PARROCCHIA SAN BARNABA
PROVINCIA DIROMA
Ugo Onorati
La basilica collegiata di San Barnaba Apostolo Il patrono di Marino nella storia e nella tradizione popolare locale
Marino Associazion e Senza t'rontiere o n.l u s.
Biblioteca di interesse locale "Girolamo Torquati,, 2010
Notizie storiche sulla chiesa daÌla sua rinascita demografica, dopo il nuovo duca a impegnarsi con decisione Mi11e, il castello medievale di Marino nell'impresa. I1 10 giugno 1640, vigilia della -r.spone di due chiese parrocchiali, che ri- festa patronale di san Barnaba, ché già imar ,ngono aperte a1 culto fino alla metà del rinesi lo festeggiavano come loro protettore '. .1 secolo: quella di San Giovanni Battista da oltre venti anni, viene posta la prima pieCastelletto, nella parte bassa della città, e tra de1la chiesa. I lavori durano quasi un ven-:Ìla di Santa Lucla nella parte alta, rispet- tennio sotto la supervisione dell'architetto .a:nente del Xll e del XIll sec. Poiché il ca- Antonio Del Grande, con gli aiuti Giovanni :ilo conta circa 3.000 abitanti, nei primi Maria Longhi, Vincenzo Della Greca, Paolo =:enni Seicento, il duca Filippo Colonna' si Andreotti e l'assistenza a cantiere di Fabrizio :.e 1a questione di dare alla comunità un Vannutelli. Il 5 giugno 1642 i1 camerlengo di -:r.o edificio di culto che sia più funzionale, Marrno scrive al cardinale Girolamo Colonna s:etto a quelli esistenti, ma soprattutto per lnformarlo che nelÌa fabbrica della nuova -=:cresentativo della munificenza della sua chiesa di San Barnaba si procede secondo i -i:ata. llprimo passo diquesto percorso che pianl: "si lavora di buon core et sono già for: -ra ail'erezione della nuova basilica è l'atto niti li pilastri et fornito hoggi la volta de11'ot-: ,,silazioneindata28ottobre 1636daparte tava cappella...".' II 26 marzo 1643 viene -: nons Giovanni Battista Altieri per verifi- effettuata una ricognizione della chiesa di --:e la situazione complessiva delle due San Giovanni, prima della sua sconsacra-- ese medievali e la conseguente delibera- zione, da parte del notaio Marco Antonio Ter-1.ìe di soppressione delle medesime rela- ziani di Marino, il quale osserva, tra le altre - ','=mente , alla funzione di culto. La cose, che la porta de1la chiesa "appare di co,-fseguente riunione dei benefici e delle struzione antichissima e de1 tempo della -=:iite da queste derivanti vengono asse- chiesa stessa" tutta in marmo e con lo =: r:e all'erigenda basilica collegÌata, da de- stemma colonnese sull'architrave. Dentro la -r t:re all'apostolo Barnaba, che il duca chiesa il fonte battesimale reca un'iscrizione : lpo Colonna intende far costruire a pro- che dice: "vNA FTDES. vNUr\4 BAprrsH,ie. uNus orus/ .-: : spese A questo scopo iI 26 marzo 1639 srrìENTES vENrrE nn nouns/ DrE ApRlL. 2' 1030".* : rco lascia per testamento una somma da Il 3 dicembre 1643 papa Urbano VIII con apposita bo1 1a Excels a ynerita Sancto ruyn conferm a --=s-jnarsi alle chiese di Marino. A Filippo, ^- rr-o r1 successivo 12 aprile, succede nel la soppressione delle chiese di Santa Lucia e feudale di Manno il cardinale Girodi San Glovanni. Nello stesso tempo approva - -:sesso ,: : Colonna, che assegna una somma de- l'erezione della nuova chiesa collegiata di . - : ata alia fabbrica nelle mani del camerario San Barnaba, conferendole dignità abbaziale, quali pensano ::gli ufficiali del castello, i vale a dire che un abate mitrato è a capo del = "cavalcata" :fino clero, formato da dodici canonici e quattro =:: di utilizzarli per fare una "pazzeggiare ì:,ma giunti e una volta 1ì di cappellanl, incaricati del1a cura delle anime. = . :sterie".r La sottrazione è repressa con La fabbrica del duomo marinese a questa - : speciale bando del successivo primo giu- data ha gÌà assorbito 12.000 scudi e si pre; : 1639, ma ciò forse spinge ulteriormente vede che ne occorrano altri 13.000! Gli abi, .n
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:::- iColonna, liglio di Fabrizio e di Anna Borromeo, III duca di Marino, sposò Lucrezia Tomacelli. A lui si deve l'impulso al rìordrno -:.: .ilco del centro abitato e alla creazione di alcune ville' Villa Belpoggio e Villa dei Baldacchlni. Cfr. F. Cal,rsnrse , Marino e r Colonna, 1.= Je Luca, ì981, pp.24-28. ::iio è riportato da C Toir,lrssErTl, cit., p. 231
'.triS:r I, cit., p.248 '.r-r:irrr, Cit., p. 242.
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tanti di Marino hanno timore che 1a fabbrica non vada avanti come dovrebbe e si lamentano. Per questo i1 5 novembre 1644 il cardinale Girolamo Colonna sottoscrive un atto pubblico, con il quale rassicura la comunità, promettendo di condurre a buon fine la costruzione della chiesa di San Barnaba, i cui lavori vanno avanti già da quattro anni. Il 6 novembre 1644 è reso pubblico l'atto di investitura e con solenne cerimonia si procede alla nomina deI1'abate don Giuseppe Capozzuti, già rettore della chiesa di San Ciovanni, primo parroco della nuova chiesa di San Barnaba, quindi dei canonici e dei cappellani previsti. Il 27 novembre 1653 viene firmato il contratto con lo "scalpellino" romano Gabriele Renzi per realizzare i1 monumento de1 cardinale Girolamo Colonna da collocare nel1a nicchia accanto all'altare e di esegulre i1 deposito de11e reliquie nella nicchia antistante entro il mese di giugno del 1654.1123 agosto 1655 i'architetto Antonio De1 Grande effettua la stÌma del lavoro artistico eseguito dallo scultore (nominato "scalpellino") Gabriele Renzi romano per la somma di 480 scudi, necessari per eseguire 1a statua del cardinale Girolamo Colonna posto ne11a nicchia accanto all'altare. Il 20 maggio 1656 un bando pubblico dichiara Marino luogo infetto da peste e impartisce disposizioni di isolamento e di profilassi. Cessata la peste nel 1657 e ridottasi per questo 1a popolazione da 3.000 abitanti a soli 800, i lavori della basilica procedono a rilento. La crisi economica e sociale, seguita al crollo demografico, fanno passare in secondo piano e per molti anni i1 simbolo di una città: una splendida chiesa destinata ad accogliere una delle comunità più popolose dei Castelli Romani e dei feudi colonnesi, è rimasta in tal modo ferita e mortificata anche nell'orgoglio. Finalmente il 22 ottobre 1662, alla presenza del cardinale Girolamo Colonna, i1 vicario generale di Albano mons. Carlo Taurigi, assistito dall'abate Agostino Gagliardi benedice la basilica di San Barnaba e la apre ufficialmente a1 culto. La consacrazione awiene però pa6
recchi anni più lardi: il 14 maggio 1713, ad opera del mons .\ntonio Sanfelrce vescovo di Napoli. Daila posa della prima pietra nel 1640 alla conclusrone dei lavori di sola edificazione nel 1651 sono trascorsi quindicianni ed altri sette per complelarla La facciata è stata realizzata fra il 1652 e i1 1653, f intonacatura nel 1648 I1 15 ottobre l664llcardina1e Girolamo fa testamento e nomrna il nipote Lorenzo Onofrio Colonna 11637-1689) suo erede universale. ll 5 settembre 1666 muore il cardinale Girolamo Colonna Fra r beni ereditati c'è il feudo di Marino unrto territorialmente a Rocca di Papa. Nel testamento è previsto pure che tutti gli oggetti della ricca cappella privata de1 cardinale: candelabri, croci, calici, messali, paramenti, vesti ecc. siano donatlalla chiesa collegiata di San Barnaba. Il 4 ottobre 1669 il nuovo duca di Marino, Lorenzo Onofrio Colonna è autorizzato dalvescovo diAlbano Ulderico Carpegna alla riduzione ad uso profano del1e due chiese medievali di Santa Lucia e di San Giovanni già precedentemente sconsacrate. ll 14 aprile 1689 Lorenzo Onofrio muore e g1i succede ne1 ducato di Marino il primogenito Filippo ll. Il 5 dicembre 1698 viene steso i1 capitolato di contratto fra i1 duca Filippo e i capomastri muratori Carlo Brocci diVaragona (Milano) e Alberto Crivelli di Marino, grazie al quale i due si impegnano a costruire 1'Oratorio del Gonfalone sul terreno libero dietro la chiesa di San Barnaba, secondo i1 progetto dell'architetto Girolamo Fontana, che riceve l'incarico i1 successivo 2B luglio 1699. L'oratorio de1 Gonfalone viene costrurto in sei mesi e al duca costa 300 scudi . lI 27 febbraio 1704 l'abate parroco don Girolamo Zuccoli fa un censimento sulla base dei registri parrocchiali e comunica al duca che gli abitanti di Marino sono 3.160, ai quali vanno aggiunti ogni anno dagll 800 ai mille iavoratori stagiona1i. tl 24 giugno 1741 papa Benedetto XIV con un apposito rescritto assegna alla chiesa collegrata San Barnaba di \larino il privilegio per il suo parroco di usare 1a mrtria e per i suoi canonici di indossare i1 rocchetto. Ne1
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Giovanni De Sanctrs colloca il meccanismo della suoneria all'orologio che si affaccia sul corso principale. Lo stesso papa nel 1748 consente inoltre l'uso del pontiflcale per 1 abate e della cappa violacea con l'ermellino cer i canonici. Nel \771 Ia collegiata arriva a contare ben 23 sacerdotil il l2 agosto 1828 capa Leone Xll con 1a Bolla Universaru Christianae Reipubblicae conferma alla chiesa collegiata di Manno i privilegi già assegnati da Benedetto XIV circa 1'uso della mitria per gli abati e del rocchetto per r canonici, cui aggiunge per i cappellani 1'uso della "cappa magna" (cappa violacea con pe1le cinerea) per la loro fedeltà e devozione alla Santa Sede nelle "avverse vicissitudini ditempi anteriori", poiché il clero marinese ha rifiutato di prestare giuramento di fedeltà all'imperatore Napoleone, subendo per questo l'internamento e la deportazione. Il 1 2 agosto 1836 si diffonde 1'epidemia di colera. Oltre alle misure sanitarie dl profilassÌ adottate dal Comune, la gente di Marino si affida alla I 743
protezione della Madonna del Popolo
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prega nella cappella del SS. Rosario a 1ei dedicata. ll 17 novembre 1843 papa Gregorio XVI accorda i1 privilegio per l'abate e per i canonici di indossare il collare violaceo. Nel 1844 don Aspreno Colonna fa rinnovare il pavrmento della chies a.lI 4 settembre I 85 1 il re
di Napolr Ferdinando Il, accompagnato da papa Pro lX, vrsita Marino e insieme entrano nel duomo di San Barnaba. Lo stesso papa il seguente 23 settembre eleva 1a chiesa coÌlegiata di San Barnaba al rango di basilica minore. Nell'agosto del l867 si diffonde una nuova epidemia di colera, ma questa volta la comunità marinese non ne rimane coinvolta. Si attribuisce 1a salvezza alf intercessione de11a Madonna del Popolo, per la quale una lapide in basilica ricorda la gratitudine della città. Marino è grunta a contare 5.470 abitanti. Il 3 settembre l868 don Ciovanni Andrea, amministratore della prelatura Pamphili, intraprende lavori di restauro della basilica di San Barnaba, autorizzati con un rescritto da papa Pio lX, per 1'ammontare di 20.000 scudi. I1 24 settembre 1870 si riuntsce il primo consiglio comunale dopo la raggiunta unità nazionale, fra i primi provvedimenti c'è la soppressione delle prebende per 1a parrocchia e il licenziamento del maestro dl cappella e di musica Antonio Vergelli Il terremoto de1 1899 ha aperto paurose crepe nella struttura della chiesa e il Comune con apposrta ordinanza ne ha impedito 1'accesso. L'abate Pandozi ha ottenuto dal municipio, sotto personale responsabilità, che la chiesa resti aperta per le feste natalizie fino alla ftne dell'anno. Il principe Marcantonio Colonna
ha inviato suoi ingegnerl per studiare come rafforzare ie testate delle colossali architravl Il 22 maggÌo 1908 viene approvato i1 progetto
di restauro della basilica redatto dall'ing'
Marchetti, intanto un comitato locale presteduto dal sig. Luigi Capri Cruciani si adopera per dare inizio ai lavori, che pot vengono eseguiti fra ì1 1908 e 1l 1909 L'1 I febbraio 1912 ii t"ngono nella basilica di San Barnaba i solenni funerali del principe don Marcantonio Colonna duca di Marino. L'1 1 aprile 1925 \a campana maggiore della basilica rimane lesionata nel1a struttura di bronzo ll Campanone pesa quasi una tonnellata e mezza' viene rifuso dal1a ditta Pasqualini di Fermo e torna al suo posto sul campanile i1 17 1uglio 1g27.Il2 lebbraio 1944 Marino è bomÉardata dall'aviazione americana, la basilica subtsce vari danni al tetto e alle opere d'arte all'Ìnterno, ma non è demolita come invece avviene per i1 palazzo Colonna ll 30 maggio lg54,inoccasione dell'Anno Mariano e dopo 500 anni dalla sua reahzzazione, f immagine dipinta della Madonna de1 Popolo esce dalla basilica di San Barnaba e viene portata in processione per le vie della città con un Alirande concorso di fedeli ll vescovo di popolo Érno, Raffaele Macario consacra il marinese alla Vergine Santlssìma 11 31 agosto 1962 dalla sua residenza estiva di Castel Gandolfo papa Giovannl XXIII giunge a Marino alf improvviso per visitare mons' Alberto Canestrl, suo compagno di seminario' susci-
tando l'entusiasmo del marinesi Così
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papa Buono si rivolge a chÌ è andato ad ac"Da toglierlo ne1 duomo di San Barnaba: qu^ttro anni venivo a villeggiare a Castello ed avevo stata descritta neLle vicinanze questa Marino ' Mi era voLta por' pure una cosi ostile alla Chiesa. Dovevo tarnti a visitarla. MI hanno ricevuto con una cosi qrande dituostraztone d'affetto che non era da attenspiridersi. Cari vnarinesi tra noi c'è una parenteLa tuale: to corne patriatca diYenezia wti tenqo servLpre
san Marco. I bwoni nnartnesi sono t'igli del e san BarLoro patrono san Barnaba. San Marco t'iqlio dL
di naba erano cugini. Yeniatt'to quindi dalla t'amtqlia due cuqini. Siamo Parenti' . B
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Architettura e opere d'arte '',e1la
parte mediana del centro storico di
detta Castelletto. Pertanto la chiesa sl eÌeva su un fianco lungo una buona metà dell'attuale corso Trieste e sull'altro, a una quota più bassa, in corrispondenza della parallela
1.1,:ino si colloca il duomo dedicato all'apo..:,c san Barnaba. Sitratta di un imponente .: .,cio sacro delXVII secolo profondamente
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via Garibaldi, colmando i dislivelli
:=ato alle vicende storiche e urbanistiche ,:= a città oltre che a1le fortune della fami=..a CoÌonna padrona del castello di Marino .' - 1423 al 18 16. La chiesa, il cui titolo comr- =-c è "Perinsigne Basilica Collegiata -::aziale e Parrocchiale" occupa un'ampia . ,:zione di spazio ai margini deltessuto abi---'o medjevale, ben inserita fra gli episodi -: :rlrfrcazione della Rocca ad opera dei rr,r-grpane neila parte alta e quelli successivi -ì-g:i Crsini e dei Colonna nella parte bassa
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dorsale collinare, sulla quale sorge il centro stonco. La fronte della chiesa si apre sull'omonima piazza San Barnaba con un notevole effetto scenico per chi vi si affacci oltre le quinte di Palazzo Colonna e della mrnuscola piazza Lepanto. A salire, in direzione ovest-est, il corpo di fabbrica si conclude su via Rosselli con l'annessa cappella del Gonfalone, dotata di un ingresso contrapposto a quello de1 duomo.
crizione dell' esterno
-e. chiesa fu costruita tra i1 1640 e
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facciata devono concordare perfettamente con 1e esigenze dr funzionalità liturgica e di solenne austerità impartite dai canoni del Concilio di Trento. Tra l'altro è tiplca di Antonio De1 Crande 1'adesione ideologrca a modelli canonici e severi, piuttosto distanti dalla tipologia del primo barocco, proprio di un Bernini o di un Borromini, al punto che, come in letteratura e in poesia, si è usato anche nell'architettura il termine "moderato barocco", tale che sembra recuperare, n-
1655,
- completata e aperta al culto solo nel :ol su progetto di Vincenzo della Greca , - f:aio a compimento da Antonio Del
-'rande'. Si sviluppa su una pianta a croce 1a- -a con tre ampie navate che si aprono su -- largo transetto, concluso sul fondo da un :- :esbiterio. L'impianto basilicale rispecchia : schema della chiesa del Gesù u i1 modello :a:gurato dal vignola che influenzò l'archi:-tura religiosa romana per quasi un secolo = :he fu esportato dai Gesuiti in tutta Europa, -.:cndo il quale f impianto volumetrico e la
spetto al manierÌsmo, una sorta di attenzione per la semplicità formale propria del classi-
.:rcenzo Della Creca
11592-1661 J attivo a Roma nella chiesa dei Santr Domenrco e Sisto in vla Panisperna, che completa gli interventl di Della Porta, Nicola e Orazjo Torriani. In particolare sono sua invenzione la parte superiore della facciata a due ordìnr di lesene .-:t:tpiateelascaleaatenaglladi grandeeffettoscenogralicoeinoltreicandelabri fiammeggianti sultimparro SuosarebbeiÌ progettoeil - ì:r--Itodelìachiesadi SantaMariadelleGrazieaMarinolcfr.ELorsASALDAr SantaMariadelleCrazieaMdrin1,in"Controluce" l0ottobre
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-.rlonioDel Crande(1625-1671)ènotoperRomacomeìautoredelleCarcenNuovea\tiaGiulia(1652)
commìssionatedapapalnnocenzo
. = :ellampliamento del Palazzo Doria PamphiÌj verso pìazza deÌ Collegio Romano e dei suoi prospetti su via Lata e su via della Catta ::o .lncora per i Pamphì11 eseguì lavorì per Ì'omonimo palazzo di Vaimontone {1666) e neilo stesso anno per tl palazzo già Cornaro a -:-.nadi Trevi.Aluj si devonoilavori di traslormazionedel Palazzodi Spagna(i655)eil CollegioBandinellì aRomapressoSanCiovanni '- :icrentini (16651. Per ì CoLonna suoi principali committenti, eseguì diversi lavori, fra ìqualì ìl più famoso è forse, il fastoso progetto - : Calleria Crande del Palazzo in piazza Santl Apostolì a Roma ( 654) Ouindi i lavori al castello Colonna di Genazzano (ante 655) al 1
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-,..zoColonnadi Paliano(1665),ilprogettodellachiesadell'AssuntaaRoccadi Papa(1665)equeìlodellabasilicadi SanBarnabaaMarinÒ
:rr.a.).
Un altro Della Creca, Felice iì626-1667), forse fratello di Vincenzo, ìnsieme
adAntonio Del Crande furono incaricati dalla lamigiìa
--:rradella"riformabaroccadell'antlcopalazzo'aptazzaSanti Apostoli lcfr.Ponrocts,Ronaharorca Roma2002 10"ed.,p.466) - r D Tr.coN: "L tmpianto della chiesa di Marrno, infattl è una chiara filiazione dei modelll consolrdati del '500 romano, con particolare -=rrrentoai prototipi dellaChiesadel Cesù(Vjgnola) odi Sant'AndreadellaVallelGracomoDellaPorta",inChiesedellaDiocesi diAlbano, - :'l09ePoRrooLs:"Nel duomodi Marino,...,Del Crandesi colÌegaalloschemadel Gesù,adotiandoformesemplificatedi unasingolare r.::zza madi unagrandiosrtàdi accentochesegnaunoscartorispettoai modellìcontroriforrristjci ', jnRoynabarorca,cit. p.271
la tra interno ed coerenza deli'impìanto formale dire delle proporzioni tra la
cismo rinascimentale Di ciò testimonia
àrr"rno vale a
all'ingresso, allo scopo di consentlr< ,pl"g"rr.nto del1a magniloquente la commt formà ditrapezio, che ricorda il uitit il termine ne1la quale si certifica quinte lavori deila fabbrica ( 1 662) ' La riore apre al centro, in corrispondenz porta principale, un ampio finestrone i drato e sormontato da un timPano circonflesso, Poggiato su due Para spese a un terzo della iuce contenet con« testa alata di angelo l lati sono pal volute con rilievi a stucco deila martirio appuntata su11'occhio All'esr in rapporto con 1e sottostanti lesene' ' tue di angeli sono poggiate su.rlspe samenti. L'autore ignoto (avanztamo r di Ercole Ferrata) dei due angeli di tenul interesse artrstico sembra aver bernit dei coevi modelli cli scuola Ponte Sanl'Angelo' Ouello di sinistr il piede sinistro e tiene 1e braccia quello di destra un Po' Piegato all r..ooe il mantello con la mano stnts' t'ultm strìnge il Pollice e i'indice
sempianta e le quantità volumetrlche della plicità ostentata tra la fronte e Ìe decorazionl parietali interne de1 rapporto tra la facciata diffusa su e la navata in quanto a lumrnosità tutte 1e suPerfici. esente da La facciata è intonacata e quindt L'unica piecoperture di marmi o travertlno' un polrauttlizzata all'esterno è i1 peperino' che compare vero tufo locale di colore grigio pavia-rivestimento dei portali' dell'intera di acmentazione del sagrato e deila scalea centrale sul1a cesso, che avanza con la parte si prazza antistante La fronte della chiesa su due presenta come una pagina ripartita cornicione ordinidecisamente separati da un tale da fascia' *rr.upiuno rlalzato su un'alta attenuare 1o stacco, modanato sull'andaraccormento dei diversi pianÌ della facciata' iati fra loro da due ordini di lesene corinzie' la pianta baLa quinta inferiore preannuncia grandi siiicaie mediante 1'affaccio dl tre porte, corrispondenti alle rispettive navate 'i*.rn". Sopra 1e porte laterali si aprono due ornicchie semicircolari concluse da calotte rinate da conchiglie, neicuivanialloggiano di san spettivamente a sinistra 1a statua destra 1a Barnaba patrono titolare e nella della città statua di santa Lucia compatrona posterlorl Le due statue sono di peperino e La loro poalla realizzazione della facciata San Barnaba stura è simmetrica e speculare: mano sinistra nu it .upo volto a destra, con 1a ilà"" un lembo della veste e la palmaede1lo martirio; Santa Lucia volge la testa mano desguardo a stnistra, mentre con la ,ir, ,.gg" la palma e con la sinistra mostra A ioro volta le nic1a pàteià con i suoi occhi .hi" ,ono inquadrate a stucco e culminano teste con un timpano, dove campeggiano àir," di angeli, debordanti alla base della1a gli stipiti e cornice. La porta centrale' con è ,opruport, dotati di doppia modanatura' modasormàntata da un timpano ad arco rispetto nato anch'esso, ma un po' più alto t0
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le tra aperto, assecondando in parte
posture dell'Annunciazione ll pror conclude in alto con un Proporzlon tone con cornice modanata e Profc pano, sulquale sPicca 1o stemma ca ed emblema araldico del committ candelabri fiammeggiantì su cias a due sPioventi e un crocifisso su mento al vertice concludono i1 dis spinta in alto della facciata' Sui fianchi deil'edificio sacro tre ca1 nette danno luce alle rispettive collocano su Partiture estremam< dorne, semplici specchi ad intonat per dt evidenziati da te1ai, studiati ll simo risalto alla quinta centrale appoggiato su un ProPrio co.lpo,C sul fianco destro de1la ch ri Lf "* prese tando a 1ivello della facciata' c campanaria a fornici incorniciati
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cu1sugli spigoli e conclude con un glia rialzato su tamburo ottagona iito d, finestrine ovali Su tutto
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labbrica si innalza ulteriormente la cupola iormata da un tamburo ottagonale con 1a coperlura a spicchi di tetto sormontato da un lanternrno innervato a1la struttura medÌante robusti contraffortr, fra i quali si aprono alte linestre per dare luce al centro della navata. ll progetto della facciata contiene citazionr tratte da architetture coeve di altre chiese, ma anche elementi originali che gratificano il monumento nel suo insieme. Fermo restando il modello della Chiesa del Gesù, il duomo marinese di San Barnaba offre a1la vista volute meno massicce di quelle ideate da Giacomo Della Porta, tali da slancrare non poco la quinta superiore verso il cielo. Così pure 1'abbjnamento delle lesene, peraltro molto poco aggettanti, si risolve in Del Grande con un notevole effetto plastrco, finalizzato non a trattenere, ma a frammentare 1a luce sui differenti pranl che formano le varie quinte.
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Soltanto quella centrale è evidenziata da una doppia coppia di lesene che proseguono, nonostante l'interruzione del cornrcrone, nell'ordine superrore, mentre le due navate laterali sono evrdenziale da proprie singole lesene arretrate, rispetto al corpo mediano, di cui soltanto quelle più interne proseguono in alto fino al timpano. L'andamento spezzato della linea frontale è poi ripreso e rimarcato da analogo percorso della scalea monumentale. L'impostazione della facciata è comparabile rn generale con quella dl Santa Margherlta in Trastevere drsegnata da Carlo Fontana. Così come a1 Carlo Rainaldi di Sant'Andrea de11a Valle ci riporta l'angelo statuario posto a raccordo fra le due ordinanze, nonché Ìa decorazione del finestrone di borromrniana memoria. Un altro elemento da evidenziare sono i candelabri fiammeggianti che ci riportano all'esempio proposto da Torriani e Della t1
Greca nella chiesa romana dei Santi Domenico e Sisto in via Panisperna. Ma soprattutto è da evidenziare 1a soluzione del doppio timpano adottata da De1 Grande per il duomo di Marino, anche rispetto a quello progettato da Maderno-Rainaldi di Sant'Andrea della Valle, che è estroverso rispetto a quello di San Bar-
naba. lnfatti qui abbiamo un unico frontone impostato sulle volute di raccordo con un propno ttmpano, eclissato in corrispondenza del corpo centrale da un altro timpano ap-
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poggiato sulle lesene binate de11a quint' trale.'lnsomma ci sono diversi motivi tenere 1a facciata del duomo di Marin solo una origtnaie sintesi di vari eleme chitettonici delia coeva produzione rol peraltro qui distante e differente dall'e rante trionfo de1 barocco dominantr anche un esempiare documento inter tivo dei canoni della iìturgia cattolica mata e gesuttica applicati all'arte.
