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La sottile linea rossa

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Oltre il limite

Oltre il limite

GIOC O & ARTE

PH. AKWICE, PEXELS

Tra giocatori patologici e ludopatici esistono profonde differenze, e l’esperienza internazionale mostra come la “cura” consistente nella sola esclusione non sia efficace nel lungo periodo, che occorra un approccio non ideologico e che punti anche sull’inclusione

di Michael Haile

PROM O SPAC E

GIOCARECO N GI O G UST O

GIOCAREC O N GI O G UST O

Esiste un’abbondante letteratura che riguarda giocatori problematici, ma la vasta gamma delle ricerche compiute su di loro tende a raggrupparli in una sola categoria, “giocatori patologici o ludopatici”. La gran parte dell’opposizione al gioco legale nasce dal costo sociale proveniente dalla dipendenza da esso. Negli ultimi anni c’è stato un grande dibattito sui benefici e sui costi del gioco legalizzato. L’industria del settore sostiene che il suo prodotto è semplicemente un’altra forma di intrattenimento, come andare al cinema e guardare una partita di calcio. Ma molti ricercatori ritengono che il gioco con vincita in denaro sia fondamentalmente diverso da altre forme di intrattenimento in quanto esso, a differenza dei film e del calcio, può portare alla dipendenza. Inoltre, i giocatori dipendenti o patologici sono accusati di infliggere costi elevati alla società. O I ricercatori adottano diversi variabili per calcolare tale costo, ma in generale quelli sociali del gioco problematico si suddividono in nove gruppi: costi della criminalità, costi per le imprese e l’occupazione, bancarotta, suicidi, malattie legate al gioco patologico, costi per i servizi sociali, costi di regolamentazione, costi per le famiglie (divorzi) e costi diretti causati dall’abuso. Ma cos’è la “dipendenza”? La definizione scientifica che raccoglie il consenso degli esperti è “malattia neurobiologica cronica caratterizzata da comportamenti che includono uno o più dei seguenti: controllo alterato dell’uso

di droghe, alcol, gioco, sesso etc., uso compulsivo e uso continuato nonostante il danno e inabilità nel gestire la brama”. Le parole chiave sono “uso compulsivo e uso continuato nonostante il danno...”. Il problema non è la quantità e neanche la frequenza, ma l’impatto. Si può identificare un giocatore problematico quando si può dimostrare un modello di ossessione mentale e uso PROM O SPAC E LA PUNTAT A LE DRITTEDE L M AESTRO LE DRITTEDEL M AESTRO ENGLISH P AGES compulsivo di prodotti di gioco ripetuto nel tempo e con ricadute. Quando i giocatori si sentono obbligati a persistere, indipendentemente dall’impatto negativo sulla loro vita e su quella degli altri, come familiari, amici e colleghi, li si può descrivere come problematici. La dipendenza ha tre chiare caratteristiche: 1. controllo alterato 2. persistenza o ricaduta, nonostante l’evidenza del danno

GIOCARECO N GI O G UST O PROM SPAC E PROM O SPAC E 3. insoddisfazione, irritabilità e desiderio intenso quando l’oggetto, sia esso droga, attività di gioco o un altro obiettivo, non è immediatamente disponibile. La “dipendenza dal gioco” ha tutti gli elementi distintivi della “ludopatia”, ma si differenzia per un aspetto fondamentale: una persona dipendente da una sostanza o dal

GIOCAREC O N GI O G UST O gioco può essere curata, mentre un ludopatico, come l’alcolizzato e il tossicodipendente cronico, non può esserlo. Un alcolizzato rimarrà sempre un alcolizzato, come un ludopatico rimarrà sempre un ludopatico; quindi l’unica scelta che hanno, che poi scelta non è, è di non bere o non giocare mai.

