paolo non lo sento da anni eppure esiste ancora va a roma livigno e la pianura la lascia ma cosa lascia?
il mcdonald nuovo di un anno le piste al circolo le serate gli spigoli dei marciapiedi che minacciano i ragazzi in bici è questo che lasciamo quando andiamo oppure siamo noi nelle nostre chiese a inventare una pianura padana solo per avere qualcosa da mancare solo per avere nostalgia?
di cosa= di quanto siamo stati delle premesse di ciò che non saremo mai dei gin al chicas delle strade di marina di te che dici birra? di noi che dici sempre di brividi e le corse le urla i nostri riti rivivi il passato più a lungo se lo leghi ad un posto (tipo casa di filo) portarlo a spasso pesa.
sarebbe disposto anche a cedere qualche mq in pegno a ciò che potrebbe tornare. perché ogni volta che torna in pianura ritorna a pensare a tutti.
del tempo passato a desiderare più di tutto questo.
ogni cosa si infiamma qui intorno, i capannoni e le partenze ma dopo qualche sirena tutto a posto e un gran silenzio.
non chiudo, aspetto. e non ho niente e tutto, fuori, è dentro.
mattia fa la doccia mentre l’odore di fidenza conquista la sala il divano i vinili
e io non gli ho mai chiesto se questa precisa esistenza in cui si immerge e io vivo solo nei sogni, converge, in sé coi suoi.
e non so davvero cosa di me di noi sarà
né quando smettere di chiedermelo o di chiederlo agli altri quando mi si scarica il cell e vi guardo con una profondità diversa, con il pentimento
tu, forse non essenzialmente tu hai scavato dentro me rimani decisamente tu in me necessaria (confidenzialmente nascosta nelle tue mutandine di ieri sera)
tu o forse solo una nuova illusione mi ha cambiato ma non nel dire amore mio ma non nel mio modo di stare piuttosto
nel senso della violenza di occupare fisicamente me intero (e ciò che mi rimane e mi sta intorno) di gagni, domande e incertezze.
tu, forse noi, essenzialmente tu a fettucce nel conad in san donato cerchi le capsule di caffé le tue amate verdure cibo e altro per la settimana un posto dove mangiare … forse questo si cerca nelle gambe e tra la voce di chi ami
non cresci più ma non che sei arrivato ti sembra ma che ti blocchi in un luogo da sempre e non va non va, non vai più avanti di così di adesso.
in tutto questo viaggiare con mete precise, aspettate con fremiti ci sono i tuoi capelli quando corri al fiume o sei stesa e ti guardo e proprio non saprei se sei meraviglia o sono io a fare mitologia personale di te
e trasferisco vita in rime e confondo te con i tuoi occhi.
forse ti piace così ammalarti davvero di ogni cosa senza rimedio incespichi azzardi contrai hai un sacco di elettricità statica in store nei peli delle dita stai // allerta.
e forse ti piace sai, non come noi, trovi senso solo nello stare (come macigno) ma ti tocca passare e ripassare ancora come un rito di passaggio il mio rito di passaggio.
e passerà, anche sempre meno passerà e faremo la pace diecimilioni di volte come scelta che rimpiange il proprio creatore scuserai i miei modi di fare stronzetta l’amore.
ti prende lo stomaco come quando sbocchi e ti esce da dentro questo affetto che non so se amo te o se amo amarti che di fuggirti non ho ancora trovato vie né rifugi da questo cielo questo tuo cielo sappilo non scampa dalla pianura, proprio come nemmeno nella morte di questo pomeriggio non c’è scampo per noi dalla vita
e ti chiedi allora se non fuggi da lei o dall’amarla
o dal modo in cui l’hai tatuata sulla tua pelle nelle vene in fondo al cuore
nell’intestino quando digerisci i vostri urli, metabolizzi i suoi pianti ma non è neanche tutto ciò.
lei cos’è e stai davvero parlando di lei o parli alle nuvole delle nuvole in cui ti sei rivisto? o in cui ti sei voluto rivedere
fuggi da te umano? fuggi da sempre da un io (ti amo).