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crizio ne dell' interno
Come per la facciata, anche l'impostazione delf interno, pianta e alzato, i modelli di riferimento sono I medesimi.E La proposta è so-
stanzialmente quella del Vignola adottata nella chiesa romana del Gesù: un ambiente ampio che induca 1'attenzione dei fedeli a concentrarsi sull'altare maggiore e su1 pulpito. La pianta è a croce latina e prevede un'ampia navata centrale, larga un po' meno della somma della larghezza de1le consorelie laterali, che si prolunga nel presbiterio privo di abside. ll transetto lnterseca 1a navata, sommando la larghezza di questa a quella de11e cappelle. lltutto è organizzalo entro un penmetro rettangolare. Su ciascun lato ct sono tre cappe11e, più quella de1 transetto, per un totale dr otto cappelle. A differenza della chiesa del Gesù e di molte altre coeve, qui 1e porte laterali sono in corrtspondenza delle navate minori. Mentre il primo vano dopo 1a soglia è privo di raccoglimento e quindl, senza altare, funge piuttosto da introito che non da cappella, 1e successlve, dotate di altare sono comunicanti fra loro e dislocate iungo la navata laterale. Sitratta di i
una soluzione di compromesso felice riuscita, dal momento che la pianta qu delle cappelle e i rispettivi altari lncas fra i pilastri smussati agli angoli fornj al visttatore f iliusione ottica dr trov volta in volta in una cappella, oppure s corso della navata mtnore. 11 rifornime luce alle cappelle è assicurato da tre ap lunetle e da altrettanti sovrapposti line I1 passaggio da un vano all'altro dell pelle awiene per mezzo di archi che s gono la volta a botte di copertura. Altl più elevati mettono in comunicaztone vate a lato con quella centrale. La se< de11e arcate, sostenute da poderosi al stri, conferisce a1i'interno un ritmo dir fra pieno e vuoto, che non sgomenta I vatore, ma piuttosto g1i infonde un s< sicurezza e di solidità senza fargli pr< peso delle masse murarie. Contribur l'effetto illusorio anche 1'andamento r tura delle superfici murarle interne che all'esterno, sono esenti da decorazion tali superflue, tranne le solite lesene pitello corinzio con foglie di acanto e
Cfr. D Tccollt Chiese della Dioresi di Al0aro cit , p. ì 10' s La navata centraLe è lunga 59 metri e La cupoìa alta 36 metri (G. Lo\rRovLCH, Lovedi,ecco Mariiro.., cit' p' 85) G' Torquati' C' Tot' Capitolo lV, c 30 ci lornìsce 1e drmensionì della chìes ArcheoloqicisLrlla Cit|à e sulTerritlria di Marino, Volume ]ì1, Parte Prima "11 Tempio è formato da tre Navì ed occupa in ìunghezzr ìl palmo, unità di misura dello Stato pontìficio, è pari a 0,249095 metri. palmi 55 113,70 m l. Luce delle Navi laterali: altezz larghezza palmi cento altezza mezzo di I24,901 nave deìla . Luce l6l m.Ì . della croce Latina hanno 100 palmi dj alte braccia le formàno che Cappelle Le àue m paLmì 13 13,23 l. 112,45 m.l larghezza 1a sua altezza dal suolo si eleva pe ìanternino con cuppola mezza larghezza I l0 71 m.l . nel mezzo della Croce si eleva una . La chiesa è profoncla 58 75 m., larga24 m' e la cupoLa è alta 36 m
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melograno in corrispondenza del piede del1'arco.n Al di sopra appoggia un aggettante cornicione che percorre tutto intero il perimetro della chiesa, sostenuto da mensole a forma di foglie di acanto. Un finto arco liscio sr stende trasversale sulla volta a botte del1'au1a da un pilastro all'altro, utile a rompere la monotonia della superfÌcie e a rimarcare la partitura degli spazi. Tutto 1'edificio poggia complessivamente su dodici pilastri innalzati su una base dei peperino. All'altezza della crociera la navata si immette ne1 transetto medrante pilastri rawicinati e accoppiati da una parete prominente su1la nave centrale, animata da rientranze, alte nicchie e vani con affacci soprelevati Tranne gli angoli dei pilastri smussatl sulla crociera, Ì1 rivestimento è icrmato da11e solite alte lesene corinzie moCulate sui prani murari. Parimenti awiene per . pilastri situati ai fianchi dell'altare. La fina.ità architettonica è duplice: sostenere con la .naggiore forza possibile i quattro archi, che >ostengono 1a volta a botte lunettata della :rociera e di conseguenza la cupola semisfe:ica con r1 sovrastante lanternlno ottagonale, sospesi al centro deltransetto; quindi fornire all osservatore una prospettiva ottica di proiondità delle masse murarie e la magnifi:ente sequenza di superfici diversamente aggettanti sul transetto e quindl variamente nschiarate dalla luce interna. L'illuminazione rn generale è assicurata sui fianchi da dieci grandi finestre a semiarco, che si conclude sui bracci del transetto, poi da quattro aper:ure ovali sulla base della cupola, collocate coco sopra un basso tamburo dotato di iscrizione e alternate fra gÌi otto spicchi separati da piatti costoloni, e infine da1le strette ma alte otto finestre del lanternino. La controacciata presenta una finestra cieca in corrispondenza di quella esterna, uno specchio di oarete rettangolare incorniciato, simmetrico al sottostante portone. ln mezzo una grande iscrizione dipinta alf interno di una larga cornice a stucco trattata a finto marmo. Il motivo L elemento decorativo
ch jesa in una fotografia del I933 Si notino le fasce di stucco trasversalì al cartigli nella decorazione della cornice al grande quadro dell'aitare,
lnterno della
eiiminate probabilmente dopo i restauri de1 1944
della finta finestra, più decorativo che funzionale, è ripetuto altermine della volta a botte in corrispondenza del presbiterio. Dietro l'altare 1o spazio del presbiterio risulta compatto, grazle anche agli stalli dei canonici che si presentano come una scura fascia senza soluzione di continuità. Al centro della tribuna è il dipinto de1 santo patrono, mentre sulle pareti laterali si affrontano elementi architettonici di carattere decorativo e monumentale, come i1 cenotafio del cardinal committente. Sui lati estremi del transetto si aprono due passaggi: a sinistra si accede alla Cappella del coro d'inverno e quindi alla sacrestia, a destra si entra in ambienti oggi considerati di servizio fino dietro il presbiterio.
architettonico che rimanda ai gusti borromìniani, è descritto da D Ttcconr, ibidcri t3
Primitivo progetto della basiテャica dr San Barnaba djsegnato a china, acquerello e matita dall architetto Antonテ経 Del Grande
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vol. I, Roma 1990, p.27. Vr sr notano ii diverso prospetto, molto piテケ rjdotto e con un solo
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Roma, collezione privata), L Arte per i paoi e per i grin(igi
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portale, rispetto all'esito definitivo; mentre in pranta si nota l'abside troslormala poi ir presbilerio.
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Cap pel I a
del Coro d'inverno
Altare Maggiore
Cappella
Cappella e Altare di S. Bartolomeo
titolo:Galantini
Cappella diS. Lucia Altare del Sacro Cuore
Cappella e Altare
delSS. Crocifrsso
Cappella
di tutti i Santi
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del SS, Sacramento e Altare della l',ladcrna del Carmelo
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lr4occhi
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osari
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Descrizione delle cappelle, degli altari e delle opere d'arte
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CeppBLLA Dr Seru Fnarucesco SevrRro.
prima a destra per chi entra dalla porta laterale con un grande quadro sul1a parete che rappresenta il trapasso del giovane mlssionario gesuita. La cappella oggi non dispone più di un prospetto e di un proprio altare, probabilmente a seguito dei lavori di restauro fatti ne1 1909, quando furono ridipinte le pareti, e poi per la realizzazione della scala di accesso alla cripta sotterranea, dove riposano i resti mortali dell'abate parroco mons. Guglielmo Grassi (1868-1954) e in altro sarcofago, realizzato dall'architetto Sandro Benedetti, quelli di mons. Giovanni Battista Trovalusci (1879- 1961) vicario generale della Diocesi diAlbano e canonico della collegiata. Lo storico Girolamo Torquati rÌferisce che il prospetto dell'altare già in origine non era adorno di stucchi, né di marmi, come il resto delle cappelle della basilica, ma era rappresentato mediante una povera pittura in chiaroscuro. Tale altare era affidato alla custodia di una confraternita che si chiamava: Ristretto di san Francesco Saverio, 1a quale, a dil ferenza di altre presenti in basilica, non si curava del mantenimento di questa cappella e del rÌspettivo altare, peraltro trascurati sia dalla munificenza della famiglia Colonna, sia dei fedeli in genere.'o 1l dipinto che dà il nome aìla cappella è un'opera ormai defÌniÈ
1a
tivamente attribuita
al pittore
Francesco
Rosa (1638-1687)'r e rappresenta la Morte dt san Francesco Saverio. La datazione della tela oscilla tra i1 I 675 e il 1680. Un confronto con analogo soggetto eseguito da Giovanni Battista Gaulli, detto i1 Baciccio, nella chiesa di Sant'Andrea al Ouirinale, o del medesimo nella chiesa di Sant'Agostino ad Ascoli Piceno, o con Carlo Maratta nella romana chiesa del Gesù, rivela un'influenza caravaggesca da parte di Francesco Rosa, che risulta Ìn questo caso meno scenograflco, rispetto ai suoicolleghi contemporanei, e invece piuttosto aderente a1l'immagine di san Francesco Saverio morente sulla spiaggia, così come tramandato dalle testimonianze contemporanee. Il Santo appare in tutta la sua povertà: lacera la veste talare nera e scalzi i piedi, ma con 11 breviario e la corona del rosario in mano. La Chiesa missionaria qui è esaltata non già per i miracoli compiutÌ o per g1i episodi di una vita eroica spesa per 1a diffusione della fede, ma per f inizio della vita eterna, per il premio divino che gii angeli preannunciano a Francesco Saverio Ìn attesa di acco-
glierlo in cielo. Sullo sfondo della tela
è
evidenziato i1 simbolo della croce, simbolo di martirio, paragone della morte con Cristo. Con il mare dipinto su11o sfondo si conclude la storia terrena dl san Francesco Saverio ( 1506- 1552), il quale stremato da11a fame e dal freddo, dopo aver evangelizzato 1'lndia e
cit., Volume lll, Pafie Prima, CapÌtolo lV c. 38. in merito alla citata confraternita lo storjco commenta: "L'altare è affidato alla custodia di una Aggregazione di confrati che si chiama Ristretto di S. Francesco Saverio, i quali meglio che dare di tutto mantice alle loro voci stentoree, e niente affatto devote e gradevolÌ, potrebbero fare della CappeÌìa e dell'altare di S. Francesco quel che fecero sul principio le confraternÌte del Crocifisso, e del Rosario e della Carjtà. Tutti sono gusti; ma quello di martoriare gìi organì acustìci del nostro prossimo con urli ferini è un gusto alquanto depravato e barbarico". rr G. TonouArt nel ms. cit., c. 38, si limita a riportare precedenti attrjbuzroni dell'opera al pittore manierista Girolamo Muziano. L'attribuzione a Rosa si deve a LEor'rs PASCOLT, Vitd de' pittori, stulton ed architetti viventi dai rtanoscritti 1383 e 1743 della Biblioteca Coruunale "Auqusta" di Peruqia, Roma I 7 36; por Treviso 98 I , alla voce, pp. 355-318. Dimenticata la q uestione da varÌ biografr, è tornata in auge grazie ad un articolo delÌ' arch. FnqncEsco Psrnuccr, La"MortediS.FrancescoSaverio" diFrancesco Rosa (1638-1687) nelDuorno diMarino, in "CasteÌli Romani', a. XXXVIl, n. 3{maggio-giugno1997), pp. ll2-ÌlTcheharìpercorsol'interavicendadelleattribuzionÌ,giàcorrettaÌnElusWerHEnHausE,RomanB(iroque Pdinting, Oxford 1976, pp. I I l-l I2 e così riproposta da F. CeLeenEsE, Marino eilsuo territario, Marino, Pro Loco, 1981, p. 10. Diversi avevano scambiato Francesco Rosa con 1l più familiare Salvatore Rosa (ad es. C. Lovnovrcn,Lovedi... eccoMarino, Marino 1981, p. 87. La schedatura della Soprintendenza del I 927 rlferisce I'opera alla scuola del Baciccio. FrancescoRosafuaÌlievodiGiovanni AngeloCanini 11617-1666)edi NicolasPoussin 11594-1665). L'abateLurcr Lenzr Ioritieneanchealllevodel Coftona,in: SroriapittoricatlellaltaliadalRisorqimentodelleBelleArtifinpressoalt'inedelx,.tsecola,t.rL, Bassano,pressoG.Remondini e figli, 1809, ur ed., p. 211. Nell'ambito de1la pittura romana di quel secolo ebbe un ruolo non secondarÌo, fu accademico di San Luca e Iavorò in diverse chiese romane (Petruccj), come ad esempio l'affresco dell'Elerno in qloria della cupoia in Santa Caterina a Magnanapoli e del Mosà neÌla prima cappella a sinìstra del Pantheon.. ì0 Cfr. G. ToRouATr,
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ilGlappone, attendeva malato su11a splaggia di Sancian una nave dt soccorso per 1a Cina che non sarebbe mai arrivata. Ouesto dipinto di Francesco Rosa oggi è ritenuto 1a versione iconografica più aderente ai testi originali riguardo la morte di san Francesco Saverio e oltretutto una de11e poche opere di sicura attrlbuzione dÌ un originale artista del Seicento romano.
(2) -
CnppeLLA DI GEsù, Manta
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Gluspppr o
Cenrre. Altare di Sar.lr'Ar.rroNlo ASATE. Fin da11a fondazione della chÌesa la cappella fu affidata alla confraternita di Gesù Maria e Gluseppe, altnmenti nota come confraternita de1la Carità 11 progetto dell'altare è di Antonio De1 Grande e si presenta nella forma solita di tempietto con colonne dotate di capitelli a stile misto, su cui poggia un timpano spezzato, al di sopra i1 quale si eleva un setto di architrave curvo. Sopra la trabeazione del prospetto campeggia un ovale, al suo posto ci sarebbe stato in precedenza un quadro che rappresentava \a Pietà ed era opera attriburta agli Zuccari. Torquati tramanda che il dipinto fu successivamente trasferito nella sacrestia e che era di pregevole fattu ra. 1' A1 centro del prospetto un'edicola rettangolare molto ben rifinita di stucchi dorati jncornicia una ntcchia ad incasso con i1 fondo dipinto a turchese e il bordo ornato con motivi di foglie intrecciate, nella quale alloggia 1a statua di Sant'Antonlo Abate. Negli angoli superiorr della medesima due testine alate di angeli colmano gli angoli altrimentivuoti. La parte supenore del1a nicchia è modanata e sormontata da una conchiglia che evidenzia 1a testa della scultura. L'altare con il paliotto
DELLA
G. Tonourr , cit., c. 40. rr Cfr. L. P,rscor.r, Vife, cìt., p. 244 e p. 260. Da cui Ferrata: G. ToRou,\r, cit., c.40; D TrccoNr, cìt.,
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e la gradinata sono di marmo il resto del prospetto è a stucco dipintc a frnto marmo. Forse non era nelle intenzloni iel1 autore, ma
Ìe successive decorazionr a slucco e la colorazlone drstribuila su tutte ìe s.-rperfici aggravano non poco 1'rnsieme aichi:eltonico della cappella. La statua del santo trtolare Ln :i.armo di Carrara (a1ta m 1 70) è opera ::a jrzionalmente attribuita a Ercole Ferraia e a Camrllo Rusconi'' ed è databile in::rr: a, 1685 vale a dire non dopo la mcrte Ce i:r1rc t1686) e non prrma della r,enula ; R-n- jel secondo (1684); a meno che nc: . : t:.buisca a Ferrata il disegno e a Ruscir',. . :s::-z.one Alla base del piedistallo ui'L Ìs::ru,:re drpinla su falso mosaico attribuisce ,a -.::,al:à alla statua: s. ANTONlus .\BB san-l ..,1 -:,"1a abale). La figura del santc c;. e r-e"r:retala seguendo i canonr del1a s:.- --.i :rJpria del tardo barocco con i1 p:ria^-:r-,t ::'c11e e accademico Ìonlano da.La --:, - := , :r-.'. czionale della tradizione pop:i:-,:: . ,----. : ,: usttata eleganza della linea ' :.
classicheggiarle I. . :: sentazione del ,,'c una delle più be . : - :- =re sculto:. -1 r attributi ree della basjiic. :; '-:-: : -: - -lccnosciconferitrsli ial . -' - bili: il bastc:: . - --'"-:'- :. :'. - altrr ele-
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scultore lra i massrmi esponenti del barocco lomano, allievo d1 -:...Girolamo Colonna presente in San Barnaba), dal classicismo clel c-. = Bernini Sue sono alcune ira le più famose statue barocche dj Rr:-. lisco davanti alla chiesa di S Maria sopra Mrnerva, S,rxl All,1rj.: e giunse a Roma nel 1684 lavorando inizialmente come decora.::. = terpreti più convinti de11a interpretazione del barocco classicheg; .: . : . e iì sepolcro in marmo bianco di papa Gregorio XIll in San P:,=.:- - . .
Ercole
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Bernini degìi inaterdno
taumaturgiche a lui riconosciute. Tanto basta perché giustamente in questa cappella, inserita nel primo pilastro, faccia mostra di sé una bella lapide celebrativa delvalore deivigili de1 fuoco marinesi che ve 1'apposero nel 1924, in occasione del trentesimo anniversario del1a loro fondazione e a ringraziamento de1 loro santo protettore. (3) - CappELLA DEL SS. Roseruo. I1 prospetto del1'altare si presenta secondo 1a tipologia propria del periodo barocco romano piuttosto elaborato. Sopra 1a mensa si sviluppa i1 fronte di un tempio. Su un alto basamento poggiano per ciascun lato due colonne con capitello ionico a ghirlande che sostengono un timpano spezzato curvilineo e decorato a dentelli, sormontato da un setto di architrave curvo. Nelia parte interna si sviluppa l'edicola sacra, incorniciata ai lati da due colonnine di marmo scuro screziato di bianco con capitelli compositi e timpano spezzato. L'immagine votiva de1la Madonna del Popolo è riquadrata in marmo policromo. Sopra il dipinto una colomba in stucco e sotto una testina alata di angelo ricordano la Concezione e l'Annunciazione della Vergine Madre di Dio. Al centro deltimpano spezzato campeggia un'epigrafe, incorniciata con marmo e inserita a sua volta entro un riquadro architettonico formato ai lati da due pilastrini, decorati con volute e angeli in stucco, a sostegno di un timpano curvilineo modanato. A1 di sopra delf iscrizione campeggia un ova1e, inserito in una cornice a cartiglio con decorazione di fiori. ia
Una mensola ovale di marmo di Carrara, sorretta da una testa alata di cherubino è murata a destra dell'altare. Doveva servire a sostenere suppellettili sacre. I1 volto de11'angelo con riccioli mossi sulla fronte denota una fattura moderna e quindi non è pensabile che provenga dalle soppresse chiese medievali di Marino, piuttosto è databile alla seconda metà del Seicento. Anonimo è il marmorario autore di questa esecuzione artigianale, che non appare originale, ma certo di notevole pregio. Una piccola lapide marmorea murata ne1 pilastro di destra, a fianco dell'altare, con ritratto ed iscrizione, ricorda che ne11a sottostante cripta riposano le spoglie mortali di Barbara Costantini (1700-1773), una popo-
lana marinese che, per meriti spirituali, è stata riconosciuta serva di Dio. Ancora oggi quaiche anziano si sofferma in preghiera di fronte alla memoria della "Beata Barboruccia", come viene affettuosamente chiamata dalla gente di Marino. Una lapide è inserita su1 pilastro de1 transetto destro, la cui epigrafe esprÌme i1 ringraziamento alla Madonna del Popolo per 1o scampato pericolo dell'epidemia di colera
del 1837 Un'iscrizione incisa su bronzo, collocata sul pilastro opposto, è opera di Nino Lodi e ricorda la storica data della Conciliazione tra il regno d'ltalia e la Santa Sede l'11 febbraio 1929. Noti anche come Patti Lateranensi, g1i "Accordi di mutuo riconoscimento" furono sottoscritti a Roma nel palazzo di San Giovanni in Laterano. A1 centro della composi-
Sant'Antonio abate (250-356), che si festeggÌa Ìl 17 gennaio, è il primo grande eremita della storia deì cristjanesimo. Morì ultracentenarjo e la sua sapienza è raccolta in 120 massime e in 20 Lettere. Nella Lettera 8 i1 Santo scrisse: "Chiedete con cuore sincero quel grande Spirito di fuoco che 1o stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato". Nella chiesa che fu costruita in Francia a Motte-Saint.Didier (Xl sec.), ove si veneravano sue reliquie, ì poveri contadini vi accorrevano per impetrare la guarìgione da11'ergotismo canceroso, causato dall'avvelenamento da fungo del1a segale, con 1a quale si Ìmpastava il pane, che provocava un doloroso bruciore. Nell'ospedaìe che sorse intorno al villaggio di SaÌn-Antoine di Viennojs i monaci antoniani ebbero i1 privilegio diallevare maiali a spese della comunità e potevano circolare liberamente per strada, ma dovevano essere riconoscibili grazie a una campanelÌa appesa al collo. II grasso di questl animali serviva poi a curare l'ergotismo che la tradizione popolare chiama "Male di S. Antonio" o "Fuoco di S. Antonio" confondendolo con l'herpes zoster. Per questo il maiale e la campanelia sono associati nelf iconografja a1la figura del Santo, considerato in seguito per estensione ìl protettore degli anÌmali domestici e di allevamento. Secondo una leggenda popoiare sant'AntoniÒ sarebbe sceso aÌl'inferno per strappare da1le grìnfie del Demonio alcune anime dannate e per questo si sarebbe incendiata la punta del suo bastone. Da qui deriverebbe Ia sua protezione dagli incendÌ, tanto in casa, quanto nella città, e per questo patrono dei pompieri e dÌ quanti lavorano con il fuoco. Nella devozione spesso è scambiato con un altro grande santo omonimo, il francescano del XIìl sec. di origine portoghese, Antonio di Padova ( I 3 giugno).
