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Beatrice Busatta

L’unione fa la forza (e la pasticceria)

a cura di Francesca Mancosu una mia idea di pasticceria e di dimostrare a me stessa che potevo diventare brava in questo lavoro. Questo premio mi ha riempita di gioia perché è stato la dimostrazione che sono sulla buona strada. Ho ancora taaaanto da imparare e devo crescere come pasticcera su molti aspetti (pratici e non), ma posso riuscire a dare un valore ai sacrifici fatti in questi primi anni di lavoro”. Un lavoro in cui Beatrice e Alberto si bilanciano molto bene, come sottolinea la pastry chef: “Io sono tremenda nella gestione amministrativa, Alberto portatissimo; ma lui ha meno praticità nella gestione del laboratorio, mentre a me piace molto farla. Diciamo che riusciamo l’uno a coprire le mancanze dell’altra e di conseguenza a seguire ognuno aspetti diversi della gestione aziendale senza mai accavallarci e questo aiuta a creare un buon equilibrio lavorativo”.

Beatrice.

Un amore ricambiato anche dalla critica di settore, come conferma il premio del Gambero Rosso. “Per me è stata un’enorme soddisfazione! In questi anni ho sempre cercato di dare il massimo, di elaborare

INGREDIENTI

Namelaka al lime: 65 g latte, 5 g glucosio, 90 g cioccolato bianco, 150 g panna, 2 g gelatina animale in fogli, lime a freddo

Brunoise mango: 80 g purea mango, 100 g mango brunoise, zest lime

Frolla Milano: 125 g burro, 250 g farina debole, buccia limone, vaniglia, 2 g sale, 50 g uova, 75 g zucchero a velo

Mousse ai frutti esotici: 6 g gelatina animale in fogli, 180 g purea mango, 30 g purea passion, 30 g zucchero, 10 g amido di mais, 15 g succo di lime con zest, 250 g panna fresca

PREPARAZIONE

Namelaka al lime: scaldare il latte con il glucosio. Appena calda unirvi la gelatina precedentemente ammorbidita in acqua fredda e ben strizzata. Versare sul cioc- colato, emulsionare e continuare a farlo unendo la panna fredda. Unire le zest lime.

Brunoise mango: tagliare il mango a brunoise, unirvi la purea di mango e la zest di lime, mescolare bene.

Frolla Milano: impastare il burro con lo zucchero a velo. Unire un po’ alla volta le uova ed infine la farina, il sale e gli aromi impastando il minimo indispensabile. Lasciar riposare in frigo almeno 2 ore. Cottura ventilato 150-160°C o 180°C nello statico per 15-20 minuti.

Mousse ai frutti esotici: reidratare la gelatina in acqua fredda. Far bollire 2/3 di purea di frutti esotici. A parte mescolare lo zucchero, l’amido ed il resto della purea. Unire a quella calda e portare a bollore per creare una gelatina, sempre mescolando fuori dal fuoco unire 40 g massa di gelatina. Aggiungere il succo di lime con zest. Montare la crema fino al raffreddamento in planetaria e unire la panna semi montata. Stendere su una teglia e lasciar rapprendere in frigo per circa 30 minuti, sbattere leggermente con una lecca pentole prima di utilizzarla. ultimo in ordine di tempo è il team Lxt di Lexant. Il nuovo progetto “rosa” del team esportivo Lxt Esports parteciperà alla competizione del gioco Valorant, peraltro con obiettivi che travalicano dal mero aspetto competitivo. Ma sono ormai davvero numerose, e durature, le realtà del mondo esportivo che vedono come protagoniste le ragazze anche in Italia.

E per il futuro? “Di strada ne ho ancora tanta da fare, spero di riuscire a imparare ancora tanto di questo lavoro meraviglioso e spero di farlo anche e soprattutto tramite il confronto con i miei colleghi che ritengo vitale per crescere. Ci sono tanti progetti per BaBu, alcuni a breve ed altri a lungo termine… staremo a vedere cosa succederà”.

Assemblaggio: foderare uno stampo per crostata del diametro di 16 cm con la pasta frolla stesa a circa 3mm. Una volta cotta, sul fondo stendere la brunoise di mango e colarci sopra la namelaka al lime. Far rapprendere in frigorifero per circa un’ora (la crema deve essersi addensata). Mettere la mousse ai frutti esotici in una sac a poche con bocchetta liscia del diametro di 10 mm e decorare la superficie della torta con degli spuntoni di crema. Decorare con frutta fresca e spruzzare con gelatina lucida per dolci.

Negli ultimi anni, infatti, c’è stata una crescita significativa nel numero di donne che partecipano attivamente agli esports nel nostro Paese, di pari passo con la crescita delle donne presenti tra i fan dei videogiochi competitivi (poco meno del 50 percento del totale nelle ultime due rilevazioni di Iidea). Su questo l’Italia è in linea con il panorama internazionale, che vede varie realtà attive nel promuovere e sostenere la partecipazione delle donne nei giochi di videogiochi, tra cui l’organizzazione senza scopo di lucro Women in Games e la Women’s Esports League, e i risultati cominciano a vedersi. D’altronde che l’interesse da parte delle donne per il gaming competitivo fosse in crescita i numeri lo dicevano da tempo, soprattutto durante e dopo il periodo della pandemia, quando il settore è cresciuto a tutti i livelli. Durante il lockdown sono nati progetti come il Ladies Invitational, competizione organizzata dall’associazione Fdp (e svoltasi sul finire del 2021) e dedicata interamente alle giocatrici del tactical shooter di Riot Games, con le sei streamer/ giocatrici più influenti del panorama Valorant italiano chiamate a formare e capitanare altrettante squadre (ogni team era composto da cinque ragazze) sfidandosi nel torneo.

