I would like to thank the sculptor Viviana Ravaioli and the curator Anna Maria Volpacchio
US Embassy, Rome - Italy
The Tri-Mission Art Gallery Art in the Tri-Mission Art Gallery
June 1 to June 30, 2015
Biografia
Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte “Paolo Mercuri” in “Arte dei metalli e gioielli” di Marino, Luigi Marazzi completa i suoi studi frequentando un corso di scultura tenuto da Alfio Mongelli presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Più tardi, presso l’Università di Belle Arti di Roma si laurea in Arti Visive e dello Spettacolo di II livello, seguita da una certificazione nell’insegnamento Arti Plastiche. Negli ultimi anni, oltre alla scultura Luigi Marazzi si interessa anche di pittura. Dal 2007 insegna presso il Liceo Artistico di San Giuseppe a Grottaferrata. Vive e lavora a Marino
Biography
After attending the Art Institute “Paolo Mercuri” in the “Art of metals and jewellery” in Marino, Luigi Marazzi completes his studies by attending a sculpture course held by Alfio Mongelli at the Academy of Fine Arts in Rome. Later at the University of fine Arts in Rome he graduates in Visual Arts and Performing Arts of Level II, followed by a certification in teaching Plastic Arts. In the last years, in addition to the sculpture Luigi Marazzi also got interested in painting. Since 2007 he is teaching at Liceo Artistico San Giuseppe in Grottaferrata. He lives and works in Marino
Contact luigimarazzi@tiscali.it - Cell. +39.3405391809
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Uno sguardo alle opere scultoree di Luigi Marazzi. Elementi che si intrecciano l’un l’altro ed appaiono quasi come fossero reperti archeologici: una sorta di sfida fra il materiale così legato alla Natura, dalla quale, estraendone le forze, l’artista si propone di dare una interpretazione del mondo circostante. Una sorta di sfida tra scultura e Natura, che sembra accompagni l’artista nella elaborazione di un’immagine che ha dinanzi a sé idealmente completata e che poi fa rivivere nel giusto dialogo tra creatività e natura. I tagli marcati che incidono un materiale così forte come la pietra, ricordano la terra stessa nelle varie fasi della lavorazione che l’uomo opera appunto su di essa, rimuovendo le zolle e andando a cercare quella solidità e quella fermezza che si vede restituita poi attraverso l’immagine elaborata dall’artista, segno rappresentativo della sua espressione emotiva. Ogni forma così ideata appare come simbolo di stabilità, volgendosi in certo modo a rappresentare una sorta di unione tra terra e cielo. Fra design e scultura l’artista appare muoversi infatti con delicatezza e forza al tempo stesso, nel racconto della Natura e delle sue forme silenti. Dimenticando quasi la funzionalità degli oggetti, la forma si riappropria della sua purezza in una sua naturale evoluzione di percorso, attuando forme proprie della natura stessa, in cui la pietra si presenta e si afferma per vivere libera da vincoli di un particolare utilizzo. Ed è così che la materia lapidea, nella sua essenzialità alterna equilibrio e leggerezza. Il suo studio, nella conoscenza ed approfondimento della figura umana, lo ha portato a individuarne la struttura architettonica, che ripropone nelle sue opere, fortemente stilizzata e semplificata nei suoi caratteri. E le forme che ne scaturiscono, in cui sente il tema della maternità, come quella della famiglia, e quello del sacro, sono sempre strettamente legate al materiale utilizzato volta a volta e ritenuto il più adatto a quel particolare momento creativo. Molte le opere realizzate in pietra, una pietra vulcanica, il peperino, pietra che venne usata anche dai romani. Spesso tuttavia egli usa altri materiali classici come il gesso, che ama molto perché può patinarlo e in tal modo sentirne maggiormente le intrinseche possibilità plastiche. Ma anche il cemento e il gesso