Giro Primavera 2016

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Anno XII - Numero 1 - edizione primavera 2016 - free press

Eventi & Turismo Tourism & Things to Do in Friuli Venezia Giulia

Speciale / Special

Terremoto del Friuli Earthquake of Friuli



IL CARSO PRENDE VITA

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con irando...là

Girando...là, per scoprire e conoscere lo straordinario territorio del Carso Isontino. Storia, cultura, bellezze naturali, e Grande Guerra con il Fronte dell’Isonzo THE CARSO COMES ALIVE with Girando...là Girando...là, is the perfect occasion to discover the extraordinary Karst. History, culture, natural wonders, the Great War with its Isonzo Front

Educazione ambientale per le scuole

Trekking guidato

Escursioni naturalistiche, enogastronomiche e culturali

Nordic walking

Arrampicata sportiva

Escursioni in Kayak Trekking someggiato in groppa d’asino e di cavallo

Mountain bike

ESCURSIONI GUIDATE DI NORDIC WALKING, ANCHE PER PRINCIPIANTI: 17 APRILE  22 APRILE  8 MAGGIO  22 MAGGIO 4 GIUGNO  11 GIUGNO  7 LUGLIO Per info ed iscrizioni: I.A.T. Ufficio di Informazioni e Accoglienza Turistica Via Terza Armata, 37 Fogliano Redipuglia (GO) info@prolocofoglianoredipuglia.it tel +39 0481 489139 • +39 335 1444109 Facebook: Pro Loco Fogliano

LA STORIA RACCONTATA AL GRANDE PUBBLICO riproponendo spaccati di vita quotidiana del passato, con rievocazioni e rappresentazioni storiche. La riscoperta dei luoghi della Grande Guerra sul Fronte dell’Isonzo.

18 GIUGNO 2016

Raccontare il Fronte dell’Isonzo al pubblico internazionale: interessi e percezioni. Rievocazione e recital nei luoghi e nei giorni del centenario “San Michele e la guerra dei Gas” Info: I.A.T. Fogliano Redipuglia (GO)


First Wo First Words

Spring has finally arrived after an iffy winter, to say the least! Initially overcast and threatening to be long and dreary with no precipitations, towards the end of the season, as if to make up for time lost, and just as we were all longing for some warm sun, winter bit back with heavy grey-white clouds and snow which hurriedly covered the mountain tops. The new season brings us brave buds and colourful blossoms, woods and fields filled with sunshine and fresh green grass – the lively shades of green you only see in early spring – and still, the cheerful chirping of birds that fills the air as the days grow longer. Gone for now are the winter days when we yearned for some rain to clear up the gas-laden-fog which brought about alarming levels of air pollution. During those gloomy days we all seemed ready to make some changes to our lifestyles in the name of collective interest, and to reduce pollution. Everybody from politicians to public bodies proclaimed projects to reduce carbon emissions and implement improved sustainable public means of transport and alternative mobility, while we private citizens made environmentally conscious resolutions regarding their commuting practices and home heating. And yet by the looks of it, as March comes to an end and the warm breezes of spring dissolve the rigidity, all our eco-resolutions are gone. We definitely need someone to urge us, to remind us that we can adopt environmentally conscious habits. Here at Giro, we

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GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

want to do our part in reminding our readers that sustainable mobility is a worthwhile option: each edition of this year’s magazine will contain an article with suggestions for day trips, breaks and holidays with a nod to more environmentally friendly transport and sustainable mobility. We can all do our part without much effort by simply changing some of our habits. We start by suggesting a trip to the sites that were mostly affected by the Friuli earthquake of 1976 – this year marks the fortieth anniversary of the seism – using the normal public coach service. Indeed, travelling by bus and coach has a small ecological footprint, even smaller than that of railroad travel. Leaving our cars at home shouldn’t be such a big deal, should it? And the kids will love it too! Let’s do it! Of course, our sustainable outdoor trips may not alone save the future of the planet, but, we should remind ourselves that little drops of water make a mighty ocean. Have a nice Giro! Giusy Mancini


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È sbocciata la primavera, finalmente, dopo un inverno con profonde crisi di identità: prima deciso a vestire i panni di un lungo e umidiccio autunno senza precipitazioni e poi, forse in preda a qualche senso di colpa, ricco di nubi colme di neve che si sono riversate sui monti con impazienza e fretta, quasi a voler rimettere in pari la stagione. La primavera ci ha riportato caparbi germogli e colorati fiori, campi e boschi coperti da una barbetta verde - di quel colore così verde che si vede solo alla fine dell’inverno - e allegri cinguettii che risuonano nelle giornate che si allungano ogni giorno un po’. Sembrano così distanti le giornate bigie della scorsa stagione, quando sopra le nostre teste il connubio tra nuvole, nebbia ed emissioni di gas faceva scattare l’allarme inquinamento atmosferico e si attendeva, bramandola, la pioggia che purificava l’aria. Pareva che tutti, in quei giorni, fossimo pronti a cambiare, almeno un po’, il nostro stile di vita in nome

Prima del supremo interesse collettivo di ridurre l’inquinamento: da politici ed enti pubblici proclami su progetti per ridurre le emissioni delle industrie e imminenti nuove politiche di mobilità incentrate su trasporto pubblico locale, treni per pendolari e mobilità alternativa; dai singoli cittadini promesse di comportamenti virtuosi sugli spostamenti e il riscaldamento. Eppure oggi, a fine marzo, se mi guardo attorno, ho il timore che il tepore della primavera abbia fatto svanire i nostri buoni propositi. Ci vuole un pro memoria, una specie di pungolo che ci riporti alla mente che possiamo adottare comportamenti virtuosi. Anche noi di Giro vogliamo giocare la nostra carta in questa partita per sollecitare la memoria: quest’anno ogni numero della rivista conterrà un articolo che mostrerà come anche la gita fuori porta o la vacanza si possono fare strizzando l’occhio ai trasporti meno inquinanti e alla mobilità sostenibile. E che è possibile farlo senza sforzo, solo cambiando alcune delle nostre abitudini. Cominciamo in questo numero con un itinerario sui pullman di linea (un mezzo che ha un impatto ecologico molto basso e in alcuni casi è addirittura meno inquinante del treno) su alcuni dei luoghi maggiormente colpiti dal terremoto del Friuli, di cui quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario. Non sarà così complicato abbandonare la macchina per un giorno. E se con voi ci saranno dei bambini, vedrete che piacerà anche a loro. Proviamoci! Perché sì, è vero che la nostra gita domenicale non sarà sufficiente a cambiare le sorti del nostro pianeta, ma ricordiamoci che il mare è fatto di piccole gocce. Buon Giro! Giusy Mancini

Prima GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

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PRIMAVERA / SPRING 2016 - MAPS OF FRIULI VENEZIA GIULIA

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drawing: Alessandra Fazio

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Il turismo del futuro? Parte dai residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza. Tourism of the future? It starts from the locals, their quality of life, the way they care for the land they live in and how they strive for happiness. Tourists will be allured as a consequence.

Carlo Petrini - Slowfood

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GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

S.Dorligo d.Valle


Spring Primavera 2016 Spring Spring Le cose gratuite sono quelle che costano di più. Come? Costano lo sforzo per capire che sono gratuite.

Cesare Pavese - Il Mestiere di vivere - 21/01/1940

All that is free, costs the most. How is that? Striving to understand that it is free is how much it costs.

Sommario 02 06 11 12 16 17 18 22 28 29 30 33 40 42 44 46 48 52

Prima Orme e fossili Antonio cammina dal vero! Complessi giardini semplici I pasti e i rituali della tavola a Palazzo CoroniniCronberg Speciale Terremoto del Friuli *6 maggio, 11 e 15 settembre 1976 * Un itinerario sulle orme dell’Orcolat * Fiori dalle macerie *1976 Frammenti di memoria *A 40 anni dal sisma Ciclismo tutto “rosa„ La Corsa Rosa, il Gran Fondo e il Giro Rosa Un tuffo nella natura… …e uno nella storia Da Aquileia a Grado in bicicletta La viabilità di Grado si è rifatta il look I segreti di Kohišče Rocche, torri e antichi manieri

Contents 02 06 11 12 16 17 18 22 28 29 30 33 40 42 44 46 48 52

First Words Fossils and Footprints Antonio Walks, for Real! Simple Elaborate Gardens Feasting and Culinary Rituals on Exhibition at Palazzo Coronini-Cronberg Special - Earthquake of Friuli *6 May, 11 and 15 September 1976 *A journey in the footprints of the Orcolat *Jewels from the rubble *1976 Fragmentes of Memory *40 years after the seism Cycling: Pink is the Way - The Pink Race, the Gan Fondo and the Giro Rosa A Plunge Into Nature… … and at the Centre of History too Cycling from Aquileia to Grado A New Look for Grado Hidden Surprises in Kohišče Fortresses, Towers and Ancient Manors

Editore: Giro Direttore editoriale: Franco Fabbri Direttore responsabile: Giuseppina Mancini Registrazione:Tribunale di Trieste n. 1105 del 11.04.2005 - Iscrizione ROC n. 18304 Redazione: Via Galilei, 55 - Terzo di Aquileia (Ud) tel. 0431/35708 - e_mail: news@girofvg.com - www.girofvg.com Progetto e realizzazione grafica: GAM Grafica di Andrea Macelloni, Terzo di Aquileia (Ud) tel. 347.0821078 - gamgrafica74@gmail.com Stampa: Poligrafiche San Marco - Cormons (Go) Info sito Internet: www.girofvg.com - e_mail: giro@girofvg.com Pubblicità: +39 329 4321888 e_mail: giro@girofvg.com Hanno collaborato: Maria Stella Cinque, Maurizio Clicech, Sebastiano Clicech, Dida, Franco Fabbri, Mariolina Favero, Davide Macor, Elena Mancini, Giusy Mancini, Claudio Salvalaggio, Aaron Wiersnaz. Traduzioni: Maura Tomasi – maura.tomasi@gmail.com Foto: Archivio Giro, Archivio PromoTurismo FVG - POR FESR 2007-2013 [A.A.T.FVG], fotografi citati, Copyright delle immagini archeologiche della Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia autorizzate alla pubblicazione con protocollo n. 3026 del 04.04.2016 e indicate con la dicitura SAR FVG • foto di copertina: gpointstudio

Cesare Pavese - The Business of Living: Diaries (published in English as The Burning Brand) GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

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Villaggio del Pescatore, Duino Aurisina – Duinosauro Antonio

Orme e fossili

Tante scoperte per gli appassionati di paleontologia

Fossils and Footprints

Lots of discoveries for those who enjoy Paleontology di/by Mariolina Favero

Il fascino che hanno su di noi i luoghi lontani è indiscutibile. Gli appassionati di paleontologia fanno voli pindarici quando sentono parlare di giacimenti fossiliferi remoti, come quelli del Wyoming o della Mongolia, dell’Australia o del Cile. Eppure anche qui da noi, in Friuli Venezia Giulia, è possibile visitare luoghi affascinanti che conservano importantissime tracce di vegetali, pesci, crostacei e rettili e, addirittura, pterosauri volanti e dinosauri. Muovendoci da un estremo all’altro della regione, in poco più di 150 chilometri possiamo fare un viaggio che abbraccia gli ultimi 450 milioni di anni e osservare come antichissime forme di vita animali e vegetali sono comparse sulla terra e si sono evolute nel corso delle ere geologiche, po-

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We are all indisputably attracted by exotic far away places. The imagination of lay paleontologists goes wild when it comes to some remote fossil deposit in, say, Wyoming, Mongolia, Australia or Chile. However, right here in Friuli Venezia Giulia, there are some very intriguing sites that contain fossils of plants, fish, shellfish and reptiles, and important traces of flying pterosaurs and dinosaurs. Travelling from one end of the region to the other, in a little over 150 kilometres you can span over 450 million years of time, discovering how some ancient varieties of animals and plants first appeared on earth, evolved over the geological eras and inhabited the region we now know as Friuli Venezia Giulia.


Casera Casavento: impronte e sentiero

polando l’area in cui oggi si trova la nostra regione, che nel tempo si è profondamente modificata rispetto a come la conosciamo. I mari dell’Ordoviciano, nell’Era Paleozoica, e le scogliere del Devoniano con la loro grande barriera corallina, hanno lasciato spazio alle foreste tropicali del Carbonifero e ai mari del Triassico, sino a diventare monti emersi corrugatisi con l’orogenesi alpina. Dei molteplici reperti che possiamo trovare in regione, quelli che maggiormente colpiscono la nostra immaginazione, in particolare quella dei più giovani, sono le tracce dei rettili, che hanno colonizzato le principali nicchie ecologiche: i dinosauri nelle terre emerse, gli ittiosauri nei mari e gli pterosauri nei cieli. Vediamo insieme alcuni.

The seas of the Ordovician Period of the Palaeozoic era, and the Devonian cliffs with their great coralline barriers, gave way to the tropical forests of the Carboniferous Period, the seas of the Triassic Period, and the formation of mountains created during the Alpine orogeny. Among the many fossils found in the region, the remains that mostly strike our general imagination, and specially that of the younger ones, are those of the ancient reptiles that occupied the main ecological niches: the dinosaurs on the land above sea level, ichthyosaurs in the seas, and pterosaur in the sky. Let’s have a look at some of them.

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ORME E FOSSILI - FOSSILS AND FOOTPRINTS

A Claut, un grazioso borgo tra le montagne pordenonesi, presso Casera Casavento, nel Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane, nel 1994 è stata casualmente scoperta, su un grande masso precipitato da una parete montuosa, una coppia di orme di dinosauro con tre dita. Una delle orme impresse nella roccia è intera e ben conservata ed è lunga 35 centimetri e larga 23. Le impronte sono attribuite a un dinosauro vissuto all’incirca 200 milioni di anni fa, nel Triassico superiore; era probabilmente un teropode, cioè un dinosauro bipede (nelle orme non vi è infatti alcuna traccia della manus) e carnivoro, la cui altezza all’anca è stimata in 140-176 centimetri lungo dai 5 ai 7 metri. Le orme di dinosauri teropodi di grandi dimensioni sono molto rare; le orme di Casera Casavento, consecutive e appartenenti ad una stessa pista, sono un ritrovamento eccezionale. Per raggiungerle, si percorre la strada che sale da Lesis alla casera e che permette di godere del meraviglioso ambiente naturale della Valcellina. Un percorso segnalato e illustrato con pannelli informativi indica la posizione del grande masso. Info: www.parcodolomitifriulane.it

In 1994, a set of three-toed footprints of a dinosaur was accidentally discovered on a large slab of rock that had broken away from the mountainside at Casera Casavento in the Dolomiti Friulane Regional Park in Claut, a picturesque village nestled in the mountains near Pordenone. One of the footprints embedded in the rock is intact and clearly visible; it is 35 centimetres long and 23 centimetres wide. The footprints are believed to be from a dinosaur which roamed the earth some 200 million years ago, during the Late Triassic; probably a theropod, a carnivorous bipedal dinosaur – there is no trace of any the manus (hand) – which was around 140-176 centimetres at hip height and 5 to 7 metres long. Such large traces of theropod dinosaurs are very rare findings, fact which makes the footprints discovered at Casera Casavento an exceptional specimen. The site can be reached following the panoramic road from Lesis up to Casera Casavento, a true plunge into the wonderful beauty of Valcellina valley. The route to reach the exact location of the slab of rock is well marked with signs and information boards. Info: www.parcodolomitifriulane.it

La Carnia è ricca di straordinari reperti paleontologici oggetto di studio della comunità scientifica internazionale negli ultimi anni. Il piccolo borgo di Preone ospita uno dei siti paleontologici più importanti per il Mesozoico: l’area fossilifera del Torrente Seazza, da cui sono emersi moltissimi fossili in buono stato di conservazione risalenti al Triassico, compresi quelli di organismi molto delicati, quali crostacei e pesci di diverse dimensioni, ma anche rettili e resti di piante.

Carnia can boast some extraordinary paleontological finds that are currently studied by the international scientific community. The little village of Preone is the location of one of the most important paleontological sites of the Mesozoic Era: the area along the Seazza Torrent is filled with fossils from the Triassic Period, including the very delicate fossils of shellfish and fish of various measures, as well as reptile and plant fossils.