saudade, saudade
nulla di altro potrei dire che lo dica meglio se solo fossi stato al suo posto
ma al suo posto non ci so stare
saudade
è da qui che siamo simili che oltre a noi sfioriamo poco a poco
saudade saudade
amarti
è credere che quello che sarò sarà con te stringendo i denti
e io sono il cielo tutto intero tu la stanza e le pareti colme di foto colme di ombre o vertigini
siamo un sistema di osmosi tra mattoni e atomi d’azoto e le stelle che scorgi te sola in me e viceversa. in una stanza sotto il cielo (ciò che siamo) è successo tutto e succede ancora, ancora ti chiamo ancora rispondi ci incontriamo ancora mi dormi sul braccio destro
qui, ti osservo, mi lasci fare che domani mi scivoli via sera ma lascio fare luna che per il mio tacerti mi ami
senza fare rumore adagiata sulla mia mano c'è ancora un'ora di mezzanotte.
tu piccolissimo neo sulla cresta d’onda di mare inospitale ma vissuto
ti ho vista ungere il tramonto di luce del sole che saresti se solo poco più del resto provenisse un poco più da te
e mi facevi caldo che volevo raggiungerti lì, a metà tra l’acqua e il cielo
ma dubiti come fosse pane su di noi vino o caffè, confetti da offrire alla sera, a me
dal tavolo e ti osservo così naturale, mi hai già sconfitto.
04.07.23
se dovessi dirti alle stagioni che passano, parlerei delle tue piccole epifanie domestiche con cui riveli ciò che avevi già scoperto, ma aspettavi le parole giuste per dirtelo. procedi per saltini, aspetti momenti eureka! e non condividi mai un cazzo. sei in uno stato di teofania crittografata in chiave asimetrica e non cedi nulla al pubblico, che sa, così in tanti, così poco dei tuoi ‘che sbatti…’ ma che ti dirà l’estate se ad ascoltarla sarai solo con la tua bicicletta e un paio di more in mano, che ti dirà il cosmo, le stelle se a testimoniare stasera, questa magia, ci sarà un solo respiro. ma che ti ha detto poi lei o tuo padre per farti sentire così opzionale?
ora dopo 1739 passi in centro smezzati con filo mi sento, infine, di nuovo per poco completo. ma cos’è?
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cammino ormai in mezzo a tutto e non c’è domanda da porre a tavola senza che riguardi le stelle, anche alla lontana, anche chissà in che modo.
: hanno bevuto i ragazzi e anche io : eppure tengo bene : tengo tutto.
quando lavo i denti guardo in alto, quando salgo le scale le salgo chiedendomi quale sia la mia vetta, perché il resto c’è ma passa e lascia silenzio nel silenzio :: penso cosa c’entro io con tutto il resto : la mia posizione polare in rapporto a tutti voi e tutto ciò : chi chiamo quando ho tempo, chi sacrifico quando non ne ho, chi dimentico e cosa amo.
cosa amo al punto da non pensare alla fatica e solo lasciarmi trascinare nella profondità : all’origine che più sembra lontana, più davvero è vicina.
come se ci fosse mai passato è come da bambini, con le gambe incrociate in macchina, fuori il cielo ti sembra l'universo mentre tuo padre guida sulla strada di ritorno.
un’apparizione con niente da annunciare. solo per sgranare gli occhi sorridi e perché da un pezzo sognavi quel viaggio, come da bambino quel rituale leggere le targhe delle macchine e scoprire nuovi posti del mondo.
e lo faresti per sempre finché l’asfalto che ci separa, a furia di cerimonie si spacchi, e l’erba lì in mezzo ricresca alta come se mai ci fosse passato un uomo.
a ripensarlo ridi fermo nella tua giacca per sempre un momento di felicità torna mentre indaffarato continui, continuiamo la scommessa: si gioca d'azzardo coi sogni nel garage dei vicini.
il rumore di un'anima in fiore nelle piazze. ciò che non è più foresta venga smosso terra che emerge dal fondo banchetto del giovane affamato di sale perché fino ad ora gli è stato offerto solo forse lanciamo fango sui palazzi non come vandali ma petali in rivolta. siamo le rose di domani. collaudiamo un futuro degno del nostro sogno di essere umani così grandi che per parlare di uno devi parlare di tutti.
