Gianluca Santoro
Lettere in musica
1
Alfabeti tipografici / 2
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica Biennio specialistico in Graphic Design–Editoria Anno Accademico 2016/2017 Grafica Editoriale Docente Gianni Latino Redazione e Progetto grafico Gianluca Santoro Libro 120x180 mm 4 sedicesimi stampa su carta Favini Aralda 120 g/m2 Pubblicazione composta in Garamond, realizzato da Claude Garamond nel 1530. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni, o con qualsiasi sistema di memorizzazione o recupero senza espressa autorizzazione scritta da parte dell'autore e dell'istituzione accademica. © Copyright 2018 Accademia di Belle Arti di Catania Gianluca Santoro Tutti i diritti riservati www.abacatania.it
Gianluca Santoro
Lettere in musica
Indice
Lettere in musica La notazione musicale Le scale musicali La tonalitĂ e il modo Strumenti musicali
9 25 28 43
La notazione musicale
La notazione musicale
La musica per tanto tempo fu coltivata con trasmissione orale prima che si trovasse un modo sistematico di scrittura. Nella città sviluppate nacque l’esigenza di avere testimonianza di disposizioni permanenti e componimenti poetici, così si presentò il problema di come scrivere la musica. Era quindi necessario trovare un sistema simbolico che potesse definire sia l’altezza che il ritmo di una melodia. Le origini della notazione europea deriva da simboli abbreviati usati per la recitazione greca ed orientale (la cosiddetta recitazione ecfonetica). Dal V al VII secolo d.C., fu sviluppato un sistema che indicava il profilo del movimento melodico. I suoi simboli erano conosciuti come neumi. La notazione musicale di quel periodo era riconosciuta come una specie di pro-memoria. Essa infatti non definiva l’altezza dei suoni ma dava solo un’idea molto approssimativa della melodia con lo scopo di aiutare il cantore a ricordare.1
Tonale di Saint-Bénigne di Dijon.
9
Punctum Pes Clivis Scandicus Climacus Torculus Porrectus Pes subbipunctis Torculus resupinus Porrectus flexus
Tipologia di neumi completa.
10
Trascrizione moderna
Quadrata
Gotica
Beneventana
Aquitana
Francese
Sangallese Virga
Guido d’Arezzo, ritratto.
Nel IX secolo apparve per la prima volta il rigo che all’inizio presentava semplicemente una sola riga colorata orizzontale, alla quale poi successivamente venne aggiunta una seconda linea colorata, e Guido d’Arezzo (c. 995-1050) nel suo Regulae de ignoto cantu, consigliò l’uso di tre o quattro linee.
11
Quest’ultimo sistema, tetragramma, fu adottato e conservato come rigo del canto gregoriano ed è ancora oggi in uso.2 Inoltre, il monaco, introdusse un metodo semplice per la lettura tramite un primitivo solfeggio cantato. Per facilitare l’apprendimento da parte dei cantori del sistema della solmisazione inventò un aiuto visivo che prese il nome di mano guidoniana dove su ciascuna falange e alle estremità delle dita della mano sinistra sono presenti le diverse sillabe delle scale esacordali.3
Schemi della mano guidoniana.
12
Schema della mano guidoniana.
13
Gestualità nel solfeggio parlato La tecnica esecutiva nello studio del solfeggio parlato prevede l’esecuzione simulata di un brano musicale attraverso la lettura del nome delle note prolungate secondo la loro esatta durata. Questa lettura avviene in concomitanza ad una gestualità manuale che segna i vari tempi del ritmo ed è questo il motivo per cui il singolo tempo prende spesso il nome di movimento. L’accento forte è indicato verso il basso (battere) mentre l’ultimo prima del battere è segnato con un movimento verso l’alto (levare). Quando i tempi sono tre, il secondo è rappresentato da un movimento a destra mentre i quattro tempi si solfeggiano con il secondo a sinistra e il terzo a destra.4 2
4
3 2
1
1
1-2-3
1-2-3
3
2 1 1-2-3
1-2-3 1-2-3
1-2-3
Movimenti di tempi semplici e composti.
14
1-2-3 1-2-3
Do
Re
Mi
Fa
Sol
La
Si
Do
Posizioni delle mani in fase di solfeggio.
