LIFE PEOPLE N. 5 - GENNAIO 2008 - € 3,00 copia gratuita ad uso esclusivo del locale o azienda.
SAVOIA, CARO RE QUANTO CI COSTI!
INCHIESTE: LE MULTINAZIONALI PIU’ CATTIVE DEL MONDO
VIAGGI: ARGENTINA E GRAN CAYMAN
LIFE PEOPLE - GENNAIO 2008 N.5
MOTORI: GP E’ FINITA L’ERA ROSSI? MODA: GIOIELLI... NON CHIAMATELI ACCESSORI
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Editoriale
C
on destino o fato ci si riferisce all’insieme di tutti gli eventi inevitabili che accadono in una linea temporale. Può essere concepito come l’irresistibile potere o agente che determina il futuro. Il concetto è basato sul credo che esista un ordine naturale prefissato nell’universo.
I
n una concezione lineare del tempo, il futuro è la parte di tempo che ancora non ha avuto luogo; nella concezione relativistica il settore dello spaziotempo nel quale si trovano tutti gli eventi che ancora non sono accaduti dato un specifico sistema di riferimento. In questo senso il futuro è l’opposto del passato (la parte di tempo, momenti ed eventi, che già sono accaduti).
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LIFE PEOPLE ATTUALITà
Savoia, Caro Re quanto ci costi!
INCHIESTE Le multinazionali più cattive del mondo
ECoNomIA Mastro de Paja sole che ride
BIoGRAfIE Ennio Morricone, le note di una vita
mISTERI Vite parallele
BENESSERE Bodyfly, le radici del benessere
moDA Gioielli non chiamateli accessori
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INDEx
gennaio 2008
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PERSoNAGGI Quanto è sexy il mio bar, Corrado Fumagalli
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Renato Marotta intervistato da Alan A. Parker
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mEDIA & HIGH TECH Magazzini sonori
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moToRI Moto GP, è finita l’era Rossi?
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vIAGGI Argentina e Gran Cayman
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CINEmA Triennale, Il museo delle immagini
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Direttore Editoriale Giacomo Bertulli Per dialogare con l’editore contattalo all’indirizzo Messenger giacomo.bertulli@libero.it Direttore Responsabile Francesco Sabbatucci Direttore Responsabile Progetto grafico dott. Gianni Gulletta Direttore Impaginazione redazionali dott. Gianni Gulletta
In collaborazione con
Giornalisti Alan Parker Federico Sperindei Giovanni Zerba Matteo Garofoli Consulenze legali rivista Life People Studio del dott. Matteo Andreoni Studio fotografico d’appoggio Studio Uno - Fano via IV Novembre - tel 0721 827343
Per informazioni commerciali sull’acquisto di spazi pubblicitari, tel. 329 2005433
Ringraziamo per la gentile collaborazione lo scrittore Alan Parker www.myspace.com/alanparker28 Ringraziamo per la foto di copertina il fotografo Massimo Burgè
E-mail: info@lifepeople.it http://www.lifepeople.it
Autorizzazione del Tribunale di Pesaro n°315 del 20/07/2007 Rettifichiamo che l’impaginazione del numero Life People di dicembre 2007 non è stata eseguita da Omnia Comunicazione
Life People è anche consulenza marketing e webmarketing strategico e operativo per aziende ed Enti. Per informazioni telefonare al numero 329 2005433
I Savolia attualità
attualità
Caro Re, quanto ci costi ! by Federico Sperindei
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l fatto è noto: i Savoia, nelle persone di Vittorio Emanuele e del figlio Emanuele Filiberto, hanno chiesto allo Stato Italiano un risarcimento di 260 milioni di euro come danni morali per i 54 anni di esilio della famiglia sanciti dalla Costituzione Italiana. Centosettanta milioni per il padre, 90 per il rampollo. Non solo, i Savoia pretendono anche la re s t i t uzione dei beni confiscati dallo Stato al momento della nascita della Repubblica. La richiesta è arrivata con una lettera inviata dai legali dei Savoia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Romano Prodi. A prescindere dalle va l u t azioni su possibili ragioni a sostegno della richiesta dei principi, ciò che sconvolge è ancora una volta l’at t e ggiamento dei due individui, da cui trasuda la presunzione di chi in fondo, almeno inconsciamente, sta ancora rivendicando il diritto a essere sovrano. Se i Savoia si muove s s ero come cittadini qualunque, pre ndere in considerazione le loro motivazioni sarebbe dove roso. Ma Vittorio Emanuele ed Emauele Filiberto appaiono sempre come figurine appiccicate su uno sfondo (l'ordinamento repubblicano) che sembrano non riuscire ad accettare davvero. Chiedono, oltre al fara o n ico risarcimento in denaro, la re s t i t uzione di beni che appartenevano, più che a loro, all’antica entità di governo che rappresentavano e che non esiste più (la monarc h i a , appunto). Inviano la loro richiesta alla massima autorità dello Stato >
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Italiano, come se quello potesse essere il loro unico interlocutore perché unico al loro pari, in una sorta di delirante confronto tra vecchio e nuovo re. Di muoversi con la ragionevolezza del cittadino comune e razionale, come al solito, non se ne parla. E’ quantomeno curioso, fra l’altro, che nella loro rivendicazione i rappresentanti dell’ex famiglia reale si appellino ai diritti fondamentali dell’uomo sanciti dalla Convenzione Europea. L’11 ottobre 2002 un documento dell’Istituto della Casa Reale di Savoia affermava infatti che “per eventuali danni morali e/o biologici non ci si può appellare alla Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali, né ad organi europei, perché la loro istituzione è successiva ai fatti incriminati”. Evidentemente, nel frattempo, gli inafferrabili “sovrani” hanno acquisito anche il potere di invertire l’ordine cronologico dei fatti storici. Sulla legittimità puramente legale della richiesta dei Savoia il governo italiano è stato perentorio affermando che “non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia, ma che pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità legate alle note vicende storiche”. Si solleva, in altre parole, la questione del chi ha fatto più danni (ed ha quindi più da risar-
cire), generando un tragicomico rovesciamento della situazione e riportando alla memoria, per reazione, le antiche responsabilità della famiglia: si parte dal crack della Banca Romana, che a fine Ottocento coinvolse il governo Crispi e i Savoia, per arrivare alla sottoscrizione delle leggi razziali nel 1938 da parte di Vittorio Emanuele III.Senza contare l'indifferenza verso le perverse brame di conquista mussoliniane dai noto esiti. Alla notizia del risarcimento chiesto dai due principi, l’artista Moni Ovadia, rappresentante della cultura ebraica, ha quindi colto la palla al balzo: “Ora che c'è la class action proporrò a tutti gli ebrei di chiedere un risarcimento danni ai Savoia per 500 miliardi di euro, una cifra a titolo simbolico per tutte le nefandezze che hanno compiuto”. La richiesta di risarcimento ai Savoia è diventata immediatamente una moda e l’associazione culturale Veneto Nostro si è accodata: “Riteniamo giunto il momento, dopo poco più di un secolo, di chiedere formalmente i danni subiti dal popolo veneto dire t t amente ai Savoia a causa del loro malgoverno a danno dei veneti. Raixe Venete, l'associazione culturale Veneto Nostro, intende dunque farsi portavoce delle molte richieste che le giungono ormai da diversi anni da parte di moltissimi veneti che chiedono venga fatta finalmente giustizia su fatti mai giudicati fino ad ora”. C’è chi invita i Savoia a risarcire i veri esiliati d’Italia (gli emigranti), chi li invita a risarcire Genova per i danni subiti durante il Sacco di Genova e chi li invita a risarcire tutto il Sud Italia. Su internet, ovviamente, si scatena la bagarre e sul forum di www.vivishanghai.com l’utente “Faturechina” è un fiume in piena: “Io vorrei chiedere i danni a quei tipi che si chiamano Savoia, che hanno ucciso un mio >
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trisavolo, gli hanno confiscato un terreno, la casa, e l'onore! Vorrei chiedere a quei due di restituire tutti i soldi rubati dal loro regime dittatoriale monarchico, che dava da mangiare solo e sempre a loro e niente al popolo. Vorrei chiedergli di restituire la vita a quelle migliaia di persone uccise in Africa, a quei milioni di persone cadute per difendere il paese contro la Germania, la Russia, gli Usa, la Francia, l'Austria-Ungheria. Vorrei chiedergli di restituire la dignità che l'Italia ha perso a causa della loro negligenza governativa, a causa di come sono venuti meno con i patti con la Francia e l'Inghilterra, e di come in seguito sono venuti meno con i patti con Austria, Germania, e non ultimo il Vaticano. Ma prima di tutto questo vo r rei chiedere allo Stato Italiano di intervenire e di fargli pagare gli arretrati delle tasse sui beni che hanno confiscato al popolo italiano, e di spiccare un mandato di cattura internazionale come colpevoli di alto tradimento e genocidio”. La reazione più clamorosa, tuttavia, è la nascita dell’AIAS, l’Associazione Italiana Anti Savoia, fondata proprio in riposta alla richiesta di risarcimento avanzata dai principi. Scopo dell’associazione è indire un referendum che ripristini l’esilio e creare una class-action per conseguire l’indennizzo dei danni recati dai Savoia agli italiani. Sulle pagine elettroniche del Corriere della Sera Online, leggiamo le prime dichiarazioni del presidente dell’associazione, il docente universitario Francesco Petrino: “Durante un viaggio aereo diretto da Roma a Torino mi sono trovato vicino al giovane Emanuele Filiberto, che parlava concitatamente con il suo 'segretario' di tutte le iniziative necessarie a metterla in tasca agli italiani, utilizzando anche delle espressioni particolarmente colorite. Quando sono sceso dall'aereo mi sono chiesto se non siano piuttosto gli italiani ad avere subito dei danni incalcolabili dai Savoia”.
Senza dover entrare nel campo dell’individuale (ricordiamo gli svariati problemi legali di Vittorio Emanuele per l’omicidio di Dirk Hamer nell’87, per i traffici di armi, denaro sporco e prostituzione), ce ne sarebbe abbastanza per convincere gli ex-esiliati a starsene tranquilli, senza ag i t a re troppo le acque. E invece loro insistono, con una spregiudicatezza che non si può spiegare se non con l’inconscia convinzione di essere al di sopra delle parti e dell’equità. Di essere, appunto, ancora sovrani. E’ il contatto con la realtà, in ultima istanza, quello che continua a mancare a Emanuele Filiberto e suo padre. Se ne fossero dotati, non avrebbero chiesto, al loro rientro in Italia dall’esilio, un aereo di stato e una scorta per garantire la propria sicurezza: una pretesa che fece strabuzzare gli occhi allo stesso Berlusconi , il quale non appartiene certo al repertorio dei cittadini qualunque. I Savoia non osano ancora richiedere la corona, ma sono pronti a sfrat t a re il Presidente Giorgio Napolitano dal Quirinale, palazzo che rientra appunto tra i beni immobili di cui essi rivendicano la proprietà. Proprio da qui emerge, in modo inequivocabile, il valore prima di tutto simbolico della richiesta avanzata: come si può pensare di sottrarre al Capo dello Stato la sua residenza ufficiale senza lanciare un attacco almeno metaforico alla Repubblica? Per quanto i Savoia possano rifiutarsi di ammetterlo, i valori in gioco vanno ben oltre la legge e la proprietà privata, sconfinando in un implicito e delirante attacco alla legittimità delle istituzioni repubblicane. Guarda caso, il pettinatissimo Emanuele Filiberto ha colto l’occasione per mettersi ancora una volta sullo steso piano dello Stato, affermando che, se ottenessero il risarcimento, i Savoia userebbero il denaro ricavato per regalare agli italiani case popolari e borse di studio, spendendo la somma “meglio di quanto farebbe il governo”. La situazione si
fa ancora più grottesca se pensiamo che Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto non sono nemmeno eredi del re Umberto I (il quale, con atti pubblici, privò Vittorio Emanuele di ogni titolo di principe ereditario e successore alla corona), mentre sarebbe ingiusto gettare la croce, per gli ultimi eventi, contro l’intera famiglia Savoia. La richiesta di risarcimento è stata avanzata solo dai due impareggiabili personaggi, dai quali il resto del casato ha prontamente preso le distanze, in primis con le parole del suo capo Amedeo di Savoia: “Le richieste di indennizzo nei confronti dello Stato italiano sono il frutto di una iniziativa specifica di due persone, Vittorio Emanuele di Savoia e del figlio, che secondo le leggi della Casa non fanno più parte della Casa reale, dal momento che l'ex Principe Ereditario è decaduto più volte: per un tentativo di estromettere il padre, il Re Umberto II, e successivamente per avere violato volontariamente la prerogativa di suo padre il re di dare o meno il consenso alle sue nozze. Ho il dovere di chiarire che nessuna delle iniziative ispirate al lucro materiale c'entra con Casa Savoia”. Le sorelle e zie (Maria Gabriella e Maria Beatrice) si sono prontamente accodate nella presa di distanze, sottolineando tra l’altro che “il presenzialismo di Vittorio e figlio presso i mezzi di larga info rmazione è una continua fonte di angustie e di mortificazione per tutti noi”. Forse è proprio questo il problema: in un momento storico in cui le corone vengono assegnate dai reality show, la continua attenzione dei media nei loro confronti deve aver convinto i due principi di aver ancora in testa quella del Regno d’Italia. Forse, più che l’esilio dai confini nazionali, bisog n e rebbe imporre loro quello dai salotti televisivi.
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Le multinazionali più cattive del mondo inchieste
inchieste
Le multinazionali
più cattive del mondo
Alcune delle multinazionali più potenti al mondo sono causa di gravissi-
me crudeltà e ingiustizie. Le stesse che attraverso la pubblicità ci indicano cosa bere, cosa mangiare, cosa indossare e come comportarci sono causa, nelle zone più povere del mondo, di comportamenti indicibili. Qui di seguito riportiamo i suddetti comportamenti. Causa la fragilità della nostra rivista rispetto a questi mostri (in tutti i sensi) dell’ economia mondiale, non ci è possibile riportare espressamente i nomi delle superpotenze economiche in questione, ma è dove roso tuttavia pre c i s a re che ognuna delle seguenti ha sviluppato anche in Italia una presenza massiccia.