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zione la cupola della basilica romana conclusa ai lati da due evidenti fasci littori. Lo scudo di Lepanto. Ne1 pllastro destro d'ingresso alla cappella è collocato in un'apposita nicchia ncavata ne1 muro, protetta da una lastra di vetro, uno scudo di legno rettangolare a superficie ricurva, alto z0 cm. e largo 59 cm., coperto di cuoio e dipinto a bande trasversali rosse da slnistra in basso a destra rn a1to. La parte superiore sinistra de1lo scudo, che manca, sembra aver subito una mutilazione. La teca di pietra scura, contenente il trofeo, è dotata alla base di un'iscrizione commemorativa, la quale lascia pochi dubbi che non si tratti di uno scudo tolto al nemlco, quanto piuttosto dell'ex voto di un combattente cristiano testimone diretto del1'evento e con tutta probabilità nativo di Marino. L'attuale iscrizlone è molto più corta e priva di notizie, rispetto a quella tramandata da Giuseppe Marocco, che un tempo era incisa nei pressi del medesimo tabernacolo. Quando 1a custodia sla stata modificata insieme alf iscrizlone e perché a1 momento non è dato saPerlor'. Un tabernacolo delle elemosine è scavato nel muro de1 terzo ptlastro. l1 piccolo vano verticale, rozzamente intagllato, è inserlto in una cornlce di pietra, sulla quale è incisa una breve iscrizione: Elr,vosvN,q,/ ss.H'to/ nosRnto/ 1770. Un banale portello di ferro protegge le offerte raccolte dai fedeli per Ì bisognl della confraternita del SS. Rosarto. Decorazione della cappella. L'arco smussato dei pilastri de1la cappella che fiancheg-
stucco c:::: ---:: : :::-= --=rali e la volta Al1 .: -=: - . -:1-'-: - l.ci ovali, ----t -:: quail Slr, -..'-'a -<LitttoRos:::. ; nei nel quall L1 UCtll i-!U. quelli sarlo:asints-:. -ì : -rìi- :-r t-.' .. in alto gaudiosi c l:S -l; - -::- jecorativo quelli glor.:s. *---:
rappresenta -:- =-...-- "-- - --::nadipreghiera, dat'ar.:. - .. -. = i del SS. -: glOInl StaRosario e aitl i-1. :, =. _ I tr lncornlbiliti della sei-'''.- = ', ..: metriche ciati da profonde : -.: ll ciclo di : e intercaiati da te ---= : :-=:-: pitture lspirate a, : s -.: lr rr.::: Rosario appartiene alla n-.g ::: -r.: --::: barocca romana, qui prop. :-.= - ' -- -; -"ggio nar'. rativo non privo di s-. - .--=--- = -ì- ' , acltà. La datazione non può ess.:- -.--..'.- r: alla metà del Settecenlo sia p-' - '. - -- contenute ne1l'eprgrafe, sia per .e ::.r-: -=:à stilistiche delf ignoto autore Parte::: :a, basso, sul lato sinistro, nel primo o\ a : : :alpresentata \'Annunciazione: un angeio -:, ,-' :r-','cle con 1a mano destra indica 11 ciel: e ire Ìla sinistra tiene un giglio, menlre 1a', e:g.ne \1aria è in ginocchio. Il secondo ora,e ^-:s:l'a laYisitadi MariaYergine a santa Elisni';i:,r: :- cenlro due donne si abbracciano a des:ra s r ede 1a sagoma di una casa Nel terzc sl lappresenta 1a Nascita diGesù,1a Madonra t;e:e ,n braccio il Bambino circondata da se , :.gure: in piedi a sinistra c'è san Grusep:e e jlerro di lui la santa capanna soÌlra -:sll:e :i' angeli con il cartiglio e f iscrizio:re C.:r , :, excelsis Deo". Segue laPresenta-ia;'; :" J.-',r ,i. T:titpio: alla si-
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r.,
dal condotttero Marcantonìo Colonna dalla guerra santa contro Selim Il Rosario (letteralmente: corona di rose) deriva dall'usanza medievale di mettel: omaggìo dì preghiere beì1e e profumate come 1e rose {fiore simbolo mariano I da : cÌetta cororn, per guLdare la medrtazione e ìa preghiera. Nel Duecento i monaci cl. . poi sanDomlnìÀludiffu."comestrumentodi conversione.i'lel 1571 ,nn3ieì -::..:::
crìstìanodipregareconllrosariopelotteneleclallaMadonnal'intercessionel:. .-'
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Lepantofuattrjbultadal papaallal\rlador:ar.'--.calendariollturglc: .i I -:
indjrelafestadellaVergÌnedellaVittoriaerntrodurlanel
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nistra dell'altare c'è il Sommo Sacerdote coperto da una bianca tovaglia che tende le braccia per accogliere il Bambino dalla Madonna, mentre chinato tra ie due figure c'è san Giuseppe, in primo piano un ragazzo inginocchiato e drappi sullo sfondo. 11 quinto ovale ricorda il Ritrovarnento di Gesù al Terupio: Gesù è rappresentato in piedi a sinistra, che disputa con due dottori della fede, mentre una terza figura è seduta nella parte bassa de1 dipinto. Piuttosto rovinato è i1 primo ovale da destra in basso con 1'Agonia di Gesù nell'Orto d,eglitJlivi: Gesù prega in ginocchio e a braccia aperte davantÌ alla figura di un angelo che g1i porge 1a Croce, in basso un apostolo addormentato. Il secondo ovale contiene la Flagellazione di Gesù: molto evidente Gesù al centro legato a una colonna, mentre due sgherri fanno 1'atto di colpirlo con fruste da un lato e da11'a1tro. Segue 1'lncoronazione di spine: inserita in un arco sul fondo 1a scena mostra a destra Gesù che si china per ricevere la corona di spine da un soldato al centro, un giovane accovacciato di fronte gli porge 1o scettro, una terza figura alzauna mano alle spalle diGesù. Nelquarto ovale si vede: il Carico della Croce, al centro dell'ovale Gesù procede sul Calvario con andamento da destra verso sinistra, sulle sue spalle campeggia 1a croce, mentre la Veronica g1i è di fronte con un lino bianco, un soldato è alle spalle e altre due figurine completano 1o spazio scenico determinato dagli angoli della croce in alto a sinistra. L'ultimo ovale in alto a sinistra rappresenta \a Crocifissione e la morte di Gesù sul Golgota: eui ii Cristo è rappresentato morto con ilcapo reclinato, al piedi della croce si notano, seguendo la tradizionale iconografia, la Madonna a braccia spalancate sulla destra e san Giovanni da1 lato opposto con una mano sul petto e ilviso rivolto in alto. Ne1la parte alta della cornice i cinque ovali non sono completi con altrettante scene affrescate, forse perchè distrutte r7
dal tempo, oppure mai realizzate. I tre affreschi presenti, i1 primo, il secondo e il quinto comunque appaiono di nuova fattura e rappresentano da sinistra a destra: laResurrezione d,iGesù,1'Ncensione diGesù alCielo, manca la Discesa d,ello Spirito Santo, manca 1'Assunzione di Maria Y ergine al Cielo, è presente I' Incoro nazione d,ellaYerqine Maria.
Notizie della cappella. Fin dalla sua istituzione fu custodita dall'omonima confrater-
nita. L'altare, in tutte 1e sue parti
è
impreziosito di marmi policromi. Fu consacrato il 2 gennaio 1751 da mons. Antonio Becik, vescovo di Nicopoli, il quale vi pose una cassetta con alcuni denti, riconosciute reliquie dei santi martiri Faustino, Giuseppina e altri. Con queste notizie Torquati riporta un'antica tradizione, secondo 1a quale si ritiene che i marmi usati ne11'edicola fra le due colonne e tutta la decorazione del prospetto della cappella provengano, insieme ai paliotti de11'altare principale, dalla soppressa chiesa di Santa Lucia, ne11a quale sarebbero stati impiegati i marmi provenienti dal tempio pagano di Diana Aricina.,' Sempre secondo Torquati, la traslazione dell'altare è collegata al trasferimento in questa cappella della miracolosa immagine di Maria santissima detta de1 Popolo, dove ancor oggi è venerata, anche se i1 dipinto originale, a causa di un grave furto awenuto nel 1984, è stato sostituito da copia. La segnalazione di Torquati trova conferma in una Relazione manoscritta del canonico Agostino Dante, co-
piata da Giovanni Battista Del
Sette,
conservata nell'archivio parrocchiale, oggi diocesano, che qui riportiamo integralmente nell'Appendice al testo. Ancora Torquati rammenta che in questa cappella si facevano le novene della Purificazione, dell'Assunzione, della Natività, dell'lmmacolata Concezione de11a Vergine, la novena del Natale di Gesù. Inoltre vi si recitava i1 Rosario nei giorni di martedì, sabato e domenica di cia-
il luogo, la testimonianza di Brondo, che aÌtri non è, se non lo scrittore rinascimentale Flavjo Biondo (1392-1463). Ho cercato riscontro nella fonte e credo sia da indivtduarsi in Rlma ristdurata etltalia il lustratad.iBiondoda Fodi,Venezia,appressoDomenicoGiglio, 1558; inpart. Iepp. lOlel0lv. G. Tonou.a.tt, cit., cc. 41 e 42. A tale riguardo lo storico cita, senza indicare
21
scuna settlmana;rE mentre nel giorni che andavano da1 Natale al1'Epifania vi si esponeva in modo solenne f immagine del santo Bambino Gesù. Sempre davanti a questo altare si tenevano molti tridui ordinatr dai devoti marinesi per ottenere grazie dalla Madonnare Nella tradizione popolare marinese in questa cappella si celebravano i matrimoni e qui sostavano le puerpere per 1a cerimonia di purificazÌone necessaria per essere riammesse nella comunità ecclesiale. Dinanzi a questo altare e a questa immagine sacra, quando erano ancora collocati nella soppressa chiesa di Santa Lucia, avrebbero pregato i soldati al seguito di Marcantonio Colonna, e forse insieme a lui, prima dipartire per 1a spedizione navale contro iturchr che si sarebbe conclusa con la vittoria di Lepanto conseguita la prìma domenica d1 ottobre de1 1571. Da qui deriva la dedlca de11'aitare alla Verglne del SS Rosario, dichiarata patrona de11a vittoria da papa Pio V, e quÌndi anche 1a presenza ne1la cappella di un cimelio proveniente da1 luogo
in Marino, ma che già da qualche secolo si
trasferì in Germania".'0 11 personaggio in questione non può non essere che ilterzo grande musictsta dell'età barocca fiorito in seno alla comunità iocale, che ebbe rapporti con Giacomo Cartsslmi e con Bonifacio Graziani,'' oltre che necessariamente con il cardinale Cirolamo Colonna La custodia della cappella era affidata alla confraternita del SS. Sacramento che 1o manteneva durante 1'anno, ne1 corso de1 quale si svolgevano diverse sacre funzioni, come quella dell'ottavario de1 Corpus Domini, della terza domenica di ciascun mese dell'anno, 1a solenne esposizione i1 primo e 1'ultimo giorno del1'anno 1'orazione serale di tutti i gÌovedì de1 mese in occasione della novena di san Giuseppe e di quella della Madonna del Carmine.22 A lato dell'altare c'erano due statue di legno dipinte, una che rappresentava san Carlo Borromeo e 1'altra san Filippo Neri' lnoltre sui lato destro de1la cappella del SS' Sacramento era collocato un organo, reahzzato aspese de1 Comune, che provenrva daila de1lo scontro armato. chiesa dl San Giovanni. Un benefattore marinese, Tommaso Masini, costituì un censo (4) - CnppeLLA DEL SS. SncneMENro. Terziani di Titolo Mocchi. Altare della Madonna del per testamento rogato dal notaio Marino il 14 aprile 1619 per il manutenztone Carmelo. Così è nominata la cappella situata de11'organo e per il mantenimento de11'orgasui braccio destro del transetto e fu eretta a nista. Dopo 1a soppresslone della chiesa dÌ spese del cavaliere Giovanni Battista Mocchi, San Giovanni l'organo e 11 relatlvo censo pasmembro facoltoso di una famiglia martnese sarono alla chiesa dl San Barnaba Tale orche, come riporta i1 Torquati: "più non esiste LE
e la domenica' se la il luneclì e rl sabato quelli dolorosi.il martedì e il venerdì e i gioriosi r1 mercoledì con tutte le meditazioni nei gìornì da lui citatì oppure Ia rosario il recitavano ì confratelìl che clire vuol è corretta citazione di Torquati jndrcalj anziché tn sei' meditazione pariicoLare era concentrata nei tre giorni I misteri gaudiosi sr contemplano
r!' G. Tonou,qrt
cit., c
42.
rr'C Tonouru cit. c. 42
r,tusicale rowatto, "strenna rr La figura di questo rnusiclsta è ancora molto poco nota. Vedi accenno di u. oroner , ciacofiia Carissini e l'otatario Graiiani' in 'stren n a Bonifacio n'tusicista del m edesim o Un conLribuLo alla bioqrafia deì Rom anisti,,, Rom a Ed. Roma Amor, 2006, pp. lzt -+Lz , e del e crebbe a Marino dove studiò nacque che sappiamo 16881 (1620 ca B. Mocchi p. Di G. 508. cler Romanisti" Roma, Ed. Roma Amor, 2010 pr"r.o ìl Co1leglo Germantco ungarico deì cesuiti fra il 1630 e il 1646 dove musica e che anche lui, come Carissimi e Graziani, fu attrvo I'incarico lasciò I'ltalia per raggiungere Neuburg in cermania dove ricevette Seicenio del metà alla lntorno castrato. cLi soprano ebbe il ruoio Dlziomario di erudizione st|rita-ecclesiastica Mononr, da-òerr,qxo data palatjnato. personaggio rui r-u di maestro di cappeìÌa dei conti de1 "otllu po"ilhé dice, "ll cav. Mocchivalente scultore fu chjamalo alla corte di Venezia vocccxLrir, vol. xLrr, voce Nilarino p.4g è in pu.i" ruo*iun," ' la con colonne dr marmo colorato ecl aitri ornall Resta confermata Bavìera: nella crociera della collegiata edjficò un bellissimo altare bensì un musicista L'equivoco di lvloronl può scultore, uno era non ma grà sappiamo, come cermania in notjzìa che Mocchi sia anclato anziché che Mocchr aveva realizzato I altare in questione come scultore essere statÒ generato daìla notizja raccolta dai suoj collaboratori una Mochi Francesco {con barocco scultore lo con dall'omonrmia come committente. Altro motivo di confusione potrebbe essere derivato Colonna sulla parete destra de1 presbiterio Girolamo cardinale ,,c" del dell'edicola progettazione nella Barnaba in san soìa) che pure è attivo dì nascita, ii nome di battesìmo e la forma scempta del cognome' (v. nota successival. Ma ,n qu"r,o caso non.oìn.ù"r"Àb"ro 11 luogo , Cfr G. Torquati, cit., c 43. Lo storicÒ riporta anche che I'altare fu piir volte colpito da fulmini che annerirono 1a cornjce e gli angeìi dia stucco seconclo cui prima del quadro della Madonna eta dìprnto fresco clorato posti alla sommità dell'altare. lnoltre è interessante Ìa memoria, dalla tela dipinta' potrebbe essere rlntracciabile sulla parete di fondo della nicchia' oggi coperta sopra l altare un Crocifisso, poi scomparso.
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gano fu pol spostato nell'antistante cappella di San Bartolomeo, perché troppe volte, in occasione di temporali, fu danneggiato da scariche elettriche provenienti dal soprastante campanile. Ogni volta i1 meccanismo fu riparato a spese del Comune, il quale alla fine dell'anno 1870 non volle più sostenere la spesa per mantenere l'organista.23 L'altare è circoscritto da una ricca balaustra e si presenta con un prospetto barocco di grande effetto plastico, esaltato da un delicato cromatismo di marmi.'o L'a\zala dell'altare emerge da un fondale a paraste mediante due colonne con capitelli corinzi e si conclude in alto con un timpano spezzato estroverso. La profondità è assicurata per contrasto con l'avancorpo da una parete circolare a mo' digrande nicchia, oggi nascosta dal quadro. Su1 fondo di questa parete una volta era dipinta una grande croce. In corrispondenza delle paraste due plinti sostengono altrettanti putti lignei. Alla base dei plinti, ai due lati dell'altare, c'è lo stemma araldico del committente: Giovanni Battista Mocchi.', In alto domina il fastigio, nel cui centro campeggia un ovale nero con la stella raggiante, simbolo mariano, sormontato da una corona. A1 culmine si eleva su11'arco di volta 1a croce che dà i1 titolo a1la cappella. Il tabernacolo, dove si conserva il SS. Sacramento, è realizzato in finissimo marmo fiore di pesco. Il paliotto è realÌzzato a tarsia poli-
croma, particolarmente raffinata per il disegno e per i colori, con marmi a rilievo e intreccio elaborato. Al centro è i1 grande quadro della Madonna del Carruine di Luigi Garzi.26ln alto è rappresentata la Madonna seduta con il Bambino, mentre con la mano destra porge 1o scapolare a santa Teresa d'Avila, posta in ginocchio su un piano inferiore e con lo sguardo rivolto alla Vergine del Carmelo. Dalla parte opposta, su un piano leggermente inferiore, è rappresentato un'al-
tro importante
personaggio riconoscibile come santo carmelitano per i1 tipico abito marrone con cappa bianca dell'Ordine, che osserva i1 colloquio estatico del1e prime due figure. Oualcuno, forse per analogia con il dipinto di Pietro Novelli conservato a Palermo, ha proposto sia sant'Angelo di Gerusalemme (1185-1225) che si festeggia i1 5 maggÌo. Molto più probabilmente e concordo in ciò con Lovrovich" sitratta di san Giovanni della Croce (1542-1591), primo perché si tratta di un santo coetaneo e conterraneo di santa Teresa, poi perché entrambl mistici furono fra i più importanti riformatori dell'Ordine nel1'ambito della Riforma cattollca scaturita dai canoni fissati da1 Concilio di Trento, infine perché sant'Angelo è rappresentato in genere con i1 petto trafitto da una spada che qui è assente. Nella parte bassa del dipinto si agitano le oranti anime del Purgatorio. La tela appare deturpata in più punti e male restau-
2J
G Tonouer, cit., c.44 NelÌe paraste il rosa violaceo del Portasanta, nelle coionne il rosa a vene bianche del CottaneÌlo mischio, sui plinti i1 rosso variegato de1 Diaspro di Sicllia, su1 paliotto: Verde antrco, Giallo antico, Nero e Alabastro. Sulla balaustra c'è Bigio antico con specchi di Diaspro. :t Non è uno stemma noblÌiare. Ai lati presenta frange e caulicoli. Nella parte bassa è rappresentato jl mare. Sopra campeggìano tre stelle, di cui una cometa, sovrastate da una croce con un lungo braccìo traverso. Se Mocchi è veramente il musicista che abblamo supposto, lo ra
stemma potrebbe essere jnterpretato come una rappresentazione simbolica delle tre stelle: Carissimi (cometa) seguita da Craziani e da Mocchi.
26
L'autore del quadro è stato riportato da G. Lovnovrce,, Lo vedi...ecco Marino, cit., p. 86 con jl nome "L. Gazzj", assolutamente ignoto. Tant'è F. CeleenEsr , Marifil e il suo territorio, cit., p. I 0, Io nom ina: " Luigi Gozzi", facen do riferim ento all'unica fonte disponibile: Girolamo Torquati. E aggiunge il commento: "Un maestro non altrimenti conosciuto, forse dÌ formazione locale". Credo che I'equivoco sia stato generato da un'errata lettura del ms. dì Torquati da pafte di Lovrovich e che rn seguito Calabrese abbia u]teriormente storpiato il nome, non verificando la fonte, ma adattandosi alla citazione precedente, come in seguito hanno fatto anche altri. Invece, da una lettura più attenta del ms. deÌ Torquati, appare evidente che si tratta di LuigÌ Garzi, il cui nome per due volte è scritto con tratto ìnequìvocabile e sottolineato (Cfr.G.Torquati,cjt.,c.43l .L.Garzi nacqueaPistojanel I63BemorìaRomanel lT2l.Fuunodei principali allievi di AndreaSacchi.Fece parte della Congregazione dei Virtuosi deÌ Pantheon, di cui divenne reggente nel 1680, e fu accademico di San luca ne1 I620. Fu attivo tra l'altro nella chiesa romana di Santa Caterina a Magnanapolicon l'affresco dellavolta Triont'o dtsantaCaterina(1713) e in quella di San Carlo al Corso conunaAlleqoriadellaFede. Nella stessa chiesa si è già detto, nella precedente relativa nota, della presenza di aitro pittore presente in San Barnaba: Francesco Rosa, di cui il Garzi fu collega nell'Accademia di San Luca. Occorrerebbe un competente confronto stÌlistico fia le varie opere di Garzi con quella della Madonna del Carmine in San Barnaba per attrÌbuirne definitivamente 1a paternìtà. L'ancona è lunettata e misura m. 2,35 pq m. 4,70. La pittura è olio su tela. che
27
G. LovnovrcH, cit., p. 86
I
x
I
rata agli inizi de1 xx secolo, a causa de1la pessima usanza dei fedeli di bucare 1a tela per appendervi g1i ex voto.2E
Acquasantiera. Tra l'esito de1 transetto
e
f inizro della navata destra, in corrispondenza
della porticina laterale che dà su1 corso principale, incassata ne1 muro dei pilastro parete, unatazza di marmo semtcircolare fa bellissima mostra di sé. All'esterno è decorata da petali arrotondati verso 1'a1to, circoscritti da un cordlno e intervallatida ovoli. llbordo superiore è lavorato con motivi tipici della decorazione architettonica: lunette alternate a dardi. Ai lati sono due anse a ricciolo' Si tratta di un'esecuzione artigianale elegante per i motivi classicheggianti, ma con imprecisroni proprle de1 periodo della fattura rlsalente al tardo medioevo. Nelf insieme l'acquasantlera, ancora in funzione, ricorda la corolla di un fiore. La sua presenza Ìn San Barnaba si spiega come materiale di spogllo tratto da una deile due chiese medievali di Marino, San Giovanni o Santa Lucia, soppresse e sconsacrate per consentire 1'erezione della basilica. (5) - AlrenE MAGGIoRE e PRESBITERIo L'altare era anticamenle fornitc li ;: paliotto dì marmc g;a l- a: - :
marmo nero e ma:l Ie:.:
condo
Torqua:l :
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il paliotto rlvolto verso i1 coro fu dlstrutto
forse proprio nel corso di tali lavori L ara maggiore fu consacrata ne1lo stesso glorno insieme all'altare della cappella di San Bartolomeo da mons. Antonio Sanfelice vescovo3. i1 14 maggio 1703 e come giorno utile per i1 solenne anniversario di detta consacrazione fu stabilito prima il 20 ottobre, poi spostato alla terza domenica di ottobre che ancora si osservava a1la fine de1l'Ottocento' La consacrazione dell'altare fu rogata dal notaio marinese Francesco Antonio Alessandrini. Le reliquie poste alf interno del1'altare in una cassetta di piombo con allegata certificazione scritta su pergamena appartengono ar santi martiri Felice, Urbano, Benedetto e Bonifacio. Nel 1978 l'altare fu adeguato a1la nuova liturgia, in modo taie che il celebrante non volga 1e spa11e a1 popolo Fu incaricato del progetto 1 architetlo Sergro Checca dÌ Grottaferrat:a È s:at: sc le',alo 11 pavimento, 'ea'z--=: j -' .--= l :- :-o:te in posizione ::r-: . a-:are ln funziOne
- ='.- Paliottoeln - ::=: - jei celebranti, : - : : -. -: .nnaizatO, in
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bero stati prelevati 1n età medlevale dal tempio di Diana Aricina (v. cappella de1 SS Rosario).'e I gradini dt marmo dell'altare furono restaurati (sostituiti?) intorno al 1870 a spese dei canonici. Ancora i1 TorquatÌ riferisce che
1a
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e que1lo di : D. Antonio :a di Nardò :.leìla della
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croce astile, realizzata dopo 1a riforma liturgica della messa (1969), dal prof. Augusto Ranocchi. Ne1lo stesso perlodo, per sottolineare i1 legame tra i sacramenti de1 battesimo e
dell'eucaristia, fu spostato i1 fonte battesimale dalla Cappella di tutti i Santi a fianco dell'altare, quasi a ridosso dell'arco absidale, sulla destra di chi osserva.
Il tabernacolo posto sull'altare è costituito da una parte centrale di peperino rivestito di vari marmi. Ha una base circolare che sostlene la nicchia di marmo giallo antico e alabastro e una mezza cupola sormontata da una corona. Il tempietto è circondato da un fila di colonne di marmo fior di pesco con capitelli compositi di bronzo dorato. La decorazione è costituita da due testine di cherubini, palme di bronzo dorato, due piccoli candelieri e un globo crucifero che conclude in alto f intera architettura. I1 tabernacolo tempietto risale alla prima metà del Settecento. Non se ne conosce l'autore, anche se per il disegno di sapore rococò, dotato di notevole senso delle proporzioni, di un intricato insieme di soluzioni di spazi e di pianta, dobbiamo supporre trattarsi di un architetto. Del resto la fattura non è di meno, ci troviamo di fronte a un'opera di alto artigianato marmorario che ha adottato una ricercata scelta di pietre, unita a una sapiente tecnica di lavorazione indispensabile anche soltanto per f inserimento delle parti di bronzo sul marmo.
Il fonte battesimale risale al xvrrr secolo ed è di autore ignoto, ma di pregevole fattura e meritevole di attenzione come una delle migliori opere diarredo sacro dalle caratteristiche e gusto tipicamente settecenteschi. Ha la forma di un piccoio tempio ed è composto di due parti: la base ripartita in quattro lobi con la superiore vasca in marmo e il sopra-
stante tabernacolo a pianta circolare reahzzato in legno dipinto. 11 tempietto ò attorniato da sedici colonne con capitelli dorati contrapposte a iesene, che sostengono, al di sopra di un aggettante cornicione modanato e dentellato, una cupola ad arco rialzato, sulla quale domina una statuetta in legno dorato raffigurante Gesù. Su11o sportello concavo appare un dipinto poco leggibile ma caratterizzato da tenui colori pastello.
I santi
Giovanni Battista ed Evangelista rappresentati in una tela ad olio (cm. sono 1 l7 per cm. 128) che si conserva oggi ne1 coro della basilica, sulla parete sinistra a fianco all'altare. Non era questa 1a collocazione originaria del dipinto. Infatti, pervenuta in San Barnaba da11a soppressa chiesa medievale di San Giovanni, i1 quadro fu esposto inizialmente sull'altare di una cappella, poi rimosso. La figura del Battista con le spalle nude e del1'Evangellsta riccamente panneggiato sono affrontate tra loro, ma entrambe ruotano i1 busto di 45" in direzione opposta: i1 Battista volge 1o sguardo a destra, l'Evangelista a sinlstra, con l'intento di incrociare 1o sguardo de11'osservatore e di captarne l'attenzione. La composizione, oltre a questo singolare espediente figuratlvo, si completa con 1a levata del braccio interno (sinistro quello del Battista, destro que11o dell'Evangelista), in modo da creare una profondità prospettica e uno spazio interno a1 dipinto che obbliga a convergere al centro della tela, il cui fondo è pressoché nero, mentre le braccia esterne piegano in basso angolate in maniera da formare nel1'lnsieme una losanga. Per contrasto cromatico spiccano le parti scoperte del corpo colpite da1la luce e i1 colore del panneggio. L'opera è attribuita a Giuseppe Cesari, meglio noto come il Cavalier d'Arpino." I1 dipinto, datato fra il 1620 e il 1630, appare come una delle esecuzioni
:: Orìgìnario dì Arpìno, Gìuseppe Cesati (1568-1640), allievo del Pomarancio, entrò da giovane nell'Accademia di San Luca dj cui fu presidente a più riprese. Nel 1586 entrò a far parte della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon. Nella sua bottega entrò a lavorare nel 1593 il giovane Caravaggio. ll ciclo di affreschi nel Palazzo dei Conservatori el'Ascensione nel transetto di San Giovanni in Laterano sono solo alcune delle sue opere più conosciute tra le innumerevolj.