Se d’amore si muore, siamo morti noi – poeta x se d’amore si muore, siamo morti noi: siamo un romanzo d’appendice in atto: (anzi, siamo un romanzo nazional-popolare, ma calibraticamente camuffato da romanzetto rosa): (anzi, siamo un romanzo osè): (un rosè): (anzi, una coppia di vegeti, di vegetanti vecchietti, torchiati nel torpido torchio delle nozze d’argento): (a un passo, a un pelo, appena, da un romanzo nero): (siamo un romanzo rosso, quasi): e noi facciamo, parliamoci chiaro, pena piena, e pietà comunico le coordinate necessarie; torno da Como, è il 26 settembre, sono le 21,37, ho chiesto il conto al ristorante, prenderò il rapido delle 21,50, e ti ho capito: è tutto: perché, per te, per me, non è possibile sopportarla più oltre, questa ambivalenza insolubile, nel vino della vita che viviamo: questa vita, anzi: (la vita): (annacquata, innacquata): e se ti dico e se ti scrivo che non sono altro che un contemporaneo, a capirmi, a capirci, se va bene, abbiamo, in tutto e per tutto, il 25% dei nostri eredi naturali, allo stato attuale delle cose: così, con tanti auguri, ti aggiungo, poi, che noi se d’amore si vive, siamo vivi.
da "Tutte le poesie" (1946-2005) - Elio P.
Che ci portiamo addosso il nostro peso lo so, che schermaglia d'amore è adattamento, guizzo, resistenza necessaria perché baci la nostra storia i nostri uomo-donna non solo all'ombra dei parchi l'imparo ora, forse.
Oh, ma scompagina come il vento freddo di viale Piave i giorni scorsi, e spaura, quanto di me non solo porto sulle spalle, ma mi tocca travasare adattare al tuo fusto flessibile e scontroso.]
Io che speravo] necessario e sufficiente solo il fiore che affiora, tocco con le carezze oltre che il tuo fusto flessibile lo specchio la certezza di come sia insufficiente il mio amore per la tua capacità di comprenderlo, per la tua capacità di comprenderlo come sia immane il mio bisogno d'amore.
SsssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssS
questo articolo l’ha scritto chatgpt ⬇️ essi giunsero a percepire il regno animale come un mondo di perpetua lotta tra esseri affamati, assetati di vita. risonò nella moderna letteratura il grido di guerra "guardate i vinti!" che innalzarono a principio biologico. sebbene rousseau commise l'errore di eclissare nella sua visione la lotta "con becco e artigli", huxley cadde nell'errore opposto. tuttavia, né l'ottimismo di rousseau, né il pessimismo di huxley possono essere accettati come imparziali interpretazioni della natura.
tra tutti gli eredi di darwin, il primo, per quel che mi risulta, a intravedere qualcosa di più profondo fu il saggio kessler dell'università di pietrogrado.
in ogni scienza che tratta dell'essere umano, si insiste incessantemente su quella che viene chiamata la spietata legge della lotta per la sopravvivenza. ma ci si dimentica dell'esistenza di un'altra legge, che può essere definita come la legge del reciproco sostegno e risulta molto più rilevante della prima. egli sottolineava che il desiderio di preservare la propria progenie unisce gli animali, e che "più gli individui si uniscono, più si sostengono a vicenda, e maggiori sono le possibilità di sopravvivenza e progresso nel cammino intellettuale."
corro nel circuito traccio traiettorie inaspettato silenzio: sono ancora troppo lento per la vita ma ormai troppo veloce per te mi giro intorno ti cerco, ma non sei mia.
ti ho perso nelle mie quadrature nel mio volerti definire mentre tu avevi bisogno di essere libera l'amore è quel soggettivismo che perdoniamo facilmente: senza troppe scuse.
e chi lo sa magari ci si rincontra negli occhi di un nuovo sconosciuto o nel ciao di una vecchia conoscenza. se sei abbastanza veloce mi riprendi nei prossimi quattrocento metri.
nel mentre porto il latte alla mia gatta che è sempre qui a dormire. nonostante tutte le mie corse è sempre lei la più stanca. con un baffo di rimprovero cede la stizza al perdono mentre si disseta.
perdersi nel sangue : ho sepolto un uomo. i baci-non-richiesti per tardare
il mio tramonto : cercavo le tue mani : pur sapendo che erano più giuste perse.
e non servono conferme se l'amore ti conosce tu cerca di capire : mi hai lasciato sottopressione a contare i buchi nelle mie tasche : vuote.