Gambling anonymous (giocatori anonimi), l’associazione che aiuta i giocatori problematici, descrive la ludopatia come “una malattia, progressiva nella sua natura, che non può mai essere curata, ma può essere arrestata”. Mentre le persone dipendenti dal gioco, simili a quelle che lo sono da stupefacenti e alcol, hanno la possibilità e la capacità di ridurre o di smettere, i ludopatici ne sono completamente incapaci. Secondo molti ricercatori e professionisti del settore, i giocatori problematici e i ludopatici condividono molti requisiti simili, innescano dopamina e endorfina nel cervello a livello crescente il che, come risultato, alza la loro eccitazione e crea una dipendenza fisica. Le endorfine sono neurotrasmettitori che aiutano a far fronte al dolore e allo stress, la dopamina è un neurotrasmettitore che stimola l’umore che viene rilasciato dopo aver raggiunto un obiettivo. Infatti il giocatore problematico non è dipendente dal gioco, ma dalla dopamina e dall’endorfina provocate dall’atto di giocare, soprattutto quando vince (vuole ricatturare il momento) o perde per un soffio (vuole raggiungere il risultato). La differenza tra un giocatore dipendente dal gioco e un ludopatico è che il “dipendente può ridurre il suo consumo o astenersi con l’aiuto di professionisti o tramite la sua libera scelta”. È possibile che abbia bisogno di “disintossicarsi” e ricevere una cura psicologica o medica per un periodo di tempo, come è anche possibile che possa riprendere a giocare in maniera sana. Insomma, è possibile curarlo. Mentre il ludopatico non può essere curato, quindi è impossibile che possa mai giocare in sicurezza e in maniera sana. Mentre esploriamo la ricerca scientifica, si deve evitare di credere che la ludopatia e la dipendenza da gioco possano essere ridotti alle azioni delle sostanze chimiche nel cervello o dei circuiti nervosi o di qualsiasi altro tipo di dati neurologici, psicologici o sociologici. Un’esplorazione a vari livelli è necessaria perché è impossibile comprendere completamente la dipendenza da una sola prospettiva, non importa quanto sia accurata, poiché il processo è troppo sfaccettato per essere compresso in un quadro limitato. La dipendenza dal gioco o la ludopatia, che a tutti gli effetti sono una malattia, non sono dissimili, anzi per molti versi sono assai simili, alla dipendenza da stupefacenti, alcol, sesso e ad altre dipendenze comportamentali. Molti studiosi sono d’accordo che i comportamenti patologici, nessuno escluso, siano frutto di traumi derivanti dall’infanzia o di fattori di stress esterni vissuti nell’arco della vita. Molto frequentemente i giocatori ludopatici soffrono di problemi finanziari, familiari e lavorativi. Le ricerche compiute dal regolatore del mondo del gioco britannico, la Gambling commission (Gc), hanno evidenziato che la maggioranza dei giocatori problematici hanno problemi anche con l’abuso di sostanze come l’alcol e gli stupefacenti (cocaina in primis). Questo dimostra che le persone possono avere più di una patologia o possono passare da una patologia a un’altra. Spesso, quando i giocatori problematici si astengono dal gioco si trasformano in alcolizzati o cominciano a manifestare altre patologie comportamentali (legate a sesso, cibo, shopping, etc). Molti ricercatori ritengono che per quanto riguarda la maggior parte dei ludopatici, come per i drogati cronici e gli alcolizzati, non è il “prodotto” il problema, ma la “malattia”. Secondo la Gambling anonymous, il gioco patologico è una manifestazione comportamentale di un malessere psicologico e sociale.

IL RUOLO DI LEGISLATORI E REGOLATORI - La lotta alla droga ha molto in comune con quella alla ludopatia. Prende di mira sia i consumatori che i produttori. La lotta alla droga per esempio crea le condizioni per la demonizzazione dei drogati, mettendoli al livello più basso della scala sociale, nel migliore dei casi, o emarginandoli e criminalizzandoli in quello peggiore. Legislatori e regolatori hanno creato un struttura simile anche per i ludopatici. Uno degli esempi più eclatanti è il sistema di “autoesclusione” adottato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli in Italia per il gioco a distanza. Nel Regno Unito l’esclusione è estesa anche ai betting shop. Questo strumento permette ai giocatori (o ai loro familiari) di autoescludersi dal giocare online per un periodo di 30, 60, 90 giorni, o a tempo indeterminato. La parola d’ordine è “esclusione”, non dissimile da quella del tossicodipendente dalla società in quanto “diverso”. Un’altra ironia consiste nel fatto che le varie regolamentazioni che sorreggono la protezione dei giocatori sono indirizzate verso gli operatori. Chiedere a un ludopatico di escludersi dalla fonte della sua patologia è come chiedere a una persona normale di vivere senza le sue abilità sociali. Metodi bruschi come l’autoesclusione o chiedere agli operatori di sorvegliare il comportamento dei giocatori sono efficaci solo nel breve termine per quanto riguarda i ludopatici. Per quanto i regolatori e legislatori ci provino, un ludopatico, come il tossicodipendente cronico, farà di tutto per soddisfare la sua voglia. Per risolvere il problema della ludopatia nel lungo termine il primo passo che i legislatori e i regolatori devono compiere è abbandonare convinzioni di lunga data e basare le proprie strategie sull’evidenza e non sull’ideologia. Il Portogallo, per esempio, per quanto riguarda il problema dei tossicodipendenti ha messo in atto una strategia di decriminalizzazione e di inclusione nella società invece dell’esclusione, con un successo straordinario. Una strategia simile per la ludopatia vorrebbe dire porre una particolare attenzione a non stigmatizzare la condizione dei giocatori compulsivi e trattarla per quella che è: una malattia, che produce danni collaterali come debiti, divorzi e, nei casi peggiori, azioni criminose. La riabilitazione dei giocatori patologici richiede una rete di supporto psicologico, sanitario e sociale. L’autoesclusione e la sorveglianza poliziesca non sono sufficienti, anzi potrebbero essere controproducenti in quanto spingerebbero i ludopatici in un mondo dove sarebbe più difficile raggiungerli.