DAL CALCIO AGLI SPARATUTTO COSÌ SI AFFERMA L’ESPORTS AL FEMMINILE

Dai team di Valorant completamente “rosa” alle player di Fifa 23, il gaming competitivo inizia a farsi notare nella sua nuova dimension riparte il 7 marzo con un format ormai consolidato, giunto alla quarta edizione. La competizione, quest’anno, vede la partecipazione di una quindicina di team esports, dalla Serie A alla Terza categoria, ognuno composto in media da 3 ragazze, che si affronteranno in modalità 1 contro 1.

Poco più di un anno fa, su Esportsmag.it, annunciavamo la partnership tra la Fide, Federazione italiana discipline elettroniche, e Women in Games Italia, con l’obiettivo di promuovere la sensibilizzazione sul tema della diversità di genere e l’inclusione nelle discipline elettroniche, e a pochi mesi di distanza è impressionante vedere come la realtà sia cambiata. Non si sta dicendo che non sia più necessario parlarne, sia chiaro, ma semplicemente che notizie relative agli esport femminili, ci sia concesso il gioco di parole, fanno sempre meno notizia: ossia rappresentano sempre più un fenomeno che rientra nell’ordinario.

Lo stesso team tutto femminile delle Fdp Esports è arrivato poi a qualificarsi al Valorant Champions Tour (una serie di tornei competitivi internazionali del videogioco targato Riot Games che culmina nella Valorant Champions).

Sempre nel corso del lockdown ha preso il via e si è affermata una delle realtà competitive più interessanti, organizzata dalla Lega nazionale dilettanti mescolando calcio reale e calcio virtuale. Si tratta del campionato eFemminile, che si gioca su Fifa 23 (quest’anno su Playstation 5) e

E ora, come accennato, su Valorant arriva il team Lxt, nato dalla collaborazione con Lexant Sbta, già attivo sul titolo Fifa 23. Un progetto nel quale parte integrante è la costituzione di un centro studi per monitorare i comportamenti dei gamers per provare a far emergere e valorizzare le competenze e le abilità proprie del settore del gaming. A disposizione delle atlete ci sono un coach, uno psicologo e soprattutto dei percorsi formativi per sostenerle nella loro crescita personale e professionale, con iniziative e contenuti multimediali di informazione e sensibilizzazione sui rischi connessi, come quelli del cyberbullismo, del matchfixing, della ludopatia, della privacy e della non corretta alimentazione.

Un altro segno, questo di Lxt, che anche il gaming competitivo al femminile fa sul serio, e punta a tutt’altro che ad apparizioni spot.

Questo articolo è realizzato in collaborazione a eSportsMag.it, il primo magazine online in Italia interamente dedicato al fenomeno degli eSports occupiamo in questa rubrica di marzo di riparto tra giudice amministrativo e giudice ordinario in materia di concessioni, prendendo le mosse da un’interessante sentenza di inizio febbraio del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che è stato investito, in particolare, della questione del risarcimento del danno (extracontrattuale) nell’ambito di un rapporto di concessione. In particolare, il ricorrente, che aveva svolto l’attività di raccolta di giochi e scommesse su eventi ippici come concessionario dello Stato, lamentava di aver subìto pregiudizio a causa di ripetute omissioni e carenze organizzative dell’amministrazione concedente. Si poneva in via preliminare la questione inerente la giurisdizione, ovvero se il potere di decidere la controversia fosse da riconoscere in capo al giudice ordinario, ovvero in capo allo stesso Tar investito della questione.

Giovanni Adamo

La norma applicabile alla fattispecie è l’art. 133, comma 1, lett. c), codice processo amministrativo, per il quale le controversie “ in materia di pubblici servizi relative a concessioni di pubblici servizi rientrano nell’ambito della giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo escluse quelle concernenti indennità, canoni ed altri corrispettivi ”.

Sul punto il Tar ha richiamato una sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, la quale, proprio nella vicenda di cui trattasi, avevano statuito che “ le controversie relative alla fase esecutiva del rapporto successiva all’aggiudicazione sono devolute alla giurisdizione del giudice ordinario, al quale spetta di giudicare sulle questioni inerenti all’adempimento e/o all’inadempimento della concessione, con indagine diretta alla determinazione dei diritti e degli obblighi dell’amministrazione e del concessionario ”.

Esaminando la questione, il Tar ha inquadrato le richieste del ricorrente come aventi a oggetto il risarcimento del danno derivato da concorrenti, ripetute, negligenti disfunzioni nella regolazione dei rapporti concessori per la raccolta di giochi e scommesse su eventi ippici, disfunzioni che hanno fatto sì che venisse completamente erosa (per colpa dell’Amministrazione, secondo il ricorrente) la sostenibilità economica del rapporto di concessione.

Conseguentemente, a parere del Tar, viene in sostanza azionato un diritto soggettivo, e non un interesse legittimo (che avrebbe fondato la giurisdizione del giudice amministrativo).

Pertanto, secondo il Tar, “ il diritto al risarcimento non può come tale non ritenersi ricompreso, per omologia, o, comunque, assimilazione, in quella dimensione che contempla ‘indennità, canoni e corrispettivi’ quali elementi anch’essi di un rapporto giuridico paritetico ” avente fonte in un contratto.

Alla luce delle considerazioni che precedono, allora, il Tar declina la propria giurisdizione, affermando quella del giudice ordinario, non senza rammentare che, a tenore dell’art. 11 Cpa, “ sono fatti salvi gli effetti processuali e sostanziali della domanda se il processo è riproposto innanzi al giudice indicato nella pronuncia che declina la giurisdizione, entro il termine perentorio di tre mesi dal suo passaggio in giudicato ”.

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