PUNTINISMO Il puntinismo o pointillisme è un movimento pittorico sviluppatosi in Francia verso il 1885 che fonda la sua poetica sulla base dei principi della percezione della luce e del colore sorti nel corso del XIX secolo. Gli studi scientifici condotti sulla luce, infatti, avevano constatato l’impossibilità che l’occhio umano percepisse un unico colore indipendente, e avevano evidenziato come la comprensione di ciascun colore fosse influenzata dal colore posto accanto. Sulla base di queste considerazioni, i pittori di questo movimento sostennero la necessità di non mescolare i colori sulla tavolozza e misero a punto una tecnica pittorica in cui i colori venivano posti puri sulla tela, accostati sotto forma di piccoli punti, cosicché la percezione e la loro fusione in un unico colore dominante avvenisse nella retina dell’osservatore. Sono soprattutto i colori tra loro complementari che, se sapientemente accostati, creano il contrasto necessario alla loro percezione come un unico colore dominante. Il termine pointillisme, quindi, deriva dall’uso di questi piccoli punti colorati che restituiscono, nell’insieme, una
immagine a grande impatto e di grande vivacità
cromatica. I PROTAGONISTI I principali esponenti di questa porzione del Neoimpressionismo (denominazione proposta nel 1886 dal critico Félix Fénéon) sono Georges Seurat (1859–1891), il suo seguace Paul Signac (1863–1935) e il vecchio impressionista Camille Pissarro (1830– 1903). Costoro propongono un pittura realizzata con tacche, virgole o piccoli punti di colori puri, non mescolati sulla tavolozza ma accostati sulla tela. Félix Fénéon, Paul Signac (1890), Museum of Modern Art, New York
Seurat basa la sua ricerca sulla teoria del contrasto simultaneo del fisico francese Michel-Eugène Chevreul, che chiarisce la modalità di influenza reciproca dei differenti colori: i complementari (giallo e viola, rosso e verde, blu e arancio) si esaltano a vicenda, mentre i toni chiari e quelli scuri evidenziano il proprio contrasto solo se direttamente contrapposti. Da un altro fisico Odgen Rood, egli apprende la distinzione tra colore-materia (cioè il materiale fisico o l'impasto pittorico) e colore-luce (la pura radiazione luminosa che colpisce l'occhio). Su tali basi mette a punto una scala di tinte primarie e secondarie che, invece che essere mescolate sulla tavolozza, vanno collocate in minuscoli punti sulla tela, producendo, se osservate alla giusta distanza, l'effetto di un'omogenea e luminosa integrazione sulla retina dello spettatore. L'uso di tinte pure gli permette di raggiungere esiti di luminosità e contrasto che nessuna mescolanza dei pigmenti potrebbe conseguire. Il quadro più importante del pittore fu Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte, dipinto di grandi dimensioni in cui esprime l'essenza pittorica della corrente. L’opera, preparata attraverso una trentina di tavole e altrettanti disegni, è conclusa nel marzo del 1885 e viene subito considerata il manifesto della nuova tendenza . L’ opera oltre che
per
la
tecnica
geometrizzazione
pittorica
dell’impianto
impiegata,
si
compositivo.
caratterizza La
tela
anche
appare,
per
la
infatti,
netta divisa
verticalmente a metà dalla donna con l’ombrellino, mentre la linea che tocca l’orlo inferiore della sua giacca e l’ombra dell’albero alle sue spalle ne individua, orizzontalmente, la sezione aurea. L’effetto di profondità è ottenuto collocando idealmente lo spettatore nell’ombra del piano e conducendo progressivamente il suo occhio, di figura in figura, fino alla luce intensa del fondo.
Domenica alla Grande-Jatte (1884-86), olio su tela, Chicago, The Art Institute.
