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Cooperazione sociale e inserimento lavorativo
La parola all’esperto Domenico Settanni // #LEGISLAZIONE Cooperazione sociale e inserimento lavorativo Una preziosa risorsa a livello di occupazione per tutto il territorio: ne parla il nostro esperto Domenico Settanni
Le attività della cooperazione sociale, sia in ambito socio educativo che di inserimento lavoritivo per persone svantaggiate, rappresentano un polmone importante sotto l’aspetto occupazionale. Entrambe le attività, negli anni, hanno dato la possibilità di occupare centinaia di lavoratori normodotati e/o disabili, che hanno trovato nella cooperazione sociale un segmento importante per poter sviluppare le loro attitudini professionali.
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Domenico Settanni esperto di cooperazione sociale L’evoluzione normativa ha poi fatto sì che alcune cooperative si trasformassero anche in “impresa sociale” dove spiccano ancora di più caratteristiche, quali la democrazia interna, la solidarietà, la sussidiarietà e una gestione trasparente, in una visione imprenditoriale e di progettualità diffusa. Ciò detto è fondamentale che tali valori vengano preservati, evitando la triste realtà delle cosiddette “cooperative spurie” che perseguono attività irregolari (mancanza di una gestione collegiale, non perseguimento degli scopi sociali statutari, salari non rispettosi del CCNL di categoria, falsi in bilancio, lavoro nero ecc,..): si tratta di fenomeni da bandire in quanto nuocciono a una cooperazione sociale sana e rispettosa delle regole. Bene ha fatto il Ministero del Lavoro e la Regione Emilia-Romagna, istituendo un apposito organismo di controllo e studiando da vicino questa grave anomalia.
Entrando nello specifico dell’inserimento di persone svantaggiate, un recente convegno organizzato a Bologna da parte delle tre centrali cooperative ha reso pubblici alcuni dati che appaiono più che confortanti. Da tale indagine conoscitiva risulta, infatti, che grazie all’attività delle 243 cooperative di inserimento lavorativo presenti in regione, la Pubblica Amministrazione ha risparmiato circa 20 milioni di euro all’anno, offrendo una prospettiva occupazionale a oltre 5.300 addetti con svantaggi certificati, che, in caso contrario, sarebbero stati a completo carico della collettività. Su questi aspetti, quindi, è importante che le Istituzioni e le parti politiche prestino sempre maggiore attenzione superando steccati ideologici e dando il giusto peso alla lodevole attività delle realtà in campo.
Delle 5.300 persone svantaggiate, 3.800 sarebbero stati assunti con CCNL delle cooperative sociali, mentre gli altri 1.500 tramite tirocini. E’ evidente quindi il doppio beneficio che questa situazione genera: da una parte la valorizzazione delle persone tramite il lavoro, dall’altra la drastica riduzione dei costi assistenziali per l’ente pubblico.
I lavoratori svantaggiati inseriti nelle cooperative sociali risultano per metà afflitti da disturbi fisici e per metà psichici, spaziando in tipologie di disabilità molto diverse fra loro: a questo proposito c’è da registrare il fatto che anche soggetti ritenuti gravi, ma inseriti in un giusto contesto, raggiungono risultati insperati. Nell’area dello svantaggio sociale sono ricomprese anche persone in condizione di fragilità, detenuti e minori. Infine si sottolinea che l’inserimento lavorativo di tali soggetti, che restituisce dignità e sviluppa l’autostima, viene favorito anche dalla presenza delle nuove tecnologie, valore aggiunto per il lavoro anche negli ambiti della vulnerabilità.
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