Speciale Carmelo Nicosia

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L A DEGUSTAZIONE(rigorosamente personale..ndr) è un’arte antica che nel tempo si è arricchita di tante piccole conoscenze e tanti piccoli segreti, insomma E’ un ‘arte. Ma


un'arte che non è privilegio di pochi: ognuno possiede sufficienti capacità sensoriali per effettuare l'analisi degustativa di un vino, purchè vi sia l'interesse ad imparare le tecniche di base e le nozioni fondamentali relative alla bevanda. OGGI DEFINITA ANALISI SENSORIALE OD ORGANOLETTICA, E’ SICURAMENTE QUALCOSA DI PIU’ DEL SEMPLICE ASSAGGIO DI UN VINO PER RICAVARNE GUSTO, PIACERE ED EMOZIONE!

QUALCHE COSIGLIO ESSENZIALE E PERSONALE PER PRATICARE UNA BUONA ANALISI ORGANOLETTICA E SENSORIALE: 1) E’ CONSIGLIABILE ESEGUIRLA QUANDO LE POTENZIALITA’ PERCETTIVE DELL’ORGANISMO UMANO E’ LA MIGLIORE E CIOE’ TRA LE 10 E 12 DEL MATTINO PRIMA CHE LE CAPACITA’ PERCETTIVE SI ABBASSINO PER COLPA DELLO STIMOLO DELLA FAME; 2)E’ NECESSARIO ESSERE IN PERFETTA SALUTE E COMPLETO BENESSERE PSICOFISICO, CIOE’ IN ASSENZA DI STRESS PSICO-FISICO; 3) EVITARE ASSOLUTAMENTE SIGARETTE, ASSUNZIONE DI BEVANDE QUALSIASI SIA CALDE CHE FREDDE ED ASSUNZIONI DI CIBI FORTI E PICCANTI, ALCOOL, CARAMELLE E GOMME DA MASTICARE PER TUTELARE E RENDERE EFFICACI AL MEGLIO I NOSTRI ORGANI ALLA DEGUSTAZIONE!

La degustazione comporta il coordinamento di vari stimoli che, interessando i sensi dell'uomo (la vista, l'olfatto, il gusto e il tatto), danno origine a differenti sensazioni, le quali, giustamente interpretate, consentono di valutare il vino. L'analisi chimica individua chiaramente i vari componenti del vino, ma non può individuare e valutare i loro stimoli sui sensi dell'uomo. La degustazione rappresenta un momento fondamentale nella verifica delle caratteristiche di un vino: permette di analizzare le varie componenti, valutarle singolarmente e nel loro complesso, evidenziare lati positivi e negativi, effettuare ragionevoli previsioni sulla sua evoluzione. La degustazione si articola in una serie di fasi successive, che inizia con l'analisi delle sensazioni visive e quindi, ordinatamente nel tempo, di quelle olfattive, gustative, gusto-olfattive e tattili; infine si concentra l'attenzione sull'equilibrio delle diverse componenti e sulla presenza di caratteristiche tipiche del vino. L'aspetto di un vino viene valutato attraverso l' analisi visiva, che è la prima impressione ad essere percepita e permette di prefigurare, fin dall'inizio, certe caratteristiche del vino in esame. La vista, infatti, è un senso rapido, istantaneo, dinamico, che dà una sensazione di realtà, di sicurezza, al contrario delle impressioni dell'olfatto e del gusto, che sono fugaci, progressive, evolutive, incerte e confuse. Le sensazioni visive ci danno informazioni sulla limpidezza , sul colore (tonalità ed intensità), fluidità, scorrevolezza, sviluppo di anidride carbonica, l'importanza dei fenomeni colloidali. La valutazione della limpidezza avviene osservando il vino contenuto nel bicchiere di fronte ad una sorgente luminosa poco intensa, come la fiamma di una candela: interponendo un qualsiasi oggetto tra bicchiere e fonte luminosa, più nitidi sono i contorni dell'oggetto, più il vino risulta limpido.


La valutazione del colore avviene osservando il vino nel bicchiere sottoposto a illuminazione diretta, su fondo perfettamente bianco, per individuarne la vivacità e la tonalità . Il bicchiere può venire poi sollevato all'altezza degli occhi e quindi


abbassato e rialzato per osservarne le sfumature, l'intensità del colore, l'eventuale presenza di spuma e bollicine. La degustazione prosegue poi con l'indagine olfattiva: facendo roteare il picchiere, il vino si innalza sulle pareti per forza centrifuga, ed aumenta la propria volatilità , quindi l'assaggiatore può rivelare, con l'inspirazione, i vari elementi olfattivi del vino in esame


Si passa successivamente all'esame gustativo: l'assaggiatore porta il bicchiere alle labbra, immette una piccola quantitĂ , 10-15 cc di vino, e lo trattiene nella parte anteriore del palato; con la punta della lingua lo suddivide in tutte le zone sensibili del palato anteriore, lo diffonde in tutta la bocca per eccitare la sensibilitĂ gustativa e tattile, e infine lo deglutisce facendo attenzione alle sensazione sensoriali e retroolfattive.La degustazione fa passare il liquido nell'esofago, e quindi nello stomaco. Superata l'entrata nell'esofago, si ristabilisce il circuito respiratorio. L'aria respirata attraversa la cavitĂ orale, s'impregna dei vapori odorosi del vino ingerito, entra in contatto con la sede dell'olfatto per mezzo delle fosse nasali e stimola i neuroni


olfattivi. Si consiglia di deglutire una o due volte una piccolissima quantità di vino nell'intervallo di tempo in cui lo si tiene in bocca (circa dieci secondi). Questo assaggio chiama in causa, come già detto, percezioni olfattive retro-sensoriali non sempre uguali a quelle nasali: infatti la temperatura del vino trattenuto nella cavità orale aumenta, favorendo una maggior liberazione di sostanze volatili. Il degustare è un atto intelligente che richiede attitudine, preparazione, memoria, capacità di decodificare ed interpretare i vari messaggi visivi, olfattivi, gustativi, che giungono al nostro cervello dopo essere stati raccolti dagli organi preposti: un'arte per accedere al meraviglioso mondo del vino. Ma al di là delle tecniche, affidatevi alla vostra spontaneità, fatevi trasportare liberamente dalle mille sensazioni che un vino può trasmettervi... l'importante è che abbiate la calma e la pazienza di accoglierle! La degustazione è il momento nel quale è possibile identificare le principali caratteristiche di un vino, attraverso l’attenta analisi delle sue proprietà organolettiche. L’analisi organolettica di un vino si articola in tre fasi distinte: Esame visivo; Esame olfattivo; Esame gustativo; -Durante l’esame visivo si valutano caratteristiche quali la limpidezza, il colore, la fluidità e l’eventuale effervescenza. -Durante l’esame olfattivo si procede al riconoscimento dei profumi e della loro intensità e persistenza. -Durante l’esame gustativo si analizzano le sensazioni soporifere, le sensazioni tattili e gli aromi del vino.


