50 anni di Vogue Italia. Evoluzione dell'identità visiva di una rivista di moda.

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5 ANNI DI

EVOLUZIONE DELL'IDENTITÀ VISIVA DI UNA RIVISTA DI MODA

GIULIA FARRAUTO 1


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Relatore: Michele Cafarelli POLITECNICO DI TORINO Dipartimento di Architettura e Design Collegio di Design Corso di Laurea in DESIGN e COMUNICAZIONE VISIVA Anno accademico 2014/2015

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5 ANNI DI EVOLUZIONE DELL'IDENTITÀ VISIVA DI UNA RIVISTA DI MODA

GIULIA FARRAUTO

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LA STORIA DI VOGUE 12 La fondazione di Vogue 18 L’influenza di Condé Nast 26 La nascita di Vogue Italia

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11 L’ANALISI GRAFICA DI VOGUE ITALIA 40 1964-1971 - I primi anni 66 1972-1976 - Lo sviluppo 88 1977-1990 - La sperimentazione 148 1991-1998 - La Generazione X 178 1999-2009 - La reazione 204 2010-2015 - Il contemporaneo

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Introduzione Vogue è il nome che fin dagli inizi del secolo individua e caratterizza una serie di pubblicazioni in tutto il mondo. È diventato un punto di riferimento irrinunciabile per chi opera nel settore moda e per chi è semplicemente interessato a conoscere le tendenze del momento. La rivista di moda può sembrare un prodotto fragile ed effimero, tuttavia il suo progetto editoriale ha bisogno di una tecnica particolare e in grado di combinare saggiamente testo e fotografie. Vogue, e di conseguenza Vogue Italia, ha saputo destreggiarsi eccellentemente nel mondo dell'editoria, affinando le proprie competenze stilistiche e affermando il suo posto nella storia. Vogue Italia è portatore e ideatore di uno status mentale in cui emergono la curiosità, la ricerca, l'intuizione e la provocazione. L'analisi seguente si prefigge l'obiettivo di spiegare come la rivista abbia coltivato la propria identità visiva dalla nascita ai giorni attuali, come abbia saputo evolversi con il passare dei decenni e come abbia saputo mantenere alto un nome famoso in tutto il mondo.

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LA STORIA DI VOGUE


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LA FONDAZIONE DI VOGUE

Lo sviluppo del capitalismo nel mondo americano ha cambiato profondamente la conformazione della società e del ruolo della donna. Infatti il fiorire dell’economia e l’emergere di un numero sempre maggiore di famiglie benestanti ha permesso il miglioramento qualitativo della vita delle donne, che ottennero molto più tempo libero e soldi da spendere. La loro possibilità di emergere all’interno della società di alta classe concerneva due ambiti principali: la casa e il guardaroba. Nacque così una nuova figura nella società: il consumatore donna. 1892 PRIMO NUMERO Copertina del numero di apertura. Illustrazione di A.B. Wenzel. Logo disegnato da Harry McVikar.

Per tutti questi motivi, tra il 1870 e il 1890, il settore delle riviste rivolte al pubblico femminile era

cresciuto esponenzialmente. Per avere un’idea dell’importanza che queste riviste avevano nel mondo delle donne, è utile menzionare quelle che vennero definite come “Le Grandi Sei”: Delineator, McCall’s, Woman’s Home Companion, Ladies’ Home Journal, Good Housekeeping, Pictorial Review, Harper’s Bazar. Le riviste di alta moda prendevano ispirazione dalle idee provenienti da Parigi, indiscussa capitale della moda, con dettagli relativi alle ultime tendenze e con focus ai particolari degli abiti quali colore, taglio, stoffa e accessori. Nello stesso periodo, grazie all’invenzione della macchina da cucire avvenuta nel 1846, l’industria dell’abbigliamento

