250gr di plastica

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250 grammi di Giulia Eleonora Zeno


Studi recenti svolti dai ricercatori dell'Università di New Castle hanno dimostrato che approssimativamente ogni settimana mangiamo 5 grammi di microplastica, cioè 2000 frammenti, per un totale di 250 grammi all'anno.


Ma che cos'è la microplastica? E dove la troviamo?


Nel 2004 in Gran Bretagna, un ricercatore della Plymouth University, Richard Thompson, conia il termine microplastiche proprio per riferirsi a quei piccoli frammenti di materiale plastico che sono solitamente inferiori ai 5 millimetri. Le microplastiche si distinguono in due categorie le primarie e le secondarie. Le primarie sono rilasciate direttamente nell'ambiente sottoforma di piccole particelle e rappresentano il 15/31 % delle microplastiche presenti nell'oceano; le secondarie, invece, sono prodotte dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi come buste, bottiglie o reti da pesca e rappresentano circa il 68/81% delle microplastiche presenti nell'Oceano.


La quantità di plastica presente nei nostri corsi d'acqua è sempre in aumento. Nel 2017 l'Onu dichiarò che vi erano 51 mila miliardi di particelle di microplastica nei mari 500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia. Nel 2019 il report del WWF sulla plastica ci dice che 53mila tonnellate all'anno sono riversate nel Mar Mediterraneo: il 4% è trasportato dai fiumi italiani, il 18% proviene da pesca, acquacultura e navigazione, il 78% invece proviene dalle attività costiere a causa di una gestione inefficiente dei rifiuti, l'intenso flusso turistico e le attività ricreative. Le città costiere che producono più rifiuti sono Catania, Venezia, Bari,Roma, Palermo e Napoli.


Le microplastiche sono presenti in natura in una varietà di forme. Fibre e frammenti sono quelle più comunemente riportate dalla letteratura scientifica. Questi minuscoli pezzetti di plastica, onnipresenti, sono stati ritrovati in habitat acquatici in tutto il mondo, dai poli all'equatore. Il loro inquinamento non impatta negativamente soltanto sugli ecosistemi marini ma colpisce anche il suolo e l'aria, a partire dai nostri ambienti quotidiani.


Le materie plastiche, infatti, vengono prodotte, utilizzate e scartate a terra e si disperdono anche attraverso la superficie terrestre e l’atmosfera. In combinazione con vento, onde del mare, abrasioni e raggi ultravioletti queste plastiche si trasformano anche in nanoplastiche. A prolungarne la frammentazione concorrono inoltre anche gli additivi chimici utilizzati durante la produzione. Alcune microplastiche, poi, sono inserite intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo. Anche le lavatrici rilasciano nell'ambiente microfibre di plastica presenti negli indumenti sintetici.


Secondo uno studio del 2017 svolto dall‘Università King's College di Londra anche le stampanti 3d possono rilasciare nell'ambiente nanoparticelle polimeriche. Ma la plastica si trova anche nei mozziconi di sigaretta, i filtri infatti sono fatti di una plastica chiamata diacetato di cellulosa. Quando vengono gettati nell’ambiente, non si butta solo plastica ma anche nicotina, metalli pesanti e altre sostanze chimiche che assorbono dall’ambiente circostante. Come rivela il National Geographic un recente studio ha scoperto che i mozziconi di sigarette inibiscono la crescita delle piante.


Dal numero di maggio 2020 della rivista Le Scienze, invece, apprendiamo che con piccoli gesti come aprire una bottiglia d'acqua, una confezione di plastica o tagliare del nastro adesivo, liberiamo nell'aria circa 0.46-250 microplastiche per centimetro, l'esatta quantità dipende dai parametri del materiale che maneggiamo come rigidità, spessore.


Quali sono gli effetti?


Dai dati scientifici che abbiamo ogni anno appare chiaro che le prime vittime delle plastiche sono gli animali: soprattutto uccelli, pesci e altri organismi marini. Muoiono di fame o perché intrappolati, lo stomaco pieno di plastica difatti fa sì che si riduca il senso dell’appetito, provocando la morte per fame.


Ma la plastica viene mangiata anche dagli animali che popolano la terraferma come elefanti, iene, zebre, tigri, cammelli, bovini e altre grandi specie. In alcuni casi il risultato finale è la morte. Alcuni test hanno confermato danni al fegato, danni cellulari e disturbi del sistema riproduttivo.


L'esposizione alla microplastica attraverso il cibo o l'inalazione potrebbe portare effetti sulla salute umana che sono ancora sconosciuti. Se inalate o ingerite, le microplastiche possono scatenare una risposta immunitaria. Le reti alimentari terrestri, d'acqua dolce e marine sono tutte a rischio, con potenziali implicazioni per gli individui, le popolazioni e gli ecosistemi. Appare evidente pertanto che le microplastiche contaminano anche gli alimenti destinati al consumo umano. Sono state segnalate microplastiche in frutti di mare, acqua del rubinetto e in alimenti e bevande trasformati come zucchero, miele, birra e sale.


Uno studio realizzato nel 2018 da ricercatori del Dipartimento di gastroenterologia della Università di medicina di Vienna ha investigato per la prima volta sulla presenza di microplastiche nelle feci di esseri umani. Gli scienziati hanno preso in esame un campione molto piccolo, composto da otto persone soltanto che vivono in altrettanti Paesi diversi, soprattutto europei, compresa l’Italia, e un solo campione delle loro feci. Il risultato è che tutti i campioni sono positivi alla presenza di microplastiche e sono stati identificati dieci tipi diversi di plastiche.