Preone, Palazzo Lupieri, sede dell’Esposizione Naturalistica “Preone 200 milioni di Anni”_ph archivio CarniaMusei

Preone, interno dell’Esposizione a Palazzo Lupieri_ph archivio CarniaMusei

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ORME E FOSSILI - FOSSILS AND FOOTPRINTS

Tra i rinvenimenti spicca il Preondactylus, uno tra i più antichi resti fossili di pterosauri - o rettili volanti - finora rinvenuti a livello mondiale. Il Preondactylus rinvenuto risale a circa 215 milioni di anni fa ed era di piccole dimensioni: pare che la sua apertura alare non superasse i 50 centimetri ma già gli permetteva di volare compiutamente. Le zampe posteriori erano lunghe, così come la coda, mentre il cranio era piuttosto corto e la bocca aveva denti aguzzi. Gran parte dei fossili rinvenuti a Preone sono conservati presso il Museo Geologico della Carnia di Ampezzo, anche quelli di Preondactylus, mentre in loco sono visitabili il Sentiero Naturalistico paleontologico “Stavolo Lunas” (un percorso ad anello di 3 chilometri attrezzato con cartelli che descrivono l’itinerario con particolare riguardo ai fossili e la cui visita è consigliata in primavera ed estate) e l’esposizione naturalistica Preone 200 milioni di anni fa (visitabile nel periodo estivo). Le visite guidate a Preone e al museo di Ampezzo, cui si affiancano le attività didattiche per i bambini, rendono l’immersione nel mondo della paleontologia particolarmente affascinante. Info e orari: www.carniamusei.org/geoparco

Among many others, definitely interesting is the Preondactylus, one of the oldest fossils of pterosaurs (flying reptiles) ever found in the world. This specimen of Preondactylus dates back to 215 million years; it was relatively small and its wingspan was just about 50 centimetres, allowing it however, to fly efficiently. Its back legs were long, as was its tail, while the skull was rather short and its mouth had sharp teeth. Most of the fossils found in Preone are now permanently housed at the Geological Museum of Carnia in Ampezzo, including the Preondactylus, while the original sites can be explored, preferably in spring and summer, following the Paleontological and Nature Trail “Stavolo Lunas” – a well marked 3-kilometre circle equipped with information panels regarding the fossils. In summer the Preone 200 milioni di anni fa (Preone 200 million years ago) exhibition is open to the public. The guided tours of Preone and of the Geological Museum in Ampezzo, as well as the many hands-on learning activities for children make the whole paleontology experience even more interesting and unique. Info and opening times: www.carniamusei.org/geoparco

È invece la provincia di Trieste ad ospitare il sito che forse più di tutti stimola la fantasia: il Villaggio del Pescatore. Nel comune di Duino Aurisina, vicino alle foci del fiume Timavo e a ridosso del mare, c’è infatti uno dei più importanti giacimenti paleontologici d’Italia ed Europa: una cava dismessa dove sono stati ritrovati i resti di pesci, gamberetti, coccodrilli primitivi, pterosauri e, soprattutto, dinosauri. I fossili di dinosauro qui rinvenuti appartengono principalmente a dinosauri dal becco ad anatra, gli adrosauroidi, un gruppo di erbivori del Cretacico superiore.

Villaggio del Pescatore near Trieste is definitely a site where your imagination will run wild. Right next to the mouth of the Timavo river close to the sea, in the Commune of Duino Aurisina there is one of most important paleontological sites in Italy, and perhaps in Europe: an old quarry filled with fossils of fish, shrimps, primitive crocodiles, pterosaurs and dinosaurs. The fossils of dinosaurs recovered at this site belong mainly to duckbilled dinosaurs, or Hadrosaurids, a group of herbivores of the Upper Cretaceous.

Museo Geologico della Carnia di Ampezzo, fossili_ph archivio CarniaMusei

Museo Geologico della Carnia di Ampezzo, Austriadachtylus (uno dei più antichi pterosauri al mondo)_ph archivio CarniaMusei

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ORME E FOSSILI - FOSSILS AND FOOTPRINTS

L’area del Villaggio del Pescatore ha il primato di aver restituito alla luce, una ventina di anni fa, il fossile del più grande e completo dinosauro italiano in corrispondenza stratigrafica e per questo è un sito di importanza mondiale. Era infatti il 1994 quando Tiziana Brazzatti, una studentessa di geologia che stava lavorando in loco per una tesina, rinvenne i primi resti di quello che scavi successivi avrebbero identificato come lo scheletro di un adrosauroide alto circa 130 centimetri e lungo 4 metri, che popolava un’isola del Tetide (l’oceano che allora separava l’Africa dal continente eurasiatico) 70 milioni di anni fa. Gli studiosi l’hanno chiamato affettuosamente Antonio, ma il suo nome scientifico, Tethyshadros insularis, significa “dinosauro adrosauroide insulare della Tetide”. Antonio non è solo: dallo stesso sito sono emersi anche i resti di altri esemplari di dinosauro della stessa specie, uno di questi, estratto in gran parte, è soprannominato Bruno ed è 1 metro più lungo di Antonio. Il fossile del dinosauro Antonio è visibile al Civico Museo di Storia Naturale di Trieste, mentre al Villaggio del Pescatore se ne può ammirare il calco. Il sito paleontologico non è molto grande, ma è affascinante e sempre ricco di interessanti novità che spingono a visitarlo ciclicamente per non lasciarsele sfuggire, e le guide che accompagnano i visitatori forniscono interessanti informazioni e fanno partecipare alla spiegazione tutti i presenti: sia i bambini che gli adulti. Per i più piccoli la visita offre anche una “caccia al fossile”, che consiste nel cercare (e trovare!) pesci fossili inglobati in piccole lastre di roccia provenienti dagli Stati Uniti, da portare poi a casa. Info: www.cooperativagemina.it

Sito paleontologico Villaggio del Pescatore

Ricostruzione dal vivo di Tethyshadros insularis di Lukas Panzarin

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Villaggio del Pescatore came under the spotlight and became an internationally important site twenty years ago, when the intact fossil of the largest dinosaur in Italy was found. It was in 1994 that Tiziana Brazzatti, a student of geology, while researching the area for her term paper, uncovered the first finds of which was to be identified as the – 130 centimetre tall and 4-meter long skeleton of a Hadrosaurid which roamed an island of the Tethys Ocean (the ocean that existed between the continents of Africa and Laurasia) 70 million years ago. Scholars have nicknamed this specimen Antonio, but its scientific name is Tethyshadros insularis, which means “Hadrosaurid dinosaur of the island of the Tethys”. Antonio is not the only attraction of the site: there are indeed, the remains of other specimen of dinosaurs of the same species, one of which is quite intact and has earned the nickname of Bruno. Bruno is one metre longer than Antonio. The fossils of Antonio the dinosaur, are on display at the Civico Museo di Storia Naturale di Trieste (Trieste Natural History Museum), while a realistic cast of the fossil can be seen at its original site just outside Villaggio del Pescatore. The paleontological site is not very large but it is definitely very intriguing. The variety of information and novelties guarantee a new interesting experience every time you visit the site. Moreover, a team of passionate guides supply visitors with some fascinating information and manage to grab the attention of everyone, adults and children alike. For kids, the visit includes “fossil hunting” – and of course, finding – fossils of fish embedded in small slabs of rock from the United States, to collect and bring home as a souvenir. Info: www.cooperativagemina.it


ORME E FOSSILI - FOSSILS AND FOOTPRINTS

Antonio cammina dal vero! Antonio walks, for real! Antonio cammina in realtà aumentata sugli strati di roccia del Villaggio del Pescatore che ne hanno conservato lo scheletro per 75 milioni di anni. L’aspetto di Antonio e la sua resa in versione tridimensionale sono stati realizzati lo scorso anno dal laboratorio Zoic di Trieste in collaborazione con il centro di produzione televisiva regionale, ed ora il dinosauro modellato in 3D si muove, rispettando il più possibile i dati scientifici disponibili. E al Villaggio del Pescatore, grazie alla tecnologia all’avanguardia della Realtà Aumentata e all’ausilio di un tablet, è possibile vedere il dinosauro che esce dal bosco, cammina sugli strati, va a curiosare la replica che l’homo sapiens ha realizzato di lui, e poi se ne va, muovendosi fluidamente tra i blocchi di roccia e le strutture del sito paleontologico. Il risultato può competere tecnicamente con quanto messo a disposizione da strutture di ben più alto livello: nel campo dei dinosauri solo il lavoro svolto per la BBC nel 2015 ha un livello paragonabile a quello che viene offerto sul sito di Duino Aurisina. La visione del dinosauro in realtà aumentata si abbina ad un cambiamento radicale nella visibilità del sito paleontologico. «Tutto il lavoro è stato economicamente sostenuto dal laboratorio Zoic» ci dice Flavio Bacchia, geologo front man dell’azienda e curatore del progetto. E prosegue «I visitatori potranno comodamente seguire la storia e le vicende del sito in video con il supporto della guida. Sarà una nuova percezione del giacimento, della sua storia passata, recente e lontana nel Cretaceo. Il tutto condito con la tecnologia di avanguardia della Realtà Aumenta. Penso piacerà molto». Ne siamo certi anche noi!

Yes, Antonio can be seen walking on the rocks at the Villaggio del Pescatore site – where it was preserved for 75 million years – thanks to augmented reality. The three dimensional representation of Antonio was created last year by Zoic Laboratory of Trieste together with the regional television production company, and now we can all enjoy seeing the model of the dinosaur which is as similar as possible to the real thing, based on the scientific evidence available. Thanks to augmented reality and advanced technology you can now see the dinosaur as is comes out the woods, walks across the rocky plateau and approaches a model of himself created by the homo sapiens, and then, slowly disappears behind slabs of rocks. The visual results can definitely compete with the cutting-edge technology of some world famous companies. Indeed, in 2015, BBC worked on a production that was similar for the level of technology to that used in Duino Aurisina. The augmented reality model of the dinosaur available at the paleontological site is part of a larger project to enhance the visitor’s experience. «The entire work was economically sustained by Zoic Laboratory» says Flavio Bacchia, geologist, front man of the company and curator of the project. He continues, «Visitors will be able to follow and understand the history and events that occurred at this site thanks to a guide. They will have a different perception of the site, its evolution and changes from the Cretaceous Period up to now. The whole experience will be enhanced by cutting-edge augmented reality technology. I believe everyone will love it». We believe it too!

Info: www.cooperativa gemina.it - cooperativagemina@gmail.com tel. +39.347.1006724

ingresso al sito paleontologico del Villaggio del Pescatore

GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

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Orto botanico di Trieste

Orti botanici Botanical Gardens Complessi giardini semplici

Simple Elaborate Gardens

di Claudio Salvalaggio

by Claudio Salvalaggio

La nostra storia comincia a Padova, nel 1545. Siamo nel 323° anno “a Bove condito” ovvero dalla fondazione dell’università. La Serenissima incarica Daniele Barbaro di sovrintendere alla costruzione del primo orto botanico al mondo. Barbaro, già laureato a Padova e in seguito anche Patriarca di Aquileia, deve dotare la facoltà di medicina di un luogo dove i futuri dottori possano studiare e riconoscere i rimedi naturali chiamati allora “semplici” perché non hanno bisogno di ulteriori elaborazioni per essere efficaci. Nasce così il “giardino dei semplici”. Si arricchisce presto di rare piante esotiche provenienti dai domini veneziani e si cinge di un alto muro di protezione oltre che di una lista di punizioni, anche molto salate – come l’esilio, per dissuadere i frequenti furti e danneggiamenti che le piante subiscono. Al giorno d’oggi può sembrare strano che crimini del genere possano venire commessi, ma bisogna pensare che all’epoca avere una struttura del genere voleva dire essere all’avanguardia della ricerca scientifica e fatti simili potrebbero essere tranquillamente catalogati alla voce “spionaggio industriale”. Oggi, la più anziana abitante dell’orto è una palma di San Pietro, piantata nel 1585, ormai famosa come “la palma di Goethe”, poiché descritta dall’autore tedesco durante il suo viaggio in Italia del 1786.

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Our story begins in Padova, in 1545. We are celebrating the 323rd year of the founding of the university. The Serenissima commissions Daniele Barbaro to supervise the creation of the first botanical gardens in the world. Barbaro, an alumni of the University of Padova and Patriarch of Aquileia, must create a space where the students of the Faculty of Medicine can study and learn to recognise the natural remedies, at the time called “semplici” (simple in Italian) because they did not need further processing to be efficacious. This is how the “Giardino dei Semplici” garden got its name. The collection soon included rare exotic plants from the lands dominated by Venice. To dissuade from ruining and stealing the precious plants, a tall wall was built to enclose the gardens and a list of dear punishments was displayed. Nowadays it seams quite impossible to have such type of crimes, but at the time a botanical garden of this type was considered cutting-edge in terms of scientific research. As a parallel, stealing the plants those days could be like today’s “industrial espionage”. The oldest plant in the garden is Saint Peter’s Palm tree, dating back to 1585, more famously known as the “Goethe’s Palm” since he wrote about it during his travels in Italy in 1786.


Orto botanico di Trieste, orto formale

In Friuli Venezia Giulia la palma di orto botanico più longevo va a quello di Trieste, fondato nel 1842 per studiare i rimboschimenti di pino nero d’Austria sul Carso. Si trova in via Marchesetti in continuità con il Bosco Farneto. E’ suddiviso in diverse sezioni, citiamo in particolare quella delle erbe magiche e velenose, il percorso dei fossili, il giardino formale e la numerosa collezione di molte varietà di hydrangee, i fiori popolarmente conosciuti come ortensie. Il periodo migliore per visitarlo è all’inizio dell’estate, ma l’orto botanico ospita un ricco calendario di manifestazioni durante tutto l’anno ed organizza anche delle giornate di scambio di semi e piantine. Info: www.ortobotanicotrieste.it

Udine, Orto botanico friulano, justicia brandegeana

In tarda primavera invece è il momento migliore per l’orto botanico friulano di Udine. Per trovarlo dovete andare in via Leonardo da Vinci, tra gli istituti scolastici del Marinelli e del Malignani, e girare nella breve via Urbanis. Di recente rinnovazione, senza disdegnare le sezioni più classiche, si è specializzato negli ambienti di torbiera che sono uno scrigno di biodiversità in un habitat in rapido restringimento a causa della forte pressione dell’uomo a causa di riordini fondiari e bonifiche agrarie. Qui vengono studiate e si cerca di far riprodurre le piante più rare oltre che a offrire un servizio di banca del seme per lo scambio di sementi delle specie di limitata diffusione. Info: tel +39.0432.279968 o +39.331.6947359

In Friuli Venezia Giulia the title for oldest botanical garden goes to that in Trieste, founded in 1842 and established to study the reforestation of the European black pine trees on the Karst. The garden is on Via Marchesetti adjacent Bosco Farnet and is divided into different sections. Among others noteworthy are, the garden dedicated to magical and poisonous herbs, the fossils trail, the formal gardens and the extensive collections of hydrangeas. The best moment to visit the gardens is at the beginning of summer, though there is a rich calendar of events going on all year round, including events where you can exchange seeds and seedlings. Info: www.ortobotanicotrieste.it Late spring is instead the best moment to go to the Friulan botanical gardens of Udine. To reach the gardens, you first have to get to Via Leonardo da Vinci then turn into the short Via Urbanis, which is between two high-school buildings, the Marinelli and the Malignani. The gardens have undergone recent works to include a section specifically dedicated to bogland plants which represent a true treasure of biodiversity in a habitat that is rapidly disappearing due to human impact and agricultural land reclaim. Here at the botanical gardens, rare plants are studied and grown, and there is a seed bank to collect and exchange the seeds of endangered species. Info: Tel +39.0432.279968 or +39.331.6947359 GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

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Carsiana

Carsiana, Primula auricula - ph Carsiana-Tina Klanjšček

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Due orti un po’ particolari, invece, sono Carsiana e la Polse di Côugnes. Il primo, come si può intuire dal nome raccoglie le specie selvatiche tipiche del Carso, ed essendo questa landa una cerniera ecologica tra il mondo mediterraneo e quello balcanico la biodiversità è altissima. Inoltre, in una dolina i punti di riferimento sono rovesciati, il settore a sud è quello più in ombra, quello a nord quello più caldo, in basso si raccoglie l’aria fredda, in alto ristagna quella calda. Il giardino, infatti si trova in una valle scavata dal discioglimento del calcare carsico e mostra tutte le varietà di strutture geo-morfologiche tipiche di questo altopiano. Carsiana si trova sulla strada tra Sgonico e Gabrovizza. Info: www.giardinobotanicocarsiana.it La Polse di Côugnes (lett. Il Riposo di Côugnes) diversamente dagli altri non è solo un orto botanico, ma un centro molto molto particolare. Convivono infatti in essa un centro ecumenico per tutte le chiese, dotato di cappella destinata alla preghiera comune cristiana fra cattolici, protestanti ed ortodossi; un centro di astronomia, con osservatorio, sala computer per elaborazione dati, salone multimediale con oltre 100 posti a sedere e schermo per proiezioni; una bi-

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There are two very particular gardens in the region, the Carsiana and the Polse di Côugnes. The Carsiana gardens – as the name gives away – collect the wild plant species native of the Karst. This region is a belt linking the Mediterranean vegetation and that of Balkan Peninsula, and therefore has an extremely rich biodiversity. Moreover, in a “dolina” typical sinkhole of the Karst landscape, the southern section is mostly in the shade, while the northern side is warmer; plus, the air is cooler at the bottom of the depression and warmer at the top. The gardens are, indeed, situated in a vast sinkhole and include all the various geo-morphological structures typical of the Karst plateau. The Carsiana gardens are located on the main road between Sgonico and Gabrovizza. Info: www.giardinobotanicocarsiana.it The La Polse di Côugnes, unlike the others we have described, is not only a botanical garden but a particular multi-disciplinary spiritual centre. The centre indeed, includes an interdenominational church where Catholics, Protestants and Orthodox Christians can pray together; an astronomical observatory; a computer lab; a multi-

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Zuglio, La polse di Cougnes

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blioteca storica con oltre diecimila volumi donati dal zugliese monsignor Elio Venier; una scuola di musica per campanari, gestita dall’associazione “Scampanotadôrs Furlans”, con la torre campanaria che permette di tradurre in realtà gli insegnamenti teorici dei corsi. E poi un centro di pittura delle icone secondo la tecnica della tradizione ortodossa, una foresteria, un eremo ricavato da un vecchio fienile, un po’ distante dal corpo centrale per consentire una riflessione personale o di coppia, ed infine… un orto botanico, visitabile da metà maggio a metà settembre da martedì a domenica, che consente l’osservazione di oltre 1000 specie di piante, da quelle che si possono usare in cucina a quelle velenose. Accanto all’orto inoltre c’è un piccolo laboratorio per la trasformazione dei prodotti naturali per essere usati nella fitoterapia o come rimedi erboristici. La Polse si trova a Côugnes (appunto), piccolissima frazione di Zuglio, non distante dalla bellissima Pieve di San Pietro in Carnia. Info: Tel. +39.0433.92296 - +39.329.2622525

media room that can accommodate 100 people; a historical library (books donated by monsignor Elio Venier); a school to learn bell playing, organised by the association “Scampanotadôrs Furlans”, which includes a bell tower for practice. And then, icon painting according to the ancient orthodox technique, guest rooms and further on, a hermitage to be alone in silent prayer, and finally the botanical gardens open to the public from Tuesday to Sunday, between mid-May and Mid-September. Here you can admire more than a 1000 different species of plants, ranging from edible plants to poisonous plants. On site there is also a small laboratory where natural products used in phytotherapy and other herbal remedies are produced. La Polse centre is located in Côugnes, a tiny hamlet of Zuglio, not far from the Pieve di San Pietro, hilltop church, in Carnia . Info: Tel. +39.0433.92296 - +39.329.2622525

Si può proprio dire che i semi del lavoro di Daniele Barbaro si siano sparsi lontano e abbiano dato buoni frutti (e buoni fiori)!