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femminile crebbe in maniera esponenziale: nel 1900 si stimava la presenza di circa duemila laboratori tessili rivolti al mondo femminile, di cui seicento erano locati a New York. È in questo ambiente che avviene la nascita di una rivista destinata a cambiare per sempre la visione della moda in tutto il mondo: Vogue. Nel 1892 un avvenimento importante coinvolse l’alta classe newyorkese: il ballo d’inverno offerto dalla moglie del milionario William Backhouse Astor Jr. per i Quattrocento eletti, selezionati per la loro eleganza, decoro e modi garbati. La rivista nacque il 17 dicembre dello stesso anno, come specchio della vita e degli interessi dei Quattrocento, dal genio di uno di questi, chiamato Arthur Baldwin Turnure. L’obiettivo di Turnure era raccontare questa classe sociale ristretta e privilegiata, narrare le sue abitudini e i suoi svaghi, stabilire le regole sociali, destando l’interesse di chi si considerava

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ARTHUR BALDWIN TURNURE Membro dell’alta società di New York e fondatore di Vogue.

1901 PRIMA COPERTINA A COLORI

Disegnata da Allan C. Gillbert. La cornice verde esaltava gli accessori rossi indossati dalla modella.

1902 ESEMPIO DI COVER

Disegnata da Hamilton King. L’illustrazione in posizione centrale era incorniciata da linee chiare. Il trattamento del logo era variato.

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appartenente a questa élite, ma anche di tutti quelli che volevano apparire come loro, comportarsi come loro ed entrare nella loro cerchia esclusiva. Vogue diventò uno svago essenziale per tutti i lettori. Il primo staff editoriale era composto dall’art director Harry McVikar e dal direttore responsabile Josephine Redding. Il ruolo di Redding risultò essenziale per la scelta del nome da dare alla rivista, trovando la parola nel Dizionario del Secolo, che recitava: “vogue (vôg): il costume o la moda prevalente in una particolare epoca; stima, giudizio, atteggiamento gradito; significato corrente: ora generalmente usato nell’espressione in voga: per esempio, uno stile particolare di abbigliamento era allora in voga; uno scrittore che era in voga cinquant’anni fa, queste idee sono ora in voga.” Questo era esattamente il nome di cui i direttori avevano bisogno per dare un’identità alla loro gazzetta mondana.

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Vogue: il costume o la moda

prevalente in una particolare epoca;

stima, giudizio, atteggiamento gradito

Il logo fu ideato da McVikar e presentava l’immagine di due donne reclinate su un cartiglio, posizionato sulla parte alta della copertina. Esso rimase identico per i primi anni della rivista, fino al 1907, quando subì dei cambiamenti tipografici riguardanti l’unione delle lettere “O” e “G” all’interno della parola Vogue. Nessuno nel 1892 si sarebbe mai immaginato che stava nascendo un marchio destinato a diventare famoso in tutto il mondo.

1900 LOGO DI HARRY McVIKAR

Era formato da due donne reclinate su di un cartiglio che portava il nome della rivista. Rimase invariato per i primi anni.

1907 VARIAZIONE DEL LOGO

Cover disegnata da Stuart Travis. Si cercò di modernizzare la tipografia mettendo in risalto il logo e unendo le lettere “O” e “G”.

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L'INFLUENZA DI CONDÉ NAST

1909 NUMERO DI NOVEMBRE

Copertina raffigurante un pavone, simbolo di grazia ed eleganza molto utilizzato nelle cover di Vogue in quel periodo.

Nel 1909, un giovane avvocato e pubblicista chiamato Condé Montrose Nast, comprò Vogue dopo alcuni anni di trattative. Con questa azione di marketing, Vogue divenne in breve tempo la postazione di lancio di una delle case editrici più importanti e influenti al mondo che, con la sua evoluzione, avrebbe esercitato una profonda influenza nell’ambito del giornalismo, della moda, dell’arte e del design. Ben presto la casa editrice acquisì molto potere, accogliendo sotto la sua ala riviste come House and Garden nel 1915, Dress e Vanity Fair nel 1913. Condé Nast fece le sue prime esperienze per salvare la tipografia di famiglia che