15
Notazione dell’altezza I segni grafici che rappresentano i suoni sono dette Note e sono indicate dalla serie di sette sillabe Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, e formano la Scala musicale. Questa successione di sette note, chiamate anche gradi, termina con la ripetizione (8ª nota) della nota iniziale ma in posizione più acuta o più grave.5 Note: Do Re Mi Fa Sol La
Si
Do
Gradi: 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° (=1°)
C, D, E, F, G, A, B
Notazione anglosassone
C, D, E, F, G, A, H
Notazione tedesca
Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si
Notazione francese
16
Ottava
Ottava
Ottava
si do re mi fa sol la si do re mi fa sol la si do re mi fa sol la si do re mi 8=I Frequenza 128
8=I Frequenza 256
8=I Frequenza 512
8=I Frequenza 1024
L’intervallo tra le note (da Do a Do) è chiamato ottava. Il rapporto tra le frequenze dei due Do è di 1:2, quindi se per esempio la frequenza del primo Do è 256, quella del successivo Do sarà 512, e quella del Do inferiore sarà di 128. Se suoniamo infatti due Do vicini possiamo captare che il suono è lo stesso ma ha una diversa altezza. Cos’è l’intervallo? È semplicemente la distanza o la differenza di altezza che passa tra due note. Un intervallo di cinque note si dirà “una quinta” come ad esempio un intervallo di quattro note si chiamerà “quarta”.6
17
Osservando i tasti bianchi di un pianoforte si può facilmente si può capire la divisione dei suoni musicali secondo logiche proporzioni. La maggior parte delle tastiere di pianoforti sono divise in sette ottave; partendo dalla piÚ bassa queste ottave prendono il nome di contra, grande, piccola, una linea, due linee, etc.7
18
Toni e semitoni Se osserviamo bene la tastiera del pianoforte possiamo notare che ha due tipi di tasti, neri e bianchi. Gli intervalli piĂš grandi sono chiamati toni interi (o semplicemente toni), quelli piĂš piccoli semitoni. s s
s s s
s s
s s s
s s
s s s
s s
s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s s t t s t t t s t t s t t t s t t s t t t s t t
I segni usati per indicare che una nota deve essere innalzata o abbassata di un semitono sono chiamati diesis (B) e bemolle (b). doB
reB mib
faB solB laB sib
doB
reB mib
faB solB laB sib
doB
reB mib
faB solB laB sib
doB
reB mib
si do re mi fa sol la si do re mi fa sol la si do re mi fa sol la si do re mi
19
Talvolta è necessario innalzare o abbassare una nota non di uno ma di due semitoni. In tal caso vengono applicati i segni chiamati doppio diesis (BB o X) e doppio bemolle (Ð). Per riportare una nota diesizzata o bemolizzata alla sua altezza d’origine, si fa uso del bequadro (½).8
La
20
La
Suoni omofoni Ogni nota può anche avere tre nomi diversi pur producendo sempre lo stesso suono. L’unica eccezione è il Sol diesis che ha solo due nomi differenti. Questi suoni che provengono da note di nome diverso ma di ugual intonazione si chiamano suoni omofoni (o omologhi). Il passaggio di una nota al suo stato omofono si chiama enarmonia.9
Note omofone sulla tastiera del pianoforte.
21
Le scale musicali La tonalitĂ e il modo
Le scale musicali
Sono una serie di note ordinate in progressione sia verso l’alto che verso il basso con inizio da qualsiasi nota fino a raggiungere l’ottava relativa. Il termine “scala” deriva dalla lingua latina ed è la chiara analogia fra le note musicali e gli scalini o gradini. Possono essere di molti tipi: esiste la scala pentafonica di cinque note, la sa-grama indù e quella araba a 17 toni ma la scala del sistema musicale europeo è la scala diatonica formata da toni e semitoni all’interno dell’intervallo di ottava. L’origine del sistema europeo di scale fu fatto risalire ai greci che avevano assegnato alle diverse scale i nomi delle diverse popolazioni: dorica, frigia, lidia e misolidia. Queste erano le principali scale greche consistenti in una serie caratteristica di toni e semitoni in ordine discendente.10
di sc d en e
t en
as
e
nt
de
n ce
25
La base del sistema musicale greco era il tetracordo, cioè un gruppo di quattro note discendenti comprese nell’intervallo di una quarta giusta. La differente posizione dei semitoni nel tetracordo dette origine, come detto precedentemente, al modo dorico, al modo frigio e al modo lidio.11
Modo dorico
Modo frigio
Modo lidio
26
Scala maggiore Ăˆ la successione di note secondo lo schema del modo maggiore. Ciò che determina una scala maggiore è il caratteristico intervallo fra il primo e il terzo grado della scala chiamato terza maggiore.12 giore 3a mag
T
T
Scala di Do maggiore
Relativa La minore
27
La tonalità e il modo