ESAME VISIVO

LA LIMPIDEZZA La prima caratteristica da valutare nella fase dell’esame visivo è la limpidezza del vino. Dovremo cioè assicurarci che il bicchiere che abbiamo di fronte non presenti particelle in sospensione che creino quella sgradevole opacità. Per definire tale caratteristica si prende il bicchiere e lo si pone in controluce. Se non presenta particelle in sospensione si definisce limpido, se presenta particelle in sospensione si definisce opaco. Attualmente è piuttosto difficile imbattersi in un vino opaco, a meno che non si tratti di un vino “casalingo”. IL COLORE Con il bicchiere inclinato si scruta il vino per identificarne il colore, la tonalità e le eventuali sfumature, tutte caratteristiche importanti per farci un’idea abbastanza precisa del vino che ci prepariamo a degustare. I colori dei vini bianchi sono: giallo verdolino: o giallo molto tenue, è il colore tipico dei vini molto giovani. giallo paglierino: indica un vino piuttosto giovane. giallo dorato: caratteristico nei vini equilibrati, spesso ottenuti da uve sovramature.


giallo ambrato: indica un vino morbido, ottenuto grazie a tecniche che consentono la produzione di vini passiti o liquorosi. I colori dei vini rossi sono: rosso porpora: vino molto giovane, caratterizzato da una spiccata acidità. rosso rubino: vino giovane ed equilibrato. rosso granato: vino morbido, in grado di sopportare ancora qualche anno di invecchiamento. rosso aranciato: tipico dei grandi vini rossi sottoposti a lunghi periodi di affinamento. FLUIDITÀ

L’esame che riguarda la fluidità mira a mettere in evidenza la consistenza del vino. Questa è determinata dalla maggiore o minore presenza di tutte le caratteristiche che compongono il vino, ma soprattutto degli alcooli. Uno degli elementi che ci consente con un colpo d’occhio di verificarne la presenza sono gli archetti, le lacrime che si formano quando il vino ricade nel bicchiere scendendo lungo le pareti. Se gli archetti sono molto fitti si è di fronte ad un vino di maggior consistenza, se sono meno fitti generalmente ci si trova di fronte ad un vino di minore struttura. In base a questa caratteristica un vino può essere definito:


poco consistente: è un vino che scende nel bicchiere in modo leggero, tipico di una struttura poco consolidata. consistente: il vino scende nel bicchiere in modo poco scorrevole, descrivendo archetti fitti e regolari. E’ tipico dei vini morbidi. viscoso: si definisce così un vino che scende pesantemente nel bicchiere, quasi fosse una sostanza sciropposa. E’ una caratteristica presente nei vini da dessert, nei vini passiti e nei vini attaccati dalla cosiddetta muffa nobile. L’ESAME OLFATTIVO

L’esame olfattivo, oltre a rivelarci la presenza di eventuali difetti (come il sentore di tappo, o di altre muffe), ci mostra le potenzialità aromatiche del vino. I primi due aspetti che devono essere vagliati sono l’intensità e la persistenza dei profumi. intensità: misura complessivamente la “potenza” con la quale l’insieme dei profumi e degli aromi giungono contemporaneamente dal bicchiere al naso. persistenza: misura la sequenza dei profumi e degli aromi e la loro durata nel tempo. Prima di annusare il vino è necessario ruotare leggermente il bicchiere per creare quel vortice che consente agli aromi e ai profumi di liberarsi più facilmente. Una volta valutati questi due aspetti, si passa all’aspetto più celebre e di ogni degustazione, quello dei riconoscimenti. Le descrizioni dei sentori è passata nell’immaginario collettivo come il momento principale della degustazione. Anche se


tale convinzione è ovviamente errata possiede indubbiamente un certo fascino. Molte sono le definizioni attribuibili ad un vino, cosicché i molti profumi sono stati raggruppati in grandi famiglie aromatiche. Ecco le principali: Floreale: Presente nei vini sottoforma di una nota di fiori che possono spaziare dal biancospino al gelsomino, dai fiori d’acacia alla rosa, dalla ginestra ai fiori di campo. A seconda dei sentori può rimandare a vini bianchi giovani o vini rossi più affinati. Fruttato: E’ il profumo della frutta fresca, che può essere a polpa bianca o a polpa rossa, di frutta secca, matura o esotica, in base alla tipologia o all’affinamento. Franco: E’ il sentore dei vini che svelano immediatamente origine e provenienza con un profumo netto e inconfondibile. Erbaceo: Famiglia di profumi che comprende, fra gli altri, quello dell’erba appena tagliata, di vegetali verdi come il peperone e la foglia di pomodoro. Denotano in modo piuttosto caratteristico vitigni come il Cabernet franc e il Sauvignon blanc. Speziato: Presente soprattutto nei vini bianchi e rossi affinati nelle botti di legno. Rimanda a sentori di spezie varie. Ampio: E’ una classificazione olfattiva ulteriore, propria dei vini che presentano un bouquet di sentori che abbracciano più famiglie di profumi, tipico dei grandi vini di eccellente struttura. L’ESAME GUSTATIVO

E’ la parte più delicata della degustazione, durante la quale il vino entra fisicamente in contatto con il cavo orale. Si può quindi procedere alla descrizione dei tre aspetti che la riguardano, l’esame delle sensazioni saporifere, tattili e retronasali. SENSAZIONI SAPORIFERE


Riguardano le primissime percezioni, quali i riconoscimenti essenziali del tipo dolce, amaro, salato e acido. La maggiore o minore dolcezza è dovuta alla presenza degli zuccheri e si avverte in bocca come una piacevole sensazione vellutata e gradevole, mentre l’acidità provoca un aumento della salivazione. La sapidità invece si esprime attraverso la percezione della salinità, soprattutto sul dorso della lingua, mentre una leggera sensazione amarognola, determinata in particolare dai tannini, si manifesta nella parte posteriore della bocca.

SENSAZIONI TATTILI Le sensazioni tattili riguardano aspetti ben precisi tramite le quali si valutano aspetti come l’alcolicità di un vino, l’astringenza e la consistenza di un vino. ALCOLICITÀ Per determinare l’alcolicità di un vino si può far riferimento alla sensazione pseudocalorica, quella che si avverte non appena si introduce il vino all’interno del cavo orale. Si manifesta con un apparente aumento della temperatura, sia in bocca che ad esempio sulle gote e i lobi delle orecchie. Maggiore sarà questa sensazione, maggiore sarà la componente alcoolica nel vino. ASTRINGENZA Si manifesta con una improvvisa secchezza del cavo orale e delle mucose, dovuta ad una diminuzione della produzione salivare, rivelatrice della presenza dei tannini, componente importantissima soprattutto nei vini rossi.


CONSISTENZA Questa sensazione riguarda la percezione della “solidità” del vino, che si manifesta con una maggiore o minore fluidità del vino al contatto con il cavo orale. Una maggiore consistenza denota un vino dalla buona o ottima struttura.



ABBINAMENTO CIBO-VINO Esaltare un piatto con il vino giusto Abbinare un vino a una pietanza non è sempre così facile. Devi conoscere bene i vini in generale, e quelli che hai a disposizione nel tuo ristorante. Oltretutto, per via degli alti costi di ricarico, il vino incide parecchio nello scontrino che i tuoi ospiti dovranno pagare alla cassa; motivo per il quale molti rinunciano a prenderlo. In questo articolo trovi alcuni consigli utili per scegliere dei vini economici, su cui ricaricare meno, e che si possono abbinare a diverse tipologie di pietanze.

L’eterna ricerca del sapore perfetto ricade, anche e soprattutto, sulla scelta del vino da abbinare. Esistono tre scuole di pensiero: inglese, francese e italiana. Ognuna di esse traccia delle linee guida, da seguire e rispettare, per non rovinare l’esperienza gastronomica, servendo un vino poco adatto al piatto presentato. Data la natura dell’argomento trattato, quindi, è meglio creare uno schema, così da renderti più semplice la consultazione. Ti avviso, avrai molto da leggere. Ecco, in sintesi cosa troverai in questa presentazione:


-le tre scuole -primi piatti a base di carne -primi piatti a base di pesce -secondi a base di carne -secondi a base di pesce -dessert -abbinamenti impossibili Analizziamo, nel dettaglio, ogni singolo punto. Le tre scuole di pensiero

Come vi ho accennato nel paragrafo precedente, quando si parla del binomio cibo-vino, non è possibile non menzionare tre distinte scuole di pensiero. Tra teorie e tecniche per l’abbinamento perfetto, inglesi, francesi e italiani hanno creato un vero e proprio manuale per districarsi tra vino e ricette. La scuola inglese è la meno rigida. Si basa, infatti, sui gusti personali. La parola d’ordine è: soggettività. Vuoi abbinare un brasato di manzo a uno Chardonnay? Libero di farlo. Anche se i puristi storcerebbero il naso.