stava per fallire, usando una strategia di marketing innovativa, creando rapporti lavorativi solidi, commerciali e permanenti con i suoi clienti. Nast iniziò a lavorare al Collier’s Weekly nel 1897, aumentando la sua distribuzione e collezionando successi. Fu il promotore di tantissime iniziative, tra i pionieri della stampa a colori e della doppia pagina, e soprattutto è considerato il creatore del numero speciale. Nel 1905, avendo accumulato un po’ di capitale ed esperienza nell’editoria, nel mondo della moda e delle donne, decise di rischiare acquistando una rivista e scelse proprio Vogue. Quando riuscì ad acquistarla aveva già un posto assicurato nell’élite

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newyorkese, grazie al matrimonio con la figlia di una delle famose famiglie esclusive appartenenti ai Quattrocento. Il suo nome comparve nella testata del numero del 24 giugno 1909. La rivista iniziò ad essere pubblicata ogni due settimane, le copertine divennero più colorate, gli spazi pubblicitari e il numero di pagine aumentarono, gli articoli si fecero maggiori e sempre più svariati, nacquero nuove rubriche riguardanti servizi speciali dedicati al pubblico femminile. Vogue divenne un’immagine dorata e preziosamente decorata dell’alta società, della moda e della frivolezza. Molte delle caratteristiche principali della rivista furono il prodotto delle donne a cui toccò la sfida di dirigerla. Esse non furono molte: Josephine Redding (1982-1900) fu la prima, sostituita da Marie Harrison (1901-1914). Successivamente fu il turno di Edna Woolman Chase (1914-1951) che si distinse per essere una persona altamente organizzata, esigente con le sue lavoratrici, famosa per le sue prediche e i suoi consigli. Toccò a lei riuscire a mantenere alto il valore della rivista in un momento tutt’altro che felice come quello della prima guerra mondiale. Riuscì ad attutirne l’impatto attraverso l’organizzazione di una sfilata di beneficienza, i cui fondi sarebbero stati utilizzati per alleviare le sofferenze inflitte dalla

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guerra a donne e bambini. A succederle furono Jessica Daves (1952-1962), Diana Vreeland (1963-1971), Grace Mirabella (1971-1988) e Anna Wintour, la direttrice responsabile che introdusse Vogue nel nuovo millennio ed è attualmente ancora in carica. Sette donne in più di un secolo. Con l’arrivo di Condé Nast, uomo dal grande interesse artistico, le copertine di Vogue acquisirono un’importanza mai vista precedentemente, diventando vetrine di diverse correnti artistiche, dall’Art Nouveau al Cubismo, grazie al lavoro di artisti provenienti dall’École des Beaux-Arts. Esse iniziarono a svilupparsi, conferendo alla rivista il ruolo di arbitro assoluto della moda attraverso l’utilizzo di illustrazioni raffiguranti, ad esempio, i pavoni, animali simbolo di eleganza. L’identità inscindibile tra il nome della rivista e le notizie pubblicate, essenziale per Nast, fu sottolineata da espedienti quali la ripetizione o l’esaltazione del simbolo “V” in copertina. Anche il logo subì dei cambiamenti. Esso divenne parte dell’illustrazione, l’artista era libero di modificarlo tutte le volte che voleva, sceglierne la forma e la posizione. Lo scopo era associare a Vogue lo stile pittorico più moderno ed elegante possibile, dando alle fruitrici la sensazione di avere tra le mani un’opera d’arte. Lo studio utilizzato nella copertina doveva essere lo stesso per il

1910 - 1920 - 1930 ESEMPI DI COPERTINE

Il logo delle copertine in questi decenni venne rielaborato più volte e le correnti artistiche si susseguirono decennio dopo decennio.


