Giovanna Iorio
Dialogue
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Special thanks to Martina Pfeiler, Alan Bates and Silvia Stucky for their contribution to Dialogue. Music and video by Lucio Lazzaruolo https://www.youtube.com/watch?v=fy1KamVIL28 Photo by Giovanna Iorio Graphic design by Silvia Stucky
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Giovanna Iorio
Dialogue Exhibition of Voice Portraits in the Woods
Hertford, London 21 December 2020 | Winter Solstice 51°47’46.3”N 0°06’34.2”W
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Martina Pfeiler Winter Solstice Exhibition of Voice Portraits in the Woods by poet Giovanna Iorio poetically and visually reimagines an ecological equilibrium, evoking, if not reawakening, a long forgotten sense of a human mysticism. Performatively integrated into the woods of Hertfordshire, the highly immersive outdoor exhibition coincides with a remarkable astronomical event: Winter Solstice! On the 21st of December, all animals, plants, and human beings in the Northern Hemisphere experience a gravitational tipping point that is weaving organisms into long hours of darkness, before only gradually moving closer to the sun again. As the artwork suggests, however, this shared feeling of a dark transitional moment has the potential to cyclically ignite a human sense of ecological belonging, giving life to ancient rituals, by entering into a poetic dialogue with nature. The eco-poetical exhibition features Voice Portraits created by Giovanna Iorio as artful spectrograms, transcoding the acoustic frequencies of recorded poems by twenty-three internationally acclaimed poets from Italy, France, Russia, USA and Israel. Although high-end 21st century technologies and software programs often take a nod towards a progressive but unsustainable future, the innovative on-location artwork energetically revives an intimate feeling of an ancient past. It allows visitors to become part of a spectacular natural ritual with every footstep: animated in their most dramatic forms by the forces of nature, Oaks, Ashes, and Chestnuts step forth to welcome the voice portraits nestled between trees, displaying a seemingly infinite tonal poetic landscape. Together, nature, poets, and visitors playfully interact with these mesmerizing color schemes and mystically dance with their fantastic forms. During this short period around winter solstice, everything is possible and the voices of today’s poets mingle with an ancient past! If trees can talk, so can images. If human life is woven into a colorful tapestry of reflective atoms and flamboyant cells, then Giovanna Iorio’s twenty-three Voice Portraits candidly bring color into an ecologically threatened environment that asks for nothing more but to be heard and seen. It is winter solstice in the year 2020, and this enthralling exhibition is asking usto enter into more intimate dialogue with nature than ever before. 7
Poets & Artists
FIRST DIALOGUE
François Nédel Atèrre Marilyne Bertoncini Sara Capoccioni Davide Cortese
Voices. Branches and Earth Voci. Rami e terra
Sandra Giuliani Gili Haimovich Nina Kossman Maria Pia Quintavalla Marino Santalucia Matilde Tortora Raffaella Zaccagna Michela Zanarella 9
François Nédel Atèrre
Scoprivi l’irrisolto, era mattina Scoprivi l’irrisolto, era mattina: puntavi il dito al centro oppure ai lati di monti d’acqua, il cielo sciolto sotto nell’onda crespa. Era vapore, il sole. Ti innamoravi di strane creature pelagiche, col dorso di cristallo. Era curiosità, la tua? Con grazia fece capriole il vero, cadde in piedi.
da Limite del vero, La Vita Felice, 2019
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Marilyne Bertoncini
Le bouleau du poete Le poète va au bouleau comme la rivière à la mer Il y passe bien plus de temps qu’il ne le pense parce qu’il confond les mots et les temps Les grilles du parc sont fermées et le poète caresse le bouleau de ses mots et marche pour rentrer chez lui. Rien ne l’étonne même pas le fait que le bouleau réponde quand il l’appelle au téléphone Alors le poète se met au boulot et il écrit un petit poeime.
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Sara Capoccioni
Andrò tra gli alberi Andrò tra gli alberi Per sentire se lì ci sono Ci sono davvero Mi cercherò tra i fruscii sommessi Le voici svariate degli uccelli I balenii di luce A lungo sosterò Con l’ultima rosa Del giardino Quella che sola si staglia Tra sole o brina In un suo inesorabile ciclo Riposata la fronte ferma Sulla corteccia del noce Lo pregherò di farmi entrare Per divenirne foglie e radici.
