ANNO Xii N. 66/2012
NOTIZIE
SPECIALE ASSEMBLEA Ferpi: un laboratorio aperto, guardando al futuro > P. 20
PRoFESSIonE La nuova definizio di Rp e un nuovo modello: il building belief il punto di Toni Muzi Falconi
L'InTERVISTA Giovanni Iozzia Come si racconta l'Economia > P. 28
> P. 14
RELAZIONI PUBBLICHE
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MAGAZINE DELLA FEDERAZIONE RELAZIONI PUBBLICHE ITALIANA
LA CRESCITA DELLE RP Quella che stiamo vivendo è, senza dubbio, la crisi più importante e lunga che il mondo e in esso ogni attore sociale, dai singoli cittadini alle organizzazioni più diverse, si sia mai trovato ad affrontare. Una crisi, peraltro, segnata da tante altre crisi: aziendali, politiche, sociali. Crisi economica e crisi specifiche che stiamo vivendo in un periodo di passaggio epocale in cui tutti i punti fermi sembrano venire a mancare: culturali, professionali, politici. Fino a qualche tempo fa la gestione e la comunicazione di una crisi erano codificate in know how, strumenti e competenze definiti che erano anche formalizzate in quel manuale di crisi che era la conquista più importante per un’impresa. Con Internet, la diffusione capillare dei social network e dei social media e il loro uso in mobilità attraverso smartphone e tablet che diventano terminali per trasmettere qualsiasi cosa accade in tempo reale, sono caduti tutti i paradigmi della gestione e della comunicazione di crisi. "Per gestire una crisi occorre sapere imparare rapidamente. Per imparare rapidamente nel corso di una crisi è necessario aver imparato molto prima". Queste parole di Patrick Trancu la dicono lunga su quanto sia cambiato il modo di intendere una crisi e soprattutto di comunicarla. Eva Jannotti, nell’articolo di apertura del dossier che non potevamo non dedicare alla comunicazione di crisi fa un’affermazione forte: “quanto più grande è la reputazione della vostra azienda o del vostro prodotto, tanto più grandi saranno le storie che monteranno contro di voi; il giudizio è spietato e fa parte dello scenario”. La risposta alle mutate condizioni di scenario che rendono difficoltosa la gestione della crisi così come stanno minando dalla base i paradigmi della nostra professione è nella nuova definizione di Relazioni pubbliche che suggerisce alle organizzazioni, affinché siano realmente comunicative (come postulato negli Accordi di Stoccolma) di cercare un reciproco beneficio nel perseguimento della mission perché il rapporto tra un’azienda e i suoi stakeholder, nella network society, non è più una questione dell’organizzazione ma della società. Una bella sfida!
management
L'Editoriale
La Corporate Responsability al tempo della crisi
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&
Giancarlo Panico Vladimiro Vodipivec
di Patrizia Rutigliano
IL FATTORE COMUNICAZIONE NELLA GESTIONE DI UNA CRISI Il naufragio della Costa Concordia è solo l'ultimo di una serie di episodi che stanno riscrivendo il crisis management e la comunicazione di crisi. L'Analisi di Eva Jannotti e i contributi di Trancu, Massarotto, Vecchiato, Antonucci, Carrano, Oppi. Le interviste a Luigi Norsa e Cristina Corazza.
Post.it
di Gabriele Cazzulini
IL SOCIAL QI PER INNOVARE LE RP Fare relazioni pubbliche con i social media è il mantra di oggi. Ma anche le relazioni pubbliche hanno bisogno di costruire la loro socialità interna. E’ un controsenso fare rete con i clienti quando non si fa rete tra noi. I social network non sono solo uno strumento di comunicazione esterna. Sono anche un luogo di formazione interna per costruire relazioni professionali. L’obiettivo dev’essere quello di sviluppare reti interne dove il valore del singolo si moltiplichi e divenga un plus-valore comune. Il social network per la vita professionale non è marketing o immagine. E’ laboratorio, ricerca,
formazione e informazione. E’ il “Social QI”, il quoziente intellettivo dei social network, che in questi tempi sta conquistando l’attenzione generale come motore di sviluppo in ogni settore. Per noi è la terza via tra vaghe rifondazioni delle relazioni pubbliche e uno sciame di iniziative individuali che non smuovono un pelo. Invece, investire sul quoziente intellettivo sociale vuol dire far evolvere ogni membro della rete insieme alla rete stessa. Allora, come cresce il Social QI? Con incontri frequenti, gruppi operativi che lavorano su documenti condivisi per scambiarsi informazioni, tra rete e territorio, per una
formazione continua, nuove prospettive professionali e concrete opportunità di lavoro. E’ la ricchezza delle reti e, forse, anche delle nazioni, come scriveva Adam Smith. Quindi occorre una strategia di aggregazione “social” tra le professionalità delle relazioni pubbliche, per costruire relazioni da energie individuali a sinergie comuni. Alla fine sarebbe il colmo se gli esperti di relazioni pubbliche continuassero a lavorare gli uni senza o contro gli altri. Sarebbe il trionfo di Don Draper e Mad Men: sex, lies and storyboards. Ma, appunto, è una fiction.
Crisi economica, scenari recessivi, crisi di fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Torna centrale la costruzione del capitale reputazionale delle imprese, il suo rafforzamento attraverso una comunicazione trasparente e aperta all’ecosistema in cui le imprese operano. Da un recente studio del Reputation Institute apprendiamo che nella scelta finale d’acquisto da parte dei consumatori il prodotto conta solo per il 40%: il rimanente 60% è determinato dalla positiva percezione di fattori quali l’etica d’impresa, la sostenibilità, la trasparenza, la capacità di raggiungere e mantenere risultati nel lungo termine. Cosa significa tutto questo dal punto di vista della comunicazione e delle relazioni con gli stakeholder in grado di creare un reale valore per l’impresa e il territorio? Significa che bisogna essere sempre più determinati nei processi di disclosure, aperti nel “dibattito pubblico” ed efficaci nei processi di reporting. Significa ampliare la gamma degli strumenti che supportano tali processi, restringendo sempre più il campo di una comunicazione troppo spesso “strumentale” a vantaggio di un approccio realmente trasparente e di effettiva materialità. Ciò è possibile mettendo in campo progetti di comunicazione e di relazione che abbiano un valore intrinseco, che aiutino i pubblici a capire, a comprendere e generare una condivisione responsabile. Occorre generare un dialogo continua a pag 2 >>