Qualsiasi brano musicale, seppur si ha una libertà assoluta, tende ad appoggiarsi durante lo svolgimento su un particolare suono che chiamiamo tonica, nota fondamentale su cui il brano stesso si conclude. Per tonalità si intende il gravitarsi dei suoni in rapporto al suono fondamentale (tonica) che è il centro dell’attenzione e di intonazione del brano che infatti dà il suo nome alla scala o al brano musicale. Se diciamo che un pezzo è in Do maggiore, intendiamo che Do è il centro tonale del pezzo. Può essere distinta in due modi: di modo maggiore e di modo minore che si differenziano per la maniera di formare una scala. Il modo è dato dalla differente successione dei gradi della scala, cioè dalla disposizione dei toni e dei semitoni che risulta differente tra scale di modo maggiore e scale di modo minore.13
Modo maggiore
Modo minore
1° grado: tonica 2° grado: sopratonica 3° grado: mediante 4° grado: sottodominante 5° grado: dominante 6° grado: sopradominante 7° grado: sensibile
1° grado: tonica 2° grado: sopratonica 3° grado: mediante 4° grado: sottodominante 5° grado: dominante 6° grado: sopradominante 7° grado: sottotonica
28
Scale minori Abbiamo visto che l’intervallo caratteristico che rende una scala maggiore è l’intervallo fra la sua tonica e la mediante tramite l’intervallo di terza maggiore che consiste in due toni interi (es: Do, Re e Mi). Scala minore naturale Invece, la struttura caratteristica di una scala minore è data ancora dall’intervallo fra la tonica e la mediante, intervallo che però stavolta è di un tono più un semitono (es: La, Si, Do), e si chiama terza minore. Suonando infatti una scala sui tasti bianchi del pianoforte partendo dal La, otteniamo la successione di intervalli T S T T S T T. Ovvero la successione che prende il nome di scala minore naturale. Scala minore armonica L’intervallo fra il settimo e l’ottavo grado è di un tono intero e la sensibile (settimo grado) dovrebbe trovarsi un semitono sotto la tonica. Quindi, per rendere il settimo grado “sensibile” si necessita di alzarlo di un semitono per ottenere quella che prende il nome di scala minore armonica.
29
Scala minore melodica I compositori del XVIII secolo trovarono che dal punto di vista prettamente melodico, si poteva ottenere un risultato più dolce e soddisfacente per l’udito se nella scala ascendente erano diesizzati il sesto ed il settimo grado, e all’opposto gli stesi gradi venivano bemollizzati nella scala discendente, ottenendo così quella che prende il nome di scala minore melodica.14 Scala Cromatica A differenza di quella diatonica, si serve di tutti i gradi musicali, per cui l’ottava non risulta più composta da 5 toni e 2 semitoni ma di 12 semitoni più la ripetizione del primo suono. Mentre nella diatonica un musicista può utilizzare solo la successione dei 7 suoni naturali, in quella cromatica si serve di tutti i 12 semitoni contenuti nell’ottava.15 Scala pentafonica È formata da cinque note e la si può facilmente realizzare con i tasti neri del piano forte iniziando dal FaB. Questa è una delle scale più antiche che si conoscano, comparendo addirittura dal 2000 a.C. Scala per toni interi Si tratta di una scala formata esclusivamente di toni interi. Esistono solo due modelli di questa scala: una che parte da Do e una che parte da DoB (o da Reb).16
30
Circolo delle quinte Oltre alle scale maggiori c’è la possibilità di costruire ulteriori scale procedendo sia da una dominante che da una sottodominante. Il risultato dopo aver raggiunto dodici diesis e dodici bemolli, fa sÏ che si incontrino di nuovo enarmonicamente in modo da creare un circolo completo, il cosiddetto circolo delle quinte.17
31
Scala di Do maggiore
Relativa La minore
Scala di Re maggiore
Relativa Si minore
32
Scala di Mi maggiore
Relativa Do# minore
Scala di Fa maggiore
Relativa Re minore
33
Scala di Sol maggiore
Relativa Mi minore
Scala di La maggiore
Relativa Fa# minore
34
Scala di Si maggiore
Relativa Sol# minore
Scala di Dob maggiore
Relativa Lab minore
35
Scala di Reb maggiore
Relativa Sib minore
Scala di Mib maggiore
Relativa Do minore
36
Scala di Fa# maggiore
Relativa Re# minore
Scala di Solb maggiore
Relativa Mib minore
37
Scala di Lab maggiore
Relativa Fa minore
Scala di Sib maggiore
Relativa Sol minore
38
Scala naturale maggiore
Scala naturale minore
semit. semit.
semit.
semit.
Scala armonica
Scala melodica
Scala mista
39
Strumenti musicali
Strumenti musicali
Sono degli oggetti costruiti o modificati al fine di produrre dei suoni organizzati rispondenti ad esigenze culturali di popolazioni di oggi o del passato e in definitiva anche di produrre musica. Nella preistoria, ma anche in alcune culture extra europee di oggi, qualsiasi cosa producesse dei suoni poteva essere usato come strumento musicale, mentre oggi il termine tende a definire degli oggetti che sono stati progettati appositamente per esserlo. La storia degli strumenti musicali ha inizio con gli albori della cultura umana, quando venivano usati in riti e cerimonie. Inoltre, sono citati nella letteratura antica, come le iscrizioni Egizie e la Bibbia.18
Donne egizie che suonano degli strumenti musicali.
