DOMENICA 30 AGOSTO 2020 • ANNO 11 - NUMERO 10
A Giffoni è iniziato il futuro
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De Luca: “Giffoni testimonianza di umanità” Visita del Presidente della Regione Campania: qui una storia che merita rispetto. Avete organizzato in sicurezza e con rigore. Una grande lezione di efficienza Prima la Cittadella del Cinema, poi il saluto al Dream Team di Innovation Hub e, ancora, l’incontro con i ragazzi della Giffoni impact in Sala Blu: il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha concluso la seconda tranche di Giffoni 50 dedicata al juror Generator +13. A fare gli onori di casa il direttore Claudio Gubitosi. Con lui il sindaco di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano, ed il presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, Pietro Rinaldi. “Non abbiamo fatto un atto di coraggio – ha dichiarato il direttore Gubitosi - ma di determinazione. Abbiamo dimostrato come rispettando le regole non ci si debba fermare”. A seguire i numeri di una edizione, quella del cinquantennale, che non si ferma qui, ma che andrà avanti fino a dicembre con la sezione dedicata a più piccoli. “I miei complimenti – ha esordito il Presidente De Luca - a chi ha ideato questo festival, questo evento di cultura, di incontro, di umanità. Il traguardo dei cinquant’anni consegna Giffoni alla storia perché reggere per mezzo secolo significa avere la capacità di esprimere contenuti. E’ d’obbligo, perciò, congratularsi con Claudio Gubitosi, con la sua famiglia, con il suo team. In questo momento avete avuto la capacità di organizzare il festival in sicurezza e con regole rigorose, mettendo in piedi il primo grande evento culturale del nostro Paese”. Quello di Giffoni, in tempo di Covid, è un primato tutto campano: “E’ stato un atto di determinazione come dice Gubitosi – ha aggiunto il governatore - un atto di coraggio, una prova di rigore e di efficienza. L’Italia ed il mondo devono abituarsi all’idea che questa possa essere una Regione in grado di dare lezioni
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di rigore, di efficienza, di capacità organizzativa. Dimostra che non siamo terra di folklore, ma terra che accetta la sfida dell’efficienza”. Giffoni e la Campania proiettati verso il futuro, è questo che il Governatore De Luca ribadisce: “Direi che a Giffoni il futuro è già iniziato – ha continuato - E’ iniziato da un’idea ambiziosa, nata in un territorio limitato che poi è diventata evento di rilievo internazionale. Cinquant’anni significa avere una storia che merita attenzione. Ci troviamo di fronte ad una evoluzione molto significativa. Era un evento di carattere locale ed è diventato di valore mondiale. Era un evento italiano e poi ha iniziato ad andare in giro nel mondo”. Non solo un festival, lo spiega Vincenzo De Luca: “Giffoni è un luogo di incontro e di testimonianza di valori umani permanenti ha aggiunto – E’ un posto che combatte ogni forma di razzismo, di violenza, di discriminazione, di barriera tra i popoli. Qui si capisce come dovrà essere il futuro se non si vuole imboccare la strada di una nuova barbarie. Perché il futuro deve coltivare valori umani oppure non ha senso”. L’ambito culturale è quello del cinema per i ragazzi: “Giffoni propone cultura in un campo difficile – ha spiegato – è un settore strategico, che va tenuto con cura perché esprime cultura, capacità di visione, capacità di respirare la sofferenza del mondo”. Saper leggere la contemporaneità, è un altro dei meriti da ascrivere a Giffoni: “Qui ci si misura con la modernità - ha spiegato - con le nuove tecnologie che sono per le nuove generazioni una straordinaria opportunità ma che possono essere anche strumenti in grado di nuova solitudine e nuove
forme di violenza. La modernità ha sempre due facce e noi dobbiamo provare a far prevalere quella del progresso”. La modernità si coniuga con la dimensione produttiva: “Il futuro è già iniziato a Giffoni – ha dichiarato Vincenzo De Luca perché deve proporre e inventare lavoro. Qui è cresciuta anche la dotazione infrastrutturale. E’ sorta una cittadella, sono nati nuovi spazi, nuovi luoghi, è aumentata la possibilità di dare vita a startup. Dobbiamo avere quella capacità creativa che consente di creare nuove prospettive occupazionali”. “Il futuro è già iniziato qui – ha concluso il Governatore - anche perché stiamo perseguendo un obiettivo strategico: fare pace con l’ambiente. Possiamo fare dell’ambiente una opportunità di crescita e di creazione di lavoro. Qui avrà sede il polo ambientale per la gestione del ciclo di rifiuti. Sarà un altro modello di sviluppo”.
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Di Maio: “Auguri Giffoni, capitale del cambiamento” Così il Ministro degli Esteri per il cinquantennale. L’arrivo in Cittadella, il saluto al Dream Team, l’incontro con la Impact: “Sul caso Regeni pretendiamo verità”. E ai ragazzi: “Impegnatevi in prima persona, sarete buoni cittadini” A Giffoni è di casa, ma per la prima volta arriva in Cittadella in veste di Ministro degli Esteri. Luigi Di Maio all’arriva saluta il direttore Claudio Gubitosi: “Non possiamo abbracciarci questa volta- esordisce il ministro – ma sono sempre felice di venire qui a Giffoni”. Ad accoglierlo, inoltre, il sindaco di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano, ed il presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, Pietro Rinaldi. Cordiale il fuori programma con i lavoratori della Whirlpool di Napoli che hanno atteso il Ministro all’ingresso della Cittadella: “Siamo in una fase di trasformazione del Paese per via delle nuove tecnologie e dei cambiamenti climatici – ha detto al riguardo - ma questo non vuol dire che dobbiamo lasciare a casa i lavoratori. Perché chi dice il problema di Whirlpool sia egato proprio a queste trasformazioni, non dice tutta la verità. Noi dobbiamo lavorare affinché le aziende continuino a lavorare sul territorio italiano. In questo periodo, infatti, stiamo assistendo a diversi casi di reshoring. Ci si sta rendendo conto che le filiere vanno accorciate perché ci sono troppe incertezze legate indubbiamente alla fase Covid”. La visita ha previsto la tappa in Multimedia Valley dove il Ministro Di Maio ha incontrato il Dream Team presso lo spazio Co-Working di Innovation Hub per una rapida full immersion in tutto quello che è innovazione, digitalizzazione, nuove frontiere dell’economia. In Sala Blu l’incontro con i ragazzi di Giffoni Impact coordinato dal sociologo Domenico De Masi. In sala il saluto di Gubitosi: “Siamo presenti – ha detto il direttore – in tanti Paesi e per la prima volta lo faremo in collaborazione con la Farnesina. Abbiamo spostato al 2022 alcune attività per le limitazioni che abbiamo. In particolare quelle in Giappone, Canada, Qatar e Azerbaijan. Nel 2021 saremo invece in Albania, Macedonia de Nord e Repubblica Ceca”. Ad introdurre l’intervento di Lugi Di Maio il sociologo Domenico De Masi: “Oggi – ha detto – guardiamo il mondo da un piccolo centro come Giffoni che però ha una luce mondiale e c’è riuscito attraverso la cultura che è un fatto inedito per il Sud”. “Faccio gli auguri a Claudio Gubitosi e a tutto il suo team – ha iniziato il suo intervento il Ministro Di Maio - Nelle stesse epoche in cui nasce Giffoni in alcune aree del Sud sorgevano stabilimenti pesantissimi,
costosissimi anche dal punto di vista sociale ed ambientale, oscurando di fatto la vocazione agricola di alcuni territori. Giffoni continua a vivere di grande evoluzioni. Se penso a Giffoni, io penso al cambiamento. Paradossalmente la pandemia permetterà di accelerare ancora di più su questo cambiamento”. Siamo in un periodo di grandi cambiamenti, legati soprattutto alla vicenda Covid: “Quello che sta avvenendo in questo periodo – ha spiegato il Ministro Di Maio - porterà ad una globalizzazione più affievolita. Anche nella politica estera l’Italia sarà più cruciale nel contesto del Mediterraneo che ritorna centrale per le relazioni politiche e commerciali. Il comune denominatore di tutto questo, e lo dico senza retorica, sono i giovani. Sono loro che possono e fanno la differenza. Mi auguro che questa nuova generazione così innovativa, capace di produrre idee che cambiano il mondo, possa raggiungere ruoli apicali”. L’Italia ha una sua nuova centralità, su questo Di Maio non transige: “Però – dice - Quando chiediamo intervento all’Europa, allora ci dicono che vogliamo sottrarci, quando prendiamo decisioni da soli, dicono che siamo troppo sovranisti. Io credo che ci sia un buon protagonismo dell’Italia che è sempre alleata degli Stati Uniti, ma che è allo stesso tempo un ponte di relazioni tra Oriente ed Occidente”. I ragazzi hanno incalzato, il Ministro ha risposto con garbo ed in maniera approfondita. Sul caso di Giulio Regeni non ci sono tentennamenti: “Voglio dire con chiarezza – ha spiegato il Ministro - che, senza ambasciatore al Cairo, non avremmo nemmeno avuto la possibilità di far incontrare le Procure. Per questo abbiamo preteso la riattivazione delle relazioni. Su questo voglio essere chiaro: pretendiamo la verità su Giulio Regeni. Chi parla di normalizzazione nelle relazioni tra l’Italia e l’Egitto dice quanto di più lontano possibile dalla realtà. Noi ci siamo posti come obiettivo prioritario la verità sul caso e solo dopo ci potrà essere la normalizzazione delle relazioni. Su questo caso e su quello di Patrick Zaky stiamo procedendo con la massima attenzione. Ora ci aspettiamo dalla Procura egiziana la domiciliazione degli indagati. Solo così la nostra procura potrà procedere. Ma se ti poni questo obiettivo, allora devi necessariamente avere l’Ambasciatore al Cairo e così si spiega questa riattivazione”.