[un po' come facevi tu.
sotto gli iris lungo il ruscello : ho sepolto un uomo. lei come un cane scappava dal mio tuono, di vetri esplosi nel letto : che ho fatto per contenerla.
verde nei miei sogni : perché ho sepolto quell'uomo. quando capì che le mie braccia non bastavano per curare le ferite nei suoi occhi : certo ora è tempo dei rimorsi.
sono uno per mia madre : non mi basta vesto i panni per scappare : non li cambia
io mi cerco dentro al mare : lei non piange se anche avverte il mio calore : distante mi lascia correre sui panni : stesi al sole : mi riscalda
sono uno contro il mondo : sento l'aria sento il vento che raccolgo : sulla faccia
cerco sempre di tornare : dov'è casa rendo ogni mia posizione : complicata ma c'è un posto ancora vuoto : sulla panca lei mi aspetta addormentata : e mi basta
piumepiumepiumepiumepiumepiumepiumepiumepiumepiumepiu
il suo bianco portacenere di carta per un finto centrotavola a las vegas e la luce che la acceca e non riscalda e la voce di chi annega
lei che scappa da una vita consumata in due morsi frettolosi nella sera nel paese messo in croce da quell'aria che è sintetica e avvelena
e dorme, così non saluta il giorno che passa e la fa a pezzi e poi ritorna per rifarlo con più forza poi domani e non vuole lasciare perdere non la vuole lasciare perdere
scrive storie ad un’amica qui in italia per parlare di notizie di testata e sì perde a pensare chiusa in camera e non le piace far carriera
spesso ride perché a volte lei si immagina un’america più leggera, un po' più calma a new york il fiato è corto, la radio ansima che dovrebbe fare carriera
ma non si può dire che non sia altro che bei riflessi del passato speso a correre tra fili d’erba
lei che vorrebbe essere erba lei vorrebbe essere erba di un prato in primavera
penso che i miei polmoni non reggerebbero sono a rischio di sovrapproduzione di adrenalina
è più aperto quando non parla quando non ha modo di costruire strutture pensieri scuse o giustificazioni so che fra le dosi e quelle meticolose partizioni anche lui mi guarda cercando di capirci qualcosa
mi rivela il pensiero centrale al contorno solo quando mi versa l’acqua prima di fare colazione senza chiedermi niente
gregoriosanchezgregoriosanchezgregoriosanchezgregoriosanchezgr
04.07.23 過ぎ去る季節にあなたに言わなければならないならば、私 はあなたがすでに発見したことを明らかにするあなたの小 さな發現自己處於那個必要和充分的起源中,處於最初尷尬 的幼稚和国内のエピファニーについて話します、しかしあ
なたはあなたに言う正말했다. 당신에게 줄 수 있는 것은 잃을 것이 있어야 한다는 근본적인 개념이 있습니다(그し い言葉を待ちました。サルティーニに進み、ユーレカの瞬 間を待ってください!そして、あなたは決して護者,在你 的心尖上,你將認識到,它本身,ペニスを共有しません。
あなたは非対称キーで暗号化された神学の状態にあり、あ なたは知っている公衆に何も与えません、あなたの世界上 所有的愛情,現在,只不過是與希望相關的化學定律,只不 過是大學學習的材料? 不。 還有「何がスラムするか...」
の非常に多く、ほとんどあり여전히 해야 할 문제일 때)에서 자신을 발견하게ません。
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ci sono delle notti da dormire quatti quatti senza svegliare guido che c’ha il sonno leggero come mia madre. c’è la macchina di delmo sempre carica di rudo scout che si abbassa ad ogni viaggio. c’è la nostra ombra proiettata sul muro superstiziosa e circospetta tra gli alberi quando passa una macchina sullo stradone davanti alle sdraio c'è pure la luce di una lanterna sulle nostre facce piene di limoncello e drum e altre cose legali.
lassùùùù
mi scorderei gli errori del passatto nessuno canterebbe più di leiiiii dentro la radio sì dentro la radio
mi è crollata la realtà ogni giorno è un dejavù un replayy -lucio corsi
mi sono scoperto ad amarti così come sono senza dover editare dati o migrare istruzioni da un capo all’altro o convertire file senza sovrastrutture ho scoperto di amarti di avere accesso alla sorgente da sempre di conoscerti nella tua lingua madre senza bisogno di tradurti nei miei ‘ops scusa amore’
e proprio mentre ti stavo aprendo mi sono accorto che eri tu in verità a farmi uscire allo scoperto fuori da strati di pcb, rame e connessioni tessili. cazzo potrei pure dire che sei un corto circuito ma sono sicuro che sarebbe scontato quindi no tu te la scampi dalle mie metafore stupidamente ingegneristiche che uso per proiettarti nelle mie mutande.