L’AUTORE Michael Haile Economista, consulente economico e della regolamentazione, è stato market policy specialist della Gambling Commision (Regno Unito), senior economist & analyst di Gbgc (Isle of Man) e ricercatore del Censis e del Centro Internazionale di Studi Sociali (Roma).

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Diamond da 10 e lode

Nonostante la pandemia e la chiusura per ben 107 giorni, la società di gestione del “casinò” di San Marino chiude il bilancio di esercizio 2020 con un utile di 1,6 milioni di euro e l’estate promette un altro prestigioso torneo di poker

La buona gestione è come la classe: non è acqua. E si vede soprattutto nei momenti di difficoltà, come certamente può essere definito il 2020, fortemente condizionato dalla pandemia e dalle misure che sono state adottate per fronteggiarla. Ne sa qualcosa il settore del gioco, anche quello sammarinese, dove la sala

Diamond, il “casinò” di San Marino gestito nella zona industriale di Rovereta dalla Giochi del Titano Spa, è stata sottoposta a provvedimenti di chiusura per un totale di 107 giorni l’anno passato, oltre a dovere operare, nel periodo restante, con diverse limitazioni operative e nell’accesso.

“Nonostante l’azienda abbia subito delle perdite importanti in termini di incassi, 5,7 milioni di euro in meno rispetto al 2019 – sottolinea il direttore generale della Giochi del Titano Spa, Salvatore Caronia – il bilancio di esercizio 2020, approvato dal consiglio di amministrazione, prevede un utile di 1,6 milioni di euro, al netto delle imposte. Questo a fronte di incassi complessivi, per l’anno passato, pari a 13.224.000”. Chiudere un bilancio in utile in tempi di Covid-19 non è certo cosa da poco e si può dunque dire che l’azienda ha superato lo stress test della pandemia. Ma come è stato possibile raggiungere questo risultato? “Partiamo dal presupposto che noi paghiamo un’imposta mensile del 40 percento sui ricavi lordi, e questo ha fatto sì che l’anno passato lo Stato sammarinese abbia rimesso circa 1,5 milioni di euro, che noi non abbiamo versato. Ciò detto, sicuramente ci ha aiutato una buona gestione anche nella fase della pandemia, aver dunque contratto tutti i costi e avere efficientato al massimo la struttura. E naturalmente, abbiamo utilizzato tutti gli strumenti messi a disposizione per gestire l’emergenza, come per esempio la cassa integrazione. Ma se il bilancio è stato alleggerito da alcune spese, dall’altro è stato appesantito da altre voci. Per esempio, abbiamo effettuato una donazione di 100mila euro a favore dell’Ospedale di San Marino, ma abbiamo anche avuto maggiori oneri dovuti appunto al Covid. Penso alle sanificazioni, ai test sierologici, al’acquisto dei termoscanner, per un importo di circa 150mila euro. Certo, se avessimo voluto realizzare in provetta uno stress test per l’azienda, non ci saremmo riusciti così bene! Ma ci fa piacere di aver superato la prova non solo dal punto di vista del bilancio, ma anche sotto il profilo della sicurezza aziendale. Dal 15 giugno 2020, quando abbiamo riaperto dopo il primo lockdown, al 23 dicembre passato, quando siamo tornati a chiudere per la seconda volta, si sono contati 81.242 ingressi. Avevamo l’obiettivo di garantire la nostra reputazione e il protocollo sanitario che abbiamo concordato con l’Istituto superiore di sanità di ha messo al riparo da tutti i rischi. In quel periodo abbiamo