La scuola francese, invece, segue un decalogo molto rigido. I vini bianchi liquorosi non possono essere abbinati né alla selvaggina né alle carni rosse I vini rossi non possono essere abbinati né ai pesci né ai crostacei né ai molluschi

I vini rossi devono essere serviti, sempre, dopo i bianchi I vini robusti devono essere serviti, sempre, dopo i vini leggeri I vini a temperatura ambiente devono essere serviti, sempre, dopo i vini freschi (o da frigo) I vini vanno serviti seguendo una gradazione alcolica crescente Ogni piatto necessita di un vino diverso I vini devono seguire la stagionalità


Tra un bicchiere di vino e l’altro, bisogna resettare il gusto con un sorso d’acqua Mai servire un solo vino in un pasto Infine, veniamo a quello che forse ti interessa maggiormente: la scuola italiana. Noi italiani con il vino non scherziamo; del resto fin dai tempi degli antichi romani ci dilettiamo con il nettare preferito da Bacco. La nostra scuola, infatti, prevede diversi approcci, valutando – caso per caso – l’abbinamento migliore. Nello specifico, troviamo:

l’abbinamento per tradizione l’abbinamento stagionale l’abbinamento psicologico


l’abbinamento per concordanza o contrapposizione L’abbinamento per tradizione segue la territorialità degli ingredienti, delle ricette e dei vini tipici di una determinata zona. Allo stesso modo, l’abbinamento stagionale tiene conto dell’andamento delle stagioni, del clima, e della disponibilità dei prodotti (ad esempio, un vino come il moscato bianco, prettamente estivo, non sarà mai servito con un piatto di fagioli con le cotiche). L’abbinamento psicologico, invece, si basa, esclusivamente, sul momento del consumo. Mi spiego meglio: a capodanno, qualsiasi sia la portata, cosa berrai per festeggiare? Spumante o champagne, che domande. Infine, veniamo al nocciolo duro, l’approccio usato dal metodo Mercadini. Un metodo che punta ad armonizzare cibo e vino, in una singola entità. Detto così suona poco chiaro, me ne rendo conto. Provo a chiarirti le idee con un grafico.

Ad ogni scheda, formata da cerchi concentrici, viene assegnato un valore da 1 a 10, in base alle caratteristiche del vino e del cibo percepite durante la degustazione. Dolce, salato, acido e amaro sono i quattro sapori principali, a cui


vengono sommate le sensazioni legate al cibo e al vino. Grassezza, sapidità, untuosità, ma anche profumo, morbidezza, aroma e tannicità. Tutti indici per valutare al meglio l’abbinamento adatto. Adesso direi che è giunto il momento di stappare qualche bottiglia e assaporare un paio di piatti niente male. Menu di carne: quali vini abbinare?

Senza troppi indugi, ecco un paio di accostamenti per stupire e deliziare i tuoi clienti. Per i primi a base di carne, quali cannelloni ripieni, lasagne, ragù alla bolognese, salsiccia e pancetta puoi consigliare un ottimo Chianti classico. Un prezzo da combattimento e un gusto unico; sapido, asciutto e tannico al punto giusto. Puoi optare, anche, per un Barbera D’Alba o un Sangiovese di Romagna. Due ottimi vini DOC, entrambi rossi e con un ottimo rapporto qualità prezzo. Per i secondi di carne, se scegli un piatto più strutturato – come ad esempio un agnello al mirto (o altre ricette con l’agnello) – scegli come partner ideale un


rosso di Montalcino. Rispetto al Brunello costa meno ed è altrettanto buono. Il Sagrantino di Montefalco, invece, è perfetto per accompagnare un arrosto di carne, o della selvaggina. Inoltre, si sposa perfettamente con un bel tagliere di formaggi stagionati, grazie al suo sapore asciutto e ricco di tannino. Menu di pesce: quali vini scegliere?

Se i tuoi clienti prediligono il pesce, devi sapere, anche in questo caso, cosa consigliare per esaltare le tue capesante gratinate, o la tua zuppa di pescato del giorno. Ecco, cogliendo la palla al balzo, ti suggerisco due abbinamenti: Per molluschi e crostacei, un vino che eccelle è sicuramente il Riesling; capace di esaltare con il suo gusto secco e fruttato. Un altro vino vincente e delizioso è il Carricante, un grande vitigno dell’Etna di grande personalità e adatto a tutti i primi di pesce (purché senza pomodoro).


Per il secondo, invece, vi consiglio due vini rosati. Il Bardolino Chiaretto e il Cinque Terre. Il primo piĂš adatto al sushi e alla cucina giapponese, il secondo perfetto per qualsiasi secondo a base di pesce: dalla zuppa al “cappon magroâ€? genovese.


Un vino dolce per dessert


Qui iniziano i drammi. Sbagliare il vino da servire durante il dessert può rovinare l’intero banchetto. Anche perché esistono dei dolci che non vanno molto d’accordo con il vino. Ad esempio, sai qual è il vino da abbinare a una buona fetta di tiramisù? L’acqua. Viceversa, vuoi sapere un vino da accompagnare a un dessert? Alto Adige Moscato Rosa. Nessun dolce o prodotto di pasticceria in generale è inadatto a questo vino, dal sapore dolce e delicato. Anche il Passito di Pantelleria è un eccellente vino da abbinare al dessert, meglio se alta pasticceria, così come il Grechetto. Gli abbinamenti impossibili Ti sembrerà strano, ma esistono delle pietanze, dolci per lo più, a cui non è possibile affiancare nessun vino. Ecco un rapido elenco: cioccolato frutta fresca e macedonia


finocchi e carciofi crudi; torte con liquore e crema; sottaceti (l’aceto si scontra con il sapore del vino): gelato (troppo freddo) Con queste pietanze, meglio evitare il contatto con alcun tipo di vino. Conclusioni Il tuo viaggio virtuale “strettamente” personale tra vitigni e cantine volge al termine. Se hai letto fin qui, permettimi di offrirti seppur virtualmente – un bel bicchiere di bollicine………….. CIN…CIN!



CARMELO NICOSIA


Vini di Sicilia da cinque generazioni

( Francesco, Carmelo e Graziano Nicosia)

Era il lontano 1898 quando Francesco Nicosia, il bisnonno dell’attuale proprietario, decise di aprire la prima bottega di vino a Trecastagni, sul versante orientale dell’Etna. Tempi d’oro per il vino dell’Etna che già allora era conosciuto ed apprezzato in tutta Europa per la sua forza minerale e la sua “vulcanica” personalità. La storia di Cantine Nicosia – azienda vitivinicola etnea divenuta negli anni una delle principali ambasciatrici del vino siciliano in Italia e nel mondo – s’intreccia con quella di un territorio di straordinaria bellezza con una antichissima tradizione enologica. Nel lontano 1898 il nonno dell’attuale proprietario apriva la prima bottega di vino a Trecastagni sulle pendici orientali dell’Etna. Oggi – a più di un secolo di distanza – Carmelo Nicosia e i suoi figli guidano un’azienda che produce più di 2 milioni di bottiglie all’anno, con la passione di sempre, nel pieno rispetto del territorio e delle sue tradizioni, ma con una naturale propensione all’innovazione. Ne è emblema la nuova cantina di Trecastagni – ben 2.500 metri quadri – che rappresenta una reinterpretazione in chiave moderna dei vecchi palmenti etnei.

A


poca distanza, ai piedi di un conetto vulcanico spento, ecco il più suggestivo tra i terreni di proprietà dell’azienda, un tipico vigneto etneo con i caratteristici terrazzamenti e i muretti a secco in pietra lavica, prevalentemente impiantato a Nerello Mascalese e Carricante per la produzione di Etna Rosso ed Etna Bianco Doc. L’altro fiore all’occhiello della produzione di Cantine Nicosia, il Cerasuolo di Vittoria Docg, nasce, invece, dalle uve provenienti da un ampio vigneto situato nella Sicilia sudorientale in un territorio particolarmente vocato nella coltivazione di Nero d’Avola e Frappato.