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Gruppo multinazionale della ristorazione famoso in tutto il mondo giovanile per la sua catena di fast food I dipendenti sono sottopagati. Gli animali che forniscono la carne degli hamburger sono costretti a continue gravidanze e vengono imbottiti di antibiotici e farmaci. L'intera "politica pubblicitaria" della multinazionale mira a coinvolgere e convincere i bambini (con regali, promozioni e gadget). E, ov v i amente, quando il bambino vuole andare a mangiare in questi fast food, ci va tutta la famiglia. Tre piccioni con un cheesebu rger. Fortunatamente la multinazionale è finita più volte sotto processo. Ha pagato diversi milioni di dollari di risarcimento danni ai consumatori e negli ultimi sei mesi il suo fat t u rato è sceso del 13%. Gruppo multinazionale famoso per la produzione di cioccolata e svariati prodotti del campo alimentare La politica di questa società nella vendita di latte in polvere avrebbe provocato la morte di 1,5 milioni di bambini per malnutrizione. La medesima incoraggia e pubblicizza l'alimentazione dal biberon, fornendo info rmazioni distorte sull'opportunità dell'allattamento artificiale e dando campioni gratuiti di latte agli ospedali (in particolare negli ospedali del Terzo mondo), o "dimenticando" di riscuotere i pagamenti. Oltre a questo è considerata una delle multinazionali più potenti e più pericolose del mondo. E' criticata per frodi e illeciti finanziari, abusi di potere, "inciuci" politici, appoggio e sostegno di regimi dittatoriali. Ultimamente è stata presa di mira per l'utilizzo di organismi geneticamente modificati nella pasta, nei latticini, in dolci e merendine. Intere aree di foresta vengono distrutte per far posto alle sue piantagioni di cacao e di caffè, dove si utilizzano pesticidi molto pericolosi (alcuni proibiti nei paesi industrializzati). Gruppo multinazionale tra i primi produttori di sigarette al mondo E' la maggior industria di tabacco del mondo. In America è famosa per essere una delle maggiori finanziatrici di politici che intraprendono battaglie per l'abolizione di limiti e divieti di fumo. Fino al 1998 finanziava gli scienziati perché effettuassero studi da cui risultasse che il fumo passivo non era nocivo. Solo nel 1999 ha ammesso che il fumo fa male. Nel 1997 ha accettato, insieme ad altre multinazionali del tabacco, di pagare 206 milioni di dollari (in 25 anni) per risarcire lo stato delle spese sostenute per curare i malati "di fumo". Gruppo multinazionale tra i primi produttori di frutta esotica al mondo E' coinvolta in tutto. Intrighi internazionali, scioperi repressi nel sangue, corruzione, scandali e colpi di stato. Utilizza massicce quantità di pesticidi, erbicidi e insetticidi. Approfitta della sua posizione di potere per imporre prezzi
molto bassi delle aziende agricole da cui si rifornisce. Nel 1994 il sindacato SITRAP ha denunciato l'esistenza, ad opera della multinazionale, di squadre armate all'interno delle piantagioni di banane del Centro America e in Ecuador. I lavoratori sono sottopagati, senza alcuna assistenza medica. Le attività sindacali sono represse. Talvolta con la forza. Multinazionale produttrice della bevanda analcolica più famosa al mondo Recentemente alcune associazioni di difesa dei lavoratori colombiani hanno deciso di intentare una causa contro la mu ltinazionale per l'omicidio di alcuni sindacalisti. Secondo i portavoce delle associazioni la multinazionale usa vere e proprie squadre della morte per "minacciare" i dirigenti sindacali che intraprendono battaglie per i diritti dei lavoratori. Nei primi sei mesi del 2001 sarebbero stati uccisi 50 dirigenti sindacali, 128 lo scorso anno, più di 1500 negli ultimi dieci anni. Multinazionale produttrice di pellicole e macchine fotografiche La politica di questa società nella vendita di latte in polvere avrebbe provocato la morte di 1,5 milioni di bambini per malnutrizione. La medesima incoraggia e pubblicizza l'alimentazione dal biberon, fornendo informazioni distorte sull'opportunità dell'allattamento artificiale e dando campioni gratuiti di latte agli ospedali (in particolare negli ospedali del Terzo mondo), o "dimenticando" di riscuotere i pagamenti. Oltre a questo è considerata una delle multinazionali più potenti e più pericolose del mondo. E' criticata per frodi e illeciti finanziari, abusi di potere, "inciuci" politici, appoggio e sostegno di regimi dittatoriali. Ultimamente è stata presa di mira per l'utilizzo di organismi geneticamente modificati nella pasta, nei latticini, in dolci e merendine. Intere aree di foresta vengono distrutte per far posto alle sue piantagioni di cacao e di caffè, dove si utilizzano pesticidi molto pericolosi (alcuni proibiti nei paesi industrializzati). Multinazionale proprietaria di un marchio molto caro ai bambini nonchè produttrice di film, cartoons, linee di abbigliamento e parchi tematici. Ad Haiti possiede una delle maggiori industrie del mondo di abbigliamento. Migliaia di lavoratori poco più che quindicenni, pagati 450 lire all'ora. Lavorano dalle 10 alle 12 ore al giorno. Il rumore all'interno degli stabilimenti è assordante, non si può andare in bagno più di due volte al giorno e la pausa pra nzo dura 10 minuti. Si calcola che per guadagnare la cifra che l'amministratore delegato della società guadagna in un’ora, un'operaia haitiana dovrebbe lavorare 101 anni, per 10 ore tutti i giorni! Sorrisi che costano lacrime.
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storie di successo
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Mastro de Paja, il sole che ride by Francesco Sabbatucci
O
gni uomo non è niente se sopisce la passione del bambino che era. In altre parole : riuscire a diventare grandi senza mai dimenticare la dimensione umana. Saint Exupery su questo leit motiv scrisse il Piccolo Principe , Alberto Montini ci ha scritto la storia di un’ azienda. Leader mondiale del suo settore. La Mastro De Paja produce pipe. Anzi, a dirla tutta è una delle 4 big del mondo nella produzione di queste. Ne produce da 35 anni all’ insegna di un’ ascesa inarrestabile con numeri che parlano da soli: 40 paesi nel mondo soltanto per quanto riguarda quelli relativi alla voce export. Ed oltre 500.000 pezzi prodotti all’anno. Con guadagni che, ovviamente , in euro significano milioni. In effetti la Mastro de Paja con le pipe ha iniziato, ed il mercato delle medesime ha costituito la sua unica ragione d’essere per i primi 15 anni di attività. Poi trascorsa la pubertà ( fase notoriamente delicata i cui sbalzi non ha risparmiato neppure lo “sviluppo della Masstro De Life People 18
Soluzioni informatiche per ristoranti, hotel, negozi e attività commerciali Paja) e con l’arrivo dello stesso Alberto Montini quale general manager (oggi proprietario ad interim) è arrivato anche l’artigianato artistico. E anche qui son pezzi a pioggia. Morale della favola oggi quei motivi per cui la mastro De Paja è nata e ,forse, ancora conosciuta dai più (le pipe , appunto) finiscono,bilanci alla mano, per costiuire soltanto l’aspetto minoritario della questione fat t u rato. Pa radossale? Gli intarsi fanno cassa comunque e, a differenza del fumo , non hanno alcun tipo di controindicazione; quindi bene così. Ciò che davvero stupisce è come si possano sfornare quantitativi da produzioni in serie quando in realtà ogni pezzo sia di lavorazione manuale; e pertanto faccia storia a sé. Tant’è. Tradizione ed innovazione si sposano in un connubio perfetto dove la fase realizzativa è affidata a maestri d’arte organizzati in orari di prestazione professionale mirati a valorizzarne al massimo l’inventiva e la propositività. “In Mastro” si lavora fino alle 14, poi via
libera all’estro personale in una realtà in cui ciascuno può essere artefice di se stesso: tanti piccoli laboratori nel laboratorio , dove chiunque degli addetti ai lavori abbia idee nuove riesca a sentirsi libero di esprimerle e realizzarle tra e ndone la giusta gratificazione. Un vero e proprio corpo artistico di cui anche il titolare fa parte in prima persona. Raro. 100% manual : una filosofia che è riuscita a fare della qualità dei prodotti Mastro de Paja la più importante strategia di marketing dell’azienda: una realtà che in barba alle vagonate di carta-moneta scucita da tanti altri imprenditori nelle più svariate consulenze di immagine ha costruito la propria fama investendo invece sul proprio modus operandi ; la passione del fare quale miglior veicolo pubblicitario possibile . Un esempio per tutti quei piccoli che vogliono diventare grandi.E per quei grandi che sono stati piccoli ma che non se lo ricordano più.
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Ennio Morricone, le note di una vita O
ttanta anni e non sentirli. Ennio Morricone nasce a Roma nel 1928. Diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia: tromba, composizione, strumentazione, direzione di banda e musica corale; è tra i compositori più celebri e prolifici del Novecento, con circa 500 partiture all'attivo. Autore di composizioni sinfoniche e da camera, di musiche da scena e per trasmissioni radiofoniche, di canzoni e canti popolari, debutta nel cinema con “Il federale” (1961) di Luciano Salce. La celebrità gli arriva, però, solo nel 1964, con la colonna sonora - firmata con lo pseudonimo di Don Savio - di “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone, il film che apre la fo r t unata stagione dello “spaghetti western”.
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Da 30 anni la Color Service opera con successo nella produzione e distribuzione di vernici e affini per la carrozzeria, la nautica e l’industria, con elevati standard qualitativi. Azienda specialiazzata in tutti i generi di pitture e vernici. I nostri clienti sono industrie, artigiani, cantieri navali, carrozzieri, imprese edili e privati.
Nelle opere successive del regista romano - da “Il buono, il brutto, il cattivo”(1966) a “C'era una volta il West” (1968), fino alla saga gangsteristica di “C'era una volta in America” (1984) - continuerà a dare i risultati migliori, creando uno stile originalissimo basato sul particolare uso della voce umana, su insoliti accostamenti di strumenti, su ritmi aggressivi e suoni quasi sperimentali. Mescolando i più diversi linguaggi - dal jazz alla classica, dal rock all'elettronica - Morricone diviene uno dei compositori più ambiti e ricercati dai cineasti di tutto il mondo. Colto e ra ffinato, audace nella sperimentazione ed irresistibile nell'arte del “pastiche”, è forse il musicista che meglio ha saputo adattare il linguaggio dei suoni a quello delle immagini. Tra i tanti riconoscimenti che ha ottenuto, spicca il Leone d'oro alla carriera assegnatogli nel 1995 dalla Mostra del cinema di Venezia. Il 28 settembre 2002 dall'Arena di Verona inizia una nuova avve n t u rae una nuova vita artistica per Ennio Morricone, che da questo momento si è dedicato principalmente alla direzione d'orchestra. Alla Royal Albert Hall di Londra, il 10 novembre 2003, è stato omaggiato con una splendida serata dedicata alla sua carriera ed alla sua vita in occasione del settantacinquesimo compleanno, ove il maestro romano ha ripercorso i 60 anni della sua carriera. L'intera esibizione ha attinto esclusivamente al catalogo delle colonne sonore, offrendo ad un pubblico entusiasta e commosso, l'occasione di riascoltare le più coinvolgenti arie da lui realizzate.
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Ennio Morricone biografie
Tra i film di cui Morricone ha realizzato le colonne sonore vi sono: C’era una volta in America. film di Sergio Leone è un gra ndioso affresco dell’America del Novecento realizzato attrave rso la storia di Noodles, gangster ebreo newyorkese. Giocato su una struttura temporale a flashback, racconta la storia dell’amicizia tra Noodles e Max cominciando da quando con la loro piccola banda fanno fuori il boss del quartiere, passando alla loro distilleria clandestina all’epoca del proibizionismo, fino all’amara verità finale sull’amicizia tra i due che costringe Noodles a rivedere tutta la sua storia passata. La struggente musica di Ennio Morricone, dotata di altissimo potere evocativo, riempie gli spazi ed i ritmi dilatati delle scene creando una sorta di film nel film. Don Savio. Quando scrive la colonna sonora di “Per un Pugno di dollari” (1964) Ennio Morricone usa lo pseudonimo di “Don Savio”. Lo stesso Sergio Leone aveva preferito firmarsi come Bob Robertson ed anche i nomi degli attori erano stati rigorosamente “americanizzati” (ad esempio Gian Maria Volonté era stato trasformato in John Wells). Il federale. (1961) di Luciano Salce, con Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli, è il primo film per il quale Ennio Morricone scrive le musiche. Si tratta di un film di ottimo brio satirico con cui inizia la collaborazione tra il regista romano e i due sceneggiatori Castellano e Pipolo. La pellicola analizza il rapporto tra il protagonista, un fascista divenuto gerarca proprio agli albori della caduta del regime ed il professore da lui arrestato. Il loro viaggio in sidecar per arrivare a Roma, che li costringe ad attraversare l’Italia occupata, è l’occasione di far nascere un’amicizia che travalica le differenze ideologiche. Gruppo di improvvisazione nuova consonanza. La sperimentazione è sempre stata un aspetto importante nella ricerca di Ennio Morricone e la sua partecipazione al “Gruppo di improvvisazione nuova consonanza” testimonia di questo suo interesse per la musica “colta”. Il “Gruppo di improvvisazione nuova consonanza” nasce nel 1964 dalla più ampia associazione “Nuova consonanza” ad opera di Franco Evangelisti e si pone come obiettivo la divulgazione della musica contemporanea e di improvvisazione. Altre caratteristiche sono la grande apertura e l'eclettismo: tra le fonti di ispirazione del Gruppo vi sono anche la musica cinese o i raga indiani. La fo rmazione di maggior successo è quella del 1968 composta da Evangelisti, Bertoncini, Branchi, Heineman, Macchi e Morricone.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il film didi Elio Petri è uno dei più famosi e discussi degli anni Settanta. Il regista romano analizza il rapporto t ra l’uomo e la società firmando un potente atto d’accusa contro la gestione arrogante e distorta del potere. Il capo della Squadra Mobile di Roma (splendidamente interpretato da Gian Maria Volonté) che uccide l’amante e lascia deliberatamente prove della sua colpevolezza ben sapendo che non verrà mai incriminato incarna l’impunità di chi detiene il potere e svela tutta l’impotenza e l’iniquità della giustizia. Un contributo fondamentale al grande successo della pellicola è fornito dalla musica scritta da Ennio Morricone, con le irresistibili prime note della colonna s o n o ra eseguite con un mandolino ed un pianoforte vo l utamente stonato. Kubrick. Con il regista di ”2001 odissea nello spazio”, al quale lo accomunava la passione per gli scacchi, Morricone avrebbe potuto collaborare per le musiche di “Arancia meccanica”. Il regista newyorkese era rimasto molto colpito dalla musica di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e desiderava che Morricone scrivesse qualcosa di simile per il suo film tratto dal libro di Anthony Burgess, ma il compositore romano era in quel momento impegnato per la colonna sonora di “Giù la testa” e Kubrick decise di chiamare Walter Carlos. Un grande peccato, questo mancato incontro, per gli amanti del cinema, poiché visto il favore che Kubrick accordava ai collaboratori capaci di giocare a scacchi, non è azzardato ritenere che l’intesa tra i due grandi artisti sarebbe stata immediata. >>
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TECHNAXX
biografie Ennio Morricone
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Per un pugno di dollari. Primo film di quella che è stata definita la “trilogia del dollaro”, che comprende anche “Per qualche dollaro in più” (1965) e “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966). “Per un pugno di dollari” (1964) ha dato anche l’avvio al genere degli spaghetti-western grazie allo straordinario successo che riscosse a livello internazionale. Punti di forza dell’opera erano la maniera caratteristica di girare di Sergio Leone (con scene dai ritmi dilatati, lunghi piani-sequenza e indugi sui primi piani), l’interpretazione di Clint Eastwood nel ruolo dell’uomo senza nome e le musiche di Ennio Morricone. Un western originalissimo innervato da una vena dissacratoria che, partito godendo di poco credito, ha invece finito per essere il capostipite di un genere, il western all’italiana, che ha salvato il cinema italiano da una delle sue tante crisi.
Santa Cecilia.
Goffredo Petrassi. E ’ stato un autorevole compositore e come docente ha insegnato musica, oltre che a Ennio Morricone, a personalità del calibro di Aldo Clementi, Wolfango Dalla Vecchia, Fausto Razzi, Marcello Panni, Jesus Villa Rojo ed altri. Tra i suoi capolavori ricordiamo “Partita per orchestra” del 1932, il “Salmo IX”, “I quattro inni sacri”, il “Coro dei morti”, su testo di Giacomo Leopardi e gli otto concerti per orchestra composti dal 1934 al 1972. G rande è stato anche il suo impegno nel campo del teatro musicale con la composizione di “Il cordovano”, “Morte dell’aria” e dei balletti “La follia d’Orlando” e “Ritratto di Don Chisciotte”. Tra le colonne sonore per film vanno menzionate quelle per “Riso amaro” e “Non c’è pace tra gli ulivi” di Giuseppe De Santis, “Cronaca familiare” di Valerio Zurlini e “ Pattuglia sperduta” di Pietro Nelli.
Spaghetti-western.