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Davide Cortese
Dimmelo terra Dimmelo, Terra nella luce acerba del frutto sul dorso verde dell'insetto che mai, tu mai morirai chÊ il tuo canto è negli occhi d'oro della tigre nel volto antico del ragazzo mare nella pagina segreta del cielo voltata da un'ala nera. Prometti, Terra. Giura fiore al seme. Solenne, prometti di non morire. Io non potrò mai in eterno guardare a te come a un'ultima ape.
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Sandra Giuliani
Dirò comunque dirò comunque di come io sono per essere sempre o questi venti o gli umori pianissimi o l’oblio io, comunque ritorno, io che ho gli istmi nel cuore. Ora, che le ore passano o a stormi o a violaciocche sui muri questa stupita permanenza il lago sogna: lampare o l’eco dei passi (da destra) o i cento bisonti nella cruna (verso sinistra), comunque, leggiadra e non feroce, io, - con i miei capelli belli – che sciolgo io qui, che vivo, da sola.
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Così, immansuete alle finestre del viale accucciate a belare le altane (sul fiume) il merlo (odorosissime magnolie) o tutta l’uva del campo. Avidamente specchiati io e il dopo, partiremo dall’alba dietro la gravida estate i suoi temporali improvvisi e acqua l’inaccessibile acqua di fasci d’umido o sotto i ponti o vedrai. In me, gli uccelli alzarsi o morbidi i venti soavi: le raffiche da lì verrai ai calvi spicchi fin dentro le querule arance fin dove ma sobrio e pacato l’ontano non regge.
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è inutile dirsi, allora, che pace mondiale stanotte e uscirsene a cercare dei gusci di sole di canfora. Qui, e dietro la siepe, comunque, non piove: Ç solo una luna che passaÈ Lo dicono loro, i bambini, che c’inseguono ancora tardi, troppo: chiudi i libri, il telaio, chiudi. Tanto, non sono felici (non lo sono) le azalee.
da Arazzi e foreste, Firenze Libri, 1987 I edizione; ristampa in Collana Anastatica, Ginevra Bentivoglio EditoriA, 2010
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Gili Haimovich Hum Through the humdrum of routine rote, through the scorching boredom of the humid streets, I carry you as a hum. Layers of body and distance, this gift that is warped with many things is nothing but warmth. Can one hand another anything but attention? As daringly as the fresh green on the treetop’s leaves I love \ write. That’s my protest.
from her book, Promised Lands, Finishing Line Press, 2020, USA
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Nina Kossman
Valley of Closed Eyes 1 In this second decade of the third millennium I, born three times of the tree of flesh, fallen thrice from its empty branches, the diaphanous heap of water, red from the maternal sea, syllables of my name rushing to rescue your lips stillness air your lips are trying to form as my name“complaints of the wind over the heap of bones�this be my name in this life: The Sky Rushing to Meet the Water.
2 Stony water colored by wind, chiseled by the light fallen off your eyelids: one moment is all in the silence of the newborn. Now take a pitcher, pour out small echoes, equally onto the earth, onto the scorpio fortress, upon the transparent stones, and the motionless flame at the door.
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3 Dipping my cheekbones into the blind substance, into the cooling water of the maternal yes, I, river of your body, I, the tightrope of fear your body walks, return to you nightly, motionless, daily, nightly I bury both hands in your solitude: echoes answer me in your valley of closed eyes.
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4 Salt of the earth in a sunflower seed, salt on the leaves of the tree of destruction, salt opening and closing like a flower, transparent labyrinth I must pass to close my eyelids with your fingers of sleep to open yours with my fingers of clay and water.
5 In the second decade of the third millennium, I, hallucination of flame on the face of a child, the guardian of the child’s aerial dreams, all of his breaths now a single breath, all of his words an unending sentence, I split myself into parallel moons, I spill myself into a bowl of bloodYou will see me the salt of your body, you will hear me think in your thoughts... When I offer to you one face of the moon, you know: my face is the face eaten away by years of sickness and hunger, face of a child who died fifty years ago.