L a ricerca di elevati livelli qualitativi mediante una cura scrupolosa dell’intera filiera produttiva e un ottimo rapporto qualità-prezzo sono le caratteristiche principali dei prodotti di Cantine Nicosia, tra i quali spiccano i vini a base di vitigni autoctoni e i liquorosi della linea Fondo Filara, una selezione esclusiva di vini siciliani di grande complessità ed eleganza, destinata a ristoranti, enoteche e wine-bar. " Cantine Nicosia è anche ospitalità: la sua offerta enoturistica prevede visite in cantina, degustazioni dei vini dell’azienda e di prodotti tipici siciliani, tour guidati alla vigna di Monte Gorna, vincitrice del premio come miglior vigneto a spalliera dell’Etna all’edizione 2009 di ViniMilo. La decisiva svolta imprenditoriale avviene alla fine del XX secolo, grazie alla tenacia e allo spirito innovativo dell’attuale proprietario, Carmelo Nicosia, che, investendo nell’ampliamento e ristrutturazione dei vigneti e nella costruzione di una moderna cantina, porterà l’azienda di famiglia a essere protagonista della rinascita del vino siciliano.


Umiltà, rispetto per gli altri, amore per la terra, voglia di fare: sono i principi che da sempre ispirano la famiglia Nicosia e la loro azienda vitivinicola, così fortemente legata ai valori e alla storia di famiglia.

Er a il lontano 1898 quando Carmelo Nicosia, nonno dell’attuale proprietario, decise di aprire la prima bottega di vino a Trecastagni. Tempi d’oro per il vino etneo che, allora, veniva utilizzato come prodotto da taglio per i vini alpini e francesi, ai quali conferiva la sua forza minerale e la sua “vulcanica” personalità. Si pensi che tra il 1880 e il 1890 la superficie vitata sull’Etna giungeva fino a 50.000 ettari, con una produzione complessiva superiore ai cento milioni di litri di vino che partivano dal porto di Riposto per raggiungere il continente. Per molto tempo l’attività principale dei Nicosia è stata quella di veri e propri "talent scout", scopritori di vini siciliani meritevoli di essere promossi e commercializzati, con una particolare predilezione – già allora – per i vitigni autoctoni etnei come il Nerello Mascalese, base del volitivo Etna Rosso, cui viene riconosciuta, dal 1968, la Denominazione di Origine Controllata. Siamo nel versante sud dell’Etna, precisamente a Trecastagni. La storia inizia nel 1898 quando Francesco Nicosia, bisnonno dell’attuale proprietario, decise di dedicarsi al vino, ma facendolo fare ad altri per venderlo in sue botteghe che arrivarono ad essere 19


tra Catania ed Etna. Poco dopo, decise di acquistare vigneti in un territorio zeppo di piccole vigne frammentate in molte proprietà. Stranamente la terza generazione non volle più dedicarsi alla campagna e li vendettero, per fortuna la quarta ricambiò idea e ne riacquistò 20 ettari sempre nelle campagne di Trecastagni. E per controbilanciare il passato ne acquistò altri 40 di ettari nel ragusano, a Bonincontro tra Vittoria ed Acate, regno del Nero d’Avola. Così oggi la quinta generazione guidata da Carmelo Nicosia si trova in mano i due vini oggi più di successo nel panorama isolano, l’Etna e il Cerasuolo.

A parlare dell’Etna, dei vigneti vulcanici di montagna in quanto a quote tra i 680 e i 750 metri, assolati di giorno, freschi di notte, a spalliera in genere in terrazze limitati da muretti a secco in pietra lavica. Vigneti condotti tutti in biologico che sarà riportato in etichetta dalla prossima vendemmia. Le varietà quelle locali: per metà Nerello Mascalese e Cappuccio nella classica suddivisione di 80 e 20% e per l’altra metà Carricante 70% e Catarratto 30%. A questi si aggiungono parecchi ettari in affitto e in convenzione quinquennale dove i proprietari sono seguiti e guidati dai tecnici dell’azienda. L’equipe guidata da Carmelo è formata dai figli Francesco che si occupa principalmente della produzione e Graziano di commercializzazione e marketing, direttore commerciale Antonio Caruso, agronomo Alessandro Lo Genco, enologa Maria Carella.


G raziano Nicosia ed direttore commerciale dott. Antonio Caruso

Un’antica e solida azienda vitivinicola, quella delle Cantine Nicosia, che vantano una storia alle spalle costantemente rivolta verso un continuo rinnovamento. 240 ettari vitati in totale, condotti in regime biologico, parte estesi lungo le pendici dell’Etna e parte situati in altre prestigiose aree viticole: dal 1898, e da ben cinque generazioni, conoscenze e tradizioni sono tramandate di padre in figlio, per cui oggi è Carmelo Nicosia che, insieme con Francesco e Graziano, regge le redini dell’impresa catanese con sede a Trecastagni. Nel pieno rispetto dell’ambiente sono coltivati principalmente vitigni autoctoni, le cui uve vengono lavorate in una cantina dotata delle più avanzate tecnologie. Il tutto si traduce in etichette che rappresentano la più alta espressione dei territori da cui provengono.

Vini convincenti in tutto e per tutto, per una cantina che, come poche altre, è estremamente capace di coniugare i grandi numeri con un altissimo livello qualitativo. Bottiglie, quelle che


recano sovraimpresso il nome “Nicosia”, simbolo indiscusso della più vera cultura enologica siciliana. Una squadra a tempo pieno per dedicarsi alla territorialità della produzione, per curare al meglio i vigneti, per ottenere ottimi vini anche sotto l’aspetto economico, per lavorare sodo onde vendere 2,5 milioni di bottiglie che stanno avendo un crescente successo all’estero passando dal 20 al 50%. Nel 2008 sono stati realizzati, nel rispetto del paesaggio e secondo i principi dell’ecosostenibilità, gli edifici dell’azienda: cantina, museo, uffici, bottega, osteria di pregio dove nel 2015 ben 15 mila clienti hanno potuto gustare i piatti di ispirazione regionale accompagnandoli con i vini Nicosia. Il vino bio dell'Etna è targato Nicosia

La cantina è stata recentemente rinnovata e produce vini di qualità rispettando l'ambiente Nella zona orientale della Sicilia, sorge il vulcano Etna. Le leggende greco-romane ne fanno la casa dello sfortunato Vulcano, il più brutto tra tutti gli dei. Relegato a vivere nelle viscere


della terra forgiava le folgori per Giove e preparava e costruiva le armi degli dei.

In questo luogo pieno di fascino e magia si trovano le tenute Nicosia. Come l'Etna, anche l'azienda ha una lunga storia alle spalle e mantiene un impegno costante al rinnovamento. Da cinque generazioni infatti i vignaioli siciliani delle tenute Nicosia producono vini che sono un inno alla loro terra. I vini portano hanno il carattere indomito del vulcano e una forza rigeneratrice. Era, il 1898 quando Francesco Nicosia, il bisnonno dell’attuale proprietario, decise di aprire la prima bottega di vino a Trecastagni sul versante orientale dell’Etna. Tempi d’oro per il vino dell'Etna che, già allora, era conosciuto ed apprezzato in tutta Europa per la sua forza minerale e la sua “vulcanica” personalità. Si pensi che tra il 1880 e il 1890 la


superficie vitata sull’Etna giungeva fino a 50 mila ettari. I Nicosia, tipica famiglia etnea con salde radici nella cultura locale e un forte legame viscerale con la terra e il proprio lavoro non si è limitata produrre, ma è andata alla ricerca di vini siciliani meritevoli di essere promossi e commercializzati, con una particolare predilezione per i vitigni autoctoni etnei. Negli ultimi anni avviene la decisiva svolta imprenditoriale, grazie alla tenacia, al coraggio e allo spirito innovativo dell’attuale proprietario Carmelo Nicosia che, investendo nell’ampliamento e rigenerazione dei vigneti e con la costruzione di una moderna cantina, porta l’azienda di famiglia ad essere protagonista della rilancio del vino siciliano. Tenute Nicosia è oggi una realtà di primo piano dell’enologia siciliana.