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30 Agosto 2020 E, poi, il tema dell’integrazione, quello della cittadinanza: “Il nostro Paese ha già forme di ius cultura che permettono ai diciottenni di acquisire la cittadinanza italiana – ha aggiunto Di Maio - Noi siamo in una Europa a 27 con 27 diversi modelli di cittadinanza. Se l’Europa fosse compatta, potemmo gestire tutto quanto è accoglienza in maniera integrata. Io guardo ad un’Europa compatta. Pretendo che su certi temi si reagisca insieme. Unico consiglio, perciò, che mi sento di dare ai ragazzi è che nel loro futuro non devono chiedersi per chi votare, ma se vogliono essere protagonisti ed impegnarsi in prima persona. Possiamo perciò passare da una cultura del prenditore ad una
cultura del servitore. Anche Giffoni è una bella scuola di cittadinanza”. Infine un passaggio doveroso sulla ripartenza della scuola: “La ministra Azzolina – ha detto Di Maio - e tutto il Governo hanno tranquillizzato le famiglie e gli studenti sul fatto che la scuola ripartirà il 14 settembre. L’Italia deve garantire, anche in un periodo incerto come quello che stiamo vivendo, i diritti fondamentali. Tra questi c’è quello allo studio. E c’è il diritto al voto perché si voterà, in sicurezza ma si voterà. Su questo ho piena fiducia nel Governo e nei ministri competenti: i ragazzi potranno sicuramente riprendere le lezioni dal 14 settembre”.
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#Giffoni50, edizione da record. Gubitosi: “Pronti a ripartire” Il sottosegretario Orrico: “Questa è la casa degli italiani che vogliono costruire il futuro”
Sono tre i film vincitori della seconda sezione di #Giffoni50: per i lungometraggi, i giurati hanno scelto Man Up! per la regia di Benjamin Parent, la storia di Tom, un adolescente timido e sensibile alle prese con il suo primo giorno di scuola in un nuovo istituto. Tra i corti, invece, ad aggiudicarsi il Grifone 2020 è stato l’italiano Luce & me di Isabella Salvetti, che indaga la complessa relazione tra un padre ed un figlio, mentre il premio Cial è andato a La guerra di Cam, di Laura Muscardin, il viaggio di un ragazzino e di sua sorella in un universo devastato dalle catastrofi naturali. Ad annunciarli, il
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fondatore e direttore di Giffoni Opportunity Claudio Gubitosi, nel corso di una conferenza “che non segna la chiusura di un ciclo, ma solo di una delle tante tappe di un progetto che abbiamo battezzato con uno slogan, Giffoni si fa in quattro, proprio come fa un buon amico nei momenti di difficoltà”, ha spiegato in apertura, alla presenza del sottosegretario di Stato ai Beni culturali Anna Laura Orrico, delegata dal ministro Dario Franceschini e di Paola Pisano, ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. In attesa dell’edizione 2021, che si terrà dal 21 al 31 luglio, Gubitosi ha voluto augurare un in bocca al lupo al Festival del cinema di Venezia – che si aprirà il 2 settembre – a conferma di un ponte tra due realtà importanti nel panorama nazionale ed internazionale, che, nei difficili mesi del lockdown, hanno tenuto vivo un dialogo senza mai rinunciare ai propri progetti. “A maggio ero certo che Giffoni si sarebbe fatto, non sapevo ancora come, ma non ho mai pensato di abbandonare i miei ragazzi. Durante la quarantena siamo stati la loro casa, ogni giorno, attraverso i nostri collegamenti on line, li abbiamo aiutati a vincere la solitudine – ha sottolineato Gubitosi – Una delle nostre priorità era la sicurezza: ci siamo riusciti mettendo in campo tutte le misure possibili e sono grato a tutte le famiglie che ci hanno dato fiducia, consentendo ai propri figli di vivere un’esperienza che è destinata a cambiarti la vita. Qualcuno ha detto che sono stato coraggioso, non credo si tratti di coraggio, ma di
30 Agosto 2020 determinazione nel portare avanti un’idea, un progetto. E il risultato è stato fantastico, a partire dalla risposta dei ragazzi: sono orgoglioso di loro per la dimostrazione di responsbailità che hanno dato”. Il direttore del Giffoni Film Festival ha poi ricordato che, accanto ai juror in presenza, le prime due sezioni della manifestazione (18-22 e 25-29 agosto), hanno visto protagonisti oltre duemila ragazzi provenienti da 46 hub, 32 in Italia e 14 all’estero. La macchina organizzativa ha già acceso i motori: tantissimi i progetti che prenderanno il via ad ottobre per arrivare a dicembre (dal 26 al 30) con il festival dedicato ai più piccoli e la grande festa dei nonni. “Non è un miracolo. In un momento di difficoltà Giffoni chiama e il mondo risponde, perché è proprio nelle difficoltà che si comprendono i valori. In quest’ottica questo festival è stato il primo esempio internazionale di rinascita nelle macerie del mondo culturale. Giffoni è riuscito così a creare un modello culturale che ha fatto scuola nel mondo”. A parlare sono i dati. Su Google, ricercando #Giffoni50, Giffoni 2020 e Giffoni Film Festival 2020, compaiono oltre 5 milioni di risultati. Il sito giffonifilmfestival.it e il sito giffonilive. it hanno registrato oltre 200.000 contatti. I social in questa crescita esponenziale non sono da meno: l’account Instagram ufficiale (@giffoni_experience) ha raggiunto oltre 45.000 followers. Le interazioni con il profilo sono state oltre 100.000, gli account raggiunti quasi 70.000, le impression quasi 3 milioni, la copertura dei post ha raggiunto 750.000 visualizzazioni, con i picchi per Katherine Langford (oltre 13.000), Serena Rossi, Ludovica Martino e Benedetta Porcaroli (13.000 circa a testa), Sylvester Stallone (oltre 10.000 circa) e Paola Cortellesi e Matilde Gioli (circa 10.000) e Richard Gere (oltre 9.000). L’hashtag ufficiale #Giffoni50 è stato utilizzato più di 2mila volte su Instagram. Il totale delle visualizzazioni delle stories è stato di oltre 700.000:
boom di visualizzazioni per il trailer di Sul più bello (Eagle Pictures ce lo ha concesso con due ore di anticipo, ndr) che ha superato le 50mila visualizzazioni; il video in cui Serena Rossi canta Almeno tu nell’Universo e ‘Tanti auguri Giffoni’ ha raggiunto quasi 12.000 persone, mentre la versione a cappella di Fix You dei Coldplay cantata dai Pinguini Tattici Nucleari ha superato le 8.000 visualizzazioni. L’account Facebook ufficiale (@GiffoniExperience), invece, tocca quasi i 175.000 like e nel corso dei 10 giorni di Festival ha raggiunto quasi mezzo milione di impression, con oltre 100.0000 interazioni e quasi 100.000 visualizzazioni video. Tra i post più coinvolgenti, Diego ‘Zoro’ Bianchi con 62.000 persone raggiunte, Serena Rossi, con quasi 30.000 persone raggiunte, e Stay Safe, Stay Giffoni, con oltre 26.000 persone raggiunte. Sempre su Facebook la pagina ufficiale è nella top-ten dei Festival Cinematografici (insieme al Sundance Film Festival, al Festival di Cannes, alla Biennale di Venezia, al Tribeca, al Festival di Berlino, al TIFF, al Dubai International Film Festival ed al Taipei Golden Horse Film Festival and Awards). La community social di Giffoni conta oltre 270mila followers. Oltre 4mila gli articoli pubblicati sul web e la carta stampata, con più di cento servizi sulle tv nazionali a cui si affiancano quelli dei media regionali e locali. “L’Italia – ha concluso Gubitosi – ha trovato in Giffoni un punto di riferimento. Siamo stati un faro nel deserto e questo grazie ai giovani”. Un aspetto sottolineato anche da Anna Laura Orrico: “Giffoni non è un semplice festival del cinema, ma la casa di tutti gli italiani che guardano avanti e che vogliono costruire il futuro, E’ la dimostrazione di quanto la cultura, in un momento così complesso, possa diventare leva per un riscatto sociale ed economico ed attivare la speranza”. A colpire Paola Pisano, “la determinazione di chi non ha mai rinunciato all’idea di coltivare i propri sogni”.
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Storie di amore, dolore e vita nelle opere vincitrici di #Giffoni50: ecco i film scelti dai Generator +13 Le storie che ti cambiano la vita, quelle che ti migliorano la giornata. Le stesse che spalancano le braccia a nuovi mondi, infiniti punti di vista. Le storie sono emozioni, sono racconti fatti di immagini e parole, cuori e battiti. Le storie di #Giffoni50 sono sorrisi, occhi verso lo schermo a cercare nuovi orizzonti, a trovare nuovi stimoli: perché a Giffoni le storie corrono spensierate, si liberano felici e sono meraviglia, infinita. Quella di Tom, un adolescente timido e sensibile, ha conquistato i giffoner, spettatori impeccabili e sognatori: MAN UP (Francia) di Benjamin Parent ha emozionato i Generator + 13 con un largo consenso tra quelli presenti a Giffoni e tutti gli hub italiani e internazionali. Un racconto intenso e appassionato, il cambiamento e l’adolescenza, il compromesso e la fragilità, i legami che vanno oltre la morte, un viaggio semplice e doloroso tra ricordi e incertezze, su una strada di mancanze e assenze. La definizione di mascolinità da raggiungere a tutti i costi, le restrizioni sociali che la caratterizzano e quell’esigenza di sentirsi liberi di essere, esistere. Era stato accolto tra lacrime e sorrisi dai giurati, “perché Tom e Leo ci hanno raccontato il dolore, l’amore, poi la sofferenza e la dipendenza. Ci hanno fatto vedere un pezzo della loro vita e quel muro di pregiudizi che oggi non ci permette di vedere il mare”. Perché i giovani di Giffoni vogliono guardare l’infinito, quello spazio che tra mare e cielo fa da cornice ai loro sogni più belli. Nella categoria cortometraggi, i Generator +13 hanno fatto trionfare LUCE & ME (Italia) di Isabella Salvetti: un ragazzo in macchina con il papà, un improbabile travestimento da fatina, una corsa verso uno spettacolo davvero speciale che è un pugno in faccia ai pregiudizi, agli stereotipi e alla malattia, uno spettacolo in nome dell’amore e della vita. Il Premio CIAL per l’Ambiente, istituito con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e giunto alla sua sedicesima edizione, è stato assegnato invece al film LA GUERRA DI CAM (Italia) della regista Laura Moscardin. Un viaggio spaventoso in balia di un mondo spietato quello di Cam e sua sorella, protagonisti dell’avvincente storia, che alla ricerca di una via di fuga si troveranno a fare i conti con contesti devastati e trafficanti di esseri umani. La storia, che si snoda tra guerre e catastrofi naturali, ha conquistato l’attenzione del Consorzio Cial: “Un racconto drammatico ma al tempo stesso pieno di speranza scelto dalla regista che, nonostante si riferisca ad un futuro sconosciuto, si rivela per certi aspetti fortemente attuale. Il film racconta ai più giovani quanto il mondo in cui viviamo può diventare ostile se da noi maltrattato e quanto invece può esserci amico se sappiamo rispettarlo, senza abusarne”. Un vortice di storie e emozioni, raccontate e vissute, custodite nel cuore. A #Giffoni50, dove viverle è un’infinita meraviglia!