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Maria Pia Quintavalla
Se la guardo penso lei Se le guardo penso lei mi potrà parlare di quella bambina è testimone, ma io “sono quella bambina” e al mondo amo quella bambina che è esistita, qui dal cammino della foto. Sai perché preferisco lei bambina, perché è giovane vivace, che sorride. Cosa vedo nei piedi delle due bambine che danzano il passo del cammino? E dietro? Alberi, cespugli di verbena piccoli filamenti polipi in verzura e piccoli morti sotto ai piedi come serpentelli al piede di Maria che sconfigge il serpente; così la morte a loro non fece più paura, ed è così che vedo le due bambine che camminano sfilando in adorabile andatura. 29
Ecco che vedo, tutto rosa il domani accennato dagli occhi sorridenti di una lei che guida l’altra in acqua chiara e perenne. Che ricchezza un fratello Signore, e una sorella, Signora! un gran dono che la vita riesce ad adagiare piano come un calendario magico beato, carnevalesco dove i numeri sciorinano all’indietro in anni e secoli, a venire. II) Ma la stella di oriente non veduta mostra scie luminose e non graziate oggi - rese inermi dal tempo sfilano ombre su ombre e carte, le due mani si stringono in abbraccio - e reggono il cammino. alleluia! alleluia è la canzone,
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La piÚ piccola guarda, strizza gli occhi non sente piÚ rumore, è il colore del cielo che protegge tutto il verde del vuoto, le sue vesti – e in quel verde cammino celeste verso il lago dei cigni liberano le biciclette, e le mani non cantano le labbra di Esther. Spingono in su i polmoni alitano il vento, steli i lampioni della sera, mani che toccano e sorridono sodali, liane i capezzoli che spingono o allontanano, la sera.
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Marino Santalucia
Come sei lontano da me Dopo ogni ritorno mi perquisisci per ricordare il passato in ordine cronologico felicità litigi offese. Come sei lontano da me anche ora e dire che bastava così poco per essere noi stesse. Una giuntura un nodo per deviare dalle nostre vite oblique come scale. Ci attardiamo sul pianerottolo l’una di fronte l’altra osservandoci, due inquiline sconosciute tu scendi io salgo sulla mia vita.
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Matilde Tortora
Il bosco è bello anche di lontano La giraffa incede strappa mischia, ha nostalgia del bosco, racconta d’avere un tempo avuto conciliaboli con le chiome, d’avere udito le loro voci, d’essersene abbeverata, Racconta del taglio particolare che aveva la luce, racconta del bosco perduto. Racconta di quanto fossero lunghe le braccia degli alberi, possenti i tronchi, alta la cima superba, svettante. A lato la luce compiva giochi incestuosi, s’inchinava innocente e pura, anch’essa di ogni sfumatura del verde si abbeverava, Racconta del taglio obliquo inferto, ma non patito, dell’orgoglio del bosco. 35
Racconta del tak farvel, grazie arrivederci che qui ogni passante ha detto o almeno pensato. Del re che pure qui ha sostato, traendone vigore e vaticini. Racconta la fatica, la sosta, il riposo, racconta il bosco. Racconta la sommessa risata, di lontano a lui ripensando, del piumino che anche lui se la rideva, dell’ovatta rosa d’una gamba che sola sbucava a farle compagnia, anch’essa lieta. Il bosco è bello anche di lontano, sta là, ti aspetta. L’indomani non passerà altrove, ci contemplerà. E ritorneremo nel bosco.
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Questo dicono i calendari fosforescenti, appesi sulle pareti di casa, e di come sia possibile leggervi “fate largo di nuovo alla luce, alle sue gambe alle sue braccia, alla sua incestuosa innocenza�. Qui persino Edipo avrebbe potuto sostare, un poco risanarsi, se solo avesse pazientato il tempo giusto occorrente a provvedersi di lentine a contatto, guardare, e nell’attesa di intravedere la luce tra i rami, fare un cruciverba, assieparsi giocando a mosca cieca coi riflessi.