We can rightly say that the fruits of Daniele Barbaro’s hard work have opened and shed their seeds far and wide so we can in turn enjoy some good fruit and good flowers!

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COMPLESSI GIARDINI SEMPLICI - SIMPLE ELABORATE GARDENS

I PASTI E I RITUALI DELLA TAVOLA in mostra a Palazzo Coronini-Cronberg

FEASTING AND CULINARY RITUALS on exhibition at Palazzo Coronini-Cronberg

Ultima dimora del re di Francia Carlo X di Borbone, Palazzo Coronini-Cronberg racchiude nella sua storia e nelle sue collezioni l’essenza stessa dello spirito mitteleuropeo che contraddistingue il territorio goriziano. Immerso in un parco di tipo romantico che conta centinaia di essenze botaniche anche rare, Palazzo Coronini custodisce opere d’arte di straordinario valore, con dipinti attribuiti a Bernardo Strozzi e Rubens, tele di Magnasco, Langetti, Tominz e Borovikovsky e sculture di Thorvaldsen, Ceracchi e Messerschmidt. Passeggiando attraverso le 15 sale che compongono il percorso museale, tra cui la stanza dove nel 1836 soggiornò e morì l’ultimo Borbone, sembra di tornare d’incanto indietro nel tempo, grazie all’atmosfera calda e suggestiva delle sale con arredi cinque e seicenteschi del piano terra, ai sontuosi salotti settecenteschi, alle sale impero e agli ambienti ottocenteschi del piano nobile. Dal 9 aprile al 16 ottobre il Palazzo ospiterà anche la mostra “A tavola con i conti Coronini. Le forme e i rituali dei pasti dal Settecento al Novecento”. Organizzata in collaborazione con l’Accademia italiana della Cucina, l’esposizione ripercorre le trasformazioni che tra il XVIII e l’inizio del XX secolo rivoluzionarono le abitudini alimentari e il modo di stare a tavola dell’intera civiltà europea. Palazzo Coronini-Cronberg, the last residence of French King Charles X from the Bourbon dynasty, holds within its history, art and artefacts, the quintessential spirit of Mitteleuropa that distinguishes Gorizia. Nestled in beautiful picturesque landscape gardens which feature hundreds of botanical species, some of which very rare, Palazzo Coronini houses invaluable works of art including paintings attributed to Bernardo Strozzi, Rubens, Magnasco, Langetti, Tominz and Borovikovsky, as well as sculptures by Thorvaldsen, Ceracchi and Messerschmidt. As you move through the fifteen rooms of the residence, including the bedchamber where the last member of the French Bourbons died in 1836, you travel in time, going from the charming warm atmosphere of sixteenth and seventeenth-century interiors, on to the sumptuous eighteenth-century drawing rooms, and up to the Imperialstyle decoration of the rooms on the main floor. From 9 April to 16 October 2016, Palazzo Coronini will house the exhibition “Feasting with the Coronini Counts. Culinary Customs and Rituals from the 1700s to the 1900s”. The exhibition, organised with the Italian Academy of Cuisine, chronicles the changes in European culinary customs and the mealtime traditions between the eighteenth and twentieth centuries.

Palazzo Coronini, sala da pranzo

Orari di apertura Palazzo: aprile-settembre: da mercoledì a domenica: 10.00-13.00; 15.00-18.00; chiuso lunedì e martedì Parco: ingresso al parco tutto l’anno dall’alba al tramonto

Ingressi / Admission prices Parco: gratuito. / Gardens: Free Palazzo: € 5,00 / Gratuito per bambini fino ai 10 anni, disabili Ridotto studenti: € 3,00 Supplemento visita guidata: € 3,00

Opening times Residence - April-September, from Wednesday to Sunday, 10am - 1pm; 3pm - 6pm; Monday and Tuesday closed. Gardens - Open all year from dawn until dusk

Residence - € 5.00 (Free for children up to 10 years old, disabled visitors), Concessions and students - € 3.00 Additional fee for guided tours - € 3.00

Informazioni / Information Viale XX Settembre 14 – Gorizia - Tel. 0039.0481.533485 www.coronini.it

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GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

Gorizia, Palazzo Coronini_ph Luigi Vitale


SPECIALE TERREMOTO DEL FRIULI

6 maggio, 11 e 15 settembre 1976 Special - Earthquake of Friuli 6 May, 11 and 15 September 1976

Gemona del Friuli, il duomo nel 1976

di/by Maria Stella Cinque, Davide Macor e Giusy Mancini


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terremoto del friuli

Osoppo, 7 maggio 1976_ph Aldo Martinuzzi, Archivio CRAF


6 maggio, 11 e 15 settembre 1976 Ci sono attimi, nella storia di ogni Paese, che sono dei punti fermi. Per l’Italia uno di questi è il terremoto del Friuli.

6 May, 11 and 15 September 1976 There are moments in the history of a nation that become seminal. For Italy, one of these moments is the earthquake in Friuli.

“Esisteva un Friuli prima del 6 maggio 1976. Ne esiste un altro dopo quella data.” È questa la frase che, forse, in poche parole dà il senso di come il terremoto (con le sue scosse distruttive del 6 maggio, 11 settembre e 15 settembre 1976) ha cambiato la storia e la geografia del Friuli. Alle 21.00 di giovedì 6 maggio 1976 una scossa sismica di intensità pari al IX-X grado della Scala Mercalli (magnitudo 6,4 della Scala Richter), durata 59 interminabili secondi e con epicentro la zona di Gemona del Friuli e Artegna, distrusse migliaia di abitazioni e industrie, provocando quasi mille vittime. Gli effetti più devastanti si ebbero nella zona a nord di Udine dove interi paesi e cittadine subirono estese distruzioni. I danni furono immensi: quasi un migliaio le vittime, circa 3.000 i feriti; 137 i comuni disastrati e danneggiati e quasi 200.000 le persone che persero la casa in un raggio di 60 chilometri dall’epicentro.

“6 May 1976 was the watershed moment between what Friuli was like before and how it changed, a er that date.” These few words perhaps give the idea of how the succession of destructive tremors of the 6 May, 11 September and 15 September 1976 changed the history and geography of Friuli for good. It was 9 o’clock in the evening of Thursday 6 May 1976, when an earthquake rated as 9-10 on the Mercalli scale (equivalent to 6.4 on the Richter scale) occurred with an epicentre in the area of Gemona del Friuli and Artegna. The tremors, which lasted 59 endless seconds, razed thousands of houses and factories to the ground, claiming nearly a thousand victims. The most devastating destructions affected the area north of Udine where entire villages were extensively destroyed. Destruction was widespread with a thousand casualties and about 3,000 injured; 137 towns and villages were severely damaged and nearly 200,000 people lost their houses in a range of 60 kilometres from the epicentre.

terremoto del friuli

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Osoppo

Reana del Rojale

Rilievi della Croce Rossa Gemona del Friuli

Nel buio della notte e all’alba del 7 maggio gli abitanti dei comuni colpiti dal sisma si diedero da fare alla meglio per organizzare i primi soccorsi, tra macerie, vie di comunicazione invase dai detriti, reti elettriche e telefoniche guaste. Gli aiuti arrivarono presto, portati dai soldati italiani che iniziarono subito lo sgombero delle macerie, l’allestimento di ricoveri e cucine da campo e la riattivazione dei servizi. Arrivarono anche soldati austriaci, tedeschi, statunitensi e francesi che erano in zona. I friulani intanto, con i cuori lacerati, scavavano tra le macerie. Infaticabili e caparbi. Subito si mobilitò il mondo della solidarietà: giunsero in forze gli Alpini, migliaia di giovani da tutta Italia, medici e sani20

terremoto del friuli

In the darkness of that night and early hours of the following day, the people of the villages struck by the seism, managed to organise immediate response and rescue operations, amid communication corridors that were completely covered in rubble, and damaged electric and telephone lines. Aid quickly arrived thanks to the Italian soldiers who immediately cleared the roads, set up tent camps and field kitchens, and restored the basic services. Austrian, German, French and American soldiers deployed in area also helped in the immediate response operations. In the meantime the devastated Friulan people dug through the rubble saving whatever they could. Indefatigable and determined. Thousands of volunteers soon showed up to help the population: retired Alpine soldiers, thousands of young adults, medics and paramedics from across the borders. As the after tremors still shook the area, the people of Friuli, untiringly worked with the volunteers, and aid was arriving from all over the world. The Friulians were determined to rebuild

Venzone_ph Giorgio Lotti

All’alba del 7 maggio gli abitanti dei comuni colpiti dal sisma si diedero da fare alla meglio per organizzare i primi soccorsi, tra macerie, vie di comunicazione invase dai detriti.


ph Enrico Pavonello

their homeland. They soon set to work, with great determination and motivation, and lots of resourceful-

Trasaghis

tari dai Paesi confinanti. Il popolo friulano, indefesso, lavorava al loro fianco, mentre gli aiuti convergevano da tutto il mondo e le scosse di assestamento facevano sussultare terre e animi. I friulani erano decisi a ricostruire la propria terra. E presto iniziarono quest’opera, con slancio, caparbietà, tanta tenacia e intraprendenza. L’11 e il 15 settembre arrivarono però nuove scosse, violente quanto quella di maggio: superarono rispettivamente i 5,8 e i 6 gradi della Scala Richter (7,5 e 8 della scala Mercalli). Le vittime furono una decina. Questa volta travolsero anche la Carnia e, nei paesi già in ginocchio da quattro mesi, tutto quanto era stato risparmiato dal sisma di maggio fu distrutto dai terremoti di settembre: i comuni di Gemona del Friuli e Venzone, completamente rasi al suolo, divennero il simbolo del sisma. Le case già riparate furono danneggiate. Nonostante questo, il laborioso popolo friulano si rimboccò di nuovo le maniche e riprese a lavorare per ridare un volto ai propri paesi. I cospicui fondi destinati alla ricostruzione furono gestiti direttamente dal Commissario Straordinario e dal governo regionale che, grazie a un’attenta ed efficiente gestione delle risorse, ricostruì interi paesi nell’arco di circa 10 anni. Anche l’economia riprese a camminare con le proprie gambe. Era nato un nuovo Friuli. A distanza da 40 anni dal sisma, ancora oggi nella memoria degli italiani il Friuli è ricordato quale esempio di come si possa reagire a una tragedia con impegno e dignità.

ness. On the 11 and 15 of September other devastating tremors shook the region. They were rated respectively, as 7,5 and 8 on the Mercalli Scale (equivalent to 5,8 and 6 on the Richter Scale). This event claimed ten lives. This time the earthquake struck Carnia as well, an all that had not been destroyed in May, was razed to the ground in September. Gemona del Friuli and Venzone basically disappeared and were to become the symbol of the seism. The houses that had already been repaired were once again damaged. Nevertheless, industrious folk as the Friulians are, they once again rolled up their sleeves and set to work to restore their houses and villages. The substantial funds for the reconstruction were directly managed by a Special Commissioner and the Regional Government. Thanks to careful and efficient management of the resources, many of the villages and town were reconstructed over approximately the following 10 years. The economy of the region started gaining back its strength. A new Friuli was been born. 40 years since the seism have passed, and yet, everyone in Italy and worldwide, still remembers Friuli as an example of how it is possible to react to such tragic events with hard work and dignity.

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Un itinerario sulle orme dell’Orcolat Nelle aree maggiormente colpite dal sisma del Friuli, il terremoto viene da sempre chiamato Orcolat. L’Orcolat (il cui nome è lo spregiativo di “orcul” - orco - e potremmo tradurlo come orcaccio) è un mostruoso essere che la tradizione popolare indica come causa dei terremoti. Vivrebbe rinchiuso nelle montagne della Carnia (ma qualcuno ritiene dimori sotto al Monte San Simeone) e quando si agita provoca un terremoto. Dopo il 1976 Orcolat è divenuto sinonimo del terremoto che colpì il Friuli in quell'anno. Vi accompagniamo ora a visitare alcuni dei luoghi devastati dall’Orcolat: salite con noi a bordo delle corriere di linea della SAF che quotidianamente servono tutta quest’area. Vi chiederete perché abbiamo scelto questo mezzo. È presto detto. Perché le grandi vetrate dei pullman sono delle finestre su un Friuli del passato, ma anche decisamente attuale. E poi la corriera è il mezzo di trasporto che, seppur oggi moderno e dotato di tutti i comfort, con la mente ci fa andare a 40 anni fa, quando nella provincia italiana era molto più comune muoversi con le autocorriere dalle livree blu. Le stesse che sin dal 7 maggio 1976 - quando i binari divelti dalla forza spaventosa del sisma impedivano i collegamenti ferroviari - e per i mesi successivi e gli anni della ricostruzione, non hanno mai smesso di muoversi da una località all’altra, fungendo da collante sociale per le comunità mutilate dal terremoto. E poi vi invitiamo a salire in pullman perché qui possiamo permetterci il lusso di godere non solo della visita dei luoghi che raggiungeremo, ma anche dei panorami che attraverseremo per arrivarci: l’essere liberi dall’incombenza della guida ci regalerà scorci impagabili tra dolci colline e quinte montuose e ci lascerà liberi di commuoverci intimamente ripensando a ciò che è successo. L’unica accortezza da avere è di pianificare la giornata verificando le linee delle corse e gli orari. Info tratte, orari e prezzi: tel. +39 0432 524406 - www.saf.ud.it

Udine, piazza Libertà

A journey in the footprints of the Orcolat

Osoppo, 7 maggio 1976_ph Aldo Martinuzzi, Archivio CRAF

In the areas of Friuli that were mostly affected by the seism, the locals refer to is as Orcolat. Orcolat (the derogatory term for “orcul” - Friulian for ogre -) is a monstrous being of popular tradition that causes earthquakes. As legend goes, it dwells deep in the mountains of Carnia (some suppose, exactly in the depth of Mount San Simeone) and when it becomes restless earthquakes are likely to strike. Since the events of 1976 Orcolat has become synonymous of the earthquake that struck Friuli that year.