-:: .e si richlama a ::.:arione borromi-
tardo manieriste de11'autore, a causa dei volumi sommariamente definiti e del modulo compositivo. Tuttavia 1'uso del chÌaroscuro e la severità indecifrabile dei volti sembra contenere una non trascurabile contaminazione
in questo soluzioni niana.
caravaggesca.
nato e acqutsla:: :, :a:l-na1e Prima de1 1648 ne11'attesa cr :>s::= :--.iocato rn basi-
Il Martirio di sanBarnaba è il soggetto pittorico che occupa gran parte della parete dl fondo del presbiterio. Sl tratta di un quadro di grandi dimensioni (m. 4,23 per m' 3'70)' Intorno aila tela una grande cornice barocca si staglia sul fondo piatto della tribuna sopra gli sta11i de1 coro. Ai quattro angoii spiccano altrettante valve di conchiglia a coste raggiate piuttosto profonde. A1 centro di ciascun lato si aprono quattro cartigli, di cui que1lo scritta dedicatoria al santo tltolare: Dtvo BARNAeaE, mentre quello inferiore espone i1 blasone de11a famiglia Colonna: una colonna 1n campo rosso sormontato, in questo caso, dal galero cardinalizio de1 cardinaie committente. Da alcune fotografie dei primi annidel novecento è possibile vedere anche delle lunghe stole di stucco dorate, sparite nelcorso diqualche restauro successivo, che dipartivano da1 centro dei cartigll e correvano parallele quasi fino a toccare 1e pettìnidi d'angolo. I1 bianco perla e 1'oro sono I colori dominanti di questo eccezionale ornamento di stile barocco progettato da1 medesimo Antonio Del Grande, che superiore reca
,
1a
Il dipinto ne ,t-=3 =:- =-= =:alo eseguito e sl trovava lr, ;:a :::ll: sala di Palazzo Colonna a Martn:
- :'-:a:::,re commissio-
lica, dove intantc fe-. e.,:: - -a" orl di edificazione.'3 Lo stesso Gue::-:,: scrlr'eva nel 1643 clue lettere a1 cariina-e ::mmittente Girolamo Colonna che i1 q;adrr a lul commissio-
nato veniva dipintc cal suo
allievo Bartolomeo Gennari Di nuovo ne1 1645 il Cuercino dichiarava ir una successiva corrìspondenza che i1 quadro era terminato con alcuni suoi personali rltocchi." Sitratta dunque di un lavoro di bottega dove a1 maestro sr deve i1 progetto e i1 disegno preparatorio' 1'esecuzlone affidata ln gran parte agli allievi' con una supervisione e un ritocco finale delr i'artista che ha ricevuto la commessa Ouesto, dopotutto, era i1 modo diprocedere della bottega: un grande numero di committenze che trovava soddisfazione soltanto con un'organrzzazione parcelllzzala deit lavoro Oltretutto i1 Guerclno aveva un tariffario che varlava a seconda del numero de11e figure richieste nel dipinto commissionato E non era raro che altre figure venivano aggiunte successivamente, su richiesta de1 committente' non previste dal disegno orlginario, anche a
qrande pittura del'6ao e del'700' vof i' Roma per i papi e per i principi della.lmpaqna roruana Cfr. A.e,c cosr,quecne, tsart'l,r,le: Gennari, in. L'Arte PalazzoColonnadrMarino' caràinalepressoil rÌ dipinto,ir"ri"irrpàit"Jj uninventarioa.i'ro+sdeileoperecollezionateda1 1990,p
7i
aggrornato nel 1653. però posticlpa Benedettacennarielabottegadelcuercina' Bologna' 1986 lche 3a lbid., p. 7l ep.72.Al .guardo sono citate ricerche cli P B,qcnr, primoadaverattribuìto1'operainsan ldipintid,elcuerci.no'Roma1988'l1 erroneamentel'operaal 1660),cfr.p. 199enota25. L.Sr.lenuo, italiani dall'Xl il^:oin:tnario EncÌclopedico Bolaffi dài pittori e deg]i incLsori Barnaba a Bartolomeo Genna, è c. nor,, Bartolor,tea cnrnàri
l98l'cit''p'10'
al XXsecoLo",vol.V,TorinolgT4.SegnalazionegiànotaaFCar.a.snEss,Marinoeilsuoterritorio pittori di manìerapertl rìnnovamento :r5Gjovanni FrancescoBarbierr,dettoil Guercjno(l59l-1666) èstatounodei maggiori epiùorigrnalì pittura a Cento nel Ducato di Ferlara' di scuola sua una a vjta 7 dìede 161 Nei barocco. lumjnistico, poi uno degli esponenti del classicrsmo l62ldapapacregorioXV'AlessandroLudovisi' suaclttànatale,fraiquall aÌlievi si annoveraBartoiomeoGennari FuchiamatoaRomanel la sua papa suo protettore. Da quel momento ìn poi il Guerctno organizzò suo ammiratore. Rrtorna a Cento neì I623 dopo la morte del internazionale clientela una ton per coiriipondeÀ'u vendita ii bottega a livelio "inciustrirl" , .on una sorta " il primo dei maestri de1 giovane cuercino' operò sempre nella Bartolomeo Gennari l1594-1661.),natlvo di Cento e figlio di Benedetto, d"l Guerctno. Dal modello del maestro Bartolomeo poco si ,or"ilu Éarbieri, bottega di questo, insieme al fratello Ercole che ,poro'ir.iu ma con più morbÌdezza d'impasto e forza del colore' si Guercino, maniera de1 è clistaccato, assomigliando il suo stile a queilo del1'ultima inLdrteperipapieperiprincipi' PrnoNotr'rr, N. ROIo, Modena 2004 e A' COSIAMACNA' veda al riguardo :Lascuola delGuercino,a c. cii E. NEcpo, M. acentosoprattuttoperlaìn-
cit.,p.T2,secondolaquale"il quadrodi Marjnoèawicinabìle alsanDonenico(1645)e cisività del chiaroscuro".
26
i-
allaDeposizione(16491
scapito dell'unitarietà dell'opera. Ad esempio è il caso de11a Visione di San Filippo Nari, ove "l'asimmetria della composizione che si può vedere oggi è dovuta al fatto che Guercino aveva progettato il dipinto per sole tre figure: non c'era abbastanza spazio ne11a parte superiore centrale per 1a Madonna e il Bam-
bino, ed essi dovettero essere collocati lontano da una parte".:u Oualcosa del genere accadde anche per il quadro de1 Martirio di san Barnaba che è in basilica. Ma la "colpa" fu pluttosto del committente. Infatti, piuttosto che commissionare una pala d'altare che fosse nello stesso tempo dl grande qualità, oltre che di grandi dimensioni, come era richiesta per la chiesa di Marino, che sarebbe costata una fortuna, i1 cardinale Girolamo Colonna che povero non era, ma che non voleva spendere più ditanto per una chiesa importante come 1a basillca di San Barnaba, ma pur sempre di provincia, si accontentò di un dipinto di bottega, che passava per un "Guercino" senza esserlo più ditanto. L'importante non era che il dipinto fosse tutto intero de1 Guercino, ma piuttosto che risultasse essere un "Guercino". ln ogni caso il cardinale avrebbe avuto la sua soddisfazione, facendo comunque bella figura, considerate le dimensioni del dipinto e la provenienza da Bologna, che allora era stimato uno dei centri artistici più in voga, non solo in Italia, ma addirittura in Europa. A11a morte diGuido Reni, infatti, 1l Guercino si trasferì nel 1642 da Cento a Bologna e prese il posto de1 suo antagonista, rilevando le di lui committenze e perfino gli allievi del1a sua scuola. Lì ilpittore incontrò il cardinale Girolamo Colonna, che fu nominato arcivescovo di Bologna il 30 ago-
sto de1 1643 e dove questi rimase titolare della cattedrale fino a1 2 i novembre del 1661 quando ebbe la nuova nomina a vescovo di ,
Frascati. Dunque Bartolomeo Gennari aveva terminato di dipingere il Martirio di san Barnaba nel 1645 ma in precedenza Guarcino aveva "imbastito" il lavoro e l'aveva seguito neltempo. Tutto ciò è provato da quattro documenti presenti nell'Archivio Colonna: una lettera del 7 gennaio 1643 inviata da Bologna, nella quale Guercino dichiara a Girolamo Colonna (che dopo pochi mesi sarebbe stato investito della nomina diarcivescovo in questa città), di aver proweduto a fare un disegno, un'idea da sottoporgll, in merito alla richiesta avanzatagli di rappresentare i1 martirio di san Barnaba, e nel far ciò dÌ essersr ispirato alla Legenda aurea di Jacopo da Varagine3' e di averglielo inviato per l'approvazione; una rlcevuta del 27 maggio 1645 a flrma di Gennari per il pagamento di 250 lire di acconto per i1 dipinto in questiofle; ufla lettera del 5 luglio 1645 che l'opera pittorica procede bene e che Gennari ci sta lavorando nonostante 1a febbre malarica g1i abbia fatto rallentare il lavoro; infine una lettera di Guercino a Girolamo Colonna del 28 ottobre 1645 dove si riferisce che 1'opera è appena terminata.38 A1 centro della rappresentazione due carnefici conducono al martirio san Barnaba (i1 Santo viene raffigurato ancora vivo, secondo una de1le due tradizioni agiografiche; mentre l'altra vuole che i1 santo sla stato invece prima lapidato e poÌ bruciato): uno sgherro fa leva con un paletto di legno per spingere verso i1 fuoco il corpo del Santo seduto per
16Cft.D,qvtoM.SroNE,Guercino.Catdllqourupletldeidipinti,Firenze,Cantinj, rr
terra con le mani giunte in preghiera e
l99l,p.
1o
13.
lacopo da Varagine, oYarazze (1228-1298) era un frate domenicano, poi beatifrcato, che scrisse laLegenda ar{rea, altrimenti nota come Legend,a sanctoruru, la quale altro non è che una raccolta di I 50 vite di santi scritta in forma apologetìca e didattica. r3 Cfr. D. M. SroNÉ, cit., p. 14. Nella lettera del 1643 Cuarcino illustra jl soggetto al suo committente: "...ho mandato Ì1 disegno da me tatto per Lei, ciovè iÌ Martirio di San Barnaba Apostolo, nel modo che racconta il Varragine, quando fu con una corda al collo strascinato per getarlo sopra di un fuoco, et ho cercato di farlo copioso di figure perche dovendo Ia misura del quadro essere assai grande, magìorm.te resterà pieno il sjto del quale andrano coÌorite le figure, e quando r1 Sig. Gennari farà I'opera, non restarò di darli ogni havertim.to et hajuto". Ancora più interessante è quanto riferisce Guarcino nella lettera del 5 luglio )645:"In tanto confermo a V. E. R. la mia buona volontà che ho di servìrla et non ho mancato sino ad hora di far al medesimo Cennari alcuni havertim.ti così finito che havrà 1'opra, ritocherò il Santo in quelle parte che occorerà... ".
sguardo rivolto a1 cielo; l'aitro sgherro a fianco è teso nello sforzo ditrascinare i1 martire con un laccio stretto a1 collo. Sulla destra, in primo piano, 1a fiamma si ritrae per non offendere le membra di san Barnaba, secondo 1a tradizione del miracolo narrata nella più diffusa fra 1e agiografie delSanto: "...mandarono fuori della porta occidentale alcuni di essi, acciò che segretamente preparassero buona quantità di legno, per abbruciarlo, ed una cassa di piombo per sommergere nel mare le di lui ceneri. Venuta 1'ora destinata, con lanterne, ed ogni sorta di armi, che in quei tempi si usavano, andarono alla Sinagoga e legatogli al collo un grosso canapo a guisa di fiera indomita 1o condussero al Palazzo dellaGiustÌzia". "spirata la felice anima e volandosene alla gloria, il corpo fu gettato nell'ardente rogo, qual restò illeso, che neppure un capello rimase offeso dal fuoco". Altre due composizioni, poco integrate al gruppo centrale, completano i1 dipinto: su1la sinistra un gruppo di tre o quattro persone, in abiti rinascimentali, sembrano fra loro indifferenti a1la scena drammatica, o forse commentano, assecondando i1 racconto della tradizione: "...1'awersario Elima preno di veleno e livore, radunato buon numero di sicari e perversi gentili, seco 1i condusse alla Sinagoga". Sulla destra un drappelio di guardie provviste di armatura moderna, assiste alla scena in posizione di riposo. In alto, al centro dei dipinto, un angelo indica il cielo, mentre nella sinistra abbraccia 1a palma del martirio. ll risultato è que1lo di una composizione non omogenea, ilgruppo che tiene da un punto di vista formale è soltanto quello centrale, rappresentato dal Santo e dai due sgherri. Le altre figure sembrano di riempimento, specialmente i1 drappello dei soldati armati di lancia che, disposti in fila indiana, servono soltanto a procurare i'effetto prospettico di profondità spaziale. Altrettanto rire Cfr. a0
A. CosrANlACNA, Bartolomeo Gennari, in: L'Arte per i papi,
sulta incombente e .: .. > ,. 1. gura dell'angelo maggiore che :::-:3 : =:an Parte superiore della tela l,i= : : : -: .pìegarsi con f intenzione idec-:g,.a::=: -: onentata di voler awicinare il d.',.:: a . -rano di accorciare le distanze ira .. :.=.: e la lerra, come ne11a Vasfizione di -.iti: C,,,;....;;'.: ,i..\cluitania del 1620, o come Sdtt Frrti:--i-.--; .,; .-:i1i-ii ton sanBenedetto dello stesso p=-t- :: lnsomma se 1o scopo era quello di far c:r .::ge re Io sguardo dell'osservatore su1l ,Àpcs::Ìc seduto a terra, l'effetto ml sembra che s.a ::posto a1 punto di distogliere l'attenzicne e di attenuare la tragicità del1'episodio narra:o in primo piano. Anche se il modello di rilerlmento per Gennari è 1o stile paludalo del secondo periodo di Guercino, che prevede i1 distacco dei personaggi di contorno da1la scena pnncipale (in questo caso rl martirio del Santo), al punto da sembrare il tutto una solenne coreografia di maniera persrno poco convincente, come ne1 caso della Morle diDidone del 1631, conservata a Roma nella Galleria Spada, Tuttavia Bartolomeo Gennari mostra una discreta capacità pittorica e una decisa incisività per il chiaroscuro.ie Due edicole monumentali sono situate simmetricamente, una di fronte all'altra, ai fianchidel presbiterio, sopra gli sta1lide1 coro. 11 prospetto dl ciascuna di queste è formato da due colonne ai lati con capitelli compositi che sostengono un architrave sormontato da un timpano spezzato, a1 centro del quale campeggia 1o stemma dei Coionna. Fra i capitelli e i1 timpano c'è un alto fregio di marmo rosso di Verona che è ripetuto sugli stipiti retrostanti le colonne e in altre parti della nicchia. Gli elementi sono disposti in modo tale che il marmo bianco risalti e quasl separi i singoli elementi architettonici. Sugll spioventi curvideltimpano svettano due statue di sirena dalla doppia coda.oo Fra le due
cil, p. 72.
La sirena bicaudata, o dalla doppia coda (erroneamente detta: melusina),le cui estremità sono tenute una pet ciascuna mano è un simbolo araldico de1 ramo di Paliano delÌa famiglia Colonna, cui appafieneva il cardinale Girolamo, che significa: persuasione. Un emblema,
questo, che ritroviamo anche in altri monumenti del castello di Marino, come ad esempio sulla vasca ottagonale della Fontana dei Mori. 28
t
mensole a mascherone che sostengono ciascuna edicola c'è una lapide con cornice a volute e iscrizione. In due documenti conservati nell'archivio Colonna si nota che, sia il contratto stipulato il 24 ottobre 1651 con 1o scalpellino Carlo Spagna, sia quello successivo stipulato con 1o scalpellino Gabriele Renzl del 27 novembre 1653 per 1'esecuzione de1 1avoro, entrambi sono sottoscritti da Antonio De1 Grande, il medesimo architetto della basilica di San Barnaba, il quale fÌgura anche nel1a veste delf ideatore delle due edicole.*' In particolare a Carlo Spagna si deve la realizzazione di queste per Ì1 compenso di 500 scudi ciascuna, ma con il vincolo di termine del lavoro entro i1 mese di maggio del 1652, e a Gabriele Renzi il completamento de1 lavoro entro ilmese digiugno del1654, ché nel frattempo il primo scalpellino era deceduto, e anche la scultura de11a statua del cardinale posto nella nicchia di destra. Nella nicchia di sinistra attualmente vuota avrebbero dovuto essere riposte le reliquie del Santo patrono, mentre in quella didestra si sarebbero dovuti conservare i resti mortali del cardinale Girolamo Colonna, ma contrariamente al suo vo1ere, essendo egl1 morto all'improvviso nel 1666,fu sepolto a Roma nella basillca disan Giovanni in Laterano e mai 1e sue spoglie furono poste in questa superba edicola che potrebbe ben figurare in una qualsiasi delle grandi basiliche romane.42
r
G. Toruesserrr, CampagnaRoruana,
vol.
IV,
Il cenotafio del cardinale. La statua monumentale di Girolamo Colonna, posizionata nella nicchia di destra, è impostata su una base esagonale in marmo bianco, girata di 45' rispetto all'apertura, in modo tale che 1'orante sia rrvolto al1'altare maggiore sottostante. Sulla base poggia f inginocchiatoio di
marmo rosso di Verona, la cul forma cilindrica del fronte contiene il corpo marmoreo del personaggio, panneggiato nel1'abrto cardinalizio, piegato sulle ginocchia e nell'atto di pregare a manl giunte. Al centro delf inginocchiatoio campeggia lo stemma in marmo bianco de1 cardinale. La formidabile scultura, anche in assenza di comprovanti documenti, si attribuisce generalmente a Francesco Mochi (1580-1654) e si fa rÌsalire agli anni della committenza delle due edicole 16511654. Rispetto al modello berniniano del ritratto, 1'espressÌone del volto del cardinale sarebbe propria di Mochi: ispirata e intensa. Così pure la minuziosità dei particolari dell'abito e il modo di trattare le superfici condurrebbero a Mochi, piuttosto cha ad altri scultori coevi.o' Gli stalli del coro (m. 4 da terra) sono databili a1la seconda metà del xvtt secolo. Coprono in basso buona parte de11a parete de1 presbiterio e offrono venticinque alloggi. Nel complesso la struttura, che è interamente in legno di noce, si presenta semplice e austera, sia il fronte delf inginocchiatoio, sia le spalliere sopra i sedili: alti schienalicon profondi
ed. 1910, cit., p.250.
il 4 settembre 1666. Figlìo di Filippo e di Lucrezia Tomacelli, morte del padre nel l64l gli successe nel dominio dei feudi principeschi del ramo di Paliano della famiglia. Fu fatto cardÌnale vescovo di A1banonel 1627 eassunsepoi numerosi rmportantj titoli ecclesjastici.Nel l643funominatovescovodi Bolognaenei l66l ebbelanomina di cardinale vescovo di Frascati, oltre alf incarico di Arciprete della basrlica dì San Giovanni in Laterano. Fu il ìV duca di Marlno, Connestabile del Regno di Napoli, duca di Paliano, di Tagiiacozzo, conte di Ceccano, marchese dj Cave, signore di Cenazzano, di Anticoli, di Vico, di Rocca di Papa, di Cave ed altro ancora. Patrocinò, oltre aÌl'erezione della basilica di San Barnaba a Marino, anche ìa Villa delìa Sirena a Frattocchie, la Villa del Cardinale a Palazzolo sul lago AÌbano, e la collegiata di Rocca di Papa. È sepolto nella basilica di San Giovanni in Laterano. rr Cfr. G. TorllessErrr, CampaqnaRomana, ed. 1910, cit., p. 250: "statua di buonissima fattura ed attribuita aÌ Mochi ... ed anche al Berninì". Francesco Mochj di Montevarchi, presso Arezzo, fu uno degli iniziatorj de1 barocco nella scultura, per motivo della quale ebbe sempre divergenza di vedute e contrasti con Gian Lorenzo Bernini, da cui lo separa una maggiore attenzione ai modelli classici del Rinascimento, come Donatello, Michelangelo e Giambologna. Secondo noi non può essere confuso con Giovanni Battista Mocchi, mustcista marinese, di cui qui sì ragìonainnotaallaCappelladei SS.Sacramento.F.CALABRESE,Marinaeilsuaterritorio,cit.,p l0,definiscelostrledellastatua dì "derivazrone algardiana", così come nello stesso luogo dichiara, "da un prototìpo algardiano deriva io splendido crocefisso bronzeo neìla Sacrestja (M. Heimburger) già attribuito al Bernini" di cui qui si tratta in merito alle opere gjà appartenenti alla Cappella del coro d'inverno. ll bolognese Alessandro Algardi (1595-1654) è uno dei maggiori scultorÌ barocchi, anche lui come Mochi risentì deìl'ìnflusso berniniano, pur restando maggiormente aderente al modeilo classico. D. TrccoNr, cìt., p. 111, attribuisce I'opera djrettamente all'Algardi.
'r Girolamo Colonna, nato a1la
a Orsogna i1 23 marzo 1604 è morto a Fjnale Ligure
nquadri sono ripartiti da lesene scanalate e sormontate da capitelli ionici con ghirlande. Al di sopra corre un cornlclone lntervallato da lumi di legno in corrispondenza delle lesene. L'organo Fra l'altare e t1 coro si colloca 1'organo rlsalente alla fine de1 Seicento con canne originalr e mantice. L'armatura in legno dipinto si divide in due piani: que11o inferiore a parallelepipedo con pannelli incorniciati a 1lnea mrsta verso 1'alto; que11o superiore presenta un grande arco a1 centro con volute sui fianchi e lesene di prospetto decorate con foglie arricciate. Una piccola targa al centro ricorda un restauro recente (1954) per 11 50" anniversario dt sacerdozio di don Salvatore Padroni, canonico e musicista de1la basilica.
llpulpito (m.2 di \arghezza) nella navata centrale presenta analoghe caratteristiche di austerità degli sta1li del coro. Si può facilmente pensare ad un unico progetto decorativo ideato da un ignoto autore e realizzato dalie stesse maestranze artigianali. Lo stile sobrio e funzionale della struttura risponde perfettamente alf impianto decorativo generale della basilica: due grandi mensole con volute sostengono la cassa del pulpito dl forma rettangoiare. Come per gli stalli de1 coro anche qui i pannelli, delimitati da doppia cornice, sono delimitati da lesene che terminano con capitelli. CappELLA DEL coRo D'INVERNo e Secnpsrra. Appartata (f ingresso è su1 fianco sinl-
(6) -
stro del presbiterio) appare questa cappella, rispetto a1 resto de11a chiesa. Vi sÌ accede dopo un'anttcamera e prosegue negli ambienti de11a sacrestia. In questo ambiente raccolto sl riunivano soprattutto d'inverno i
canonict de11a collegiata per 1e medÌtazÌo le preghiere e r1 canto in comune o per ce brarvlfunzioni non pubbliche. Fu realizzat spese de1la famiglia Colonna nel i747 e corata da Giuseppe Aluisi ne1 1873 (i resta .96\. L'altare è deila volta risalgono al marmo bianco e presenta decorazioni a tarsìo di marmo rosso a 1istelli. Sopra 1'alta in un riquadro di stucchi e marmi con L testa alata dr angelo alla sommità, è espo un quadro (cm 181 x 109) che rapprese SanFrancesco, opera attribuita a Grrolamo N ziano.oo 1l Povero di AssisÌ è rivolto verso L luce che 1o illumlna dall'alto, mentre ric' le stimmate; in basso è un fratrcello che let con la testa appoggiata al braccio. Ai de1la stessa parete sono due tondi , 1e cornici marmoree sono state realizzati cot stesse tecniche di quella de11'a1tare. tempo, prima del furto del 17 novembre 1! erano due ritratti ovali dipintt: Sdn Pietro e Paolo attribuiti a Guido Rent. Sulia paretr lato è rappresent ata La Deposizlone di Crist Cherubino Alberti o secondo altri de1la ' chia degli Zuccari -='Su1la parete che immt alla sacrestia è una copia ottima del San R del Domenichino il cui originale è a Mal nella chiesa di Santa Marla de11e Grazie, a suo tempo collocata ne1 Romitorio di Rocco (1656) sulla strada per Grottaferr Anche gli stalli de1 coro della cappella c verno (m 2 50 dl allezza) sono dello ste materiale e slile di quel1i del presbiter del pulpito ma dr una datazione poster (prima metà del :''. ,tl secolo), rispett« precedenti perché sappiamo che i lavo questa cappella scno slati eseguiti suc
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sivamenle in :c:.ccmttanza con i1 pr< dere de1la siste ::azicne der vani acces della baslLica .j.r::e qui ipannelli sonc nati da u:a s3::p-l:e cornice rettangol
a'G. Tonouert, cit., rtferìsce che alcuni ritengono il quaclro sìa un'opera dei Car:':: ' -' del Carracci. Per somiglìanza Con il dipinto di analogo Soggetto pi"a"nt" rL= ' - =" :
romanedell,autoreèpossìbileattribujrloaGirolamotuuzùnoril::'tlq: cicli pÌttorìci. cit., p. 88 propende per il primo cistoni ispirate a Raffaello e Michelangeìo.
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30
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-' -- = - - - 'l '.rrrt ìo riconduce all :' --= -='- ' ::'scati ma anche ad altre 1dEstepereseguireimp' ----.--.
suddivisi da lesene con capitelli, mentre qui la cornice è poco aggettante, data le dimensioni ridotte dell'ambiente. Analogamente sono stati realizzali gli armadi in legno de11a sacrestia, nei quali sono custoditi calici, ostensori, reliquiari e soprattutto pianete e altri apparati provenienti per lascito dalla cappella personale de1 cardinale Girolamo Colonna, o almeno quello che resta, dopo i1 cltato furto del 1984. Qui è conservato pure uno dei due reliquiari a forma di braccio del1'apostolo san Barnaba. Fra i dipinti notevoli della sacrestia si nota di anonimo un r1tratto di San Francesco Caracciolo il fondatore dei Chierici Regolari Minori che a Marlno ressero per lungo tempo la chiesa della SS. Trinità, è databile intorno a1l'anno 1770. ll Santo è posto in diagonale, in ginocchio e a braccia aperte, mentre un angelo g1i porge ia penna con 1a quale scrivere 1e regole della congregazione.