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Il Ministro Pisano al Dream Team: “Non smettete mai di andare avanti” Uno sguardo al futuro e l’annuncio: “La rete unica è un progetto strategico” Un viaggio tra il talento dei giffoner. Un doppio incontro, prima alla scoperta degli innovativi progetti del Dream Team e poi al cospetto della pungente curiosità della Giffoni Impact. Paola Pisano, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, non ha nascosto la sua ammirazione per la vivacità delle idee in circolo tra i giffoner. Nella sala del coworking di Giffoni Innovation Hub-Next Generation 2020, la ministra ha dialogato con gli startupper (tra i quali Domenico Benvenuto, il giffoner primo firmatario delle ricerca che ha ricostruito la struttura del Covid-19). Non solo: ha assistito alla presentazione dei progetti del Dream Team, squadra di 15 innovatori campani, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che hanno lavorato alla realizzazione di diversi progetti in collaborazione con alcuni dei partner di Giffoni, tra cui Bayer e Bper. “Complimenti a tutti i team che hanno presentato i progetti. Siete stati bravissimi. Ho sentito idee interessanti, molto belle. È bellissimo vedere la voglia di fare dei giovani, di risolvere i problemi e le modalità
con cui avete raccontato le soluzioni dei problemi”. Quindi, un consiglio: “Non smettete mai di andare avanti anche se avrete delle battute d’arresto. Vi diranno che non si può fare, invece le cose si possono fare. Cosa serve? Un buon team, buone relazioni e persone che ci credono davvero”. E ancora: “Un paese è più competitivo se si migliorano le sue infrastrutture, la sua produttività e se si guarda ai giovani – ha detto – È importante soffermarsi sulla formazione dei ragazzi, pensare a percorsi strutturati che li portino a essere vicini all’innovazione. Le nuove generazioni devono essere preparate al futuro. Parliamo tanto di analisi di dati, intelligenza artificiale, Big Data. Bene,
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prepariamo i nostri giovani a tutto questo”. E non ha nascosto di aver avviato, riguardo alla possibilità di una “formazione strutturata” che porti i giovani a essere vicini all’innovazione alla digitalizzazione, con i ministri Azzolina e Manfredi. Il viaggio della ministra Pisano è proseguito con i ragazzi della Giffoni Impact. Non è mancata una riflessione sul futuro alla luce dell’emergenza sanitaria: “Abbiamo tutte le potenzialità per essere un paese competitivo e affrontare le sfide della globalizzazione. Certo – ho sottolineato Pisano - la pandemia ci ha messo in ginocchio. Ma abbiamo l’opportunità che ci sta dando l’Europa: 209 miliardi da spendere per risollevarci e per migliorare ciò che possiamo migliorare. La prima cosa è la formazione dei ragazzi. Una formazione strutturata”, ha ribadito. E ancora: “La pandemia ci ha mostrato che siamo anche in grado di utilizzare le piattaforme e i servici che ci mettono a disposizione. La prima cosa di cui abbiamo bisogno è la connettività, veloce e sicura per tutti. Poi servono servizi facili. Deve essere un lavoro corale, di tutto il governo e anche dei soggetti privati. È un percorso difficile, ma che dobbiamo iniziare”. Anche perché “abbiamo la possibilità con la tecnologia di dare opportunità ai più deboli. Con la tecnologia – ha detto - dobbiamo iniziare a pensare in modo più sostenibile”. Ma cosa è mancato? Innanzitutto, “abbiamo bisogno di velocizzare l’innovazione nella pubblica amministrazione – ha detto - Non ci servono solo ragazzi laureati ma perone con tanta esperienza nel campo dell’innovazione e della digitalizzazione. In questi progetti serve molto il saper fare”. Ma non solo: “Tanto è stato fatto anche prima del mio arrivo – ha evidenziato - Ci sono aree italiane dove c’è uno sviluppo incredibile e ce ne sono altre dove è minore. Abbiamo creato le macchie ma ci siamo dimenticati del dalmata. Oggi dobbiamo creare il dalmata. Dobbiamo fare in modo che questo sviluppo venga diffuso in tutto il Paese, soprattutto nei posti dove ce n’è davvero bisogno”. E, riguardo alla rete unica, ha spiegato che “è un progetto strategico, perché ha due livelli di importanza. Il primo è quello di portare un rete sicura a tutti i cittadini e alle aziende in tutto il nostro Paese il più velocemente possibile. Il secondo è quello di non mirare a vedere solo l’infrastruttura della rete. Noi – ha rimarcato – abbiamo bisogno di una infrastruttura che comprenda anche i cloud italiani, cioè i data center. Dobbiamo creare la sovranità digitale all’interno del nostro Paese”. Tant’è che non ha mostrato dubbi circa i punti su cui investirebbe di più: “Microchip, connettività, analisi, robotica e, appunto, dati”.
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Osanna a #Giffoni50: “I musei luoghi dove si riafferma la cittadinanza” Dall’uso di un “linguaggio contemporaneo” alla necessità di “mettere in rete i musei”: così il nuovo direttore dei musei del Mibact guarda al futuro Massimo Osanna ha conquistato i giovani della Giffoni Impact. E non ha nascosto, il nuovo direttore generale dei musei del Mibact, di esserne a sua volta stato conquistato: “Spero che questi ragazzi con il loro entusiasmo possano entrare nel mondo del lavoro e della cultura e trasformarlo”. A dare il benvenuto al professore Osanna è stato il direttore Claudio Gubitosi: “Sappiamo che l’Italia con lei è in buone mani”. E lui ha mostrato di avere le idee chiare sul da farsi: “I musei in questo momento possono e devono svolgere un ruolo fondamentale per un ritorno a una socialità sana, a una socialità attraverso la cultura. I musei – ha raccontato citando, tra gli altri, l’esempio dei quella Pompei di cui è ancora direttore ad interim - hanno fatto un grande sforzo per fare in modo che l’apertura avvenisse in piena sicurezza e questo ha generato una risposta. C’è desiderio di tornare alla normalità anche alla luce delle nostre origini”. Da qui, la sfida: “Agganciare sempre più i musei alle realtà dei territori. Il museo è un luogo della cittadinanza, dove si riafferma la cittadinanza”. Quindi, l’obiettivo è fare dei musei “luoghi aperti”, a differenza di quanto accadeva prima della riforma Franceschini. “La riforma – ha spiegato - ha innescato processi virtuosi che hanno dato un grande risultato: un incremento del 25% dei visitatoti, che vuol dire incremento di incassi e dunque del Pil”. E ancora: “I musei non sono luoghi noiosi o polverosi, ma sempre più luoghi aperti dove la visita diventa non solo emozionale ma conoscitiva, una visita che ci consente di ritrovare le nostre radici, chi è venuto prima di noi e di cui noi siamo il frutto”. Le sfide, però, sono anche altre. Nell’etichettare come “assolutamente sterile” la polemica
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sul caso Ferragni-Uffizi, Osanna ha spiegato: “Sono convinto che i musei e i luoghi della cultura si devono aprire a un linguaggio contemporaneo, ampio, che possa raggiungere ognuno dei cittadini e dei potenziali fruitori. Quelli che frequentano meno i musei – ha fatto notare - sono proprio i giovani dai 18 ai 28 anni”. Nello stesso discorso s’inserisce la questione dei direttori stranieri: “Vedere con l’occhio esterno di chi avuto altre esperienze in altri contesti significa portare il bagaglio culturale appreso altrove. In un mondo globalizzato, fatto di mobilità, movimento, connessioni, ogni nodo di questo network può portare idee nuove. È stato giusto aprire agli stranieri – ha rimarcato – Significa aprirsi al mondo. Credo che non ci debbano essere barriere”. E, a proposito di barriere, Osanna ha pure illustrato ai giffoner la sue idee per far crescere le piccole realtà museali, considerando che “ci sono grandi attrattori che in qualche modo monopolizzano il numero di visitatori e altri piccoli che soffrono”. Due le proposte: una riguarda “una comunicazione adeguata”; l’altra la necessità di “lavorare sui poli museali per creare rete. I musei – ha sottolineato - non sono monadi,
possono dare il meglio se entrano in una rete. Dobbiamo creare sistemi territoriali, anche regionali, dove i musei possano raccontare insieme pezzi di storia. Bisogna uscire dall’ottica provinciale per cui ogni Comune ha il suo museo. Forse – ha esclamato - proprio la pandemia può aiutarci a ripensare i musei in maniera nuova”. C’è bisogno, però, di una “formazione ad hoc dei docenti” di una nuova formazione universitaria che metta insieme formazione umanistica e manageriale, perché quella “per comportamenti stagni non è adeguata”. Da qui “la nascita di nuove figure professionali”. Il direttore dei musei del Mibact si è pure soffermato sul fenomeno della distruzione delle statue: “Nel mondo anglofono c’è un revisionismo anche eccessivo che vuole cancellare pezzi di storia. La storia non è una linea retta che va verso le magnifiche sorti e progressive. Non bisogna cancellare il passate, bisogna ricordarlo. Il problema – ha evidenziato - è il racconto, non la conservazione. Devono cambiare i linguaggi museali. La colpa non è dell’oggetto o della statua, ma del modo in cui viene presentata”.