Premi. L’oscar alla carriera che consegnato ad Ennio Morricone durante la notte degli Oscar ha colmato quell’incredibile lacuna che era rappresentata dalla mancanza di “statuette” nell’amplissima galleria di premi ricevuti dal maestro romano, che eppure aveva ricevuto nomination per “Days of Heaven”, “The Mission”, “Gli Intoccabili”, “Bugsy” e “Malèna”. Vince il primo nastro d’argento con “Per un pugno di dollari” nel 1965, cui seguono quelli per “Metti una sera a cena” (1970), “Sacco e Vanzetti” (1971), “C’era una volta in America” (1985) e “Gli Intoccabili” (1988). Completano il medagliere del grande compositore i David di Donatello, “Occhiali d’oro”(1988), “Nuovo cinema paradiso” (1989), “Stanno tutti bene” (1991), “Jonas che visse nella balena” (1993), il Golden Globe, “The Mission” (1986), i premi della British Academy (BAFTA), “ C’era una volta in America” (1985), “The Mission” (1986), “Gli Intoccabili” (1988), “Nuovo Cinema Paradiso” (1990), il Grammy Award, “Gli intoccabili” (1988), la Grolla d’oro alla carriera (1992) ed infine il Leone d’oro alla carriera alla 52° Biennale del Cinema di Venezia (1995).
La formazione di Ennio Morricone avviene presso il conservatorio romano di Santa Cecilia, dove si diploma in tromba (7/10), strumentazione per banda (9/10) e composizione (9,50/10). Il conservatorio di Santa Cecilia è la più prestigiosa scuola di musica di Roma ed una delle scuole più importanti a livello europeo. La sua t radizione è antichissima. Difatti benché l’attuale istituzione sia del 1875, la nascita di quella originaria è databile a cinquecento anni fa. La scuola ha avuto tra i suoi insegnanti nomi quali Alfredo Casella, Goff redo Pe t rassi, Ottorino Respighi, Ildebrando Pizzetti e Severino Gazzelloni, mentre tra gli allievi, oltre a Morricone, si sono distinti i direttori d’orchestra Carlo Maria Giulini e Renzo Rossellini, i compositori Aldo Clementi e Bruno Maderna e i cantanti Mariella Devia e Giacomo Lauri Volpi.
Lo spaghetti-western è un genere cinematografico, definito anche “western all’italiana”, nato in Italia nei primi anni ’60 su iniziativa di Sergio Leone che nel 1964 realizza il western a basso costo “Per un pugno di dollari”. Peculiarità che caratterizzano queste pellicole sono la sostituzione del classico eroe senza macchia e senza paura con un protagonista privo di scrupoli e animato solo da interessi economici, la completa assenza di indiani, una regia che predilige scene rallentate ed una musica sempre in grande ev idenza che sottolinea i più importanti passaggi del film. La fo r t una del genere è legata fondamentalmente ai film di Sergio Leone “Per un pugno di dollari” (1964), “Per qualche dollaro in più” (1965), “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966), “C’era una volta il west” (1968). Altri famosi spaghetti-western sono “Quien Sabe?”(1967) di Damiano Damiani e soprattutto la versione comica che ha per pro t agonisti Te rence Hill e Bud Spencer “Lo chiamavano Trinità…” (1970) e “Continuavano a chiamarlo Trinità” (1971) di E. B. Clucher (Enzo Barboni).
Televisione. Le musiche di Ennio Morricone hanno accompagnato anche una serie di importanti sceneggiati e serie televisive. Per il piccolo schermo il compositore romano ha scritto, tra le altre, le musiche di “Mosè” (1974), kolossal sul viaggio degli ebrei verso la terra promessa, “Marco Polo” (1982) di Giulio Montaldo che narrava in otto puntate l’epopea del leggendario viaggiatore veneziano, “I promessi sposi” (1989) di Salvatore Nocita con Danny Quinn, Alberto Sordi, Burt Lancaster e Dario Fo, “Perlasca, un eroe italiano” (2002) di Alberto Negrin con Luca Zingaretti nei panni del coraggioso commerciante italiano che salvò dalla deportazione oltre cinquemila ebrei ungheresi. Importanti poi le sue colonne sonore nella serie “Ultimo” e nella “Piovra 2”, “Piovra 3”, “Piovra 4”, “Piovra 5”, “Piovra 6” e “Piovra 7”.
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Vite Parallele E le chiamano coincidenze. Sul numero de “Oltre la conoscenza” del febbraio
1998 il famoso scrittore e giornalista Giuseppe Cosco curò un servizio-indagine davvero particolare relativo alla rilevazione di analogie incredibili tra vicende umane totalmente estranee tra loro. Coincidenze troppo precise per essere casuali.
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Ritenendo la tematica degna di nota, Life People ha deciso di ripercorrerne uno stralcio. J. Goodavage racconta, ad esempio, di numerosi aspetti in comune tra la vita e la morte di due individui: Donald Chapman e Donald Brazill, entrambi nati il 5 settembre del 1933, il primo nella cittadina di Eureka e il secondo a Ferndale in California. Una domenica mattina del 10 settembre 1956, i due giovani guidavano la propria auto sulla statale 101 a sud di Eureka e ritornavano alle proprie abitazioni. Avevano riaccompagnato le proprie fidanzate, ciascuna delle quali risiedeva nella città dell'altra, quando, improvvisamente, si scontrarono frontalmente con le proprie auto morendo sul colpo. [E il caso di] due donne nate nello stesso giorno e aventi lo stesso nome, ma senza alcun rapporto di parentela: Edna Hanna e Edna Osborne. Le due donne avevano i capelli castani e gli occhi azzurri, la stessa altezza e lo stesso peso. Nel 1939, nell'ospedale di Hackensack nel New Jersey, tutte e due partorirono, nello stesso istante, due bambine, a cui diedero lo stesso nome: Patricia Edna. I loro mariti svolgevano lo stesso lavoro ed erano proprietari di un'automobile della stessa marca e di identico colore. Entrambe le coppie si erano sposate esattamente tre anni e mezzo prima, nello stesso giorno. I due uomini erano nati
nello stesso anno, mese e giorno. Entrambe le coppie avevano comprato nello stesso giorno un cane a cui avevano dato il nome di Spot. [E, ancora:] l' 8 novembre del 1981 "Il Giornale d'Italia" riportò [che] due fratelli, Ada e Guido P., cessarono di vivere alla stessa ora, in circostanze analoghe e per cause identiche, [ma] l'uno distante dall'altro circa 300 chilometri. Il professore Guido P., causa un probabile malore, perde il controllo dell'auto e va a schiantarsi contro un albero. Soccorso, muore prima di arrivare in ospedale, sono le tredici. Alla stessa ora, a Milano, sua sorella Ida, pure insegnante, mentre guida la sua auto viene colta da un malore e va a sbattere violentemente contro un albero, morendo. Non meno sconcertante è il caso narrato dal professor T. Bouchard dell'Università del Minnesota sul "Corriere del Medico" del 12 giugno del 1980. I gemelli Jim Springer e Jim Lewis erano stati adottati da due famiglie dell'Ohio e nessuno dei due sapeva dell'esistenza dell'altro. Entrambi si laurearono in legge e iniziarono a lavorare part-time come aiuto sceriffo. Tutti e due scelgono la Florida per trascorrere le ferie. Acquistano un cane che chiamano Toy. Le loro mogli si chiamano, entrambe, Linda. Divorziati, sposano due ragazze di nome Betty. I figli si chiamano James Allan. Fumano le stesse sigarette e si intendono tutti e due di falegnameria. >>
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Abramo Lincon e John Fitzgerald Kennedy Misteri analoghi a quelli finora raccontati costellarono persino la vita e la morte dei presidenti americani Abraham Lincoln (1809-1865) e John Fitzgerald Kennedy (1917-1963).
• Lincoln venne eletto per il Congresso nel 1846. Kennedy esattamente 100 anni dopo, nel 1960. • Lincoln venne eletto presidente nel 1860. Kennedy esattamente 100 anni dopo, nel 1960. • Lincoln fu ucciso di venerdì, alla presenza della moglie. Anche Kennedy venne assassinato mentre era al fianco di sua moglie, e di venerdì. • Ad entrambi i presidenti spararono, e tutti e due furono colpiti da dietro e alla nuca. Subito dopo l'attentato ricevettero i primi soccorsi dalla propria moglie. Lincoln e Kennedy morirono senza riprendere conoscenza. • La moglie del presidente Lincoln perse un figlio, mentre risiedeva alla Casa Bianca. La stessa cosa accadde alla moglie di Kennedy. • Sia Lincoln che Kennedy avevano avuto 4 figli e, al momento della loro uccisione, solo 2 di questi erano vivi. • Il vice di Lincoln si chiamava Johnson ed era nato nel 1808. Il vice di Kennedy si chiamava, pure, Johnson ed era nato nel 1908, a distanza di 100 anni esatti dall'altro. • L'assassino di Lincoln si chiamava John Wilkes Booth ed era nato nel 1839. >>
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misteri Vite parallele
L'assassino di Kennedy, Lee Harvey Oswald, era nato nel 1939, 100 anni dopo l'altro. [Entrambi con nomi di 15 lettere,] entrambi sudisti - [quando] tutti e due i presidenti avevano condotto aspre battaglie per i diritti civili dei neri: Lincoln con il Proclama di Emancipazione e Kennedy con la legge sui Diritti Civili. • Una settimana prima di venire ucciso, Lincoln era in ferie a Monroe, Maryland. Una settimana prima di venire ucciso, Kennedy era in ferie con Marilyn Monroe.
Bodyfly, Le radici del benessere
• Al momento dell'attentato Lincoln e Kennedy si trovavano assieme, oltre alle proprie mogli, ad una coppia di amici. Per quanto riguarda le coppie di amici, le donne rimasero illese, gli uomini furono feriti dagli attentatori (il maggiore Rathbone nel 1865 e il governatore Connally nel 1973).
by Francesco Sabbatucci
Acqua, fuoco, terra, metallo e legno. Di primo impatto potrebbero sembrare gli ingredienti di qualche ricetta astrologica, in realtà costituiscono le basi di quanto più concreto esista: il benessere psico-fisico. Cinque aree tematiche, i medesimi cinque pilastri della medicina cinese che diventano sport: il bodyfly.
• Il segretario di Lincoln si chiamava Kennedy e cercò di dissuadere il presidente dall'andare a teatro quella sera. La segretaria di Kennedy si chiamava Lincoln e, anche lei, tentò di convincere il presidente a non andare a Dallas. Un altro fatto abbastanza singolare è che il marito della donna si chiamava Abraham, come Lincoln. • Booth assassinò Lincoln in un teatro e si rifugiò in un magazzino. Oswald sparò a Kennedy da un magazzino e si rifugiò in un teatro. • Il teatro in cui morì Lincoln si chiamava Kennedy. L'auto in cui morì Kennedy era una Lincoln. • Entrambi i killer morirono prima del processo. Booth spirò [alla stessa ora di] Abramo Lincoln, alle 7,20 del mattino. Oswald morì [alla stessa ora di] Kennedy, le 13.00 • A Lincoln successe Andrew Johnson e a Kennedy Lindon Johnson: entrambi sudisti, stesso cognome, e nome di 7 letLife People 32
tere (come "Lincoln" e "Kennedy"). Durante il loro ultimo anno di presidenza, sia Andrew sia Lindon Johnson furono travolti da uno scandalo politico, che impedì loro di candidarsi per un nuovo mandato. PS: si racconta inoltre che Lincoln appaia sempre alla vigilia della morte di un altro presidente e pare, infatti, che sia apparso anche a John Kennedy il
giorno prima di partire per Dallas, sua ultima fatale visita. [Per non parlare] dei pontefici Sisto V e Clemente XIV, [che] entrarono dell'ordine dei frati francescani [e] furono entrambi innalzati alla soglia pontificia, eletti all'unanimità, allo scoccare del 64esimo anno. Furono papi per l'identico periodo di tempo: 5 anni, 4 mesi e 3 giorni. Morirono entrambi a 69 anni.
METALLO Simboleggia l'aria che respiriamo, il movimento controllato e l'estrema leggerezza. Questa fase ha come obbiettivo quello di insegnare a percepire il proprio corpo, analizzando a fondo l'intervento muscolare e articolare durante il movimento, ponendo particolare attenzione alla respirazione nell'eseguire le 4 posizioni associate a questo elemento. FUOCO E' l'elemento del sole, dell'immortalità, della trasformazione. Lo scopo principale è quello di raggiungere un’adeguata flessibilità muscolare e articolare andando ad agire sulle principali articolazioni del corpo. LEGNO Affrontando quest'area tematica si pone attenzione alla tonificazione e all'allungamento muscolare, concentrando il lavoro su esercizi eseguiti in posizione eretta incentrati sul lavoro degli arti inferiori, i cui appoggi hanno lo scopo di migliorare l'equilibrio statico e dinamico. TERRA Rappresenta l'elemento del controllo e della tonicità. Prevede movimenti eseguiti a contatto con il suolo, mirati al rinforzo della cintura addominale e lombosacrale. ACQUA E' la classe che racchiude in sé tutte le precedenti, dando la possibilità all'allievo di dar vita ai movimenti più sentiti attraverso evoluzioni che ricordano il flusso dell'acqua.