La reliquia reliquiario.
di san Barnaba e il
Braccio
1a provenienza del frammento osseo del braccio de1 Santo riposto in una teca omomorfa presso la sacrestia della chiesa collegiata d1 Marino va detto in via preliminare che molte sono 1e reliquie attribuite a san Barnaba presenti un po' ovunque in ltalia, ma presenti in particolar modo a Milano, dove nella cappella prepositurale di San Barnaba si conserva il cranio e altri resti provenienti da Cipro. Questi giunsero a Roma intorno al 480 d. C. e furono trafugati dai 1ongobardi che litrasferirono prima a Pavia e poi a Milano. Non è escluso che molti dei resti attualmente venerati, in altre parti d'ltalia e all'estero, risalgano al tempo de11e crociate, quindi in epoca molto posteriore a quelle di Milano. DelÌe reliquie conservate a Milano nel1a chiesa dei santi Nabore e Felice, detta anche di San Francesco, davanti al chiostro di Sant'Ambrogio, fu fatta fare una ricogni-
Circa
Apostolo, cc.26 e 27
zione da san Carlo Borromeo. Per la reliquia dl Marino si può avanzare f ipotesi che possa essere stata donata ai Colonna dalla famiglia milanese dei Borromeo, cuiappartenne il celebre cardinale Federico, di manzoniana memoria, e pure quella nipote Anna, che andò sposa a Fabrizio Colonna, genitori di Filippo, i1 medesimo che diede impulso aÌ lavori per 1a costruzione della basilica collegiata di Marino, prima del cardinale Girolamo. Se l'ipotesi è giusta, 1e reliquie (un tempo due, oggi una soltanto) conservate a Marino, sarebbero le più antiche, risalendo al V secolo, come que1le di Milano, e più attendibili, rispetto a quelle provenienti dal1e crociate. Al riguardo occorre dire che fino al furto del 17 novembre i984 due erano i reliquiari e 1e rispettive reliquie. Dal Torquati apprendiamo altre notizie utili circa le reliquia e i relrquiari..u Nella chiesa di San Giovanni ne1 1620 esisteva già una cappella dedicata a san Barnaba e i deputati della festa patronale la dotarono di arredi sacri e in seguito anche di un reliquiario contenente una porzrone delle spoglie mortali del Santo. Nei primi anni della festa patronale si portava rn processione un quadro con l'effigie di san Barnaba, prima che fossero disponibili 1e reliquie. Il I9 aprile 1630 il duca di Marino don Filippo Colonna ottenne da1 barone Girolamo di Piedivalle un pezzo d'osso del braccio di san Barnaba, la cui reliquia fu posta in un braccio di legno dorato dono dl Girolamo Zuccoli. Tanto che sulla teca vi era traccia di tale donazione: "Divi Barnabae Apostoli in brachio Reliquia hic conservantur, Hieronymus Zuccolus dicavit an. Dom. 1630". Dell'atto di donazione Torquati riporta anche copia dell'atto stipulato in tale circoslanza. Alcuni decenni dopo fu aggiunto un secondo reliquÌario anch'esso a forma di braccio, forse per utilizzarli in occasioni liturgiche diverse. Prosegue Torquatr: "Allorquando l'Alfiere Giovanni Napolioni rega1ò i1 braccio di argento, come fu detto in-
.
3l
nanzi,la detta Reliquia fu tolta dal braccio di legno dorato e coliocata ne1 nuovo reliquiario a dì 5 giugno 1683. Risulta da un atto del Zuccoli del 16 aprile 1708 che il cardinale Carlo Colonna donasse alla nostra collegiata una reliquia di S. Barnaba, ma non saprei qui ridire se detta reliquia fu riunita a1la prima di cui finora fu discorso, ovvero fu collocata in altro reliquiario". Ne consegue, a parere nostro, che il braccio d'oro era più antico e più finemente lavorato, ma che ia reliquia più antica in esso contenuta fu spostata ne1 più recente braccio d'argento, il medesimo che i ladri ritenendolo dl scarso valore, hanno 1asciato in basilica e che ancora oggi è soiennemente trasportato in processione. (7) - CappELLA Dr Snn BenroloMEo. Titolo Galantini. Situato su1 braccio sinistro del transetto, 1'altare, per la forma fastosa della struttura architettonica e per iltripudio di marmi, è pensabile possa essere stato progettato e realizzato a1l'incirca negli stessi anni (1678-80) e dallo stesso autore dell'altare del SS. Sacramento nella parte opposta del transetto, per i quali proporrei Antonio Del Grande e 1a cerchia dei suoi aiutanti in San Barnaba, ai quali pure si attribuiscono i lavori di altre cappelle del1a basilica. I1 prospetto del1'altare, anticipato da una balaustra in marmo che ne segue 1'andamento, si offre alla vista in tutto monumentale, più che altrove: pilastrini di marmo colorato si alternano a balaustrini di peperino. La forma è quel1a solita di un tempietto con un fondale a paraste di marmo paonazzetto, dal quale emergono in corrÌspondenza delle medesime due colonne corinzie che sostengono un timpano spezzato ad arco curvo volto verso l'esterno. Nel mezzo deltimpano si eleva ulteriormente un'edicola molto rialzata conclusa in alto da un secondo timpano a hnea curva. Al margini esterni e in corrispondenza delle paraste poggiano due grandi lumi i. pietra, ripetuti a dimensioni rrdolte ne11a s-conda edicola più su. A1 centro dell'archit:a. = è collocata 1'eplgrafe deltitolo dell altare j.32
pinto in un ovale modulato:
AUTARE
/
pntvtr-E-
ouott»teNuM pRo pavtlte / cALANrNr. La famlglia nominata in epigrafe era in stretto rapporto di collaborazione con i feudatari del 1uogo, di cui amministravano cTATUM pERpETUUM
/
i beni, ricoprendo significativi incarichi pubblici, come ho potuto rilevare da11o spoglio dei registri parrocchiali dei battesimi e dei matrimoni, dove alcuni membri de1la medesima appaiono in stretta relazione di dipendenza dai Colonna. Rapporto, peraltro, confermato dagli scambi epistolari con il cardÌna1e Girolamo, dicui si dirà oltre. lldisegno del paliotto risulta da un intarsio di marmo giallo africano e madreperla su fondo nero che forma girali. Come nell'altare di fronte neltransetto, anche qui, ai lati de11'altare, su due altizoccoli è riprodotto in duplice copia 1o stemma non nobiiiare della famiglia Galantini: lo scudo è sepatalo a1 centro da una linea ondulata, nella pafte rnferiore sivedono un giglio araldico da cui spuntano rose, in quella superlore una colcmba con una rosa ne1 becco e una stella \ei r:quadro dell'edicola in alto si nota u: :i:.:.to piuttosto deteriorato ne1 qua:e s-::) rlconoscere un gruppo concitato ot i g-:: a:ge1Ìche. Al centro dell'edicola pr :,: :a = s:icca per qualità plastiche e cr.:ii- ::: -*: grande tela di-
pintacheià' *:-=, di
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san Bartolomeo =
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ad olio
I -: :=: - -, '
= :a:Dresenta uno = .=:: : Co la tradi' : , ::: ordine del re '= -- - - ::i annUnCiafe -',oige su una ia un edificio -. =
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=.- :l:ne abili e imtn una carcassa
: rappresentatÌ :aturale, con 1a
posizione delle gambe che arretra, dove quella dell'altro avanza. La stessa cosa avviene per le braccia e per le mani. I loro abiti sono quelli di beccai all'opera con calzoni corti sopra al ginocchio, 1a camicia aperta sul petto e maniche arrotolate ben sopra al gomito, sandali aipiedi. La loro espressione, da neutrali strumento di morte quali sono, è del tutto impassibile. Su1 lato destro de1 dipinto 1o spazio è occupato da un gruppo di figure paludate con, in primo piano, un soldato coperto da armatura moderna che volge 1o sguardo da1la parte opposta alla scena centrale. Al centro san Bartolomeo non appare legato al palo, segno della sua volontaria sottomissione al martirio. I1 nitore de11a pelle e delle membra emergono dalla composizione e si impongono all'osservatore, attirandone l'attenzione. Le sue gambe lncrociate danno slancio a1 corpo, sinuoso rlspetto all'asse verticale della trave. Ilvolto giovane ma con una corta barba, come quella di Cristo in croce, reclina appena indietro il capo e offre uno sguardo sereno al viso dell'angelo posto sulla stessa verticale che g1i comunica, braccio destro levato in a1to, l'imminente premio celeste. Le proporzioni anatomiche, l'uso dello spazio, la prospettiva e 1a distribuzione dei colori, che tendono a imbrunire sul fondo, tutto tende a conferire un perfetto equilibrio alla composizione. Tuttavia 1a rappresentazione, anche se cruenta e di singoIare violenza, non trasmette drammaticità. martirio non appare come il momento culmÌnante di un apostolato, quanto piuttosto un evento necessario, anche se doloroso, per il passaggio alla vera vita. Chi è l'autore di una così pregevole opera? Oggl il quadro viene indicato genericamente come opera della bottega del Guercino, ma tutte le guide una volta 1o segnalavano come lavoro del mae11
stro in persona. Sulla vicenda la questione è ancora aperta, in mancanza dr prove definitive, ma qui merita di essere brevemente riassunta. Tomassetti sostiene che 11 quadro fu commissionato dal cardinale Girolamo Colonna a Guercino che 1o disegnò, mentre Bartolomeo Gennari lo dipinse.o, Nel 1639 il quadro, già compiuto, era ancora nella residenza bolognese del cardinale che, ricordiamo, sitrasferì nella clttà felsinea nel 1643, preceduto da Guercino che vi giunse da Cento nel 1642 con la sua bottega. Tomassetti riferlsce inoltre di in una lettera di mons. Binago, vescovo suffraganeo di Laodicea, del 12 novembre 1639 tndirizzata al cardinale Girolamo, nella quale si dice che il quadro del Martirio di san Bartolonteo è stato momentaneamente collocato nella biblioteca de11a residenza bolognese del cardinale in attesa di disposlzioni. Prima de1 suo insediamento a Bologna, Girolamo Colonna aveva già commissionato opere al Guercino, come ad esempio il già crtato Marttrio d,i san Barnaba del 1653 iI Triont'o di David del 1637, oggi conservato in una collezione privata,lE e perfino una prima copÌa del Martirio di san BartolonLeo per i confratelli della chiesa di San Martino a Siena. Di molte di queste stupende opere il cardinale ne faceva un uso "diplomatico" nel senso che a sue spese le ordinava e, una volta realizzate,le donava, inviandole a chiese, congregazioni, palazzi di famiglie amiche o alleate, al fine di accrescere il suo prestigio e il potere che poteva derivare dalla riconoscenza per tali munifici doni. Dunque non ci meraviglia se il dipinto originale del Martirio d,i sanBartoloyneo sia stato collocato in una cappella della chiesa di San Martino a Siena e a Marino possa essere stata rimessa una copia dell'originale eseguita da Gtacinto Campana.a'Ciò che ci meraviglia è l'uso "po-
ri C. Tonouett, cit., pp. 250- I, offre varie prove documentate dall'Archivio Colonna, ma non cita in nota quello plù inìportante e cjoè la lettera di commessa all'artista. IÌ compenso al pittore fu di 750 lrre, pari a I50 ducatoni di Bologna -! D. M. SrorE, cit., p. ì67. Collezione Exeter, Stamford, Lincolnshire, Burghìey House. " Per D. M. Srour, cit., p. ì62, l'originale del quadro sarebbe stato commissionato nel 1635 e completato nel 1636 da Guercino per la chiesa senese di San Martino, dove è tuttora sopra i1 terzo altare a destra, poi il cardinaìe Girolamo ne avrebbe fatto realizzare una copra per 1a basilica di Marino dal pittore Giaclnto Campana (1600-1650) alìievo di Cuido Reni. Per iÌ Martirio disanBartolomeo i senesi pagarono Guercjno
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600 ducaton i bolognesi in tre rate uguali: il I6/l I 1635 , il I /9/1636 e 4/l211636.l,rcono Arlss,ur oRo CAL\rt, Notizie della Vltn e delle Ope re del Cavalicre Gioan F rancesco Barhieti detto il Cue rcina da Cento, Bologna I 808; pubblicò il Lih ro dei Conti I1629-1666J del C u ercino fr no ad a lÌora man oscritto. ac
mensa dell altare : ,a base del prospetto sono rivestite ll nLa:ni polrcromi. Dal 1966 la statua di sar. -- , -'. e stata soppiantata da un dipintc :r C -s:::,e Ciotti, che raffigura 1'umaL-ià ^-:, -:,:le protezione a1 '- 1 -,lestra del quale è Sacro Cuore cl- -.. raffigurato la:a-- i-r-:t nlons Guglielmo Grassi ( 1868- 1 -r_ - --' t.le Senza nOn è Ce. =- ' :ale che la sua lebrativa, T,? :
litico" della committenza e delle donazioni che aweniva in quell'epoca da parte di potenti personaggi ecclesiastici, qual'era i1 cardinale Girolamo Colonna, e di conseguenza
l'incredibile e turbinoso traffico di opere d'arte che c'era a quel tempo. Ovviamente le due versioni del Tomassetti e del Calvi sono in contrasto e ad oggi non è possibile verificare l'assoluta attendibilità sra dell'uno che dell'altro, a causa delle loro citazioni incomplete. Un confronto sulla base dello stile fra l'opera senese de1 Guercino e la presunta copia del Campana dr Marino è difficile, per-
ché poco si sa
di quest'ultimo, e non
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e il suo eser:, peritu ra g - :: . chianr di \ia: - -
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escluso che anche la "copia" non sia stata effettuata senza interventi diretti dello stesso Guercino, così come 1"'originale" possa essere un prodotto del lavoro del1a bottega.'n In ogni caso nel 1677 il quadro era ancora coÌlocato nella sacrestia di San Barnaba e solo nel 1681 finalmente sull'altare della cappella GaÌantini.'
(9) - CaeeeLLA DEL
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5r'Alla bottega del Cuercino attribuisce il quadro marìnese cit , p. 172; ma non così D. TrccoNr, cit., p. 111 tL Dal
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(8) - CepprLLA Dr Snrurn Lucn, oggi del Sacro Cuore. La terza cappella di sinistra presenta una notevole architettura, perché in origine ospitava 1a statua di santa Lucia, patrona della città insieme a san Barnaba in una rientranza della parete di fondo, parete curva o nicchia che fosse, e non poteva certo sfrgurare rispetto a1la cappella delia Madonna del SS. Rosario che 1a fronteggia. Sopra l'altare si innalza un prospetto con colonne scanalate e capitelli compositi che sostengono un timpano spezzato ad arco abbassato, opera di Antonio Del Grande. A1 culmine del prospetto campeggia un'edicola con stucchi a cartocci dove fa mostra un ovale con la colomba de11o Spirito Santo raggiante. La
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per sé e per ìa sua lamig11a. Contestualmente chredeva che 91i losse C,-- . -san Bartolomeo che giaceva mal conservato nella sacrestia della bas . :. lÌzzata entro due anni a spese del Galantinj Il 20 dicembre 1 679 C u -. .
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finito,machcattendevailsuoarrlvoperscoprirlo,inquantofloh,,Ci.::i nere iì quadro in sacrestìa Nel 168l il quadro di san Bartolomeo fu . con un atto notarile del l9l5/1683 che la proprietà e Ìa disponibiìità ::=
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figure dei santi pietro e paolo, rispettivamente a destra e a sinistra del braccio orizzontale, e ìa colomba dello Spirito Santo al vertice del tronco verticale. Subito sotto è rappresentato un pellicano nell,atto di nu_ trire i suoi piccoli, che si contrappone al tesch
io posto ai piedi crocifissi cli Gesù,
secondo una nota simboÌogia cristiana.'r per ìa tipologia della fattura si può senz,altro ri_ tenere che il crocifisso provenga da bottega
delÌ'ltalia meridionale; mentre la croce
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suppone posteriore di un secolo (circa xvr) e di scuola napoletana. Secondo lo storico locale l'opera scultorea pervenne in San Barnaba dalla chiesa soppressa di Santa Lucia
dove restò nella sacrestia fino al 1706, quando fu chiamato a sostltuire un precedente più antico e venerato crocifisso di questa cappella gravemente danneggiato durante una processione. Non più trasporlato, il crocifisso con 1a croce furono collocati alÌa fine dell'Ottocento nella prima cappella a sinistra per chi entra e poi sistemato defi_ nilivamente ma in epoca recente (1909?) sopra questo altare. SulÌ'ara è posizionato un quaclro che rappresenta la Madonna Ad,dolorata che si attribuisce a Carlo Maratta. Ai lati di questo altare in appositi vani sono deposte le reliquie dei santi e dei martiri patrimonio secolare deÌla basilica. Ai quattro latl dei pilastri della cappella, su apposite stele di travertino, sono scolpiti i nomi dei cittadini marinesi caduti nel corso dell'ultima guerra mondiaie e soprattutto i nomi delle vittime civili perite nel corso dei bombardamenti aerei soprattutto il 2 febbraio 1 944. L'altare è stato scelto in funzione di memoria civile con l'intenzione di unire il sacrificio umano a quello divino della Croce.
( 10) - CRppelr_a Dr rurrl I Serurl Sitratta del primo vano basilicale posto sulla navata di sinistra subito dopo l,ingresso dalla porta laterale. Sulla parete di questa cappella, di fronte a quello ben più importante di Francesco Rosa, è collocato un quadro a olio su tela di notevoli dimensioni (m. 2,80 x m 3,80) di autore ignoto. Si fa risaÌire alla fine del Seicento e si attribuisce ad un allievo tardo barocco delÌa scuola di Carlo Maratta per il disegno dei volti e per la pa_ stosità del colore. Lovrovich I'attribuisce a Pier Leone Ghezzi (1674-17551.', L'illuminazione è dall'alto, mentre la parte inferiore è troppo ombreggiata. La tela, incorniciata da uno spesso telaio smaltato blu e oro, rappre_ senta la Mad,onna Assunta in cielo. Secondo f iconografia tradizionale appare sollevata in aria da frotte di angeìi, con il viso rivolto a1l'Altissimo, mentre i colori de11e vesti sono rosse e blu. Il dipinto è stato qui trasferito dall'Oratorio della Coroncina in epoca non troppo remota, forse in occasione della chiusura del cimitero sotterraneo dopo il 1g70.
Arrnt tlelraENTl DI ARREDo
sACRo
Macchina processionale Il carro portato a spalla per le vie del centro storico in solenne processione, sul quale è collocata la statua della Madonna del SS. Rosario, la prima domenica di ottobre di ogni anno, in ricordo della vittoria di Lepanto, ha una base rettangolare mistilinea con decorazioni ai lati di ghirlande dorate e al centro una targa con cornice di foglie e di volute, nella quale la scritta recita: "pRocREDtrur< ouAsl AURoRA coNSURCENS" (avanza sorgendo quasi come l'aurora) . La parte alta del carro è un baldacchino di legno intagliato e ornato di
si tratta di un raro slmbolo dì origine bibiica usato anche da cultori cli esoterjsmo e nej bestiari medievalr, ma cornunque appartenente alia tradizione allegorica cristjana. L'uccello così rappresentato, mentre nutre i suoi piccoli, rimanda al sacrificio cli cristo e a[a sua Risurrezione' preludio deila nostra vita eterna e di trionfo sulla morte materjale. Dante cì propone la metafora de1 peilicano nel paru;lso, rrri, I ì3: «ouesti è coluì che giacque sopra 'l petto / del nostro peììicano, questi e fue I di su ìa croce a1 granrJe offjcjo eletto». ln tal modo Dante presenta lo spirìto di ciovanni.che poggiò il capo sui petto di Gesù durante I ultima cena 11 pellìcano secondo una credenza medievale figlì con ii sangue che si fa sgolgare dal peito Allo stesso moclo Cristo con ìr sangue del suo costato resuscita iigenere umano ::i,'j;:fJ
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a Villa FaÌconieri
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qualenoncitalafonteoleragionì dell attribuzjone pierLeone chezzill674-1755.)èfamosoperisuoi afireschi
in Frascati.
ampie raggÌere, nuvole, teste alate di cherubini, roselline ecc. che ne fanno un be1l'esempio di decorazlone rococò. La statua è di recente fattura. Purtroppo è andata perduta 1'origÌna1e pervenuta dal Settecento fino ai nostri anni: una testa di cera colorata dotata di ampi e ricchi broccati settecenteschi, altrettanto era il Bambino che 1a Vergine tiene in braccio.
Statua di santa Lucia Attualmente è collocata nella Cappella di tutti i Santi, all'inizio della navata sinistra ma in passato ha conosciuto diversi spostamenti, a partire dalla sua collocazione onginaria che era nella nicchia dell'omonimo altare, ora detto del S. Cuore. La statua rappresenta la prima patrona della città, que11a più antica, che dava il titolo all'omonima chiesa medievale. La santa srracusana è qui rappresentata secondo f iconografia tradizionale che ripete in sostanza le forme del1'altra statua posizionata nella nicchia della facciata della chiesa. La figura assume una posizlone classica con il mantello molto drappeggiato. Volge la testa a sinistra, tiene ne11a mano destra la palma de1 martirio e nella sinistra una pàtera con sopra i suoi occhi. L'opera è intagliata nel legno e dorata (alta cm. 150), è di ottima fattura artigianale e risale alla fine de1 Seicento. Si espone in luogo eminente il 13 dicembre. Confessionale È una pregevole fattura artigianale settecentesca. Presenta un'apertura ad arco centinato con lesene laterali e capitelli compositi, sui quali è impostato un architrave modanato e timpano spezzato. Leggìo La cassa che sostiene il leggìo è stata sostituita in epoca successiva, ma il portalibro è originale e coevo all'apertura della basilica 51
(1660r S.:,-= !.-rr-o della lamiglia CoJc:: = -' - == - :,:j.naiizio. Il 1eggìo per le s-= I -.:-: . . -: 95 x 90), era destinato al s: s --=- : : =:: =s ', c1umi anche con partiture i: --. a= -- ::: essere comodamente leflr , l.: -i:-i :, : -t persone.
Stendardi processionali In genere appoggia:. s; -;::, dl fondo della basilica sono esposti ju- sterLdardi risalenti all'inizio del xx sec cl-e ,.-nqcno ancora oggi portati in processione. ii prlno si riconosce per 1a base divisa in tre p jnle con la frangia dorata e nappi. Al centro è rappresentato Gesù crocifisso mentre guarda in basso la Madre con le braccia aperte. San Giovanni è all'altro lato della croce e la Maddalena è dÌ fronte inginocchlata e con le mant giunte. secondo stendardo di anaÌoghe dimensioni del primo rappresenta san Barnaba con accanto il fuoco del martirio e di fronte a lui santa Lucia con un bambino dietro di lei che porta la palma del martirio e la pàtera con gli occhi. ln alto fra le nuvole campeggia un ostensorio circondato da angeli musicanti. Sul lato destro è un edificio che rappresenta la città, sul lato opposto un albero simboleggia i campi coltivati. In basso un grande ramo di ulivo simboleggia la pace. 11
Onmonro onr- GorureloNn
All'interno della chiesa le varie cappelle hanno costituito per secolÌ il luogo di riunione e di preghiera delle localÌconfraternite. Ma una di queste era talmente grande pet numero di aderenti e potente economicamente da disporre di un proprio ambiente riservato: l'Arciconfraternita de1 Gonfalone.54 La confraternita aveva già avuto altre sedi, prima nella chiesa di Santa Maria delle Grazie nell'omonimo borgo fuori porta, venduta ai padri Agostiniani nel 1580, poi nei pressi della chiesa di Santa Lucia, sulla rocca vecchia, in un locale di proprietà dei Colonna, i
Per quanto riguarda le vicende di questa e dr altre confraternite di Marino, le sedi occupate nel tempo e sulle loro specificità rimando a Le (,ant'raternite di qenerazione in generazione tra t'ede e tradizi|ne, a c. della Parrocchja di San Barnaba Apostolo, testi di Uco ONoner, foto archivio storico di Vittorio Rufo e Angelo Mercuri, Marino 2009, in part pp. 7-1L
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quali, volendolo trasformare in granaio, ne1 1670 allontanarono il sodalizio che vr si era insediato fin dal 1618. Alle proteste della confraternita nei confronti del duca Filippo Il Colonna, questi propose un accordo, sottoscritto i1 30 marzo 1699, mediante i1 quale il pio sodalizio avrebbe rinunciato ad ogni pretesa sul "granaio" e in cambio avrebbe ottenuto una nuova sede a spese del feudatario che avrebbe fatto costruire 1a nuova struttura entro sei mesi dietro 1a basilica di San Barnaba." Intanto il 5 dicembre 1698 sÌ prowedeva alla stesura del capitolato dei lavorl con i muratori capomastri Carlo Brocci milanese e Alberto Crivelli marinese, che si obbligano a edificare seguendo i disegni de11'architetto Girolamo Fontana,56 per la somma prevista stimata in 300 scudi. L'Oratorio si presenta a navata unica e sorge dietro 1a tribuna della chiesa di San Barnaba con entrata autonoma in via Rosselli contrapposta a quella della basilica. Per Ìngresso offre un be1 portale riquadrato di peperÌno sormontato da una finestra ovale incorniciata. Sultetto una piccola cella campanaria con una campana singola funge di richiamo alle funzioni connesse all'Oratorio e alle attività della Confraternita. L'architettura si esprime in forme molto semplici. L'Oratorio sostanzialmente è un vano parallelepipedo, che prende luce da quattro lunettoni posti sul corso principale. La facciata è liscia d'intonaco con lesene d'angolo. All'interno, sopra 91i sta11i oggi scomparsi, ma quasi in tutto analoghi a quelli del presbiterio della basilica, corre tutto intorno alle paretl una decorazione pittorica monocroma su fondo aza)rro a soggetto religioso risalente al 1816. I1 ciclo di affreschi presenta intorno all'altare tende bianche e oro nella parte superiore e
aza)rre in quella inferiore. Le pareti mostrano pitture distinte su più livelli. In que11o infe-
riore si notano riquadri con storie della vita de11a Madonna sotto ciascuna finestra alternatia riquadri di finte specchiature di marmo colorato. Tra una finestra e l'a1tra sono rappresentati angeli musicanti su un fondale di flnti tendaggi. Nella fascia superiore una serie di figure di putti, che sostengono ghirlande di fiori, si alternano a candelabri su uno sfondo azzurro pÌù intenso. Nei quadri parietali (m. 2,50 per 2,70), opera classicheggiante del primo ventennio de1l'Ottocento de1 plttore non meglio noto come Fabroni," sono rappresentati: la Natiuità della BeataYep gtne Maria, I' Annunciazione , la Pesentazione al tern-
pio,la Morte della Madonna. Glt angeli musici sono rappresentati con ali aperte e vesti mosse, seduti su una trabeazione di marmo finto con uno sfondo di tende di colore verdino. Gli strumenti così si susseguono ne1la rappresentazione: Angelo con Flauto, due Angeli con Liuto e Arpa, Angelo con Cirnbali, Anqeli con Tavnburello e Lira, Angelo con Chitarra (?), Anqelo con Doppio Flauto L'altare ligneo dipinto a finto marmo è costituito da un basamento curvilineo e presenta su1 fronte una croce trilobata a1le estremità con raggi agli angoli ed è una tipica fattura artigianale de1 Settecento. I1 prospetto che si eleva sopra l'altare offre una coppia di colonne corinzie per parte girate di 45'verso l'esterno e sostengono un timpano spezzato su architrave dentellata, su1la quale insistono due setti divolta collegatl con volute al1'edicola superiore a forma di capanna sormontata da una croce finale. A1 centro de11'edicola più piccola appare una colomba dello Spirito Santo circonfusa da raggiera. Le colonne come pure altri elementi del prospetto a forma di tempio sono di
!! Cfr. Tomassetti, cìt., p. 251, il quale cita e annota parte dr un documento tratto dall'Archivio Colonna: "tuxta formam et deljneationem plantae per D.Hierow"lrutLruFontanam peritum architectum confectae". 5''
57
11
5
dicembre 1698 sono stesj i contratti.