LO STUDIO DEI VALORI PSICOLOGICI DELLE LINEE La concezione di Seurat di una pittura scientificamente fondata – sia dal punto di vista cromatico che da quello compositivo, condizionato da leggi matematico-geometriche come il rapporto aureo – era rafforzata anche dai suoi studi sui valori psicologici delle linee. Ebbe per ciò notevole importanza il libro di Charles Henry Introduction à una esthétique scientifique (1885) che a sua volta riprendeva argomentazioni dell’Essai sur les signes inconditionnels dans l’art (1827) di Humbert de Superville. Secondo Henru l’orientamento delle linee era da mettere in rapporto con certe emozioni umane: la direzione verso l’alto e verso destra, per esempio, con uno stato di gaiezza, di eccitazione, di piacere e di liberazione di energia. La prima condizione emotiva, inoltre, sarebbe stata adeguatamente espressa attraverso colori caldi, basati sul rosso e sul giallo; la seconda da colori freddi, a partire dall’azzurro. Nella sua ultima grande tela Il circo (1890–91), Seurat ha puntualmente applicato tali principi. Per
comunicare il senso di allegria e di eccitazione prodotto da clown e
saltimbanchi si è infatti servito della combinazione dei colori caldi (gialli e rossi) con direttrici oblique ascendenti orientate da sinistra a destra; mentre il pubblico, immobile,
è
caratterizzato
da
prevalenti
tonalità
verdi-azzurre.
L’apparente
schematicità dell’immagine può essere spiegata con il fatto che all’artista non interessava rappresentare in termini di verosimiglianza il soggetto, quanto suggerire le emozioni del circo mediante i colori, l’organizzazione delle forme e la loro composizione sulla tela. Il circo (1891), Parigi, Musée d'Orsay
IL GRUPPO DEGLI ARTISTI INDIPENDENTI Seurat e altri giovani artisti rifiutati al Salon del 1884 diedero vita al Gruppo degli artisti Indipendenti che, nella primavera del 1884, diede vita al Salon des Indépendant, una esposizione priva di giuria di accettazione e autogestita dagli stessi espositori che, in quell’occasione, furono oltre quattrocento. Tra costoro c’era Paul Signac che aveva molto ammirato l’opera di Seurat e che, dopo la precoce scomparsa questi, divenne il principale alfiere del “neoimpressionismo”, sia come pittore che come teorico. Egli fu, infatti, l’ideatore del puntillismo che egli, comunque, preferiva chiamare “divisionismo”, in quanto, come egli afferma, ciò che è importante non è tanto la forma delle pennellate, ma la divisione dei colori. Tra gli aderenti al gruppo neoimpressionista, ci fu anche il vecchio Pissarro che si entusiasmò all’idea di una sintesi pittorica moderna “basata sulla scienza” e riprese il metodo di Seurat usando pennellate più larghe, a zone rettangolari o quadrate. Colazione (1886–87), Otterlo, Rijksmuseum Kröller-Müller
LA TEORIA DEL COLORE DI CHEVREUL. Tra gli scienziati che si occuparono del colore, Michele Eugene Chevreul (1786-1889) fu probabilmente quello che influenzò maggiormente la storia dell'arte. Le sue leggi sull'influenza reciproca dei colori e il suo sistema di classificazione dei colori, furono studiate e applicate da molti pittori. Chevreul, studiando le combinazioni di colori, si accorse che certe tonalità di rosso, se venivano accostate al verde, risultavano più vivaci, mentre, se accostate al giallo, tendevano ad essere più spente.
Chevreul si rese conto, insomma, che due colori accostati tra di loro tendevano a tingersi l'un l'altro del corrispettivo colore complementare. Osservò che il giallo tendeva a colorare di un blu violaceo i colori vicini; il rosso di un verde tendente all'azzurro ed il blu di un giallo aranciato. Dall'osservazione e dallo studio di questi fenomeni Chevreul formulò la famosa legge dei contrasti simultanei: "Due colori adiacenti, vengono percepiti dall'occhio in modo diverso da come sono realmente�.