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Following, are our suggestions for a tour of the localities devastated by the Orcolat. Get ready to step on board of the SAF public line coaches that daily serve the entire area. You might wonder why we have chosen to travel by coach. Simple. First of all, through the panoramic windows you get a comprehensive view of Friuli, as it was in the past and moderns as it has become. Despite being extremely comfortable and luxurious, coaches still today retain the charm of bygone travel. Stepping on board our mind goes back to forty years ago, when it was quite normal to take the typical big blue coach to reach the various localities of the region. For several months after the events of 7 May 1976 – the railroads being ripped up by the force of the seism – it was impossible to travel by train, and it was only thanks to an efficient bus and coach service that the people from the various communities could reach their friends and families. The third reason to travel by coach is that you don’t have to pay attention to the driving so you can fully enjoy the views along the road. You can relax and think back at what you have just experienced, while taking in wonderful landscapes of rolling hills and mountain slopes. One note of advice: plan your day out checking the bus routes and exact timetables. For bus routes, timetables and prices: tel. +39 0432 524406, or check www.saf.ud.it


San Daniele del Friuli

There are three different tours that leave from Udine. Each tour takes you to some of the localities, once severely devastated by the 1976 earthquake and visited by those who wanted to experience first-hand the impact of such devastation, while today have become breathtakingly beautiful and filled with charm. Besides the towns and villages you will visit, the journey itself will provide a succession of wonderful views and landscapes that make the area outstanding. We will leave the plain behind and snake our way through the gently rolling countryside around San Daniele and Tarcento, slowly approaching the mountains to stop in Gemona and Venzone. We start our tour in Udine, which was also severely affected by the 1976 earthquake, in particular the sixteenth century castle. For months the locals spent their days in the many gardens and parks of the city where they lived in tent camps. The capital city of Friuli was the headquarters of the immediate response and rescue operations.

Tarcento_ph Ulderica Da Pozzo (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

I percorsi hanno come punto di partenza e di arrivo Udine, città facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, e propongono tre diversi itinerari per conoscere alcuni dei luoghi più belli del Friuli Venezia Giulia e, allo stesso tempo, più martoriati dal terremoto del 1976, che all’epoca erano punti di passaggio e di destinazione della sofferenza. Oltre alle città e cittadine in cui vi accompagneremo, grandi protagonisti dei viaggi saranno i panorami che circondano e caratterizzano questi paesi. Con il pullman ci lasceremo alle spalle la pianura e attraverseremo le campagne isolate e i dolci paesaggi che circondano San Daniele e Tarcento, e sempre più vicine saranno le montagne mentre arriveremo a Gemona e Venzone. Nella prima giornata partiamo da Udine, dove il sisma del 1976 provocò gravi danni, soprattutto al Cinquecentesco castello, e per mesi in molti si riversarono nei parchi, nei giardini e nei luoghi aperti per vivere in vere e proprie tendopoli. Il capoluogo friulano fu base d’appoggio per il coordinamento dei soccorsi e oggi, con la sua autostazione, sarà il punto da cui salpare verso i luoghi del terremoto.

Rive d’Arcano, il castello

Forgaria, 7 maggio 1976 ph Aldo Martinuzzi, Archivio CRAF

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Tarcento, Palazzo Frangipane

Partiamo dalla centralissima Loggia del Lionello e a piedi ci dirigiamo verso la stazione delle corriere, attraversando la monumentale Porta Aquileia, ristrutturata dopo i danni degli scossoni del 1976. Saliamo a bordo del pullman e partiamo verso nord, in direzione Tarcento, la cittadina nota agli inizi del Novecento come “la Perla del Friuli” e uno tra i comuni che ha maggiormente subito la distruzione del terremoto. Passeggiando lungo la via centrale chiusa al traffico giungiamo nei pressi del Duomo e arriviamo al Seicentesco Palazzo Frangipane, detto “della Rotonda”, una delle residenze degli antichi Signori di Tarcento che ospita oggi il Museo Archeologico e Naturalistico. Per una bella camminata, proseguiamo verso le rive del torrente Torre, da cui si godono emozionanti scorci sulle montagne e le numerose ville otto-novecentesche che ne ingentiliscono le sponde.

We set out on foot from the central Loggia del Lionello to reach the coach station passing under the monumental Porta Aquileia, nicely resorted after the earthquake. We get on the coach and leave Udine behind and head north to Tarcento. The little city, known at the beginning of the twentieth century as “the Pearl of Friuli” was one of the most severely damaged localities. Once in Tarcento we take a walk along the main pedestrian street, pass the Cathedral and reach the seventeenth-century Palazzo Frangipane, also known as “della Rotonda”. Once the residence of the nobles of Tarcento, today established as Museum of Natural History and Archaeology. To enjoy some amazing views of the mountains in the background and picturesque riverside scenes with nineteenth and twentieth century houses dotting the riverbanks go for a stroll along the Torre river. Next stop is Artegna, another town razed to the ground by the seism. The main street of the town, perhaps a little too modern to have the charm of an old-town centre, is evidence of rebirth, as well as the beautifully restored castle. Castello Savorgnan is easy to reach on foot and together with the San Martino hill complex is well worth the walk. On our second day of journey to discover the localities affected by the earthquake we head to San Daniele del Friuli. Leaving Udine behind we make our way through gently rolling hills and nicely kept fields bordered by hedges and rows of trees. Passing by Rive d’Arcano your mind goes to the mysterious events occurred at the local castle. In 1635,

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Artegna_ph Ulderica Da Pozzo (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

Visitiamo poi Artegna, altra cittadina rasa al suolo dal sisma, e i cui segni di rinascita stanno tutti nella via centrale, forse troppo nuova per un antico borgo, ma il cui castello è tornato a nuovo splendore grazie a un impegnativo restauro. Facilmente raggiungibile dalla fermata dei pullman, il Castello Savorgnan merita una visita, assieme a tutto il complesso del Colle di San Martino su cui sorge. Per la nostra seconda giornata sui luoghi del terremoto andiamo a San Daniele del Friuli. Ci lasciamo alle spalle Udine e attraversiamo paesaggi agresti e morbide distese di colline, con i campi chiusi da siepi e filari di alberi. Passiamo per Rive d’Arcano e i pensieri vanno al locale castello, al quale è legata la misteriosa vicenda di Francesco d’Arcano, un nobile che nel 1635 sposò Todeschina di Prampero, che poi uccise a pugnalate per gelosia. L’uomo fece murare il cadavere della castellana che fu ritrovato durante i lavori di restauro nei primi del Novecento. Prima di morire Todeschina scrisse con sangue le proprie iniziali su un muro del castello e tale scritta rimase visibile fino al terremoto del 1976. Anche se il castello è normalmente chiuso al pubblico per le visite individuali, la primavera è la stagione giusta per una bella passeggiata di circa due chilometri e mezzo fino al colle del maniero. Arriviamo intanto a San Daniele, il centro principale del Friuli Collinare famoso per il prosciutto Dop dal sapore inimitabile (celebrato nel corso della nota Aria di Festa, che quest’anno si terrà dal 24 al 27 giugno) e per la trota affumicata, ma anche per la Biblioteca Guarneriana, una delle più

Francisco d’ Arcano, a local nobleman, married Todeschina di Prampero, who he eventually stabbed in a rage of jealousy. He then had the corpse of the lady of the manor walled. It was discovered in the early twentieth century during works of renovation of the building. Before dying, Todeschina wrote her initials in blood on the wall of the room where she was killed, and the marks were visible until the earthquake in 1976. Though the residence is not normally open to the public, the two-kilometre walk up to the castles and the views from the top of the hill are worth taking. We then head to San Daniele. The main town of the hills of Friuli and widely known for its Prosciutto ham recognisable for its unique, sweet and delicate flavour, which is celebrated during the Aria di Festa festival – this year held from 24 to 27 June – and for the typical smoked trout spe-

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San Daniele del Friuli

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Artegna, il castello

antiche d’Italia, che conserva codici miniati e incunaboli di grande valore. Scesi nel piazzale delle corriere, ci dirigiamo verso il centro e raggiungiamo il bianco Duomo di San Michele Arcangelo e poi facciamo una visita anche a Porta Gemona (nota anche come Portone di Tramontana o portonat), progettata da Andrea Palladio nel 1579 e testimonianza dell’antico castello. Ora non ci resta che gustarci del buon prosciutto, prima di ridiscendere dalle colline per tornare a Udine. L’ultima nostra giornata sui luoghi del terremoto è dedicata a due cittadine che sono divenute il simbolo della ricostruzione: Venzone e Gemona. Totalmente distrutte dal sisma, sono state ricostruite e, ove possibile, è stata applicata la tecnica dell’anastilosi, ovvero un restauro filologico, con il recupero degli elementi architettonici non distrutti dal sisma e l’aggiunta di quelli mancanti in modo da renderli nettamente distinguibili dai pezzi originali. Palazzi e corti, mura e fossati sono risorti dalle macerie. Venzone è una splendida cittadina fortificata che ha incantato grandi registi: in città e nei dintorni sono state infatti girate molte scene dei famosi film Addio alle armi di John Huston e Charles Vidor (1957) e La Grande Guerra di Mario Monicelli (1959). Scesi dal pullman, passeggiamo per le vie centrali del borgo fino al duomo dedicato a Sant’Andrea Apostolo. Eretto su una preesistente chiesa nel 1308 e distrutto dal terremoto, è stato integralmente ricostruito. Venzone è famosa anche per le sue mummie, risalenti a un’epoca compresa tra il XIV ed il XIX secolo. Nella Cripta della ex-Cappella di San Michele, di fronte al Duomo, sono esposte cinque delle quasi quaranta mummie qui rinvenute. Non aspettatevi mummie bendate e imbalsamate: sono corpi asciugati naturalmente

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Rive d’Arcano_ph Ulderica Da Pozzo (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

ciality. Interesting to visit is the Guarneriana Libary, which houses some very valuable illuminated codes, incunabula and rare first editions. Once in San Daniele, a little stroll leads us to the town centre where you can visit San Michele Arcangelo cathedral, then continue towards Porta Gemona (locally called Portone di Tramontana or portonat), designed by Andrea Palladium in 1579 and evidence of the ancient castle. And for a delicious ending to the day of touring we can stop at an osteria and enjoy some Prosciutto di San Daniele and a good glass of wine. Satiated and satisfied we return to Udine. The last day of our tour of the localities of the earthquake is dedicated to the two little cities that have become the symbol of the reconstruction: Venzone and Gemona. Both completely razed to the ground, they have been rebuilt, and where possible, keeping with the anastylosis method of renovation, or a philological restoration, which is, recovering all the original architectonic elements possible and adding the missing elements that can be clearly recognised as not original. Historical buildings and courtyards, city walls and moats, have all risen from the rubble. Venzone is a splendid fortified town that has inspired some great film directors. Indeed, several famous scenes from A Farewell to Arms by John Huston and Charles Vidor (1957) and from The Great War (original title: La Grande Guerra, 1959), directed by Mario Monicelli, were filmed in the town and its surroundings. Once we reach Venzone, we take a walk in the old town centre and up to the cathedral dedicated to Saint Andrew Apostle. Erected on the ruins of a pre-existing church in 1308, and razed to the ground by the earthquake, it is now completely rebuilt.


e la cui pelle è diventata simile alla pergamena. Prima di partire per Gemona, visitiamo la mostra permanente “Tiere Motus. Storia di un terremoto e della sua gente”. Anche Gemona, la città distrutta dall’Orcolat che qui fece 396 morti e migliaia di feriti, è stata ricostruita “dov’era e com’era” e per anastilosi e il suo centro storico è un piccolo salotto all’aperto. Dalle diverse fermate dei pullman, velocemente arriviamo a Gemona Alta, la città vecchia che riserva molte sorprese. I palazzi di via Bini, ad esempio, restaurati mantenendo l’aspetto originario, o il Duomo dalle architetture romanicogotiche dedicato a Santa Maria Assunta e la Trecentesca Torre Campanaria ricostruiti in loco dopo il terremoto. Da non perdere il Museo della pieve e tesoro del Duomo, dove è custodito il registro battesimale più antico del mondo. Passeggiando in città ci facciamo guidare dall’itinerario 1976 Frammenti di Memoria e poi, con una breve camminata arriviamo a quello che per secoli è stato il custode della cittadina, ossia il castello, crollato per le scosse sismiche e il cui restauro è in via di ultimazione. Dai giardini del castello – agibili - il panorama spazia sulla piana del gemonese e su molti dei paesi distrutti dal terremoto.

Gemona, 7 maggio 1976 ore 6.00, la gente in piazza_ph Michele Cendamo, Archivio CRAF

Venzone, le mura

Venzone is widely known for its mummies ascribed to an age between the 14th and 19th centuries. Only five of the forty mummies recovered here are on display in the Crypt of the former-chapel dedicated to Saint Michael, just opposite the Cathedral. Don’t expect to see the typical bandaged mummy. These can be described as dried corpses whose skin resembles parchment. Before leaving to Gemona, visit the permanent exhibition “Tiere Motus. History of an earthquake and its people”. Gemona, too, was destroyed by the Orcolat, which claimed 396 lives and thousands of injured. It has been rebuilt “where is was and just as it was” keeping with the anastylosis method of renovation, and now, the old town centre is a magnificent open-air jewel. Leaving on foot from the bus station, we reach the upper part of Gemona, where the old town centre astonishes us with its beauties. The houses of Via Bini, for example, were restored to the original design; the Cathedral dedicated to Saint Mary of the Assumption featuring Romanesque and Gothic architecture, and the fourteenth century Bell Tower were rebuild exactly in the same place they stood before the earthquake. Not to miss is a visit at the Museo della Pieve e Tesoro del Duomo, which houses the most ancient baptism register in the world. Strolling in the town centre, follow the 1976 Frammenti di Memoria (Fragments of Memory) trail and, just a short walk takes you to the castle of the city. The restoration of the building is still underway but the work in progress gives you an idea. From the gardens of the castle you can enjoy a wide view over the plain below Gemona and the other villages affected by the earthquake.

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Gemona del Friuli_ph Alfaproxima

FIORI DALLE MACERIE

JEWELS FROM THE RUBBLE

Dalle macerie del terremoto sono nate alcune importanti istituzioni, fiori all’occhiello del nostro Paese. La Cineteca del Friuli ne è un esempio. Quella che è oggi una delle 5 cineteche maggiori d’Italia è nata da un primo fondo di 20 film acquistato all’indomani del terremoto da giovani visionari gemonesi, fra cui c’erano l’attuale direttore dell’ente Livio Jacob e sua moglie Piera Patat. La vita nelle tendopoli sorte subito dopo il 6 maggio era dura e i pensieri erano cupi. Per creare dei momenti di socializzazione che ricalcassero il clima culturale precedente il terremoto, alcuni giovani gemonesi organizzarono proiezioni itineranti e una raccolta di fondi per ricostruire uno dei due cinema cittadini. Con i denari raccolti, non sufficienti per costruire una sala, fu acquistato un primo nucleo di film muti con cui avviare una cineteca a Gemona. Le successive raccolte storiche hanno dato vita alle Giornate del Cinema Muto, divenute in breve un appuntamento di rilevanza internazionale. Oggi il patrimonio filmico della Cineteca è di diecimila pellicole, tra film di finzione, documentari e cinegiornali, con un posto speciale riservato al territorio regionale: si pensi ai molti materiali raccolti sul terremoto, a quelli su “Gli ultimi” di Pandolfi e Turoldo e al fondo Grande Guerra. La Cineteca non è però solo un archivio cinematografico con una ricchissima collezione di riviste specializzate, volumi e opuscoli di cinema: la Cineteca è un laboratorio e un’attiva casa editrice e collabora attivamente sul territorio per la realizzazione di mostre, esposizioni e rassegne.

From the rubbles of the earthquake, some very interesting institutes have been established as true jewels of the region. The Cineteca del Friuli film archive is but one among many. It is indeed, one of the five most important cinema archives in Italy, established starting from a library of twenty films after the earthquake, by a couple of young visionary film lovers – today the director of the archive, Livio Jacob, and his wife Piera Patat. Life in the tent camps set up immediately after the 6 May was harsh, the atmosphere, gloomy. In order to recreate the social events available before the earthquake, some young locals organised film projections in various localities and collected money to rebuild one of the city’s cinemas. The money they collected was not enough to rebuild the cinema so they decided to acquire a collection of silent movies and establish a film library in Gemona. Successive historical collections were used for the Giornate del Cinema Muto, silent film festival, event that has become internationally recognised. Currently, the film collection of the Cineteca includes some two thousand films, documentaries and newsreels, and a special section dedicated to films of the region: all the film documents regarding the earthquake, “Gli Ultimi” by Pandolfi and Turoldo, and the collection of film on the Great War. The Cineteca is not only a rich archive of films and specialised magazines, books and documents it is also a workshop and publishing house which operates in the area organising exhibitions and shows.