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Sergio Castellitto a #Giffoni50: “Grazie, ragazzi: il tempo con voi è prezioso” L’attore chiude il ciclo della Cult Il ciclo Masterclass di #Giffoni50 si chiude in grande alla presenza di Sergio Castellitto, che ha incontrato i ragazzi dopo la visione del film Fortunata, in cui ha diretto Jasmine Trinca e Stefano Accorsi. Il pluripremiato attore e regista romano ringrazia il Festival per l’incontro: “Per un artista – dice – parlare di sé e del proprio lavoro è prezioso, mi permette di storicizzare la mia vita, vederla a due metri di distanza e, mentre ve lo racconto, anch’io rileggo un aneddoto e cresco grazie alle vostre domande”. Castellitto, attualmente sul set blindatissimo di Natale in casa Cupiello (su Rai Uno in autunno), non ha potuto anticipare nulla sul progetto se non che è in corso, ma si è soffermato su Il cattivo poeta che lo vede nei panni di Gabriele D’Annunzio e arriverà in sala il 5 novembre: “In un’epoca in cui crediamo di essere moderni e a stento siamo contemporanei, leggere i classici è doveroso. Questi miti sono di un’attualità impressionante. Cosa c’è di più utile della poesia? Durante il periodo di chiusura totale – che mi rifiuto di chiamare lockdown – a chi mi chiedeva consigli su attività da fare consigliavo di leggere una poesia al giorno. Ungaretti, Pascoli, Saba… insomma tutti quelli che a scuola non sopportavate, riscopriteli. Perché nella poesia – come nel cinema – c’è il naufragio”. Il consiglio ai filmmaker del domani? “Andare oltre la verità: il cinema è finto ma se bene fatto sembra vero. E spetta poi alla sensibilità di ciascuno che esce dalla sala completarlo. E io – ha concluso Castellitto - realizzo solo quello che mi piacerebbe guardare da spettatore”.
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Bortuzzo a #Giffoni50: “Rinascere, tornare a vivere e sognare”
Dodici, come i mesi dell’anno. Come gli spigoli di un cubo, i segni dello zodiaco. Dodici, come i millimetri che possono cambiarti la vita, gli stessi che possono restituirtela. Perché Manuel Bortuzzo a quei dodici millimetri deve la sua di vita: “Se il proiettile avesse preso l’aorta addominale non sarei qui con voi”. Una rinascita, con gli occhi pieni di passione, con gli occhi pieni di parole che nelle mani dei giffoner diventano storie preziose dove ritrovarsi, scoprirsi. #Giffoni50 è un sogno di speranza, libera certezza dove Manuel ha trovato un pezzo della sua casa. Uno scambio di energia e sguardi, sincero e leggero. Perché è tutto qui quello che serve per conoscersi, ascoltarsi e quasi
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completarsi. “Siete senza peli sulla lingua, ed è una cosa che mi rende felice – ha subito detto ai giffoner -. Sembra di conoscervi da sempre, mi fate sentire il vostro fratello maggiore e la verità che traspare dai vostri occhi e dalle vostre domande è una carezza sincera”. Senza esitare, così Manuel ha scelto di raccontarsi a loro. Con il cuore appassionato, sincero. “Ci sono cose a cui non sei preparato, non puoi esserlo – ha continuato -. La passione che ho dentro mi ha spinto a non mollare, mi ha sempre portato oltre qualsiasi cosa. Sono in una situazione in cui non vorrei essere ma ho tanti sogni e voglio realizzarli tutti. Voglio prendermi tutto”. Un sabato sera come tanti e poi quell’errore, gli
spari davanti a un pub e il dolore. Manuel Bortuzzo è una giovane promessa del nuoto, continua ad esserlo perché non ha intenzione di fermarsi. E perché i sogni grandi e veri non li ferisci per sbaglio: “Ci sono tanti pensieri nella mia testa legati a quel giorno – ha spiegato ai giffoner che gli hanno chiesto quale sentimento lo muovesse nei confronti dei suoi aggressori -. Non ho tempo per odiare, il rancore ti fa rimanere fermo in un punto e io non voglio guardare con quegli occhi lì. Bisogna imparare a perdere per vincere, bisogna apprezzare le cose semplici, rendersi conto di quello che si ha e bisogna andare avanti”. Pensava di tornare alla vita di sempre dopo qualche mese: “Ero incosciente, non realizzavo – ha aggiunto -. Alex Zanardi e Bebe Vio sono stati sicuramente due punti di riferimento, in queste situazioni non capisci subito cosa è successo, ci vuole tempo per realizzare e reagire”. Manuel è acqua, che scorre leggera. Che calma e colma. Ed è in quell’acqua che si riconosce, è lì che ogni cosa trova un senso. “Non mi interessava mi curassero le ferite sulla schiena, volevo solo tornare in vasca – ha continuato -. Tornare in acqua era il mio unico obiettivo, la mia forza. È il mio sfogo silenzioso che fa più rumore di qualsiasi altra cosa”. Nuotare, come vivere e respirare. “La prima volta che sono entrato in acqua pensavo di morire, ho fatto una sola vasca ed è stato devastante – ha raccontato Bortuzzo -. Non ho mai pensato di mollare, anche se la paura era forte e spesso mi ha attanagliato. Così ho sentito l’esigenza di custodire tutto in un libro che rimanesse per sempre. Ho pensato che la mia storia potesse donare un segno di speranza, il dolore c’è ma si può andare avanti e io volevo dirlo”. Rinascere, questo il titolo del libro che mette al sicuro le sue fragilità, la sua forza, il coraggio e il dolore. In
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un libro che è un diario, un viaggio di emozioni. “Devi sempre cercare un appiglio – ha continuato -. A volte ti salva l’amore, altre la famiglia, un amico. Dobbiamo ripartire da una delusione per migliorare e migliorarci, cominciare a trovare più divertente il guardarsi dentro che il guardare fuori. È lì che ci sono i limiti ed è a quelli che dobbiamo sorridere”. E la sua storia presto diventerà un film che lo vedrà recitare accanto a Raoul Bova, L’ultima gara. “È stato strano – ha spiegato -. Ho dovuto tirare fuori
parti di me così intime e dolorose. Ma è stato bellissimo. È necessario raccontare storie, condividere emozioni, gioie e dolori”. Sotto lo sguardo intenso di papà Franco, che non lo lascia solo neanche un attimo e che con entusiasmo e tenacia è la sua naturale estensione. “Mio padre mi aiuta sempre a trovare la strada giusta – ha detto -. È la mia sicurezza ed è anche grazie a lui che non ho mai smesso di credere nei miei sogni. E io voglio continuare a realizzarli, come se non fosse successo nulla perché non c’è
niente ad impedirmelo”. Un incontro prezioso, un’emozione vibrante, potente. “Sono la prova che si può arrivare ovunque – ha concluso Bortuzzo -. Spero di tornare presto tra voi e vi auguro di stare bene, sembra scontato ma è la cosa più importante. Se stai bene, puoi sognare e vivere completamente”. Tra emozioni, parole e sorrisi. Che vivere è un dono, raccontarsi così meraviglia preziosa: dodici, come un numero fortunato che racconta di Manuel. Di vita.