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Raffaella Zaccagna Fiori gialli Fiori gialli Da terra dura Sorrisi di sfacciata natura Sospirate lievi la brezza del tempo Commuoviti casa Dal balcone Abbraccia l’immenso Mare fai onda Che agita cielo Che nuvola danza Parola da silenzio spogliata Ardita d’amore Assetata di vento Casa commuovi le stelle Non abitare la notte Stringi forte i colori Lascia aperta la porta La polvere che importa Tutto si posa Anche questa sottile paura Che i gialli fiori sfidano allegri O forse non hanno memoria Di quante volte ritorna la storia 39
Michela Zanarella
Mi sentono le querce Mi sentono le querce mentre passo generazioni di silenzio ai fianchi della sera nell’accorgersi che rincorro nell’ora tarda la fuga della luce chiamano il cielo ad esporsi. Arriva alla mia statura la luna mi riporta a terra il bacio notturno dell’upupa giunta da un bagno di ceneri polvere e residui di sole.
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Each voice has found its mysterious shape, its frequency, we were waves in a wood
Poets & Artists
SECOND DIALOGUE
Viviane Ciampi Maria Pia Dell’Omo Anna Maria Giannini Ester Isaja
Voices. Leaves and Moss Voci. Foglie e muschio
Brigitte Maillard Anna Maria Pugliese Michael Rothenberg Angela Schiavone Beppe Sebaste Eugenia Serafini Silvia Stucky Rossella Tempesta 45
Viviane Ciampi
Chant d’amour pour une branche branche blanche branche molle branche morte branche offerte à l’acuité du vent branche qui m’enlace m’embrasse m’afflige et frappe aux portes des forêts… je frotte ma joue contre elle je recueille la pluie qui dégringole sur elle va d’elle à moi va en elle en moi branche métamorphique soudain mise au piquet… qu’est-ce qu’une branche ? c’est beaucoup plus que les bras de la plante !
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cosmique accointance ? flâneuse d’autres temps ? ou… anaconda d’Amazonie qui me caresse ou langues de Rimbaud de Verlaine de Shakespeare qui lèchent ma peau où fume le périssable ? peut-être ! à tant de lumière ma bouche fouille ses mots à tant de lumière ma gorge devient sèche et la branche par floraison par sève par souffle pioche l’air de ciel à ciel et je deviens arbre qui mémoire sauve alors plus jamais plus jamais je ne alors plus jamais je ne craque
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Maria Pia Dell’Omo
Presagi Crisargira come moneta, Mi spendo, ninfa, Nell’eterno rovo Della memoria ulteriore, Quella fatta di legni E foglie E placidissimo sangue Di cerva-madre. Non ebbi mai conforto Di cemento E grandine di leghe sintetiche. I meristemi guardano ancora al futuro E noi non siamo che ossa che cantano, Sparse nella foresta come presagi. Tu, Madre, ninfa, accogli nel tuo omphalós La pietra, Lo smeraldo con cui edificare i bagliori.
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Accogli anche me, che ti canto, E raccogli i rami secchi di una foresta Amara, Calpestata dalle perdite, Tempestata di effigi cadute al suolo, Di suoni che non furono versi, Ma lamenti E nella tua ecolalia Impasti con le ceneri del fuoco Un canto. Lo spargi ai quattro venti. Mi racconti nel Silenzio, Supremo . In te, rinasco margine di foglia, Pronta alla nuova primavera e, poi, Al nuovo inverno.
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Anna Maria Giannini Giungo a voi con le nuvole in bocca Giungo a voi con le nuvole in bocca e le rose di giugno in contorno ho negli occhi la guerra, nelle gambe un tremore di terra, non c'è olio quest'anno anche il mosto ribolle con voce spaiata dalla gioia del canto, c'è silenzio un silenzio di fiori, il gelo in agguato lontananza di cuori che uccide nessun bene profondo a scavare nel nero di questo lunghissimo addio persino gli uccelli sono attoniti a questa stagione, pur non sapendo non sapendo come il verbo migrare può voler dire morire, morire, morire guarda i gabbiani, afferrano i pesci carnosi nutriti dalla carne degli uomini, guarda i gabbiani giungo a voi con le nuvole in bocca e le rose di giugno in contorno, sono Novembre la porta d'inverno e fra poco è di nuovo Natale forse è tempo che ognuno spazzi il cortile accenda una luce, due sedie davanti la porta 55
Ester Isaja
Acqua L’acqua azzurra di una cascata cade piano sul mio viso, lungo la schiena… Rido, rabbrividisco e rido ancora. L’ acqua fresca scivola tra le mie mani, sulle gambe… Lava il mio cuore e rapida scorre via con i miei strani pensieri. E guardo quel grande cielo azzurro su di me e sorrido… Cammino tra i sassi… Mi asciuga il sole.