Cirolamo Fontana (1690-1714) è il nipote di Carlo e il fratello di Carlo Stefano. Alla morte di Antonio Del Grande gli subentrò al servjzio della Famiglia Colonna per completare la Galleria del Palazzo di Roma in piazza Santi Apostoli (1698-1703); quindi realìzzò la facciata delìa cattedrale di San Pietro a Frascatr 11697-1700). lnomÌ degÌÌ artÌsti: Fabroni, Folchi, Serafino Cesarettì, impegnatì nel ciclo pittorico sono riportati da padre G. Ercoliin un suo manoscritto (circa 1910), contenente 1e memorie dell Oratorio del Gonfalone oggi conservato, senza collocazione, presso l'Archivio della Dìocesi dì Aìbano. a1
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marmo dipinto nelle colorazioni de1le varie qualità. Nell'edicola principale c'è una tela dipinta a o11o (m.2,75 per 1,75) che rappresenta la Madonna dellaMerced,e, di cui si ignora la datazione e soprattutto l'autore. La Vergine posta in alto sulle nuvole accoglie i fedeli a braccia aperte, mentre alcuni angelr Ìe sollevano il manto sulle spalle. Secondo l'iconografia tipica dell'immagine della Madonna, eletta dalle confraternite a lorc soccorso,5s a completare il quadro conlrjbuiscono le figure di fedeli e confratelli racc:lai piedi della Madre di »io in preghiera . adorazione. Fra questi si riconosce una ' ---1 di vescovo, identificabile in san Bona-,'.:
--:: vescovo di Albano, fondalore se c:: -r_ :
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Cfr. la Madonna delleCra.ie nell
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C. Ercoli ms. clt
cnrt:, r-. _- ...
l::. = -ì: Gonfalone A]rte r :-: - -.- -: falo- e, l -: . -
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: del Gonguranti San : la spada; . :. legno in- -, ad olio di : .-a,ulo della - : ',:rnto, olio
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Cappella Calantini, lato sinistro del braccio del transetto Bottega deÌ Guercino (Bartolomeo Cennari / Giacinto Campana?), Martirio di san Bartolomeo )635-1636, olio su tela, cm. 326 x 245.
Cappella di Santa Lucia altare del Sacro Cuore, Giuseppe Ciotti, Umanità che implora il Sacro Cuore, 1966.
In basso a destra è raffigurato l'abate parroco mons Cuglielmo Grassi. ln
alto:
Cappeìla di San Francesco Saverio, Francesco Rosa, Morte di san Frances« Saverio, olro su tela, I 675- I 680. Cappeìla e aÌtare del SS. Crocifisso Crocifisso di Scuola napoletana (XV sec.), Legno intagìiato e dipinto.
Croce (XVI sec ) olio su tavola, altezza ì60 cm.
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Fresbìterio lato destro: edicola lurerana con rl c.^notalio del carclrnale Cìrolamo Colonna committente clclLa baslltca ir: San Barnaba rngrnocchialo jn djrezione dcll altare nìagg , rÈ e r- atteggjamento 11i preghrera 165 I 1651, statua 1n marmo di ,-tdr
Cappeìla di tLlttl i SafLi statua clr santa l-ucìa ìn legno intagìi;to con.lL-ìratura aìtezza cm 150 line del X\tll secol. itt
Cappeììa diCesù. I,tarta e Ciuseppe o della Carit;ì altare dì Saf t r\ntonro abaie: stalua jn marr-no cli Carrara d..l Santo opera di [rco c Fclrata e Cami,lo Rusconi r ]68i1 altezza cm. 170 Cappeìla N,locchi lato desttr del braccio del transetl.ì altare della \1ado:na dcl Carmelo drpinlo a olio su tela dì Luigì Carzi: Madonna del Cdrmine prìmo decennro del sec XV cnr 215 x 171)
far--rir
Nìcchìa su lrrìastro deììa Cappella clel SS Rosario battaglia c1i Lepanto ex voto offerto alla \iergine della Viltoria anno I 57ì Legno coperto di cuo o er drpinLo a bande trasl'crsall rosse tcm 59 x 701 Studo di tombatten ic aììa
Tìmpano clell altare rella Cappelìa del SS llosario Capp-.ììa rl.^l coro rl inlerno Cherubino ALbertì Deposi.rone di Cristo l'lne del X\tl s.^co o dìpinto a Lrlio cm. I l3 x
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Paqina a fianco dall'alto e da srnistra
PiÌastro deììa Cappella del SS. Rosario: tabernacolo delle eìemosìne deìla omonima confraternita
Cappella Mocchi: estremità della base d altare della Madonna del Carmelo stemma di famìglia deL benefattore Cìovanni Battista Mocchì.
dell'altare.
Cappella del coro d'inverno particolare dell altare con reltquiari d'argento.
Sacrestra, olio su tela, San Francesto Caracciolo proveniente dalla chiesa della SS Trinltà dr Marino, opera dì rgnoto, seconda metà
Decorazione della volta delÌa Cappella del coro d inverno affresco di Ciuseppe Aluisi { I 873)
CappeÌla Calant jnr: particolare dell edicola sul timpano
del XVlll secolo, cm 98 x
1
34.
Cappella e altare del SS. Crocifisso. Madonna Addolorata olio su tela, attribuito a Carlo Maratta, seconda metà del XVlll secolo. Pilastro destro della navata centrale, a1ì'tngresso, acquasantiera Presbìterio, lato destro dell'altare maggiore, Fonte battesimale, XVlll secolo, base in marmo, tabernacolÒ ìn legno dipìnto Cappella Mocchi: particolare della balaustrata che recinge l'altare della Madonna del Carmelo. Navata centrale, parete piÌastro Iato sinistror pulpìto in legno del XVll secoìo. Navata destra, ingresso da corso Trieste, antica acquasantiera in marmo, proveniente da una delle soppresse chrese medjevalj di San Ciovannj o di Santa Lucia lX1ll sec.)
ln
alto
Cappella del coro d'inverno, oLio su tela, quadro d'altare: San Francesto opera di Gjrolamo Muziano seconda metà del XVI sec.. cm. 109 x lBl
Statua deLla Madonna della Vittoria o del SS. Rosarìo montata sul carro processionaie con ampia decorazione a raggiera in legno dorato e argentato. La statua è di recente lattura e sostitulsce quella, andata perduta, rcahzzala con panneggi di broccato e viso in cera (XVlll secoìo). che per secoli ha sfilato nelle vre del centro la prìma domen jca di ottobre dl ogni anno. La processione si svolge ancora oggi e, in concomitanza della festa relìgiosa, ha luogo dal 1925 ìn poi la nota lesta deìla Sagra delì'Uva.
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San Barnaba nella storia e nella tradizione popolare locale Breve profilo del Santo San Barnaba, la cuÌ festa si celebra 1'1 I giugno, rappresenta uno dei primi e più impor-
tanti divulgatori della fede cristiana, tanto che pur non essendo stato un discepolo di Gesù, ebbe l'onore di essere nominato aposlolo, come san Paolo e associato al gruppo del DodÌci, che per primi seguirono la parola de1 Salvatore. Infattr in molti passi degli Alli deqli Apostoli Barnaba vtene presentato come uno dei più rilevanti personaggi della prtmitiva storia della Chiesa. ll suo vero nome era Giuseppe. Barnaba fu il soprannome che gli dredero gli altri Apostoli per le sue capacità di attivo missionario in seno a1la comunrtà giudaica. Barnaba significa, infatti, t'iqlio della consolazione. Fu merito suo aver introdotto Saulo di Tarso, dopo la conversione, con tl nome latinizzato tn Paolo, nel gruppo degli Apostoli. Inoltre Barnaba era cugino de11'apostolo Marco ed era levÌta, cioè membro della casta sacerdotale. A Gerusalemme era stato uno dei primi a convertirsi al cristianesimo e ad agire con scopi missionari nei 45 d.C., proprio insreme a san Paolo, nella città dlAntiochia, terza città dell'lmpero romano per importanza, e poÌ nell'iso1a di Cipro, dove Barnaba era nato. Ebreo di origine e benestante, Barnaba lasciò tutto e tutti e si dedicò alla diffuslone della buona novella, mettendosi al servizio della comunità dei pnmi cristiani, sia distribuendo r suoi beni ai meno abbienti, sia prodigandosi attivamente nella fondazione e ne11' organi zzazione della Chiesa. Il principale problema, intorno agli anni quaranta e cinquanta del primo secolo, era quel1o di superare le barriere ideologiche e i formalismi residui, ma di non poco conto, che dividevano i convertiti al cristtanesrmo di origine ebraica da que11i di origine pagana. Si trattava di una questione spinosa, tale era la controversia intorno all'osservanza della legge mosaica, perché era necessario dlstac-
care la nuova Chiesa dal1a Sinagoga con un lento processo di distinzione, senza urtare violentemente contro i1 pregiudizio del "popolo eletto" e altre convtnzioni radicate nella cultura religiosa ebraica. Fra l'altro molti dei convertiti provenivano da[le file dei farisel, una setta piuttosto radicale e intransigente nell'osservanza dei rituali antichi. A dirimere 1e questioni e a stabilire le nuove regole fu delegato Barnaba, grazie alle sue riconosciute doti di equilÌbrio e di saggezza, ma anche di autorità e di competenza in fatto di interpretazrone deÌ testi sacri. Barnaba prese con sé anche Paolo per lavorare insteme ad un conctlio apostolico che si tenne a Cerusalemme, allo scopo di caratterizzare meglio 1a comunità dei credenti in Cristo, non più distinti fra giudei e pagani. Per 1a prima volta, in quella circostanza, 1a gente appellò Cristiani i fedeli della buona novella annunciata da Gesù. Nonostante avessero traccrato insteme le linee essenziali del1e liturgre e stabillto i rapporti fra i credenti in seno alla comunità cristiana, tuttavia restavano differenze di vedute fra san Paolo e san Barnaba; quest'ultimo piÙ vicino a san Pietro, incline arealizzare gradualmente i1 distacco dal giudaismo nazionaltsta, anziché a rompere dectsamente con rI passato. ]1 contrasto si acuì durante un nuovo viagglo missionario in Antrochia sulla presenza di Giovanni, detto Marco, cugino di san Barnaba, di cui san Paolo non aveva grande stima. Allora i due grandi e vecchi amici si sepatarono: san Paolo, con un nuovo collaboratore, prese la strada per Antiochia; san Barnaba, in compagnia di Giovanni Marco, si recò a Cipro per proseguire l'opera dl evangelizzazione, fino al martirio. Nell'isola natale san Barnaba si scontrò nuovamente con un tale Elima, sbaragilato una prima volta ne1 45 d. C., al tempo della sua prima predicazione in quel luogo, grazie anche allaforza persua45
siva di san Paolo, che lo aveva accompagnato nella difficile missione. ln quella circostanza Elima, pur essendo molto vicino a1 proconsole romano, aveva dovuto battere in ritirata, perché lo stesso alto magistrato, che governava l'isola, si era convertito alla nuova fede. Allora Elima, per contrastare l'azione di san Barnaba, riuscì a collegare 1'odio dei giudei non convertiti con le paure dei pagani, promuovendo una sommossa nelle vicinanze della locale sinagoga, dove san Barnaba si era recato per tenere un pubblico discorso. Oui gli avversari dei cristiani, capeggiati da Elima, assalirono san Barnaba, lo legarono a
un palo e dopo averlo torturato lo lapidarono. Ouindi decisero di dare i1 suo corpo alle fiamme e di disperdere successivamente i resti in mare, affinché i fedeli cristiani non
se ne impossessassero per farne un oggetto di venerazione. Secondo 1a tradizrone apologetica awenne qualcosa di meraviglioso, ma
nello stesso tempo di terrificante, che impaurì e mise in fuga i carnefici: il corpo de1 santo privo divita non bruciava sulla fiamma, il celebre e temuto predicatore rimaneva i1leso, mentre le lrngue di fuoco lambivano i suoi resti mortali. Durante la notte sopraggiunse Giovanni Marco con alcuni fedeli che nascosero i1 corpo di san Barnaba in una grotta, nei pressi di Famagosta, con una copia del vangelo di Matteo sul petto. Era 1'1 I giugno dell'anno 68. Due giorni prima era terminata pure l'esistenza terrena dl colui che molticontemporanei ritennero uno spietato mostro: f imperatore Nerone.
San Barnaba patrono di Marino L'elezione di san Barnaba a patrono della comunità di Manno è legata a una grande vicenda storica. Ne11'anno 1570 i Turchi assalirono proditoriamente l'isola di Cipro, che era sotto la giurisdizione della Repubblica diVenezia, contrawenendo per 1'ennesima volta ai patti sottoscritti con il governo della Serenissima. Ivari regnanti europei e anche i loro popoli ne rimasero molto colpiti, non solo perché sembrava inarrestabile l'espansione e il predominio sul mare della potenza ottomana, ma pure per gll episodi di ferocia inaudita che avevano accompagnato 1'occupazione di CÌpro. Atrocità compiute soprattutto contro coloro che avevano osato resistere eroicamente all'invasione dell'isola. Il papa Pio V Ghislierl, sognando di redizzare una lega santa contro i Turchi, che cementasse le potenze cattoliche intorno a un ambizioso progetto comune, un po' come nelle antiche crociate, sperando inoltre che da una più generale lotta, condotta fino a quel rncmento soprattutto da Venezia ne derir assuna battuta d'arresto alla minacciosa p:lenza marinara turca, rncaricò un gr;-luomo d'armr di quel tempo Marcanto:i: C- 46
1onna, a condurre trattative per superare divisioni e diffidenze fra Spagna e Venezia e giungere quindi a un accordo comune per una spedizione punitrva conlro rl nemico. Pur avendo solo trentacinque anni Marcantonio aveva una notevolissima esperienza in campo militare, dove si era guadagnato sul campo i1 grado di cal,ra:c generale de1l'esercito spagnolc Oues-o sua posrzrone in-
termedia fra la Scag:a :'c aveva in quel tempo forti rnte::s, -: -; ; e ,e r.arie diplomazie regional ::..- l=:.s, r che nconosceJra potente Papa ben in;-:e Le corti e i ,l',iarcantonio di cc::- a-a - --'' 'a ,- :ile e lunga - -: desrderata
ì:
::ani, Mar= -=:pO a Ma- - :^ aggio 1 571 =, Sar.ta contro , :=:itolazione
::1 efa natO ed :l- -- ì-.- j --:.Zt pef SOt-
tolineare l'ambrvalenza dell'evento politico militare e religioso, il papa aveva convocato Marcantonio Colonna Ìn Vaticano proprio il giorno I 1 giugno, anniversario del martlrio di san Barnaba, e, nella Cappella pontificia, dopo la lettura di un suo breve, nel quale venlva nominato Capitano generale e prefetto dell'armata navaie della Santa Sede contro i Turchi, dopo ilgiuramento, g1i consegnava lo stendardo della spedizione. Il vessillo, una tempera su seta di cm. 275 per cm. 214, conservato attualmente presso i1 museo del duomo di Gaeta, rappresenta Cristo crocifisso fra gli Apostoli pietro e paolo. Uno moito simile, conservato oggi nella cattedrale di Toledo, fu issato sull'albero dell,ammiraglia spagnola e fronteggiò quello awersario sul quale era dipinto per 999 volte il nome diAllah. Sullo stendardo consegnato a Marcantonio Colonna c'è il motto costantiniano rN Hoc srcNo vrNCES, quasi a simboleggiare 1a fede militante che animava l'impresa: un invito a riconquistare Cipro, baluardo secolare degli stati e delle popolazioni cristiane nel Mediterraneo orientale. in tal modo anche san Barnaba entrava nel novero dei Santi, sotto la cui protezione si poneva la spedizione navale, ma il cui alto patrocinio era pur sempre affidato alla Vergine Maria. Sembra che in quella occasione fu fatta una festa a Marino, oltre che a Roma, e che furono impiegati fuochi d'artificlo per festeg-
giare I'avvenimento. Una tradizione ininterrotta, dal momento che ancora oggi i marinesi usano festeggiare ogni anno il loro patrono con giochi pirotecnici. La domenica del 7 ottobre 1571 Marcantonio Colonna, signore di Marino, capo della flotta pontificia, insieme con iveneziani, con gli spagnoli, con gli austriaci e con altre potenze italiane riportò sui Turchi una vittoria decisiva nelle acque di Lepanto, che inflisse forti perdite alla marina turca, la quale da quel giorno perse la supremazia nel mare Mediterraneo e iniziò la sua parabola discendente. Marcantonio Colonna al suo ritorno fu salutato da eroe, i1 Senato Romano gli tributò un trionfo solenne, come si usava per gli antichi condottreri romani. Dunque la data dell'l 1 giugno fu molto significativa per la storla personale di Marcantonio Colonna e per il prestigio della sua potente e nobile casata, che aveva visto quel giorno fatidico salire agli onori dell'investitura uno dei suoi più illustri rampolli, nominato personalmente da1 pontefice Capitano Generale dell'armata pontificia e Luogotenente Generale dell'Armata Cristiana, inferiore per grado solo a don Giovanni d'Austria, fratello dell'imperatore d'Asburgo Carlo V Ouest'ultimo anzi scrisse sue personali lettere a Marcantonio per complimentarsi della vÌttoria ottenuta dal1e forze navali congiunte.
La scelta del santo patrono Le ragioni storiche, per cui le autorità del tempo scelsero dr eleggere san Barnaba patrono di Marino sono quelle anzidette. Tuttavia permane nella tradizione popolare una leggenda, che è suffragata da antiche testimonianze. In una Relazione scritta nel 1662 dal canonico Agostino Dante, che noi abbiamo potuto leggere in una trascrizione copiata dall'originale da Giovanni Battista Del Sette, conservata presso l'Archivio Capitolare,,San Barnaba" di Marino, si possono desumere le notlzie relative alla devozione popolare più
antica dei marinesi verso il loro santo patrono. Tale Relazione che il cav. Antonio Mercuri, custode dell'Archivio storico comunale, in gran parte distrutto nel corso dell'ultima guerra, dichiarava in un articolo di giornale del 1935 di aver letto nell'originale in pergamena, narra testualmente che: "nell'anno I615 nel giorno di San Barnaba una grandine spaventosa devastò tutte le campagne di Marino: nell'anno 1616 ne1 medesimo giorno la stessa tempesta: nel 1617 seguì l'istesso in47
I fortunio; onde il popolo mannese conoscendo in ciò qualche cosa di soprannaturale, informato che celebravast in quel giorno la festa de1 S. Apostolo, dichiarollo Protettore, proponendo dl solennizzare il dì festivo, e non soffrì più ta1 castigo". Considerando che l'attività economica prevalente di Marino fu per secoli e fino ai nostri giorni la vitlvinicoltura, si capisce quale importanza i marinesi abbiano sempre attribuito alla festa del santo patrono. Ancora oggi, come tanti anni fa, quando ituonie i lampiestivi minaccÌano di scaricare sulle vrgne e sui frutteti la grandrne, una piccola campana della basilica, dedrcata alla celeste intercessione, suona
ininterrottamente, vuoi per scongiurare
i1
flagello bianco, vuoi per raccogliere alla preghiera i fedeli che, in virtù della loro fede, invocano la protezrone divina, affinché risparmi alla comunità l'evento dr un disastro naturale. Secondo il racconto de1 cav. Mercuri (suffragato dal Tomassetti che riscontrò i1 dato in alcuni documenti dell'archivio Colonna),
furono i marinesi a decretare san Barnaba il Ioro nuovo patrono celeste tn una pubblica assemblea tenutasi il primo febbraio 1618, celebrandone fin da que11 anno solennemente la festa. Tale dichLaraztone doveva però essere approt,ala da,l autorità ecclesiastica. Fu così che dar Pr,tr, de1 tempo fu rlvolta al cardinale Slorza ', e scovo di Albano, 1a relativa domanda o. aclI.\azione, che qui rrportiamo: "La Comunt-à li \iarino, umilissima oratrice della S r.' lì-. r^a espone come avendosi elelto San B,'- .'.)a a Patrono Protettore appresso Su: ì...:a r,iaestà et per ex voto; st debba guar:r,:: .. iesta dello detto Santo. Et per tarll s-r-r: ,:e s1 degnt concedergli il placel per g-,r-;.:: :e:ta festa; che il tutto riceverà i-:r a:i: , :iÌ \' S. Ill.ma .: :asso al termlne et Rev.ma quam De -. ::scrilto cioè la della petiz'one. ::cles ia stiche: risposta del t = "Concedimus -,,.-a decretum expediendun^ Cardinalis Ep - : ,1.
San Barnaba nella tradizione popolare locale La figura del Santo, seduto per terra e nel['atto di essere trascinato dai due energumeni verso il fuoco, fa parte da lungo tempo delf immaginario collettivo locale; perché così come appare nel quadro diplnto da Bar-
a tolomeo Gennari con i terra, sembra piuttosto restio ad accettare i1 martirio. Forse per questo, forse per familiarizzare con i1 loro patrono, 1 marinesi usano
calcagni puntatt
apostrofarlo benevolmente ma senza irnverenza con la colorita espressione dialettale: tJ Stractnata. Un nomignolo che ncorre pure in forme proverbiali locall come quella dì carattere meteorologico: "U tempu n'ha riscallatw, st nun ariva ustracinatu", (lltempo non ha nscaldato se non arnva lo Stracinato), perche sembra a giudizio de1 popolino che rl vercaldo inizi soltanto dopo 1a prima settimardi gÌugno. San Barnaba, anzi San BantiL',, come è detto in dialetto, è presente ar::: 4B
-: che si rife-::i braccio, -- *maturgico: -:accro, per
: \un basta -:
::::fata, pef
- .-.enlo ^:
del
-^--^l^
:l pIULC.:-
=- almente
rilen-
: l= : uÌariO = := . indice
tiene 1a palma del martirio. Lo stesso vale per la statua posizionata nella nicchia della facciata. Dai registri parrocchiali risulta che la diffusione locale del nome di battesimo Barnaba tnizia soltanto dalla fine del XVIÌ secolo e anche nei secoli seguenti non è particolarmente consistente. 1n dialetto marinese "Barnaba" è pronunciato Barnipa e il diminutrvo Barnipinu si contrae nelle forme ipocoristiche Barnipi e Bino. Da generazioni c'è la consuetudine di offrire un fascio di ceri all'abate parroco da parte della Comunità rappresentata dagli amministratori locali (prima Ìl Gonfaloniere, oggi i Sindaci) nella ricorrenza della festa patronale di San Barnaba. Durante l'offertorio della messa, ogni anno 1'1 1 giugno, viene pronunciato il seguente testo:
"Secondo un'antica consuetudine, i1 Comune (oppure: Municipio) testimonia l'unità del1a comunità e la concordia delle istituzioni civili con quelle religiose, offrendo un fascio di ceri a1la Basilica collegiata parrocchiale abbaziale di San Barnaba Apostolo. Il cero è simbolo di fede e di amore nei confronti del Santo Patrono, cui tutti i marinesi si rivolgono ancora oggi perché tenga lontani dalla città i disastri, derivanti tanto dalla natura, quanto dal peccato. L'offerta votiva dei ceriviene fatta dalla prima autorità cittadina, a nome ditutto ilpopolo, direttamente ne11e mani dell'autorità religiosa. La consegna de1 dono dei ceri significa, dunque, che il benessere materiale ricercato dal Governo della
città trova completamento nel bene spirituale perseguito dalla Chiesa e che cittadini e credentl sono una cosa sola". Per quanto riguarda la questione della provenienza del1e reliquie de1 Santo conservate a Marino, va detto che queste sono sparse un
po' in tutta Ìtalia, ma sono presenti in particolar modo a MÌlano nella parrocchia prepositurale di San Barnaba, dove si conserva i1 cranio e altri resti provenienti da Cipro, giunti a Roma intorno al 480 d. C., successlvamente trafugati dai Longobardl e portati a Pavia e Milano. Non è escluso che molti dei resti attualmente venerati, soprattutto all'estero, ri-
salgano a1 tempo delle crociate. Delle reliquie conservate a Milano nella chiesa dei Santi Nabore e Felice, detta poi di San Francesco, davanti al chiostro di Sant'Ambrogio, fu fatta fare una ricognizione da san Carlo Borromeo. Altre reliquie sono a Pavia, Cremona, Genova ed Edenna in Va1 Brembana. Per quelle di Marino azzardtamo f ipotesi che possano essere state donate ai Colonna dalla famiglia milanese dei Borromeo, cui appartenne il celebre cardinale Federico, di manzoniana memoria, e pure quella nipote Anna, che andò sposa a Fabrizio Colonna, padre di quel Filippo che volle iniziare i lavori per 1a nuova basilica collegiata di San Barnaba. Se f ipotesi è gÌusta, 1e reliquie conservate a Marino, risalirebbero ai resti giunti a Roma in età tardo antica, precedenti alle crociate, e quindi con maggiori probabilità di autenticità.
