Barone di villagrande

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L'arte della degustazione


LA DEGUSTAZIONE(rigorosamente personale..ndr) è un’arte antica che nel tempo si è arricchita di tante piccole conoscenze e tanti piccoli segreti, insomma E’ un ‘arte. Ma un'arte che non è privilegio di pochi: ognuno possiede sufficienti capacità sensoriali


per effettuare l'analisi degustativa di un vino, purchè vi sia l'interesse ad imparare le tecniche di base e le nozioni fondamentali relative alla bevanda. OGGI DEFINITA ANALISI SENSORIALE OD ORGANOLETTICA, E’ SICURAMENTE QUALCOSA DI PIU’ DEL SEMPLICE ASSAGGIO DI UN VINO PER RICAVARNE GUSTO, PIACERE ED EMOZIONE!

QUALCHE COSIGLIO ESSENZIALE E PERSONALE PER PRATICARE UNA BUONA ANALISI ORGANOLETTICA E SENSORIALE: 1) E’ CONSIGLIABILE ESEGUIRLA QUANDO LE POTENZIALITA’ PERCETTIVE DELL’ORGANISMO UMANO E’ LA MIGLIORE E CIOE’ TRA LE 10 E 12 DEL MATTINO PRIMA CHE LE CAPACITA’ PERCETTIVE SI ABBASSINO PER COLPA DELLO STIMOLO DELLA FAME; 2)E’ NECESSARIO ESSERE IN PERFETTA SALUTE E COMPLETO BENESSERE PSICOFISICO, CIOE’ IN ASSENZA DI STRESS PSICO-FISICO; 3) EVITARE ASSOLUTAMENTE SIGARETTE, ASSUNZIONE DI BEVANDE QUALSIASI SIA CALDE CHE FREDDE ED ASSUNZIONI DI CIBI FORTI E PICCANTI, ALCOOL, CARAMELLE E GOMME DA MASTICARE PER TUTELARE E RENDERE EFFICACI AL MEGLIO I NOSTRI ORGANI ALLA DEGUSTAZIONE!

La degustazione comporta il coordinamento di vari stimoli che, interessando i sensi dell'uomo (la vista, l'olfatto, il gusto e il tatto), danno origine a differenti sensazioni, le quali, giustamente interpretate, consentono di valutare il vino. L'analisi chimica individua chiaramente i vari componenti del vino, ma non può individuare e valutare i loro stimoli sui sensi dell'uomo. La degustazione rappresenta un momento fondamentale nella verifica delle caratteristiche di un vino: permette di analizzare le varie componenti, valutarle singolarmente e nel loro complesso, evidenziare lati positivi e negativi, effettuare ragionevoli previsioni sulla sua evoluzione. La degustazione si articola in una serie di fasi successive, che inizia con l'analisi delle sensazioni visive e quindi, ordinatamente nel tempo, di quelle olfattive, gustative, gusto-olfattive e tattili; infine si concentra l'attenzione sull'equilibrio delle diverse componenti e sulla presenza di caratteristiche tipiche del vino. L'aspetto di un vino viene valutato attraverso l' analisi visiva, che è la prima impressione ad essere percepita e permette di prefigurare, fin dall'inizio, certe caratteristiche del vino in esame. La vista, infatti, è un senso rapido, istantaneo, dinamico, che dà una sensazione di realtà, di sicurezza, al contrario delle impressioni dell'olfatto e del gusto, che sono fugaci, progressive, evolutive, incerte e confuse. Le sensazioni visive ci danno informazioni sulla limpidezza , sul colore (tonalità ed intensità), fluidità, scorrevolezza, sviluppo di anidride carbonica, l'importanza dei fenomeni colloidali. La valutazione della limpidezza avviene osservando il vino contenuto nel bicchiere di fronte ad una sorgente luminosa poco intensa, come la fiamma di una candela: interponendo un qualsiasi oggetto tra bicchiere e fonte luminosa, più nitidi sono i contorni dell'oggetto, più il vino risulta limpido.


La valutazione del colore avviene osservando il vino nel bicchiere sottoposto a illuminazione diretta, su fondo perfettamente bianco, per individuarne la vivacità e la tonalità . Il bicchiere può venire poi sollevato all'altezza degli occhi e quindi abbassato e rialzato per osservarne le sfumature, l'intensità del colore, l'eventuale


presenza di spuma e bollicine. La degustazione prosegue poi con l'indagine olfattiva: facendo roteare il picchiere, il vino si innalza sulle pareti per forza centrifuga, ed aumenta la propria volatilità , quindi l'assaggiatore può rivelare, con l'inspirazione, i vari elementi olfattivi del vino in esame

