano essere realizzate per “rilocare” le funzioni svolte nei siti della Marina dismessi per il G8. È chiaro che la sfida attualmente aperta è quella di come utilizzare al meglio queste strutture, ovvero non soltanto per 2-3 mesi all’anno, con l’auspicio che questo si traduca in un ritorno economico per la comunità, perché è forte il rischio che l’albergo dell’ex Ospedale Marina e, principalmente, la “Residenza Arsenale” diventino delle oasi nel deserto, luoghi esclusivi per i turisti più facoltosi, isolati dal resto della realtà cittadina. Mi pare, comunque, che il Dott. Bertolaso e le Autorità locali stiano lavorando affinché queste strutture diventino moltiplicatori economici a favore della comunità. Ci vorrà un certo numero di anni perché i ritorni economici siano veramente dei ritorni allargati, sempre che la gestione di queste infrastrutture si sviluppi in maniera integrata, in coordinamento con le iniziative locali e le direttrici di sviluppo dell’isola maddalenina.


Ds sinistra: l’On. Giuseppe Cossiga Sottosegretario di Stato per La Difesa, il Prefetto di Cagliari Salvatore Gullotta e l’Ammiraglio Ugazzi in occasione della festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

Come è stato il suo rapporto di maddalenino con la città di Cagliari? Occorre rammentare che sono uscito di casa all’età di diciotto anni e mezzo e non avevo mai prestato servizio in Sardegna prima di quest’incarico; ho appreso qui a Cagliari che spesso i maddalenini non sono considerati sardi. È pur vero che ho origini genovesi e che La Maddalena non ha origini sarde, però ritengo che questi distinguo siano largamente obsoleti, specialmente oggi, di fronte a una realtà globalizzata, in cui può rimanere spazio soltanto per un campanilismo scherzoso e ironico. Ciò premesso, il mio rapporto con la città e con i cagliaritani è stato fin dall’inizio un rapporto all’insegna della schiettezza e della più squisita ospitalità. La gentilezza e le attenzioni rivolte alla mia persona e alla mia consorte sono stati veramente atti concreti del grande animo del popolo sardo e di quello cagliaritano, in particolare, a cui mi legano ormai profondi sentimenti di affetto, amicizia e gratitudine, ed al quale auguro tutte le fortune ed il progresso che merita. Quali sono i suoi progetti per il futuro - prossimo e non - una volta lasciata la Sardegna? Il 18 dicembre lascerò, con non poca nostalgia, quest’incarico dopo tre anni di permanenza, per assumere l’in-

carico di capo del 4^ Reparto (Infrastrutture) presso lo Stato Maggiore della Marina a Roma. Vi permarrò almeno per i prossimi due o tre anni. La mia aspirazione, successivamente, è quella di ritornare in periferia in incarico di comando, magari in un Dipartimento più grande e, magari, con una stella in più, ma quest’ultimo aspetto non è prioritario. Oggi il mio cuore, oltre che appartenere alla mia isola natia, è diviso in parti uguali tra Taranto e Cagliari, due città che ho imparato ad apprezzare e ad amare e dove ho lasciato e lascerò tanti cari amici. Come diceva R.W. Emerson, l’amicizia è un gran valore umano che, se coltivato nel modo giusto, può dare molta gioia e rendere ogni attimo della nostra vita, anche il più normale, un momento indimenticabile; “I veri amici amano condividere i momenti preziosi che la vita riserva loro, in particolare le piccole cose dell’esistenza, le sole per cui vale la pena vivere ogni giorno”. Sarà grande la nostalgia che proverò lasciando Cagliari. È proprio vero che alle partenze e al trauma del distacco non ci si abitua mai. Ma d’altronde, come si dice, “partire è un po’ morire”. Poi, per fortuna, le cose della vita ed il tempo aiutano a rimarginare le ferite, ma non fanno dimenticare…

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QUI LA MADDALENA/CASA LUIS VUITTON CUP

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a Maddalena attende maggio 2010 per avere tutti gli occhi puntati su di sé, dopo le luci della ribalta mai accese sul G8. Tra sette mesi, infatti, si alzerà il sipario sul mare dell’Arcipelago che ospiterà per tre settimane le regate della Louis Vuitton Cup. La tappa sarda sarà la terza del calendario 2009-2010 che partirà a novembre da Nizza per poi toccare Auckland in Nuova Zelanda. La base operativa sarà l’ex Arsenale, inaugurato un mese fa con il vertice Italia-Spagna. «L’area interessata dall’intervento di recupero è talmente imponente da essere stata divisa in tre parti» ha spiegato Stefano Boeri, l’ingegnere che ne ha progettato il restyling. Una parte è stata concepita come centro congressuale e comprende la “Casa del Mare” che, con la sua struttura d’acciaio e

cristallo per metà sospesa sul mare, regala un panorama mozzafiato grazie anche a una vetrata sul pavimento proprio sopra l’acqua cristallina; un’altra come area turistico-commerciale, e una terza, infine, che a breve diventerà il polo nautico. Vincenzo Onorato, a cui è stata affidata la regia dell’evento - insieme al Mita Resort, società del gruppo Marcegaglia che ha preso in mano la gestione dell’ex Arsenale – punta a sfruttare il più possibile le luci dei riflettori in chiave turistica. A questo scopo, l’Armatore napoletano sta trattando per portare nell’Isola anche i campionati internazionali di Melges 32 e Farr 40, altre due categorie che annoverano un gran numero di appassionati, quindi perfette in tema di business economico. In realtà il primo sopralluogo dei tecnici è stato fatto a Porto Cervo, ma lo Yacht Club Costa Smeralda (di

proprietà del principe Aga Khan) ha accolto la proposta piuttosto freddamente. La scelta è ricaduta, dunque, sull’Arcipelago, location che si dimostra straordinariamente adatta per due ragioni: «offre un campo di regata impareggiabile e ha fame di grandi eventi per rilanciare il tessuto produttivo», come precisa lo stesso Onorato. E proprio la Lega Navale di La Maddalena si è proposta come club ospitante, scelta che rappresenta un ottimo pretesto per radicare la vela nel territorio, soprattutto in prospettiva futura. Il patron della Moby intende, infatti, trasformare l’evento in un appuntamento fisso per almeno i prossimi cinque anni. Ora non resta che definire le date e disegnare un primo potenziale tracciato di gara che vedrà opporsi i migliori team del globo.

ECCO LA CASA DEL MARE

Vincenzo Onorato


Quando eravamo in bianco e nero

NIVOLA

Archivio della memoria

a cura di Giorgio Ariu

Antine Nivola, ai tempi della creazione delle sculture del Consiglio Regionale in via Roma, la pausa pranzo spesso la passava da noi in redazione, in viale Regina Margherita. E mi insegnava a “liberare la pagina del Cahliaritano” e il valore del bianco. E mi confidava il suo sogno: arredare il bastione (ecco la nostra documentazione esclusiva) per avvicinarlo quanto più al porto. Alla stupefacente linea marina che va da via Roma sino alla Sella del Diavolo eppoi al Poetto abbracciando lagune e voli rosa di fenicotteri. L’insipienza dei politici di allora vanificò il sogno. Certa cultura bottegaia cagliaritana preferiva la bancarella. A me è rimasto il brivido esclusivo del grande volo dell’artista.

che amava il Bastione e il porto

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CHI AMA IL MARE/ASSOCIAZIONE NAZIONALE MARINAI D’ITALIA ANMI

IN MARINA PER SEMPRE

COME GIOVANNI GARAU

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ntanto, cos’è l’A.N.M.I. e chi sono i suoi soci? L’Associazione Nazionale Marinai d’Italia nacque nel 1954 a livello nazionale come società dei militari in congedo e in servizio attivo appartenenti alla Marina Militare, senza distinzione di grado e di categoria. La selezione, però, è aperta anche a chi non vi ha mai lavorato ma è in possesso dei requisiti di moralità e onorabilità richiesti e che dimostra particolare attaccamento alla Marina stessa. La storia del gruppo Cagliari è strettamente legata alla figura del cagliaritano medaglia d’oro Giovanni Garau cui è intitolata la nostra sede. Qual è la sua storia e quali furono i suoi meriti? Giovanni Garau era Tenente di vascello nel 1941 quando rimase ferito in un bombardamento navale. Decise di rinunciare ai soccorsi per cedere il suo posto ad un altro marinaio, a sua volta gravemente ferito. Morì in mare all’età di ventiquattro anni, compiendo un atto di raro coraggio.

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Quali sono i propositi dell’Associazione? L’A.N.M.I. si prefigge di unire i marinai anche dopo il congedo, cementare i vincoli di fratellanza tra loro e con altri gruppi e associazioni, tenere vivo il ricordo dei compagni caduti in guerra e rendere onore al coraggio civile e militare di chiunque si sia reso meritevole. Siamo molto impegnati nel tenere vivo il ricordo dei compagni caduti in guerra e, a questo scopo, nella nostra uniforme sono presenti due strisce bianche sul bavero, che ricordano le due guerre perse dall’Italia e distinguono la nostra divisa da quella dei marinai in servizio. Organizziamo periodicamente mostre, esposizioni, gite, feste e conferenze, allo scopo di far conoscere ed apprezzare ai cittadini la storia e il ruolo della Marina. In particolare ci rivolgiamo ai giovani svolgendo attività di divulgazione, diffondendo e inculcando in loro i valori di rispetto del mare e di educazione. Facciamo, inoltre, un lavoro di pre-

venzione illustrando i rischi e le problematiche del mare, e tenendo lezioni di nautica per patenti. Siamo interessati a tutto ciò che ha attinenza con il mare e in tal senso siamo totalmente aperti al mondo esterno, portando avanti gemellaggi e iniziative di solidarietà. Ma la nostra attività principale consiste probabilmente nel supporto e nell’ampia collaborazione con la Marina Militare e la Guardia Costiera, che effettuiamo mettendo a loro disposizione la nostra esperienza e conoscenza del mare. Qual è stato il tema della manifestazione svoltasi di recente? Questo evento si rivolgeva a studenti, professori, e alle famiglie, sempre con un occhio di riguardo ai ragazzi disabili, che vogliamo sempre far sentire perfettamente integrati. Si è parlato della storia della Marina dai suoi primi interventi sino ad oggi. Quindi la sua evoluzione, il ruolo che occupa, le attività svolte, le gesta di marinai divenuti celebri per i loro meriti, i premi e riconoscimenti ricevuti e così via.