Archivio Cineteca del Friuli, da sinistra: Gemona, Gemona, Artegna, Osoppo

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1976

FRAMMENTI DI MEMORIA Fragments of memory

Passeggiando per il centro di Gemona possiamo seguire il percorso 1976 Frammenti di Memoria, un itinerario di visita che si sviluppa attraverso un’esperienza emozionale e ci conduce a visitare siti simbolici e significativi, esposizioni e mostre. Tra essi spicca la mostra fotografica permanente 1976 Frammenti di memoria. L’esposizione racconta, non in chiave nostalgica ma propositiva, la Gemona di un tempo, testimonia il dramma del terremoto e narra il cambiamento di una cittadina che ha dovuto fare i conti con la distruzione, mostrando quello che oggi è Gemona del Friuli, rinata dopo che quarant’anni fa fu rasa quasi completamente al suolo. La mostra si sviluppa sui due piani dell’ex galleria d’arte Babele, a due passi dal centralissimo Duomo: il piano terra ospita due sezioni dedicate ai terremoti di maggio e settembre e le immagini scattate nei momenti immediatamente seguenti il sisma ritraggono Gemona come una città fantasma, irriconoscibile. Scorrono le immagini a ciclo continuo di alcuni filmati, selezionati dalla Cineteca del Friuli, girati nei giorni successivi al terremoto. Il piano superiore è dedicato alle difficili fasi del post terremoto e della ricostruzione, a tutte le personalità locali e nazionali che hanno contribuito attivamente alla rinascita di Gemona e del Friuli intero. Sulle pareti delle sale sono riprodotti anche i titoli e brevi spezzoni dei giornali del tempo.

The 1976 - Fragments of Memory walking tour of the old-town centre of Gemona del Friuli, takes you on an emotional journey into the town’s heritage through the most significant and symbolic landmarks, sights and exhibitions. Among others, the1976 - Fragments of Memory permanent photography exhibition is a must-visit destination of the walking tour. The exhibition presents the aftermath of the earthquake that shook Gemona del Friuli, focusing not so much on the fatal memories of the event, but rather on the strength of the people who lived through such tremendous hardship and loss. It shows how the city has managed to fully recover and develop after having been razed to the ground forty years ago. The permanent exhibition covers two floors of the former Babele Art Gallery, just a short stroll from the Cathedral. On the ground floor there are two sections dedicated to the massive tremors of May and September 1976: the photographs present the immediate aftermath of the seism, and Gemona as an unrecognisable devastated city, while some original footage, chosen from the vast collection of films owned by Cineteca del Friuli Film Archive and which shows the events of the days of the earthquake, is projected on a loop. The upper floor of the exhibition presents the difficult phases of the post-earthquake reconstruction process, and commemorates the many local and national personalities who actively contributed to the recovery of Gemona and the whole of Friuli. Also on display are headlines and abstracts of articles taken from the newspapers of the time.

Mostra fotografica permanente sul terremoto “1976 Frammenti di memoria” Via Bini 26, Centro Storico - Gemona del Friuli (UD) - Info tel. +39.0432.981441 Orari di apertura: periodo invernale 10.00 - 18.00 (lunedì pomeriggio chiuso); periodo estivo 10.00 – 19.00. Ingresso Gratuito “1976 - Fragments of Memory” - Permanent photography exhibition, at Via Bini 26, in the old-town centre of Gemona del Friuli (UD) Info tel. +39 0432 981441 - Exhibition Opening Times: Winter months 10am - 6pm (Monday afternoons closed); Summer months 10am - 7pm. Free admission. terremoto del friuli

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con le frequenze

101.900 e 90.400 copre il Veneto e Friuli Venezia Giulia e trasmette musica e informazione.

La radio si può ascoltare anche su www.canaleitalia.it Scaricate le nostre app per iOS e android

Venzone

Tutte le sere dalle 22 alle 02 BAR CANALE ITALIA tanti dj che con i loro dj-set animano le serate.

A 40 ANNI DAL SISMA

la nostra nuova web radio

In occasione del quarantesimo anniversario del terremoto del Friuli, l’intera regione si sta muovendo per ricordare e per raccontare una delle tragedie italiane più devastanti degli ultimi decenni. È molto ricco e variegato il programma di iniziative e di progetti per la commemorazione del quarantennale nei comuni maggiormente colpiti dal sisma e anche nel resto della regione, e il 6 maggio alla seduta solenne e straordinaria del Consiglio regionale è attesa anche la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alle mostre permanenti, come ad esempio 1976 Frammenti di Memoria di Gemona, Tiere Motus di Venzone e al percorso espositivo allestito all’interno del Castello di Colloredo di Monte Albano, si affiancheranno per l’occasione mostre, rassegne ed esposizioni allestite ad hoc. Tra queste, da non perdere “Memorie. Arte, immagini e parole del terremoto del Friuli”, che aprirà il 23 aprile a Villa Manin di Passariano e presenta opere d’arte recuperate, testi, documenti, immagini, materiali multimediali e filmati, affrontando le tre fasi che hanno scandito questi anni: l’emergenza, la ricostruzione e la rinascita. A Udine, presso i Musei diocesani e la Chiesa di Sant’Antonio, sarà allestita la mostra sui capolavori di arte sacra danneggiati e restaurati dopo il 1976 e all’ex Cinema Odeon la mostra che, con l’apporto di foto, registrazioni radiofoniche e servizi giornalistici realizzati

programmazione musicale solo con grandi successi anni 70 - 80 - 90 dalle hit dal 2000 al 2010 e dalle 50 hit della classifica Earone.

Ascoltaci su www.canaleitalia.it

terremoto del friuli 30 puoi scaricare le app per qualsiasi piattaforma

Gemona, la chiesa di San Rocco prima del 1913, nel 1977 e nel 2015_ph courtesy Biblioteca Gemona


40 YEARS AFTER THE SEISM

Gemona, Palazzo Gurisatti oggi e dopo il terremoto_ph Cineteca del Friuli

fra il 7 e l’8 maggio 1976, testimonia “il giorno dopo il terremoto” e la situazione di primissima emergenza. Non mancheranno concerti (come quello dell’Orchestra Accademica di Berlino al duomo di Santa Maria Assunta di Gemona del Friuli), opere teatrali e musicali. A Gemona, inoltre, al Cinema Teatro Sociale le serate del 4 e del 18 maggio saranno dedicate a proiezioni eccezionali con filmati inediti legati al territorio e al sisma. Tra gli eventi commemorativi, ricordiamo un appuntamento sportivo legato al Giro Rosa. La tappa friulana dell’unico giro ciclistico femminile al mondo si snoderà tra i comuni della pedemontana friulana il 3 luglio e sarà denominata “tappa del ricordo”, proprio per ricordare il sisma del ‘76. Oltre alle diverse iniziative di carattere commemorativo, spicca la realizzazione di un campo di addestramento a Portis Vecchia di Venzone, dove gli edifici sono rimasti esattamente com’erano nel momento del definitivo abbandono dopo il sisma e dove i resti dell’abitato sono utilizzati dalla Protezione civile e dai Vigili del Fuoco come luogo di esercitazione per calamità naturali. Sarà invece Trieste a ospitare a settembre il grande Convegno Internazionale di Sismologia organizzato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste. Per il programma degli eventi: www.girofvg.com e www.regione.fvg.it

In occasion of the fortieth anniversary of the earthquake of Friuli, the whole region is involved in the celebrations to remember one of the most devastating events Italy has suffered in the latest decades. The programme of events and initiatives to celebrate this anniversary is diverse and rich. One event above all will include an extraordinary meeting of the Regional Council on the 6 of May, attended by President Sergio Mattarella. Besides the permanent exhibitions, namely, 1976 Frammenti di Memoria in Gemona, Tiere Motus in Venzone and the exhibition housed in the Castle of Colloredo di Monte Albano, many other events, shows and exhibitions will be held during the whole year. Among others, not to be missed is “Memorie. Arte, immagini e parole del terremoto del Friuli” , which will be inaugurated on 23 April at Villa Manin di Passariano. The exhibition includes works of art, letters, documents, picture and films regarding the the earthquake, divided in the sections: immediate response, reconstruction and rebirth. In Udine, an exhibition of sacred art, damaged by the earthquake and finely restored is housed at the Musei diocesani and the Church of Sant’Antonio, while photographs, films, audio files and newspaper articles published on the 7 and 8 May 1976 will be on display at the former Odeon Cinema theatre, and evidence of “the day after the earthquake”. Concerts, such as that by the Academic Orchestra of Berlin, performed at the Duomo di Santa Maria Assunta in Gemona del Friuli, and, theatre plays, concerts and happenings are also part of the programme. During the evenings of the 4 and 8 of May there will be film projections of documentaries dedicated to the seism, at the Cinema Teatro Sociale in Gemona del Friuli. Among the many commemorative events, also the Giro Rosa. The stage in Friuli of the biggest women’s road cycling race in the world, is scheduled to touch various localities of Friuli Venezia Giulia: the stage of Sunday 3 July, is dubbed as “rememberance stage” to commemorate the 40th anniversary of the earthquake that struck the region. In such a dense programme of events, noteworthy is the immediate response-training field at Portis Vecchia in Venzone an area that was definitely abandoned after the earthquake razed the hamlet to the ground. It has become a training field used by the Civil Defence and National Fire Department In September, Trieste will be the venue of an International Convention on Seismology organised by OGS, Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (National Institute of Oceanography and Experimental Geophysics). For a detailed programme of the events check: www.girofvg.com and www.regione.fvg.it terremoto del friuli

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“Esisteva un Friuli prima del 6 maggio 1976. Ne esiste un altro dopo quella data.”

Gemona del Friuli, il duomo oggi_ph Fabrice Gallina, Archivio PromoTurismoFVG

“6 May 1976 was the watershed moment between what Friuli was like before and how it changed, after that date.”

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Ciclismo tu o “rosa„ Cycling: Pink is the Way La Corsa Rosa, il Gran Fondo e il Giro Rosa

The Pink Race, the Gan Fondo and the Giro Rosa

di Dida

by Dida

L’edizione numero 99 del Giro d’Italia partirà dai Paesi Bassi il 6 maggio. Dopo tre tappe olandesi, la carovana rosa arriverà in terra italica e risalirà lo Stivale dalla Calabria a Torino - dove taglierà il traguardo finale il 29 maggio - passando per le regioni del nord, da est a ovest. In totale saranno 3.383 i chilometri percorsi dai ciclisti, suddivisi tra 21 tappe, con un dislivello complessivo di 42.200 metri.

The 99th Giro d’Italia cycle race will start in the Netherlands on the 6 of May. The first three stages of the race will be held in the Netherlands, then the pink caravan will set off for Italy where it is to race its way up the Italian boot, from Calabria to Turin, passing several regions of the north end, from east to west, crossing the finish line on 29 May. A total of 3,383 kilometres covered by the cyclists in 21 stages, and a total difference in altitude of 42,200 metres. GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

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Palmanova_ph Ulderica Da Pozzo (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

CICLISMO TUTTO “ROSA„ - CYCLING: PINK IS THE WAY

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CICLISMO TUTTO “ROSA„ - CYCLING: PINK IS THE WAY

Cividale_ph Marco Milani, Archivio PromoTurismoFVG

La tredicesima tappa, quella di venerdì 20 maggio, si snoderà interamente in territorio friulano, con partenza da Palmanova e arrivo a Cividale del Friuli. I fili conduttori di questa giornata saranno il ricordo del 40. anniversario del terremoto del Friuli e il riconoscimento UNESCO (per il quale è candidata Palmanova e che è già stato ottenuto da Cividale). La tappa friulana, di 161 chilometri, proporrà un dislivello complessivo di 3.400 metri e cinque salite, di cui quattro valevoli come Gran Premi della Montagna (Montemaggiore, Crai, Cima Porzus e Valle), che animeranno la corsa.

The thirteenth stage of the race, held on the 20 May, will snake through Friuli Venezia Giulia, setting off from Palmanova and ending in Cividale of the Friuli. The features of this day spent in Friuli are: the 40th anniversary of a major earthquake that hit the area, and some UNESCO Heritage Sites (Palmanova a candidate for UNESCO heritage status and Cividale which is already included in the list). The 161-kilometer stage in Friuli features a total difference of altitude of 3,400 metres, and five mountain top-finishes, four of which will classify for the Gran Premio della Montagna - mountain classification (Montemaggiore, Crai, Cima Porzus and Valle). On the 20 May the race will set off from Palmanova, the star-shaped fortified city, and whizz its way through San Giovanni al Natisone up to Rosazzo Abbey. The cyclists will ride through Cividale del Friuli – for the first time – and along the Natisone River up to the hard mountain climb of

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CICLISMO TUTTO “ROSA„ - CYCLING: PINK IS THE WAY

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CICLISMO TUTTO “ROSA„ - CYCLING: PINK IS THE WAY

Il 20 maggio i ciclisti partiranno da Palmanova e, una volta lasciato l’abitato della città fortificata dalla pianta stellata, transiteranno da San Giovanni al Natisone e dall’Abbazia di Rosazzo. Dopo il primo passaggio da Cividale del Friuli, risaliranno il fiume Natisone sino alla prima dura salita di Montemaggiore (Monte Matajur) passando da San Pietro al Natisone e Savogna. Il plotone scalerà poi il passo del Monte San Martino e, in rapida successione, la salita di Drenchia/Crai. Raggiunto questo secondo Gran Premio della Montagna, scenderanno verso il Natisone da Stregna e Ponte San Quirino e passeranno per Cividale. I ciclisti risaliranno poi verso Tarcento transitando da Moimacco, Ronchis e Faedis e, raggiunta Attimis, affronteranno la dura salita verso Cima Porzùs, particolarmente ripida e impegnativa. La carovana rosa scalerà infine l’ultima asperità della giornata, la salita di Valle, e dopo la discesa su Campeglio, solo 6 chilometri separeranno i ciclisti dalla linea di arrivo a Cividale. Domenica 22 maggio, con il Gran Fondo del Giro d’Italia, saranno invece gli amatori a sfidarsi su 133 chilometri di strade friulane. Il tragitto ricalcherà quasi per intero quello della tappa corsa dai professionisti due giorni prima, che partirà e si concluderà a Cividale del Friuli, eliminando solo i primi 28 km pianeggianti. A fare da cornice agli eventi ciclistici, saranno tantissimi gli eventi collaterali, con notti rosa, mostre e intrattenimento.

Montemaggiore (Monte Matajur) touching both the villages of San Pietro al Natisone and Savogna. The platoon then will climb up Monte San Martino, immediately followed by another climb: that of Drenchia/Crai. After conquering the second mountain-top of the Gran Premio della Montagna, the race will snakes its way down back to the Natisone River through Stregna and Ponte San Quirino to reach Cividale del Friuli. The athletes will ride up towards Tarcento passing by Moimacco, Ronchis and Faedis, and, leaving Attimis behind will face the very steep climb up to Cima Porzùs. The pink caravan finally will face the last hard incline, the Valle climb. The cyclists will wind their way down to Campeglio, just 6 kilometres from the finish line in Cividale del Friuli. The Gran Fondo of the Giro d’Italia mass-participation ride will be held on Sunday 22 May and will cover 133 kilometres through the roads of Friuli Venezia Giulia. The route of the ride will be basically same as that followed two days earlier by the professional cyclists: it will set off and finish in Cividale del Friuli, leaving out only the initial 28 kilometres in the plain. Fringe events connected to the Giro d’Italia race include entertainment, shows and fun-driven “pink nights”.

Relax&Sport Monte Prat

DI FORGARIA NEL FRIULI (UD) Vorreste svegliarvi coi suoni della natura, sotto l’occhio dei maestosi Grifoni che sorvolano i cieli? Sull’altipiano di Monte Prat a 850 mt slm, a Forgaria nel Friuli (UD), questo è possibile, grazie ad un ambiente incontaminato adatto ai ciclisti, dove è nata la prima Scuola di ciclismo fuoristrada, guidata dal bicampione mondiale Daniele Pontoni. Nella zona trovano ospitalità gruppi sportivi e associazioni nella casa per ferie, sport e relax San Lorenzo, con ristorante e sale convegni. Famiglie e coppie possono scegliere una delle tante case dell’albergo diffuso Forgaria Monte Prat: rustici in pietra ristrutturati con ogni comfort moderno. Wouldn't you like to wake up to the sounds of nature, under the watchful eye of majestic griffon vultures soaring in the sky? This experience is made possible on the plateau of Monte Prat at an altitude of 850 metres above sea level, in the commune of Forgaria nel Friuli. This unspoilt environment with its beautiful landscapes is a true magnet for cyclocross riders, and it is indeed here that cyclocross world champion, Daniele Pontoni, established the first cyclocross coaching school. In the same area there is also the Casa per Ferie San Lorenzo that offers accommodation for sports teams, clubs and large groups. The holiday resort features a restaurant, meeting Rooms and conference facilities. Families and couples can enjoy their stay in one of the holiday homes of the Albergo Diffuso Forgaria Monte Prat: newly renovated authentic stone houses that offer a combination of modern comfort and period charm.