Si passa successivamente all'esame gustativo: l'assaggiatore porta il bicchiere alle


labbra, immette una piccola quantità, 10-15 cc di vino, e lo trattiene nella parte anteriore del palato; con la punta della lingua lo suddivide in tutte le zone sensibili del palato anteriore, lo diffonde in tutta la bocca per eccitare la sensibilità gustativa e tattile, e infine lo deglutisce facendo attenzione alle sensazione sensoriali e retroolfattive.La degustazione fa passare il liquido nell'esofago, e quindi nello stomaco. Superata l'entrata nell'esofago, si ristabilisce il circuito respiratorio. L'aria respirata attraversa la cavità orale, s'impregna dei vapori odorosi del vino ingerito, entra in contatto con la sede dell'olfatto per mezzo delle fosse nasali e stimola i neuroni olfattivi. Si consiglia di deglutire una o due volte una piccolissima quantità di vino nell'intervallo di tempo in cui lo si tiene in bocca (circa dieci secondi). Questo assaggio chiama in causa, come già detto, percezioni olfattive retro-sensoriali non sempre uguali a quelle nasali: infatti la temperatura del vino trattenuto nella cavità orale aumenta, favorendo una maggior liberazione di sostanze volatili. Il degustare è un atto intelligente che richiede attitudine, preparazione, memoria, capacità di decodificare ed interpretare i vari messaggi visivi, olfattivi, gustativi, che giungono al nostro cervello dopo essere stati raccolti dagli organi preposti: un'arte per accedere al meraviglioso mondo del vino. Ma al di là delle tecniche, affidatevi alla vostra spontaneità, fatevi trasportare liberamente dalle mille sensazioni che un vino può trasmettervi... l'importante è che abbiate la calma e la pazienza di accoglierle! La degustazione è il momento nel quale è possibile identificare le principali caratteristiche di un vino, attraverso l’attenta analisi delle sue proprietà organolettiche. L’analisi organolettica di un vino si articola in tre fasi distinte: Esame visivo; Esame olfattivo; Esame gustativo; -Durante l’esame visivo si valutano caratteristiche quali la limpidezza, il colore, la fluidità e l’eventuale effervescenza. -Durante l’esame olfattivo si procede al riconoscimento dei profumi e della loro intensità e persistenza. -Durante l’esame gustativo si analizzano le sensazioni soporifere, le sensazioni tattili e gli aromi del vino.


ESAME VISIVO

LA LIMPIDEZZA La prima caratteristica da valutare nella fase dell’esame visivo è la limpidezza del vino. Dovremo cioè assicurarci che il bicchiere che abbiamo di fronte non presenti particelle in sospensione che creino quella sgradevole opacità. Per definire tale caratteristica si prende il bicchiere e lo si pone in controluce. Se non presenta particelle in sospensione si definisce limpido, se presenta particelle in sospensione si definisce opaco. Attualmente è piuttosto difficile imbattersi in un vino opaco, a meno che non si tratti di un vino “casalingo”. IL COLORE


Con il bicchiere inclinato si scruta il vino per identificarne il colore, la tonalità e le eventuali sfumature, tutte caratteristiche importanti per farci un’idea abbastanza precisa del vino che ci prepariamo a degustare. I colori dei vini bianchi sono: giallo verdolino: o giallo molto tenue, è il colore tipico dei vini molto giovani. giallo paglierino: indica un vino piuttosto giovane. giallo dorato: caratteristico nei vini equilibrati, spesso ottenuti da uve sovramature. giallo ambrato: indica un vino morbido, ottenuto grazie a tecniche che consentono la produzione di vini passiti o liquorosi. I colori dei vini rossi sono: rosso porpora: vino molto giovane, caratterizzato da una spiccata acidità. rosso rubino: vino giovane ed equilibrato. rosso granato: vino morbido, in grado di sopportare ancora qualche anno di invecchiamento. rosso aranciato: tipico dei grandi vini rossi sottoposti a lunghi periodi di affinamento. FLUIDITÀ


L’esame che riguarda la fluidità mira a mettere in evidenza la consistenza del vino. Questa è determinata dalla maggiore o minore presenza di tutte le caratteristiche che compongono il vino, ma soprattutto degli alcooli. Uno degli elementi che ci consente con un colpo d’occhio di verificarne la presenza sono gli archetti, le lacrime che si formano quando il vino ricade nel bicchiere scendendo lungo le pareti. Se gli archetti sono molto fitti si è di fronte ad un vino di maggior consistenza, se sono meno fitti generalmente ci si trova di fronte ad un vino di minore struttura. In base a questa caratteristica un vino può essere definito: poco consistente: è un vino che scende nel bicchiere in modo leggero, tipico di una struttura poco consolidata. consistente: il vino scende nel bicchiere in modo poco scorrevole, descrivendo archetti fitti e regolari. E’ tipico dei vini morbidi. viscoso: si definisce così un vino che scende pesantemente nel bicchiere, quasi fosse una sostanza sciropposa. E’ una caratteristica presente nei vini da dessert, nei vini passiti e nei vini attaccati dalla cosiddetta muffa nobile. L’ESAME OLFATTIVO

L’esame olfattivo, oltre a rivelarci la presenza di eventuali difetti (come il sentore di tappo, o di altre muffe), ci mostra le potenzialità aromatiche del vino. I primi due aspetti che devono essere vagliati sono l’intensità e la persistenza dei profumi.