C’è stata, inoltre, una bella esposizione della nostra collezione di bandiere, curata dallo storico di bandiere, il socio Cavaliere Cesarino Onano. In tema di bandiere, ci dice qualcosa sullo stemma presente in quella della Marina Militare? La bandiera navale della Marina Militare è costituita dal Tricolore italiano caricato, al centro della banda bianca, dall’emblema araldico della Marina, rappresentante in quattro parti gli stemmi delle Repubbliche Marinare (Venezia, Genova, Pisa e Amalfi), e sormontata da una corona turrita e rostrata. Nello specifico, il leone che è raffigurato nello stemma tiene in una zampa il pugnale o spada militare e blocca con l’altra un libro

chiuso che rappresenta il segreto militare. Come è nata la necessità di uno stemma per la Marina Militare? Non era sufficiente issare la bandiera italiana? La ragione è semplice: il Tricolore avrebbe potuto generare degli equivoci durante la navigazione perché è del tutto conforme alla bandiera della Marina del Messico. Si è quindi deciso di adottare l’emblema araldico che campeggia ancora oggi sullo sfondo bianco. Quali sono le iniziative previste per i prossimi mesi dalla vostra Associazione? A novembre si terrà una commemorazione del cagliaritano medaglia

d’oro Giovanni Garau che inizierà con una Santa Messa nella chiesa di San Francesco, in via Roma, e proseguirà con la celebrazione in ricordo dell’eroe marinaio e la deposizione di una corona di fiori al Monumento ai Caduti in mare, in piazza Darsena. Sempre a novembre poi, organizzeremo una mostra di modellismo, molto apprezzata e richiesta non solo a Cagliari ma anche in diversi comuni. Quest’anno si terrà a Villasor e se ne occuperanno, come di consueto, i nostri modellisti Ivano e Leandro Seghettini, Luciano Tesio e Alessandro Zuddas.

Ristorante Hibiscus Bisteccheria La Cantina Via Dante 8109045 Quartu Sant’Elena Tel. 070 881373 Cell. 335 1360657


STORIA DELLE CITTÀ DI MARE. IL CAPOLUOGO: DAI PRIMI INSEDIAMENTI UMANI ALLE PALAFITTE DI SANTA GILLA SINO ALLO SGUARDO INTRNAZIONALE

CAGLIARI

CUORE MEDITERRANEO

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on vi è dubbio che il passato di Cagliari si leghi, sin dalla notte dei tempi, alle caratteristiche geografiche del luogo, favorevoli alla frequentazione antropica ed alla costituzione di insediamenti umani di una certa stabilità già in età preistorica. Ascrivibili al neolitico antico (VI-V millennio avanti Cristo) sono ad esempio i reperti ritrovati nella Grotta dei Colombi, sul promontorio di Sant’Elia; sempre al neolitico risalgono i frammenti fittili rinvenuti nel gradone naturale che si sviluppa sotto la Sella del Diavolo. E poi abbiamo i resti di un villaggio di palafitte che gli archeologi hanno individuato nella laguna di Santa Gilla, ove sono stati raccolti diversi manufatti in selce e ossidiana. Può dunque ritenersi che l’uomo popolò l’area vasta ove oggi si sviluppa la città di Cagliari ed il suo hinterland perché ricca di stagni e lagune e prospiciente il mare, elemento quest’ultimo che determinò l’antica vocazione commerciale di tutte le popolazioni di queste zone costiere. Lo sviluppo di importanti centri abitati (come Karalis, Nora, Bithia, Sulci ed altri minori), se per un verso racconta di insediamenti fenicio-punici e quindi di gruppi esterni dominanti, dall’altro, testimonia anche la presenza, tra le popolazioni locali, di una marineria dedita ai traffici nel Mediterraneo. Tutto ciò ovviamente risultò favorito dal fatto che l’area meridionale della Sardegna era (e tuttora è) ricca di terre fertili, in prevalenza di origine

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alluvionale, particolarmente adatte all’esercizio dell’agricoltura. La storia di Cagliari, come città - vale a dire come centro di manifestazioni politiche, economiche, sociali e culturali organizzate - peraltro inizia solo intorno al VII secolo a.C. con la saldatura della civiltà preistorica locale (prima età del ferro) con la cultura dei primi colonizzatori fenici e punici che, attratti dalla grande importanza strategica dell’Isola nel Mediterraneo e dalla ricchezza dei suoi minerali, ne conquistarono la costa meridionale. E’ sotto il dominio fenicio-punico che Cagliari, da un insieme di modesti nuclei sparsi tra le colline e gli stagni, si evolve gradualmente verso una più compiuta forma urbana. Le necropoli di Tuvixeddu e di Bonaria, le terrecot-


CAGLIARI, UNA GRANDE FINESTRA SPALANCATA SUL RESTO DEL MONDO

Maurizio Artizzu

È UNA CITTÀ PIÙ APERTA, IN GRADO DI VALORIZZARE LE SUE ENORMI RISORSE PAESAGGISTICHE E AMBIENTALI, MA CHE COMUNQUE SI SALDA CON LA CITTÀ STORICA te votive di Santa Gilla, il santuario di Astarte a Sant’Elia, le grandi cisterne scavate nella roccia, il tempio di via Malta ed altri ritrovamenti archeologici costituiscono la testimonianza - seppure residuale e disorganica - di tale trasformazione. Cagliari diviene un centro di vita produttiva e commerciale assai intensa, grazie anche all’esistenza del porto, allora ubicato lungo le sponde della laguna di Santa Gilla, e dell’emporio che si trovava all’incirca nella zona dell’attuale piazza del Carmine ove, come detto, sono stati rinvenuti anche i resti di un tempio. La civiltà fenicio-punica introduce l’ordinamento urbano fondato su un vasto agglomerato organizzato nelle tre classi sociali dell’aristocrazia (mercantile e terriera), della plebe (artigiani, pastori e agricoltori) e degli schiavi, seppure questi ultimi non costituivano “classe” in senso tecnico essendo equiparati alle res e, pertanto, privi del requisito della personalità giuridica. Quindi abbiamo un’area frequentata sin dal neolitico antico sulla quale, molto dopo, al tempo della dominazione feniciopunica, si forma una città. Fatta questa premessa va detto che, da un punto di vista

generale, diversi sono gli approcci utilizzabili per spiegare la storia, l’identità, la memoria e la vita stessa di una città. A me pare che uno dei metodi più adeguati sia quello che parte dalla descrizione dei palazzi, dei monumenti, delle piazze e delle strade. E’ infatti attraverso un succedersi continuo di opere materiali che - come ha scritto, con grande efficacia espressiva, Le Corbusier - la città definisce, nel corso dei secoli, la propria forma e “riesce ad esprimere, un po’ alla volta, nel legame col passato, la sua anima presente”. E sulla stessa lunghezza d’onda troviamo un altro grande maestro della sociologia urbanistica - mi riferisco a Mumford - che interpreta la città come una sequenza di stratificazioni storiche contrassegnate dal succedersi delle idealità dei suoi abitanti e dal lento ma continuo sovrapporsi delle pietre che formano i suoi edifici. Ora non vi è dubbio che l’architettura, l’urbanistica e la stessa forma della città riflettono un’ampia gamma di fatti sociali,

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che va dalle trasformazioni economiche impresse dai ceti emergenti alle aspettative e ai bisogni delle classi meno abbienti, per giungere fino alla cultura ed al pensiero che l’intera comunità nel suo complesso esprime. E in effetti proprio l’ordito urbano, caratterizzato da una serie continua di trame edilizie e stratificazioni storiche, è in grado di offrire un quadro esaustivo - in chiave politica, economica e sociale - di quanto è avvenuto, nel corso dei secoli, tra quelle strade e in quelle case. Cagliari ovviamente non si sottrae a questa regola. La sua storia infatti si specchia nel tessuto urbano e nelle sue progressive trasformazioni. Visitando i luoghi e analizzando le costruzioni dunque è possibile tracciare la storia della nostra città e cogliere i diversi passaggi che ne hanno segnato la formazione nell’incessante scorrere del tempo. Perché sono le pietre che parlano, che raccontano, che testimoniano del tempo e delle circostanze in cui furono squadrate, sovrapposte con malta, rese partecipi della vita civile dell’intera comunità cittadina. Quelle pietre - divenute edifici o spazi urbani grazie alla mano dell’uomo - possono quindi aiutarci a capire il difficile e talvolta non lineare cammino che ha portato Cagliari