vengono lavorati perché si offrono al trattamento finale con pigmenti e patine. Ultimamente sta utilizzando anche il legno, utilizzato a lastre, assemblate in modo creativo a seconda dei diversi spessori. Genericamente ama “rispettare” ogni materiale che utilizza ed “approfittando “correttamente della specifica sua lavorazione e architettura interna, utilizzando per ognuno gli appropriati strumenti. La scultura italiana contemporanea appare, a mio avviso, in rapida e continua evoluzione, come se ciascun artista intendesse aprirsi in una sorta di “laboratorio per l’arte”, in cui si possa realizzare anche un luogo, pur virtuale, di incontro e scambio tra artisti, critici e pubblico. Penserei infatti che forse ogni artista potrebbe mettere il proprio archivio a disposizione della consultazione di giovani e studiosi per ricerche e tesi
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di laurea, realizzando uno scambio vivo e dinamico, sviluppando il linguaggio della propria scultura in modo che forme e contenuti possano in certo modo adeguarsi alle condizioni della “postmodernità” e della “globalizzazione”. Ma a questo riguardo la posizione di Marazzi è diversa poiché egli pensa che il laboratorio dello scultore, del pittore e dell’artista in genere debba essere un luogo dove egli può pensare, progettare e realizzare le proprie opere, forse anche tenere dei corsi individuali o di gruppo se vuole in qualche modo comunicare e lasciare ai suoi allievi metodi ed uso delle singole tecniche. Per analizzare quindi un percorso attraverso le opere che più hanno caratterizzato il linguaggio della scultura del giovane Marazzi, impegnato in un lavoro di ricerca e sperimentazione sulla scultura, ecco manifestarsi comunque l’elaborazione di un proprio, personale laboratorio di idee e di iniziative per l’arte e la conoscenza quale “luogo di incontro virtuale con la vita dell’uomo contemporaneo”. Lo vediamo così porsi in una sfera di riflessione sulla complessità del rapporto tra l’uomo e lo spazio e come testimonianza della trasformazione che l’opera di scultura realizza nel luogo in cui è posta, in un viaggio attraverso l’immaginazione. “Per me l’opera scultorea”, dice Marazzi, “deve avere nascita attraverso una metodologia classica, dall’immaginazione, dal pensiero, passando dagli schizzi preparatori fino al progetto esecutivo ed alla realizzazione fisica, attraverso l’uso dei materiali e degli strumenti necessari per la sua lavorazione”. E per quanto riguardo la valorizzazione dei materiali che usa, egli sottolinea come la scultura debba “avere il gusto dell’uso del materiale utilizzato, il senso estetico e il carattere giusto per comunicare quella sensazione che parte da chi la realizza. Molto spesso mi capita di immaginare un opera da una sensazione o da un emozione che voglio fermare, bloccare nello spazio. Capire mentalmente come può svilupparsi tridimensionalmente, come i suoi volumi devono dialogare e soprattutto cosa deve rappresentare e in che linea”. Penso a volte di essere una mente poliedrica, passo dalla scultura in pietra, alla pittura, alla progettazione, all’uso di programmi per grafica 3d, al fotorendering, ecc. Ho dentro di me una grande voglia di inventare, di esplorare forme. Secondo me lo scultore non può fermarsi nell’utilizzo di un unico materiale ma deve portare innovazione alla sua arte esplorando altri materiali. La mia formazione è iniziata con l’uso dei materiali classici come pietra, gesso… con la riproduzione attraverso la tecnica della formatura di opere in argilla…. Riguardo alla eventuale linea stilistica che egli avrebbe potuto imporre al suo percorso egli sostiene di non essersi mai posto il problema di una linea stilistica o di tendenza o di altro, ma piuttosto egli sostiene che ci sia “un percorso che viene seguito interiormente e che è più forte di qualsiasi altra influenza esteriore”.