intensità: misura complessivamente la “potenza” con la quale l’insieme dei profumi e degli aromi giungono contemporaneamente dal bicchiere al naso. persistenza: misura la sequenza dei profumi e degli aromi e la loro durata nel tempo. Prima di annusare il vino è necessario ruotare leggermente il bicchiere per creare quel vortice che consente agli aromi e ai profumi di liberarsi più facilmente. Una volta valutati questi due aspetti, si passa all’aspetto più celebre e di ogni degustazione, quello dei riconoscimenti. Le descrizioni dei sentori è passata nell’immaginario collettivo come il momento principale della degustazione. Anche se tale convinzione è ovviamente errata possiede indubbiamente un certo fascino. Molte sono le definizioni attribuibili ad un vino, cosicché i molti profumi sono stati raggruppati in grandi famiglie aromatiche. Ecco le principali: Floreale: Presente nei vini sottoforma di una nota di fiori che possono spaziare dal biancospino al gelsomino, dai fiori d’acacia alla rosa, dalla ginestra ai fiori di campo. A seconda dei sentori può rimandare a vini bianchi giovani o vini rossi più affinati. Fruttato: E’ il profumo della frutta fresca, che può essere a polpa bianca o a polpa rossa, di frutta secca, matura o esotica, in base alla tipologia o all’affinamento. Franco: E’ il sentore dei vini che svelano immediatamente origine e provenienza con un profumo netto e inconfondibile. Erbaceo: Famiglia di profumi che comprende, fra gli altri, quello dell’erba appena tagliata, di vegetali verdi come il peperone e la foglia di pomodoro. Denotano in modo piuttosto caratteristico vitigni come il Cabernet franc e il Sauvignon blanc. Speziato: Presente soprattutto nei vini bianchi e rossi affinati nelle botti di legno. Rimanda a sentori di spezie varie. Ampio: E’ una classificazione olfattiva ulteriore, propria dei vini che presentano un bouquet di sentori che abbracciano più famiglie di profumi, tipico dei grandi vini di eccellente struttura.


L’ESAME GUSTATIVO

E’ la parte più delicata della degustazione, durante la quale il vino entra fisicamente in contatto con il cavo orale. Si può quindi procedere alla descrizione dei tre aspetti che la riguardano, l’esame delle sensazioni saporifere, tattili e retronasali. SENSAZIONI SAPORIFERE Riguardano le primissime percezioni, quali i riconoscimenti essenziali del tipo dolce, amaro, salato e acido. La maggiore o minore dolcezza è dovuta alla presenza degli zuccheri e si avverte in bocca come una piacevole sensazione vellutata e gradevole, mentre l’acidità provoca un aumento della salivazione. La sapidità invece si esprime attraverso la percezione della salinità, soprattutto sul dorso della lingua, mentre una leggera sensazione amarognola, determinata in particolare dai tannini,


si manifesta nella parte posteriore della bocca.

SENSAZIONI TATTILI Le sensazioni tattili riguardano aspetti ben precisi tramite le quali si valutano aspetti come l’alcolicità di un vino, l’astringenza e la consistenza di un vino. ALCOLICITÀ Per determinare l’alcolicità di un vino si può far riferimento alla sensazione pseudocalorica, quella che si avverte non appena si introduce il vino all’interno del cavo orale. Si manifesta con un apparente aumento della temperatura, sia in bocca che ad esempio sulle gote e i lobi delle orecchie. Maggiore sarà questa sensazione, maggiore sarà la componente alcoolica nel vino. ASTRINGENZA Si manifesta con una improvvisa secchezza del cavo orale e delle mucose, dovuta ad una diminuzione della produzione salivare, rivelatrice della presenza dei tannini, componente importantissima soprattutto nei vini rossi. CONSISTENZA Questa sensazione riguarda la percezione della “solidità” del vino, che si manifesta con una maggiore o minore fluidità del vino al contatto con il cavo orale. Una maggiore consistenza denota un vino dalla buona o ottima struttura.




ABBINAMENTO CIBO-VINO Esaltare un piatto con il vino giusto Abbinare un vino a una pietanza non è sempre così facile. Devi conoscere bene i vini in generale, e quelli che hai a disposizione nel tuo ristorante. Oltretutto, per via degli alti costi di ricarico, il vino incide parecchio nello scontrino che i tuoi ospiti dovranno pagare alla cassa; motivo per il quale molti rinunciano a prenderlo. In questo articolo trovi alcuni consigli utili per scegliere dei vini economici, su cui ricaricare meno, e che si possono abbinare a diverse tipologie di pietanze.