a trasformarsi da piccola città feudale e “coloniale” (residenza del conquistatore di turno) in una vera e propria città moderna, dal taglio mercantile, produttiva, di vocazione europea e mediterranea. Città per lungo tempo non amata dai sardi, ritenuta - a torto o a ragione - simbolo del potere e dello sfruttamento forestiero, spesso accusata di essere rimasta ingabbiata nel reticolo della supponenza feudale o delle neo-aristocrazie. Città del disamore, dunque, non produttiva, alla quale si contesta di aver sempre goduto il dolce senza l’amaro, succhiando il nettare dal resto dell’Isola. In tutto questo, ovviamente, c’è anche un fondo di verità perché Cagliari partecipa, inevitabilmente anche se in tono minore, al destino di ogni “capitale”: città in qualche misura sanguisughe, difficili da capire e quindi da amare. E’ per questo che, prima di ogni altra cosa, occorre fare un grande sforzo di analisi per capire la città. E ciò é possibile attraverso una attenta lettura delle costruzioni (case, chiese, caserme ed altre opere) che testimoniano non solo i segni evidenti del mutare dei diversi stili architettonici e costruttivi e delle espressioni artistiche, ma anche e soprattutto il sentimento profondo e gli echi - talvolta remoti delle lotte civili, delle tensioni sociali e delle battaglie politiche e ideali che la città ha vissuto nelle diverse epoche storiche. La Cagliari di oggi non nasce dal nulla: è la risultante di una lunga e controversa vicenda storica che, nel corso del tempo, ha segnato in modo indelebile gli spazi ed i luoghi e con essi anche la coscienza e la cultura degli uomini che la abitano ed il loro modo di operare. Gli edifici sono i primi protagonisti di questa complessa vicenda. I palazzi del Castello, ad esempio, ancora oggi portano i nomi dell’antica aristocrazia feudale (Amat, Sanjust, Cugia, Asquer, Zapata, Pes e così via). In essi è impressa tutta la storia - felice o infelice che sia poco importa - che va dall’instaurazione del dominio catalano-aragonese (e siamo nella prima metà del XIV secolo) sino agli anni successivi alla proclamazione del Regno d’Italia. In questa città e in questi palazzi, avevano residenza i dominatori di turno. Ma qui doveva formarsi, nell’ambito degli Stamenti (le antiche istituzioni


parlamentari della Sardegna) - attraverso una lotta plurisecolare fatta di vittorie effimere, dure sconfitte e lunghi silenzi ma anche di faticose e graduali affermazioni - anche quella coscienza che oggi potremmo definire “nazionalitaria” e “autonomista” sarda: uso tali locuzioni, scremate dalla loro valenza politica e da ogni connotato di attualità, al solo fine di indicare il lento emergere, nella coscienza dei “locali”, della consapevolezza di costituire un popolo distinto dai dominatori di turno, vale a dire di essere “sardi”. Nell’attuale piazza Palazzo, in un piccolo rettangolo, si concentrano il Palazzo Viceregio, il Duomo, il Palazzo di Città (sede dello Stamento Reale), la Chiesa della Speranza (sede dello Stamento Militare) e il Palazzo Arcivescovile (sede dello Stamento Ecclesiastico). Qui - ad avviso di chi vi parla - ha avuto origine e ha preso forza la tormentata vicenda dell’idea autonomista (che altri collocano in diversi periodi storici). E i palazzi, con gli uomini, sono stati i protagonisti di questa lunga storia che segna il passo solo nella metà dell’Ottocento a seguito della “fusione organica” della Sardegna con gli Stati di terraferma. Dopo circa vent’anni, dal 1 gennaio del 1867, per regio decreto, Cagliari viene cancellata dall’elenco delle piazzeforti e si creano i presupposti per la graduale trasformazione della città aristocratica in città borghese. Tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, la storia di Cagliari sarà caratterizzata dalla costruzione - nella parte bassa della città, quella più prossima al porto ed alla stazione ferroviaria, che delimita le propaggini dei quartieri della Marina e di Stampace - dei grandi palazzi di proprietà del ceto emergente dei “negozianti” a cui andrà il merito della modernizzazione non solo dell’economia cittadina ma anche di gran parte della cultura e della società isolana. Quei palazzi, con i loro prestigiosi nomi (Chapelle, Aurbacher, Boscaro, Zamberletti, Garzia, Magnini, ZeddaPiras, Accardo, Devoto e altri), ancora oggi ricordano quella stagione, densa di iniziative e di opere, che avrebbe profondamente modificato, con l’immagine della città, il suo stesso destino: la città chiusa e “murata” viene abbandonata per una città aperta ai

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traffici e ai commerci, che guarda verso il mare e il porto. Inoltre si realizzano le prime costruzioni padronali con ampi giardini: le ville Congiu (ora Patarozzi), Satta, Scano, Pernis, Binaghi, Devoto. La casa, in questo contesto, non è più il blasone di famiglia - simbolo distintivo del prestigio della casata - ma diventa il momento finale di un processo produttivo industriale (l’edilizia) destinato a creare ricchezza e profitto, anche attraverso la vendita e la cessione in locazione degli appartamenti. Nasce la Cagliari borghese, voluta dal sindaco Bacaredda, ancora oggi testimoniata dai bei palazzi - che affacciano sulla via Roma, sul viale Regina Margherita e nella piazza del Carmine - di cui si è detto. Il Municipio viene trasferito, dal Castello nella città bassa, di fronte al mare e al porto, in apposito edificio realizzato ex novo su progetto degli ingegneri torinesi Crescentino Caselli e Annibale Rigotti. Tale “trasloco” assume anche una valenza simbolica: oramai sono i nuovi ceti mercantili, i negozianti, a prendere in mano le sorti della città. Le vecchie aristocrazie feudali di Casteddu ‘e susu hanno esaurito la loro funzione storica. Il passaggio dall’economia feudale a quella borghese è dunque testimoniato anche da un modo differente di concepire la città che non è più la residenza privilegiata di pochi ma il laboratorio di molteplici attività e iniziative. Ed è proprio l’evoluzione mercantile e imprenditoriale a fare emergere con forza un nuovo soggetto sociale e politico con le cui esigenze la città avrebbe dovuto fare i conti: il proletariato. L’affermarsi di un’economia di tipo capitalistico infatti modificherà profondamente la composizione sociale cittadina dando allo stesso concetto di “lavoro” ben differenti contenuti, con la trasformazione dell’antico “serbidori” in “operaio salariato”. Questa sostituzione sociale avrebbe determinato nell’arco di pochi anni il formarsi di un quadro di rivendicazioni sino allora sconosciuto ed in particolare una modifica della domanda di abitazioni perché l’emergente classe operaia, al pari degli impiegati, reclamava case civili e confortevoli idonee alla tutela della dignità dell’individuo e della famiglia. Così nel 1913 vengono assegnate

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le prime case popolari che ancora oggi vediamo all’inizio della via Bacaredda, in prossimità della piazza Garibaldi, in una località allora denominata Campo Carreras. Negli anni successivi si progettano, nella stessa zona, le case Incis (piazza Galilei) e le residenze per i dipendenti comunali (via Sonnino). La storia della città continua a camminare sulle sue architetture anche negli anni successivi. Conclusa la Grande Guerra inizia il periodo della forte crescita demografica della città. Tra il 1925 e il 1940 Cagliari si dota di numerosi edifici pubblici (la Legione dei Carabinieri, il Palazzo delle Poste, la Camera di Commercio, il Provveditorato Opere Pubbliche, il Palazzo delle Scienze, l’Archivio di Stato, il Palazzo di Giustizia ed altri ancora) e di edifici destinati ad importanti istituti di credito (le sedi del Banco di Napoli e della Banca Commerciale nel largo Carlo Felice). Fa la comparsa l’utilizzo, su larga scala, del cemento armato: il Palazzo Scano, realizzato tra il 1929 e il 1933 alla confluenza tra la via Pola ed il corso Vittorio Emanuele, è la prima opera di edilizia privata ad uso abitativo interamente in cemento armato. Per gli edifici industriali la nuova tecnologia era stata sperimentata, con successo, agli inizi del secolo nella semoleria di viale La Plaia. In quegli anni si realizzano anche i villini che troviamo lungo il viale San Vincenzo, nel viale Regina Elena, nel colle di Buon Cammino, al Poetto e nel quartiere di Bonaria: sono spesso le residenze delle nuove élites imprenditoriali e professionali, cresciute nella Cagliari tra le


due guerre, che intendono celebrare in qualche misura i loro successi economici ed il loro desiderio di affermazione e distinzione sociale. Poi seguirà il terribile dramma della seconda guerra mondiale. I bombardamenti anglo-americani del febbraio/maggio 1943, con la loro intensità distruttiva, apriranno un capitolo nuovo nella storia di Cagliari: la “ricostruzione”. Al momento dell’armistizio (8 settembre 1943) la città denunciava l’inabitabilità del 70% delle costruzioni. Dopo soli 8 anni, nel primo censimento del dopoguerra (1951), la città aveva raggiunto i 140.000 abitanti: il 30% in più rispetto al 1943. Tutto ciò favorisce la formazione di nuovi quartieri determinando un rapido processo di perdita dell’identità della vecchia Cagliari. Oggi Cagliari é un’altra città, con un ruolo metropolitano, al servizio di una vasta area in cui vive circa un quarto della popolazione dell’intera Sardegna. E’ una città più aperta, in grado di valorizzare le sue enormi risorse paesaggistiche e ambientali, ma che comunque si salda con la città storica, con quella parte del tessuto edilizio e degli spazi in cui si é formata la coscienza civile e politica dei cagliaritani (e dei sardi più in generale) e la sua peculiare identità di popolo: valore che ciascun cagliaritano porta

con sé. In fondo, a ben vedere, il senso pieno e alto della città sta proprio in questo orgoglio dell’appartenenza, nella partecipazione ai destini del proprio luogo. Essere cagliaritani é dunque anche un sentimento di fierezza e di orgoglio che rende partecipi di una storia lunga e importante. Peraltro la cagliaritanità di oggi, nella nuova dimensione urbana, non é - né potrebbe più essere - quel complesso di superiorità che Tatano Canelles aveva evidenziato nel suo celebre sonetto dedicato a “is majolus”. Oggi é la consapevo-

lezza di essere figli di una città che aspira ad essere il traino - il volano dello sviluppo potremo dire - per il progresso dell’intera Isola. Per questo Cagliari, consapevole del nuovo ruolo, si è dotata di strutture più universali e meno campanilistiche, diventando città aperta: una grande finestra spalancata sul resto del mondo, momento di collegamento tra la Sardegna e le grandi correnti di pensiero europeo, mediterraneo e internazionale con le quali scambiare saperi, conoscenze e innovazione.