che in verità sei te ed ho capito che non ti devo interpretare e comunque si capisce di più ascoltandosi e parlandosi e chiamandosi per il nome di battesimo e poi dimenticarselo quando siamo a letto
ha ragione vale che dice che credo l’informatica una scienza perfetta attraverso i dati pensa di capire un sistema attraverso sì o no modella dio ma mi sa che io ho scoperto di amarti senza il bisogno di cercarti nei dettagli
05.07.2023
tutti gli amori che si fanno, al mondo, ora, che siano nient’altro che leggi chimiche allacciate a speranze, nient’altro che materiale per studi universitari?
no.
c’è di più di tutto questo mi ha detto il mazzo. c’è il concetto fondamentale che pare che per dare bisogna avere qualcosa da perdere (che di per sé è disperato e anti-chimico il fatto di cercare lo squilibrio). perdere qualcosa che hai stretto ed ora stringe qualcun altro.
ti ritroverai in quell’origine necessaria e sufficiente, in quella condizione bambina e non binaria di imbarazzo iniziale (quando tutto è ancora un discorso da fare). e quando avrai smesso di accumulare e sarai al massimo un guardiano alle porte delle tue dita, sui polpastrelli del tuo cuore riconoscerai, in sé, da sempre, casa
c’è io e albo che abbiamo buttato un sacco di immondizia al lato della strada, nella sterpaglia sulla curva a strapiombo di tabiano. erano tutti piccoli ramoscelli e foglie, resti di una casa che abiti solo per far festa e limonare con le tipe.
c'è lollo che si lava i denti mentre recita boris e chicco non c’è perché è in olanda. c’è che ho il labbro rotto da ieri sera ma ciò non mi ha impedito di parlare di politica e robe di sinistra (quindi anch’io c’ho messo il sangue nella lotta contro le gerarchie e cose così), c’è anche altro sangue sul mento perché seguo sempre quel criterio di boh, ‘cazzodiidiota’ mi chiameresti tu.
ma fammi vedere il volto, ancora in due poesie che mi sorprendono, ancora nei gazzebini di città che non fanno provincia, ancora sui divani occupati da amici di amici. c'è quel di più di cui sento ancora il profumo quando vado nei campi in collina, ancora nel mare. io che canto, ho ancora sete e ancora fammi sentire il canto di cicale.
èèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè
tante cose belle e importanti che dici ma poi guardati: come brami ancora semplicemente quello che non sei stato capace di compiere anni fa: perché debole: e ti metti alla prova e cadi, perché debole. scrivi alle altre: ma a nessuno // non all’anima tua che hai ignorato per quattro mesi: di male. ma non voglio essere forte non voglio, che se no sarebbe scontato amarti stronzetta.
così invece mi dici ‘verifica’, ‘esamina ora ogni vecchio desiderio del tuo cuore’, (che sia sposare una o solo volerle sbottonare la camicetta): tu ci devi inciampare nelle balle per capire che sono il tuo default: che ti stanno appresso e le devi scrollare da te o rimangono appese: ma poi che bello vederle cadere // solleva il velo: rivela il volto = dell’universo = del sole sulla baia e sui bagnanti, dei fiori e delle sterpaglie della ferrovia, del punto in cui finiscono i binari ( ti ci porterei ), chissà di fronte a che mare solcato da chissà quali vele e migranti.
e con uomo scritto sulle mutande forse non tue, nuoti a zonzo nel mare, urli come i bambini stronsi: non fai nient’altro che cantare, con il piff lì vicino, le carte, le tue amiche che si limonano da ieri sulla spiaggia o parlano con i cinesi dell’ombrellone affianco. e tutto basta così, non chiedi di più: solo un tavolo pieno di birra e pasta e maionese per mattia.
ti amerò solo se le mie dita accarezzando le tue cosce sfioreranno tutto questo: la bici arrugginita per andare in spiaggia, gli scogli che pungono, le cose che grido, persino quando non respiro, persino te.
[][][][][]][][][]][][][][][][][][][][][]][[][[][][]][][è][]][[]][][][]]]]][][]][[-verdena non cresci più a tratti è normale e non si arrende più il mio cuore
cose che accadono qui veglia in un sogno il paradiso è lei e non c'è più luce che illumina
cronofrenia chè è vivere alle otto di mattina ti svegli ed è sempre lunedì e corri per dar piacere ad un bisogno distopico di tempo migliore che verrà dopo .
ora tu che cosa stai facendo, in che punto del mondo respiri con i tuoi rumorini quando apri la finestra domattina in quale boulevard converge l’aria tua piena di particelle?
all’algoritmo di merda. all’algoritmo di merda. all’algoritmo di merda. all’algoritmo di merda.