L’eterna ricerca del sapore perfetto ricade, anche e soprattutto, sulla scelta del vino da abbinare. Esistono tre scuole di pensiero: inglese, francese e italiana. Ognuna di esse traccia delle linee guida, da seguire e rispettare, per non rovinare l’esperienza gastronomica, servendo un vino poco adatto al piatto presentato. Data la natura dell’argomento trattato, quindi, è meglio creare uno schema, così da renderti più semplice la consultazione. Ti avviso, avrai molto da leggere. Ecco, in sintesi cosa troverai in questa presentazione: -le tre scuole


-primi piatti a base di carne -primi piatti a base di pesce -secondi a base di carne -secondi a base di pesce -dessert -abbinamenti impossibili Analizziamo, nel dettaglio, ogni singolo punto. Le tre scuole di pensiero

Come vi ho accennato nel paragrafo precedente, quando si parla del binomio cibo-vino, non è possibile non menzionare tre distinte scuole di pensiero. Tra teorie e tecniche per l’abbinamento perfetto, inglesi, francesi e italiani hanno creato un vero e proprio manuale per districarsi tra vino e ricette. La scuola inglese è la meno rigida. Si basa, infatti, sui gusti personali. La parola d’ordine è: soggettività. Vuoi abbinare un brasato di manzo a uno Chardonnay? Libero di farlo. Anche se i puristi storcerebbero il naso. La scuola francese, invece, segue un decalogo molto rigido.


I vini bianchi liquorosi non possono essere abbinati né alla selvaggina né alle carni rosse I vini rossi non possono essere abbinati né ai pesci né ai crostacei né ai molluschi I vini rossi devono essere serviti, sempre, dopo i bianchi I vini robusti devono essere serviti, sempre, dopo i vini leggeri I vini a temperatura ambiente devono essere serviti, sempre, dopo i vini freschi (o da frigo) I vini vanno serviti seguendo una gradazione alcolica crescente Ogni piatto necessita di un vino diverso I vini devono seguire la stagionalità Tra un bicchiere di vino e l’altro, bisogna resettare il gusto con un sorso d’acqua Mai servire un solo vino in un pasto Infine, veniamo a quello che forse ti interessa maggiormente: la scuola italiana. Noi italiani con il vino non scherziamo; del resto fin dai tempi degli antichi romani ci dilettiamo con il nettare preferito da Bacco. La nostra scuola, infatti, prevede diversi approcci, valutando – caso per caso – l’abbinamento migliore. Nello specifico, troviamo: l’abbinamento per tradizione l’abbinamento stagionale l’abbinamento psicologico l’abbinamento per concordanza o contrapposizione L’abbinamento per tradizione segue la territorialità degli ingredienti, delle ricette e dei vini tipici di una determinata zona. Allo stesso modo, l’abbinamento stagionale tiene conto dell’andamento delle stagioni, del clima, e della disponibilità dei prodotti (ad esempio, un vino come il moscato


bianco, prettamente estivo, non sarà mai servito con un piatto di fagioli con le cotiche). L’abbinamento psicologico, invece, si basa, esclusivamente, sul momento del consumo. Mi spiego meglio: a capodanno, qualsiasi sia la portata, cosa berrai per festeggiare? Spumante o champagne, che domande. Infine, veniamo al nocciolo duro, l’approccio usato dal metodo Mercadini. Un metodo che punta ad armonizzare cibo e vino, in una singola entità. Detto così suona poco chiaro, me ne rendo conto. Provo a chiarirti le idee con un grafico.

Ad ogni scheda, formata da cerchi concentrici, viene assegnato un valore da 1 a 10, in base alle caratteristiche del vino e del cibo percepite durante la degustazione. Dolce, salato, acido e amaro sono i quattro sapori principali, a cui vengono sommate le sensazioni legate al cibo e al vino. Grassezza, sapidità, untuosità, ma anche profumo, morbidezza, aroma e tannicità. Tutti indici per valutare al meglio l’abbinamento adatto.


Adesso direi che è giunto il momento di stappare qualche bottiglia e assaporare un paio di piatti niente male. Menu di carne: quali vini abbinare?

Senza troppi indugi, ecco un paio di accostamenti per stupire e deliziare i tuoi clienti. Per i primi a base di carne, quali cannelloni ripieni, lasagne, ragù alla bolognese, salsiccia e pancetta puoi consigliare un ottimo Chianti classico. Un prezzo da combattimento e un gusto unico; sapido, asciutto e tannico al punto giusto. Puoi optare, anche, per un Barbera D’Alba o un Sangiovese di Romagna. Due ottimi vini DOC, entrambi rossi e con un ottimo rapporto qualità prezzo. Per i secondi di carne, se scegli un piatto più strutturato – come ad esempio un agnello al mirto (o altre ricette con l’agnello) – scegli come partner ideale un rosso di Montalcino. Rispetto al Brunello costa meno ed è altrettanto buono. Il Sagrantino di Montefalco, invece, è perfetto per accompagnare un arrosto di carne, o della selvaggina. Inoltre, si sposa perfettamente con un bel tagliere di formaggi stagionati, grazie al suo sapore asciutto e ricco di tannino.


Menu di pesce: quali vini scegliere?