Per prenotazioni e informazioni: / Booking and information: Albergo diffuso Forgaria Monte Prat tel. 0427 809091 info@monteprat.it www.monteprat.it Casa per ferie San Lorenzo / Group accommodation tel. 3487126300 info@casaperferiesanlorenzo.com www.casaperferiesanlorenzo.com Scuola di ciclismo Mont di Bike / Cyclocross coaching school info@montdibike.it www.montdibike.it

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CICLISMO TUTTO “ROSA„ - CYCLING: PINK IS THE WAY

Giro Rosa

l’unico giro femminile al mondo Anche il Giro Rosa, l’unico giro ciclistico femminile al mondo, toccherà quest’anno il Friuli: la tappa di domenica 3 luglio si correrà nei comuni della pedemontana friulana e, in occasione del 40. anniversario del terremoto in Friuli, verrà denominata “tappa del ricordo”. Organizzata nell’ambito delle celebrazioni a ricordo del terremoto del 1976 , attraverserà buona parte delle località colpite dal sisma, con partenza da Tarcento e arrivo a Montenars. La competizione, internazionale e unica nel suo genere, vedrà la partecipazione di circa 150 delle migliori atlete al mondo delle due ruote, di cui almeno 120 straniere. La tappa friulana si presenta alquanto impegnativa: le cicliste partiranno da Tarcento e raggiungeranno Montenars dopo 111 chilometri. Dopo aver toccato Nimis e Reana si dirigeranno verso Buja, Majano, San Daniele, Forgaria e Trasaghis, passando a Peonis, dove è posto il cippo in onore di Ottavio Bottecchia e nei pressi del quale sarà posto un traguardo volante. Passeranno poi da Osoppo e Artegna, chiudendo con uno spettacolare circuito finale, compreso il Premio della Montagna, sulle strade tra Gemona, Maniaglia e Montenars, dove sarà posto l’arrivo.

Tarcento, torrente Torre

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The Giro Rosa, the biggest women’s road cycling race, is scheduled to touch various localities of Friuli Venezia Giulia: the stage of Sunday 3 July, is dubbed as the “remembrance stage” as it commemorates the 40th anniversary of the earthquake that struck the region. To commemorate the 1976 earthquake of Friuli, the race will pass through several locations hit be the seism, leaving from Tarcento, to end in Montenars. This international race, unique of its kind, will be attended by 150 woman cyclists selected among the world’s best athletes. The stage in Friuli will truly be a tough challenge: the route starts in Tarcento, covers 111 kilometres and finishes in Montenars. After having snaked though Nimis and Reana the racers will whizz towards Buja, Majano, San Daniele, Forgaria and Trasaghis, reach Peonis to commemorate Ottavio Bottecchia and face the flying sprint. They will then wind their way to Osoppo and Artegna, finally closing the race with the final circuit, which is to include the Premio della Montagna, between Gemona, Manieaglia and Montenars, where they will cross the finish line.


COMPLESSI GIARDINI SEMPLICI - SIMPLE ELABORATE GARDENS

An area to explore and experience

Sportland è il progetto di promozione nato con l'obiettivo di generare effetti economici positivi e valorizzare il territorio di ben 17 Comuni che vanno dalla pedemontana friulana alla conca tolmezzina fino al Canal del Ferro attraverso lo sport ed il turismo attivo. Nel cuore del Friuli Venezia Giulia è possibile trovare una terra che propone infinite opportunità a chi cerca una vacanza in movimento, alla scoperta della natura. Un mondo da esplorare, capace di emozionare con storia, sapori, cultura e tradizioni. Sportland is an active tourism-led development project involving seventeen villages of the area that spreads from the Friulan foothills to the basin of Tolmezzo, and up to the Canal del Ferro valley. The idea behind the project is to promote the region and its economy by means of sport and active tourism. In the heart of theholiday on the move, discovering the wonders of nature. A world to explore, and a world that will enthral you with its history, flavours, culture and traditions.

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UN TUFFO NELLA NATURA… - A PLUNGE INTO NATURE…

Un tuffo nella natura… di Aaron Wiersnaz

Marano Lagunare_ph Ciol

Quando l’inverno cede il passo alla primavera, appena il sole comincia a scaldare e le giornate si fanno più lunghe, c’è una vocina che chiama. Prima sottovoce, poi sempre più insistentemente, mi spinge a cercare il contatto con la natura che si sta svegliando. Per me, che sono un “animale di pianura”, rispondere alle tentazioni della vocina significa godere del piacere di una passeggiata nell’area rivierasca, su un argine, su una spiaggia libera o sul sentiero di qualche riserva naturale. Ma ci sono volte in cui anche le passeggiate non bastano a placare il bisogno di sentirmi immerso nella natura. E allora mi regalo una gita in barca in laguna.

Per l’imbarco non ho che l’imbarazzo della scelta: posso partire da Grado, Aquileia, Marano o Lignano. Navigando sui canali, sento solo soltanto lo sciacquio delle acque salmastre e il canto degli uccelli. Mi pare quasi di disturbare i gabbiani che volano bassi per tenere d'occhio il nido e le uova in cova. Lo sguardo vaga dai canneti al cielo, mentre sui cordoni litorali verdeggiano i primi germogli di silene e taràssaco. L'acqua, in questo periodo dell’anno, si fa più torbida: con l'aumentare della temperatura aumenta la produzione del fitoplancton. Le piante marine si allungano e i pesci ne approfittano per nascondersi dai predatori e deporre le uova. Al tramonto, il sole che lentamente scende verso ovest mi avvolge in una luce dorata. Mi sento al centro del mondo.

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UN TUFFO NELLA NATURA… - A PLUNGE INTO NATURE…

As Winter Gives Way to Spring

A plunge into nature… by Aaron Wiersnaz

As winter gives way to spring, when the days grow longer and the sun feels warm again, I hear a little voice inside my head. It whispers at first, then gets louder and louder urging me to go out and take a plunge into nature as is starts its new circle of life. For me, a “creature of the plains”, following this invitation to go out and explore nature means enjoying a walk on the shore or along the paths of some lagoon nature reserve. At times however, these excursions are not enough to feel fully immersed in nature. This is when I treat myself to a boat trip into the lagoon. Utterly spoilt for choice, I can set out from, Grado, Aquileia, Marano Lagunare or Lignano! Sailing along the canals

Tringa hypoleucos

Quando l’inverno cede il passo alla primavera

all you hear is the lazy lapping of the brackish water and the cries of wilds birds. The seagulls fly low in order to keep an eye on their nest and eggs, becoming aggressive against anyone who disturbs their brooding. As my gaze rises slowly from the reed fields towards the sky, I notice some tender new leaves of Catchfly and Dandelion. In this period of the year, the water is slightly murky because of increased concentrations of phytoplankton due to the warmer temperature of the water. The marine plants develop and become longer so the fish can easily hide from their predators and lay their eggs. The last rays of sun setting fire to the western sky shower me with golden light. I feel as if I am at the core of the universe.

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UN TUFFO NELLA NATURA… - A PLUNGE INTO NATURE…

Grado, lezione antiaerea

…e uno nella storia Buona parte dei canali che attraversano la Laguna di Grado e Marano sono ricompresi nella Litoranea Veneta, un sistema di canali e fiumi che per secoli e secoli ha permesso la navigazione e il trasporto di merci dalla laguna di Venezia al golfo di Trieste. Durante la Prima Guerra Mondiale la laguna non fu sostanzialmente teatro di battaglie, ma la Litoranea Veneta venne ampiamente utilizzata, sia per il commercio e gli spostamenti civili, che per i traffici bellici con truppe e armi. Il vecchio confine tra Italia e Austria-Ungheria si trovava a Porto Buso, la bocca di porto lagunare situata a metà strada fra Lignano e Grado. Allo scoppio della guerra Grado era quindi austroungarica e le difese imperiali sull’isola e nella sua laguna erano sostanzialmente inesistenti. Ma è proprio in questa zona che pare sia stato sparato il primo colpo di cannone italiano della Prima Guerra Mondiale. Nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1915, quindi poche ore prima dell’entrata in guerra dell'Italia, il cacciatorpediniere Zeffiro entrò a Porto Buso e le cronache raccontano che distrusse «il pontile della stazione e quello della caserma, affondò tutti gli autoscafi raccolti nel porto e senza subire alcuna perdita, fece prigionieri 47 uomini del presidio». A onor del vero, sull’Isola di Porto Buso c’era un solo pontile, quello della caserma dei finanzieri austriaci, presidiata da 68 soldati e 11 doganieri. Il 24 maggio, con l’entrata in guerra dell’Italia, i militi, i gendarmi e i finanzieri austriaci abbandonarono la laguna e Grado. Il 26 maggio un primo drappello di bersaglieri italiani entrò nel centro abitato e un gruppo di donne gradesi issò il tricolore sul campanile. I militari italiani rimasero sull’isola pochi giorni, poi anch’essi se ne andarono. Gli austriaci ritornarono nuovamente a Grado alla fine del 1917, dopo la disfatta di Caporetto, e lasciarono l’isola l’anno successivo alla fine della guerra.

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UN TUFFO NELLA NATURA… - A PLUNGE INTO NATURE…

Grado, il porto Mandracchio

…and at the Centre of History too Most of the canals that crisscross the Grado and Marano Lagoon today, where once included in the Litoranea Veneta, a waterway system which for centuries was used for trade and transportation, connecting Venice to the Gulf of Trieste. The lagoon was never a main theatre of war during the First World War. However, the Litoranea Veneta was widely used for trade and transportation of both civilians and army troops, and weapons. The old border between Italy and Austria-Hungary ran down to Porto Buso, the mouth of lagoon half way between Lignano and Grado. When the war broke out Grado was Austro-Hungarian, but this remote area of the lagoon was hardly defended by the imperial forces. However, it was here that the first Italian gun shot of the First World War was fired. In the night between the 23 and 24 of May 1915, just a few hours before Italy’s declaration of war, the torpedo boat destroyer Zeffiro entered Porto Buso, and as chronicled at the time, destroyed «the wharf of the station and barracks, sank all the vessels moored in the port, and without suffering any casualties, took 47 prisoners». In actual fact, there was only one wharf at the Island of Porto Buso serving the barracks of the Austrian custom police, which were garrisoned by 68 soldiers and 11 police officers. As soon as Italy entered the war on the 24 May, the Austrian police force and tax officers abandoned their post in the Grado Lagoon. On the 26 of May a first squad of Italian Bersaglieri entered the Grado town centre, and a couple of local women hoisted the Italian flag up on the bell tower. The Italian soldiers remained on the island for a couple of days and eventually left. The Austrians then returned to Grado in 1917, soon after the Caporetto Defeat, and only left the island a year after the end of the Great War.

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Grado, soldati Italiani presso il porto Mandracchio_ph archivio Marco Pascoli

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IN BICI A PELO D'ACQUA

Da Aquileia a Grado

In bici a pelo d’acqua

Per una bella passeggiata in bicicletta vi suggeriamo di partire da Aquileia e, con una pedalata di poco più di 10 chilometri, raggiungere Grado. La pista ciclabile arriva da Cervignano, correndo sul tracciato pianeggiante della dismessa ferrovia CervignanoBelvedere. Dopo circa 5 chilometri ci si trova davanti a uno spettacolo: quando la terraferma cede il passo alla laguna, la pista ciclabile si insinua sull’acqua, costeggiando la statale. Per quasi 5 chilometri pare di scivolare sull’acqua salmastra e, accarezzati dalla brezza, si raggiunge agevolmente il centro di Grado. Grado è un’adorabile cittadina, con il riparato Porto Mandracchio dove sostano pescherecci e barche di lusso, il centro storico raccolto, antiche chiese, viuzze su cui si affacciano negozi e ristoranti, piccole piazzette e una bellissima passeggiata lungomare. L’anzolo, l’angelo che svetta sul campanile della basilica ed è visibile da quasi tutto il centro storico, oltreché emblema per i gradesi, è un ottimo punto di riferimento mentre si cammina senza meta tra le strette calli. Il ritorno, lungo la ciclabile a pelo d’acqua, regalerà scorci inaspettati e, nelle giornate serene, ampi panorami fino alle montagne delle Prealpi e Alpi Giulie. Giunti ad Aquileia non possiamo che farci incantare dai mosaici paleocristiani, dai resti archeologici e dall’imponente basilica di Santa Maria Assunta.

Aquileia, area archeologica e basilica_ph Baronchelli

From Aquileia to Grado

Cycling on the edge of the water The well-maintained 10-km track between Aquileia and Grado makes a pleasant bike ride. The cycling track leads into the town from Cervignano along the disused tracks of the Cervignano-Belvedere railway. After approximately 5 kilometres the scenery ahead becomes breathtaking: the dry land gives way to the lagoon, and the cycling track heads along a narrow stretch of road with water on both sides. For another handful of kilometres you have the feeling of gliding on water, and caressed by a pleasant cool breeze you easily reach the centre of Grado. Grado is a lovely little seaside resort boasting the centrally positioned Porto Mandracchio where a picturesque procession of fishing and leisure boats are moored, the town centre with

its old churches, narrow alleys and tiny squares lined with quaint little shops and restaurants, and the lovely seafront promenade. L’anzolo, the angel on the top of the cathedral’s bell tower, which can be seen from most everywhere in the town centre, is considered by the locals one of their symbols and can definitely be used as a reference point to find your way through the alleys and narrow streets of the town. Returning back on the same cycling track, the scenery opens up to beautiful vast landscapes, and when the weather is fine and the air is clear the views are at their best, with the Prealps and the Julian Alps rising in the background.

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COMPLESSI GIARDINI SEMPLICI - SIMPLE ELABORATE GARDENS

Nuovo look

per la viabilità di Grado

Grado_ph Baronchelli

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L’ingresso a Grado si veste di un nuovo look. Che si arrivi all’Isola del Sole dalla strada provinciale di Monfalcone, o dal pontile che solca la laguna da Belvedere al ponte girevole, non mancheranno le sorprese. Volgono infatti al termine i lavori che hanno modificato la viabilità, in attesa del nuovo piano del traffico che cambierà anche alcuni sensi di marcia. La prima novità sono le due nuove rotatorie, realizzate per fluidificare il traffico veicolare e moderare la velocità dei mezzi. Una rotatoria è stata costruita sul grande nodo in cui confluiscono la statale in arrivo da Aquileia, il ponte per l’Isola della Schiusa e via Manzoni (porta di accesso al centro di Grado), mentre l’altra è andata a sostituire l’incrocio semaforico tra la tangenziale verso Monfalcone, l’ingresso a Valle Le Cove (dove ci sono il cimitero, i magazzini comunali e la grande piazzola ecologica) e la strada che porta alla Sacca dei Moreri e a Città Giardino. Meno semafori, quindi, e meno attese in coda, soprattutto durante l’alta stagione e le ore di maggior traffico. Ma non finisce qui: piacevoli sorprese aspettano anche i turisti e i viaggiatori che, sempre più numerosi, giungono a Grado in bicicletta lungo la Ciclovia Alpe Adria, che da Salisburgo arriva fino all’Isola del Sole e permette di unire rapidamente Grado a importanti altri centri turistici come Aquileia o Palmanova. La prima novità per gli amanti delle due ruote è il nuovo tratto di pista ciclabile, di circa mezzo chilometro, che corre tra il Canale della Schiusa e Riva Slataper e Riva Scaramuzza, unendo la rotatoria dell’Isola della Schiusa all’esistente ciclabile di Riva Ugo Foscolo. Finalmente quindi una pista ciclabile lungo il Canale della Schiusa per chi arriva o parte dal centro cittadino. Questo percorso ciclabile era molto atteso, e ancora di più, se possibile, è atteso il raccordo che lo collegherà, nei pressi del ponte girevole, con la ciclabile Grado-Belvedere. Anche la pista ciclabile esistente ha subito importanti lavori di ampliamento: il tratto che corre lungo Riva Ugo Foscolo è stato raddoppiato in larghezza e messo in sicurezza con una staccionata di protezione sul lato strada simile a quella che ne delimita la corsia verso il canale e con l'installazione dell’impianto di illuminazione nel tratto che ne era sprovvisto. Un altro colpo di pedale, insomma, verso una ciclabile che porterà da Aquileia a Fossalon, attraversando tutta Grado, senza alcuna interruzione.


COMPLESSI GIARDINI SEMPLICI - SIMPLE ELABORATE GARDENS

Grado si veste di un nuovo look

Grado Has a New Look

A New Look

for Traffic in Grado The entrance parade to Grado has been remodelled. Approaching Grado either by the main road from Monfalcone, or by the long road that bridges the lagoon from Belvedere and across the swing bridge, you will notice some landscape changes. The final touches have been put in place, the traffic has been modified and soon the new road plan is to make some changes in the direction of travel. There are two new roundabouts to keep the traffic flowing, and of course, to encourage drivers to slow down. One roundabout has been created at the junction of the main road from Aquileia, the Isola della Schiusa Bridge and Via Manzoni (main entrance parade to Grado), while another one is on the other side of town – at the Valle Le Cove entrance – and has taken the place of the junction of the main road to Monfalcone, the road that leads to Sacca dei Moreri and Città Giardino. The restyling will lead to less traffic delay and a smoother functioning intersection, especially during the crowded summer months. There are also other novelties that will please the increasing number of cyclists and bike tourists that reach Grado

by the Ciclovia Alpe Adria Radweg cycling route, which starts in Salzburg and ends in Grado touching some important local sites and cities like, Aquileia and Palmanova. The first novelty for cyclists is the new leg of the cycle track that runs between Canale della Schiusa and Riva Slataper and Riva Scaramuzza, to connect the Isola della Schiusa roundabout to the existing cycle track along Riva Ugo Foscolo. Now, with the improved cycle track, entering and leaving the city centre along the Canale della Schiusa will definitely be smoother and safer. This is only one of the much-anticipated novelties, the other being the leg of the cycle track near the swing bridge that will connect it to the Grado-Belvedere route. The existing cycle track system has also been improved: the stretch along Riva Ugo Foscolo has been widened and made safer by guard railings set on the side toward the road, and by lighting installed where needed along the cycle track. A very promising approach to a great cycling experience between Aquileia, Grado and Fossalon on the other side of the lagoon!