pubblicata nell’antologia M’illumino d’immenso, Pagine, Roma, 2018
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Brigitte Maillard
Tu verras Tu n’iras pas à Rio mais vers le Monde Tu verras comme il s’ouvre Et la terre comme elle tourne Tu verras l’amour qui passe et sa galère Le chant des mots et des sirènes La tour membrée au point d’attache La valse vienne pour te le dire Tu verras dans l’entre-deux De tes passions Courir le coq dans la basse-cour Tu verras Le chant des âmes au bord des dieux Plonger la mer dans les détails Porter secours au bras qui pousse À la douleur du tyran
Tu verras vivre la folie au bout du sein Et tu verras la tête qui se décolle Dans l’atmosphère des senteurs Il y fait doux Tu verras le monde Se prendre à son revers Danser le vide autour du rien La mer courir après les flots Se défaire de l’abri et y poser sa main
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Anna Maria Pugliese Un cappellino viola Pellegrina della vita intreccio i rami della Bellez alle ortiche del vivere liberamente (nel giorno genetliaco) contemplo la grammatica dell’esperienza farsi festa di liberazi dalle illusioni della soggettività dai falsi miti di un mondo diviso in due stanze nell’ultima un cappellino viola
za
one
e
un treno da prendere al volo da Frammenti imprevisti, antologia della poesia italiana contemporanea, a cura di A.Spagnuolo, Kairós edizioni, Napoli 2011. © Archivio Anna Maria Pugliese
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Michael Rothenberg
This is What Fall Sun hidden by ravine and mist Forest hungry for rain
There is no better answer than to reply in kind
I knew about this and almost set it right against the thorny brambles and desiccated fennel
In mammal need. That is what falls as I take
Broach of deliverance Bent against summer
a breath of light. Coyote’s yip-yip howl and late surrender to the limpkin’s reassuring cry.
latitudes. The sung note Horrific claims of heat lightning. The solitude Moon coming back over the oak forest. Tangerine moon as full as love November 13 2017
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Angela Schiavone
Su un verde prigioniero del cemento su un verde prigioniero del cemento/fa fatica a mostrarsi un cielo azzurro che vorrebbe/risplendere su case bianche come nei films americani/il tempo trasformato dall'assenza di gioia/cerca un paradiso perduto tra pietre ricostruite/con mattoni amari che risuonano di canti/al tramonto quando l'arancio del sole/indora i luoghi e fuoriescono da porte segrete/i sogni lasciati dai vecchi abitanti a popolare l'incompiuto/con parole incomprensibili e con gesti antichi/gli alberi tagliati privati della vita/per incuria altrui giacciono sui marciapiedi arsi dal sole in una estate/ dove neppure l'odore del mare è un richiamo forte/a dirci che torneranno le cose come un tempo/quando la natura ci dava i suoi doni/ma dovunque si sente il lamento degli alberi tagliati/hanno smarrito il ruolo pacificatore anche qui /sul capo Posillipo dove non c'è frescura se il sole/piomba dritto senza il filtro dei rami/ la sirena Partenope sfugge alle onde inquinate/chiede di non essere piÚ sirena se le sversano addosso i liquami/tornate alla natura grida e mostra le scaglie intrise di petrolio / parla con dolore della sua storia che sembra non esserci piÚ 65
Beppe Sebaste
Parco centrale diciamo “c'è un albero”, ma non vediamo realmente l’albero esemplificando rimane proprio di fronte davanti agli occhi esemplificando rimane proprio di fronte davanti agli occhi senza contare il solito punto su un piano dello spazio senza il quale non è lecito partire
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proprio di fronte davanti agli occhi sulla strada che è linea di separazione degli avverbi: sopra e sotto proprio di fronte vanno davanti agli occhi con la bicicletta vanno e possono essere uomini sulla linea di demarcazione o donne di differenti età o anche vecchi col giornale oppure bambini col gelato e alcuni anche vanno proprio di fronte con palloni colorati davanti agli occhi altri in strane posizioni sulla linea di demarcazione male accompagnati possono essere soli o in gruppi li inquadri dalla tua immobilità nei limiti compresi dai tuoi bulbi oculari un'armonia una luce un’adesione alle cose un atteggiamento che ricorda Cézanne