Questa nuova disciplina si pone l’obiettivo di donare al corpo elasticità ed eleganza, rafforzando contemporaneamente la propria energia interiore e consapevolezza. Le 15 posizioni di lavoro sono eseguite “a carico naturale”, dacché il bodyfly utilizza come base atletica solo ed esclusivamente il peso corporeo del singolo atleta, sviluppandosi lungo una sequenza di movimenti ad intensità variabile. Per praticarlo è importante essere comodi e potersi muovere liberamente. Regola da seguire è che questa disciplina va pratica a piedi scalzi, lasciando il piede libero di percepire tutte le informazioni provenienti dall'ambiente esterno. I principali benefici connessi alla pratica del bodyfly sono il miglioramento della postura, l'incremento della flessibilità e della resistenza muscolare unitamente ad una maggiore coordinazione motoria. In definitiva una disciplina che costituisce le fondamenta ottimali per una preparazione atletica completa, applicabile a qualsiasi tipo di sport, agonistico o meno. Il bodyfly nasce nel 1996 dall’esperienza sportiva ed olistica di Gennaro Setola (ex golden boy della nazionale italiana di kick boxing) per poi espandersi e farsi apprezzare in un costante crescendo fino a conquistare l’Europa. Il bodyfly piace perché si ispira a ciò di cui di oggi si sente la maggior necessità (e non soltanto nello sport). La sintesi, quella vera, vale a dire la completezza. Prossimo appuntamento nazionale al winter park di Torino in febbraio (www.fitfestival.it). Con l’inizio del nuovo anno è partito il tour che si svolgerà in 80 centri fitness/wellness lungo tutto lo Stivale. Per maggior informazioni: www.bodyfly.com Bodyfly: centri-pilota Italia MAXVILLAGE - TRENTO NEW MAGIC BODY - RIMINI CEFGYM - PESARO BABILONIA - PESARO N CLUB - SALERNO UAN BODY SCHOOL - SALERNO ITALIAN CLUB - Pompei - NAPOLI NON SOLO DANZA - Battipaglia (SALERNO) PLEIDAE - ANGRI (SALERNO) BODY'S HEALTH - Lancusi (SALERNO)
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Gioielli
Non chiamateli accessori
by Federico Sperindei
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na recente trovata nel campo della gioielleria è il pendente in oro bianco a forma di orologio che segna le 9.05: l’oradell’incontro romantico, delle speranze sentimentali, forse dell’emozione per il primo appuntamento con un possibile partner. Da un lato, c’è l’esplicito avvicinamento del gioiello alla vita quotidiana della persone normali, della quale anche l’appuntamento delle 9.05 fa parte. Dall’altro, c’è una forma da orologio a muro, analogico e con i numeri enormi, che inevitabilmente rinvia all’idea della casa e a una creatività che ha forse più parentela con l’arredamento che con la moda. Potremmo affermare che si passa da una “gioielleria da stilista” a una “gioielleria da designer”. “Casa” e “quotidianità”, allora, diventano le vere parole chiave, tanto che si può provare a mischiarle e ottenere qualcosa che richiama l’ambiente del lavoro, l’ufficio: un importante marchio di abbigliamento e accessori propone una collezione di gioielli composti con le clip, le graffette fermacarte, alle quali adesso si può anche appendere un diamante. Al di là di ogni considerazione sul gusto di questi esperimenti, la tendenza sembra chiara: l’accessorio trendy (e anche, ma non necessariamente, prezioso) sta rapidamente prendendo le distanze dall’alta moda tradizionale per interessarsi alla forma della routine quotidiana. Anche senza guardare alle produzioni più avanguardistiche, che spesso sfociano nell’arte contemporanea (e che hanno comunque importanza non trascurabile, se è vero che una galleria apposita, “Alternatives Gallery”, si occupa di promuoverle), ci accorgiamo che spesso la fonte di ispirazione per i jewel designer è proprio il mondo reale, l’ambiente circostante, con particolare interesse per l’architettura che restituisce l’esperienza dell’incontro fra il corpo e lo spazio contiguo: un incontro del quale il gioiello vorrebbe farsi mediatore. In quest’ottica, Puig Cuyas, designer di gioielleria alternativa, sostiene che nella società contemporanea il gioiello abbia assunto un identità simile a quello di internet e dei telefonini, ovvero il ruolo di strumento per la (morbosamente necessaria) connessione con l’esterno. Ciò che conta è in primo luogo il significato umano e psicologico dei preziosi, al punto che qualche stilista, anziché parlare delle linee delle sue opere, preferisce sottolineare che lo smeraldo favorisce i rapporti di coppia, attenua i reumatismi e rinforza il sistema immunitario. Non si tratta quindi (solo) di rilevare come il moderno gioiello di classe si avvicini anche alle tasche di donne non particolarmente abbienti, o di sottolineare che l’ornamento è sempre meno riservato alle occasioni speciali e sempre più >>
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moda
moda Gioielli, non chiamateli accessori
adatto a essere indossato nella quotidianità. Si tratta invece (soprattutto) di guardare alle forme e ai materiali della gioielleria contemporanea, per accorgersi che i designer sono alla ricerca di un contatto con le forme e i materiali della vita ordinaria, in un certo senso un contatto con l’umano anziché con le entità quasi eteree che calcano le passerelle dell’alta moda. Ecco, allora, i gioielli-tattoo, che si applicano alla pelle della donna grazie a una pellicola anallergica resistente all’acqua e che sembrano cercare un estremo tentativo di fusione con la carne (e con la vita) su cui si innestano. L’attenzione al corpo si esprime con frequenza anche nel design degli ornamenti. Si pensi alla collezione Orme, con piedi paffuti di bambino, innestati su anelli e ciondoli, che lasciano pensare ai primi passi compiuti da una persona. In questo ritorno all’intimità personale, del resto, il gioiello non poteva trascurare il tema dell’infanzia: arrivano dall’Inghilterra collezioni di ornamenti fatti a mano (come si fa talvolta da bambini, appunto), che si caratterizzano per il leitmotiv dei ciondoli vistosi e ingombranti (in un certo senso infantili, appunto) e per l’evidente richiamo a giocattoli tipici dei primi anni di vita (orecchini costruiti con vecchi pezzi di lego, anelli formati da coloratissime lettere magnetiche, oggettini che ricordano le sorprese degli ovetti Kinder). Si potrebbe sostenere che stiamo sconfinando nella bigiotteria (e i prezzi ridotti di questi accessori lo confermano in parte) ma i marchi e le firme indicano che continuiamo a trovarci fra i confini della moda, dell’originale, e lontani dal concetto di surrogato. Del resto, come accennato, anche l’evoluzione dei materiali è parte delle nuove tendenze della gioielleria e non è necessariamente determinata (solo) da esi-
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genze di contenimento dei costi. Oro e pietre sono spesso innestate sull’acciaio, come a costituire un tramite fra il materiale prezioso e la vita reale in cui lo si deve contestualizzare, mentre l’argento, il più umano tra i materiali nobili, impazza. Certo si può andare oltre e incontrare gioielli i cui significati “spirituali” consentono l’uso indiscriminato di materiali non esattamente preziosi (dall’ebano al plexiglass, dalla pietra lavica all’alluminio, dalla ceramica all’onnipresente Swarovsky), ma forse è più significativo notare come certi metalli di lusso scendano sempre più dal loro piedistallo di ricchezza, per ibridarsi attraverso le leghe e farsi anch’essi, in un certo senso, quotidiani. La nuova frontiera dell’oro diventa così l’oro rosa, che fa risaltare l’abbronzatura, entrando in simbiosi col corpo, e offre una tonalità rassicurante, quasi da pastello, in armonia con il relax dei propri spazi privati. Di questo processo evolutivo fa parte, naturalmente, anche una trasformazione della società occidentale, che è in parte trasformazione economica: comparsa di milioni di nuovi consumatori che in passato non accedevano ai beni di lusso e che ora sono in grado (o pretendono) di farlo, soprattutto come strategia per la costruzione della propria identità, a costo di costringere lo stesso concetto di lusso a snaturarsi, distaccandosi dalla t radizione e dai metalli preziosi. Ma sarebbe sbagliato ridurre la questione alle dimensioni del mercato del gioiello, perché il mutamento del design, in questo particolare settore della moda, è in primo luogo il frutto di una trasformazione culturale. Ciò che guida la ricerca del gioiello è soprattutto la (tipicamente occidentale) ricerca di un mezzo per la costruzione dell’Io: un’operazione che può rifarsi alle forme del nostro quotidiano, come affermato sopra, ma anche, secondo una tendenza tipica degli ultimi anni, inseguire
l’adesione a culture “altre”, o sottoculture, o controculture. Il design del gioiello è costretto ad abbandonare i confini rassicuranti della tradizione, ma anche quelli del semplice Modernismo, per avventurarsi nel complesso territorio della simbologia sociale contemporanea. Salgono alla ribalta, in primo luogo, i gioielli di provenienza etnica, simboli di una rinnovata attenzione alle culture extra-occidentali: mix di fascinazione ed esotismo, collane di ispirazione tribale che salgono anche sulle passerelle dei più noti stilisti e cavalcano il look sposato da dive come Madonna o Nicole Kidman. A r t i g i a n ato celtico, talismani turc h i , pendenti africani o gioielli Tuareg: un viaggio tra i popoli e le etnie che guarda sempre, a differenza di quanto avviene per i moderni ornamenti in stile occidentale, al rapporto con l’antichità e la tradizione. L’ornamento diventa simbolo ma contemporaneamente, come già affermato, diventa materia, qualcosa di strettamente legato alla carne e al sudore, libero dall’aura dell’aristocrazia (che non necessariamente significa perdita di nobiltà dell’oggetto). Qualche anno fa, Giorgio Armani ha sottolineato questa evoluzione in occasione dello storico Salone Mondiale dell’Oro l ogeria e della Gioielleria di Basilea, inneggiando a un tipo di gioiello “che esalta la linea e il grafismo, ha la suggestione della materia, la piacevole consistenza del peso, i riferimenti impliciti ad altre culture. Si tratta di piccole cose invoglianti, che i ragazzi possono regalarsi e scambiarsi, e che danno un tocco unico, personale, al proprio modo di vestire e di essere”. Il concetto fondamentale, quindi, si identifica nella ricerca di un identità quotidiana che non necessariamente esprime uno status di ricchezza e che può riguardare anche il pubblico maschile, target, ad esempio, della collezione Jewels in Action: gioielli in acciaio che tentano di
dare messaggi di virilità e hanno proposto, nel 2007, una serie di pendenti e bracciali ispirati al mondo del mare e della vela. E non potevano mancare nemmeno collezioni di gioielli che prendessero le forme dal mondo della natura, facendosi carico di un’identità ambientalista oggi sempre più diffusa (che sia a sua volta una moda?). Fra i criteri per l’attribuzione di valore a un ornamento, in definitiva, l’affermazione della propria personalità soppianta l’affermazione del lusso ed è inevitabile che la stessa, semplice necessità di distinguersi dalla massa (non più in base a criteri di ricchezza economica) diventi la componente decisiva nella scelta del gioiello. Solo in quest’ottica si può immaginare il successo dell’ultima creazione della jewel designer americana Stephanie Simek: la collana con l’uovo di quaglia. La designer si procura le uova di quaglia in una fattoria, le cuoce, riveste il tuorlo sodo con una lamina d’oro e il guscio con un film plastico per aumentarne la resistenza, realizzando un pendente a dir poco stravagante. La stessa Simek, del resto, aveva già partorito in passato un’idea che esprime perfettamente l’avvicinamento tra i gioielli, il corpo umano e la quotidianità della vita: “Le collane che sognano al posto tuo” (recita così lo slogan che accompagnava le creazioni). Realizzate in argento e capelli umani, queste collane sono addirittura fatte di corpo (i capelli, appunto) ed esprimono, allo stesso tempo, un’attività psichica tra le più quotidiane e ordinarie: sognare. Che non significa (necessariamente) sognare di essere ricchi.
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Corrado Fumagalli,
personaggi
Quanto è sexy il mio bar! by Alan Parker.
Conduttore televisivo. Ce ne sono diversi. Ma lui è
uno dei pochi ad ave re vallette nude. Corrado Fumagalli, quarantenne bergamasco, e' probabilmente uno dei volti nuovi della tivù più invidiati d ’Italia. E gli ascolti lo confermano. AP: Quali sono state le tue collaborazioni più importanti in passato? CF: Dipende dai settori. Ho collaborato con il direttore di Inter Channel, Roberto Scarpini,la voce ufficiale dell’Inter, con il quale ho condotto un programma intitolato MilanInter. Nell’ambito dello spettacolo ho collaborato con Oliviero Toscani e in politica con l’onorevole Franco Grillini e con altri esponenti dei Verdi. AP: Quali iniziative promuoverai nelle prossime stagioni lavorative? CF: Innanzitutto il Bergamo Sex, che è un evento benefico. Si terrà a fine agosto ed ha avuto un grandissimo successo. A primavera invece presenterò la finale di Mister gay Italia, giunta ormai alla dodicesima edizione. AP: Sei sposato o fidanzato? CF: Sono fidanzato con Brigitta Avon, la valletta di Sexy Bar AP: Hai figli ? CF: No. Però mi piacerebbe moltissimo averne. Ci penserò sicuramente tra qualche anno. AP: Che cosa gradiresti far sapere ai nostri lettori che non conoscono di te? CF: Tutti conoscono praticamente tutto di me, svolgo la mia professione alla luce del sole con oltre un milione di telespettatori, dati Auditel alla mano. Tutto quello che faccio è visionabile nei miei siti internet www.sexybar.tv www.corradovideo.com www.bergamosex.com e www.corradox.com. Sono praticamente un libro aperto. AP: Quanto conta il sesso nell’ambiente lavorativo? CF: Nell’ambiente lavorativo io non faccio sesso, anzi diffido tutte le persone a farlo: nel lavoro bisogna essere seri, produrre. Quindi nonostante io parli di sesso ed abbia donne nude al mio fianco, quando si lavora… bisogna pensare soltanto al lavoro. AP: Il successo spesso arriva quando meno te lo aspetti. Credi di aver avuto successo ? CF: Nel mio piccolo sì, e se stiamo all’Auditel un milione e duecentomila persone mi seguono ogni notte. Finanziariamente sono appagato e poi occorre sempre specificare che cosa si intenda per successo. Amo il mio lavoro e qualsiasi città frequenti in Italia conferma questa tesi. Ricevo moltissimo sostegno e manifestazioni di affetto da parte della gente comune. AP: Sogno nel cassetto? CF: Conoscere Mike Bongiorno.
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Non avrei mai pensato di arrivare a fare il conduttore televisivo, Però adesso lo sono a tutti gli effetti, e dicono anche con un grande successo. Mi trovo a mio agio nel condurre Sexy Bar.
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“Swapping”, “couchsurfing” e “no-cost”. Lo shopping torna al baratto!
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ndietro tutta. C’è una nuova forma di concepire la vita e molti dei suoi aspetti più piacevoli, dalle vacanze allo shopping, dal collezionismo agli hobby e il tempo libero. Tutti momenti che sono già di per sé divertenti, ma che possono diventarlo ancora di più nel momento in cui vengono concepiti con un altro spirito. Questo nuovo spirito prende ( o meglio, riprende ) il nome di “baratto”, la prima forma di commercio mai esistita, ma che con il radicarsi e l’espandersi di internet torna a vivere un’ennesima vita, tornando ad essere in auge nonostante banche (tante) e banconote (poche) a disposizione. Ed è proprio per ovviare
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alla carenza di denaro da sperperare, e per evitare spese inutili, che si sta tornando indietro di millenni, ai tempi del paleolitico. Il più in voga ed il più apprezzato di questi “scambi alla pari” è sicuramente quello che riguarda i viaggi e le va c a n ze. Si chiama “Couchsurfing”, che si può tradurre in “surfare da un divano all’altro”. La regola consiste nel ricevere ospitalità ed accoglienza, in paesi stranieri e non, da gente che mette a disposizione una sistemazione privata, amichevole e… gratuita! In cambio, naturalmente, ci si aspetta altrettanto nel momento del bisogno da parte dell’ospitante. Ci si ritrova, insomma, a dormire sul divano di un vecchio com-
pagno di viaggi, oppure a stendere il sacco a pelo nel cortiletto dietro casa o prepararsi la colazione col tostapane in cucina di un amico che, per il periodo del nostro soggiorno, sarà ben lieto di ospitarci gratuitamente, con la promessa di fare altrettanto quando sarà lui ad essere di passaggio per le zone di casa nostra. L’idea ha riscosso talmente tanto successo nel corso del tempo che sono nati siti appositi per la ricerca di ospitanti e ospitati e che danno vita a vere proprie community, permettendo così l’ampliamento delle amicizie globali e dei conseguenti appoggi disponibili in ogni angolo di mondo. Alcuni di questi siti hanno anche una sezione feedback, proprio come eBay, grazie ai quali si saprà sempre in che mani (o meglio: divani) ci si sta per mettere. (www.couchsurfing.com) Ma se l’alloggio è reperibile senza sborsare un euro, il problema economico potrebbe riaprirsi nel momento del trasporto; specialmente se aereo.Macchè. E' infatti questione di poco tempo l’effettiva nascita di voli “no-cost”, ovvero con biglietto gratuito e con spese solo se si ha un pesante bagaglio da imbarcare. Un po' di disponibilità ed un minimo di abilità nell’uso del web ed anche il check-in sarà telematico; portando così le spese del volo pressoché a zero. Ci sono anche altri settori nei quali il baratto potrebbe far fare affari d’oro. Un esempio è lo shopping, inteso non più solo come acquisto di capi d’abbigliamento, ma di ogni genere di seconda (o anche terza) necessità.In proposito stanno sorgendo come funghi siti che mettono a disposizione dei loro fruitori banche dati di oggetti lasciati in un magazzino virtuale dagli stessi visitatori, in attesa che vengano notati da gente interessata e che in cambio offra loro beni di qualunque altra natura. Praticamente tutti i vecchi regali di Natale mai graditi, il cappotto mai messo, gli sci mai usati o l’auto con un colore che non ci piace più, potranno essere scambiati con la moto d’acqua che cerchiamo da tanto, con l’iPod dei nostri sogni, o altre mille diavolerie. Insomma, proprio come all’inizio dei tempi, si baratta proprio di tutto. (www.barattiamoli.com) Per quanto riguarda l’abbigliamento e la moda in generale, invece, la cosa si fa ancora più interessante. Capita, puntualmente ad ogni cambio di stagione, che nello svuotare l’armadio ci si accorga di quel maglione tanto bello, ma messo e stramesso mille volte. Oppure quella gonna tanto carina, ma decisamente troppo corta per l’ufficio. La consapevolezza dello spreco di denaro o il dispiacere di buttare un capo tanto amato, fanno sì che si preferisca tenere per un’altra stagione abiti nell’armadio con la promessa di metterli l’anno successivo. Promessa puntualmente mai mantenuta. Per evitare tali situazioni, dagli States è sbarcato in Italia, con enorm e
successo, lo “swapping”, ovvero lo “scambio di abiti”. Il funzionamento è semplice e molto simile ai vari “surf coaching” ed altri generi di baratto: a patto che la merce sia in un buono stato, si mette in vetrina e la si scambi con un capo di un altro utente del sito, di egual valore. Naturalmente si può farlo non solo con utenti della propria nazione, ma con persone di tutto il mondo, avendo quindi a disposizione una gamma di indumenti di cui spesso non si conosceva nemmeno l’esistenza. Una chicca per i fashion-addicted, insomma, che potrebbero trovare la camicia della propria diva hollywoodiana o i jeans visti addosso al campione preferito. Ma la vera novità per quel che riguarda lo “swapping” sono gli “swap party”: incontri tra affiliati ai vari siti di swapping ai quali ognuno porta la propria merce e in cui si effettuano scambi “in diretta” davanti ad un buon aperitivo e facendo quattro chiacchiere in compagnia. Va da sé che questo è un buon veicolo per conoscenze e nuove amicizie anche fuori dall’ambito del baratto di indumenti. (www.swapstyle.com) Chiunque ne abbia una, sa quanto sia vero: l’auto è una spesa folle. Ma nessuno riuscirebbe a stare senza. A tale scopo gli americani ci vengono incontro con idee in parte adottate già anche da noi. La prima è l’uso in comunione di una macchina per 5 persone che fanno più o meno lo stesso tragitto. A Milano è una pratica ormai consolidata, figurarsi in metropoli come New York, Londra o Parigi. Si tratta di trovare,ed è possibile su siti dedicati, compagni di viaggio che a seconda delle esigenze mettano a disposizione l’auto o un po' di denaro per dividere le spese a fronte di uno “strappo” fino all’ufficio. I vantaggi sono ovvi: meno inquinamento, più parcheggi, meno stress e un po' di compagnia, piuttosto che stare ore in tangenziale da "soli" e arrabbiati. Una variante a questa idea, non ancora totalmente “sdoganata” da noi, è un’auto completamente gratis a nostra disposizione, per qualsiasi cosa. Nessun trucco e nessun imbroglio; semplicemente l’auto avrà appiccicati addosso adesivi e sponsor da far vedere il più possibile, ma sarà nostra a tutti gli effetti, in cambio di un minimo chilometraggio annuale da garantire. Se non si è troppo sofisticati, il guadagno è evidente. Dunque con modalità differenti, per beni decisamente diversi e per motivi ancor più differenti, siamo comunque tornati indietro di secoli e secoli, a quando imperava la legge del “tu dai qualcosa a me, io do qualcosa a te”. Insomma, per essere avanti coi tempi, siamo tornati indietro di 2000 anni! Life People 43
personaggi
L
A FORZA DEL SOGNO. RENATO MAROTTA,LA NUOVA FACCIA D'ANGELO DEL PICCOLO SCHERMO ITALIANO, OGGI è UN UOMO REALIZZATO.IL SUO VISO PARLA PER LUI . MA ARRIVARE NON E' STATO FACILE: LA FUGA DA CASA, LE NOTTI INSONNI PER RACIMOLARE SOLDI CHE NON B ASTAVANO MAI...L' ACCADEMIA ,LA PASSIONE PER LA MUSICA, LA FATICA DELLA SALITA. FINO AL FATIDICO "CIAK" DELLA CONSACRAZIONE DI UN SOGNO COMINCIATO DA BAMBINO.