Se i tuoi clienti prediligono il pesce, devi sapere, anche in questo caso, cosa consigliare per esaltare le tue capesante gratinate, o la tua zuppa di pescato del giorno. Ecco, cogliendo la palla al balzo, ti suggerisco due abbinamenti: Per molluschi e crostacei, un vino che eccelle è sicuramente il Riesling; capace di esaltare con il suo gusto secco e fruttato. Un altro vino vincente e delizioso è il Carricante, un grande vitigno dell’Etna di grande personalità e adatto a tutti i primi di pesce (purché senza pomodoro). Per il secondo, invece, vi consiglio due vini rosati. Il Bardolino Chiaretto e il Cinque Terre. Il primo più adatto al sushi e alla cucina giapponese, il secondo perfetto per qualsiasi secondo a base di pesce: dalla zuppa al “cappon magro” genovese. Un vino dolce per dessert e qui iniziano i drammi. Sbagliare il vino da servire durante il dessert può rovinare l’intero banchetto. Anche perché esistono dei dolci che non vanno molto d’accordo con il vino


Ad esempio, sai qual è il vino da abbinare a una buona fetta di tiramisù? L’acqua. Viceversa, vuoi sapere un vino da accompagnare a un dessert? Alto Adige Moscato Rosa. Nessun dolce o prodotto di pasticceria in generale è inadatto a questo vino, dal sapore dolce e delicato. Anche il Passito di Pantelleria è un eccellente vino da abbinare al dessert, meglio se alta pasticceria, così come il Grechetto. Gli abbinamenti impossibili Ti sembrerà strano, ma esistono delle pietanze, dolci per lo più, a cui non è possibile affiancare nessun vino. Ecco un rapido elenco: cioccolato frutta fresca e macedonia finocchi e carciofi crudi torte con liquore e crema sottaceti (l’aceto si scontra con il sapore del vino)


gelato (troppo freddo) Con queste pietanze, meglio evitare il contatto con alcun tipo di vino. Conclusioni Il tuo viaggio virtuale “strettamente” personale tra vitigni e cantine volge al termine. Se hai letto fin qui, permettimi di offrirti seppur virtualmente – un bel bicchiere di bollicine………….. CIN…CIN!



I VINI DEL VULCANO IL Fascino e la Forza dei Vini dell’Etna


L'Azienda Barone di Villagrande, sita alle pendici dell'Etna, appartiene alla famiglia Nicolosi Asmundo da tempi remoti. Con un decreto dell' Imperatore Carlo VI, vennero conferiti alla famiglia, nel 1727, diritti, privilegi e il titolo di Barone di Villagrande anche a sottolineare l'amore, la dedizione e le capacitĂ nella produzione di vini di rinomanza.

I vigneti sono ubicati a 650 m.s.l.m, parzialmente all'interno del


parco dell'Etna e nelle zone DOC Etna ed Etna Bianco Superiore. I terreni, di natura vulcanica, si estendono in un ampio anfiteatro, digradante verso sud, tra le bianche nevi e il mare. Il caratteristico clima di montagna, la particolare esposizione dei vigneti, la presenza di limitrofi boschi di querce e castagni, creano, oltre ad un paesaggio incantevole, un "unicum" per la produzione di vini


dalla moderata gradazione alcolica. I vini sono ricchi di aciditĂ fissa ed estratti; di nerbo vivo, di stoffa salda ed ottima razza i rossi, dal profumo delicato e penetrante, potenti di struttura e persistenza i bianchi.


I vini di Barone di Villagrande tra Etna e Salina La storia aziendale di questa bella realtà siciliana si lega indissolubilmente e storicamente alla famiglia Nicolosi che fin dal XVIII secolo, grazie alla produzione di grandi vini etnei, diventa un punto di riferimento importante per il territorio tanto che l'Imperatore Carlo VI d'Asburgo, nel 1726, concesse a Don Carlo Nicolosi il titolo di Barone di Villagrande. Oggi, generazione dopo generazione, spetta al giovane Marco Nicolosi, laureato in viticoltura ed enologia, l'onere e l'onore di portare avanti la produzione e la commercializzazione dei vini "di famiglia" che attualmente provengono da circa 20 ettari di vigneti che si estendono in un ampio anfiteatro, digradante verso sud, ad una quota compresa tra i 650 ed i 700 metri s.l.m. Il terreno, ovviamente, è di matrice vulcanica per cui è sciolto e profondo, a reazione sub-acida, ricco di microelementi (ferro e rame) e mediamente dotato di potassio, fosforo e magnesio. Il clima, grazie all'altitudine e all'influenza del vulcano è abbastanza diverso da quello che troviamo nel resto della Sicilia visto che le temperature in inverno sono estremamente rigide (spesso sotto lo zero) mentre in estate, dove c'è grande escursione


termica tra il giorno e la notte, le massime non sono mai elevate

La cantina, bellissima da visitare vista la sua storicitĂ , accoglie sia grandi botti di castagno, memoria di una "vecchia" enologia etnea, sia "moderne" barrique con le quali Marco produce i vini di punta


Emanuele Fioretti, "brand manager" di Barone di Villagrande poco tempo fa ha presentato a Roma i suoi vini piĂš rappresentativi ad


un pubblico di esperti del settore ed appassionati che hanno raccolto molteplici e positivi riscontri.

I VINI DELL’AZIENDA Etna Bianco DOC Superiore (carricante 100%) che da sempre rappresenta un validissimo biglietto da visita dell'azienda grazie alla struggente territorialitĂ del vino che presenta un ventaglio olfattivo che ci ricorda l'odore del mare, della pietra focaia, delle erbe aromatiche e della mandorla sgusciata. Al sorso è verticale, freschissimo e salato nel superbo finale. Nota tecnica: criomacerazione, fermentazione a temperatura controllata. Imbottigliamento a 6-7 mesi dalla vendemmia.