Grado, la nuova rotatoria all'altezza del ponte della Schiusa

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I SEGRETI DI KOHIĹ ÄŒE - HIDDEN SURPRISES IN KOHIĹ ÄŒE

I SEGRETI DI KOHIĹ ÄŒE

La Marcia internazionale enogastronomica storica e dida ica

Percorrere la strada che da Monfalcone porta a Trieste è una sorpresa in tutte le stagioni: costeggiando il golfo si schiudono meravigliosi panorami ad ogni curva. Alle spalle di questa strada c’è un territorio altrettanto affascinante e ricco di storia, cultura, ambienti naturali e tradizioni enogastronomiche, il Carso. E sull’altopiano carsico triestino, nel territorio di Duino Aurisina, c’è un luogo ancora poco conosciuto: la Tenuta KohiĹĄÄ?e. Situata in un antico insediamento agricolo nel borgo storico di Case KohiĹĄÄ?e, l’azienda si estende su oltre cento ettari di territorio profondamente variegato: è circondata da una serie di basse colline sulle quali spiccano i 323 metri del Monte Ermada (simbolo della Grande Guerra in questa zona), è punteggiata da doline e grotte e ospita boschi, pinete e prati a landa. A KohiĹĄÄ?e si pratica lo sviluppo agricolo sostenibile, ma c’è anche una fervente fucina in cui, con la schiva dedizione tipica dei carsolini, da diversi anni si lavora alla riscoperta e alla valorizzazione delle peculiaritĂ di quest’area. Del progetto fanno parte i sentieri (percorribili a piedi o in mountain bike e, alcuni, anche a cavallo) che abbracciano tutte le tematiche paesaggistiche, storiche e culturali di KohiĹĄÄ?e: il percorso delle doline, quello dei punti panoramici, il sentiero delle trincee, quello delle grotte e dei castellieri e il percorso agricolo-didattico.

2. MARCIA

INTERNAZIONALE ENOGASTRONOMICA STORICA E DIDATTICA

DOMENICA 15.5.2016

DUINO-DEVIN (TS)

2ND INTERNATIONAL HISTORIC GASTRONOMIC WALK Sunday, 15 May 2016

BRESTOVICA/ BRESTOVIZZA

FVG DUINO

VENIA SLOVENIJA/SLO

TRIESTE

va jama Caverna del fuoco/Grofo +266

Jastreb

+284.3

+287.9

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MEDEAZZA/ MEDJEVAS

+323 Goljak

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+278

Grotta/Jama Karl

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CEROGLIE/ CEROVLJE

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KOHIĹ ÄŒE

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DUINO / DEVIN

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GIRO PRIMAVERA -

Sentiero Rilke

Riserva Naturale sie Duino SPRINGFale 2016

Baia Sistiana

Sistiana


I SEGRETI DI KOHIŠČE - HIDDEN SURPRISES IN KOHIŠČE

HIDDEN SURPRISES IN KOHIŠČE

International historic gastronomic walk amidst the beauties of the Karst

Kohišče, la 1. marcia internazionale enogastronomica, storica e didattica

The coastal road between Monfalcone and Trieste offers ever-changing surprises throughout all four seasons; every bend brings breathtaking views of the gulf coastline. The Karst plateau hinterland above this panoramic road is as incredibly beautiful as the coast, and bursting with historical, cultural and natural charm and local traditions. In Duino Aurisina, in the heart of the Karst plateau above Trieste, lies a still little-known gem: The Kohišče Estate. The over two hundred and forty-acre estate is located in the rural heritage village of Case Kohišče, surrounded by a varied landscape of low hills – among which, Mt. Ermada which stands out with its peak at 323 metres above sea level and as an important landmark of the Great War –, “doline” (Karst sinkholes), caves, forests, pine forests, meadows and barren land. Given their reserved and highly committed character, typical of the “carsolini” (people living on the Karst), the locals in Kohišče practice sustainable agricultural development and have been working hard to rediscover and enhance the local environment and products. Part of the project is the network of paths and trails you can walk, cycle or horse ride along. The different trails enhance the various landscapes as well as the cultural and historic heritage, typical of Kohišče. These are: the “doline” trail, the panoramic trail,

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I SEGRETI DI KOHIŠČE - HIDDEN SURPRISES IN KOHIŠČE

Ma non solo: dopo lo strepitoso successo dello scorso anno, la Società Agricola Kohišče insieme alla Associazione SK Devin organizza, in collaborazione con molte associazioni e realtà del territorio, per domenica 15 maggio 2016 la seconda “Marcia internazionale enogastronomica storica e didattica”, un itinerario tra le bellezze e le caratteristiche del Carso, che ha fatto e farà conoscere alle migliaia di partecipanti i prodotti enogastronomici e le peculiarità di questa terra. La marcia è adatta a tutti gli amanti delle bellezze e caratteristiche del Carso, con una particolare attenzione alle trincee e rovine della Prima guerra mondiale nel territorio del monte Grmada. Perchè non lasciarsi sfuggire questa marcia? Il percorso, di circa 5 o 9 km, è abbastanza facile e adatto a tutti, con partenze da Duino, Ceroglie, Medeazza e Brestovica. Si visitano la dolina Dol e la vedetta panoramica Frščak, da dove si può ammirare tutto il Golfo di Trieste da Strugnano a Grado. Dalla vetta Gabernjak e Grmada si gode un meraviglioso panorama della Valle del Vipacco e delle Alpi Giulie. Sulle vette sopra Kohišče, Gabernjak e Grmada le guide faranno conoscere e visitare le trincee e le basi militari della Prima Guerra mondiale. È prevista la visita alle grotte Karl e Zita, che per l’occasione verranno illuminate. Durante il percorso si potranno ammirare le doline carsiche, dove ci saranno i chioschi enogastronomici con le specialità dei produttori locali. A disposizione degli escursionisti ci saranno degli esperti in flora, fauna e storia del territorio (in collaborazione con il Gruppo Associazione Zenobi). Inoltre si potranno conoscere da vicino alcuni animali da fattoria, con un posto speciale occupato da asini e cavalli, con questi ultimi ci sarà anche la possibilità di un breve giro in calesse. E poi la marcia si conclude a Kohišče con il pranzo conviviale. Ecco perché non mancare! In attesa della marcia, buone passeggiate a Kohišče! INFO E PROGRAMMI: Information and programmes: Società Agricola Kohišče Duino/Devin 81 Duino Aurisina/Devin Nabrežina (TS) www.kohisce.it Facebook_POHOD KOHISCE

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the trail that leads to the trenches, the one that leads to the caves and prehistoric fortified settlements, and finally, the agriculture learning trail. And that is not all you can expect: on Sunday 15 May 2016 you can take part in the second “International historic gastronomic walk”, an interesting leisure learning guided walk amidst the beauties of the Karst, organized by Kohišče Farm and SK Devin Association together with several local associations and sports clubs, for the second time, following last year’s great success. This event is the perfect occasion for this area of the Karst to be presented to a vast public with all its peculiarities, and food and wine. The walk is highly recommended for anyone interested discovering the landmarks and characteristic features of the Karst area, with particular regard to the trenches of the First World War and the ruins near Mount Grmada. Here are some reasons not to miss the walk: The 5 or 9-kilometre trail is suitable for anyone, and can be started from Duino, Ceroglie, Medeazza, or Brestovica. The walk passes the doline at Dol and the Frščak scenic viewpoint overlooking the entire Gulf of Trieste, from Strugnano to Grado. Mounts Gabernjak and Grmada provide a wonderful view of the Vipacco valley and the Julian Alps. On the highlands above Kohišče, Gabernjak, and Grmada you can take part in a guided tour of some trenches and military bases of the Great War. The walk also includes a visit to the Karl and Zita caves, which are lighted for the occasion. Over the course of the walk, hikers will be able to take in the views of the Karst dolines, and enjoy some typical local specialities and wine at the kiosks set along the trail. Specialised local guides will be available to tell you about the flora, wildlife and the local history. On the way the is also the opportunity to have close encounters with a variety of farm animals, in particular donkeys and horses, and there is also the chance of going on a little ride on a horse-drawn cart. The walk ends in Kohišče where participants can enjoy a hearty lunch and great company. Don’t miss the event, and in the meantime, we look forward to seeing you rambling in Kohišče!


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Rocche, torri e antichi manieri Fortresses, Towers and Ancient Manors In giro sul Carso triestino tra castelli, leggende e poesia

Roaming the Trieste Karst plateau discovering castles, legends and poetry

di Maurizio Clicech

by Maurizio Clicech

Che sui declivi degradanti dal Carso al mare, di primo acchito ripidi ed inospitali, la vite al contrario abbia trovato dimora ottimale almeno da un paio di millenni, è un dato di fatto. Prosecco infatti non è solo il nome di un vino, ma anche del paese da cui le dorate bollicine hanno preso il nome. Duemila anni fa il vino pare si chiamasse Pucinum e non aveva le bollicine, il paese era Prosecum, mentre il prospicente dente di roccia quasi a picco sul mare - sito ideale per un castello - era Moncolanum.

Trieste, Castello di Miramare_ph sonsam

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That a variety of grapevines has found its ideal natural habitat on the steep inhospitable Karst slopes leading to the sea, is a fact well known to wine lovers. Prosecco, is not only the name of a wine, but also the name of the village that earned the top-rate bubbly its appellation. Two thousand years ago, the same variety of grapes made a wine called Pucinum – which was not sparkling – while the name of the village was Prosecum, and the portion of the cliff overlooking the sea where it prospered was known as Moncolanum.


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ROCCHE, TORRI E ANTICHI MANIERI - FORTRESSES, TOWERS AND ANCIENT MANORS

Il paese di Prosecco, non a caso, si trova ove la romana via Gemina, proveniente da Aquileia e diretta a Lubiana, si interseca con le strade per Trieste e l’Istria. Un incrocio importante, un luogo ideale da difendere costruendo un bel castello, una roccaforte a controllo delle diramazioni viarie e le ancor più importanti rotte marine che si sviluppavano trecento metri più in basso. Gli antichi romani, gente pratica, non ci pensarono due volte, ed edificarono la torre di Moncolanum, poi trasformata dai triestini in castello in epoca medievale e chiamato successivamente Contovello. Con questa logica, tra il XIII e il XIV secolo, nell’area di influenza del libero comune di Trieste e soprattutto lungo i suoi confini, vennero edificati molti castelli, alcuni ancora esistenti, altri di cui restano ruderi e memorie storiche. Ai piedi di un castello del quale rimangono soltanto qualche muro diroccato e i ricordi di un tempo andato, inaspettatamente incontriamo la prima leggenda, legata proprio al nuovo nome, Contovello. Si narra infatti che il castello turrito di Moncolano venne rinominato Contovello (con accezione di “contare”) dalle mogli dei pescatori che si recavano lì per “contare le vele” degli amati in attesa del loro ritorno. E da qui, oltre alle vele si potevano vedere quasi tutti gli altri castelli, a partire dall’imponente castello di Duino. Castello dal quale partiremo.

Contovello

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It is no coincidence that Prosecco, the village, is centred on the crossroads between the ancient Roman Via Gemina leading from Aquileia to Ljubljana and the roads to Trieste and the Istrian Peninsula. The village occupied a strategic position on a main corridor connecting markets, and was to be defended by a castle, which could also overlook and control the movements of the important sea routes 300 metres down below. The ancient Romans, being practical folks, did not think twice and built the Moncolanum tower, which was later transformed into a medieval castle, now known as Contovello. Following the same logic, between the eighteenth and nineteenth centuries many fortresses were built in the areas around Trieste. Some of the castles are still standing and can be visited, while others have toppled to ruin but still remain in historical memory. Indeed, it is at the foot of the castle, now reduced to mouldering walls, that the legend of Contovello was born. As the legend goes, the name of the castle changed into Contovello (from the Italian “conto”, counting) because the fishermen’s wives would climb up to the castle on the cliff to count the sails at sea as they waited for their loved ones to return. From this particular spot you could see all the castles of the area, including the quite imposing Duino Castle. This is where we set off on our journey.

Castello di Duino_ph Marco Milani


ROCCHE, TORRI E ANTICHI MANIERI - FORTRESSES, TOWERS AND ANCIENT MANORS

Chi, se io gridassi, mi udirebbe mai dagli ordini degli angeli? Castello di Duino

Rainer Maria Rilke, il grande poeta boemo, così iniziava la prima “Elegia duinese”, composta proprio nel castello di Duino, l’imponente maniero edificato su di un tozzo promontorio a picco sul mare e dimora storica dei Principi della Torre e Tasso. Il castello fu fatto erigere da Ugone di Duino, capitano imperiale di Trieste nel tardo medioevo, in sostituzione del castelvecchio risalente al X secolo, di cui restano evidenti rovine. Narra la leggenda che in tempi remoti nella rocca di Duino abitava un cavaliere malvagio che disprezzava la sua sposa gentile e virtuosa. Lei lo amava a tal punto da perdonargli tutte le malefatte nella speranza di intenerirgli il cuore con parole amorevoli. L’uomo, infastidito dai modi della moglie, decise di ucciderla. Una sera la portò su una roccia stretta sotto le mura del castello e la spinse in mare. Atterrita, la castellana volse lo sguardo al cielo, chiedendo aiuto. Un grido appena: nel suo grande dolore era rimasta pietrificata. Da quel giorno verso l’ora degli spiriti la Dama Bianca si stacca dalla roccia e torna al castello. Per tre volte appare e scompare nelle cupe sale del maniero, passa attraverso porte chiuse e vaga di sala in sala finché non ritrova la culla in cui allora dormiva suo figlio, per rimanere quindi in un silenzio profondo fino all’alba, quando ritorna alla sua roccia, dove il dolore la trasforma nuovamente in pietra.

Who, if I cried out, would hear me among the angels’ hierarchies? This is how Rainer Maria Rilke, the great Bohemian-Austrian poet, starts the first of his “Duino Elegies”, composed at Duino Castle, the imposing building and historical residence of the Thurn und Taxis noble family, built on the cliff overlooking the sea below. In the late Middle Ages Ugone di Duino, an imperial captain from Trieste, had the castle built right next to the ruins of an older castle of the tenth century still visible today. Legend has it that in ancient times the castle was the residence of a wicked knight who despised his gentle devoted wife. She, by contrast, loved him so dearly as to forgive all his misdeeds in the hope of softening his cruel heart with her sweet manners. Annoyed and angered by his wife’s behaviour, her decided to kill her. One evening he led her the edge of the cliffs just below the castle and pushed her over. In petrified amazement she turned her eyes to him and cried for help, uttering a short, desperate cry before turning into stone. From that day onwards, in the dead of night, the White Lady leaves the cliff and returns to the castle. She appears and disappears in the vast rooms of the mansion passing through closed doors drifting from one room to another, looking for her baby son’s crib. Heartbroken she sits next to it, only to return to her rock at the break of day.

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Altri, invece, raccontano di un candelabro romano che si trova in una sala del castello e che ogni notte arde ed attraversa i saloni, mentre le porte si aprono da sole. È la Dama Bianca che lo regge quando, invisibile, vaga disperata per il castello. Certo la Dama non spaventò il poeta, che nella settima Elegia scrisse riferendosi al castello: Essere qui è splendido. Proseguendo nel nostro giro, noteremo subito un’altra rocca stagliarsi dalle lande carsiche: il Tabor di Monrupino. La fortezza, in sloveno tabor, fu edificata in epoca medievale sul sedime di un antico castelliere protostorico - forse il più importante del comprensorio carsico, per poi venir occupato dai romani e quindi dai Templari che vi eressero la chiesa originaria, la cui prima citazione storica risale al 1316. Luogo di difesa per gli abitanti dei villaggi vicini, la rocca venne utilizzata durante le invasioni barbariche e le scorribande turche, portando la storia a confrontarsi con la leggenda. Abbandonato, il tabor divenne dimora di qualcuno che di notte si aggirava tra le case del borgo con passo di zoccoli, rubando galline e altri piccoli animali. La gente pensò fosse il diavolo. Tutti i tentativi di scacciare lo sgradito ospite non andarono a buon fine e non restò che invocare l’intervento della Madonna, che intercedette in una notte di tempesta, al volgere della quale la rocca non era più occupata. Ma… ma sul masso ai piedi della casa di pietra è ancora oggi visibile l’impronta del piede della Madonna mentre sull’albero di tiglio lì vicino c’era impressa la coda del diavolo. A ricordo di questo evento il colle del tabor ospitò la prima chiesa del luogo dedicata alla Madonna, oggi santuario.