Un


’azienda dinamica, che Carmelo Nicosia gestisce con i figli Francesco e Graziano, sostenuta una squadra affiatata di giovani collaboratori, coordinata dall’enologo Maria Carella, interprete della filosofia produttiva dell’azienda: promuovere le aree viticole maggiormente vocate in Sicilia nel pieno rispetto dell’ambiente, privilegiare i più pregiati vitigni autoctoni e le varietà meglio adattatesi al territorio siciliano, valorizzare la materia prima con un’attenta selezione delle uve e una cura costante del lavoro in cantina. L'azienda è stata certificata con alti standard internazionali di qualità e sicurezza alimentare e produce due vini bio vegan: Nero d'Avola, espressione autentica del principale vitigno autoctono siciliano, e Grillo una delle più note varietà a bacca bianca siciliane.


Cantine Nicosia porta il progetto Magis sull'Etna e punta su viticoltura di precisione e sostenibilità ambientale

Sostenibilità ambientale e viticoltura di qualità sono elementi che assumono ancor più rilievo in un territorio straordinario come l'Etna, terra di eccezionale valore naturalistico e di antichissima tradizione vitivinicola. Per le popolazioni contadine locali l'Etna è una grande madre chiamata affettuosamente "a muntagna" (la montagna), anche se con i suoi terreni scoscesi e ventosi e le continue eruzioni ha rappresentato una sfida quotidiana per la coltivazione della vite, che in quest'area assume una connotazione quasi eroica. Immersi in


un paesaggio in buona parte incontaminato, i vigneti etnei raggiungono in molti casi altitudini ragguardevoli, sin oltre i mille metri sul livello del mare, e conservano ancor oggi inalterati gli elementi caratteristici di un tempo, che li hanno resi unici agli occhi dei viaggiatori del Settecento. I tipici terrazzamenti a secco in pietra lavica che si inerpicano su scivolosi declivi e i tanti vecchi palmenti che costellano i fianchi del vulcano sono da considerarsi veri e propri monumenti all'atavica fatica dei viticoltori.

Oggi, la tutela e la promozione di questo prezioso patrimonio è nelle mani di aziende come Cantine Nicosia, storica casa vinicola di Trecastagni, sul versante orientale del vulcano, che fonda la propria filosofia produttiva sulla valorizzazione del territorio etneo e della sua straordinaria biodiversitaĚ€, puntando sulla riscoperta dei piĂš pregiati vitigni


autoctoni e sui principi dell'eco-sostenibilità. L'azienda della famiglia Nicosia è la quinta cantina siciliana (la prima sull'Etna) ad aver aderito al progetto di viticoltura sostenibile Magis, implementato con la collaborazione tra una comunità scientifica composta da ricercatori di varie università italiane (Milano, Torino, Firenze, Bari,...), l'Ispa-Cnr, l'Assoenologi e aziende partner quali Bayer CropScience, Image Line e Kuhn.

A Magis sono stati interamente dedicati i terrazzamenti vitati dell'antico vigneto di Contrada Monte Gorna nel territorio di Trecastagni (foto sopra), dove, a più di 700 metri d'altitudine, si coltivano le varietà autoctone da cui nascono gli Etna DOC di Cantine Nicosia (Nerello Mascalese e Cappuccio per il rosso, Carricante e Catarratto per il bianco), vini di grande eleganza e personalità, contraddistinti da una spiccata mineralità che ne rivela chiaramente l'origine vulcanica. "Il legame con il territorio, il rispetto per l'ambiente e la


volontà di venire incontro alle esigenze dei consumatori"afferma il patron Carmelo Nicosia "sono elementi alla base del nostro lavoro in vigna e in cantina. Per questo abbiamo abbracciato il progetto Magis che ci permetterà di migliorare la conduzione dei vigneti e la qualità dei nostri vini. L'Etna è oggi riconosciuta come uno dei territori d'eccellenza nel panorama enologico italiano, e vorremmo diventasse anche una realtà di primo piano nella viticoltura sostenibile". I risultati raggiunti in pochi mesi in casa Nicosia sono più che soddisfacenti, come spiega l'agronomo Alessandro Lo Genco: "L'adozione del nuovo protocollo, che speriamo di poter estendere, a breve, anche ai nostri vigneti di Vittoria nella Sicilia sudorientale, ha rappresentato per noi un ulteriore salto di qualità nel percorso intrapreso da tempo nella direzione della sostenibilità e della completa tracciabilità nella gestione dei vigneti.

A bbiamo subito riscontrato una riduzione dei prodotti impiegati nei trattamenti, con notevoli vantaggi in termini di risparmio economico e di rispetto dell'ambiente. Il portale Magis con il suo ricco database, che i produttori contribuiscono ad alimentare registrandovi tutte le


operazioni eseguite e i relativi risultati, si sta rivelando, giorno dopo giorno, uno strumento di grandissima utilità ".Reduce da un corso di aggiornamento Magis sul tema dell'ottimizzazione nell'uso delle macchine irroratrici organizzato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari dell'Università di Torino, l'agronomo di Cantine Nicosia sottolinea l'importanza di una costante e proficua collaborazione tra i produttori e il mondo della ricerca:


"Il rapporto con la comunità scientifica è alla base del protocollo Magis e degli altri progetti di ricerca che l'azienda ha recentemente intrapreso. È già in corso, ad esempio, una collaborazione con il Dipartimento di gestione dei sistemi agroalimentari e ambientali dell'Università di Catania per un'analisi sul campo relativa alle modalità e ai tempi della


potatura manuale in funzione dei vitigni, mentre è in fase di avvio una collaborazione con il Cnr che si pone obiettivi molto ambiziosi proprio in termini di incremento della sostenibilità delle produzioni". Il quartier generale dell’azienda Nicosia si trova a Trecastagni, a pochi chilometri da Catania. Siamo alle pendici dell’Etna, in un territorio collinare, circondato da vari coni vulcanici di diversa dimensione ed epoca.

Sul Monte Gorna a Trecastagni I più grandi, Monte Gorna e Monte Ilice, sono di notevoli dimensioni ed è possibile risalirli per visitare gli antichi crateri, un tempo coltivati, oggi abbandonati. Pare che, all’esterno del Monte Ilice, si trovi pure un’antica masseria nella quale Giovanni Verga ambientò il suo romanzo ‘Storia di una capinera’. Graziano Nicosia mi accoglie in azienda. Con lui c’è Antonio Marino, il responsabile per la comunicazione. “I documenti storici – racconta – ci dicono che la storia vitivinicola della nostra famiglia comincia nel 1898: noi siamo la quinta generazione attiva. Io e mio fratello Francesco continuiamo l’opera di mio padre, Carmelo. I Nicosia cominciano ad imbottigliare negli anni ’50: una delle prime aziende in Sicilia. Oggi abbiamo 20 ettari di proprietà sull’Etna, 40 ettari a Vittoria, zona del Cerasuolo Docg. Controlliamo poi altri vigneti in affitto”. Raggiungiamo con il fuoristrada la tenuta di Monte Gorna, sette ettari vitati che sono l’orgoglio della casa. L’ascesa di Monte Gorna è qualcosa di suggestivo: per arrivare alla cima, si attraversano i boschi di roverelle e lecci. Il bordo del cratere è ricco di verbasco, ginestre, felci. Il panorama è straordinario, con l’occhio che spazia dall’Etna al golfo di Catania fino a Siracusa e allo stretto di Messina. Ai piedi del Monte Gorna ci sono i vigneti, con i loro terrazzamenti in pietra lavica, ristrutturati e reimpiantati con vitigni autoctoni della


Doc Etna: il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio per il rosso, il Carricante e il Catarratto per il bianco.