L'Etna Bianco DOC Superiore "Legno di Conzo" (carricante 100%) deriva da un singola vigna che Marco ha individuato nel tempo per le sue caratteristiche qualitative. Rappresenta per certi versi un bianco "moderno" perchè, anzichè in acciaio come il vino precedente, viene lasciato fermentare in botti di rovere per affinare successivamente altri due anni tra legno e bottiglia. Al naso è intenso e boteriano, si percepisce la frutta esotica, il miele, il burro fuso e la mimosa mentre al sorso è sapido, deciso e morbido. Lunga la persistenza. Nota tecnica: fermentazione in botti di rovere e successivo affinamento di un anno in legno, dopo l’imbottigliamento continua


l’affinamento in vetro nelle nostre cantine per un altro anno.



Etna Rosso DOC (nerello mascalese 80%, n. mantellato/n. cappuccio 20%) il cui profilo aromatico è decisamente austero e scuro grazie ad una complessità aromatica che non va oltre a sensazioni di grafite, ciliegia nera, carruba ed erbe amare. Sorso deciso, maschio, dal tannino graffiante e dalla mineralità penetrante. Un vino da uomini veri. Nota tecnica: fermentazione a temperatura controllata per 60-10 giorni dopo la svinatura in botti per 12 mesi. Imbottigliamento a 24 mesi dalla vendemmia


L'Etna Rosso "Leza di Mannera" (nerello mascalese 80%, n. mantellato/n. cappuccio 20%) rappresenta una vino molto piĂš femminile del precedente, un contraltare che molti apprezzeranno per la sua veste aromatica decisamente sensuale che punta dritta sui fiori rossi, la frutta di rovo succosa e le spezie orientali. Sorso di grande equilibrio, vellutato nel tannino e giustamente sapido nel finale. Il vino viene non viene prodotto tutti gli anni ma solo in concomitanza di grandi millesimi. Affinamento : Botti di castagno da 500 litri per 24 mesi e un anno in bottiglia.


A Salina la famiglia Nicolosi ha una piccola vigna situata in contrada Vallone Casella e dalla quale nasce il Malvasia delle Lipari Passito che Marco vinifica con grande passione donando al degustatore un nettare di carattere che spiazza, nel senso buono del termine, per il suo essere "dolce non dolce" ovvero con un apparente scarso residuo zuccherino che garantisce un sorso piacevole, non stucchevole, con finale quasi austero. E come per incanto l’azienda ha un vecchio spumante metodo classico che il papà di Marco ha prodotto partendo da una base di nerello mascalese le cui caratteristiche di acidità, dovute al millesimo, non erano idonee alla produzione di un ottimo Etna Rosso. Il risultato di questo esperimento, che i Nicolosi vogliono condividere con i loro amici e clienti, è molto convincente: lo spumante, datato 1995, è ricco, intenso, con ricordi di mela cotogna, pane tostato, pera e tocchi di miele e zenzero. Il sorso è ampio e appagante. Bella scoperta e chissà se i Nicolosi, con


questo risultato, non diano inizio in futuro anche ad una produzione di spumante made in Etna. Chi vivrà vedrà.

PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA Milo è il più piccolo comune della provincia di Catania con poco più di mille abitanti. Da qui passa la “Mareneve”, la provinciale 591 che dalla costa si inerpica, fra curve e tornanti, fino al versante NordEst del Vulcano: “A Muntagna”, come la chiamano da queste parti. Villagrande è una delle 8 contrade di Milo, una delle 133 contrade dell’Etna. Proprio Villagrande è uno di quei luoghi da favola che la Sicilia ti propone di continuo, riuscendo sempre a sorprenderti. Ed è così, visto che anche il sottoscritto (siciliano Doc) si stupisce per la bellezza del luogo. Qui tutto è costruito in pietra lavica, armoniosamente inserita nel paesaggio naturale. Il bosco, il muretto, l’arco che ci accoglie e che porta nell’ampio giardino-terrazza con vista mozzafiato sulle vigne e sulla costa jonica: così vicino il mare che sembra quasi possibile toccarlo. E’ questa Villagrande, il luogo che dà il nome all’azienda Barone di Villagrande. Siamo a quota 700 metri sul livello del mare, versante Est del Vulcano. Lui, l’Etna, vigila dall’alto con il solito beneaugurante pennacchio bianco che fuma dal cratere. “Quando fa così” assicurano “si può stare tranquilli”.


L’a ccoglienza Ê curata da Marco Nicolosi Asmundo e della moglie Barbara Liuzzo. Una giovane e dinamica coppia, molto friendly : sono loro i rappresentanti della decima


generazione dei Nicolosi Asmundo, nobile famiglia presente in queste terre fin dal 1727. Sotto di noi si affaccia l’anfiteatro naturale dei vigneti, in file ordinate, a terrazzamenti, con i filari di


Carricante, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio.