ÉLITE Moda Femminile Singolare
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IL MIO PRIMO CONTATTO CON IL PACOSCENICO ED IL PUBBLICO AVVENNE ALL’ETA’ DI SEI ANNI. NON POTRO’ MAI DIMENTICARE LE SUORE DELLA MIA SCUOLA CHE MI FECERO INTERPRETARE LA PARTE DI UN AVVOCATO TRADITO DALLA MOGLIE. LA BAMBINA CHE INTERPRETAVA MIA MOGLIE DOVEVA PIANGERE, PERCHE’ NELLA SCENA LA INSULTAVO; OVVIAMENTE NON RIUSCIVA A FARLO ESSENDO COSI’ PICCOLA E LA SUORA LE DIEDE UNA SBERLA. SCOPPIAI A RIDERE E SUBITO DI RIMBALZO NE RICEVETTI UNA ANCHE IO. CONSEGUENZA? LA SCENA FU UNO SPETTACOLO! QUELLO E’ STATO IL MIO PRIMO APPROCCIO CON IL SISTEMA DELLA REINCARNAZIONE DEL PERSONAGGIO, MA LO CAPII SOLTANTO QUINDICI ANNI DOPO. MI PIACEREBBE OGGI POTER ABBRACCIARE QUELLA SUORA: FORSE E’ ANCHE MERITO SUO SE ADESSO SONO UN ATTORE. MIO PADRE ADDIRITTURA CONSERVA UNA RIPRESA DI QUELLA INTERPRETAZIONE. AP: CHE COSA VORRESTI RACCONTARE AI NOSTRI LETTORI CHE NON CONOSCONO DI TE? RM: MI PERDO SEMPRE NEL RISPONDERE A DOMANDE GENERICHE, RISCHIANDO DI ENTRARE IN UN VORTICE SENZA RITORNO. SONO UN UOMO CHE NON PUO’ FARE A MENO DI VIAGGIARE E DI STARE CON GLI AMICI. AVVERTO LA SENSAZIONE IMPELLENTE DI ESSERE A CONTATTO CON GLI ALTRI ED ANCHE QUANDO VADO ALL’ESTERO MI PIACE CERCARE DI RELAZIONARMI CON LA GENTE DEL POSTO, VIVERE LE LORO TRADIZIONI. AMO CUCINARE, MI RENDE FELICE RICEVERE AMICI PER CENA. SPESSO CI RIUNIAMO, BEVIAMO DEL VINO ROSSO E CANTIAMO A SQUARCIAGOLA. SONO APPA S S I O NATO DI MUSICA, QUANDO VEDO UNA CHITARRA O UN PIANOFORTE SCOMPARE TUTTO IL RESTO. NON PASSA UN GIORNO IN CUI NON CANTI ALMENO UNA CANZONE CON LA MIA CHITARRA. SONO UNA PERSONA MOLTO SPORTIVA: VADO IN PISCINA, PRATICO LA CAPOEIRA E GRAZIE ALLA NAZIONALE ATTORI HO RIPRESO ANCHE A GIOCARE A CALCIO; UNA PASSIONE CHE HO DA BAMBINO. UN’ALTRA COSA CHE FACCIO DI FREQUENTE A CUI NON RINUNCIO E’ VAGARE PER ROMA DI NOTTE A BORDO DEL MIO MOTORINO: MI FA SENTIRE LIBERO. INFINE CON IL TEMPO CHE MI RESTA FREQUENTO L’UNIVERSITA’. SONO UNO STUDENTE PART-TIME, SPERO DI LAUREARMI A BREVE IN CINEMA DIGITALE, MI MANCA POCO ORMAI. AP: QUALI SONO STATE LE ESPERIENZE SIGNIFICATIVE DEL TUO PERCORSO LAVORATIVO? RM: NON POSSO NON CITARE IL MIO PRIMO INCONTRO CON MARCO BELLOCCHIO NELL’AMBITO DI UN WORKSHOP SUL CINEMA, ESPERIENZA CHE MI PORTO’ A GIRARE IL CORTO >>
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D. ALESSANDRINI - GERMANO ZAMA - SHIRT PASSION - WHO’S WHO - LOOPS - LATINO’
Renato Marotta personaggi
personaggi Renato Marotta
“CIAK UNICO”. SPERO TANTO DI POTER LAVORARE CON LUI UN GIORNO. L’INCONTRO CON SALVATORE SAMPERI, UN REGISTA DAL GUSTO ESTETICO E NARRATIVO MOLTO RAFFINATO. INTERPRETARE IL RUOLO DI MICHY NE “L’ONORE E IL RISPETTO” AL FIANCO DI MOSTRI SACRI COME VIRNA LISI E GIANCARLO GIANNINI E’ STATA LA MIA INIZIAZIONE NEL GRANDE CIRCUITO. E’ STRANO RIPENSARE A COME IL PRIMO CIAK DI QUEL FILM FUI PROPRIO IO A BATTEZZARLO. MI TREMAVANO LE GAMBE, IL TEMPO CHE TRASCORSE TRA IL MOTORE E L’AZIONE DEL REGISTA FU INTERMINABILE. LA MIA VITA PASSO’ FULMINEA DAVANTI AI MIEI OCCHI, EVIDENTEMENTE CAPII CHE STAVA ACCADENDO QUALCOSA D’IMPORTANTE. PER FORTUNA IL TREMORE NON SI VEDEVA NELLA CINEPRESA: LA SCENA ERA AMBIENTATA IN UN LAGO. UN’ALTRA TAPPA IMPORTANTE PER ME E’ STATA LAVORARE A TEATRO CON ANTONIO GIULIANI, GRANDE COMICO E REGISTA CHE MI HA FORGIATO MOLTO NEL GENERE BRILLANTE. GIUNGENDO ALLE ESPERIENZE RECENTI, VORREI RICORDARE IL MIO INCONTRO ARTISTICO CON LUCIANO ODORISIO, UN REGISTA DI GRANDE UMANITA’ CHE MI HA INSEGNATO MOLTO SULL’EQUILIBRIO ESPRESSIVO DELLA RECITAZIONE. TENGO A PRECISARE CHE CIASCUNA TAPPA ARTISTICA, SIA IMPORTANTE CHE MENO IMPORTANTE, E’ SEMPRE RISULTATA IL FRUTTO DI UNA CONDIZIONE UMANA MOLTO PARTICOLARE, PER NON DIRE UNICA. AP: SEI SPOSATO O FIDANZATO?
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RM: AL MOMENTO SONO SINGLE MA, SAI, OGGI E’ TUTTO COSI’ FRENETICO E VARIABILE OGGI CHE DOMANI POTREI RISPONDERTI IL CONTRARIO. AP: HAI FIGLI O VORRESTI AVERNE? RM: ADORO I BAMBINI, HO LAVORATO TANTO CON LORO. PENSO CHE IL MIO RICORDO PIU’ BELLO ED EMOZIONANTE RESTERA’ LEGATO A QUANDO FACEVO GLI SPETTACOLI NELLE SCUOLE MATERNE ED ELEMENTARI. INTERPRETAVO PETER PAN E AD OGNI RAPPRESENTAZIONE SCORGEVO QUELLE FACCINE INCREDULE E PERSE NELLE GESTA DI QUESTO FOLLETTO. OGNI VOLTA MI DAVANO DELLE LETTERE CHE SCRIVEVANO PER PETER PAN: LE HO CONSERVATE TUTTE. ESSERE CONSCIO DI AVER DATO VITA ALLA FANTASIA DI UN BIMBO E’ UNA GIOIA CHE NON HA EGUALI. UN BAMBINO UNA VOLTA MI DISSE: ”PETER PAN, MA SE UN GIORNO IMPARO A VOLARE, POSSO ANDARE A SALUTARE MIO PADRE CHE STA IN CIELO?”. DI FRONTE AD UN ANGELO DEL GENERE TUTTO DIVENTA TALMENTE VERO, COSI’ REALE. AL MOMENTO NON HO FIGLI MA HO UN DESIDERIO FORTISSIMO DI AVERNE, IN FUTURO SPERO ALMENO TRE. CREDO SIA IL VERO SENSO DELLA VITA E LA MIA MISSIONE SU QUESTA TERRA. AP: IL LAVORO DI ATTORE COMPORTA GROSSISSIMI SACRIFICI CHE I GIOVANI ATTORI NON CONOSCONO. POTRESTI RACCONTARCI LA TUA ESPERIENZA A RIGUARDO?
RM: IO SONO ORIGINARIO DI UN PICCOLO PAESE DI DUEMILA ANIME, LAURINO IN PROVINCIA DI SALERNO. UNA PICCOLA REALTA’ DOVE IL MONDO DELLO SPETTACOLO E’ VISTO COME QUALCOSA DI QUASI IRRAGGIUNGIBILE, UN REGNO PER POCHI ELETTI. I MIEI NON SE LA PASSAVANO BENE ANZI DIREI MOLTO MALE. MIO PADRE NON AVEVA UN LAVORO IN QUEL PERIODO ED IO AVEVO VENTIDUE ANNI ED ERO GIA’ STATO LONTANO DA CASA. DECISI DI SCAPPARE CON QUALCHE SPICCIOLO CHE AVEVO IN BANCA E NEL GIRO DI QUARANTOTTO ORE DISSI AI MIEI CHE SAREI ANDATO VIA PER SEMPRE. SAPEVO IN CUOR MIO CHE NON SAREI PIU’ TORNATO. RITIRAI SEICENTOMILA LIRE, LO ZAINO ED ANDAI A ROMA. HO VISSUTO PER I PRIMI SEI MESI AD OSTIA, A CASA DI UN VECCHIETTO DI SETTANT’ANNI, CONOSCIUTO ALLA FERMATA DELLA METROPOLITANA. PAGAVO UN AFFITTO MODESTO E NON PENSAVO CHE FOSSE COSI’ DURA. ERO COSTRETTO A FARE IL DOPPIO LAVORO PER PAGARMI GLI STUDI; VENDEVO I GIORNALI DALLE CINQUE ALLE OTTO DEL MATTINO E UNA VOLTA FINITO CORREVO A FARE VOLANTINAGGIO SINO ALLE DUE. QUANDO ENTRAVO IN ACCADEMIA SCOMPARIVA TUTTA QU E L L’AMAREZZA, DEBELLAVO IL MIO MAGONE APPENA CALCAVO IL PALCOSCENICO. PER TRE LUNGHI ANNI HO DORMITO CIRCA QUATTRO ORE PER NOTTE, DEL RESTO L’AVEVO VOLUTO IO. I MIEI GENITORI NON VOLEVANO CHE FACESSI L’ATTORE, MA QUANDO MI VIDERO PER LA PRIMA VOLTA RECITARE AL SAGGIO FINALE, MIO PADRE MI ABBRACCIO FORTE E MI DISSE: “NON TI AZZARDARE A MOLLARE!”. ERANO ANNI CHE NON ABBRACCIAVO MIO PADRE ED ANCHE MIA MADRE, CHE SOLITAMENTE NON LASCIA TRASPARIRE EMOZIONI, NON TRATTENNE LE LACRIME. QUELLA FRASE DI MIO PADRE E’ LA FONTE DA CUI ANCORA OGGI ATTINGO LA MIA FORZA NEI MOMENTI BUI. CHIUNQUE VOGLIA SAPERE CHE COSA FARE PER INTRAPRENDERE QUESTO TIPO DI LAVORO DEVE METTERE IN CONTO CHE E’ UN CAMMINO DURO, DURISSIMO. TUTTO CIO’ CHE SI AVVICINA AD UN SOGNO E’ FATICA ESTREMA. ANCORA OGGI FATICO DURAMENTE, MI RIMETTO IN GIOCO OGNI GIORNO. LA MIA FORZA E’ LEGATA AI MIEI AFFETTI, ALLA MIA VITA SOCIALE, AL RAPPORTO CON I MIEI AMICI, LE PERSONE DI SEMPRE E LA FEDE. MIO NONNO TOMMASO MI DICEVA SEMPRE “IL LAVORO NON E’ VERGOGNA MA PRIMA DI TUTTO VIENE UNA COSA: LA DIGNITA’”. CREDO CHE IL FINE NON SIA IL SUCCESSO O L’APPARIRE. IL LAVORO, QUALU N QUE ESSO SIA, RAPPRESENTA PER ME SOLO UNO STRUMENTO DI CONDIVISIONE CON IL RESTO DELLA GENTE, QUEL LEGAME INDISSOLUBILE CHE FA EMERGERE LA NOSTRA PERSONALITA’. SOSTENGO E LO FARO’ SEMPRE CHI VOGLIA INTRAPRENDERE QUESTO TIPO DI ATTIVITA’ E VORREI DIRE A TUTTI COLORO I QUALI ABBIANO UN SOGNO DI LOTTARE PER ESSO FINO IN FONDO, COME HO FATTO IO. AP: QUALI SONO I COLLEGHI CHE STIMI MAGGIORMENTE E C’E’ QUALCUNO DI LORO A CUI TI ISPIRI ? RM: STIMO MOLTI ATTORI ITALIANI CON I QUALI HO LAVORATO E CON I QUALI NON HO ANCORA AVUTO IL PIACERE DI FA R LO. PIER FRANCESCO FAVINO E’ L’ESEMPIO DELLA FORZA DI VOLONTA’ E DEL LAVORO COSTANTE. FECI UN SEMINARIO CON LUI ANNI FA DIRETTO DA UN REGISTA AMERICANO. FAVINO MI MERAVIGLIAVA QUALUNQUE COSA FACESSE, METICOLOSO E GENEROSO ALLO STESSO TEMPO. ADORO SERGIO CASTELLITTO E TONY SERVILLO CON I QUALI MI PIACEREBBE LAVORARE. HO GRANDE STIMA PER IL MIO AMICO E COLLEGA BRANDO GIORGI, UN ATTORE UMILE ED UMANAMENTE DELIZIOSO. GIANCARLO GIANNINI, UN MOSTRO SACRO AL CUI COSPETTO MI SENTO PICCOLO PICCOLO, MA AL CUI FIANCO HO AVUTO L’ONORE DI RECITARE PER BEN DUE VOLTE. FRA LE DONNE APPREZZO MOLTO LA MEZZOGIORNO,
LAURA CHIATTI ED ASIA ARGENTO. IL MIO MODELLO, LA MIA FONTE D’ISPIRAZIONE PERO’ RISIEDE OLTREOCEANO. ALLUDO AD AL PACINO, OVVIAMENTE. AP: QUALI SONO GLI OBBIETTIVI E GLI IMPEGNI IN AGENDA NEL TUO IMMEDIATO FUTURO ? RM: A BREVE ANDRANNO IN ONDA DUE FICTION: “VITE DA PAPARAZZI”, CHE MI VEDRA’ AL FIANCO DI LORENZO CRESPI E PINO INSEGNO PER LA REGIA DI PIER FRANCESCO PINGITORE, ED “IO NON DIMENTICO”, DOVE SARO’ CO-PROTAGONISTA AL FIANCO DI GIANCARLO GIANNINI, BRANDO GIORGI E MANUELA ARCURI PER LA REGIA DI LUCIANO ODORISIO. PER QUEL CHE CONCERNE IL MIO FUTURO, IO E IL MIO AGENTE DAVIDE TOSI, CON IL QUALE HO TROVATO UNA SINERGIA INCREDIBILE, STIAMO LAVORANDO SU PROGETTI MOLTO INTERESSANTI PER LA MIA CARRIERA, TRA CUI UN FILM PER IL CINEMA PER LA PROSSIMA PRIMAVERA. STO SCRIVENDO UN FILM COME REGISTA ASSIEME AL MIO COLLABORATORE ELIO MANCUSO, DATO CHE HO GIA’ AVUTO ESPERIENZE DIETRO LA MACCHINA DA PRESA, REALIZZANDO UN DOCUMENTARIO E TRE CORTOMETRAGGI DI CUI L’ULTIMO, “ANTIORARIO DI QUARTIERE”, IN 35-MM, COPRODOTTO CON LA "COLLEOPARDO FILM" DI CATERINA ROGANI. L’IDEA DI POTER ESSERE AUTORE DELLE MIE IDEE MI ECCITA TERRIBILMENTE. AP: SOGNO NEL CASSETTO? RM: RISCHIO DI ESSERE BANALMENTE RETORICO SE DICO LA PACE, MA NON POSSO ESIMERMI DAL CITARE UN VALORE COSI’ AUTENTICO E PROFONDO SU CUI BASO IL MIO VIVERE QUOTIDIANO. IL MIO LAVORO NON SI DISTACCA MINIMAMENTE DA CIO’ CHE SONO COME PERSONA. SE PENSO ALLA MIA CARRIERA SOGNO DI POTER ANDARE AL CINEMA CON LA MIA FAMIGLIA, I MIEI NONNI ED I MIEI AMICI E POTER VEDERE IL MIO NOME SCORRERE NEI TITOLI DI TESTA DI UN FILM CANDIDATO ALL’OSCAR. E’ UN SOGNO, PERCHE’ NON ESAGERARE?
