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THE KING OF KINK

L’EREDITÀ DEL FOTOGRAFO TEDESCO-AUSTRALIANO HELMUT NEWTON (DI CUI RICORRONO I CENTO ANNI DELLA NASCITA)

RESTITUISCE LA POTENZA RIVOLUZIONARIA DELLA MODA E NON SOLO. di Silvia Cutuli

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“Sono attratto dal cattivo gusto, più eccitante del preteso buon gusto, che non è altro che la normalizzazione dello sguardo” asseriva Helmut Newton (Berlino 1920/Los Angeles 2004), il fotografo tedesco naturalizzato australiano, consegnando ai posteri scatti provocatori su cui ancora oggi lo sguardo indugia non poco. Seducenti, voluttuose e di potere, appaiono le sue donne ritratte con colto erotismo attraverso il suo obiettivo provocatorio per eccellenza nel panorama della fotografia mondiale. Maestro del nudo femminile, grande interprete della moda e dei ritratti di celebrità, dai Sessanta ai primi Duemila collaborò con le più quotate riviste femminili: Vogue France, Elle France l’inglese Queen insieme a Interview, Egoist,Vanity Fair, Paris Matched e Esquire. Con Newton le fotografie di moda escono dagli studi, scendono in strada con le modelle calate nella parte, tra citazioni al noir e ammiccamenti erotici come testimonia l’ampia retrospettiva

“HELMUT NEWTON.LEGACY” che in collaborazione con la Helmut Newton Foundation di Berlino, sarà in tour per tutto il 2023 e 2024 (partita da Palazzo Reale di Milano). A rivedere i suoi scatti, mettendo a fuoco i servizi di moda più anticonvenzionali, insieme a riviste, documenti e video, la “cattiva reputazione” di Newton emerge chiara e lampante. Classe 1920, costretto a lasciare la Germania per sfuggire alle leggi razziali, Newton approdò nella Parigi degli anni Sessanta, rifugiandosi spesso con il suo obiettivo nelle strade della Ville Lumière, spingendosi ben oltre le pareti dello studio fotografico, immortalando tra i primi la moda rivoluzionaria per i tempi di André Courrèges intrecciata a doppio e indissolubile filo alle proteste sociali e civili di quegli anni. Apparsa per la prima volta su Vogue Paris nel 1975 una delle sue immagini di moda più famose di tutti i tempi, intitolata Rue Aubriot, strada del Marais dove Newton aveva il suo appartamento. La modella ritratta, indossa uno smoking nero di Yves Saint Laurent, una camicia bianca che nasconde le forme, tiene i capelli raccolti e stringe la sigaretta tra le dita della mano. Un’enigmatica messa in scena, che in parte si rifà anche ai dipinti di Ernst Ludwig Kirchner dei primi anni dieci del Novecento, in cui le cocotte fumano aspettando i clienti sulla Pariser Platz di Berlino. Scatti che scandalizzarono non poco, scontrandosi con certi moralismi della società come quando negli Ottanta creò i suoi Big

Nudes, destinati sia alle pagine delle riviste sia a stampe a grandezza naturale, cosa che nessun fotografo aveva mai fatto prima. Nel corso dei Novanta aumentarono poi le collaborazioni dirette con stilisti come Chanel, Mugler, Yves Saint Laurent, Wolford e Swarovski per campagne pubblicitarie su vasta scala. Rivoluzione, altro che provocazione: oltre al nudo c’è di più; ci sono i suoi scatti destinati a restare nella memoria collettiva al pari delle donne ritratte, rese forti dalla rivoluzione sessuale che ha regalato loro libertà e consapevolezza del corpo.

“I am attracted by bad taste, more exciting than pretended good taste, which is nothing more than the normalization of the gaze” asserted Helmut Newton (Berlin 1920/Los Angeles 2004), the German naturalized Australian photographer who delivered to posterity provocative shots that still seduce the gaze.

Seductive, voluptuous and powerful, that’s how appear the women portrayed by him with cultured eroticism, creating images destined to be remembered on the panorama of world photography. Master of the female nude, great interpreter of fashion and celebrity portraits, from the 1960s to the early 2000s, he collaborated with the most popular women’s magazines: Vogue France, Elle France, the English Queen together with Interview, Egoist, Vanity Fair, Paris Matched and Esquire. With Newton, fashion photographs leave the studios, take to the streets with the models in the role, between noir quotes and erotic winks as evidenced by the large retrospective “HELMUT NEWTON.LEGACY” which, in collaboration with the Helmut Newton Foundation in Berlin, will be on tour throughout 2023 and 2024 (starting from Palazzo Reale in Milan). Reviewing his shots, focusing on the most unconventional fashion shooting, together with magazines, documents and videos, Newton’s “bad reputation” emerges clear and obvious. Born in 1920, forced to leave Germany to escape the racial laws, Newton landed in Paris in the Sixties, often taking refuge with his lens in the streets of the Ville Lumière, going far beyond the walls of the photographic studio, immortalizing revolutionary fashion among the first for the times of André Courrèges intertwined in a double and indissoluble thread with the social and civil protests of those years. Appearing for the first time in Vogue Paris in 1975 one of his most famous fashion images of all time, entitled Rue Aubriot, street in the Marais where Newton had his apartment. The model portrayed wears a black tuxedo by Yves Saint Laurent, a white shirt that hides her shapes, keeps her hair gathered and holds the cigarette between her fingers. An enigmatic staging, which in part also refers to the paintings by Ernst Ludwig Kirchner from the early tens of the twentieth century, in which cocottes smoke while waiting for customers on Berlin’s Pariser Platz. Shots that scandalized quite a bit, clashing with certain moralisms of society such as when in the eighties he created his Big Nudes, intended both for the pages of magazines and for full-size prints, something that no photographer had ever done before. During the nineties, direct collaborations with stylists such as Chanel, Mugler, Yves Saint Laurent, Wolford and Swarovski increased for large-scale advertising campaigns. Revolution not provocation: besides the nude there is more; there are shots of him destined to remain in the collective memory like the women portrayed, strengthened by the sexual revolution that has given them freedom and awareness of the body.

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