Piccola storia di famiglia


La famiglia Nicolosi proviene da Aci (uno dei tanti Aci- etnei come Acireale o Aci Catena o Aci Sant’Antonio o Aci Castello o Aci Trezza, da scoprire….). Alla fine del 1600 ricevette il mandato dalla Mensa Vescovile di trasformare il territorio di Villagrande in un “delizioso giardino”. E così avvenne. Scrive Domenico Sestini, storico archeologo e viaggiatore fiorentino: “I Nicolosi legarono sempre più la loro esistenza alla nuova terra, impastandosi di sciara e fumi dell’Etna”. Nel 1726 l’imperatore Carlo VI d’Asburgo, in qualità anche di Re di Napoli, conferì una serie di privilegi nobiliari a Don Carmelo Nicolosi. Da quell’epoca inizia la coltivazione dell’uva. Nel 1869 Paolo Nicolosi completò la nuova cantina di vinificazione e affinamento. Non solo: è stato anche il primo a partire con una doppia linea di vinificazione che consentiva di separare le uve bianche dalle uve rosse. Prima di allora, sull’Etna ed in gran parte d’Italia, uve bianche e rosse venivano vinificate insieme per la produzione di un unico vino. E’ certamente a Milo, in questo luogo, che è nato l’Etna Bianco Superiore. Nel 1968 viene riconosciuta la D.O.C. Etna, la prima Denominazione di Origine Controllata in Sicilia. A preparare e scrivere il disciplinare fu il Barone Carlo Nicolosi Asmundo, docente universitario di enologia e tecniche alimentari all’Università di Catania, il papà di Marco e della sorella Carla (sommelier e avvocato), oggi in pensione. Una saga familiare che continua con la decima generazione, all’insegna del profondo rinnovamento.

La vigna e la cantina La famiglia Nicolosi Asmundo si è sempre dedicata anima e corpo alle vigne, al vino, a migliorare sempre le tecniche di vinificazione. Persone di indubbia gentilezza e lungimiranza. Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente il barone Carlo e la moglie Maria Valeria in un Vini Milo di almeno dieci anni fa, nel corso di una


conferenza tenuta dalla titolata Jancins Robinson, master wine da sempre innamorata dei vini di Sicilia. Rivedere la cantina oggi, a distanza di anni, fa un certo effetto. Tutto è stato rinnovato, restaurato, messo in ordine, rispettando sempre la tipicità e l’equilibrio ecodinamico dei luoghi. Se la solerte e attenta signora Maria Valeria, laureata in microbiologia, ma anche enotecnico, si è rivelata fondamentale nel progetto Malvasia delle Lipari, è la coppia social-bio Marco e Barbara ad occuparsi del ricevimento di visitatori, ospiti e giornalisti nella pittoresca cantina-resort. I giovani sposi si sono divisi equamente i compiti: Marco, laureato in enologia a Milano (con tesi sul Nerello Mascalese, ovviamente), decide e fa i vini, ne segue l’origine, il percorso, l’evoluzione in vigna e in cantina, infine li presenta alle degustazioni; Barbara cura il marketing, le pubbliche relazioni, i contatti e le spiegazioni in perfetta lingua inglese, mettendo a frutto l’esperienza maturata nel precedente incarico di marketing alla Luxottica.

Spiega convinto Marco: “I nostri vini devono essere espressione del territorio, dei vitigni, di ogni annata sempre diversa l’una dall’altra. Siamo coscienti che l’uomo col suo operato, le sue scelte, la sua guida sapiente, è in grado di creare vini unici e deliziosi: la sua complice è la natura”. La cantina storica di metà Ottocento è stata completamente restaurata. Fanno bella mostra di sé le grandi botti di castagno


etneo da 500 e 600 litri, ma sono presenti anche le barrique francesi utilizzate soprattutto per la maturazione dei vini rossi da uve Merlot destinati al mercato internazionale.

Terreni, clima e mineralità Il particolare clima etneo è diverso da quello siciliano (che poi è differente nelle diverse latitudini ed esposizioni).L’altitudine è gli effetti del vulcano influenzano la temperatura e le precipitazioni. Le minime in inverno e all’inizio del germogliamento possono anche precipitare sotto lo zero risultando persino dannose per la vite. Per contro, le massime d’estate non sono mai elevate. In autunno e



in inverno piove fino a dieci volte di più che nel resto della Sicilia mentre d’estate non piove praticamente mai. L’escursione termica giorno notte può raggiungere, nel periodo primavera-estate, anche i 30 gradi centigradi.


I vigneti hanno una resa di 40 quintali per ettaro, il tipo di allevamento è Guyot e cordone speronato. Determinante per i vini finali è la natura dei terreni, di chiara matrice vulcanica. Sono terre sciolte, profonde, ricche di ferro e rame, e meno ricche di potassio, fosforo e magnesio, povere di azoto e prive di calcio. Terre scure e condizioni climatiche uniche al mondo che influenzano enormemente il risultato finale dei vini. Che sono anch’essi di qualità superiori e unici! Degustazione


Nell’area ospitality& tasting i vini sono abbinati con i piatti realizzati dalla giovane e già bravissima chef siracusana Giulia Carpino con simpatiche prepazioni di piccoli arancini di riso al Nerello Mascalese. I risultati (ehm) li potete ammirare nelle foto della gallery. Da citare ed elogiare il restyling grafico delle etichette realizzate dall’artista catanese Alfredo Guglielmino: in tutte spicca l’Etna, su bozzetti in stile naif molto originali.