Il potere della sabbia vulcanica Qui ci aspetta l’agronomo Alessandro Lo Genco. “Monte Gorna – spiega Lo Genco – è un cono vulcanico avventizio. Gorna sta per laghetto artificiale, perché il cratere si riempie quando piove. Siamo a 700 metri sul livello del mare, orientati a SudEst, proprio di fronte


allo Stretto di Messina e alla Calabria. Il suolo, fatto di sabbia vulcanica al 90%, facilita il drenaggio ed è ricco di elementi che trasferiscono al vino una forte mineralità, sia olfattiva che gustativa. La terra è ricca di potassio che svolge un’importante funzione equilibratrice nella maturazione dell’uva. Altri vantaggi derivano dal mare: cede calore, cosa che in altri punti dell’Etna non succede. Questo vigneto è stato acquistato nel 1996.


N


el 2002 è stato realizzato l’impianto. Il 2005 è il primo anno di produzione. Qui, un tempo, erano tutti vigneti, ora i vigneti si trovano soltanto dai 500 m slm in su. A causa della phillossera – continua Lo Genco – il comparto vitivinicolo era stato abbandonato. Alle fine degli anni ’80 e nei primi’ 90 dell’800 la provincia di Catania era la più vitata della Sicilia. Nel porto di Riposto venivano imbarcati dei vini molto alcolici e resistenti ai viaggi, per trasportarli al nord. Oggi c’è una rinascita dell’Etna. Nell’ultimo anno si calcola una crescita di nuovi vigneti pari al 3-400% in più”. “Le terrazze di pietre laviche che sono patrimonio Unesco – continua Lo Genco – delimitano e trattengono i filari. Ovviamente, con questa disposizione i costi di produzione sono molto elevati: nelle terrazze si può lavorare solo con la zappa. Possiamo parlare di viticoltura eroica, come per la Mosella e per le Cinque Terre. Ci vogliono anche due anni per riscostruire i muretti e poi altri due anni per sistemare i dettagli. Insomma, condizioni estreme. Anche per facilitare il lavoro abbiamo preferito utilizzare il cordone speronato, anche se abbiamo alcuni tradizionali alberelli dimostrativi. Non ci sono impianti di irrigazione. Le terrazze da tre filari hanno resa bassissima”.

Agricoltura biologica e sostenibilità Continua Lo Genco: “Usiamo il favino per il sovescio, l’azoto per le piante, lo zolfo per l’oidio, il rame per la peronospera, i ferormoni per le tignolette. Avevamo acquistato i pali di pino provenienti dalla Svezia. Erano considerati il meglio che potesse esistere sul mercato, ma sono marciti subito. Invece, il nostro tradizionale castagno si isola e dura 30 anni almeno, nonostante la potenza corrosiva di questa terra acida”. L’azienda Nicosia ha inoltre aderito al progetto di viticoltura sostenibile Magis, implementato con la collaborazione tra una comunità scientifica composta da ricercatori di varie università italiane, l’Ispa-Cnr, l’Assoenologi e alcune aziende private. “Al progetto Magis – spiega Lo Genco – sono stati interamente dedicati proprio i terrazzamenti di Monte


Gorna. L’adozione del nuovo protocollo, che speriamo di poter estendere, a breve, anche ai nostri vigneti di Vittoria nella Sicilia sudorientale, rappresenta un ulteriore salto di qualità nel percorso intrapreso da tempo nella direzione della sostenibilità e della completa tracciabilità nella gestione dei vigneti. Abbiamo subito riscontrato una riduzione dei prodotti impiegati nei trattamenti, con notevoli vantaggi in termini di risparmio economico e di rispetto dell’ambiente“.

“Il rapporto con la comunità scientifica – continua Lo Genco – è alla base del protocollo Magis e degli altri progetti di ricerca che l’azienda ha recentemente intrapreso. È già in corso, ad esempio, una collaborazione con il Dipartimento di gestione dei sistemi agroalimentari e ambientali dell’Università di Catania per un’analisi sul campo relativa alle modalità e ai tempi della potatura manuale in funzione dei vitigni, mentre è in fase di avvio una collaborazione con il Cnr che si pone obiettivi molto ambiziosi proprio in termini di incremento della sostenibilità delle produzioni”. Sotto il vigneto di Monte Gorna c’è anche una sala degustazione. Accanto, un vecchio Palmento con due vasche. Qui tra la ‘pista’ e le ‘quartare’ si faceva un tempo il vino, come se fosse una festa. In questa parte della Sicilia, la vendemmia è stata fino ai tempi recenti una festa. La gente portava perfino il pane


condito per festeggiare l’arrivo dell’uva che veniva pestata con i piedi nelle grandi vasche. Per molto tempo, questo approccio familiare alla vendemmia ha resistito, mentre nella Sicilia occidentale la cultura del vino faceva passi da gigante. I trapanesi e i palermitani erano certamente più preparati: la vendemmia e la lavorazione del vino erano più avanzate. Non è un caso, pertanto, se l’agronomo – Alessandro Lo Genco, appunto – e l’enologa – Maria Carella – dell’azienda Nicosia siano originari di Palermo. Il lavoro in cantina. In azienda c’è la cantina di Trecastagni. “Qui la tradizione – dice con orgoglio Graziano Nicosia – si sposa con la più avanzata tecnologia. In tutto sono 4 mila metri quadri coperti, su una superficie totale di 27mila metri quadri, tra l’ampia area di vinificazione, il laboratorio di analisi, la moderna linea d’imbottigliamento e la barricaia sotterranea”.


“Abbiamo due presse pneumatiche – continua – per la macerazione a freddo per i bianchi.


Proprio sui bianchi abbiamo fatto un lavoro particolare: anche se non possiamo scriverlo per motivi di legge, abbiamo realizzato un Etna bianco riserva con quattro anni di affinamento in cantina per dimostrare che anche i bianchi possono essere longevi”. Continua Graziano Nicosia: “Il laboratorio di analisi interno fa il 90% dei controlli. Possiamo imbottigliare 6mila bottiglie all’ora, ma di norma sono 4mila. La nostra cantina svolge un lavoro anche per conto terzi. Per noi non è soltanto un business, ma anche una occasione di ricerca e confronto, importante per la crescita dell’azienda. Siamo molto orgogliosi per il fatto che dall’ultimo tasting panel della prestigiosa rivista Decanter tra le 36 etichette top dell’Etna (92/100) vi siano ben 5 prodotti nostri e altri 5 realizzati per conto terzi. Abbiamo barriques di rovere francese, tonneau da 525 litri di rovere francese e americano e due tonneau di acacia per l’affinamento dell’Etna bianco”. Ma i progetti non si fermano qui. “C’è un progetto di fare la cantina anche a Vittoria, zona del Cerasuolo – promette Graziano. Per adesso trasportiamo tutta l’uva fin qui. Anche a Vittoria la nostra produzione è biologica, ma non possiamo dichiararlo in etichetta perché l’uva andrebbe vinificata là”. Intanto, negli ultimi anni, l’azienda ha ottenuto diverse certificazioni internazionali: dalla BRC Food & Beverage alla International Food Standard (IFS). Di recente ha conseguito pure la certificazione ‘etica’ internazionale rilasciata da SEDEX (Supplier Ethical Data Exchange), organizzazione mondiale no-profit dedita alla promozione dei principi etici nei rapporti di lavoro e nella gestione delle risorse umane.