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li arredamenti si distinguono l'uno dall'altro soprattutto dallo stile che rappresentano: classico, moderno, minimale... Diverse categorie che grazie ad alcuni dettagli, si possono etichettare ed associare ad un determinato stile. Tra tutti quelli che conosciamo non c’è uno che piace a tutti, ma ognuno è sog g e t t ivamente ap p re z z ato o rifiutato dal pubbl i c o. Tendenza di stile in via di affermazione è quella di liberarsi dell’eccesso, facendo attenzione a non utilizzare decori aggiunti, che la maggior parte delle volte sono di troppo, cercando di donare a ciò che è prodotto una storia, un trascorso remoto di tempo, che affiora tramite il suo corpo. Così facendo si arriva ad avere uno stile che pone le basi nell’idea di un ambiente minimale, libero da inutili impedimenti, ma che riesce ad acquisire valore solo esclusivamente grazie alla materia. >>
art design Massimo Del Monte
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design la materia attento a certi valori che spesso nella frenesia odierna sono andati perduti. Il luogo in cui si vive deve raccontarsi e raccontare chi lo abita quotidianamente.
Magazzini Sonori, il contenitore digitale per la musica libera by Giovanni Zerba
“L
a musica libera, libera la musica”. Con questo slogan è stato presentato in queste settimane il portale “Magazzini Sonori”. Un contenitore interattivo e dinamico destinato ad accogliere le produzioni musicali realizzate in teatri, rassegne, concerti, conservatori e nelle scuole di musica. Il portale è stato realizzato dalla Regione Emilia-Romagna con lo scopo di utilizzare le tecnologie di rete per salvaguardare il patrimonio artistico e musicale. Uno strumento importante per poter pensare a nuovi modelli di fruizione musicale, come ribadito alla presentazione dall'assessore regionale alla Cultura Alberto Ronchi. La piattaforma si rapporterà al territorio attraverso convenzioni e grazie al contributo diretto di musicisti e gruppi musicali. Hanno già aderito al progetto 15 enti fra cui: l'Associazione Arturo Toscanini, Bologna Festival, Ravenna Festival, Porretta Soul Festival, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Comunale Modena, Teatro Comunale di Bologna e Teatro Comunale di Ferrara. Teatri, festival e centri di produzione che hanno accettato di mettere a disposizione i propri materiali. >>
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Il sito è organizzato in due sezioni principali: Magazzini Net, dedicata all'attività di teatri e festival, e Magazzini Free Zone, dedicata a band, gruppi musicali di ogni genere, e ai cantautori, che vogliano caricare e condividere le proprie produzioni con il pubblico della rete. Il portale non sarà inoltre solo un contenitore, ma anche un sistema di servizi web per siti e media convenzionati. Un progetto che diventerà quindi, per gli enti musicali, un'infrastruttura di servizio con un vasto archivio in cui effettuare ricerche, ma che sarà anche un modo nuovo per condividere e salvaguardare con gli utenti le tradizioni musicali. “Magazzini Sonori” si colloca infatti a pieno titolo fra le iniziative mirate alla salvaguardia del patrimonio culturale italiano attraverso l’uso delle nuove tecnologie e dell’info rm atica, seguendo le direttive e le sollecitazioni del progetto Michael (Multicultural Inventory of Cultural Heritage in Europe), che è stato approvato recentemente dalla Commissione Europea al fine di valorizzare e far conoscere attraverso internet la ricchezza, la vastità e la varietà del patrimonio cultura l e e u ro p e o. L’utilizzo di tecnologie digitali per le registrazioni della propria produzione è oramai prassi corrente all’interno dei teatri. In alcuni casi, con decisione saggia e lungimirante, alcuni concedono al sistema delle radio locali la possibilità di trasmettere in diretta e/o in differita i concerti e le performance offerte al pubblico. In altri casi, sono le prove ad essere oggetto di regis t razione e di trasmissione. “Magazzini Sonori” si inserisce in questo filone, proponendosi di costruire una piazza virtuale da offrire a tutti coloro che non frequentano le platee, ma che potrebbero frequentarle se attirati e convinti dall’ascolto di quello che vi succede. In nessun caso infatti l’ascolto radiofonico (in diretta o in differita) penalizza il botteghino. Gli esperti in economia della cultura sanno che l’ascolto radiofonico esalta la disponibilità del pubblico a frequentare più assiduamente i teatri, gli auditorium, e i negozi di dischi. In altre parole, anche questa è una strada per la formazione del pubblico. “Magazzini Sonori” esclude ogni forma di attività commerciale, la finalità dell’iniziativa è prettamente promozionale. Il solo diritto oggetto delle convenzioni che regolano l’attività dei “Magazzini Sonori” sarà quello di raccogliere e trasmettere esclusivamente via internet i brani musicali forniti dagli artisti, che potranno essere ascoltati in rete da tutti coloro che, iscrivendosi al sito, firmeranno una dichiarazione di uso singolo e non commerciale dei file scaricati. Del resto gli artisti conoscono le potenzialità del mezzo “internet”: nel nuovo contenitore digitale potranno inserire una specie di portfolio personale, dotato di foto, curriculum e brani musicali, acquisendo un importante strumento promozionale sulla scia di quanto già avviene con altre piattaforme di social networking… My Space docet. Life People 57
motori
N
PESARO _ on ci sono dubbi: il prossimo anno, motociclisticamente parlando, sarà un anno da i n c o r n i c i a re. Ci sarà da dive r t i r s i ed è facile preve d e re che la battaglia delle “pieghe” t ra StonerRossi, la sfida tra il fresco campione del mondo della Ducati e l’asso della Yamaha sette volte iridato, sarà feroce. Sarà all’ultima staccata, considerando pure che il piccolo Dani Pe d rosa e la sua Honda non staranno a guard a re.
MotoGP, è finita l'era Rossi? by Maurizio Bruscolini
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motori è finita l’era di Rossi?
Fiera di Pesaro presenta
CORSI DI PERFEZIONAMEN TO
GUIDA SICURA per due e quattro ruote
Ecco, in estrema sintesi la MotoGp del prossimo anno sarà, o meglio potrebbe essere, una sfida a tre, con alcuni piloti che talvolta - come ad esempio Hayden sulla sua pista a Laguna Seca - potrebbero salire sul gradino più alto del podio. Ma la lotta vera, quella senza esclusione di colpi, sarà tra loro, tra l’australiano della Ducati e l’anglo-tavulliese della Yamaha. Stoner, il pilota che rappresenta meglio di ogni altro la generazione di centauri della “trazione control-
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lata” o gestita elettronicamente, quella diavoleria che permette ai piloti di aprire il gas anche in piega senza essere disarcionati dalla sella, ha inaugurato una nuova era: ha aperto l’epoca del dopo Rossi. E sì, perché Valentino ha dato un calcio sia ai guai (accordandosi con l’Agenzia delle Entrate e di fatto ammettendo di essere un evasore fiscale) sia alla Michelin, ma non saranno le Bridgestone o il nuovo propulsore della Yamaha (quando arriverà) a salvarlo dalle paghe che
prenderà da Stoner, Pedrosa e qualche altro giovane, e sottolineiamo giovane, pilota. Non serve essere dei superdotati mentali per cogliere che il 46, nella stagione scorsa, di errori in pista ne ha commessi parecchi e uno dei suoi punti di forza, la determinazione, spesso è venuta a mancare. Non sono mancati invece i lamenti del Dottore, soprattutto nei confronti della Michelin, ma anche con la Yamaha non è stato tenero e vale la pena di ricordare l’incredibile >>
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motoGP
è finita l’era di Rossi?
intervista concessa ai suoi amici di Italia Uno nella quale dichiarava: “Io sono Valentino Rossi e la Yamaha mi deve dare una moto competitiva, non posso fare tutto io...”. Un delirio, ma è uno sfogo che i vecchi cronisti del motomondiale conoscono bene perché lo hanno già sentito tante volte, tutte quelle volte che un pilota in declino – invece di ammettere di aver perso parte dello smalto che aveva - inizia ad accusare altri, anche se tra loro c’è qualcuno, come la Michelin, che nel 2004 e 2005 gli ha fornito gomme in esclusiva, pneumatici che
costruiva la sera prima della gara utilizzando tutte le notizie raccolte nei due giorni di prove. Solo per lui. Quando accadeva tutto ciò i giornalisti che da anni erano seduti comodamente alla corte del Dottore si sono ben guardati dal riferire, come dovere professionale avrebbe voluto, i fatti. Però i colleghi sono stati velocissimi, quando Stoner, la Ducati e la Bridgestone hanno preso in mano la situazione, a recriminare dalle loro colonne la monogomma, ov ve ro pneumatici uguali per tutti. Ma non finisce qui. Carmelo
Ezpeleta, che è il gran capo del circo delle due ruote, è andato a chiedere alla Bridgestone le gomme per Rossi e il costruttore nipponico ha dovuto fornirle. Bel colpo, così bello che viene voglia di dimettersi da appassionati di moto e passare al calcio, perché nel mondo delle moto Luciano Moggi è un dilettante.
