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GUY BOURDIN: STORYTELLER

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ALL’ARMANI/SILOS LA MOSTRA OMAGGIO AL FOTOGRAFO FRANCESE DALLA LIBERA CREATIVITÀ di

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Sature cromie pop, tagli inusuali, modalità narrative rubate al cinema e richiami surrealisti nelle cento fotografie che Giorgio Armani, insieme a The Guy Bourdin Estate, ha selezionato nell’esposizione dedicata al parigino Guy Bourdin. “Questa mostra conferma la mia volontà di fare di Armani/Silos un centro di cultura fotografica contemporanea, includendo ciò che è prossimo al mondo Armani, ma anche ciò che ne è lontano – ha dichiarato Giorgio Armani - A prima vista, Guy Bourdin non è un autore a me vici- no: il suo era un linguaggio netto, grafico, forte. Nella sua opera quel che si percepisce subito, in superficie, è la provocazione, ma quello che mi colpisce, e che ho voluto mettere in risalto, sono piuttosto la sua libertà creativa, la sua capacità narrativa e il suo grande amore per il cinema. Bourdin non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi: un tratto nel quale mi riconosco io stesso, credo non ci sia un altro modo per lasciare un segno nell’immaginario collettivo”.

Saturated pop colors, unusual cuts, narrative methods taken from cinema and surrealist references in the hundred photographs that Giorgio Armani, together with The Guy Bourdin Estate, has selected for the exhibition dedicated to the Parisian Guy Bourdin. “This exhibition confirms my desire to make Armani/Silos a center of contemporary photographic culture, including what is close to the Armani world, but also what is far from it - declared Giorgio Armani - At first glan- ce, Guy Bourdin is not an author close to me: his was a clear, graphic, strong language. In his work what is immediately perceived, on the surface, is the provocation, but what strikes me, and which I wanted to highlight, are rather his creative freedom, his narrative ability and his great love for the cinema. Bourdin did not go with the flow and did not compromise: a trait in which I recognize myself, I believe there is no other way to leave a mark in the collective imagination”.

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