Invocazioni, canti e preghiere per san Barnaba Oltre un decennio fa si conservava un reliquiario a forma di braccio, benedicente, esternamente dorato, con una palma stretta nella mano, contenente nella parte superiore dell'avambraccio una teca di vetro, entro la quale si potevano osservare frammenti ossei dell'arto del Santo. I1 17 novembre 1984 un furto sacrilego privò i marinesi del venerato
insieme a molte altre opere d'arte che furono trafugate e non furono mai più ritrovate. Oggi resta un altro reliquiario assai meno prezioso dal punto di vista artistico, ma ugualmente importante per la devozione della gente, che 1o accompagna per 1e vie della città in solenne processione, ogni anno nella ricorrenza dell'1 I giugno, al canto di Braccio
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"Santo Apostolo Potente", di cul riportiamo rl testo: Santo Apostolo Potente, che a patrono ne sei dato mira innanzr a te prostrato il tuo popolo fedel. Egli invoca il tuo favore Negli affanni della vita; deh! La tua possente aita su Marino spiega ognor. Tu che in ciel beaLo sei Tutto puoi, o Apostolo santo,
deh c'innalzi il nostro canto a lodar con te il Signor Fa che un dì giunger possiamo A lodarlo teco in Cielo, a goderlo senza velo nelf immensa eternità.
seguente inno, molto solenne, vtene cantato in chlesa durante le cerimonie religlose in onore del santo Patrono: 11
HYMNUS
Mente volventes benefacta nobis martyrum palma, niveoque flore te per insignem canimus Patronum Barnaba nostrum Te Deus Lystrae, Cilicique Tarsi
Pergami, Ponti, Cypriique Regni Mittjt ad gentes; cumulasque palmis Nobile munus. Dum fidem Christi populis recludis Terra laetatut; tflare , sol, et aura
nauticam pinum Tibi dum secundant plaudit olympus. Numinum Grajus simulacra sternit, quod tenax falsi Synagoga dictat temnit Hebraeus, Salamina discit Dogmata Vitae. Sicut decus Patri, Genitaeque Proli et Tibi compar Utriusque virtus SplriLus semper Deus unus omni temporis aevo. Amen.
50
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vate ne11'archiric pa ::::_ ginali manoscritti su :i-< risalgano alla prima mela
::: :.a COnSef-:--:re da orl: sl presume -\ secolo.
PREGH iER. ì
Gloriosissimo Apostolo S Bar:a'ca Yoi / siete il nostro Avvocato presso Dio t,':i foste prescelto dal popolo di Mari/no a comun protettore affinché nei/ nostn bisogni sì spirituaii che tem/porali a Voi avesstmo fatto ricorso / nella speranza di essere esauditi / Ed infatti allorquando le nostre / vigne erano minacclate dal ter/ ribile flagello della grandine / ne abbiamo sperimentati gli eflfetti salutari, giacché al solo suono / della vostra campana erano tan/tosto dissìpate le nubi, e cessava ogni / funesto pericolo. Al presente ancora I o gran Santo, abbiamo blsogna della vo/stra intercessione mentre rtsentia/mo il peso dei divini gastighi per / Ìe continue pioggie che gravi danni arlrecano alle nostre campagne, e vi preghiamo / a renderci propizio il clementissimo / Iddio, contro di noi giustamente / sdegnato, ed ottenerci la cessazione / della pioggia e la tanto brama/ta serenità dell'aria. Pater etc. / Ben conosciamo Apostolo Santo essere / state le nostre ingratitudini verso / Dio, le nostre perversità t nostri / peccati la cagione del presente / gastigo; ma d'altronde abbiamo /ferma speranza nella misericordia / del Signore che si spande sopra / tutti i peccatori, e che ad un cuore / contrito ed umiliato non niega / giammai la sua grazia, abbiamo / fiducia in Voi o Santo Apostolo / che colle vostre preghiere disar/merete, ne piani certr, il braccio / della divina giustizia, armato / contro di noi e ci renderete propizio / il Dio delle misericordre, che esau/dirà i nostri vott e ci ricolmerà / delle sue abbondanti benedizioni / Vi preghramo finalmente gloriosissi/mo Apostolo S. Barnaba a conser/vare, ed accrescere sempre più / in noi questa nostra confidenza / e fiducia nelia vostra interces/sione medtante 1a quale sic/come speriamo di esser pre/sto liberati dal presente flagel/lo delle continue pioggie così / ancora per l'awenire continue/rete ad essere il nostro Awoca/to il nostro Protettore ci farelte ricuperare la divina grazia / se da noi per awentura fosse / stata disprezzata e perduta, / e quindi colla perseveranza lfrnale nelle buone opere sarem / sicuri di venire un giorno a renderne / nel Cielo Ìe dovute gr azie all'Altissimo. Amen
Antica preghiera conservata ne1 l'Arch ivio pa rrocchiale San Barnaba di Marino, oggl neli'Archivio Diocesano. il foglietto che contiene i1 testo è di mm. 205 x 130, quattro carte non numerate, senza indicazlone di luogo e di data, di cuÌ scritte con corsivo ottocentesco 1e prime tre, btanca la quarta. TRIDUO IN ONORE DIS. BARNABA
-tGloriosrssimo Apostolo S. Bar/naba voi siete stato scelto per / Patrono, e Protettore speciale / della nostra Città alfine di / perorare 1a nostra causa pre/so il trono dell'nltissimo e così / non solo a jutarci nei bisogni/ dello spirito, ma eziandio lilberarci dai divini gastighi e / specialmente da1 flagello ster/minatore della grandine, che / talvolta ha desolato in pena de' / nostri peccati le nostre vigne / le nostre campagne spesse volte / abbiamo sperimentato gli / effetti de11a vostra potente tnter/cessione come ln quest'anno / appunto avete in modo presso/ché prodigioso liberate le nostre / vigne dal flagello devastatore. / A voi dunque, gloriosissimo San/to, intendiamo per mezzo di / questo triduo umilmente trilbutare i nostri ossequi i nostri / più fervidi ringraziamentt per / averci ottenuta una grazia co/tanto segnalata. 3 Pater ave, etc./
-3Giacché adunque glorioslsslmo / Apostolo vi siete degnato di/ accogliere le nostre preghiere / e ci avete ottenuta la tan/to deslderata grazia coll'aver / liberate le nostre vigne dal / flagello della grandine con/tinuate vi preghramo il vo/stro potente patrocinio verso/ di noi. Conoscendo benissrmo / che miseri ed infelici rende / gli uomini rl peccato e che i/ castighi di Dio / sotto l'apparenza delle cause / seconde, sono I'effetto terribile / della colpa, promettiamo sin/ceramente di mantenere / la nostra divozione e fiducia / verso di voi, ed evttare con / ogni premura la colpa, di / servire a Dio più fedelmente / di quello è stato fatto per / rl passato, onde colla grazia / del Signore superatt tutti gli / ostacoli che si incontrano / nelÌa nostra vita sprrituale / rn questo mondo possiamo / sicuramente giungere al por/to della vera salvezza al Santo / Paradiso e così sia. 3 Pater etc.
.:;=ffi ='.-:l
-2Noi ammiriamo, o grande Apo/stolo, il vostro istancabile zelo, lnel percorrere diverse provincie e regni / annunziando la fede di Gesù / Crlsto' C)uesta fede che a costo / di tanti vostri patimenti coa/djuvato dai vostri colleghi nell'/Apostolato propagaste in tutto / l'universo, questa fede vi preghtamo a conservare nei no/strt cuori specialmente in que/stl sciagurattssimi tempi in / cui l'errore e la menzogna / han preso il posto della verità / e della giustizia. Vi preghiamo / che questa fede tn noi si man/tenga viva accompagnata vo/gltamo dire dalle opere dal fer/vore della carità, affinché possia/mo respingere tutti gli attacchi / dei nostri nemici, i quali vorreb/bero sradtcato dai nostn petti / il mrnimo segno di fede, di pie/tà e di religione. 3 Pater etc./
San Barnaba apostolo, protettore della città di Marino ( I 50x I i0)' realizzala da P Bombelli dopo i1 ì835, anno in cui Marino fu eretta clttà con Bolia pontificia da Cregorìo XVI' IÌ segno trascurato e Ì'approssìmatìva esecuzione dell'esemplare denotano I'ambÌto locale cui era destinata I'immagine,
peraltro molto vicina all'iconografìa del Santo familrare ar marinesi attravelso 1a lettura del dipinto della Scuola del Cuercino rappresentante il martirio dell'Apostolo e collocato nella Collegiata nel I 640
APPENDICE
Iscrizioni presenti nella basilica di san Barnaba
Sulla facciata, posta a1la sommità delf ingresso principale, in una lapide marmorea si dichiara i1 titoio di fondazione HIERONIMVS EPISCOPVS rySCVLANVS
S. R. E. CARDINALIS COLVMNA ROMANVS PRINCEPS
MARINI DVX IV
A FVNDAMENTIS
Alf interno, sulla parete della controfacciata, sul fianco destro della porta principale un'iscrizione, incorniciata da porfido rosso, ricorda il restauro della chiesa compiuto fra il 1909 e il 1910, promosso dal cardinale An' tonio Agliardi vescovo di Albano, con il sostegno del1'erario pubblico, di papa Pio X, di Marco Antonio Colonna e di alcuni facoltosi cittadini marinesi:
ERE,XIT
A. D. MDCLXII
AN. DOMINI MCMIX
60
TEMPLVM HOC PARIETVM LABE FATISCENS
Sulla base della campana si legge la seguente iscrizione:
AD PRISTINAM FIRMITAIEM REVOCAWM EST NOVO PAVIMENTO NOVO ADDITO CULTV MVNIFICE,NTIA ET LIBER,\LITATE PII PP X
OMNIP. DEO IN HONOREM S. BARNABI APOST.
ET EX COLLATIONE AERARII PVBLICI
MARINENSIVM PATRONI JAM PRIMO EX DEVOTIONE
M. ANTONII COLVMNAE
POPULI DICATA MOX A MDCXXI. RENOVATA DEINDE
CIVIVM OUE MARINENSMV{
A MDCCXV. AGRICVLIORUM AEREFUSA NOVISSIME
AVCTORE ATOUE ADNTORE
PI MAIORVM AEMVLATA LIBERALITATE SVMPTIBUS
ANTONIO CARD. AGLTARDI EP- ALBANENSI62
PETRI MARVSSI BART. CERVIA FRANC. LISONI IO:
BAPT: PADRONI ET BART. BONA IN AMPLIOREM FORMATA CONFLATA S.
60
A. MDCCLXXVII.6I
pincpe:l::.a:-: i:=:-: i::a
Tracluzione, "ll cardinale di Santa Romana Chiesa Girolamo Colonna, vescovo di Frascaii.
d: \larino, eresse
dalle fondamenta lquesta chiesal nell'anno del Signore 1662". 6r Dal "Diario ordinario", n. 1336, in data deili 20 ottobre 1786. Roma Stamperia Cracas si legge 'Dai S,=.
BovarioèstatafusaunanuovaCampanadel
pesodl
1.500
r=:.l::: B,=: ::rlitore in Campo j:S 5a::a-re,;lg:" j-\lannoFeudodelei a-:be---. ::r- 1-r :ra: s -qge la seguente
libbre,destinataperlaChie-
I'Eccellentis. Casa Colonna. Nella medesima, che è riuscita di un suono perfettissirr,o iscrjzione". Cit. in "Castelli Romani", a. xxxvl, n. 3 (maggio - giugno 1996), p.8l 62 Traduzione, "Nell'anno del Sìgnore 1909 questa chiesa fatiscente per la rovina delle p:e:::: --"Itt--=:= -- r:..E ;;:.,=à. con un nuovo j: \{arco Antonio pavimento restituita anche a nuovo culto, per la munificenza di papa Pio X e con ii cc:::--:: :=-e Colonna, dei cittadini marinesi e del cardinale Agliardi vescovo di Albano promollrt = >:=:l 1:r=' -'e:{-iÈrr-e 52
All'interno, sulla parete della controfacciata, sul fianco sinistro della porta principale un'iscrizione, incorniciata anche questa da porfido rosso, ricorda la non preannunciata visita alla basilica di papa Giovannr XXlll che molto a lungo restò impressa nella mente e nel cuore della gente di Marino: MARINO ESVLTANTE PER L,ALTO 1NASPETTATO ONORF,
DELLA vtstTA pATERNA
ol sva seNrtrÀ
CIOVANNI XXI]I INCISE NEL MARMO COME NE] CVORI
lL COMMOSSO RICORDO DEL GRANDE AWENIMENTO VMILE SEGNO DI PERENNE GRATITVD]NE XXXI AGOSTO MCMLX]I NEL
I]T
CENTENAR]O DELL,APERTVR,A DI OVESTA BASIL]CA
Appena entrati dalla porta laterale destra, nella cappella di san Francesco Saverio (n 1), sul pilastro di sinistra della navata minore c'è un'acquasantiera di ottima fattura. lmmediatamente sopra c'è una breve iscrizione incisa su marmo che sovrasta e spiega la presenza di una formella di marmo riquadrata con croce di bronzo incassata al centro. Fa riferimento a uno dei numerosi incarichi ecclesiastici del cardinale Girolamo Colonna, quello diarcipresbitero della chiesa di San Giovanni in Laterano e quindi della sua alta partecipazione al giubileo del 1650. Come recita l'epigrafe, la croce è stata recuperata dal1a porta santa di quella chiesa al termine dell'anno santo e collocata qui in San Barnaba. Nel XVII secolo ci furono ben 40 giubilei: CRVX PORTAE SANCTAE
All'interno, sulla parete della controfacciata, posta al di sopra della porta principale d'ingresso, un'epigrafe, incassata in una profonda e larga cornice di marmo giallo, ornata con pettìnidi ai latl e al bordo superiore, esalta i meriti del fondatore della basilica:
LATERANENSIS BASILICAE
ANNO IVBILEI MDCXXV OVAM APERVIT HIERONYMVS S.R.E. CARDINALIS COLVMNA ARCHIPRESBITER ET
A LATERE LECATVS
SANTISS. D. INNOCENTII PAPA X D.O.M.
SEOVENTI IVBILE]
HIERONIMVS S.R. E. CARDINAL]S COLVMNA
ANNOMDCL6I
PALIANI ET MARINENSIVM DVX ET PRINCEPS
COLVMNENSIVM ROMANORVM PRINCIPVM PI
ETATE ]\,1 ET VETVSTI
SSIMAM
N/AG N J FICENT]AM SECTAN DO
AEOVATA RUPE TEMPLVM HOC DIVO BARNABAE DICATVM
A FVNDAMENTIS EREXIT ABBATIAM CAPITVLVM
CAN ON ICATVS CAETE RAQ U E OM N]A
AVCTORÌTATE PONTIF]CÌA INSTITVIT ET SVB PERENNI FAMILIAE SVAE
iVRE PATRONATVS DOTAVIT
ANNO IUBILEI MDCT,6T
6r
Traduzione: "A Dio ottìmo Massimo. GiroÌamo Colonna cardinale di Santa Romana Chiesa, duca princlpe e di palìano e cli Marino, seguendo ìa pìetà e I'antichissima magniftcenza dei romani principi colonna, fece costruire questa chiesa dalie fondamenta, dopo aver fatto livellare la colìÌna, e 1'ha dedicata a san Barnaba. Con l'autorità pontificia istituì l'abbazÌa, i1 collegio canonicale e tutto jl resto. E la dotò sotto perenne diritto del patronato ecclesiastjco della sua FamlglÌa neìl anno del giubileo 1650,,. 6a Traduzione: "lquesta è lal Croce della porta santa clelìa basilica lateranense che Gìrolamo Colonna, cardinale di Santa Romana Chiesa aprì nell'anno del giubileo ì 620, arcipresbitero e legato a latere del santissimo sìgnor papa Innocenzo X nel successìvo giubileo del I 650,,. 53
Cappella di Gesù, Maria e Giuseppe, o del1a Carità (n 2) Sul fianco del pilastro destro di accesso a1la cappella è murata una bella lapide di marmo bianco fasciata da una cornice di pietra scura. Fu posta dai vigili del fuoco di Marino, comandati dal cav. Antonio Mercuri, per celebrare il trentennale della costituzione de1 loro corpo e per ringraziare sant'Antonio abate, venerato in questa cappella, quale loro santo protettore. Al tempo era abate parroco mons. Guglielmo Grassi. ln alto è inciso 1'emblema de1 reparto marinese dei pompieri, a1l'epoca inquadrato su base volontaria, due asce incrociate e legate da un nastro, sormontate da una fiamma:
Di fronte, sulla parete de1 pilastro di sinistra della medesima cappella (n 2) , c'è un lungo testo di epigrafe che celebra l'abate parroco mons. Guglielmo Grassi, a1 di sopra è un ovale in bronzo, opera dello scultore Tommaso Pecclni, con il profilo a rilievo del prelato: RrsoncERa DALLA CRIPTA OVE RIPOSANO LE SVE SPOGLIE MORTALI CVGLIELMO GR,\SSI VESCOVO TIT. DI DAMIATA
ABATE DI MARINO
DAL MCMVIII AL MCMLIV
vtrti coN zELo ILLVMINATO VIGILVM COHORS MARINENSIS
r,R
orcNttÀ
EPISCOPALE
DVCE EO. A. MERCVRIO
ALL,VFFICIO DI PARROCO
SANCTO ANTONIO ABB. PROTECTORI ALMO
IL SVO SPIRITO VIVE
OB PERICVLA SVPERATA
NELLE FAMIGLIE RELIGIOSE
IN IGNE IN BELLO
DA LVI FONDATE
INNVMERA
PER SERVIRE
AB INSTITVTA COHORTE
IL CLERO IN CVRA D,ANIME
ANNO XXX
VIVE LA SVA MEMORIA
HOC MONVMENTVM GRATO ANIMO
NEL CVORE DEL POPOLO
III. KAL. IVL. MCMXXIV
IN BE,NEDIZIONE
PP.
NEL II ANNIVERSARIO DEL PIO TRANSITO
ABB. PAR. EO. G. CRASSI
65
6'
XIV SETTEMBRE MCMLVI
Traduzione: "ll corpo marinese dei vigìli del fuoco, al comando dei cavaliere Antonio Mercuri. pose questa memoria con animo grato al-
I'almoprotettoresantoAntonioabateperglìinnumerevolìpericoliscampatineÌFuocoinguerra del reparto i1 29 giugno I 924". 54
periltrentesimoannodellacostituzione
Cappella del SS. Rosario (n. 3)A1 centro del timpano spezzato una lapide testimonia la realizzazione dell'altare e la dedica alla Madonna del Rosario che risalgono al 1746: OVOD
pilastro di fianco del1a cappella del SS. Rosario (n 3) una lapide in marmo riquadrata da una fascia piatta di pietra colorata rosa contiene il testo, ex voto, di ringraziamento alla Madonna del Popolo per l'allontanamento del morbo colerico de1 1837: Su1
BENEDICTI XIV P. O. M, SPECIALI GRATIA
MAGN,,€ VIRGINI DEI GENETRICI MARIA
ALTARE HOC B. MARIA VIRG. DE ROSARIO
DE POPVLO NUNCVPATA
PRIVILEG]AryM OVOTIDIANVM
ABBAS ET CANON]CI HUTUS BASILICA
IN PERPETWM DECLARATVM SIT IN
SIGNE CAPIT. COLLEGIAT,,€
OUOD
ANNO MDCCCXXXV]I
AC PAROCHIAL ECCLESI,,€
CHOLERICA PESTILITATE
S. BARNAB,€ MARENI
CIRCVM OUAOUE GRASSANTE
VT COELESTIS THESAURUS
EXORATA PRAESENTI OPE ADFVERIT
NEMINEM VNOVAM LATEAT
ET MORBVM EX EORVM FINIBVS
MONVMENTVM HOC ERIGI CVRAVIT
PLANE DEPVLERIT
ANNO SALVTIS
VOTUM LIBENTES MERITO SACRAVERE
MDCCXLVI
66
CHAR]STERIA IN ANNOS SINGVLOS DIE A FESTO ILLNS
Sul bordo della mensa dell'altare sl legge: ILL.MVS ET REV.MVS ANTONIVS BECICH NICOPOLITANVS CONSECMVIT ALIARE HOC DIE SECVNDA IANVARY MDCCLI
(trad. : L' illustrissirno e rev erendissiyno Antonio Becich di Nicopoli consacrò questo altare tl2 gennaio 1751)
ocrAvo
67
Sulla parete de1 pilastro di destra, all'ingresso de11a cappella de1 SS. Rosario
(n
3) si
nota l'iscrizione attuale, relativa allo Scudo di Lepanto, incisa sulla base della teca. Essa è ridotta rispetto a una precedente più lunga e completa epigrafe, riportata da Giuseppe Marocco, che doveva essere collocata più o meno sullo stesso posto dell'attuale. Al riguardo vedi la nota nel testo: TRIVMPHALE SCVTVM SACRO BELLO CONTRA SELIM DELATO DVCE MARCO ANTONIO COLVMNA
A. D. MDLXXI
Traduzione: "Che questo altare, per speciale grazra di Benedetto XIV pontefice ottimo massimo, sia dichiarato in perpetuo privilegìato alla beata Maria Vergine del Rosarto. L'insigne Capitolo della colleglata e parrocchìale chiesa dj San Barnaba di Marino, perchdnon venisse mai meno a nessuno il tesoro celeste, curò che fosse eretto questo monumento, neìl'anno clella Salute 1746". 67 Traduzione: "Alla grande Vergine Marla, Madre di Dio, detta del Popolo, l'abate e i canonjci di questa basìljca, perché nelì'anno 1837, infierendo nei dintornÌ la pestilenza del colera, supplicata di assistere nel presente bisogno e di allontanare ciel tutto il morbo dalla loro terra, lieti dedicarono giustamente i sacrifici (cansteria) ogni anno nell'ottavo giorno della sua festa". 66
55
Sulla parasta delpilastro che separa 1'altare del1a Madonna del Popolo dall'altare di sant'Antonio abate (2 e 3) è affissa f iscrizione relativa a1la serva di Dio Barbara Costantini, incisa su un marmo cipollino e vi si nota, perfino, quasi fosse una moderna 1apide tombale, una recente fotografia vetrifi'
BARNABAS CVM PAVLO APOSTOLVS GE,NTIVM ORDINATVS EST AD PRAEDICANDVM EVANGELIVM
70
mentre sulla base de1la lanterna si legge,
a rilievo
(1909) che rappresenta il personaggio ritratto in un disegno del XVIII secolo. In realtà questa era la sepoltura ori-
cata
Nella fascia che gira intorno alla base del1a cupola si legge'
ginaria, prima che le spoglie fossero trasferite nella sottostante criPta: D.O.M. BARBAR,A, FRANCISCA
COSTANTINI BARNABAE FILIA
AD APOSTOLICVM MVNVS MARTYRII CORONAM
ADtvNxtr.Tr
Nella parte sinistra del coro (5), sotto ii monumento onorario del fondatore genuflesso ne11'atto di pregare, 1'epigrafe marmorea dettata dal cardinale Girolamo Colonna in persona recita:
VIRGO MARENENSIS
D. O. M.
OBIIT DIE VENERIS XXVI NOV: MDCCLXXIII
MORE, CARTHVSIANO
VIXIT ANN: LXXII MENS: XI DIE,S XXII DIE VII IANVARI MCMIX68
W
IVCVNDAM REDDERET MORTEM
ET PROPRIAM REOVIEM OCVLIS PROPONERET
ANIMO COMPOSITO ET IMMORTALI SIBI VIVENS POSVIT
Cappella del SS. Sacramento (a). Neil'ovale del fastigio appare 1a scritta:
TOTIVS PRAEDICTI ORDINIS PROTECTOR HIERONYMVS CARDINALIS COLVMNA
A. D. MDCLII
72
SVM RADIX ET GENVS IACOB STELLA SPLENDIDA
et
MATVTINA.6e
giorno di venerdì 26 no,,A Dio ottlmo Massimo, Barbara Francesca Costantini, figlia di Barnaba, vergine marinese, morì nel vembre 1773. Visse 72 anni, 1 1 mesi, 22 giorni. 7 gennaio 1909"' 6e Traduzione: "sono stirpe e discendenza di Giacobbe stella splendida e mattutina". Paolo". 70 Traduzione, "A Barnaba, apostolo delle genti, fu ordinato di predicare il Vangelo insìeme a
68
Traduzione,
7r
Traduzione, "Al dono dell'apostolato unì la corona del martirio" 11 Certosino, detto Carthu,,More carthusiano" va interpretato: "secondo Io spirito cartusiano", cioè secondo gli insegnamentl di Dionigi particolare d'ell'anirne dopo,Ia Giudicio DeI il dialogo scrisse (1402-147 l) che s Extaticu boctor anche siano, l,apologeta e teologo tedesco detto parte del cardinale Girolamo Colonna' che m,rte.Lacitazione iniziale conferma I'interesse per l'Ordine Cartusiano, owero Certosino, da
72
signore 1652 il cardinale Gito'
" nell'Anno del si dichiara infine,,praedicti ordinis protector". ll testo tradotto è: A Dio ottimo e Massimo, per proprio riposo eterno' mentre ancora era lamo Colonna per porre con animo sereno e immortale dinanzi agli occhi una lieta morte e "Assecondando il Certosino, in vita, pose per sé (questo monumento) secondo 1'uso dei Ceftosini, in quanto protettore di tale Ordine". mentre era ancora in vita il caral fine dj rendere gioconcla la morte e pei dare visibilmente il giusto riposo all'anima serena e immortale, dinaie Girolamo Colonna, plotettore di detto Ordine, pose per sé nell'anno del Signore 1652"'
,6
sinistro de1 pilastro dell'arco d'ingresso alla cappella di santa Lucia o del Su1 fianco
sacro Cuore (n. B) è murata una lapide funeraria di marmo di Carrara orlata di marmo grigio. Alla base dell'iscrizione campeggia lo stemma non nobiliare della famiglia Terribili, una delle più antiche di Marino, con un leone rampante in acqua e tre stelle. papa Gregorio XVI con 11 breve del 3l ottobre 1841 riformò l'antico Ordine della Milizia dello Speron d'Oro, nominandolo Ordine di San Silvestro Papa, distinguendo 1'onorificenza per i Comandanti, non più di 150, da quella per i Cavalieri, non più di 300, e nel solo Stato
pontificio:
Di fronte alla precedente, sul fianco destro del pilastro dell'arco d'ingresso a1la cappella
di santa Lucia o del sacro Cuore (n. B) è murata una lapide celebrativa dei meriti del canonico Giovanni Battista Trovalusci, marinese, vicario generale della Diocesi di Albano. La cornice è di marmo venato: D. O. M, ARAM HANC S.S. CORDI IESV DICATAM IN GRATI MEMORIAM ANIMI ERGA REV. D. ]OANNEM B. TROVALVSCI PROTONOTARIVM AP. LICVM
AD INSTAR PARTECIPANTIVM BEN EM ERENTE,M PRAEPOSITVM
HEIC IN PACE CHRISTI OVIESCIT
VICARIAE CENERALI POTESTATI
DOMINICVS TERRIBILIS
ET HVIVS ]NS. BASILICAE COLLECIATA
SVBCENTVRIO EMERITVS
CANONiCVM
IN COHORTE TRANOVILLITATI
FAVSTE EXPLENTEM
PVBLICAE TVENDAE
ANNVM OVINOVAGES]MVM
OB RES PRAECLARE CESTAS
SACERDOTALIS AETATTS
ADLECT\/S INTER EOVITES
DÌOECESIS ALBANENSIS
S. SILVESTRI P. M.
SVA IMPENSA RESTITVIT ET ORNAVIT
RELICIONE IN DEVM
ANNo DOMINI MCMLII
74
FIDE ìN PONTIFICES
MAXIMOS EXIMIA DECES. IDIBVS IANVARIIS
AN. MDCCCLIX AN. P. M. LII HECTOR POSVIT PATRI
oPTlMo BENEMERENTI
73
Traduzione: "our riposa nella pace d] Cristo Domenico Terribìli, vice comanclante di compagnia emerito, neì reggimento per la clifesa delÌa pubblìca sicurezza Per imprese famose è stato ammesso tra i Cavalien cll San Silvestro papa, per la fede in Dio e p"r- Ia iiducia senza parÌ verso i sommi pontefici. Morto all'età di 52 anni, il l3 gennaio dell'anno 1859. Ettore pose a suo padre ottimo e benemerito. 7r Traduzione: "A Dio ottimo Massimo. La Diocesi di Albano ornò e restaurò con ogni sua diìigenza questo altare dedicato al Sacro Cuore di Cesù in ricordo e con rjconoscenza, verso il reverendo don GÌovanni Battista Tro-valusci protonotaiio apostolico, preposÌto benemerito, 7J
canonico di questa Ìnsigne basrlica collegiata, con la potestà della vicarja generale e seconclo l'uso dl àssere partecrpÌ, compìencJo egìi felicemente ilcrnquantesimo anniversario di sacerdozio nell'anno del signore 1952,,.