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sopra la strada nella linea retta si vedono le cupole verdi degli alberi con le foglie si intrecciano gli alberi fra di loro e i rami di diversi alberi le foglie di diversi rami che si mettono insieme si riempiono gli spazi come foglie dello stesso ramo come rami che appartengono allo stesso tronco si intrecciano in senso orizzontale possono essere uno davanti e uno dietro raramente uno più alto e uno più basso sono uno di fianco all'altro si riempiono a vicenda gli spazi vuoti con i rami con le foglie non dello stesso albero
sopra la linea di demarcazione della strada proprio di fronte davanti agli occhi alberi diversi formano alberi uguali si intrecciano in senso orizzontale eliminate les petites sensations e i bambini col gelato resta il dettaglio piĂš importante: la contemplazione delle tue stesse pupille contemplate attraverso le tue stesse pupille proprio come CĂŠzanne
1976
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Eugenia Serafini Quando arrivò a Napoli intercitYpaOlaRoma ore 19 quando arrivò a Napoli tutta l’aria diventò
rOSa
.
Tutta l’aria ! ! che avvolgeva il mare e le barcHe e le case e gli alBeri e le montagne che si sollevavano leggere fra ALI di nebbia
rosata anch’eSsa .
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allOra pensò a Monet alle sue cattedrali di Rouen a quella sua osSesSione per l’atmosfera che lo prendeva lo prendeva !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!
! pOi
un aereo segnò il cielo col suo filo
biAnco da La valigia delle parole, Castrovillari, 2013
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Silvia Stucky
muschio Cosa dirà il bosco quando incontrerà i colori delle nostre voci? Il bosco è fatto di alberi, piante, funghi, licheni, muschi, animali, che parlano fra loro, si alimentano, si sostengono. Come accoglieranno le nostre voci e i nostri colori? Il bosco è buio nel fitto dei rami, una luce filtrata arriva a perpendicolo; a volte, da un foro su in alto, una lama di luce più forte illumina la terra. Adesso sarà pieno di foglie cadute, gialle, brune o rosse. Forse le foglie colorate si cercheranno nei nostri colori? E i suoni e i silenzi del bosco, i suoi rumori – cosa diranno? Ascolteranno le nostre voci? Cosa dirà il vento volando fra i rami? Se le piccole tavole di legno colorato rimarranno nel bosco – se gli piaceranno – le farà sue. Le ornerà con ghirlande di brina tutte le mattine, e su quel lato umido le foglie rimarranno attaccate. Cadrà la terra. Infine, arriverà il muschio. Prima entrerà nei solchi aperti del legno, farà dei cuscinetti. Poi si estenderà, farà un mantello soffice e profumato. Vorrei esserci per toccare quella morbidezza.
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Rossella Tempesta
Infilo gli occhi nel verde Infilo gli occhi nel verde non vedo più la strada, sfuggono le case. Così il mondo è già completo, solo distese verdi, file di alberi immensi e alberi soli e immoti. Perfette sono le siepi e i rampicanti perfetti gli ikebana di sterpi e fiori. Sono lontana, sono una foglia un tronco una farfalla. Solo per il tuo canto ritorno.
da L’impaziente, Boopenled, 2009
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Dialogue, Waves in the woods Dialogue was an exciting installation. Only now I start to find the words. While preparing Dialogue it was necessary to remain silent and listen. Turning voices into images, taking them into the woods on Solstice day, listening to them in the trees, like transparent leaves, was a great emotion. I built a circle of voices and inside this circle I felt that I was holding back a great force, mysterious yet tangible. At one point the transparent veils stopped being just objects and came to life. Every voice found its mysterious form, its frequency, we were waves in a forest. Giovanna Iorio
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