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Davide Lorenzano e Cristian Patanè, il grazie a Giffoni: “Qui è nato tutto” La Masterclass Cult si emoziona e commuove con la proiezione del docu-film fuori concorso “L’Abbraccio”. L’urgenza di raccontare una storia reale, di fare luce sulle ombre delle mafie. Sullo sfondo la vicenda del giudice Antonino Saetta, Presidente della Corte d’Assise d’Appello a Palermo, e di suo figlio Stefano, uccisi in un attentato mafioso il 25 settembre 1988 sulla Statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta. Una poetica che conquista, anche nell’uso di scene recuperate dalle teche Rai e da frame animati che si sovrappongono alle immagini reali nel difficile lavoro di recupero di un fatto di cronaca mai raccontato. “Un piccolo gioiello che fa emergere dall’oblio la figura del giudice Saetta”, così lo definisce il conduttore e scrittore Manlio Castagna mentre presenta il regista e giornalista Davide Lorenzano, originario di Canicattì, e il giovane produttore Cristian Patanè, che dalle prime masterclass ha mosso i primi passi. Perché “da Giffoni è nato tutto”. È proprio qui, da un incontro fortuito al Festival negli anni scorsi, che nasce l’idea di dar vita insieme al progetto. “Stare dall’altro lato provoca una sensazione di nostalgia perché ti ritrovi e ti rivedi negli occhi dei giffoner – ha sottolineato Cristian Patanè - Giffoni è sentirsi a casa, è un’emozione tripla e mi auguro che sia una sorta di incoraggiamento per questi ragazzi perché io sono stato un masterclass e ho iniziato piano piano, facendo anche sbagli, con difficoltà e poi, pian piano, sono arrivate le prime piccole soddisfazioni, la carriera si è avviata. È bellissimo esser qui ed essere una fonte di ispirazione. Siamo la testimonianza che si può fare, anche partendo dal basso, tanta passione. Le persone che sono qui non si rendono conto di quanto sia preziosa questa esperienza, ma solo nel corso degli anni con tutte
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una serie di accadimenti riusciranno a dare valore a quanto grande sia questa esperienza. La masterclass è nata con me e tanti altri amici. Siamo stati un esperimento, ben riuscito”. Non è mai stato un giffoner, invece, Davide Lorenzano, ma “uno che ha guardato a Giffoni con particolare interesse, semplicemente come chi desiderava fare qualcosa”. “È una sensazione immensa raccontare questa storia ai ragazzi, proprio mentre nella fase di scrittura si pensava di rivolgersi proprio ai più giovani. Viva il Giffoni Film Festival”. Collegato in via streaming anche il direttore della fotografia Daniele Ciprì, un maestro indiscusso che ha accompagnato questi due giovani emergenti nel portare avanti un’idea progettuale complessa che si sofferma su un aneddoto, quando nel 1982 si ritrovò a fare il militare come bersagliere per ritrovarmi all’interno dell’ufficio stampa delle forze armate come fotografo e da
lì a Giffoni: “Scoprii così il Festival. Per caso mi ritrovai davanti Truffaut. Giffoni è anche questo, incontri straordinari. Il mio consiglio è di non scoraggiarvi mai. Il cinema è fatto di alti e bassi, film belli e brutti, bisogna crearsi un proprio immaginario e filmarlo. Buona fortuna a voi e a L’Abbraccio, di cui sono complice, in questa follia di raccontare una storia controversa”. Un dibattito intenso, schietto. “Da siciliano sono stato inviato più volte a non fare questo lavoro – ha spiegato il regista Lorenzano – Perchè è un terreno scivoloso. Mai ricevuto un’intimidazione. Da figlio della mia terra sentivo la necessità di chiudere una parentesi aperta da troppo tempo. Mi sono chiesto perché non prima. Onore e onere aver raccontato e storicizzato questa storia. Questa è la repubblica delle stragi impunite e il documentario è il modo più bello per scrivere un articolo di giornale”.
30 Agosto 2020
Nina,
il festival e il cielo: l’esordio alla regia della giffoner Erica Dalla giuria alla regia, il percorso di Erica De Lisio è nato nel cuore stesso del festival per tornarci come un prodotto di talento, direttamente sullo schermo. «Nina e il cielo», cortometraggio della scuola di cinema dell’accademia di belle arti di Napoli, curato dalla giovane film-maker, racconta due vite di ragazze adolescenti, tra incomprensioni e contrasti, con le figure ingombranti delle rispettive madri a completare il quadro. La storia tiene insieme la formazione e l’amicizia delle giovanissime, lavorando sull’intimità e sul quotidiano. Già in giuria e poi nella Masterclass diretta da Francesco Alò, Erica ha lavorato con la sceneggiatura di Giovanna De Luca, anche lei in sala a rispondere alle domande della platea. «I personaggi vivono un piccolo disagio, non vivono una tragedia», ha spiegato Erica ai Giffoners. «Abbiamo avuto finanziamento esterni che hanno collaborato con l’accademia, tutti sono stati pagati ed è stata una piccola gioia. Siamo stati tra di noi, tutti colleghi, a costruire il film». La produzione a cura di Roberto Angeloni per An.Tra Cine film industry ed Esga Trading, con l’Accademia in partnership, si sofferma sulle crisi al femminile, in uno scenario di condivisione e solitudine, messe insieme nell’incontro e nella relazione delle due protagoniste. Il film, con un cast composto da Emilio Vacca, Nando Morra e le due madri Ester Gatta e Giovanna Rei, con le protagoniste Giorgia Agata ed Elena Foresta, quest’ultima ad interpretare Nina, è un viaggio verso l’equilibrio, tutto girato sullo scenario della città di Napoli, con location interne e a San Martino.L’esperienza di Erica, in particolare, rappresenta il cuore stesso del percorso del festiva, in grado di avvicinare e formare le sensibilità giovani per le forme artistiche: in questo caso il risultato è un film, prima tappa di un amore per il cinema che nasce da lontano, nei gruppi delle giovanissime giurie.
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30 Agosto 2020
La rinascita delle Hangry Butterflies attraverso sentimento e racconto
Il documentario sui disturbi del comportamento alimentare della regista Maruska Albertazzi Presentato da Blindspot Studios e Rai Cinema, Hangry Butterflies è un lavoro sul disturbo del comportamento alimentare: il documentario, mostrato ai giffoner in sala e collegati dagli hub, è diretto dalla regista Maruska Albertazzi: “Ho scelto un titolo in inglese per rendere riconoscibile la community instagram, mi piaceva l’idea
diventano un sentimento: tra palco e platea si libera una commozione. Il racconto, di taglio documentaristico, intenso e toccante, tiene insieme testimonianze e storie sull’anoressia, bulimia e altri problemi nel rapporto col cibo. Tra esperienze dirette e difficoltà, di adolescenti e anche di bambini: “Ero appena uscita dalla doccia,
della rinascita. Questo lavoro è rivolto a voi ragazzi, va visto prima per conoscere il problema”. Agnese De Lia, una delle protagoniste, sottolinea il suo spirito: “Volevo raccontare la mia storia, perché non succeda qui”. L’esperienza dei ragazzi nel corso della conversazione apre le fragilità, con storie di difficoltà, di problemi adolescenziali legati al peso. Così questi problemi
mi guardai allo specchio. Stetti malissimo. Mi odiavo”. “Sono troppo magro perché non mangio niente, non me la sento”, si sente nel film. Lo sviluppo dell’anoressia ha a che fare con l’autostima, con il pensiero. Ha indicatori tra cui sminuzzare il cibo e rallentare il ritmo del mangiare. “L’elemento principale è sempre il disagio. Studi individuano un abbassamento dell’anoressia fino
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all’infanzia, ben prima dell’adolescenza. “Sono stata ricoverata a Napoli”, racconta Agnese “mi chiedevo cosa ci facessi, non mi rendevo conto del mio problema, non sapevano cosa fare con me. Un giorno mi sono alzata dal letto e sono crollata per terra. Chiamai mia madre dicendo che non riuscivo ad alzarmi. Non le raccontavo queste cose, mi vergognavo”. La regista Albertazzi parla della possibilità di uscire dal tunnel “grazie all’amicizia, ai rapporti personali. Dopo anni di difficoltà e terapia,
ho un rapporto bello col cibo, ho lo stesso peso giusto e sto bene”. Ancora la protagonista, De Lia: “Oltre il fisico c’è qualcosa, di più, non è bello essere giudicati per un difetto. Impariamo ad andare oltre”. Il gruppo, i social, la condivisione possono essere fondamentali per entrare in contatto e chiedere aiuto», ribadisce Albertazzi: “La rete funziona. La condivisione supera la solitudine e trova ascolto. Era impossibile quando ero piccola. Gli amici, fare un progetto insieme, salva la vita”.
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A #Giffoni50 la voce rivelazione: Gaia incanta i juror Il penultimo appuntamento di Giffoni Impact è stato con la giovane cantautrice italo-brasiliana GAIA. Rivelazione del talent show “Amici 19” di Maria De Filippi, e precedentemente protagonista della decima edizione di X Factor, ha da pochissimo pubblicato per Sony “Nuova Genesi”. Questo primo lavoro della cantante di Guastalla ha “atmosfere da club e l’elettronica in punta di synth sono inondate dalla calda luce brasiliana e dalle atmosfere tropicali”.