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Per quanto riguarda il mio modo di interpretare la mia opera, cerco di unire elementi figurativi e di stilizzare…. per me stilizzare è un elemento sostanziale e caratterizzante. Stilizzare una forma significa studiarla e capire come togliere il superfluo ma far rimanere intatto la forza espressiva e ci oche si è voluto rappresentare. La sua formazione, egli stesso sottolinea, “è di stampo cubo futurista, in accademia ho seguito corsi di storia dell’arte con la prof. Michelle Humbert, sulle avanguardie storiche, sulla corrente dada e surrealista…… Avevo un forte interesse verso queste correnti, leggevo libri su Duchamp, Max Ernst, Francis Picabia… mi interessavano le loro opere meccaniche. Un artista che ho sempre studiato, imitato, copiato è stato Leonardo Da Vinci. Ho realizzato alcune opere proprio su alcuni celebri quadri di Leonardo cercando di capire la sua scienza. E se gli piace comunque la linea di Brancusi o quella di Giacometti, soprattutto è rimasto affascinato dalla linea lasciata dai cubisti, dai futuristi”. In sostanza Marazzi “crede” nell’influenza psicologica data dalla vita stessa, dalle difficoltà e da tutte quelle situazioni positive o negative che appartengono ad ognuno di noi.”
Luisa Chiumenti
Luisa Chiumenti
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A look at the sculptures of Luigi Marazzi Elements that intertwine each other and appear as if they were archaeological finds: a kind of challenge between the material so connected to nature, from which, extracting forces, the artist aims to give an interpretation of the surrounding world. A kind of challenge between sculpture and nature, which seems to accompany the artist in the processing of an image that has before him ideally completed and then revives in the right dialogue between creativity and nature. The cuts marked affecting a material as hard as stone, reminiscent of the earth itself in various stages of production that man operates precisely on it, removing the sod and going to look for that solidity and firmness that you see then returned through the processed image by the artist, representative sign of his emotional expression. Each created shape appears as a symbol of stability, turning in a certain way to be a kind of union between heaven and earth. Between design and sculpture, the artist seems to move with delicacy and strength at the same time, in the story of Nature and its silent forms. Forgetting about the functionality of the objects, the shape regains its purity in a natural evolution path, by implementing proper forms of nature itself, in which the stone is presented and states to live free from the constraints of a particular use. And this is how the stone as material , in its essence, alternates balance and lightness . His study, in knowledge and depth of the human figure, led him to identify the architectural structure, which proposes in his works, in his highly stylized and simplified characters. And the forms that spring, he feels the theme of motherhood, as that of the family, and that of the sacred, are always closely related to the material used from time to time and considered the most suitable for that particular creative moment . Many of the works are in stone, volcanic stone, lava stone, stone that was used by the Romans. Often, however, he uses other classic materials like plaster, that he loves because he can treat the surface with patina and pigments and it offers more plastic possibilities. he can treat the surface and it offers more plastic possibilities. Lately he is also using wood, used in layers, assembling in creative ways their different thicknesses. Generally he “respects “ any material that he uses and “ takes advantage “ of the specific processing and internal architecture, using the appropriate tools for each . The artist is paying extreme attention to all the various stages of the creations due to his training and experiences in the field of art. The contemporary Italian sculpture appears, in my opinion, in rapid and constant change, as if each artist meant open in a sort of “laboratory for art,” in which we can achieve even a place, although virtual, to meet and exchange between artists, critics and the public. In fact I would think that perhaps every artist could put your records available to the consultation of young people and scholars to research and dissertation, realizing an exchange alive and dynamic, developing the language of sculpture so that form and content can somehow adapt the conditions of “postmodernism” and “globalization”.