57
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Nella cappella del SS. Crocifisso (n 9) è 1a memoria dei caduti civi1l e miiitari di Marino nel corso de1l'ultima grande guerra mondiale, mediante l'elencazlone dei nomi su quattro grandl lastre di travertino affisse a1le smussature lnterne ai pllastri de11a cappella medesima. Su1 fianco sinlstro è lnoltre una lastra di marmo, sotto 1a quale è accesa una perenne lampada votiva, 1a cui epìgrafe recita:
Sul pilastro sinistro piede d'arco della Cappella di tutti isanti (n. l0) una lapide funeraria (cm. 69 per cm. 88) tramanda 1a grata memoria del canonico Domenico Pomardi verso suo padre Antonio, defunto nel 1870, e allo zio di questo, Paolo Moroni, canonico della collegtata e benefattore deceduto nel 1837' HEIC IN PACE OVIE,SCIT PAVLVS MORONIVS
D.
o.
MORlBVS INTEGERRIMIS
M.
pgncuÉ LA MEMoRIA DEL LORO SACRIFICIO SIA SEMPRE IN BENEDIZ1ONE E AFFRATELLI CRISTIANAMENTE
LE CENERAZIONI
FVTVRE,
IL POPOLO MARINESE VOLLE SCOLPITI
vrclNo e cEsÙ cRoclFlsso I NOMI DEI SVOI
FIGLI
PERITI NEI BOMBARDAMENTI CHE, COLPIRONO MARINO
L,ANNO MCMXLIV
INSICNÌS PIETATE ET STVDIO DIVINi CVLTVS OVEM OPlBVS ET VOCE PROVE,XIT CAELEBS \/IXIT AN. LXXVIIL
M'
II
D.
XVI
OBIIT DO\,{I CONFOSS\1S A FVRIBVS ìV KAL. IYNIAS
-\N'
AP\ID A\\'NCYL\
N1
Ì\,lDCCCXXXVII
APPOSITVS EST
ANTONI\ S PO\IARDIVS SED\'L\,S P,\TERFAMILIAS
PIE DECESS, PRID. K-\1. O\1INT. A. MDCCCLXX AN, N. LXLX \4, \1I D. XVI DON'IIN ICYS PO\IARDI\JS CANONICVS
]\,1OERE\S, POSV]T
II FEBBR,\IO MCMLI VII ANNIVERSARIO
PATRI ET P,{TR1 A\TVNCVLO .
OPT \1F DE ST \4FR,TIS
DEL PRIMO BOM BARDAMENTO
j, e amole del divino culto che promosse con i- Traduzione,,,oui rìposa in pace paolo Moroni dai costuml integerrirn insigne per cje|ozione lacìrì ìl 2gmaggiodeì1'annol83T Accanto giorni leopereeconleparole celibevisseTganni,2mesi "rociorniMorìnellairu.urutrairttodai 30 giugno cleìl'anno 1870' di anni 80 mes] 6 il re1ìgiosamente jo pomarclr cleceduto premurosl padre allo zio è stato deposto Anton ' 16.
5B
11
paàreneJ modcmlglioreper iloromerllì canonicoDomenjcop.rnrtaì "fniU.poseal padreealloziociel
Relazione Della antichissima, e miracolosa Immagine detta del popolo, trasportata dalla Chiesa Parrochiale di S.Lucia, a quella di S. Barnaba Apostolo protettore di questa terra di Marino Copiata dall'originale da Gio.Battista Del Sette.
Relazione deltrasporto fatto de11a antichissima e miracolosissima Immagine di Maria Santissima detta del Popolo dalla Chiesa Parrocchiale di Santa Lucia alla nuova Chiesa di San Barnaba Apostolo Protettore di questa terra di Marino descritta da Agostino Canonico Dante l'anno 1662 e copiata dall'origi, nale da Giovanni Battista Del Sette. [testo della relazione oriqinale
copiata da Del Sette:)
La somma magnificenza dell'Eminentissimo e Reverendissimo Signor Cardinale Girolamo Colonna deltitolo di Santa Agnese, Arciprete della Sacrosanta Basilica Lateranense, Arcivescovo dÌ Bologna e Principe della terra di Marino, sempre intento a beneficare i suoi Vassalh ed ingrandire i suoi Feudi e particolarmente la sua dilettissima terra di Marino, nella quale vl erano due chiese parrocchiali, una dedicata ai gloriosi Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista e l'altra a Santa Lucia vergine e martire, tutte e due iuspatronato dell'Eccellentissima Casa Colonna, le quali chiese per 1a loro antichità avevano estremo bisogno di risarcimento e fatto ciò considerare al vigilantissimo Signor Cardinal Padrone risaputo che vi bisognava una spesa molto considerabile, pensò di fabbricarne un'altra e dedicarla al Glorioso Apostolo San Barnaba preso per Protettore Principale da1 Popolo di Marino nell'anno 1617 perché nell'anno 161 5 nel giorno di San Barnaba una grandine spaventosa devastò tutte Ìe campagne di Marino, nell'anno 1616 nel medesimo
Riproduzione ottenuta da una fotografia in bianco e nero colorata con tecnica digìta1e della pala d'altare raffigurante la Madonna del Popolo collocata nella Cappella del SS. Rosario. Il dipinto onginale fu trafugato nella notte del I 7 novembre 1984 era una tempera su tavola cuspidata del XIV secolo delle misure di cm 45 x 80. Secondo la leggenda locale sarebbe stata portata da Ascanio Colonna a Marino da Costantinopoli nel 1280. 1n realtà è posteriore al XIll secolo e per io stile è pertÌnente all'area
pittorica senese. 11 dipÌnto era stato già trafugato una volta e trasportato a Velletri nel I 526, ma poi restituito ai Colonna nel I 532, dove fu ricollocato su un altare della soppressa chiesa di Santa Lucja.
giorno la stessa tempesta, ne1 1617 seguì 1o stesso infortunio, onde i1 Popolo Marinese conoscendo in ciò qualche cosa di soprannaturale, informato che si celebrava in quel giorno la festa del Santo Apostolo 1o dichiarò Protettore, proponendo di solennizzare il dì festivo e non soffrì più tale castigo. Ottenuta sua Eminenza dal Sommo Pontefrce Urbano VIII la soppressione di dette due chiese con appropriare alla nuova chiesa di San Barnaba tutti i benefici e cappellanre che erano nelle dette due chiese parrocchiali di San Giovanni e di Santa Lucia facendo con bolla pontificia dichtarare la nuova chiesa parrocchiale e collegiata insigne decorandola con dignità d'Abate, Canonici e Curati cappellani con assegnarvi le congrue rendite per tutti come ne1la bolla di erezione del detto ponteftce Urbano VIII in data 3 dicembre
dell'anno 1643. Addì l0 giugno dell'anno 1640 1'Eminentissimo e Reverendissimo Srgnor Cardinale Girolamo Colonna sopradetto vestlto con abiti pontificali partì da11a chiesa parrocchiale di San Giovanni accompagnato non solo dal clero, religtosi e confraternite di Marino, ma da un'infinita nobiltà che con esso da Roma era venuta, oltre a tutta la sua famiglia e da due maestri di cerimonle della Cappella pontificia e coro dt musici si portò al luogo dove già si erano aperti i fondamenti de1la nuova chiesa e recitate le precl ed oraztoni secondo i1 Pontificale, benedetta la pietra la gettò nei fondamenti, essendovt un concorso grandissimo di Signori e popo1l forestieri, venendo coronata detta funzione da uno sparo strepitosissimo dt mortaretti, due cannoncini, suono ditrombe, tlmpani e tamburi e con inftnilr evvwa de1 popolo al detto Eminentissimo Cardinale ritrovandosr tutto il gran sito della nuova chiesa circondato da11e soldatesche del1a Terra di Marino distribuite tutte con buonisslmo ordine. Nell'anno 1644 si terminarono tutti i muri, volte e cupola di detta chiesa con disegno del celebre archrtetto Antonlo De1 Crande che contiene tre navate, una grande con magni60
fica tribuna, due cappeiloni sotto ia cupola e due altre navate laterali con sei cappe1le, tre
per ciascuna, ed ha anche un bellissimo e vago sotterraneo che stabilito sarà un'altra uguale grandezza. pol con ogni diligenza e attenproseguì Si zione (sempre però sotto la direzione del sopra lodato Signor Architetto) e si stabilì 1a detta chiesa con lavorl di stucchi e altri ornatl che compiuti e assodate tutte le cose fu solennemente benedetta il 22 de1 mese di ottobre 1662 da11'lllustrissimo e Reverendissimo Signor Vicario Cenerale di Albano Carlo larugi, assistito dal Reverendissimo Signor don Agostino Gagllardi abate e dai signon canonici: don Agostino Dante, Altobe1lo Altobelli, Giuseppe Manfroni, Pietro Paolo Crema, Emillo Bigazzi, Cesare Dante, con altri preti e chiericr non essendosi ciò potuto far prlma per molte cose occorse nell'anno 1656, nel quale anno fu in questa Terra di Marino la peste che quasi la spopolò per esservi durata di infezione mesi tre, cioè agosto settembre e ottobre. 11 giorno poi, primo di novembre 1662, i\ Reverendissimo Signor Abate Gagliardi vi cantò la prima messa con tutta solennrtà, terminata la qua1e, con solennissima processione e concorso di popolo vi trasportò i SS. Sacramenti con un numero grandissimo di torce che lo accompagnavano, avendo tutti i fratelli delle Compagnte ognuno 1a sua torcia e così ancora i Signori Canonici e gli altri Sacerdotr e i Religiosi tanto degli Agostintani che di Pa\azzolo. Fu assegnaia in detta chlesa la prima cappella ne11a navata laterale in cornu epistolae alla Venerabile Compagnia de1 SS. Rosario per trasportarvi 1'antichlssima e mtracolosisslma immagtne de11a Beatissima Vergine detta del Popolo che si conservava nella chiesa dl Santa Lucia, tenuta da tutti 1n grandissima veneraztone per i continui miracoli e grazie che se ne ricevono; Perciò fu ornata detta cappella con i medesimi marmi della stessa cappella di Santa Lucia e terminata di aggiustare fu stabilito fare una tal funzione ch iesa d'
di detta
SS. Immagine nel giorno di domenica 10 dicembre 1662, ne1 qual glorno rrcorre anche 1a traslazione del1a Santa Casa di LoreLo e ne furono mandati gli inviti per tutti i luoghi secondo si costuma nelle altre feste. Venerdì 8 dicembre, giorno dell'lmmacolata Concezione di Maria Santissima, fu pubblide1 trasporto
cato nella messa cantata dal Reverendtssimo Signor Abate Gagliardi che la domenica seguente 10 del corrente Imese] si sarebbe fatto i1 trasporto della SS. Immagine dalla chiesa di Santa Lucia alla chiesa di San Barnaba, perciò si invitavano tutti a detta sacra funzione e si intimava a tutte le Compagnie di intervenire con ogni devozione e decoro all'accompagno. 11 sabato poi con ordlne de1 nostro Eminentissimo Signor Cardinale Vescovo di Albano
furono di nuovo con particolarità intimate tutte le Compagnie di questa terra di Marino, affinché con buon ordtne ognuna vestita con ilproprio sacco sitrovassero nella piazzaposteriore della chiesa di Santa Lucia prtma de11e ore 20 nella prossima domenica 10 dlcembre e lo stesso invrto per ordine come sopra fu fatto al Reverendi PadriAgostiniani di Santa Maria delle GrazÌe di Marino, ai Reverendi Padri Minort Osservantidi Palazzolo, con i quali sr invitavano anche tutti i loro religiosi di Nemi e molti diVelletri e i Padri Riformati di Castel Gandolfo e per ordine dell'Eminentissimo Vescovo furono invitati anche i Reverendi Padri Carmelitani de1la Ste11a di Albano. Terminato in detto giorno di cantare nella nuova chiesa di San Barnaba ilVespro, intraprese il CapitoÌo con tutto il c1ero, preceduto dalla Croce fra due Ceroferari con candelieri e candele accese i1 viaggio verso la chiesa di Santa Lucia, dove già stava esposta 1a Santissima Vergine in una macchina bellissima
tutta guarnrta d'oro con cornucopie di crifatta fare apposta dall'eccellentissimo Signor Contestabile e in detta chiesa vi si trovò l'Eminentissimo Vescovo il Signor Vicario Generale con i1 Capitolo e il Clero e Sesta11o
minario diAlbano e, all'arrivo de1 Capitolo e de1 Clero diMarino si portarono tutti davanti alla macchina della Santisstma Immagine che stava nel mezzo della chiesa e fu incensata dall'Eminentissimo Signor Cardinale Ginnettr nostro Vescovo, il quale dopo incensata 1a sacra immagine, intonò l'inno Aue ruaris stella e fu incomlnciata la processione come segue. Andavano avanti alle Compagnie otto Facchinr vestiti di sacco rosso che portavano sopra dl un'asta dorata un gran fanale ciascuno con tredici grosse candele per fanale. Appresso veniva un concerto di suoni venuto da Roma e poi la Compagnia della Carità, ossia del Cuore di Gesù con sacco rosso che vestì circa cento Fratelli, essendosi provveduti in Roma der sacchi, e tutti con la loro torcia. Poi veniva la Compagnia del SS. Crocefisso con sacco nero ed erano più di 160 Fratelli tutti con torce. IPoi] veniva la Compagnia de1 SS. Sacramento con sacco turchino rn buon numero di Fratellicon torce ed in ultrmo delle Compagnie veniva la Compagnia del SS. Confalone con sacco bianco nel numero dr circa trecento Fratelli, duecento in essa Compagnta e cento tutti con torce davanti alla macchina della miracolosissima immagine di Maria Santissima. Dopo tutte le sopradette Compagnie venlva un concerto di suoni e un coro di musici che cantavano l'inno della Beatissima Vergìne e appresso veniva lo stendardino dei Padri Francescan i di Palazzolo con i Frati Riformati di Castel Gandolfo, che furono in numero assai grande, tutti con un cero acceso. Appresso venivano i Padri Agostiniani di Marino parimenti in buon numero, perché molti ne vennero da Roma e tuttt con un cero ACCESO.
ln ultimo dei Regolarivenivano i Reverendi Padri Carmelitani di Albano e anche questi tuttr con il loro cero acceso e il loro Reverendissimo Padre Priore Generale che sitrovò in Albano volle intervenire anche lui alla solennissima processione e g1i fu data una torcia di tre libbre. 61
Termrnate 1e Fraterie venivano altri due cori uno di strumenti a fiato e l'altro di musici, presso la Croce del Reverendissimo Capitolo di San Barnaba, sotto 1a quale venivano il Seminario di Albano, i Preti dl Marino e quelli di Albano, i Signori Canonici di Manno con i1 Signor Abate e in ultrmo tutti sotto la sopradetta Croce venivano i Slgnorl Canonici della Cattedrale di Albano con i1 Signor Arcidiacono, Signor Arciprete tutti con torce accese e in ultimo veniva 1'ìllustrissrmo e Reverendissimo Signor Vicarro Generale Carlo larugi con r1 piviale assistito dar due Cappellani Curati di Marino parimenti con piviale. Davanti a1la Santisslma lmmagine venivano cento Fratelli del Gonfalone dieci per dieci, tutti con il loro sacco bianco e torcia accesa, date dall'Eccellentisstma Casa Colonna e appresso a questi si portava la bellissima macchina della Santissima Vergine, tutta guarnita e illuminata, appresso la quale ventva 1'Eccellentissimo Signor Cardinale Vescovo con torcia in mano corteggiato da tutta l'Eccellentissima Casa Colonna e sua Famtglia; affinché il Popolo che accompagnava la processione non avesse recato fastidio e fatta folla ai detti Signori venivano appresso dei medesrmi cinquanta soldati tuttÌ con alabarde in mano e altri ventl ne andavano intorno alla macchina per buon riguardo di quelli che la portavano. I1 giro che fece 1a processione fu' uscì da1la porta maggiore della chiesa e calò per la scalinata della medesima, camminando all'ingiù per la strada dr Santa Lucia, passando per 1a strada del1a Pizzicheria, per la ptazza e per la strada nuova, andò a1 Borgo e ivi girò intorno, ritornando per la sopradetta strada nuova, voltò per la strada della Chiesa di San Grovannr e da Porta Grordana riprese verso la Fontana per 1a strada dritta, proseguendo per 1a strada della Rua, nel pnncipio della quale vi era un vaghlssimo altare tutto lavorato di drappi di broccato, velluti e damaschi fatto fare dall'Eccel lentissima Signora Contestabilessa, davanti alla quale si fermò alquanto la 62
sacra immagrne per riposo anche dell'Eccel-
lentissimo Vescovo e dell'Eccellentissrma Casa Colonna, dopo di che si proseguì ii cammino della processtone per 1a strada della Rua e giuntr alia porla di sopra sivenne per la nuova strada di San Barnaba, essendo tutte le strade parate e i Padroni delle case per la Rua avevano così bene ognuno ornato avanti le faccjate del1e loro case che compariva una galleria Si giunse finalmente alla chiesa di San Barnaba fuon della quale in buon ordine, sempre suonando si erano distribuiti tutti i cori dei suonalori che erano intervenuti alla processione e nell'entrare che fece 1a Santa Immagine nella chiesa, oltre al suono continuo del1e campane trombe, timpani e tamburi, fu sì grande e strepitoso 1o sparo dei mortaretti
e mortai che non può esprimersi, onde si rese detta funzione tanto gloriosa e nobile che i1 popolo forestiero concorso dappertutto restò stupefatto e molto più ammirato per la grandissima devozione di tutti quelli che intervennero a detta solennità mentre nes-
suno si poterra saziare di rrmirare la detta Santissima Immaglne, Ia quale più volte si mutò dr colore, comparendo ora rossa come fuoco e ora bianca come neve vtsibile a tuttr e perclò altro non si udiva per le strade , dove si passava con la processione che grida di popolo con domandare chr perdono, chi misericordia, chi grazia e ne fece moltissime, ma per la gran confusione del popolo poche se ne poterono raccogltere dagli Ufficiali della Compagnia. Per tre contrnue sere si fecero per tutto i1 paese fuochi di giubìlo e illuminazloni per tutte 1e case così grandi che, girando per le strade compariva giorno e non notte. La detta Santa lmmagine è dipinta sopra una tavola indorata con ii Santtssimo Bambino in braccto dalla parte destra in segno di benedire e di colore piuttosto bruna con occhi così belli che rapisce a rtmtrarla, di viso profllato, vesttta con manto, sopra del quale dalla parte stnistra vi ha una stella dorata. Fu donata alla chiesa di Santa Lucia dal
Cardinale Giacomo Colonna, come per istromento rogato dal notaro Pietro nel 1280, nel quale rogito si dice che detta Santa lmmagine sia stata portata da Costantinopoli in Roma da uno dei Signori Colonnesi come consta dalle memorie antiche che si conservano nell'archivlo parrocchiale di Santa Lucia. È ricoperta la Santa Immagine da un ornamento d'argento lavorato a flori e festoni con il fondo di velluto cremisi, i1 quale ornamento glielo fece 1'Eccellentissima Signora Pnncipessa Donna lppolita Gonzaga moglie di Ascanio Colonna. Hanno sopra Ìa testa due corone d'argento tanto la Beatissima Vergine, che i1 Santo Bambino, hanno alcune piccole file di perle, catene d'oro, corone di coralli, ambre, filrgrana d'argento, granate con perle, diverse medaglie d'argento, pendenti d'oro e moltl anelli d'oro, come anche due belle croci d'oro una donata dall'Eccellentissimo Signore Cardinale Ascanio Colonna Vescovo di Palestrina e l'a1tra da Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Colonna Patriarca Gerosolimitano figlio dell' Eccellentissimo Signor Cran Contestabile Don Filippo Colonna e fratello dell'Eminentissimo Signor cardinale Don Grrolamo Colonna e sta registrato nell'archivio di Santa Lucia. Si ha per tradizione certa come hanno fatto constare per pubblica deposizione da loro fatta nel 1648 i Signori Giovanni Battista De Angelis di anni 70, Bernardino Antinozzi di anni 80, Giovanni Battista Gagliardi di annr 84, Alessandro ManfronÌ di annt 76 e il sig. Cesare Farina dr anni circa 80. Tutti uomini antichi e delle primarie famiglie di Manno, i quali dicono e depongono che detta Santissima lmmagine due volte sia stata presa dai Velletrani e portata in Velletri in occasione che diedero i1 sacco a Marino per ordrne di Clemente Vll e tutte e due le volte miracolo-
samente da sé se ritornò nel suo proprio luogo nella chiesa di Santa Lucia, dove è stata sempre venerata con grandissimo concorso di popolo anche forestlero per i conti-
Cappella del SS. Rosario, aìtare della Madonna del Popolo con il dipinto realizzato in copia dall'artÌsta marìnese
Doriana Onorati
nui miracolÌe grazie che compartiva, essendo a tempo mio pieni tutti I muri d'intorno a detta cappella divoti, stampelle e altre cose simili lasciate rn attestato delle grazte e miracoli ricevutida detta Santissima lmmagine alla quale fu ricorso nel tempo de11a peste in questa Terra di Marino e se ne ottenne subito la grazia. La sopradetta narrazione è stata descritta da Agostino Dante canonico delf insigne collegiata chiesa di San Barnaba apostolo di Martino per ordine de1 nostro Eminentissimo e Reverendissimo Srgnor CardinalVescovo, il quale ne fece fare più copie per dispensarle e ne ebbe anche alcuna copia assai ben scritta il nostro Eccellentissimo Signor Cran Contestabile Don Filippo Colonna.
63
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Iconografia: lncrsione cli pìetro Bombelli (1777) su dìsegno di
c
Porretta con
1a
didascalia: "EffÌgiem
D Barnabae 1 la Guercino depictam"
ELENCO DEGLI ABATI PARROCI DELLA BASILICA COLLEGIATA SAN BARNABA DI MARINO
Giuseppe Capozzuti
Luogo di nascita
Data di investitura
Data di decadenza
Marino
6 novembre 1644
6 agosto 1656
I febbraio l65B
30
Felice Antonio Dersem
Giacomo Gilodi
Milano
Pietrangelo Mattioli
20
ottobre 1658
giugno 1658
2 maggio 1659
25 settembre 1659
ll
5 gennaio 1700
novembre 1661
Agostino Gagliardi
Marino
I novembre
Girolamo Zuccoli
Marino
t febbraio 1700
3 maggio 1710
Giuseppe De Gobbis
Rocca di Papa
t5 maggio 1710
31 maggio 1717
Marcantonio Leporini
Atessa
Igiugno
1717
t luglio
Gregorio Celani
Marino
5 agosto
73 I
25luglio
Francesco Bernabei
Marino
25
luglio
17
Tommaso Mancini
Sonnino
28
aprile
175 I
Camillo de Paolis Foglietta
Supino
B
Antonio Galbani
Marino
6 maggio l79B
Giuseppe Severa
Anticoli (Fiuggi)
14
Florio Ouattrini
Morolo
3
Giuseppe Soldini
Marino
19
giugno 1847
l5luglio
Francesco Pescatori
Marino
14
novembre
1
Attilio Pandozr
Lenola
4 ottobre 1 901
15
novembre 1907
Guglielmo Grassi
Genzano di Roma
23
aprile 1908
14
settembre 1954
Giovanni E. Lovrovich
Sebenjco (Dalmazia)
14
settembre 1954
3 dicembre 1989
Elio E Abri
Marino
30 gennaio 1990
30
Aldo Anfuso
Gerba (Tunisia)
I settembre
30 settembre 2008
Pietro Massari
Giuliano di Roma
6 ottobre 2008
1
1662
1747
I novembre 1750
47
28 aprile 1763
dicembre 1763
settembre lB23
febbraio
1731
1B3B
1BB0
1997
14 marzo 1798
9 giugno 1822 B
ottobre 1837
27 marzo lB47 1880
settembre
luglio
Ln carLca
1901
1997