Lo studio del King's College di Londra datato 2017 sostiene che per quanto riguarda gli effetti fisici sull'uomo, la biopersistenza delle microplastiche potrebbe portare a una serie di risposte biologiche tra cui infiammazione, genotossicità, stress ossidativo, apoptosi e necrosi. Se queste condizioni sono durature, possono derivarne una serie di risultati tra cui danni ai tessuti, fibrosi e carcinogenesi.


Esempi virtuosi


Tuttavia in questo mare di plastica vi sono anche delle luccicanze: in Italia infatti il gruppo anonimo volontari di Sospiro, in provincia di Cremona, ha raccolto e venduto oltre 38mila tappi di plastica e con il ricavato ha acquistato 36 sedie a rotelle e due climatizzatori portatili donati alla Fondazione Sospiro di Cremona e ad altri enti del territorio.


Altro esempio italiano è senza dubbio l'utilizzo delle cannucce di pasta al posto di quelle di plastica. L'idea è del barman Andrea Marangio il metodo è conveniente non solo dal punto di vista ambientale (essendo organiche e dunque ecosostenibili), ma anche in termini di costo. Le zite, pasta tipica siciliana, è utilizzata a tale scopo proprio perché ha la forma di una cannuccia.


Dalla Germania arriva invece la lotta alle microplastiche disperse nell'ambiente dalle lavatrici. Due surfisti tedeschi, infatti, hanno lanciato sul mercato guppyfriend un sacchetto per lavatrice per contrastare l’inquinamento da microfibre legato ai capi d’abbigliamento. Basta inserirvi al suo interno gli abiti da lavare, metterlo nel cestello e quindi pulirlo a mano una volta finito il lavaggio. La sottilissima trama di cui è fatto permette di trattenere fibre e microplastiche.


Ai tempi del corona virus abbiamo nuovi rifiuti da dover smaltire come mascherine e guanti usa e getta che sono abbandonati dappertutto e stanno diventando un problema a livello globale. Questi rifiuti andrebbero chiusi in un sacchetto e gettati nell'indifferenziata anche perché la superficie delle microplastiche viene rapidamente colonizzata dai microbi. Entro il 2060 potrebbero essere da 155 a 265 milioni le tonnellate di plastica nell'ambiente.

Dovremmo rivedere questa stima al rialzo?


Dati alla mano

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L’Italia è il maggior produttore di plastica dell’area mediterranea. Produciamo ogni anno 8 milioni di tonnellate di manufatti in plastica (+7% dal 2012 al 2017): 4,1 milioni li utilizziamo e 3,9 diventano rifiuti, di questi ultimi ne raccogliamo 3,4 perché mezzo milione lo buttiamo direttamente in natura (ogni italiano disperde in fiumi, mare o discariche abusive 7.38 kg di plastica l’anno). Inoltre il BelPaese ha anche il primato in Europa di consumo di acqua in bottiglie di plastica.


cosa possiamo fare? Ovvero piccoli consigli 1. Inizia a comprare meno confezioni in plastica al supermercato. 2. Se nella tua zona ci sono sorgenti d’acqua vai a riempire lì le tue bottiglie in vetro. 3. Se vivi in città, invece, puoi installare un purificatore di acqua o, in alternativa, puoi pensare di acquistare una macchina dell’acqua, esiste anche il filtro per renderla frizzante, ne guadagnerai in risparmio e salute. 4. Ricicla bene la plastica che consumi gettandola nelle campane della tua città! 5. Probabilmente non lo sai, ma nei pressi della metro ci sono macchine per la raccolta della plastica che in cambio delle tue bottiglie ti permettono di viaggiare gratis! 6. Se sei un ristoratore abbandona le cannucce e utilizza le zite al loro posto. 7. Se consumi spesso pasti fuori casa prova a comprare gli accessori per mangiare in bambù riutilizzabile, ci sono tante offerte in giro e oltre ad inquinare meno risparmi sul lungo periodo. 8. Utilizza le tecniche del decoupage per dare nuova forma alla plastica che hai in casa. 9. Non pensare che il tuo impegno sia inutile, il cambiamento è contagioso! 10. Ricorda il mondo si cambia a piccoli passi e tu puoi fare la differenza.


fonti LINK:  https://scienze.fanpage.it/mangiamo-5-grammi-di-plastica-a-settimana-ecco-inquali-alimenti-e-contenuta/  https://scienze.fanpage.it/ecco-quanta-plastica-mangiamo-ogni-settimana-mesee-anno-senza-accorgercene/ https://www.lescienze.it/news/2016/08/26/news/plastica_inquinamento_oceano -3210102/ https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20181116STO19217 /microplastiche-origini-effetti-e-soluzioni https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/microplastichenanoplastiche-inquinamento-salute/  https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2020/01/tutto-quello-che-ce-dasapere-sullinquinamento-da-plastica  https://www.lifegate.it/persone/news/microplastiche-cosa-sapere https://ilmanifesto.it/linsostenibilita-del-made-in-italy-e-tutta-di-plastica/ https://thevision.com/habitat/bottiglie-plastica-spreco/ DOCUMENTI: Report WWF 2019 Plastic and Human Health: A Micro Issue? Università King’s College di Londra 2017 Assesment of Microplastic Concentrations in human stool Università di medicina di Vienna 2018


Chi sono

Giulia Eleonora Zeno nasce a Napoli. Dopo la maturità classica si laurea in lettere, non soddisfatta prende una magistrale in giornalismo ed editoria e, colpevole di recidiva, una specializzazione in regia cinematografica. Ha il bernoccolo dell’inchiesta, ma scrive cose a caso di vario genere. Giura di possedere un cv più serio!


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