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Dopo la pubblicazione di alcuni singoli finalmente il disco che ha “segnato il punto di svolta artistico verso una maturità nelle idee”. Il lavoro rappresenta un vero e proprio nuovo inizio per la giovane cantautrice che si è messa a nudo nel quale “ho messo tutto me stessa”, ha dichiarato. Per le nuove generazioni di cantautori e cantautrici Gaia Gozzi, nata a Guastalla, è un esempio lampante di tenacia e ha mostrato il volto positivo dei talent show
troppo spesso vituperati e che invece, se si cavalcano con giudizio, sono la più grande opportunità per un talento perchè offrono opportunità concrete per far decollare la carriera artistica in un music business sempre più difficile. Ha suscitato emozioni tra i giovani giffoner rendendosi disponibile al dialogo rappresentando la speranza per chi crede di voler intraprendere un percorso artistico musicale.
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Samuel racconta le origini e il percorso dei Subsonica
Il penultimo appuntamento di Giffoni Impact è stato con la giovane cantautrice italo-brasiliana GAIA. Rivelazione del talent show “Amici 19” di Maria De Filippi, e precedentemente protagonista della decima edizione di X Factor, ha da pochissimo pubblicato per Sony “Nuova Genesi”. Questo primo lavoro della cantante di Guastalla ha “atmosfere da club e l’ Dal 1996 frontman dei Subsonica Samuel Umberto Romani è un cantante e chitarrista con alle spalle anche esperienze parallele come Krakatoa e Motel Connection, formazioni dance ed electro. Con i Subsonica ha pubblicato otto album, l’ultimo con brani inediti è uscito a maggio per RCA dal titolo “Mentale strumentale” mentre prima del lockdown hanno pubblicato per il suo ventennale la rivisitazione dello storico Microchip Emozionale, ma intitolato Microchip Temporale, con la partecipazione della new wave italica. Ma Samuel è anche un solista che ha partecipato a Sanremo e a settembre tornerà con un nuovo singolo che, dopo l’esperienza come giurato a X Factor, lo proietterà nuovamente nella discografia. Per la prima volta a Giffoni ha incontrato i giffoner con molto argomenti sull’attuale scena musicale e aneddoti curiosi
. “Ho iniziato suonando in un gruppo che coverizzava le sigle dei cartoni animati. Gli inizi con gli Amici di Roland erano solo un divertimento. Ma io avevo già le mie idee musicali che ho trasferito a Max Casacci e Boosta e cosi sono nati i Subsonica”. Il suo rapporto con le nuove generazioni di fans parte dal concetto di “La musica taglia il tempo”, per cui riconoscersi in un momento passa attraverso l’a-temporalità delle canzoni che il musicista rappresenta. Avere una carriera così longeva non è da tutti e Samuel, con i suoi compagni è un caso raro: “Ascoltando le nostre canzoni si evince anche quali caratteristiche avevamo sia personali che artistiche ed essendo molto amalgamati siamo riusciti, nonostante le scelte di vita diverse, a restare uniti”. Formare un gruppo è sempre complicato ed ogni componete spinge verso le proprie idee e gusti. I Subsonica sono nati in un periodo storico dove era necessario avere un’idea forte ed unica: “Nei 90 c’erano gruppi di riferimento che ci hanno permesso di sviluppare la nostra idea di musica che era mischiare il rock con l’elettronica Poi i concerti ci hanno definitivamente formato come gruppo. Con il primo disco
abbiamo fatto oltre 200 concerti che ci hanno permesso di diventare coesi”. “Siamo stati nel 97-98 – ha continuato Samuel - il primo gruppo italiano a mettere in rete un nostro brano in Mp3, era Tamagochi Killer; e questo fa capire quanto eravamo avanti”. elettronica in punta di synth sono inondate dalla calda luce brasiliana e dalle atmosfere tropicali”. Dopo la pubblicazione di alcuni singoli finalmente il disco che ha “segnato il punto di svolta artistico verso una maturità nelle idee”. Il lavoro rappresenta un vero e proprio nuovo inizio per la giovane cantautrice che si è messa a nudo nel quale “ho messo tutto me stessa”, ha dichiarato. Per le nuove generazioni di cantautori e cantautrici Gaia Gozzi, nata a Guastalla, è un esempio lampante di tenacia e ha mostrato il volto positivo dei talent show troppo spesso vituperati e che invece, se si cavalcano con giudizio, sono la più grande opportunità per un talento perchè offrono opportunità concrete per far decollare la carriera artistica in un music business sempre più difficile. Ha suscitato emozioni tra i giovani giffoner rendendosi disponibile al dialogo rappresentando la speranza per chi crede di voler intraprendere un percorso artistico musicale.
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Un progetto del Gi oni Experience per il contrasto alla povertĂ educativa minorile
Campus
Basilicata Calabria Campania Sardegna Veneto Cantieri di narrazione
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Fiori influencerxxxx e app salvadanai: successo per Next Generation xxxxi 5 progetti ai partner di Bayer e BPER Banca 15 ragazzi campani under 30 hanno presentato Piantine che sui social diventano vere influencer e app che diventano xxxxxx “salvadanai” per contenere i compensi dati dai genitori in cambio di faccende domestiche, o magari un buon voto a scuola. Nell’ultima giornata di Next Generation, organizzato da Giffoni Innovation Hub, i ragazzi del Dream Team hanno svelato i progetti su cui hanno lavorato in questi giorni presentando i loro pitch a Paola Pisano, ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione e, dopo al Sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali, Anna Laura Orrico. Tante le esperienze di queste due settimane della
BPER Smile, un sistema che possa implementare il welfare dei dipendenti della banca. Per la serie dipendenti più felici, clienti più soddisfatti. La seconda squadra ha invece ideato un’app che potrebbe rispondere alle esigenze sia dei genitori che dei bambini. Si tratta di YGen, app che fa incontrare la richiesta dei genitori di fare piccole commissioni casalinghe, e non solo, e la disponibilità dei ragazzi che in cambio però ricevono, rigorosamente via App, un compenso in denaro. Il tutto sull’onda del gaming e della consapevolezza che i ragazzi possono acquisire nel come gestire
a tasso zero per coprire le spese eventuali. Bayer invece ha interrogato i ragazzi sul Digital Farming partendo da una premessa: entro il 2050 saremo circa 10 miliardi sulla terra. Miliardi di persone da sfamare, possibilmente in maniera sostenibile. Il primo progetto pensato per Bayer è quello di #Piantala. Una sorta di scatolina digitale con una serie di semi al suo interno che affidata ai ragazzi rende l’agricoltura più social. I semi vanno piantati e coltivati, seguendo delle pratiche istruzioni, e la vita della piantina va in qualche modo “documentata” sui social. Invece il secondo team dedicatosi alla call
rassegna sull’arte dell’innovare per questi talenti under30 che si sono misurati su sfide dell’economia futura lanciate loro da alcuni dei partner dell’evento, ossia Bayer e BPER Banca. In particolare, sulla sfida lanciata da BPER Banca si sono confrontati i ragazzi delle 3 squadre del Dream Team. Il primo gruppo presentatosi ha ipotizzato la creazione di
le proprie finanze. La terza soluzione a dimensione di BPER Banca trovata dai dreamers è BYou, app che racchiude al suo interno una serie di servizi accessori e tramite la quale i clienti possono fare diverse cose: dal trovare il professionista in grado di fare delle riparazioni in casa al prenotare la propria vacanza. Il tutto poi corredato da una serie di aiuti pratici per ricevere finanziamenti
for ideas di Bayer ha ipotizzato la creazione della cosiddetta Cilento Farm Hub, una realtà che possa unire varie anime che vedono una sorta di farming experience, convinti che il provare in prima persona cosa significhi il lavoro dell’agricoltore potrebbe fare la differenza, coordinato con app di gaming e tanto altro. Il tutto per un futuro a portata di innovazione.