effettuato 855 test sierologici a tutti i dipendenti e ai collaboratori, anche indiretti, e altri 203 rapid test. Nel report di fine anno rilasciato dal medico del lavoro viene dichiarato che nessun caso di Covid tra quelli registrati tra i nostri collaboratori era ascrivibile al rapporto di lavoro. Il protocollo ha garantito anche la sicurezza dei nostri clienti e anche questo ha favorito la loro presenza”. Parlando dei vostri dipendenti, sono tutti tornati al lavoro? “Sì, dalla prima settimana di giugno, ossia da quando non siamo più stati soggetti al coprifuoco.” Insomma, prova superata a pieni voti... “Questo superamento racconta anche la bontà del nostro futuro piano di impresa, la cui realizzazione sconterà un po’ di ritardo ma ormai è imminente la capitalizzazione della società attraverso il rafforzamento del capitale sociale e questo ci consentirà di acquisire l’intero Palazzo Diamond e di ristrutturare tutto l’immobile per nuovi saloni da gioco e un’area adibita all’intrattenimento”. Parliamo un po’ del 2021, e di come sta andando la riapertura, avvenuta il primo maggio: “A maggio, dopo tanta assenza, c’era una gran voglia di ritornare a giocare, mentre a giugno c’è stato un genetico rallentamento della stessa. Tuttavia, ora siamo tornai all’orario normale e non siamo più soggetti al coprifuoco. Certamente, come tutte le estati, sconteremo il fatto che di pomeriggio fa caldo e la gente inizia ad andare al mare, anche se si sta freschissimi anche nelle nostre sale! E dunque, è soprattutto nel turno serale, che termina alle alle 6 del mattino, che si registra la maggiore presenza”. Che estate sarà? “L’evento che la inaugura alla grande è, dal 15 al 20 luglio, l’Ipo, un marchio ormai affermato e che propone stavolta un torneo da 500mila euro garantiti. Siamo contenti di ospitarlo e di gestirlo, ovviamente supportati dagli organizzatori. Sarà un evento che garantirà anche la massima protezione possibile. Non molliamo sul pre triage, sulla misurazione della febbre, sul lavarsi le mani frequentemente, sulla mascherina obbligatoria, ma ci saranno tavoli da nove giocatori, quindi stiamo nella piena normalità”. Gioco, ma non solo. “Come sempre, il nostro ristorante è aperto nel fine settimana, da venerdì a domenica, e così sarà anche nel periodo ferragostano. Negli anni siamo riusciti a mantenere un ottimo livello di ristorazione e anche le lusinghiere recensioni confermano la validità del nostro prodotto, che è di nicchia, speciale, una coccola per il nostro cliente”.

Nell’era post Covid il grande poker è solo a San Marino

Una cosa è certa: il poker live nella penisola italiana nell’era del gioco post Covid-19, sia un anno fa che adesso, ha visto protagonista principalmente la Repubblica di San Marino, la Giochi del Titano e la sua room dal vivo. E dopo lo SharkBay da 300mila euro garantiti che ne ha visti totalizzare circa 390mila, ecco tornare l’Italian Poker Open, dal 15 al 20 luglio, che parte da 500mila euro di prize pool garantito e la solita ricetta: buy in 550 euro e struttura super giocabile dai 45 minuti del Day1 ai 60 del Day2 e ai 75 fino all’elezione del winner dal Day3. A proposito del virus, nel mese di giugno lo SharkBay di EuroRounders ha rappresentato un evento Covid-free a tutti gli effetti con tamponi e pass vaccinale uniti a dei protocolli solidissimi per l’abbattimento del contagio. Un’organizzazione perfetta quella della Gt poker room e di Euro Rounders. Notizia di metà giugno è stata proprio la rimozione delle procedure pre torneo relative ai test e al pass di cui sopra. Rimangono, però, solidissimi i protocolli all’interno della sala: mascherine obbligatorie al tavolo, sanificazione delle mani frequente e obbligatoria oltre al ricambio dell’aria, anch’essa sanificata, grazie ai moderni sistemi della sala. Tornando al poker giocato si parte il 15 luglio un super satellite di qualificazione da 90 euro di buy in e ben 10 ticket garantiti con 30mila chips di stack e livelli da 20 minuti. Il 16, però, si parte sul serio con il Day1A dalle 16 che prevede il buy in da 550 euro con il consueto stack da 40.000 chips e livelli da 45 minuti che poi passeranno a 60 minuti per il Day2 fino ai 75 minuti classici per l’action super tutta da seguire in late stage dal Day3 del 19 luglio al final table tv del 20. Ma torniamo agli starting flight che saranno due il 16 e il 17 luglio con il Day1B che si giocherà alle 19 e poi il Day1C alle 12 e il Day1D alle 18:00 del giorno seguente. Last Chance il Day1E Speed del 18 luglio con start alle 11 e livelli da 25 minuti per fare redraw dei qualificati e portare tutti i players al Day2 delle 18:00. Facciamo un passo indietro, però, e torniamo al Day1A. Per questo primo starting flight ci sarà un’occasione da non lasciarsi sfuggire: i primi 10 players del chip count finale della giornata, vinceranno 10 ticket per la prossima tappa Ipo che verrà programmata a breve. In programma, in base ai numeri, anche il Sunday Side da 200 euro di buy in e il Monday Side da 150 euro.

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