Numeri importanti… e ora arrivano i premi I numeri di Cantine Nicosia, considerando le dimensioni ridotte delle aziende etnee, sono importanti: 2 milioni di bottiglie, in tutto, il 75% delle quali è distribuito in Italia e il 25% all’estero. In Italia è ancora prevalente il mercato della grande distribuzione. Da alcuni anni a questa parte, però, il 30% delle bottiglie va nel circuito horeca con un progressivo orientamento verso una produzione di qualità: tra le selezioni di alta gamma, sia nella zona dell’Etna che del Cerasuolo di Vittoria, l’azienda può ormai annoverare una


ampia varietà di linee e di etichette molto interessanti (comprese anche le nuovissime versioni ‘vegan’) che crescono nell’apprezzamento dei critici e degli appassionati. Proprio quest’anno il Nero D’Avola Sosta Tre Santi 2010 di Cantine Nicosia ha conseguito i Tre Bicchieri del Gambero La nostra filosofia

D a quattro generazioni, la storia della casa vinicola Nicosia è caratterizzata dal grande amore per il vino, dal rispetto della tradizione unito all’apertura verso le nuove tecniche. La storia inizia alla fine dell’ottocento dall’alacre lavoro di Francesco Nicosia e poi del figlio Carmelo ma è il nipote del fondatore, Francesco, l’artefice dell’evoluzione imprenditoriale dell’azienda. Sulla stessa strada prosegue oggi l’attuale titolare Carmelo Nicosia. Una grande importanza assume anche la collocazione geografica dell’azienda: Trecastagni, suggestiva e operosa cittadina ai piedi dell’Etna, che vanta una forte tradizione vitivinicola

an


cora oggi tramandata nel rispetto degli usi della vita contadina et

Oggi Cantine Nicosia è un’azienda dinamica, moderna ed e efficiente, capace di guardare al futuro nel pieno rispetto della tradizione. Cantine Nicosia si trova a Trecastagni, antico borgo situato alle porte del Parco dell'Etna e della Strada del Vino, in una posizione per molti versi privilegiata. Infatti uno dei comuni etnei che si trovano alle quote più elevate, ma anche facilmente raggiungibile dalla città di Catania e da tutti i principali poli d'attrazione turistica della Sicilia orientale. La cantina, posta a ridosso del centro abitato, immersa in una rigogliosa vegetazione e circondata da una serie di coni vulcanici che disegnano la morfologia unica del versante sud-est del vulcano. A poca distanza sorge il suggestivo vigneto di C.da Monte Gorna con il suo antico palmento in pietra lavica (uno dei palmenti meglio conservatisi di tutta la zona), i suoi muretti a secco e i terrazzamenti da cui si può godere di un panorama straordinario che va dal golfo di Augusta alla bellissima Taormina. Visitare Cantine Nicosia non solo un'occasione unica per degustare un'ampia selezione di grandi vini siciliani. Anche un'esperienza altamente


formativa, alla scoperta della natura, della cultura, dei luoghi dell'antichissima tradizione vitivinicola etnea. Cantine Nicosia favorisce i più pregiati vitigni autoctoni e le varietà internazionali meglio adattatesi in Sicilia, promuovendo il territorio nel pieno rispetto dell’ambiente e valorizzando la materia prima con un’attenta selezione delle uve e una cura costante del lavoro in cantina. Un lungo percorso verso l’eccellenza, per produrre vini degni di rappresentare, in Italia e nel mondo, la migliore tradizione enologica siciliana. I luoghi di produzione La cantina di Trecastagni è il luogo dove la tradizione si sposa con la più avanzata tecnologia. In 4.000 mq coperti, su una superficie totale di 27.000 mq, tra l’ampia area di vinificazione, il laboratorio analisi, la moderna linea d’imbottigliamento e la barricaia sotterranea, pulsa il cuore dell’azienda. A poca distanza sorge, ai piedi di uno dei crateri spenti che costellano l’Etna, la tenuta di Monte Gorna con i suoi tipici terrazzamenti lavici dove crescono i vitigni autoctoni del vulcano. L’azienda possiede, inoltre, vasti terreni a Vittoria, nel Ragusano, zona di produzione del Cerasuolo DOCG, e gestisce direttamente ampie estensioni di vigneto nel resto della Sicilia.

S ostenibilità e certificazioni Cantine Nicosia ha sposato in pieno la causa del biologico e della sostenibilità, per coniugare tutela ambientale e sicurezza alimentare. Grazie alle tecniche di viticoltura di precisione previste dal protocollo Magis,il più avanzato progetto di viticoltura sostenibile in Italia, l’azienda è riuscita ad abbattere l’impiego di agrofarmaci e fertilizzanti. Negli ultimi anni Cantine Nicosia ha ottenuto diverse certificazioni internazionali, dalla UNI EN ISO 9001:2008 alla Certificazione ambientale UNI EN ISO 14001:2004, dalla BRC Food & Beverage alla International Food Standard (IFS). Di recente ha conseguito la certificazione “etica” internazionale rilasciata da SEDEX (Supplier Ethical Data Exchange), organizzazione mondiale no-profit dedita alla promozione dei principi etici nei rapporti di lavoro e nella gestione delle risorse umane.




ETNA Vigneti di contrada Monte Gorna A trecastagni, ai piedi di uno dei crateri spenti alla base del vulcano Etna, sorgono gli antichi vigneti di Monte Gorna, con i loro terrazzamenti in pietra lavica, ristrutturati e reimpiantati con vitigni autoctoni della Doc Etna: il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio per il rosso, il Carricante e il Catarratto per il bianco. La qualitaĚ€ del terreno è arricchita dallo sgretolamento di lave diverse e da materiali eruttivi.


VITTORIA Vigneti di contrada Bonincontro A pochi chilometri dall’estrema punta meridionale della Sicilia, sorge il vivace centro agricolo di Vittoria, culla del prezioso Cerasuolo. Qui la natura restituisce intatti i colori, gli odori, le sensazioni di un paesaggio dominato dal contrasto tra il verde di secolari uliveti e il giallo ocra della pietra calcarea. Nel cuore di questo fertile territorio, il grande vigneto di Cantine Nicosia è interamente coltivato a Nero d’Avola, Frappato e Syrah. CARATTERE E PERSONALITA’ DEI VINI NICOSIA TENUTE NICOSIA - RISERVE MONTE GORNA Gli Etna DOC che sfidano il tempo. Eleganza, complessità e longevità Dai filari in quota adagiati sui ripidi pendii dell’antico vigneto di Monte Gorna, uno dei tanti conetti vulcanici spenti che circondano il borgo di Trecastagni, provengono le uve di questi Etna DOC dalle caratteristiche uniche. Le basse rese, la raccolta manuale in cassette e l’accurata selezione delle uve danno vita ad un Bianco e ad un Rosso Riserva di grande eleganza, che trovano la loro cifra distintiva nella mineralità tipica del territorio vulcanico. La lunga maturazione in cantina prevede, per entrambi i vini, anche il passaggio in barrique di rovere francese che contribuisce ad arricchirne ulteriormente il profilo gusto-olfattivo.

Riserve Monte Gorna - RISERVA ETNA BIANCO - DOC Etna Un bianco dal lungo affinamento, prodotto con le migliori uve dei vigneti di Monte Gorna, prevalente è la varietà Carricante, che proprio nel versante sudorientale del vulcano trae le sue origini. Le basse rese, la raccolta manuale in cassette e l’accurata selezione delle uve danno vita ad un bianco di grande eleganza, che trova la sua cifra distintiva nella mineralità tipica del terroir etneo. Quattro anni di maturazione in cantina, che prevedono anche un passaggio di 12 mesi in barrique di rovere francese, ne completano il profilo gusto-olfattivo. Sosta Tre Santi Carricante Brut Sicilia Doc


Carricante 100%, sui lieviti in bottiglia per almeno 18 mesi (26 mesi nel 2013). C’è anche una versione con uve di Nerello mascalese che fa 30 mesi. Uve coltivate a 700 metri s.l.m. su sabbie vulcaniche. Vendemmia a fine settembre, la raccolta è manuale in cassette. E’ un metodo classico. Grado alcolico: 12% vol. Colore giallo paglierino con riflessi dorati. Bollicine fini. Profumi intesi con sentori di biancospino, fiori gialli e miele. Molto fresco e piacevole, strutturato e morbido, minerale ed elegante con buona personalità. Ottimo da bere sia come aperitivo che a tutto pasto. Da servire a 6-8 gradi. Lo abbiamo accompagnato con antipasti dell’osteria di casa: tartare di fassone del Piemonte con mostarda di senape, petto d’anatra affumicato, maialino ai pistacchi e crema di mandarino.