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VIAGGIO DENTRO IL VENTRE DELLA CITTÀ: IL FRONTE DEL PORTO

LA MARINA

CHE TALVOLTA DÀ LE SPALLE AL MARE

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tanca, maltrattata e semideserta: così mi accoglie la Marina, in una normale mattinata autunnale. Le strade strette, i muri sgretolati, i balconi che cedono all’incuria del tempo, incorniciano un quartiere, teatro di modificazioni tanto profonde da renderlo quasi irriconoscibile. Il quartiere Cagliaritano di cui ogni singola strada saluta il porto, sembra essersi dimenticato del suo amico: il mare, compagno di avventure e di sopravvivenza, amico fedele per i pescatori e le loro famiglie di cui avevano imparato a conoscerne gli atteggiamenti ma soprattutto sapori e profumi. E, nonostante questo, è sempre lui a dettare i tempi di evoluzione o rivoluzione di questo rione: unica via di accesso per gli extracomunitari, che ogni giorno approdano sulle nostre coste. Sono loro il volto nuovo della Marina, in silenzio ma con determinazione avviano attività, popolano le strade, invadono le vie con una cucina speziata e lontana dai sapori cagliaritani. Tra i pochi laboratori, i pochi artigiani, i pochi negozi di coloro che testardamente sono rimasti lì dove sono sempre stati, perché è quello il loro posto, sbucano nuove attività: arriva il kebab, piatto tipico arabo, sbuca il “made in China”, con una miriade di scelte, la bigiotteria pakistana, si vedono carnagioni mulatte e occhi a mandorla per le vie, i ristoranti e le trattorie dimenticano i sapori di un tempo e sul menù appaiono piatti di ogni tipo, menù turistici, pasti veloci, happy hour e snack di ogni genere. Il profumo

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di frittura non lo si sente più da un pezzo. Cammino, mi guardo intorno e vedo persone di nazionalità diverse, sento lingue che non conosco, e dovunque mi fermi riesco a intravedere lo sfolgorante luccichio del mare, lo vedo da ogni angolo, ma qui ormai lo si sente poco. Davvero la Marina ha dimenticato e abbandonato la sua cultura per diventare un quartiere multietnico e dedito alla movida cagliaritana? «Mio padre era pescatore, e prima di lui lo erano mio nonno e mio bisnonno; conosco bene quella vita, e oggi qui non ritrovo nulla di quelle abitudini», mi fermo a chiacchierare con Salvatore, 50 anni, che possiede e gestisce un laboratorio sulle scalette di Santa Teresa. «Quello che invece vedo è un continuo impoverimento del tessuto urbano. È sbagliato parlare di società multietnica, qui abitano persone di nazionalità diversa, brava gente, ma l’integrazione è poca. Il quartiere è sempre meno frequentato, la vivibilità è scarsa, e la clientela quasi nulla. Il libraio la mattina chiude, e va in giro a vendere nei mercatini per poter guadagnare qualcosa. Sopravvivono solo i bar e i localini. Mi sorprende anche come non si cerchi di curare e salvare l’aspetto architettonico». Ma quando gli chiedo del mare, di quel mare che ci sta accanto e che per molto tempo è stato il nostro mare, mi risponde «Bè… chi ha il mare pensa di non avere nulla di che,


ma in realtà è sempre lì e te lo senti addosso. Ma ora anche lui è allo sbando, io ho imparato a nuotare a Su Siccu, ora sfido chiunque a farsi il bagno lì». Pochi passi più avanti trovo un nuovo localino aperto da poco: pareti verde fosforescente, arredamenti arancioni e quadri di Marilyn Monroe sui muri; questo è il futuro per la Marina. Per strada incrocio un signore, cappelli bianchi nascosti da un cappellino in cotone grigio scuro stile marinaio, intento a verniciare una mensola in legno, mi dice: «Prima qui si viveva grazie al mare. Una famiglia pescava quello che mangiava, il mare ci dava tutto il necessario per vivere, e invece oggi si va al mercato.» Daniela, gestisce il market Sant’Eulalia, in attività ormai da trent’anni «I pescatori orami sono pochi, la maggior parte in pensione, abbiamo perso tutti i connotati della città di mare per diventare un quartiere multietnico. Sono poche le persone che mantengono vive le tradizioni, qualcuno ancora cucina in strada o si siede a chiacchierare fuori ma sono proprio dei casi rari». Un cliente alla cassa, prima un po’ diffidente, interviene «Il mare ci porta solo i gommoni oramai!». «Lavoro qui da quarant’anni e non riconosco più il mio quartiere». Distolgo Ercole dalla sua chiacchierata con un gruppo di amici fuori dalla parrucchiera del figlio, ci accomodiamo nel sa-

lone, sedie in pelle e mobili in legno scuro «Prima i pescatori avevano le case qui e acconciavano le reti per strada. Prima passavi per strada e sentivi i saluti amichevoli da lontano, passeggiare era un piacere, tutti noi eravamo una grande famiglia: uno per tutti, tutti per uno! Ecco cosa abbiamo perso, abbiamo perso una famiglia. Oggi mi affaccio dal mio negozio e non ritrovo nessuno dei miei amici, vedo solo visi che non conosco e non sento più i saluti da lontano». Anche i turisti sembrano passare di volata, una foto rubata su qualche scaletta, un giro veloce per le vie e un panino in qualche bar, e poi veloci a visitare altre zone. Le navi da crociera sbarcano continuamente nel porto di Cagliari, eppure qui non si vede nessuno. «I clienti sono pochi, e i turisti non si vedono qui troppo spesso. Fanno un giro per il quartiere, ma non si fermano mai per molto tempo», mi conferma il gestore della Corniceria La Radice, che lavora nella Marina da vent’anni. Complici i voli low cost, le soste troppo brevi delle navi, la crisi economica che in questo periodo colpisce un po’ tutti, o forse la ancora scarsa organizzazione, ma ormai i turisti non comprano più prodotti artigia-


nali sardi, spesso si accontentano di una cartolina. E poi accanto troviamo Via Roma che si erge fiera e maestosa dando il benvenuto a marinai, turisti e pescatori. Si affaccia così Cagliari sulle acque del mediterraneo: palme, edifici eleganti, stili diversi che si intrecciano, tonalità di colori che si susseguono; le linee rinascimentali si perdono in dinamiche architetture liberty, per poi sfociare in vermiglie rifiniture classiche. Mi sono spostata solo qualche metro, ma bastano pochi passi per trovare una realtà diversa. Intorno a me vedo negozi, bar, gelaterie, edicole e tabacchini, vedo alte vetrine luccicanti, vedo tavolini, persone che prendono il caffè, che camminano veloci tra la folla. Il mare sembra essere solo un sfondo, nessuno più si volta a guardarlo, nessuno più riesce a vederlo, nel traffico, tra una macchina e l’altra o nascosto da un furgone parcheggiato male. «Prima, la mattina presto, i pescatori venivano nel bar accanto a fare colazione, dopo aver passato la notte in mare.» Mi racconta Sandro Desogus, che lavora nell’edicola sotto i portici «Io sono qui da 35 anni e prima le cose erano diverse; lavoravamo in armonia, ci conoscevamo tutti, e ci aiutavamo l’un l’altro. Ora ogni giorno i visi cambiano e abbiamo smarrito un po’ le nostre buone abitudini». Ma ci sono anche commercianti che guardano al futuro, che vedono nella Marina un quartiere che come le fenice, ha la forza per rinascere dalle sue