Etna Doc Rosato Da un’originale vinificazione di Nerello Mascalese e un piccolo saldo di Carricante (10%), ecco un gioviale e floreale rosato che esprime nel calice la purezza e la freschezza delle uve etnee. Profuma viola, pepe rosa e fragoline di bosco. Al gusto dimostra piacevolezza, freschezza e immediatezza. Ottimo sulla caponata siciliana.


Etna Bianco Doc Superiore Dall’uva tipica per il bianco etneo, il Carricante in purezza viene macerato a freddo e poi fermenta a temperatura controllata. E’ imbottigliato a 6 mesi dalla vendemmia. E’ un vino di facile impatto, piacevole con i suoi sentori di mela verde, ginestra e biancospino, anice stellato e cedro. Fluisce con garbo, senza spigoli, morbido, sapido, armonico, di buona persistenza. E’ giovane e va bevuto giovane. Preferibilmente sul macco di fave. Etna Bianco Superiore Villagrande E’ il Bianco Superiore che rappresenta il Cru dei vigneti di Milo, zona d’elezione per la coltivazione del Carricante. Prende di fatto il posto del Legno di Conzo, raccogliendone l’eredità. Fermenta


in botti di rovere da 500 litri e poi affina un anno sempre in botti da 500 litri. Esprime frutta fresca come il melone, la mela, la pera, verdelli e poi fiori di zagara e biancospino. Sorso avvolgente, intenso, ben bilanciato, molto lungo e appagante. Torna nel finale una bella nota di agrumi verdi. Da bere con fritto misto di pesce.

Etna Rosso Da uve Nerello Mascalese 80%, Nerello Cappuccio e Nerello Mantellato per il restante 20%. Rosso rubino scarico. Note di spezie scure e balsamiche, violetta e fragoline di bosco. Un rosso perfetto e avvincente, caldo, dalla nota vivace di pietra focaia. Al palato fa il suo ingresso lieve, poi si distende bene. Non pare un rosso corposo, ma c’è eccome con i suoi tannini fini in secondo piano. Affinamento per due anni in botti di castagno dell’Etna da 500 litri. Da bere con maialino nero siciliano. Malvasia delle Lipari La famiglia Nicolosi Asmundo è impegnata anche sull’isola di Salina dove coltiva i vigneti di contrada Vallone Casella. Un pallino felicemente realizzato di mamma Maria Valeria. Il vino degustato origina – come da disciplinare – da uve Malvasia delle Lipari al 95% e Corinto Nero al 5%. I chicchi appassiscono al sole fino a 12 giorni. Segue la fermentazione a temperatura controllata, poi l’imbottigliamento a 9 mesi dalla vendemmia. Al naso albicocca disidratata e nota iodata. In principio è timido, ha bisogno di aprirsi. Ginestra, miele, erbe aromatiche. Bocca contenuta, misurata, garbata, così come la dolcezza mai oltre il limite. Fresco, non lunghissimo. Da gustare con delicati biscotti


alla mandorla. Un vino fine ed estatico.

Non solo vino però. Barone di Villagrande offre anche l’olio e una chicca raffinata: un piccolo e panoramico Wine Resort (quattro camere con tutti i confort da vero relax) immerso tra boschi e storici vigneti, dedicato all’ospitalità degli enoturisti che vogliono scoprire paesaggi, luoghi, vini e la gustosa cucina e ricca tipica siciliana.


Impressioni finali Al di là dei vini deliziosi e pienamente territoriali assaggiati, quello che colpisce di più è stata la capacità dell’azienda Villagrande di


sapersi rinnovare guardando avanti, nel pieno rispetto di tradizioni lunghe tre secoli. Non è il solito giro di parole per dichiarare un “rinnovamento nella tradizioneâ€? che sa tanto di spot facile e bello


pronto. Questa volta abbiamo toccato con mano: a Villagrande Marco e Barbara ricercano, sperimentano, decidono, e poi cambiano perchÊ cosÏ si vince e si esplorano nuovi mercati per il vino dell’Etna. La conferma? La luce di soddisfazione negli occhi


degli ospiti in visita in azienda!


WINE AROMATIC

ETNA BIANCO VILLAGRANDE

SALINA BIANCO

MALVASIA DELLE LIPARI

ETNA ROSSO VILLAGRANDE

Etna rosato


FOOD COMBINATION


Info & Contatti: Azienda Vinicola Barone di Villagrande Via del Bosco 25 – 95010 Milo (CT) – Tel. 095 7082175 Ettari vitati: 25 (Etna), 2 (Salina)

Vitigni coltivati: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nerello Mantellato, Carricante, Malvasia delle Lipari, Inzolia, Merlot .


www.villagrande.it




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