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But in this respect the position of Marazzi is different because he thinks the workshop of the sculptor, painter and artist in general should be a place where he can think, plan and carry out their work, maybe even take individual courses or group if it is to somehow communicate and let his students methods and use of each technique. To analyze then a path through the works that best characterized the language of sculpture of young Marazzi, engaged in a research and experimentation on the sculpture, here is manifest, however, the development of its own, personal laboratory of ideas and initiatives for the ‘art and knowledge as a “virtual meeting place with the life of modern man.” We see it as well be in a sphere of reflection on the complexity of the relationship between man and space, and as a testimony of the transformation that the work of sculpture realized in the place where it is placed, on a journey through the imagination. “For me, the sculptural work,” said Marazzi, “must have birth through a classical methodology, by imagining, thinking, going from sketches to the final design and the physical realization, through the use of materials and tools necessary for its production “. And what about the exploitation of the materials he uses, he emphasizes that the sculpture should “have the taste of the use of the material used, the aesthetic sense and the right character to communicate that feeling that part of who realizes it. Very often I imagine a work by a feeling or an emotion that I want to stop, block space. Mentally understand how it can develop in three dimensions, as its volumes must dialogue and especially what should be and in that line. “ I think at times to be a versatile mind, step by stone sculpture, painting, design, the use of programs for 3D graphics, the PhotoRenderings exception cc. I have within me a great desire to invent, explore forms. According to the sculptor can not stop the use of a single material but must bring innovation to his art also exploring the materials. My training began with the use of traditional materials such as stone, plaster ... with playing through the technique of forming of works in clay .... The coating ... .. As to any stylistic line that he could impose his path he claims not to have raised the issue of a love line style or trend or another, but he argues that there is “a path that is Following inwardly and that is stronger than any other external influence “. . As for the way I interpret my work, I try to combine figurative elements and stylize .... stylize for me is a substantial element and distinctive. Stylize a form means to study and understand how to remove the superfluous but to remain intact the expressive power and geese there we wanted to represent. His training, he points out, “is futuristic cube mold, in the academy I took art history courses with prof. Michelle Humbert, the historical avant-garde, the current dada and surrealist ...... I had a strong interest in these currents, I read books on Duchamp, Max Ernst, Francis Picabia ... I was interested in their mechanical pears. An artist that I have always studied, imitated, copied was Leonardo Da Vinci.
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I made some works just about some famous paintings of Leonardo trying to understand his science. And if they like anyway line Brancusi or that of Giacometti, especially was fascinated by the line left by the Cubists, Futurists “. In essence, however, Marazzi “believes” in the influence psychological given by life itself, by the difficulties and all those positive or negative situations that belong to each of us.
Luisa Chiumenti
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Luigi Marazzi tra oggettività del reale e soggettività dell’individuo L’oggetto principale della ricerca di Luigi Marazzi è l’uomo contemporaneo con la coscienza sua e con le problematiche di un mondo che ha dilatato i suoi confini a dismisura, ma che forse ha imposto all’io di indagare su un nuovo modo di intendere la personale interiorità e di guardare più profondamente quell’umanità, che sta causando una “involuzione” nel rapporto uomo Natura ed in quello tra gli stessi uomini, mentre tutto fluttua con decisione verso l’infinito e l’infinitamente piccolo rendendo necessari momenti di riflessione densi di humus vitale per riprendere un cammino degno di considerazione. L’artista percorre la strada dell’unità fra materia e spirito, fra invenzione scultorea e suggestione spaziale, preferendo le superfici ruvide a quelle ben levigate ed i tagli decisi ed ortogonali a quelli sinusoidali e sensuali in modo da esteriorare meglio i suoi pensieri; questo binomio di forma e spirito gli permette di inserire sulle varie superfici strutturali del materiale segni ed incisioni atti ad esprime il mito, riposto in ogni materiale, ed evidenziarne anche ogni sua evoluzione. I solchi e i tagli, apposti sulle superfici, sembrano sovrapporsi alla spontaneità della forma ed inserire elementi di intensa riflessione; a volte, essi possono diventare graffi e ferite ed immergere il fruitore in un mondo diverso in quanto, se nella forma plastica si concretizza maggiormente la sua volontà di indagare sull’uomo, ogni incavo e scalfittura è determinante per l’inarrestabile accalcarsi di pensieri, di visioni e di salti mentali verso un’analisi capace di scavare nell’arcano dell’animo suo, specchio di quello dell’umanità tutta. La forma piana, poi, porta su di sé un carico di passione e di sentimenti e riesce ad addentrarsi in emozionanti introspezioni, nette e determinate, che fanno da supporto all’inquietudine incombente. I personaggi di Luigi Marazzi, carichi di un pathos catartico in grado di delinearne il loro aspetto intrinseco, si sfaldano in un intimo tormento si sviluppa in una ricerca psicologica che, prendendo lo spunto dal singolo individuo con le sue meditazioni e con le sue angosce, nella loro riconoscibilità possa ritrovare un’identità ed un discorso parallelo, fatto di riflessi che approfondiscono filosoficamente uno studio introspettivo. Le sculture di Marazzi si avvalgono di una struttura capace a volte di inerpicarsi verticalmente senza perdere la forza della sua conformazione e la sua valenza segnica; altre volte si avviluppano spinte da una carica di energia vitale, accogliendo efficaci intagli e gestualità segnica eseguiti in momenti coscienti, ma derivanti dall’inconscio. Infine, per meglio definire la sua “cifra” distintiva e penetrare nelle stratificate sensazioni dell’oggetto proposto, con effetti spaziali ed atmosfere immateriali l’artista determina un deciso valore estetico ed espressivo al di là del semplice spazio, naturalmente e istintivamente percepito.