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ceneri e diventare un luogo di incontro tra culture diverse. Perché tutti, in fondo, possono trovare nel mare un elemento comune, sia chi è nato vicino e lo ha nel sangue, sia chi dal mare ha ricevuto una seconda possibilità, di avere una vita diversa, migliore o quasi. «La Marina è uno dei tesori di Cagliari, e noi abbiamo il dovere di valorizzarla. Lo scambio culturale, la miscela di nazionalità, di etnie e di usanze diverse non può far altro che arricchirci». Questo è il pensiero di Matteo, giovane gestore della gelateria Peter Pan all’angolo di via Roma. «Dovremo riuscire a mettere l’accento sulla trasformazione che ha subito la Marina, e con questa consapevolezza riuscire a crescere. Non dobbiamo guardare con timore a questi cambiamenti, né dobbiamo sentirci attaccati da tradizioni diverse dalle nostre, dobbiamo anzi incentivare l’incontro tra i popoli mediterranei e orientali, attraverso manifestazioni culturali, fiere gastronomiche e altre iniziative di questo tipo! Sarebbe bello riuscire a creare un rapporto diretto con il porto, a vivere di più questi spazi, in questi ultimi 20 anni è andato un po’ scemando». «Il porto è ormai solo una cornice» precisa il padre Bruno,seduto al tavolino con noi. «Però fa sempre piacere lavorare con il mare davanti, regala sempre una bella sensazione questa vista». Anche Giorgio Marongiu, che fino agli anni ‘50 possedeva una piccola bot-

tega (la Salumeria Vaghi) nel cuore della Marina, e che oggi gestisce l’attività Sapori di Sardegna al centro di Via Roma, mi racconta di un quartiere pulsante, invaso da profumi, sapori e colori che diventavano il marchio della cultura cagliaritana. «Credo che oggi manchi proprio questo aspetto sociale e culturale che rendeva vivo il rione, oltre che quello economico». Chiacchieriamo nel soppalco del suo negozio circondati da vini rinomati e dal profumo intenso dei formaggi sardi. «In questi ultimi dieci anni l’amministrazione mi è sembrata poco attenta e ancora mancano molti accorgimenti pubblici, necessari ad evitare il decadimento della zona. L’amministrazione dovrebbe decidere un piano strategico efficace e diretto a risolvere i reali problemi con gli operatori economici che tutti i giorni si scontrano con i pregi e difetti di quel territorio. Sarebbe costruttivo creare un Consorzio della Marina, proprio con lo scopo di unire commercianti e amministrazione». Così mi si presenta la Marina in una mattinata autunnale, diversa, nostalgica, preoccupata e affacciata sul mare.


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l movimento ondulatorio delle acque, il vento gelido che soffia sulle rive, l’umido che arriva dagli abissi, l’odore forte della salsedine che ti avvolge ad ogni passo sono sensazioni ormai familiari a Gino, Daniela, Valeria e Maria. Non sono persone, di umano possiedono solo il nome, ma per loro, i pescatori del porto di Cagliari è come se lo fossero: sono i loro pescherecci, blu, rossi, celesti o bianchi, sono i compagni quotidiani e fedeli di tante giornate, sono i silenziosi testimoni di cosa succede là fuori, dove il cielo si confonde con il mare. Mi fermo a parlare con i pochi pescatori che ormai sono rimasti sfidando il futuro, incerto a causa dei nuovi progetti dell’amministrazione comunale,

l’economia, che mai come in questo settore attraversa un periodo di crisi, e sfidando i proprio limiti, lottando ogni giorno contro il mare e contro se stessi. Incuriositi dalla mia presenza e dal mio sguardo stupito mi raccontano le loro vite, i loro pensieri, le loro giornate. Mi raccontano di una vita senza regole, di nottate sull’acqua con in testa l’idea di rientrare in porto con un bel bottino, ma mi parlano soprattutto di una passione per quella distesa azzurra amata e temuta in egual misura. Seduta su un cumulo di reti e catene arrugginite, comincio ad ascoltare: «Non mi ricordo più da quanto faccio questo lavoro, da sempre praticamente! Mio padre mi ha trasmesso la passione, ho iniziato con lui e poi non ho

PESCHERECCI in balia del futuro

più smesso», capelli bianchi e barba lunga, mi racconta il suo mare l’intervistato, appoggiato sul palo del suo peschereccio rosso, con una sigaretta in mano. «Un paio di mesi ho anche provato a smettere, ho fatto molti altri lavori, ma sentivo la mancanza del mare, della pesca, di questa vita che non è piacevole spesso, ma senza la quale non mi so immaginare ormai, quindi ho ricominciato. Mi piace lavorare all’aria aperta e mi piace stare al largo, ormai ho instaurato un buon rapporto con il mare», tira una boccata alla sigaretta. «Bisogna rispettarlo il mare, e anche molto, signorina. Bisogna riuscire a capire quando ha voglia di essere navigato, e quando invece vuole essere lasciato in pace. Si rischia la vita la fuori spesso, dobbiamo quindi imparalo in fretta». Gli domando del futuro, se sono informati dei nuovi progetti e di cosa si aspettano. «Il futuro è incerto per noi, lo sappiamo benissimo! Ma sappiamo anche di non poter fare molto, sono altri che prendono queste decisioni al posto nostro, speriamo che non ci

SUL MOLO DI VIA ROMA AD ASCOLTARE QUEI POCHI PESCATORI IN ATTIVITÀ

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mandino via per lo meno!» Pochi passi più in là trovo Giuliano, pelle abbronzata, occhiali da sole sul viso e cappellino sulla testa, il sole arriva qui anche in inverno, si specchia sull’acqua e ti colora il viso. «Ho iniziato a otto anni. Da bambino andavo a scuola e poi la sera in barca con mio padre. Ho ancora in mente alcune giornate, si usciva all’avventura: raggiungevamo Villasimius a remi, per buttare le reti, e tornavamo con cesti colmi di pesci sulla testa. Prima era più semplice trovare zone dove pescare, oggi invece i mari si sono impoveriti, ed è una continua lotta tra permessi, prezzi che continuano ad abbassarsi e pesce che non si trova. Farsi la giornata diventa sempre più difficile. Per questo sconsiglio a mio figlio di ereditare il mio mestiere, oggi la situazione è troppo incerta per garantire una sicurezza alla propria famiglia. Per poi non parlare della situazione politica: i politici ci hanno un po’ abbandonato e continuano a toglierci tutti gli attracchi, continuano a farci rimbalzare da una parte all’altra: Marina Piccola, molo in piazza Deffenu, ora qui e poi chissà dove». Continuiamo a parlare e i protagonisti diventano di nuovo loro:

il mare e la pesca, indissolubilmente legati. Giuliano mi mostra le sue due barche, Valeria e Vedremo. «I nomi li hanno avuti in eredità dal precedente padrone,e ho deciso di lasciarli così. Vedremo, mi sembrava un buon auspicio…vedremo che succederà ho pensato! Ho un buon rapporto con il mare e non lo temo, anche se ho rischiato di morire, continuo a non aver timore di prendere il largo. Mi ricordo di una volta in particolare, io e i miei fratelli navigavamo a Serpentara, il vento soffiava a 120 km orari e abbiamo perso il controllo dell’imbarcazione, non riuscivamo più a prendere la costa, in quel momento ho temuto il peggio». Ringrazio e continuo a camminare, poco più in là davanti ai pescherecci, nascosto da un furgone, un signore acconcia una rete, cuce due lembi accuratamente perché resistano al peso, anche lui si ferma a chiacchierare con me, anche se con un po’ di diffidenza, «Ho iniziato a 11 anni, mio padre, e mio nonno prima di lui lo erano» mi dice Efisio. Incuriosito dalla mia presenza si avvicina anche Antonio e così quasi all’unisono, Efisio e Antonio mi raccontano le loro storie. Mi parlano della loro passione per que-

sto mestiere, fatto di sacrifici, mi raccontano di come si debba imparare ad arrangiare tutto da soli nella propria barca, perché spesso quando sei solo in mezzo al mare, diventi l’unica persona sulla quale puoi contare. «Il mio rapporto con il mare è ottimo!» precisa Antonio «Bisogna saperlo prendere e io ne conosco i venti, le abitudini, e i vezzi. Conosco ogni tipo di onda e so come guidare con fermezza la mia imbarcazione. Conosco il sole, e i suoi movimenti. In campagna, invece, mi perdo!» scherza rivolgendosi ad Efisio «Tutti quei cespugli mi sembrano uguali!» Ma quando domando cosa rende felice un pescatore, entrambi dicono «Tornare a casa con le reti cariche di pescato. Se vendiamo abbiamo una buona giornata e siamo felici, se no è una cattiva giornata». Sono così i pescatori sardi, in costante equilibrio tra il pragmatismo dell’uomo fiero e orgoglioso che per offrire un futuro alla propria famiglia supera tutti i giorni ogni tipo di ostacolo, e la poesia di chi pratica un mestiere coraggioso e lotta ogni giorno contro i suoi limiti.


DELL’HOBIE CAT H

a avuto modo di rifarsi il Windsurfing Club Cagliari all’interno della classe Hobie Cat, con il Palmares 2009, dopo il deludente risultato dei Campionati Europei Master. Se infatti nel precedente campionato Sandro Strazzera e Alessandra Mereu per due prove non hanno potuto esprimere al meglio il proprio potenziale, aggiudicandosi l’ottava posizione a causa dell’irregolarità del vento di Gravedonia, il riscatto è ora giunto grazie ai due preziosi titoli nel Palmares 2009. Sono stati Antonello Ciabatti e Luisa Mereu ad aggiudicarsi il titolo italiano assoluto Hobie Cat, e Cecilia Angioni e Valentina Gessa ad ottenere il titolo femminile. Nonostante la forte libecciata che ha impedito lo svolgimento delle regate nella prima giornata, il mutamento delle condizioni di vento e la grande capacità di gestione di questi mutamenti ha permesso a Ciabatti-Mereu di aggiudicarsi il titolo nella giornata conclusiva, mentre Angioni-Gessa hanno potuto approfittare di un problematico tecnico delle Sicouri per

conquistare il titolo femminile che già diverse volte, prima del 2006, avevano raggiunto. Un ottimo risultato, quindi, per il Windsurfing Club Cagliari, che vede tutti e sei i suoi equipaggi nei primi quindici piazzamenti: ricordiamo, infatti, oltre il quinto posto di Piero Gessa e Stefano Cecere, il decimo, undicesimo e dodicesimo posto ottenuti rispettivamente da Strazzera-Mereu, Ciabatti-Dessy e Meloni-Vacca.