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Tesauro: “Next Generation 2020, una sfida vinta. Puntiamo al 2030” Pisano e Orrico hanno assistito alle presentazioni del Dream Team
E giunge così al termine anche questa particolare 6a edizione di Next Generation, marcata dall’emergenza Covid ma anche da tanti numeri e contenuti che hanno reso possibile l’ennesimo successo. Quindici talenti under 30 che hanno fatto parte del Dream Team e che, una volta divisi in 5 squadre, sono stati protagonisti di una serie di sfide all’ultima innovazione. Tantissime le Masterclass Impact, momenti di confronto e crescita tenuti da leader di industria istituzioni e dell’ecosistema dell’innovazione
di Giffoni Innovation Hub – si inserisce in un disegno più grande che parte oggi, nel 2020 e punta al 2030 e che vuole avere un impatto sociale importante sul territorio italiano e non solo. Un impatto importante anche dal punto di vista dell’industria che, da quanto abbiamo visto sta già affrontando sfide importanti e che cambia in maniera rapida come non mai. Una sfida, dunque. Ma anche un’opportunità per i giovani e le ragazze di mettere in pratica le competenze digitali e i valori umani che grazie a Giffoni vengono vissute in maniera unica e
persona ha un’idea nuova si arma di coraggio e la persegue fino in fondo. Non smettete mai di andare avanti, avrete mille battute d’arresto, molte cose alla fine si possono fare in questo mondo. Cosa serve? Un buon team, buone relazioni, persone che ci credano davvero. Credete in voi stessi”. Entusiasta anche Anna Laura Orrico, sottosegretario ai Beni Culturali che ha commentato la sua permanenza tra i ragazzi under 30: “Bello vedere tante ragazze nei team. Sintomo di un significativo cambiamento culturale che nel
italiana. Masterclass che hanno coinvolto 80 giovani campani tra i 18 e i 26 anni in una serie di “innovation talks” su temi che vanno dalla responsabilità sociale di impresa alla sostenibilità fino alla biodiversità al digitale e all’uso consapevole dei Big Data. “Il lavoro di Giffoni Innovation Hub con le startup nell’ambito della content industry e dell’entertainment – commenta Luca Tesauro, Ceo e co-Founder
indimenticabile”. Presenti ai pitch, tra gli altri, Paola Pisano, ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione e di Anna Laura Orrico, Sottosegretario al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. “Ho ascoltato idee molto interessanti e soprattutto utili – ha detto Paola Pisano – ed è bella la voglia dei giovani di fare, di risolvere problemi e trovare soluzioni innovative. La verità è che quando una
nostro Paese sta iniziando e che deve andare avanti. A parte le idee bellissime di questi ragazzi, comunque, mi piace sapere che si sta facendo spazio la consapevolezza che l’impresa non è mero business ma può avere il dono e la capacità di cambiare il luogo dove si vive. Grazie all’innovazione fare impresa significa non solo realizzare l’idea che hai in testa ma contribuire a migliorare un pezzetto di mondo”.
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Di Martino e Muro tra big player e il futuro dei giovani Giffoni Innovation Hub: la sfida parte da qui Esportare Giffoni, l’esperienza dell’Hub, l’entusiasmo non solo dei ragazzi ma degli startuppers, alle prese coi propri sogni. Orazio Maria Di Martino, Chief Operational Officer di Giffoni Innovation Hub è il gancio della creative agency di Giffoni che opera da Milano. Un lavoro effettuato di concerto con gli altri due cofounder, Luca Tesauro e Antonino Muro, col quale anche quest’anno è stato portato a compimento una edizione di Next Generation di successo. “Si è trattata di un’edizione molto particolare, questo è certo. Veniamo da un periodo complesso ed è motivo di orgoglio sapere che Giffoni sia riuscita a rappresentare una sorta di rilancio, di modello che serva per dire che l’Italia riparte dopo il periodo appena vissuto. E si tratta di una ripartenza in estrema sicurezza. Io penso che sia
mondo dei beni culturali, l’opportunità di favorirne la fruizione grazie ai linguaggi digitali e la formazione specifica che va fatta ai ragazzi per far si che si riesca a lavorare in questo settore”. Antonino Muro, Accounto manager e co-fuounder di Giffoni Innovation Hub è sicuro del suo sogno, iniziato nel 2015 insieme a Luca Tesauro e Orazio Maria Di Martino: quello di creare delle opportunità per i giovani campani. “Il mio lavoro è abbastanza delicato e strategico, avendo a che fare con il board del Giffoni Opportunity, dal team produzione al team marketing col quale c’è un costante dialogo. Un legame saldo, necessario per gestire tutti i progetti che il Giffoni ci commissiona durante l’anno. Tracciamo le strategie insieme al direttore Claudio Gubitosi e insieme a Jacopo Gubitosi, Strategic manager di Opportunity.
davvero difficile non riuscire a fare centro nel mondo Giffoni. Se dovessi fare un minibilancio del lavoro fatto quest’anno, non posso che essere soddisfatto, sia per come è andato il festival che soprattutto la rassegna Next Generation, costruita in maniera tale che potesse comunque rappresentare un’opportunità gigantesca da offrire ai ragazzi che vi partecipano. Penso alle tante startup che si sono presentate durante la manifestazione e che sono venute da noi perché in fase di trampolino di lancio. Penso alla startup di Domenico Benvenuto che è anche quella più incline al momento sociale attuale. Essere qui per loro è un enorme momento di crescita, professionale e personale ma lo è anche per noi”. Di Martino guarda già al futuro: “Penso a multinazionali come Kaspersky, partner di Giffoni da tre anni, o con Google, presente qui lo scorso anno. I grandi player dell’economia digitale. Adesso stiamo lavorando ad un panel sul tema dei beni culturali italiani e la digitalizzazione. Lo realizzeremo nel corso della sessione autunnale del Giffoni Film Festival. Il progetto vede la collaborazione del Mibact e del Miur insieme a grandi corporate quali Google, Facebook, Kaspersky, Ibm, Microsoft e Cisco. Racconteremo l’evoluzione del
Quest’anno ho curato l’importante collaborazione con Eni, con l’evento di presentazione del corto “Oltre i giganti”. Un progetto partito a marzo, con una survey indirizzata ai giovani necessaria per la realizzazione del corto. Ma penso anche alla nuova factory di Giffoni Entertainment e a progetti come Verde Giffoni e tanti altri”. Se Giffoni è terra di sogni ce n’è uno in particolare che sta a cuore ad Antonino Muro: “Il mio sogno è quello di avere qui in Multimedia Valley molti giovani del territorio, che abbraccino il progetto di Giffoni e che lo portino avanti come veri ambassador nel mondo, dando però ricchezza alla propria terra. Valorizzare le risorse umane del territorio insomma. Quest’anno è stato un anno particolare anche per questo dato che i 15 under 30 del Dream Team sono tutti campani. Ce lo chiedono le scuole, col quale in 5 anni abbiamo portato avanti ben 600 progetti. Dalle scuole primarie fino alle Università di Salerno, della Federico II di Napoli con il suo spin-off della Apple Academy. Vogliamo portare la Multimedia Valley ad essere motore per l’imprenditoria giovanile e cinematografica del nostro Paese. Hub del pensiero, della condivisione e d’azione per i leader di domani”
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Giffoni 50 - Special Award Prof. Giorgio Ventre
Vota per il Public Choice Award su www.regiostarsawards.eu Digital Academies for Inclusive Learning
Polo San Giovanni a Teduccio, Napoli
CATEGORIA Inclusive growth - Skills & Education for a digital Europe
School 2 experience festival
Iniziativa realizzata nell'ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da
www.schoolexperience.it
Campania Giffoni Valle Piana
Scuole Primarie, Secondarie Primo e Secondo Grado
16|21 novembre
Terranova di Pollino Senise Sant’Arcangelo
Scuole Secondarie Primo e Secondo Grado
Scuole Secondarie Primo e Secondo Grado
12|15 ottobre
Palermo
Basilicata
4|7 novembre
Sicilia