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Le sue sculture prendono vita avvalendosi di tanti spunti intimistici, che affiorano con risolutezza nelle trame scavate sulle quali vanno a innestarsi le unità semantiche dell’artista e gli permettono di pervenire a personali e profondi riflessioni sull’esistenza. I suoi lavori propongono volumi scomposti secondo tagli ripetuti, che ne sezionano gli elementi del reale e ne evidenziano le intime apparenze nella percezione impalpabile e fugace del suo intimo; la percezione stessa, come risultato di una attività di frammentazione e ricostruzione di singole parti separate, offre a Marazzi la possibilità di scavare liberamente nel profondo dell’animo umano. La sintassi del suo linguaggio artistico, fatta di cromie uniformi e di segni geometrici, permette poi di delineare in spazi illusori l’evoluzione delle “schegge” del suo mondo; esse, nel rimando continuo alla frammentazione totale dell’uomo, eseguono a volte persino una danza, volteggiando voluttuose nell’aere e descrivendo uno spazio fisico ma anche mentale fino a formare una composizione vitale e plastica che fonde l’oggettività del reale e la soggettività dell’individuo.
Carlo Roberto Sciascia
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Luigi Marazzi Between objectivity of the real and subjectivity of the individual The main object of research of Luigi Marazzi is of a contemporary man with his conscience and the problems of a world that has dramatically expanded its borders, but which perhaps imposed the ego to search a new way of understanding the interior personality and look deeper into humanity. Which is causing an “involution” in the relationship between man and nature, and that among the same men, while everything floats decisively towards the infinite and the infinitely small creates necessary moments of deep reflection of the “humus vital” to resume a path worthy of consideration. The artist travels the road of unity between matter and spirit, between sculptural invention and spatial suggestion, preferring the rough surfaces to those well-polished, and preferring the clean cuts and orthogonal to those sinusoidal, and sensual, as to eternize his thoughts better; this combination of form and spirit allows him to add to the various surfaces of the structural material signs and engravings to express the myth, placed in each matter, and highlighting each step of his evolution. The grooves and cuts, which appear on the surface, appear to overlap the spontaneity of form and insert elements of intense reflection; sometimes, they can become scratches and wounds and immerse the viewer in a different world, as if in plastic form it is expressed its willingness to further understand man, every incision and dent is a determining factor for the infinite crowd of thoughts, of visions and mental leaps towards an analysis able to dig into the arcane of his soul, the mirror of the entire humanity. The flat form, then, carries on its back a load of passion and feelings and manages to delve into exciting insights, clear and certain, which support the looming restlessness. The characters of Luigi Marazzi, filled with cathartic pathos, are able to identify their intrinsic aspect, crumble into a private torment and develop into a psychological search, getting his ideas from the individual through his meditations and anxieties, through their recognizing appearance; he can find an identity and a parallel discourse, made of reflections which philosophically deepen with introspective study.
Carlo Roberto Sciascia
OPERE WORKS
Foto e Grafica | Alfonsi Gianni Fotografo | www.alfonsigianni.it