MARE JEFF ONORATO Jeff Onorato, atleta della A.S. Sci Club Saint Tropez, si è classificato al quarto posto ai Campionati Europei Senior per normodotati che si sono tenuti a Maurik, in Olanda, dal 16 al 20 settembre 2009. Già pluridecorato a livello mondiale, aveva conquistato la medaglia d’oro ai Campionati del Mondo di Sci Nautico per diversamente abili, tenutisi in Francia dal 31 agosto al 6 settembre 2009. Con il passaggio dalla competizione mondiale per diversamente abili alla massima competizione europea per normodotati, l’atleta ha compiuto il suo grande progetto: avvicinare due mondi ancora troppo distanti, separati unicamente dal pregiudizio. 52

Andre Nissardi

Andrea Mura

A cura d Simone Ariu e Claudia Cogotti

MARCHIO DI SOSTENIBILITÀ PER LE AREE MARINE PROTETTE La decisione del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo di istituire un Marchio di sostenibilità per valorizzare le aree marine protette si allinea perfettamente allo spirito della recente direttiva comunitaria in materia di regole e forme di protezione di queste ultime, sulla base della necessità di salvaguardare l’ambiente marino, mantenere la biodiversità e rispettare gli impegni assunti in sede internazionale. La scelta del Ministro si muove nella direzione della istituzione del Marchio Nazionale di qualità ambientale, ancor più importante e auspicabile per mille motivi. Mareamico chiederà al Ministro Prestigiacomo di poter aderire all’Accordo e di poter partecipare al previsto Tavolo Tecnico, mettendo a disposizione la professionalità del proprio Comitato scientifico e l’esperienza accumulata in tanti anni di attività internazionale.


Emagnum Andrea Nissardi

IL DOUBLETREE HILTON A OLBIA È prevista per il 2010 l’apertura del Doubletree by Hilton OlbiaSardinia, il primo hotel della catena americana sull’Isola. Con oltre 200 strutture in tutto il mondo Doubletree offre ai suoi ospiti strutture moderne, design distintivo e un livello di servizi e comfort unici sia per coloro che viaggiano per lavoro, sia per il turista. Disporrà di 124 camere, di un ristorante e di un bar con terrazza esterna, e di un fitness center con piscina all’aperto. Ma soprattutto, quattro sale riunioni completamente attrezzate, un business center all’avanguardia e l’accesso WiFi a internet in tutta la struttura renderanno l’hotel uno dei più attrezzati della Sardegna.

IL CORRIDOIO “V MEDITERRANEO” L’Autorità portuale di Cagliari ha promosso un incontro che coinvolge le regioni e i porti dell’arco spagnolo del Tirreno, in particolare i porti di Barcellona, Algeciras e Valencia. Il progetto, individua uno schema di assetto del corridoio “V Mediterraneo” per il trasferimento

delle merci dalla penisola iberica all’est dell’Europa e lungo la costa sud dello stesso mare. Questo assetto è stato individuato e confrontato con altri (attraversamento stradale e misto mare-terra) risultando nettamente come il più conveniente. Sono, infatti, evidenti i risparmi sia in termini strettamente economici sia per quanto riguarda inquinamento e rischi di vario genere. Le differenti opzioni sono state analizzate considerando quale itinerario di riferimento il collegamento da Madrid a Bucarest. La proposta dell’Autorità portuale di Cagliari è stata apprezzata e ritenuta interessante dai partner spagnoli. In tempi rapidi si predisporrà un progetto di Piattaforma logistica da inserire anche nei programmi dell’Unione Europea. MASTER DI I LIVELLO IN ECONOMIA, POLITICHE E DIRITTO DEL MARE Nuove competenze professionali e approfondite conoscenze per i giovani laureati; opportunità di crescita per operatori già attivi nel settore dei trasporti ma-

rittimi. Questi i due obiettivi del Master Universitario di I livello in “Economia, politiche e diritto del mare – SeaMaster” organizzato dalla Facoltà di Economia dell’Università di Sassari e dalla Confederazione Italiana Armatori. Il bando è stato pubblicato sul sito dell’Università, dal quale si potranno scaricare i moduli per le domande di ammissione. Il percorso formativo si snoderà sull’approfondimento del sistema del trasporto marittimo nelle diverse componenti economiche, politiche e giuridiche che caratterizzano la gestione dei traffici commerciali, dei servizi e delle infrastrutture. Le domande dovranno essere inviate all’Università degli Studi di Sassari entro il 23 novembre 2009. L’inizio delle lezioni è previsto per il mese di dicembre.



Il Techno 293 è la tavola a vela utilizzata dai ragazzi, che vanno dai 7 ai 16 anni, per la pratica sportiva del windsurf. È un progetto del 2003, della Bic, colosso francese che produce dagli accendini ai rasoi alle penne e anche ovviamente windsurf, per consentire di poter veleggiare in qualsiasi condizione di vento e di mare ad un costo contenuto (1700 € tutta l’attrezzatura completa).

Fin da subito, grazie alle sue doti di tavola polivalente, viene adottata da numerose federazioni veliche europee per iniziare i giovani al windsurf. La sua diffusione oggi in Europa è pressoché totale e conta oramai diverse migliaia di praticanti. In Italia esiste una associazione, Associazione Italiana Clasee Techno 293, con ben 300 iscritti. L’Associazione organizza diverse competizioni e raduni nazionali durante l’arco dell’anno. Esiste poi in ogni regione un’intensa attività locale che fa capo alla federazione italiana vela e ai circoli nautici.


BEGALLI SULL’ONDA AL POETTO IL CAMPIONATO ITALIANO FORMULA WINDSURFING


POI FARIGU E COVRE S

i è tenuto il mese scorso nelle acque del Poetto il Campionato Italiano Formula Windsurfing, che si sarebbe dovuto svolgere a fine maggio ma che, per l’improvvisa scomparsa di Davide Beverino, si era voluto rinviare in segno di lutto: il grande surfista romano, strettamente legato al Windsurfing club di Cagliari, era infatti impegnato in un’immersione proprio nelle acque a largo del Poetto quel giorno. Attesissimi gli oltre trenta surfisti tra i quali a spiccare, mettendo a segno sei primi posti su nove regate disputate, è stato Marco Begalli. Il primo errore per lui si è verificato alla settima regata, quella che infatti il secondo giorno ha portato il giovanissimo Malte Reuscher a prendere un vantaggio che nemmeno Begalli è riuscito a recuperare. Lo stesso Malte Reuscher l’ultimo giorno ha regatato controllando i suoi diretti avversari e si è concentrato su Roberto Pievani, con cui ieri era a pari punti, e Giuseppe Pugliese che sembrava aver trovato una assetto molto veloce: è così che Malte è riuscito ad aggiudicarsi il secondo posto per soli due punti su Pugliese. Anche Pugliese ha trovato il passo giusto: ha iniziato piano, a causa del maestrale forte, ma ha avuto la forza di non mollare mai e quando è arrivato il vento più leggero ha giocato bene le sue carte, aggiudicandosi il gradino più basso del podio e il titolo nazionale nella categoria leggeri, quella fino a 75kg di peso. In questa disciplina il podio è tutto cagliaritano con Maurizio Farigu e Mauro Covre. Farigu è giovane e fortissimo. In una delle prove più difficili per via del vento è arrivato secondo e si è aggiudicato la seconda posizione tra i leggeri e la sesta in assoluto. Mauro Covre, invece, è arrivato con minore allenamento, in quanto attualmente più concentrato sull’attività di allenatore della squadra agonistica giovanile del WCC: ha chiuso comunque con un terzo posto tra i leggeri e ottavo in assoluto. A rendere ancora più sentita l’atmosfera della premiazione è stata l’ultimo giorno la presenza dei genitori dello stesso Davide Beverino, che hanno voluto ringraziare gli amici del Windsurfing Club Cagliari che per Davide avevano svolto un ruolo di grande rilievo. Tra i premiati, oltre il campione assoluto Marco Begalli, ricordiamo per le altre discipline Maurizio Farigu, Campione Juniores appartenente al Windsurfing Club Cagliari, ancora Marco Begalli come Campione Master, Giuseppe Pugliese Campione Categoria leggeri e Massimo Masserini, Campione Grand Master.


Maurizio Artizzu

SUL FRONTE MARE CAGLIARITANO A SU SICCU

L

Il Nervi aspetta idee con più sale

’Autorità portuale ha bandito una gara per il recupero funzionale del capannone Nervi a Su Siccu, ormai a rischio crollo dato lo stato di abbandono in cui si trova da più di vent’anni. Due milioni di euro – più Iva - per salvare l’edificio e, dopo la conclusione dei lavori prevista per il 2011, poterlo utilizzare per uno dei tanti progetti ipotizzati, tra i quali acquario del Mediterraneo, piscina e palaghiaccio o laboratorio multimediale. La struttura fu progettata nel 1954 (insieme ad una gemella sorta ai margini della laguna di Santa Gilla) da Pier Luigi Nervi, grande architetto romano, progettista di stadi, ponti, stazioni ferroviarie e della sala delle udienze vaticane. Il silos, che si estende su 6.ooo metri quadrati, poteva raccogliere fino a 140.000 tonnellate di sale, nei tempi in

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cui l’oro bianco di Molentargius veniva esportato in tutto il Mondo. Il fabbricato è ubicato nel margine sud orientale dell’area portuale di Cagliari, allo sbocco a mare del canale della Palafitta. Qui i prodotti delle saline venivano immagazzinati prima di essere imbarcati nelle navi per il trasporto all’estero. Il bando mette a disposizione anche le risorse per eseguire i lavori, e le domande per parteciparvi dovranno essere presentate entro il 3 novembre.