viaggi
Argentina H
o avuto modo di viaggiare in Argentina moltissime volte, e quasi sempre a Buenos Aires dove mi sono trovato benissimo e dove ritorno volentieri ogni volta. Ormai si può dire che la Capital Federal ha per me pochi segreti e anche in quest'ultimo viaggio ho avuto modo di scoprire delle cose nuove. Quest'anno, anziché trascorrere l'inverno d'Italia in Thailandia, come facevo da circa 9 anni a questa parte, ho approfittato della mia conoscenza della lingua e del costume argentino, nonché del fatto che sono "innamorato" di questo immenso Paese, per trascorrere l'inverno sulla costa a sud di Buenos Aires. Per l'ultimo dell'anno è difficile trovare un taxi o un remis (auto a noleggio con autista). Infatti già alle 21 i centralini delle varie compagnie di taxi non accettavano più prenotazioni e quelli che si trovavano in circolazione erano gia tutti occupati. Io vivo in prossimità della Avenida Santafè, pieno centro di Bs As, vicino Plaza San Martin, cuore nevralgico di Bs As. Una volta in strada, quello che era il gesto più comune, come appunto alzare un braccio e ferm are un taxi, è diventato all'improvviso la cosa più difficile del mondo. Dopo circa 40 minuti finalmente sono riuscito a prendere un taxi ed ho potuto così raggiungere il luogo dove avrei atteso l'arrivo del nuovo anno. Le sorprese comunque non erano finite, perché per poter ritornare all'albergo ho dovuto aspettare fino alle 6, orario in cui i taxi hanno ripreso a girare. Quindi, se vi dovesse capitare di voler trascorrere una fine di anno in Buenos Aires, mettete in preventivo questa cosa e premunitevi per tempo. Dopo una settimana trascorsa nella capitale federale argentina, a bordo di un pullman, che qui chiamano Micro, in partenza dalla stazione delle corriere "Retiro" ho raggiunto Pinamar, località costiera a circa 350 Km da Buenos Aires. Se si dovesse scegliere di viaggiare con questo mezzo nel periodo dicembre-gennaio-febbraio è consigliabile, se si ha la possibilità, di fare il biglietto del micro con un buon anticipo perché si corre il rischio di non trovare posto, perché qui le festività di Natale e fine anno coincidono con il maggior momento di transito. In partenza per le località balneari la frequenza è di un micro al minuto. Ovviamente ci si può spostare in aereo o noleggiando un'auto, una cosa importante da sapere è che il costo del biglietto aereo potrebbe essere sostanzialmente più alto se comprato da un europeo o comunque da
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Argentina viaggi
uno straniero, perché per gli spostamenti interni, molte volte, chiedono che si paghi in dollari Usa e non in Pesos argentini. Questa è purtroppo una delle contraddizioni maggiori di questo Paese. Prendendo il micro, per coprire la distanza suddetta, si spendono l'equivalente di circa 12 euro viaggiando in maniera comodissima e piacevolmente, e si copre la distanza tra Bs As e Pinamar in meno di 3 ore e mezza, stando seduti in poltrone con schienale reclinabile che diventano come un letto, tanto è vero che li chiamano micro-cama (cama = letto). Prima della partenza ad ogni passeggero (il micro con cama ne trasporta 32) viene offerto, incluso nel biglietto, un pranzo frugale, composto da un panino, un dolce, crackers ed una tavoletta di cioccolata. In Pinamar, come in tutto il resto della costa, c'è molto vento e per questa ragione si prendono in affitto le "Carpe", che altro non sono che una specie di cabina, aperta sul davanti, montate una a ridosso dell'altra su struttura metallica e ricoperte di cera telata, che appunto riparano dal vento. Si possono anche prendere in affitto ombrelloni con sedie a sdraio (reposera), prezzo medio al giorno 40 pesos (euro 11.40), ma se noleggiato per un lungo periodo il prezzo può arrivare a scendere anche del 50%. L'ombrellone non è comunque consigliabile perché dato il forte vento… si starebbe sempre a corrergli dietro. Non è comunque obbligatorio prendere a noleggio l'una o l'altra cosa: qui basta avere un telo da bagno e stenderlo sulla sabbia, ma se si ama la comodità la carpa è la scelta migliore. Gennaio è alta stagione, mentre già febbraio i prezzi subiscono una flessione verso il basso. Marzo è praticamente un mese tranquillissimo, anche dal punto di vista climatico è paragonabile al nostro settembre. Contrariamente alle nostre spiagge, qui gli uomini indossano tutti costumi da bagno modello "boxer", (malla masculina) a cominciare dai ragazzini di 2/3 anni a finire ai signori di età avanzata. Per tutto il tempo che sono stato a Pinamar, non ho visto un solo uomo con un costume formato slip, quest'ultimo viene usato preferibilmente dai bagnini (guardavida). Le signore in spiaggia indossano costumi a due pezzi o interi e non si scoprono mostrando il seno. Ogni stabilimento balneare ha diversi tipi di comfort, dal punto internet ai massaggi, al ristorante, alla terrazza per godere del sole, ai punti telefonici messi a disposizione gratuitamente dalle varie compagnie telefoniche. In molti bagni c'è la musica alta fino a pomeriggio inoltrato e la sera si trasfo rmano in veri e propri ristoranti alla moda proponendo cene etniche e musica, mettendo a disposizione del turista la professionalità e la perizia del proprio personale. Durante il giorno, stesi al sole, potete tranquillamente stare in pieno relax senza che nessuno, fatte rarissime eccezioni, venga a disturbarvi per vendervi questo o quell'altro articolo. I venditori ambulanti sono veramente assenti. Ci sono dei personaggi con carrettini che percorrono in su ed in giù la spiaggia vendendo dalle tipiche cose da mare alle pannocchie lesse, ma tutto nella più assoluta tranquillità e senza infastidire.. >>
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viaggi Argentina
Un piccolo consiglio a proposito del sole. Essendo appunto molto ventilato, non ci si rende conto del sole cocente e si corre il rischio di scottarsi, quindi è consigliabile usare una crema protettiva ed un cappellino (gorro) per evitare brutte sorprese. Gli italiani qui, come in ogni parte dell'Argentina, sono ben visti, anzi oserei dire amatissimi, quando gli abitanti sentono parlare italiano cercano il dialogo. Il centro di Pinamar è molto elegante e si trovano negozi di ogni genere. Oserei paragonare questa località alla "Porto Rotondo" dell'Argentina, per la sua frequentazione da parte di chi può p e rmettersi uno standard di vita medio alto, rispetto al resto del Paese. Si possono affittare camere d’albergo a vari costi o comunque da 120 /140 pesos giornalieri, compresa la prima colazione (desajuno). Per dare un’idea, in gennaio un buon albergo nel centro di Pinamar può costare 120 pesos, mentre in febbraio arrivare a 90 pesos. Si possono affittare anche appartamenti, ci sono molte agenzie immobiliari, ma soprattutto si possono affittare delle vere e proprie villette immerse nel verde della pineta, ville semplicemente bellissime, che oltre ad avere ogni comfort sono a poca distanza dal mare. Il costo per il mese di gennaio è sui 2400 euro (8500 pesos), mentre a febbraio subisce un abbassamento di circa 1000 pesos. A marzo scende al 50 %. E’ consigliabile contrattare direttamente con il padrone (dueno) evitando così la commissione all'agenzia e, se affittate per lungo tempo godrete di uno sconto ulteriore. Vicino a Pinamar, in maniera quasi contigua ci sono località come Carilo, Villa Gesell, Ostende, Valeria del Mar, San Clemente ed altre. Carilo è un centro molto apprezzato da queste parti e non solo nelle vicinanze, ma già da Bs As si fa un gran parlare di questa località che è un pochino la "Porto Cervo" di Argentina, nel senso che è frequentata da "gente in vista" che per disintossicarsi dallo stress delle grandi città argentine, trova rifugio in questa città costituita da un piccolo centro dall'architettura che richiama un paese abitato dagli gnomi con ville immerse nel bosco di pini. Luogo ideale, a mio modesto parere, per fermarsi una settimana o dieci giorni, perché non ha vita sociale, mentre Pinamar è un posto altrettanto tranquillo che comunque riserva, tra l'eleganza dei suoi negozi, ogni tipo di divertimento, diverse discoteche e tre teatri, e ristoranti di ogni tipo. La sensazione a pelle è quella che si è in sicurezza, protetti e coccolati. Trascorrere una serata in un buon ristorante, mangiando della buonissima carne argentina e bevendo un eccellente vino, tra i migliori del Paese, può arrivare a costare al massimo sui 120 pesos in due. Poco più di 40 euro. Differentemente se non si hanno grosse pretese si può mangiare, in due, per l'equivalente di 15 euro, magari scegliendo pollo alla griglia con contorno di patate fritte o insalata, bevendo birra. A Pinamar, come in quasi tutte le cittadine della costa, fatta eccezione per Mar del Plata che dista da qui 150 Km, le strade sono volutamente non asfaltate e questo comporta un notevole disagio quando piove. Non è raro trovare delle immense pozzanghere, veri e propri "laghetti". Quando piove, dato anche il numero elevato di turisti, per trovare un taxi o un remis che soddisfi le proprie esigenze, spes-
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viaggi
Grand Cayman
so occorre un'attesa di una 30 minuti, comunque anche se piove la temperatura non scende mai al di sotto dei 15 - 20 gradi. E’ consigliabile mettere in valigia qualche maglione di cotone o qualche spolverino perché la sera è fresco. Il taxi o il remis si può chiamare da qualsiasi negozio, bar o ristorante senza che si paghi la telefonata, come del resto tutti gli abitanti di Pinamar telefonandosi tra loro non pagano la telefonata. Si può prendere a noleggio un cavallo e godere delle bell e z zedel bosco standoci in sella, oppure noleggiare un quadriciclo (moto a 4 ruote) ideale per le strade di sabbia. Il costo è di 50 pesos per mezz'ora. Sia in Pinamar che in Carilo si può veramente riposare dallo stress delle città e respirare aria pura ritemprando sia lo spirito sia il fisico. L'unico neo è dato dal fatto che nel mese di gennaio si possa avere la sfortuna di avere come vicini di casa dei giovani che fanno festa ad ogni fine settimana, organizzando una grigliata, musica e giochi... Qui si inizia a cenare tardi, verso le 22, e si arriva fino alle prime luci dell'alba. Può capitare inoltre di entrare in un negozio e comprare un capo di abbigliamento visto in vetrina, ed al momento di pagare trovarselo maggiorato di 5-10 pesos solo perché la taglia richiesta è più grande di quella esposta. A questo punto o si chiama un tutore dell'ordine… o lo si lascia lì. Una cosa che mi ha fatto riflettere e credo meriti un poco di attenzione, se non un vero e proprio approfondimento, è quanto apparso sul "Clarin" il giornale più importante dell'Argentina, dove il giornalista loda l'incremento delle visite al parco di Iguazu, sottolineando una presenza di oltre 4000 persone al giorno e poi nel corso dell'articolo dichiara che il costo per entrare al parco e mirare le bellezze della natura è per gli argentini di 12 pesos, per i pensionati e ragazzi al di sotto dei 12 anni di 6 pesos. I visitatori degli altri Paesi appartenenti al "Mercosur" hanno una tariffa speciale di 18 pesos, mentre il resto del mondo paga 30 pesos. Chiaramente questo a mio avviso è assolutamente furbesco se non addirittura discriminatorio. Certamente l'Argentina non mi è parsa assolutamente razzista, resta comunque un Paese dalle grosse contraddizioni, sebbene io ne sia profondamente innamorato e ne senta la mancanza quando sono in Italia. Ci sono cose che andrebbero approfondite o cambiate. Tornando a Pinamar, la città offre una vita notturna abbastanza movimentata. Qui si raduna una forte comunità italiana, molti sono iscritti all'Associazion Mutual Italiana "Cristoforo Colombo" Eneas n° 245, presieduta da Juan Antonio Piunno che ha chiesto ed ottenuto dalla municipalità di intitolare una piazza alla nostra nazione ed ha fatto molte cose per i connazionali, come quella di festeggiare l'anniversario del 2 giugno, esattamente come facciamo in Italia.
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presto detto. La vacanza è quella classica del mare tropicale, quindi abbigliamento prettamente estivo, al limite servirà qualcosa di più pesante per la sera (io non sono mai andato oltre maglietta e calzoni corti), e una buona crema solare. Per tutti, non dimenticarsi il costume da bagno, visto che nudismo e topless sono vietati dalle leggi vigenti. Le Cayman sono il paradiso dei subacquei: quindi gli appassionati di questo sport (io non lo sono) sanno benissimo cosa portarsi per le immersioni; per chi intende invece limitarsi allo snorkelling, potrebbe essere utile portarsi da casa pinne, maschera e delle scarpette di gomma per camminare nell’acqua senza problemi. In ogni caso tutta l’attrezzatura è noleggiata o prestata in ogni albergo. Prima di tutto, un accenno di introduzione. Le Cayman altro non sono che la mitica Tortuga, terra di bucanieri, rhum e tesori nascosti. Il nome Tortugas era stato dato loro addirittura da Colombo, che sbarcato su un’isola sconosciuta vi incontrò numerosissime tartarughe. Le Cayman attuali (la denominazione è attribuita a sir Francis Drake, che trovò invece coccodrilli) non hanno niente a che vedere con il tumultuoso passato. Al contrario, oggi le Cayman rappresentano un fenomeno unico nel panorama dei Caraibi quanto a tenore di vita, che è il più alto della regione con disoccupazione nulla, assoluta integrazione razziale tra bianchi e neri, totale tranquillità per quanto riguarda episodi violenti o furti ("Qui ci conosciamo tutti", ci tranquillizzava sorridendo il titolare della B & S Motor Ventures alla nostra domanda sulle attenzioni da dedicare allo scooter che ci aveva appena noleggiato ed alla nostra attrezzatura fotografica). Non solo, per chi fosse interessato questo è uno dei paradisi fiscali più impenetrabili del mondo, grazie ad anonimato assoluto e agevolazioni fiscali favorevolissime. Le Cayman sono quindi Caraibi - non Caraibi, nel senso buono e cattivo del termine al tempo stesso. Il paesaggio, il mare, le spiagge con le palme sono esattamente quelli, anzi, ad altissimo livello. Però manca l’atmosfera che accomuna il resto dei Caraibi: non ci si sente avvolti dal senso di peccaminosa libertà di Cuba o della Giamaica, niente "fumo", niente salsa, rasta e malavita; non c’è gente che suona per strada e nessuno ti chiede soldi. Tutto questo è positivo e rilassante ma, a dire tutta la verità, a noi sono mancati il calore, l’atmosfera e la musica dei Caraibi a rendere più eccitante la vacanza; senza tralasciare che spesso ho dovuto rinunciare, a causa dei prezzi, ai mega-cocktails tropicali che attendevo tanto!! Passiamo alle nostre giornate. Non trascurerei l’arrivo all’aeroporto, soprattutto di Cayman Brac, una pista a ridosso del mare ed una piccola costruzione, di cui rammento soprattutto il sole abbagliante, il caldo "violento" e la sensazione immediata (e mai smentita) di essere atterrati su uno di quei posti che da sempre si sognano su depliants e fotografie. Il nostro albergo già di per sé offre la possibilità di trascorrere lentamente dei momenti indimenticabili: a cominciare dalle ore passate a leggere sull’amaca magnificamente sistemata sul vecchio bar di legno (mai riattivato dopo che un uragano l’aveva distrutto) posto al termine del piccolo pontile, dalle passeggiate solitarie sulla spiaggia in cerca di coralli o conchiglie dalle forme curiose (da non raccogliere)
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fino al West End Point, la punta estrema dell’isola, per ammirare il tramonto, ai bagni nella vasca idromassaggio ricavata tra le palme. Ma è il mare il vero sovrano. Tralasciando le immersioni, di cui come già scritto so davvero poco, numerosi a Cayman Brac sono i siti per chi voglia praticare lo snorkelling e chiunque sull’isola vi aiuterà volentieri a trovarli; beh, a dir la verità secondo me il posto migliore è proprio la baia di fronte all’albergo! Tra le rocce sul fondo, anche dove l’acqua è bassa, si nuota in un meraviglioso acquario di pesci di ogni colore e forma, che si lasciano tranquillamente avvicinare, e la sensazione di pace e leggerezza è incomparabile; i bagni durano ore, data anche la temperatura dell’acqua, sempre tiepida, ed ogni volta che si fa per uscire si viene "catturati" da un pesce nuovo da raggiungere per osservarlo più da vicino. Incredibile deve essere, ma noi non l’abbiamo provata, l’escursione a Grand Cayman alla Stringay City, una baia dove si può nuotare tranquillamente tra le ra z ze, che sembrano amare la presenza dell’uomo. Su Cayman Brac un "classico" è l’affitto di uno scooter, con il quale girare l’isola in tutta libertà senza correre il rischio di "fondere" per il caldo. A parte le spiagge per lo snorkelling, si visitano le grotte, in cui si racconta che i pirati nascondessero i tesori e, più realisticamente, che la popolazione vi trovasse rifugio dalla furia degli uragani. Altra meta è la scogliera sulla parte orientale dell’isola (tra l’altro Brac deriva da "scogliera" in gaelico), con la camminata fino al faro a picco sul mare sul North East Point; io sconsiglio vivamente venirci nelle ore centrali della giornata, come abbiamo avuto la sventura di fare noi, altrimenti la passeggiata rischia di trasformarsi ben presto in un calvario di sudore e imprecazioni. Ma l’emozione più bella ci è venuta dalla gita a Little Cayman, la più piccola delle tre sorelle, raggiunta con il motoscafo del simpatico Shelby, che offre questo tipo di servizio partendo dai due alberghi di Brac a nome della sua Shelby Charter Boat ( se ricordo giusto il nome, comunque Shelby al Brac Reef è conosciuto da tutto il personale, anzi, non ho mai capito se lui stesso non ne faccia parte). Little Cayman: 25 kmq, 50 abitanti, una sola strada, non asfaltata, che l’attraversa e, più di tutto, un mare da urlare e pregare di non essere svegliati per non smettere di sognare! Giunti dopo una traversata alquanto movimentata e "bagnata" ci siamo fermati sulla spiaggia, all’ombra di una specie di costruzione diroccata, dove un curioso aiutante di Shelby ci ha preparato un pranzo caymaniano a base di polpette di pesce veramente pessimo e dove abbiamo consumato Cuba Libre in quantità smodata. Di fronte a noi, un tratto di mare di un celeste irreale, delicato e violento al tempo stesso, il cui nome, "The pool" è di per sé già una presentazione. Dopo infiniti bagni in mezzo ai pesci a ridosso della barriera corallina, Shelby, che ci aveva preso in simpatia, ha pescato e ci ha fatto dono di un "conch", la stupenda conchiglia caraibica dai riflessi rosati (noi tra l’altro non l’avremmo voluta per motivi di ecologia); adesso è in bagno a perenne ricordo di quel paradiso, ma quanti lavaggi prima che perdesse quell’odore terribile!