Another legend suggests that the Roman candelabrum set in one of the rooms of the castle randomly lights up by itself and drifts from one room to another as the doors open and close. It is she, the invisible White Lady, who cannot rest and desperately roams the castle holding the candelabrum. The ghost definitely did not frighten Rilke, who in The Seventh Elegy referring to castle writes: Being here is magnificent!

Monrupino, la rocca e il Santuario

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ROCCHE, TORRI E ANTICHI MANIERI - FORTRESSES, TOWERS AND ANCIENT MANORS

A ridosso della parte settentrionale della Rocca di Monrupino, lungo l’antica strada che dall’abitato di Col conduceva verso la località Poklon, immerso nel verde e nell’ombra delle querce corre il Sentiero dei Poeti. Inaugurato nel marzo 2011, il sentiero è dedicato ai poeti Srečko Kosovel, Umberto Saba e Igo Gruden, che nella loro poesia hanno saputo rendere universale il paesaggio e l’ambiente del Carso. Il percorso, di circa 500 metri e con le tre effigi realizzate dall’artista triestino Klavdij Palčič, è un messaggio di pace e convivenza per le diverse componenti culturali ed etniche del territorio triestino. E ogni anno, in uno dei giorni in cui sulla rocca si svolge la tradizionale festa della Madonna Assunta - un tempo il più importante pellegrinaggio della provincia di Trieste lungo il sentiero viene realizzata una lettura itinerante di poesie in sloveno, italiano e friulano.

Monrupino

On our journey of discovery there is another fortress standing on the barren Karst highlands worth visiting: the Tabor in Monrupino. The fortress, known in Slovene as tabor, was built in the Middle Ages on the ruins of a prehistoric fortified settlement known as castelliere. It was perhaps the most important defensive structure of the Karst plateau, first occupied by the Roman army and later on by the Templars who built a church – the first records of such event date back to 1316. Being the shelter for the people of the nearby villages, the fortification was often used during the Barbarian and Ottoman incursions. Of course, such eventful history gave rise to legends. When it no longer served as a defensive structure it was the dwelling place of a mysterious being whose echo of hooves was heard at night as it roamed the village in search of some hen or small yard animal to steal. The locals believed it was the devil. All the attempts to drive away this unwelcome guest failed and the inhabitants prayed the intervention of the Virgin Mary who promptly interceded during a stormy night. The following day the fortress was no longer haunted. On the stone at the foot of the building you can still see what was believed to be the Virgin Mary’s footprint, while the devil’s tail is impressed in the bark of a linden tree nearby. As a thanksgiving to the event, the inhabitants built the church. It is dedicated to the Virgin Mary and today is a Sanctuary. In the surroundings of the northern end of the fortress in Monrupino, along the ancient track that connected the village of Col to the hamlet of Poklon there is a path through a cool, shady forest known as Sentiero dei Poeti (Poets’ Trail). Inaugurated in March 2011, the path is dedicated to Srečko Kosovel, Umberto Saba and Igo Gruden, three poets who celebrated the beauty of the landscapes and the charms

Panorama da Opicina a Monrupino

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Dalla rocca di Monrupino possiamo vedere verso sud il castello di San Servolo (Socerb), ora in Slovenia, ricco di storia, oggetto di disputa tra Trieste e Venezia. Massiccio e minaccioso, sorge dal bosco di Socerb come un enorme dente di roccia. In origine controllava la “via del sale” che da Stramare si staccava dalla romana via Flavia per puntare verso l’entroterra pannonico. Nei suoi pressi, sul sottostante Monte d’Oro, sorgeva un complesso di posta di proprietà dei Cavalieri Templari. Ad esso è legata la leggenda di San Servolo, assieme a San Giusto protettore di Trieste. Si narra che in una grotta carsica vicina alla fortezza, il santo si ritirò in ascesi traendone eccezionali facoltà guaritrici, prima di venir martirizzato nel 284. La grotta è tuttora visitabile ed al suo interno si trova una chiesa ipogea, oltre a resti di culti più antichi. San Servolo vigilava sulla via del sale ma a pochi chilometri un’altra serie di strade intersecavano le direttrici principali per poi inoltrarsi una nella val Rosandra e l’altra verso Trieste, attraverso la sella di Cattinara e diramandosi ulteriormente verso Lubiana. Qui troviamo due castelli perduti, quello di Moccò, o Mucho, e quello di Funfenberg. Ad essi è legata la leggenda della principessa Rosandra, da cui prenderebbero il nome il torrente e l’omonima valle.

of the environment of the Karst plateau in their poems, and managed to have their words travel far and wide. The trail is about half-a-kilometre in length and takes you past the herms of the three poets sculpted by Triestine artist Klavdij Palčič. These works of art are his message of peace and cohabitation sent out to the different cultural and ethnic groups living in the area. Every year, during the Catholic festivity of The Assumption of Mary – once celebrated with the greatest pilgrimage of the whole province of Trieste – the events also include poetry readings in Slovene, Italian and Friulian, at fixed locations along the path. From the fortress in Monrupino you can enjoy the view to the south of San Servolo Castle, which was the subject of dispute between Trieste and Venice, and now lying in Slovenian territory. Imposing and menacing-looking, it emerges from the woods in Socerb as an enormous slab of rock. Originally it controlled over the “Salt Road” that led toward the inland Pannonian plain from Stramare deviating from the Roman Via Flavia. Nearby, on Monte d’Oro, stood a post that belonged to the Knight Templars. There is a legend connected to this location: the legend of Saint Servulus, patron saint of Trieste together with Saint Justus. It is narrated that, before becoming a martyr in 284 AD, the saint retired to a cave on the Karst where he lived an

Val Rosandra,l'ex-ferrovia, oggi pista ciclabile

Val Rosandra, Torrente Rosandra

Val Rosandra

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All’alba dei tempi il mondo era dominato dalle forze primordiali della natura: acqua, vento e fuoco. Era il tempo in cui una diafana principessa chiamata Rosandra venne rapita da un mago malvagio e rinchiusa nel suo castello. Un principe arrivò per soccorrerla, sconfisse lo stregone cattivo e le promise amore eterno. Il principe dovette però partire verso mari lontani lasciando la principessa Rosandra nell’ansia dell’attesa del suo ritorno. Ma tornando da lei, una terribile tempesta lo colse e la nave fece naufragio. Mentre il principe veniva inghiottito dagli abissi, si levò da nord un vento gelido e talmente forte da trasformare la povera principessa in una pietra, spezzata solo dalle lacrime versate per l’amore perduto: si formò un rigagnolo che crebbe e diventò così grosso e impetuoso da levigare le dure rocce che attraversava. Il torrente Rosandra nel suo corso finale contribuiva a formare delle vaste paludi, trasformate poi in saline, e causa diretta e indiretta di molti sanguinosi conflitti con Venezia. E proprio i veneziani costruirono a Muggia nel 1374 il castello, con funzioni di politica interna, come simbolo di potere volto a pacificare dispute intestine e difensiva, dato il perenne stato di guerra tra Patriarcato di Aquileia, Trieste e l’Impero. Una volta persa la sua funzione militare, dopo alterne vicende e grazie a un notevole restauro, dal 1991

Grotta di San Servolo

ascetic life and developed great healing powers. The cave contains a small church as well as evidence of some ancient cult. San Servolo Castle controlled over the Salt Road, though nearby, a couple of other roads intersected the main communication corridors which led into the Val Rosandra or back to Trieste via the saddle at Cattinara winding its way towards Ljubljana. It is in Val Rosandra that we find two remote castles: Moccò, or Mucho, and Funfenberg. These castles, too, have a legend connected to them. The legend of Princess Rosandra, to whom both the river and valley owe their name. Way back at the dawn of time earth was governed by the primordial forces of nature: water, wind and fire. These were the days in which, a beautiful pale-skinned princess, named Rosandra, was kidnapped by a wicked wizard who locked her up in his castle. The princess was saved by a courageous prince, who killed the wicked wizard and vowed his eternal love to her. The prince was then to set out to sea leaving poor princess Rosandra behind to desperately hope for his return. On his way back home to her, his ship encountered a terrible storm and was shipwrecked

Il Castello di San Servolo – Grad Socerb, in Slovenia

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è divenuto dimora e studio dello scultore internazionale Villi Bossi. Ma Muggia, ovvero Borgo Lauro, nasconde con malcelata gelosia un’altra gemma, la Basilica fortificata di Muggia Vecchia, un vero e proprio castello cinto da mura di cui restano ancora alcune vestigia, mentre la Basilica decorata con cicli di affreschi tre e quattrocenteschi. Sulle mura glabre, si possono ancora osservare dei graffiti raffiguranti scene di battaglie con cavalieri muniti di corazze, incisi forse come ex voto da chi in quella chiesa cercava rifugio dalla turbolenza del periodo. Da Muggia Vecchia si gode di una straordinaria vista sul golfo di Trieste. Non possono sfuggire i castelli di San Giusto e di Miramare, militarmente solenne il primo, degno di una favola il secondo. Il Castello di San Giusto sorge sull’omonimo colle e venne edificato a Trieste in più fasi a partire dal 1468. Ci misero mano gli austriaci e i veneziani durante i periodi di occupazione della città. Venne completato nel 1636, quando ormai la sua funzione militare poteva considerarsi superata. Sul sito, abitato dall’età del bronzo, si erano sovrapposte le vestigia istre, romane (ne è testimone, tra gli altri, la basilica forense, sede di un antico tribunale) e medievali, tornate in parte alla luce durante gli scavi archeologici del secolo scorso, ed ora fruibili. Nel complesso del castello si trova la Cattedrale di San Giusto, in cui viene conservata l’alabarda, simbolo della città, che la leggenda vuole caduta dal cielo nel lontano 303, nel giorno in cui avvenne il martirio di San Sergio in Siria. Come in tutte le roccaforti del periodo, gallerie sotterranee e pusterle nelle mura non mancavano di certo, e la loro presenza sta ancora alimentando una serie di leggende ri-

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Muggia

in mid-sea. As the prince uselessly fought against the inevitable end of his life, a strong northern icecold wind started blowing and reached the wretched princess turning her into stone. The tears she shed for her lost love sprang from the stone and gradually become a rough tumbling stream that carved its way through the rocks. The final course of the Rosandra River formed a delta of vast wetlands where several saltworks were established becoming the direct and indirect cause of harsh conflicts with Venice. It was the Venetians who build a castle in Muggia, in 1374, as a symbol of their power. It was used as the location where resolve local disputes and served a purpose of defence given the perennial state of war between the Patriarchate of Aquileia, Trieste and the Empire. Once the castle was no longer needed for military deeds it was used for other less important purposes and fell into a gradual decay. Following extensive renovation works, in 1991, it became the residence and study of internationally acclaimed artist, Villi Bossi. Muggia, and more specifically Borgo Lauro, jealously hides another gem: the fortified church, Basilica di Muggia Vecchia, surrounded by defence walls. The church is decorated with fine frescoes of the fourth and fifth centuries and shrines some important relics. There are inscriptions and drawings depicting battle scenes, and armoured knights scratched on the plain walls of the fortress, perhaps made as a votive offering by people seeking shelter in the church during such turbulent times. From Muggia Vecchia, the old town centre, you can enjoy a wonderful view of the Gulf of Trieste. Not to be missed are San Giusto Castle and Miramare Castle, the former stand-

Muggia, il castello

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ROCCHE, TORRI E ANTICHI MANIERI

guardo un complesso sistema ipogeo che collegava il castello con la città vecchia e lo sbocco a mare di Cavana, ivi compresa la perduta sala rossa in cui la Santa Inquisizione celebrava i suoi processi contro streghe ed eretici. L’area del Colle di San Giusto e la Città Vecchia che scende verso il mare restituiscono un vero e proprio museo a cielo aperto, in cui le tracce delle varie epoche emergono e si mescolano nel tessuto urbano. Millenni di storia e di storie valgono certo più di una visita. Sempre a Trieste, sotto al castello di San Giusto, al livello del mare, durante una delle occupazioni militari della città i veneziani edificarono un altro castello, detto A Marina, completato nel 1375 e distrutto dalla foga della ribellione contro Venezia nel 1380.

Trieste, la cattedrale di San Giusto ph Massimo Crivellari (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

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Trieste, il castello di San Giusto_ph Massimo Crivellari (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

FORTRESSES, TOWERS AND ANCIENT MANORS

ing bold and strong, the latter resembling a dream fairy tale residence. San Giusto Castle rises on the homonymous hill. It was erected over different periods of time starting from 1468, with parts built and decorated by the Austrians and others by the Venetians, during their respective occupation of the city. Works were completed in 1636, when it no longer was needed for defence purposes. This very site, inhabited since the Bronze Age, contains evidence of Istrian and Roman tradition (among others remains of the Roman public building where courts were held) as well as Medieval remains that were uncovered during archaeological excavations in the last century. The castle complex includes San Giusto Cathedral where the halberd, symbol of the city, is shrined. Legend has it that the halberd fell from the sky in 303 AD, on the same day of the martyrdom of Saint Sergius in Syria. As for all fortresses of the time, the tunnels and hidden chambers of San Giusto give rise to the many legends connected to the underground network that connected the old town to the sea in Cavana. One legend tells of the red chamber where the Inquisition proceeded against witches and heretics. The area of the San Giusto Hill and the Old Town that spreads towards the sea can be visited as an open-air museum. Indeed, traces, sites and historical buildings are interesting features in the urban landscape. Of course millennia of history and local stories deserve more that just one visit. Always in Trieste, just below San Giusto Castle, the Venetians built a castle on the shore. Completed in 1375 it was referred to as A Marina, and was destroyed in the fierce rebellion against Venice in 1380. GIRO PRIMAVERA - SPRING 2016

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Trieste, Castello di Miramare_ph Milani (POR FESR 2007-2013) [A.A.T.FVG]

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O Miramare, a le tue bianche torri attediate per lo ciel piovorno fósche con volo di sinistri augelli vengon le nubi.

O Miramare, about your fair white towers, weary with weight of the rain-burdened sky,like some dark cluster of ill-omened birds.

Così il poeta Giosuè Carducci, premio Nobel per la letteratura, iniziava a cantare del Castello di Miramare nelle sue Odi Barbare. Noto ormai a livello mondiale, il castello venne edificato tra il 1856 ed il 1860 per ospitare la dimora dell’arciduca d’Austria Massimiliano d’Asburgo e della moglie Carlotta del Belgio. Dopo la caduta dell’Impero d’Austria e Ungheria, il maniero ed il suo parco entrano nella disponibilità del Regno d’Italia, che ne stabilisce la funzione museale, interrotta dal 1931 al 1937 quando Amedeo di Savoia Duca d’Aosta vi portò la sua residenza. Una fosca leggenda sembra costringere ad un agghiacciante destino chi vi pernotti a lungo, come Massimiliano d’Austria, fucilato in Messico, o il Duca d’Aosta, morto in prigionia nel 1942. Anche gli altri successivi castellani sembrerebbero gravati dalla maledizione di morire prematuramente in terra straniera. C’è chi alle leggende ci crede, chi no, ma per certa prudenza, un generale americano che occupava il castello durante il periodo del Governo Militare Alleato, dalla fine della seconda guerra mondiale al 1954, preferiva ritirarsi in una tenda piazzata nel piazzale del castello stesso. A noi resta la meraviglia di saperlo, candido, a sfidare le tempeste ed assecondare le bonacce di quel mare Adriatico sulle cui rive per noi che lo viviamo quotidianamente, tutto ha inizio.

This is how the poet Giosuè Carducci, winner of the Nobel Prize for Literature, begins his ode to the Castle of Miramare in Barbarian Odes (Italian: Odi Barbare). The worldwide famous castle was built between 1856 and 1860 to become the residence of Archduke Maximilian of Austria and his spouse, Charlotte of Belgium. After the fall of the Austro-Hungarian Empire, the castle and gardens became property of the Kingdom of Italy. It was established as a museum, only to be uses as the residence of Prince Amedeo, Duke of Aosta between 1931 and 1937. A very gloomy legend seems to chillingly influence the destiny of those who spend some time at the castle: like that of Maximilian of Austria, executed in Mexico, or the Duke of Aosta, who have died in prison in 1942. Other figures too, have died prematurely in foreign countries thus carrying on the curse of the castle. Some might be superstitious, others might not, anyway, just to stay on the safe side, an American general who occupied the castle during the Allying Military Government period from the end of the Second World War to 1954, preferred sleeping in a tent pitched outside the castle. Imagine him candidly facing the strong winds and storms that rack the shores of the Adriatic Sea!

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