L

a Sardegna si riconferma regione modello nel Mediterraneo (e non solo) per la salvaguardia, la gestione e lo sfruttamento sostenibile del corallo rosso. È ciò che è emerso dal primo workshop internazionale sul corallo organizzato a Napoli dal Governo italiano (ministeri degli Affari esteri e dell’Ambiente) e dal Governo statunitense.

scientifici hanno dimostrato il buono stato ecologico del corallo nella nostra Isola, mantenuto nel tempo grazie alla costruttiva collaborazione tra l’Università e gli operatori del settore, coinvolti in prima persona nei progetti di tutela e gestione. Già nei mesi scorsi, durante un vertice della Fao al ministero per le Politiche agricole, i rappresentanti dell’orga-

Tutto il mondo

ci invidia il corallo rosso

Al centro del dibattito un confronto scientifico, tecnico e istituzionale sulla richiesta da parte degli Stati Uniti di inserire anche il corallo rosso nell’elenco del Cites II, la convenzione di Washington per la difesa delle specie a rischio. A Napoli la Sardegna è stata chiamata a dare il proprio contributo illustrando l’esperienza ormai trentennale di regolamentazione della pesca del corallo. Erano presenti Roberto Doneddu, direttore del Servizio Pesca dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, e i ricercatori del Dipartimento di Biologia animale dell’Università di Cagliari, diretto da Angelo Cau. Recenti studi

nizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura della Nazioni Unite avevano apprezzato la nostra regolamentazione sul corallo, che consente di conciliare le istanze di salvaguardia della risorsa con le esigenze economiche dei corallari. Più volte è stato ribadito come la legislazione che regolamenta il prelievo del corallo in Sardegna sia un esempio da esportare in altre aree del Pianeta, un passo concreto da realizzare se si vuole mirare alla conservazione nel lungo termine di questa risorsa naturale così bella e preziosa.

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QUELLI CHE Sul filo dell’onda LA DISCIPLINA

Andrea Carloni

Il Techno 293 è la tavola a vela utilizzata dai ragazzi, che vanno dai 7 ai 16 anni, per la pratica sportiva del windsurf. È un progetto del 2003, della Bic, colosso francese che produce dagli accendini ai rasoi alle penne e anche ovviamente windsurf, per consentire di poter veleggiare in qualsiasi condizione di vento e di mare ad un costo contenuto (1700 € tutta l’attrezzatura completa). Fin da subito, grazie alle sue doti di tavola polivalente, viene adottata da numerose federazioni veliche europee per iniziare i giovani al windsurf. La sua diffusione oggi in Europa è pressoché totale e conta oramai diverse migliaia di praticanti. In Italia esiste una associazione, Associazione Italiana Clasee Techno 293, con ben 300 iscritti. L’Associazione organizza diverse competizioni e raduni nazionali durante l’arco dell’anno. Esiste poi in ogni regione un’intensa attività locale che fa capo alla federazione italiana vela e ai circoli nautici.

IN SARDEGNA, CHE CONTA UNA DELLE PIÙ NUMEROSE FLOTTE D’ITALIA, IL TECHNO 293 È PRATICABILE IN DIVERSI CLUB NAUTICI: - Windsurfing Club Cagliari - Lega Navale Porto Pino- Lega Navale Villasimius - Eolo Windsurfing Scool - Sporting Club Sardinia

A CHI SI RIVOLGE

Possono praticare il techno tutti i ragazzi di almeno 7 anni che sappiano nuotare e che abbiano fatto almeno un corso principianti in una qualunque scuola di windsurf riconosciuta dalla FIV, Federazione Italiana Vela.

COME È STRUTTURATA L’ATTIVITÀ

Di norma l’attività nei circoli si svolge tutto l’anno con circa tre allenamenti settimanali, durante i quali un istruttore federale segue i ragazzi in gommone nelle uscite a mare.

LE COMPETIZIONI

I ragazzi competono in diverse categorie a seconda della fascia di età e dell’esperienza: kids ragazzi, dai 7 agli 11 anni, che prevede piccole veleggiate di gioco con vele che vanno dai 2 ai 4 mq; esordienti, dai 12 ai 16 anni, al primo anno di regate con la superficie massima della vela di 5,8 mq; under 13, ragazzi di 12 anni che regatano con una vela di superficie massima di 5,8 mq One Design; under 15, per ragazzi di 13 e 14 anni, con la vela di superficie massima di 6.8 mq One Design; under 17, per ragazzi di 15 e 16 anni, e vela massima 7.8 mq One Design.

CALENDARIO REGIONALE

Febbraio - Cagliari - Iª prova Campionato Sardo Meeting Zonale Aprile - Porto Pollo - 2° Raduno Zonale Maggio - Porto Pollo - IIª prova Campionato Sardo Meeting Zonale Giugno - Cagliari - 1° Raduno Zonale Luglio - Porto Pino - IIIª prova Campionato Sardo Meeting Zonale Agosto - Raduno Internazionale (Sardegna, Sicilia, Lazio) Settembre - Oristano - IVª prova Campionato Sardo Meeting Zonale

CALENDARIO NAZIONALE

Iª tappa Coppa Italia, Marsala Canottieri, 13-15 febbraio IIª tappa Coppa Italia, Porto Pollo Sporting Club Sardinia, 30 aprile-2 maggio IIIª tappa Coppa Italia, Fano Circolo Windsurfing, 1-2 giugno Campionato Nazionale, Torbole Circolo Surf, 1-3 luglio Campionato Nazionale Under 16, Marsala, 5-8 settembre IVª tappa Coppa Italia, Civitavecchia, 16-17 ottobre

NUMERI E INDIRIZZI UTILI Delegato Regionale Tavole a vela: Mauro Covre 070.8988089 mauro_covre@virgilio.it Federezione Italiana Vela Sardegna Viale Merello 41 - 09123 Cagliari Tel. e Fax 070 663005 e-mail: iii-zona@federvela.it web: http://iii-zona.federvela.it Presidente: Pietro Sanna Windsurfing Club Cagliari 070.372694, viale Marina Piccola sn, Cagliari


È

IN COMPETIZIONE A CAPITANA

iniziato finalmente, dopo diverse difficoltà burocratiche, l’Invernale più frequentato della Sardegna. Un bel sole, accompagnato da venti leggeri, ha accolto le oltre cinquanta barche iscritte per l’edizione 2009-2010. Purtroppo non si sono ancora raggiunti i numeri dello scorso anno a causa della concomitanza con la veleggiata del Coast Day che si disputava a Cagliari. Grande attesa per i Melges 24, che ormai sono diventati una bella realtà per la vela sarda raggiungendo quota nove. Dopo tre prove, prende la leadership l’onorevole Pietrino Fois al timone di Mariclò, che approfitta dell’errore sull’arrivo della prima prova dei più quotati pretendenti alla vittoria finale Vis Lampogas e Siv Arborea. Nella classifica generale, al secondo posto troviamo Siv CFadda davanti proprio a Lampogas. Nella classe Gran Crociera sotto i 10 m c’è il piccolo Murphy 26 del Cral Saras, davanti a Losna e Astraea. Nella più competitiva classe oltre i 10 m è l’X332 di Marchetti ad avere la meglio sul dominatore dello scorso anno Tò Come Giro. Caesar di Luciano Dubois è terzo. Tra le Vele bianche, vittorie di Maithena (sotto i 10 m) e Tinky Winky (oltre i 10 m). Presenti anche una decina di J24 che erano in mare per delle regate senza classifica giusto per allenamento. I vincitori sono stati Musciara (vincitore di due prove su tre) e JPandolfa. Nel prossimo appuntamento, previsto per l’8 novembre, anche i J24 regateranno con regolare classifica.

PIETRINO FOIS PRIMEGGIA COL MARE D’INVERNO

CLASSE MELGES 24 1 Mariclò 2 Siv CFadda 3 Vis Lampogas 4 Siv Arborea 5 Marina di Arbatax 6 Marchingegno 7 Bajana 8 Siv Grendi 9 Siv Pescanova

CLASSE GRAN CROCIERA FINO A 10 mt 1 Cral Saras Murphy 2 Losna First 3 Astraea Alpa 4 Haloa Haloa Panda 5 Sueño 1 Comet 6 Baba Yaga Cbs 7 Tinky Winky First

CLASSE GRAN CROCIERA OLTRE I 10 mt

CLASSE VELE BIANCHE FINO A 10 mt

lasse Gran Crociera oltre 10 mt 1 Maithena Jeanneau Aquila 1 Elixir X-332 2 Alanga Bavaria 2 To’ come giro First 3 Juliska Balaton 3 Caesar X-342 4 Kalliste Show 4 Siv Jod N Jod 5 Feeling Grand Soleil 5 Siv Jod E Jod 6 Via col vento Bavaria 7 Siv Jod L Jod 8 Siv Jod I Jod 9 Abbardente Dufour 10 Tatsun Sun Shine 1 Tinky Winky II° Dufour 11 Cagliari Sailing Race Team -2 El Loco Rapido Oceanis Fieramosca Nsx-42 3 Morgana First 12 Sibelia Elan 4 Zuben Dehler 13 Valentina 3 Beneteau 5 Myrtus Grand Soleil 6 Berenice Sun Fast 7 Koala Koala 8 Rubin Jeanneau Sun Kiss 9 Mio’kana Comet 10 Asterix Sun Odyssey 11 Vina del Mar V° Vela

CLASSE VELE BIANCHE OLTRE A 10 mt


Relazioni con enti ed istituzioni I rapporti con l’Ente locale, che come ricordiamo mette a disposizione la struttura e lo spazio, sono di conoscenza superficiale. Molto probabilmente gli amministratori non hanno ancora maturato una vera e propria consapevolezza delle potenzialità del Circolo Nautico per i nostri ragazzi e per l’intera comunità locale. Le relazioni con l’Ente Parco si attestano su un livello di mancata conoscenza e di mancato apprezzamento del lavoro di educazione ambientale che il circolo svolge quotidianamente presso i nostri allievi. Positive le relazioni con la sezione locale della Lega Navale e con l’Associazione Velieri in vela latina, con le quali si collabora attivamente in occasione delle regate.