Te nuta Nicosia Monte Gorna Riserva Etna Bianco doc 2012 Carricante 90% (con una quota di Catarratto) dai vigneti siti alle pendici del Monte Gorna. Rese basse, raccolta manuale in cassette, selezione accurata delle uve. Macerazione a freddo per 24 ore e tre settimane di fermentazione a 22°C. Quattro anni di maturazione in cantina, con affinamento in acciaio su fecce fini e un passaggio di 12 mesi in barrique di rovere francese. Grado alcolico: 13%. L’obiettivo è quello di realizzate un bianco elegante e longevo. Colore giallo dorato carico. Molto profumato e complesso. Tanta frutta in evidenza, in particolare di pera e mela cotogna. Sentori di camomilla, miele e crema pasticcera. Note di legno. Rotondo in bocca, sapido e minerale. Acidità dominata in eleganza. Da servire a 12-14°C con crostacei e pesci grassi come la cernia e la ricciola. Adatto anche con cacciagione e formaggi molli. Noi l’abbiamo provato con cappellacci fatti in casa, con ripieno funghi porcini e scaglie di tartufo di Barrafranca. Frappato Bio Vegan Fondo Filara Doc Sicilia 2016 Dalla linea di monovarietali Fondo Filara, abbiamo apprezzato questo Frappato proveniente da vigneti in Contrada Bonincontro, nella zona di Vittoria: si tratta di terreni a tessitura sabbiosa ubicati a 200-250 m


s.l.m. Raccolta manuale in cassette, in settembre. Criomacerazione per 24 ore. Affinamento in acciaio. Grado alcolico 12,5%. Bio-vegan certificato. Colore rubino violaceo. Tanta frutta rossa fresca, more e mirtilli al naso. Vivace, fresco, vibrante, con una acidità contenuta, vibrante ma compiuto, elegante e morbido. Un bel tannino importante, sapidità e mineralità completano il quadro. Il produttore ci confessa che va molto bene in Inghilterra e Stati Uniti, ma guai a pensar male. E’ una bella versione del Frappato che ci ha pienamente convinto. Ideale l’abbinamento con la classica pizza. Tradizionale compagno di piatti di pasta al pomodoro e verdure in agrodolce. Da provare con pesci particolarmente saporiti. Da servire a 13-15°C

Fo ndo Filara Nerello Mascalese Sicilia Doc 2012 Nerello mascalese 100%. Questo è uno dei cru delle Tenute Nicosia. Raccolta manuale in cassette, nella seconda-terza settimana di ottobre. Affinamento prevalente in acciaio. Il 30% del vino matura per 5-6 mesi in barrique ed altri 3-4 mesi in botte grande. Poi ancora 4-5 mesi in bottiglia. Grado alcolico: 13%.


Nel bicchiere mostra un colore rosso intenso carico, con unghia violacea. Tanta frutta rossa al naso, molto balsamico e speziato, con sentori di macchia mediterranea. in bocca strutturato ed equilibrato, con una bella carica minerale e un retrogusto boisè. Si avverte tanto estratto. In conclusione: un vino lungo, elegante, maturo, adulto. Si abbina a formaggi semi-stagionati, primi saporiti, carni grigliate e arrosto Monte Gorna Etna rosso doc Riserva 2011 Vino di grande complessità. Nerello mascalese prevalente (90%) con quota di Nerello cappuccio. Vigneti di sabbia vulcanica alle pendici del Monte Gorna. Raccolta manuale in cassette, nella seconda-terza settimana di ottobre. Almeno quattro anni di maturazione in cantina con affinamento in barrique di rovere francese di secondo e terzo passaggio per 24 mesi e almeno 12 mesi in bottiglia. Grado alcolico 13,5%. Colore rosso granato brillante. Al naso frutta molto ‘pinottista’, floreale, minerale. In particolare: note speziate, liquirizia, frutti secchi. Frutta viva e fresca – nonostante la vena boisè – grazie al Nerello cappuccio. Tannino importante. Vino profondo, strutturato, adulto, spiccatamente minerale, persistente. Perfetto con formaggi stagionati, tagliatelle ai funghi, ragù di carni bianche, cacciagione, salsiccia di suino nero.

TENUTE NICOSIA - SOSTA TRE SANTI Le migliori uve, vinificate con estrema cura,e poi una lunga attesa... Così il terroir diventa eccellenza. Collezione esclusiva di rossi dal lungo affinamento e spumanti metodo classico prodotti, in edizione limitata, con le sole uve provenienti dai ‘Cru’ delle tenute di Monte Gorna e Contrada Bonincontro. Il nome


Sosta Tre Santi è un tributo a Trecastagni, antico borgo dove sorge la casa vinicola, e ai suoi santi protettori Alfio, Cirino e Filadelfo, che nel loro viaggio verso il martirio fecero sosta nella cittadina dove ancor oggi viene loro riservata una grande devozione. TENUTE NICOSIA - FONDO FILARA Territorio in purezza... Le varietà della Sicilia nella loro espressione più autentica I monovarietali e i vini a denominazione d’origine controllata della selezione Fondo Filara sono ottenuti dalle più pregiate varietà siciliane provenienti dalle aree più adatte per la loro coltivazione. Etna, Vittoria, Sicilia orientale e Sicilia occidentale: da ciascun territorio, il suo vino. Da ciascun vitigno, la sua espressione più autentica.

NI COSIA - VULKA L’Etna vista da noi...Carattere vulcanico e stile inconfondibile. Vulkà Etna Doc nasce come interpretazione autentica di ciò che il vulcano rappresenta, da sempre, per chi vive all’ombra del suo inconfondibile profilo: natura potente e forza rigeneratrice. Un’energia vitale che si ritrova in questi vini dalla vibrante mineralità, a cui l’origine vulcanica e l’altitudine dei vigneti conferiscono carattere, eleganza e uno stile unico.


Monte Gorna Etna rosso doc Riserva 2011

Monte Gorna Riserva Etna Bianco doc 2012


NICOSIA - SPECIALITA - I vini dell'Isola per tutte - le occasioni... Le specialità di Cantine Nicosia completano una variegata gamma, capace di rappresentare la ricchezza del patrimonio enologico siciliano e soddisfare ogni occasione di consumo. Il bianco frizzante Juculano Catarratto e lo spumante da uve Insolia Alantarìa Brut colpiscono per la fragranza dei profumi e la piacevole freschezza, rivelandosi ottimi sia come aperitivo che ‘a tutto pasto’, o per brindare alle occasioni speciali. I liquorosi Zibibbo e Malvasia, che con i loro profumi intensi e raffinati ci raccontano del sole e della generosa natura della Sicilia, sono ideali vini da meditazione, ottimi anche a fine pasto, per accompagnare dessert e pasticceria secca. NICOSIA - I CLASSICI Il rinnovarsi quotidiano di un piacere antico: il vino siciliano L’amore per la Sicilia e la sua antica tradizione vitivinicola; i valori di una famiglia la cui storia s’intreccia, da più di un secolo, con quella del vino siciliano; la valorizzazione delle più pregiate varietà autoctone e internazionali coltivate nell’Isola e la costante ricerca di standard qualitativi sempre più elevati, in vigna e in cantina. Sono queste le ragioni che spiegano il successo dei Classici Nicosia, un’ampia gamma di vini a denominazione d’origine e monovarietali dall’eccellente rapporto qualità-prezzo, capace di rappresentare la grande varietà e la ricchezza della moderna enologia siciliana.

I VIN Nicosia s.p.a. via Luigi Capuana 65 95039 Trecastagni (CT) tel. 095 7806767 info@cantinenicosia.it www.cantinenicosia.it Come arrivare ; Dall'aeroporto di Catania, da Palermo e da Siracusa: Tangenziale di Catania, uscita Paesi Etnei; da Messina e Taormina: autostrada A18, uscita Acireale. Seguire le indicazioni per l'Etna e per Trecastagni (circa 8 k dalle due uscite)








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