43
Classificazione Possono essere classificati a seconda di vari criteri. I piÚ diffusi sono quelli basati sull’uso che ne fa lo strumentista, molto diffuso e ampiamente ripreso nella struttura di una orchestra, e quello basato sul metodo di riproduzione del suono. La classificazione può avvenire anche secondo criteri diversi, come per caratteristiche comuni, tecniche di utilizzo, o il campo di applicazione.19
Tomba dei Leopardi, Danseur et musiciens, affresco.
44
Abbiamo cinque diverse classificazioni per suddividere l’insieme degli strumenti musicali e sono: Aerofoni Emettono un suono per mezzo di una colonna d’aria che vibra all’interno dello strumento. Cordofoni Emettono un suono per mezzo di una corda azionata tramite lo fregamento di un arco, la percussione di un martelletto, o pizzicando le corde. Membranofoni Emettono un suono per via delle vibrazioni di membrane, percosse dalle mani o da appositi battenti. Idiofoni Emettono un suono per via delle vibrazioni del corpo dello strumento stesso. Elettrofoni Emettono un suono per via di un mezzo che genera elettricità , o per induzione elettromagnetica.
45
Arpa
Origine Medio oriente, estremo oriente Invenzione III millennio a.C. Classificazione Cordofoni composti a pizzico
46
Banjo
Origine America Invenzione XVIII secolo Classificazione Cordofoni composti a pizzico
47
Chitarra
Origine Europa Invenzione 1500 ca. Classificazione Cordofoni composti a pizzico
48
Clarinetto
Origine Europa Invenzione XVIII secolo Classificazione Aerofoni ad ancia semplice
49
Fisarmonica
Origine Europa Invenzione XIX secolo Classificazione Aerofoni a tastiera
50
Nacchere
Origine Spagna, Portogallo e Sicilia Invenzione XV secolo Classificazione Idiofoni a percussione reciproca
51
Organo
Origine Europa occidentale Invenzione XIV-XV secolo Classificazione Aerofoni a tastiera
52
Pianoforte
Origine Italia Invenzione inizi del XVIII secolo Classificazione Cordofoni a tastiera
53
Sassofono
Origine Parigi Invenzione 1841 Classificazione Aerofoni ad ancia semplice
54
Tamburello
Origine Medio oriente Invenzione II millennio a.C. Classificazione Membranofoni a percussione
55
Tromba
Origine Egitto Invenzione 1820 ca. (versione moderna) Classificazione Aerofoni a bocchino
56
Violino
Origine Cremona-Brescia-Venezia Invenzione XVI secolo Classificazione Cordofoni semplici a strofinate
57
Note
1. Cfr. O. Károly, La grammatica della musica, Einaudi, 1965, p. 26. 2. Ivi, p. 27. 3. www.dasandere.it/storia-della-musica-medievale-il-sacro-e-il-profano 4. Cfr. P. Spiniello, Teoria musicale, Conservatorio Niccolò Paganini, Genova, 2009. 5. Cfr. L. Rossi, Teoria musicale, Edizioni Carrara, 1977, p. 5. 6. Cfr. O. Károly, La grammatica della musica, Einaudi, 1965, p. 28. 7. Ivi, p. 29. 8. Ivi, p. 53-54. 9. Cfr. L. Rossi, Teoria musicale, Edizioni Carrara, 1977, p. 38. 10. Cfr. O. Károly, La grammatica della musica, Einaudi, 1965, p. 56. 11. Cfr. L. Rossi, Teoria musicale, Edizioni Carrara, 1977, p. 47. 12. Cfr. O. Károly, La grammatica della musica, Einaudi, 1965, p. 59. 13. Cfr. L. Rossi, Teoria musicale, Edizioni Carrara, 1977, p. 39. 14. Cfr. O. Károly, La grammatica della musica, Einaudi, 1965, p. 65-68. 15. Cfr. L. Rossi, Teoria musicale, Edizioni Carrara, 1977, p. 38. 16. Cfr. O. Károly, La grammatica della musica, Einaudi, 1965, p. 69. 17. Ivi, p. 62-63. 18. it.wikipedia.org/wiki/Strumento_musicale 19. Ivi.
61
Bibliografia e Sitografia
Károly Ottó, La grammatica della musica, Einaudi, 1965. Rossi Luigi, Teoria musicale, Edizioni Carrara, 1977. Spiniello Pasquale, Teoria musicale, Conservatorio Niccolò Paganini, Genova, 2009.
www.dasandere.it it.wikipedia.org
63
Finito di stampare nel mese di Luglio 2018 presso Arti Grafiche Leonardi, Catania.