Per Alessandra Dolcezza è il tuo nome… che m’importa sapere nei dettagli da quale vita provieni. In te io riverso tutto l’amore di cui sono capace lo stesso che tu riversi in me da tutti i tempi e tutti i luoghi possibili, e mi accorgo che il limite si sposta ogni giorno di più. Non so bene chi eri ma è ciò che viviamo oggi che ogni giorno mi dà vita. Io con te mi risveglio e lentamente scopro mondi di cui non conoscevo nulla. Io che ho creduto d’amare ora mi accorgo che il volto dell’amore porta solo I tuoi occhi…
, N NI G I I G S A E D M E M I L ei A E erind N L p S N L co E E I ederi D F R y b O T E S U M L I m, la useu ale M n sig ienn le De della Tr a n n ie te Il Tr sioni anen na osses pori. ne perm . italia o i e t i e t t l t e a o a t as Da tu esposizi a cinem a cultur n), ques olta man a ig ea nd oro v l mate zinuov ano, gro una lacu del des a sull’id a n e . u t o a i e l l o d i l ian leg a se di M e colma ro muse si mode immagin seo, esign ital di Morte ideo nell è un u m e i r e t v d l s v ta sa ld de Men ava un ilane ni. Ossia la ca regis il suo he de c lo m toric Martone, nserisce ista, dove i dis d (man to gioiel r immagi nema. o t m ,i mi. o i a e te ncet Mari poletano eatro Ani ono attor e forme i e neon razione p ssia di c e nel co e ridiscu l a s T rt i c O h r a tico n dicata al li oggetti immagin er-Confo la di na vimento. e si tradu museo c ne perm i e l g p n d l n h o o one cenico e traduce i e del Su egnato ne st in m scelta c rand di u esposizi eloce deg s m e p o o “ a u a b t b t i c v m n l a l i i h sc pa te dal sic E’ u ità, vero tessa d tazione una sce i Cor iume e le entemen m tratto o negli n s o p c è i r i p e d a a e m c P l p e tt na ion ndo un om o ). E icrodo te, le do, fi rio (r finiz on c e mesi botti ide Ferra Io ucci e sarà p la Dinam la de , preved ni 18/24 oggetti n ì in mod , h i l v c d ” e g ns a Da giatura ne de letti nente menti (o porre gli oleo, be inamich di io Fa erpretazio eg d e s s g t ti n i r u e a s e n t a o sala e c i o a l n s i l t a o in a Deun m lle relaz e ambie iù di G ata l’in nge s i r s n p i e e s l c l P l c se ffid che alleria o loro de re stori reati. “ al su a del a)èa a a io c g uce d si occup ilità, lav USA urista. d e una taurino tr immagin e là ri sificator r , b , i i t a o t l t u s c i e a i e s i n a F s p i A cl qu ch un la z im arc ità che le Lu è figlio erialità, nterpreta pade lasci abitativi namento e Silvana e a e i a n a o s m r i ( a D i llo oi rd fin tte tric bre, l spaz frate abile ssa puan un o diret r me in Mio zia Impil nonio Ca he fra om senza ste negli definire ferma la orato pe tazione, i c s a r f , A e v n a ’ c a o a o e l e t l o l r a m nt res ann piri che ionale – biamo nette rapp ), me llo S n sar rb z rtom bilità Luce de iali si con tradi rico – a e propria del desig lusivi pe il co ella o a r t c L e a a t s i a d e d a one à imma nich una ver le icon nici ed e è affi icerc le u o one realt ma. Olmi ici: una r el suo u i z e o i punt i oggetti non gli n d d n e l a e a p a n t i o a n m a l m t s c r E Se on rim oni esig del cui g onisti, m estro i Grandi il protag essore pr rmare sta p os’è il d cina e g m u a t q l fe A er rof C da ti pro gi”. di ad af un p ffè gio p ricor regis ggi tema g petrag a che ci chiodi), del Po e no un ca sona persona icata al aso noti roprio a o o z t e g z o c p i d l n v e i l e a e r m v (C er pu arda ornire i Fra useo, d ovia o per l film o non f o gu so tr , tuttimo e la città del mond del m o, ci son iamati a ll’ingres britannic cente ini, e r r i a n a r h n i A g old rafi lasc utti i lib italia grafici, c imento. l regista ibit desi lmog Silvio S T fi per t e . “ o h u s t a d ” l x e e a o m l ch em mic lido con truito da o video usll’al llazione re dell’e rire sul a e n n i l u con te più so ello cos gnament lità del L m porto eo insta y, curato a trasfe rica per g u a l a n a e o o id Il po sembra q l’accomp i e la Sacr recente fi a la v Greenaw e pront uasi pitt pera cin l d s , o q e e i n o e a r d e n i d u h e a i e r s o v t g n u z i a a r t Pe siz zio d’a del Bo la s ri del gi htore l o n i a e e e e p t d z t h ms d t n z n c e e i e a a l Gr rea o an ex dirig ria vita n I dell’ propria , matrice o I miste ightwatc r t e n d e a c r a a to l’isol tema al , dove un della prop seo l i di scen capolavo recente N interven i n t le l’ tt l l u l n o e a a a ign : a co. v g d t o e t u g a s a o e N iare al des sul lastri afic on Hous la strad di altre rei r n g r o o t i nc Gi erp nito ma mpt y apre autor a rinu e int ere fi to i Co non s dopo ess no d reenawa italiani, pagnano lestimen G al ti meno ing. te regis he accom o primo t t c e s s i e g qu di ag le di metr corto sette iso le tano
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QUANDO HO DECISO DI DIVENTARE UNO SCRITTORE HO DOVUTO LOTTARE, COMBATTERE CONTRO I PREGIUDIZI INUTILI DELLA GENTE, CONTRO LE DICERIE IGNOBILI DI QUANTI NON CREDEVANO NEL TALENTO E NELLA COMPLETA SOTTIMISSIONE AD UN BENE SUPREMO, IL BENE CHE LA LETTERATURA CONCEDE AGLI ELETTI. LA FORZA E LA TENACIA DI PERSISTERE NEI MIEI OBBIETTIVI MI HANNO PORTATO OGGI AD ESSERE QUELLO CHE SONO: UNO SCRITTORE. LA MIA LOTTA,TUTTAVIA, NON E’ TERMINATA. ORA CHE LA GENTE MI RICONOSCE PER STRADA E MIGLIAIA DI PERSONE LEGGONO I MIEI ROMANZI O LE MIE RUBRICHE, ESSA DIVIENE SEMPRE PIU’ ACCANITA. E’ PER QUESTO CHE CONTINUO A COMBATTERE CONTRO TUTTI; CONTRO I MIEI EDITORI PER ESSERE LIBERO DI SCEGLIERE, CONTRO I MIEI DIRETLife People 76
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TORI CHE NON COMPRENDONO IL REALE POTERE DELLE PAROLE E CONTRO CHI CERCA DI ARGINARE LE IDEE, OGNI VOLTA CHE DECIDO QUALE ARGOMENTO INTERESSERA’ UNA NUOVA PUBBLICAZIONE. IL VIAGGIO VERSO IL DESTINO CHE OGNUNO DI NOI COMPIE MI HA PORTATO AD INCONTRARE SETTE PERSONE, A CUI DEVO RISPETTO E LA PIU’ SINCERA GRATITUDINE PER AVERMI MESSO AL CORRENTE DELLE PROPRIE VITE E DELLE STORIE CHE HANNO VISSUTO. DAVID, FEDERICA E GLI INNER CHAOS. DAVID E FEDERICA SOGNANO DI DIVENTARE QUELLO CHE SONO IO OGGI, ENTRAMBI LOTTANO OGNI GIORNO PER AFFERMARE CIO’ CHE AI MIEI OCCHI E’ VISIBILE PERFETTAMENTE. IL DONO CHE LA LETTERATURA CONCEDE AGLI AUDACI, A COLORO I QUALI NON TEMONO LE LOTTE. DAVID HA STUDIATO ALLA SCUOLA ALBERGHIERA, FA IL
MOM
Federica Susca
BALLERINO ED A SOLI VENTITRE’ ANNI HA CREATO LA SUA STORIA, IMMORTALANDOLA NELLE POESIE CHE PRODUCE. FEDERICA, INVECE, ASPETTA DI REGISTRARE IL SUO PRIMO ROMANZO E CON TUTTA LA GRINTA CHE POSSIEDE SI AFFACCIA A QUESTO MONDO, COME HO FATTO IO SENZA AVER PAURA DI CREDERE NEL FUOCO CHE ARDE NELLE ANIME DEGLI SCRITTORI. IL GRUPPO DEGLI INNER CHAOS, NATO NEL 1999 E GIUNTO ALLA SUA COMPOSIZIONE DEFINITIVA NEL 2005, E’ FORMATO DA MARCO NATUZZI IL CANTANTE, MARCO BERTOLINI AL BASSO, ENRICO FALZONE E MATTEO PIROLA ALLA CHITARRA E DA FRANCO FIORITI ALLA BATTERIA. LA PASSIONE INDISCUTIBILE DI QUESTI CINQUE RAGAZZI PER LA MUSICA ED IL LORO INEQUIVOCABILE TALENTO LI HANNO PORTATI AD INCIDERE
IL DEMO “C.A.O.S.” (I CAN’T HAVE AN ORDINARY STANDING) IN MULTITRACCIA NEL MARZO DEL 2003, ED I SINGOLI “D.D.” E “SEEMED TO BE”, REGISTRATI IN MULTITRACCIA NEI MESI DI FEBBRAIO E MARZO 2006. INFINE “INNER CHAOS 2006”, REGISTRATA IN PRESA DIRETTA NEGLI “X STUDIO” DI BARANZATE (MILANO). PRESTO SENTIREMO MOLTO PARLARE DI LORO ,O MEGLIO, LI ASCOLTEREMO. UN CONTATTO UTILE PER RAGGIUNGERLI E’ WWW.INNERCHAOS.IT. ECCO SPIEGATO IL MOTIVO PER IL QUALE HO SCELTO DI DARE TUTTI LORO UNO SPAZIO E CONCEDERE A QUESTI NUOVI TAL.ENTI, QUELLO CHE UN EDITORE OD UN DISCOGRAFICO SENZA SCRUPOLI NON CONCEDEREBBE MAI. SPERO CHE LE VOSTRE PAROLE E LA VOSTRA MUSICA RAGGIUNGANO I CUORI DELLA GENTE, COME HANNO RAGGIUNTO IL MIO.
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L’amico, il consorte di tante battaglie, colui che ti reggeva lo scudo mentre tu infierivi con un’altra bugia, apparentemente la persona “perfetta” dove riporre la tua fiducia, assieme a lui spogli la tua armatura lasciandoti osservare da ogni lato, confidi parole segrete scivolando sul peccato, ma con lui sei invulnerabile, capita di ignorarlo un poco quando pensi di aver trovato l’amore, sì quel sentimento che tanto hai cercato e combattuto per averlo, ma quando pensi che capisca, cosa trovi? Una persona che si rivela solamente medesima alle altre, ma con una sola differenza, lo sbaglio di aver condiviso cose che speravi solo lui sapesse, ma invece sai che non sarà così, in quanto ti sei sentito infangato come quel bacio di giuda, adesso cosa fare? Come comportarsi? Molte domande ma lui è sempre l’amico, sì la stessa parola ma con una faccia diversa. DAVID GIUNTOLI 25-06-1984 CARRARA.
David Giungoli
TRATTO DAL ROMANZO DI FEDERICA SUSCA...... ...Non chiedetemi cos’è il mare perché non saprei che rispondere, non chiedetemi cos’è un bacio perché non ho mai baciato, non chiedetemi che volto ha l’amore perché l’eclissi è dietro l’angolo, non chiedetemi di vestirmi perché sarei comunque nuda, non chiedetemi di dimenticare perché se dimentico morirò di nuovo, non chiedetemi... non chiedetemi cos’è la luna, perché non la vedo più, non chiedetemi che profumo ha la rosa, perché non voglio più annusare, non chiedetemi di fare un sorriso, perché non so che senso abbia farlo, non chiedetemi di non piangere, perché non ne sono capace, non chiedetemi... non chiedetemi nulla, perché le cose che so fanno male, non chiedetemi com’è andata, perché ho ingoiato le parole, non chiedetemi perché sono così, perché nulla di quello che ho dentro è spiegabile e non chiedetemi il riassunto, che sarebbe troppo riduttivo, e non chiedetemi di parlare... non chiedetemi di sognare, perché la luna si è spenta e la rosa è appassita... mettimi una mano sulla bocca, legami le mani, parlami da vicino e guardami negli occhi, soffocami col tuo corpo... anche questo servirà a nulla.
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AGRITURISMO IL SOLE Fano, via Papiria, 88
Ristorante con specialitĂ tipiche marchigiane Aperto tutti i giorni su prenotazione Cene aziendali Pernottamenti con convenzioni particolari per aziende Tel.333 2088513 - 338 5967955
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Lo sapevate che...
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Life People 82
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olti popoli raccontano di un periodo in cui i loro avi erano in grado, con la sola forza del suono, di spostare enormi massi. Un esempio lampante si ha nella Bibbia stessa, quando gli ebrei, dopo aver girato per una settimana intera attorno alle mura della città di Gerico, suonando le loro trombe, fecero crollare le ciclopiche mura della città. Un altro esempio celebre è Tiahuanaco, una città di cui oggi ci rimangono solo delle rovine, costruita sul lago Titicaca. In quest’area sono presenti numerosi complessi megalitici e templi, datati forse al 10.000 a.C. o, come molti altri sostengono, al 700 d.C. La costruzione principale è la Porta del Sole, al cui centro è raffigurata una figura maschile che tiene in mano due bastoni. Costui è il dio fondatore Viracocha. Si dice che i primi abitanti della città avessero poteri soprannaturali, come spostare tramite il suono di una tromba grossi blocchi di pietra. Inoltre alcune leggende Maya asseriscono che il loro tempio ad Uxmal, nello Yucatan, fu costruito da nani che con un solo fischio riuscivano a trasportare giganteschi massi. Ma i nani furono distrutti da un grande diluvio, anche se molti si rifugiarono sottoterra, in alcuni complessi di pietra somiglianti a delle barche. Anche in Grecia circolava la leggenda che Anfione, figlio di Zeus, avesse costruito le imponenti mura della città di Tebe con gli stessi metodi. Pausania, un famoso storico del secondo secolo d.C., afferma che i canti di Anfione attiravano dietro di lui belve e sassi. Non solo i greci, ma anche i fenici ci narrano di un dio che ideò la città di Betulla creando delle pietre che si sollevano con un suono. Non solo nel passato, ma anche nella storia contemporanea si sono verificati casi di levitazione sonica. Ad esempio un certo dottor Jarl afferma che, andato in un monastero tibetano per visitare un suo amico monaco, vide dei monaci vestiti di giallo che suonando trombe e tamburi, dopo essersi disposti in modo da creare un angolo di 90°, riuscivano a sollevare enormi pietre. Sono stati condotti alcuni esperimenti che hanno dimostrato che con una vibrazione sonora è possibile sollevare piccole pietre, dunque queste leggende potrebbero contenere un fondo di verità. In effetti,anche se non se ne è ancora capito il perchè, la gravità attira le cariche positive respingendo quelle negative: la sequenza esatta permetterebbe dunque di sgretolare le parti dure della pietra, provocando una carica negativa, e ciò farebbe levitare la pietra. Fatto ciò sembra ovvio che gestendo la carica negativa (mantenendo la stessa frequenza esatta) si possa stabilire la direzione, la velocità e la durata dello spostamento. A quanto pare gli egiziani avevano intuito questo, e ciò è dimostrato dal fatto che molti obelischi hanno la funzione di diapason. Non solo gli egizi ma anche i celti, basti pensare infatti che le mura di Stonehenge servivano ad amplificare i suoni prodotti durante le cerimonie. Se in un futuro prossimo potesse essere possibile capire i meccanismi della levitazione sonica, si potrebbe aggiungere un nuovo tassello all’intricato puzzle della fisica e della storia.