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LA COPPETTAZIONE O CUPPING: CHE COS’È?

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STEFANA OLIVETTI

STEFANA OLIVETTI

La tecnica della coppettazione trae il suo nome dagli strumenti di cui si serve per metterla in atto, ossia piccole coppette di vetro, bambù, ceramica. Solitamente vengono utilizzate con il metodo a caldo: all’interno di queste viene posta per pochi secondi una fiamma che le scalda creando una diminuzione del volume di ossigeno al loro interno, a questo punto vengono velocemente poste sulla zona da trattare creando così il classico effetto ventosa/sottovuoto. Il calore permette un lavoro più profondo ed efficace: esistono coppette di “nuova generazione” più moderne e pratiche in silicone oppure plastica che non necessitano di fiamma, basta semplicemente appoggiarle sulla cute con una leggera pressione oppure utilizzare una pompa meccanica che, in base all’esigenza, creerà un intensità diversa e modulabile.

Le coppette si applicano su alcune parti del corpo in base alle esigenze del cliente come schiena, gambe, braccia: il loro lavoro consiste nel generare il tipico effetto “sottovuoto” ovvero la suzione, cioè una sorta di aspirazione che contribuisce a stimolare la circolazione sanguigna e quella linfatica, migliorando i ristagni di tossine, lavorando sulla muscolatura con effetto decontratturante, aumentando la flessibilità delle articolazioni, alleviando i dolori alla schiena. Si possono utilizzare anche per migliorare e rigenerare la pelle del viso che può ritrovare tonicità, luminosità e compattezza.

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Le origini della coppettazione sono molto antiche, se ne trova traccia perfino in epoca egizia, ma è conosciuta soprattutto per il suo utilizzo in Cina dove medici e non solo, la praticano con finalità depurative di malattie infettive o per trattare dolori muscolari dovuti al duro lavoro nei campi.

Nel periodo medioevale questa tecnica venne abbandonata a causa di medici che sottoponevano molto spesso i loro pazienti a tecniche di salasso e/o coppettazione di frequente e in modo improprio ed eccessivo al punto di creare un alone di diffidenza intorno a questa pratica. Solo agli inizi del ‘900 fu rivalutata grazie ad un medico austriaco: Bernhard Aschner, estimatore della medicina antica che ne reintrodusse la pratica a scopo terapeutico, facendola così conoscere in Occidente. Recentemente si è diffusa sempre più anche in Occidente ed è apprezzata soprattutto da chi svolge attività sportiva. Grazie alla stimolazione sanguigna e linfatica nell’area trattata, l’atleta viene aiutata sia in fase di riscaldamento che in fase di rilassamento dopo l’attività sportiva, soprattutto se intensa. Molti scatti nelle ultime olimpiadi hanno immortalato atleti con i classici “cerchi” stampati sulla pelle come se fossero lividi. La tecnica della coppettazione fa parte di quelle pratiche tradizionali di medicina non convenzionale come l’agopuntura, che stanno prendendo sempre più campo nella cosiddetta medicina integrata. Viene utilizzata nei centri spa, in studi fisioterapici, in centri massaggi e benessere. Sebbene è una tecnica sicura è bene sia eseguita da persone competenti e responsabili, è sconsigliata in casi di pelle lacerata o ferita, infezioni cutanee, gravidanza, fragilità capillare, problemi cardiocircolatori.

Daniela Sora

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• Coppettazione

Trattamento riequilibrante •

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