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OPERAZIONE PROIBITA
Vespe al traino, un’operazione vietatissima per regolamento. Ci ha confidato Marco Fumagalli che se fossero stati già iscritti, rischiavano la squalifica.
Tre Amici
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SPONSORIZZATO L’IMPRESA
Sensazioni indescrivibili
«La prima volta che mi sono lanciato in pista non mi sono reso conto di quello che stavo facendo. Ma mi sono divertito un mondo, anche se andavo adagio. Non avendo il contachilometri, guardavo di fianco, verso la mia macchina di appoggio (distante circa 200 mt) e cercavo di capire (a orecchio) sentendo il motore e (a occhio) guardando il terreno a che velocità stavo andando. Gli altri riferimenti visivi sono talmente lontani che non ti danno nessuna sensazione. Ci sono dei coni che delimitano la pista, ma sembrano dei puntini arancio. Dalla partenza al cartello del primo miglio mi sembrava una eternità, e poi ne dovevo percorrere un altro per avere il riscontro cronometrico. Quasi al cartello del secondo miglio c’era la torretta di controllo dei commissari e cronometristi. Dopo l’arrivo erano tracciate delle strade di rallentamento e di avvicinamento alla macchina di appoggio, per ricaricare il tutto e tornare al box/container o alla partenza. Lungo la strada del rientro, ci si fermava a una roulotte dei cronometristi i quali, una volta avuto il numero di gara, ti stampavano il tempo consegnandoti lo scontrino, in quante copie volevi. Le volte successive, loro vedevano anche le precedenti a video, ti facevano i complimenti per aver migliorato oppure ti chiedevano che cos’era successo. Insomma erano abbastanza interessati e avevano un’aria amichevole».
Un pizzico di sfortuna
«Due lanci sono stati abortiti per problemi tecnici. Una volta la Vespa si era ingolfata e non andava più su di giri. Così, per evitare di spingere per 200 metri, bardato come un astronauta, ho preferito curvare in direzione della nostra auto di appoggio, sono sceso tenendo il gas con la sinistra aperto e correvo a fianco della Vespa che continua ad andare. Per fortuna non si è spenta. L’altra volta invece
C’ERA ANCHE QUANTO HA
UN GILERA FATTO LA 924?
Scontrino
Sulla Dafne 965
Mauro a bordo della sua Dafne 965 di 125 cc si prepara anche lui al suo primo lancio sulla pista salata.
C’ERANO
Anche Le Mogli
Si Parte
Da Qui
Ecco il fatidico punto di partenza. Malgrado l’apparenza il sale non crea una superficie piatta, ma assomiglia vagamente alla neve.
A Bordo Della
Dafne 923
sono stato più sfortunato e ho dovuto spingere. Alla fine, sono arrivato stanco morto, il tutto perché si era staccato il filo della candela. D’altra parte non puoi fermarti in mezzo alla pista e bloccare gli altri concorrenti che sono in coda ad aspettare che tu la liberi per partire. A proposito, noi siamo sempre andati sulla pista “Rookie” da 3 miglia… D’altro canto, per passare alla pista successiva, un po’ più lunga, mi sembra che dovevi fare almeno 120 miglia».
La vita sul lago…
«Arrivavamo la mattina presto, avevamo la macchinetta del caffè, alimentata dal generatore, riallestivamo il nostro “villaggio”: tende, sedie e tavolini. La sera non puoi lasciare niente fuori dal container ad eccezione dei veicoli, che devono restare su di un telo in modo da preservare il sale se dovessero perdere liquidi (olio, benzina). Noi poi legavamo tutte e tre le nostre Vespa con delle cinghie e le ancoravamo con grosse viti da carpentiere avvitate nel sale. Infatti sul lago il vento è molto forte e rischi di non trovare più niente, pertanto le zavorravamo così e le coprivamo con dei teli. Per quel che riguarda il pranzo avevamo l’aiuto di un altro team italiano, il “Gus Gus”, con il quale ci eravamo accordati prima di partire. Loro avevano un camper e un paio di cuochi improvvisati, che in quelle condizioni andavano benissimo. Per bere avevamo portato delle ghiacciaie da casa. Noi compravamo le bottiglie e loro portavano il ghiaccio, venduto
Il Motore
Della 6 Giorni
Marco
IN AZIONE UNICO!
Un Momento
in sacchi da 15 kg in tutti i benzinai o supermercati. La sera, dopo aver smontato e riposto tutto nel container, andavamo a fare la spesa un po’ a turno e si rimontava il tavolo con sedie nel cortile del tipico motel americano. Cucina da campo, camper e barbecue, pasta e carne e si faceva amicizia con tutti gli ospiti del Motel. Tra il Motel a Wendover e il lago salato c’erano circa 10 minuti di auto e, da quando lasciavamo l’a- sfalto per il salire sul sale e arrivare al container, ce n’erano altrettanti».
È solo l’inizio…
«Torneremo sicuramente. Abbiamo molte idee, chiaramente sempre inerenti il mondo Vespa e Piaggio. Cerchiamo compagni di avventura per abbattere e divedere il costo della spedizione, che è importante. Abbiamo fatto amicizia con il team
Speed-ITA che ha partecipato con un Gilera 50, e anche loro la pensano come noi: più siamo meglio è. Nel container infatti potrebbero entrarci almeno dieci veicoli».
Un gruppo predestinato
«Vorrei aggiungere che le persone che hanno collaborato a questa idea erano tutte in qualche modo legate a me, al mondo Vespa e a Bonneville senza saperlo e senza che ci conoscessimo da prima. Il lattoniere, Marciano, ha nella sua officina una macchina che è stata a Bonneville qualche anno fa. Se l’è trovata in casa per varie vicissitudini e mai più si sarebbe immaginato di creare ancora qualche cosa che sarebbe andata laggiù. Marco Interdonato era già conosciuto da qualche collezionista nell’ambiente Vespa come carrozziere bravo e affidabile. Una volta che ci siamo conosciuti, mi ha mostrato delle fotografie della mia Vespa 6 giorni, ex di Roberto Donati, quando era da lui perché fosse sistemata e verniciata. Ho raccolto anche un po’ di storia oltre ad aver conosciuto una bella persona, come la figlia Marta. Marco Quaretta invece è un amico di lunga data. Mi era stato presentato da Mauro Pascoli e ci conosciamo dal 2002, ma – si vede subito – tutti i componenti di questa spedizione erano come predestinati a vivere un’avventura simile, in amicizia e con grande passione».
Sul Pick Up
Scoperto che era vietato trainare le Vespa, si è provveduto a caricarle su un grosso pick up americano.
Le Dafne sono state costruite appositamente per questa manifestazione. Notare lo scudo stretto e molto bombato, opera delle mani dell’esperto battilastra Vincenzo Marciano.
FATTE APPOSTA UN’ICONA
Del Made In Italy
Dopo tanta fatica, un po’ di riposo anche per loro. Ecco le Vespa coperte da teli e ancorate al sale tramite grosse viti, perché di notte il vento sul lago salato è fortissimo.
Allegria
Gli Ultimi
Ogni Sera
Una Festa
Il cibo made in Italy ha davvero conquistato tutti e ogni sera, a cena, c’era qualche nuovo ospite.
Italiani A Caccia
D’altra parte non capita di trovare tutti i giorni una bella compagnia di italiani a caccia di record!