2 minute read
A CARNEVALE… OGNI GIOCO VALE?
carnevale è sgusciato via, forse in tono minore rispetto alla consuetudine, considerati i motivi di apprensione che tutti condividiamo, ma è pur vero che la spinta vitalistica ad aspettarci qualcosa di nuovo spesso si sprigiona dopo periodi difficili. Ne sono espressione le celebrazioni che seguono il ciclo stagionale nelle quali l’aspettativa di un nuovo ciclo vitale, come la primavera, la “Pasqua di resurrezione” e i nuovi raccolti, hanno inizio dal solstizio di inverno che rappresenta il punto più basso del ciclo solare prima della sua ripresa. Anche il carnevale si inserisce in questo contesto come richiama la radice del nome dal latino carnem levare che indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo caratterizzato dall’astinenza e dal digiuno quaresimale.
Si tratta di ricorrenze antichissime che richiamano le dionisiache greche (antesterie) o i saturnali romani durante i quali si realizzava un temporaneo proscioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. In questo clima di eccesso, di cui sono testimonianza anche le rappresentazioni pittoriche di Bruegel e altri, le norme venivano sovvertite temporaneamente. Come ci ricorda il noto storico delle religioni Mircea Eliade nel suo famoso “Il mito dell’eterno ritorno”: “Ogni nuovo anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del nuovo anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal caos alla cosmogonia”.
Nella tradizione babilonese (coerentemente alla derivazione indoeuropea di cui tutti siamo partecipi) dopo l’equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. In questa fase di pas- saggio da un vecchio a un nuovo ordine, “l’orgia è anch’essa una regressione al caos primordiale che, in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate”.
La confusione delle forme è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi). In questa “sospensione” delle norme si inserisce anche la dinamica del gioco d’azzardo che, non a caso, accompagnava questa dimensione di rovesciamento per il quale il ricco poteva ritrovarsi povero e il povero ricco. Questo, non in virtù di una conquista coerente con il “principio di realtà” ma grazie al sovvertimento della sorte promesso da “alea”. Un sovvertimento che, tuttavia, prevedeva la messa a morte del bruciamento del “Re carnevale” rappresentato da un fantoccio al quale venivano imputati tutti i mali della comunità a seguito di un “processo” nel quale aveva diritto di parola anche un avvocato difensore, oltre al pubblico ministero e ad altri personaggi. Auguriamoci che i miliardi spesi in gioco dagli italiani, con un “rimbalzo” rispetto alle cifre della pandemia, non si concludano con troppe sentenze “in negativo” per coloro che al gioco non hanno saputo accostarsi “giocosamente” ma nell’illusione di un’improbabile ricchezza.