La flotta Nell’ultimo anno la flotta del Club Nautico è ulteriormente cresciuta. Le barche attualmente a disposizione della scuola di vela del Club sono 74, ed è in arrivo dal Lago di Garda un Soling gentilmente donato dalla famiglia Gandini


Istruttori Tutte le attività del Club, soprattutto quelle estive, possono essere realizzate grazie al lavoro e alla disponibilità di un affiatato gruppo di giovani istruttori e della segreteria che, ormai da qualche anno, collaborano al funzionamento della scuola di vela che, durante l’estate, registra anche settanta presenze giornaliere. Questo gruppo di istruttori ha saputo creare all’interno del Circolo un clima sociale molto positivo e costituisce un motivo di aggregazione che fa prevedere un ulteriore crescita delle attività del Club. È prevedibile che nella prossima stagione estiva il team istruttori debba essere ulteriormente incrementato. L’aumento del numero delle imbarcazioni, unitamente alla costante crescita del numero delle iscrizioni, determinerà sicuramente la necessità dell’ampliamento dell’organico istruttori. Da sottolineare che gli istruttori, a turno, nella passata stagione, sono stati impegnati anche nei corsi di perfezionamento pomeridiano.

I

l Club Nautico di La Maddalena è nato nel maggio del 1969 e quest’anno ha festeggiato il quarantennale della sua costituzione. L’iniziava della fondazione del Club Nautico vede tra i protagonisti principali Marina Perrot che, insieme ad un gruppo di maddalenini appassionati, diede vita ad un’associazione destinata a rappresentare il maggiore polo formativo della vela e della cultura del mare del nostro territorio. Il Club Nautico costituisce da quel momento il principale punto di riferimento per la diffusione dello sport della vela. Per quarant’anni tutti coloro che si sono voluti avvicinare a questo fondamentale sport d’acqua hanno ricevuto il primo livello di istruzione presso il Club Nautico. Si può sostenere con certezza che al momento attuale tutti gli appassionati che praticano la vela o come dilettanti, o come atleti o come imprenditori di iniziative turistiche, hanno avuto a che fare con il Club Nautico. In tempi più recenti per rispettare la normativa nazionale lo statuto originario ha dovuto subire un lieve adeguamento che ne ha modificato la denominazione ma non lo spirito e le finalità principali. La denominazione attuale di Associazione Sportiva Dilettantistica Club Nautico, associazione senza scopo di lucro, non modifica gli scopi principali definiti dallo statuto consistenti fondamentalmente nel diffondere la cultura del mare e della vela. La politica di più ampia diffusione della pratica della vela presso le giovani generazioni ha ispirato l’azione di istruttori e dirigenti che in tutti questi anni si sono alternati nel Direttivo e che hanno operato con l’idea di far conoscere e praticare questo sport al maggior numero possibile di bambini, ragazzi ed adulti del nostro territorio. Nel 1994 il Comune di La Maddalena ha concesso al Club Nautico l’uso dei locali dell’ex mattatoio comunale. Rispetto alla prima sede situata nei pressi dell’Hotel Esit - Il Gabbiano, l’attuale collocazione risponde in modo più preciso e pertinente alle attività di scuola di vela sia sotto il profilo della sicurezza - essendo lontana dal traffico dei traghetti e delle imbarcazioni che il turismo richiama nel nostro territorio in modo sempre più massiccio - sia sul piano logistico, essendo i locali attualmente a disposizione più adatti ed ampi. Se l’attenzione dell’Ente locale ha vissuto negli anni passati qualche fase di stallo, allo stato attuale sembra essere rinata. Quest’anno in particolare l’Amministrazione comunale ha assegnato un contributo economico e finanziario di € 1.600, mentre negli ultimi dieci anni al contrario è stato registrato un contributo occasionale di poche centinaia di euro. Nonostante le continue richieste, l’Ente Parco non ha mai risposto positivamente alle iniziative del Club Nautico e continua a sottovalutare il valore nell’ambito della formazione e della costruzione delle coscienza ecologica del Club Nautico di La Maddalena Positivi i rapporti di collaborazione con il Centro Velico Caprera, con l’Istituto Nautico D. Millelire La Maddalena, con il Liceo Garibaldi e con l’Associazione Vela Latina.

nel segno di Garibaldi Partecipazione alle gare nazionali Laser 16: corsi di iniziazione con equipaggi di cinque persone più istruttore. Il circolo possiede attualmente tre Laser 16. Laser 13: con i tre laser 13 di proprietà del Circolo gli allievi, che formano equipaggi da quattro, vengono avviati al perfezionamento. Laser 1: il circolo possiede otto Laser 1 che vengono utilizzati per il corso di perfezionamento e l’avvio alla regata. Optimist: quest’anno il Club Nautico La Maddalena ha armato 14 Optimist con i quali i bambini vengono avviati al perfezionamento ed alle prime regate. 420 e 470: con i due 420 ed i tre 470 gli allievi vengono avviati al perfezionamento con equipaggi di coppia. Micropomo : la navigazione su Micropomo ha consentito ad equipaggi di allievi di buon livello di navigare autonomamente o con istruttore . Il Club Nautico promuove anche l’avvio alla navigazione su multiscafi attraverso uscite occasionali su Mattia 16, Dart e Tornado di proprietà di alcuni soci.


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Anno IV N.18 2009 - Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 • C/C post. n. I7233099

Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea

COME GIRANO LE PALE CONTINUITÀ TERRITORIALE PIETRINO FOIS IL MARE, LA VITA

QUI YACHT CLUB SPECIALE LA MADDALENA

FLORIS-FANTOLA CAGLIARI CITTÀ DI MARE SOS: PESCATORI E CONCESSIONI DEMANIALI

N.18

Foto di copertina Pipi Surfaction

Tra i nostri collaboratori • Antonello Angioni - Avvocato e scrittore. All’esercizio della professione forense alterna, da diversi anni, un’intensa attività pubblicistica con numerosi articoli e saggi su libri e riviste. Da 30 anni collabora con la GIA Editrice di Giorgio Ariu.

• Massimo Deiana - Professore Straor-

dinario di Diritto della Navigazione nell’Università di Cagliari e Preside della Facoltà di Giurisprudenza

• Andrea Nissardi - Da 35 anni fotografo professionista per le più importanti testate internazionali dalla Costa Smeralda e della GIA Editrice.

• Davide Morelli - istruttore tre stelle

CMAS, istruttore IDEA, DAN, NADD, HSA, Istruttore apnea FPSAS, titolare del Diving Center Chia Laguna presso il Resort Chia Laguna-Domus de Maria

• Leo Fancello - Direttore Scuola Nazionale Speleosubacquea Società Speleologica Italiana

• Paolo Fadda - scrittore, economista,

storico della città di Cagliari. Recentemente ha pubblicato con Gia Editrice “C’era una volta in Sardegna la DC”

• Michela Sorgia - Laureata in giurisprudenza, svolge la pratica forense. Giovane giornalista della GIA editrice addetta marketing e sviluppo.

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Direttore responsabile GIORGIO ARIU giorgioariu@tin.i

In redazione Simone Ariu, Claudia Cao Claudia Cogotti, Laura Bonu Antonella Solinas, Michela Sorgia Redazione Grafica Maurizio Artizzu Scritti di: Giorgio Ariu, Antonello Angioni, Antonio Maria Masia, Simone Ariu Claudia Cao, Claudia Cogotti Laura Bonu, Pipi Surfaction Sandra Sulcis Fotografie GIA Foto, Maurizio Artizzu Andrea Nissardi, Roberto Ferrante Enrico Spanu, Andrea Carloni Pipi Surfaction

Redazione e centro di produzione via Sardegna, 132 09124 Cagliari Tel. 070.728356 - 728592 Fax 070.728214 giorgioariu@tin.it www.giacomunicazione.it Concessionaria per la pubblicità GIA Comunicazione via Sardegna, 132 09124 Cagliari Tel. 070.728592 - Fax 070.728214 STAMPA E ALLESTIMENTO Grafiche Ghiani s.s. 131 Km. 17,450 Z.I. Monastir - Cagliari info@graficheghiani.it Distribuzione Agenzia Fantini - S.P. Sestu Km 5,200 Tel. 070261535 Abbonamento a 12 numeri € 25,00 sul C/C n. 17233099 Intestato a: GIA EDITRICE via Sardegna, 132 09124 Cagliari giorgioariu@tin.it

Anno V n. 18 – Ottobre 2009 Registrazione Tribunale di Cagliari n. 18/05 del 14/06/2005 Marchio N° CA2005-C000191 Depositato il 30/11/2005

giorgio ariu editore Premio Europa per l’Editoria - Pisa Premio Editore dell’Anno per l’impegno sociale e la valorizzazione della cultura sarda VIA MARE E’ MARCHIO DEPOSITATO N° CA2005C000191

© Vietata rigorosamente la riproduzione anche parziale di testi, fotografie, disegni e soluzioni creative. www.giacomunicazione.it



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