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1945 ERWIN BLUMENFELD Il fotografo posizionò la modella dietro un pannello di vetro decorato con il simbolo della croce rossa per promuovere le donazioni di sangue durante la seconda guerra mondiale.

progetto delle pagine interne: da esse doveva trapelare l’attenzione al dettaglio e il prodotto di qualità che si percepiva esternamente, dovevano essere in grado di fornire informazioni sulla moda nel modo più chiaro ed efficiente possibile. L’ossessione di Nast per il design, lo portò a focalizzare l’attenzione sul concetto di leggibilità: “la leggibilità è il fondamento del buon lavoro editoriale – ed esige una struttura chiara, un’organizzazione logica del materiale scritto o illustrato, delle fotografie o disegni che svolgano la propria missione con chiarezza, dei titoli informativi e dei sottotitoli sistemati nei punti giusti”.

È proprio grazie a Nast che Vogue può vantare una storia di art directors dai nomi importanti come Heyworth Campbell, Mehemed Fehmy Agha e Alexander Liberman. Lo sviluppo di Vogue si destreggiò anche attraverso l’innovazione delle fotografie a colori, che ebbero un ruolo chiave nella creazione della rivista di moda. Nelle sue pagine si sono susseguite le opere di fotografi innovativi, avanguardisti, dagli stili molto differenti e dall’evoluzione continua. Basti pensare a nomi come Adolphe De Meyer, dallo stile pittorico e fotografia artistica; Edward Steichen, promotore della fotografia “diretta”, libera da effetti sfocati e chiaroscuri;

Cecil Beaton, dal romanticismo creato dalla creazione di scenografie all’interno delle sue fotografie; Toni Frissell, una delle prime fotografe donne, dallo stile “sportivo” e dinamico mai visto precedentemente; Erwin Blumenfeld, famoso per le sue sperimentazioni post produzione; Irving Penn, l’intramontabile, l’indiscusso, il fotografo di moda che lavorò per più tempo per la rivista, guadagnandosi anche le copertine di Vogue Italia. Le prime donne fotografate in copertina furono donne particolari che indossavano indumenti di stilisti identificabili. Successivamente iniziò la fase delle celebrità (contesse, duchesse e principesse) che

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1942 COVER Nota come l’ultima copertina di Condé Nast, che morì qualche giorno dopo la sua pubblicazione.

presentavano gli abiti e la moda. Vogue ebbe quindi il merito di utilizzare persone famose molto prima degli ultimi anni del secolo, quando le celebrità avrebbero affollato le copertine e le pagine di tutte le riviste. Nel corso dei tre decenni che videro Nast alla direzione della rivista, comparvero nuovi stili, nuove mode, nuovi modelli di comportamento sociale. La moda si trasformò in un fattore dall’importanza fondamentale nella vita di donne appartenenti a ogni classe sociale. Durante questo tempo Vogue fu in grado di sopravvivere alla prima guerra mondiale e, successivamente, si trovò a far i conti con il crollo economico della borsa di Wall Street nel 1929. La rivista risentì molto di questa crisi e riuscì a riemergerne solo grazie all’azione economica di un magnate di quotidiani britannici chiamato Lord Camrose. Con la morte di Condé Nast nel 1942 e di Lord Camrose nel 1954, Vogue e il resto delle pubblicazioni della casa editrice passarono nelle mani di un nuovo magnate dell’editoria, Samuel

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1941 ALEXANDER LIBERMAN Cover in cui egli modificò la fotografia di Horst P. Horst affinchè la palla da spiaggia divenisse la “O” di Vogue.

I. Newhouse, proprietario di ventisette giornali su tutto il territorio degli Stati Uniti. Ciò comportò delle modifiche a livello strutturale nell’organizzazione della casa editoriale. La base infatti non era più a Londra ma a New York, per questo il grado di libertà d’azione dell’art director (allora Iva Patcévitch) nella struttura della rivista venne ridotto. All’estero la Condé Nast ottenne uno dei risultati più importanti. Quando nel settembre del 1916 venne lanciata la versione britannica di Vogue, essa fu la prima rivista ad avere un’edizione estera prodotta e redatta interamente in loco. Fino a quel momento nessun giornale poteva vantare una presenza su suolo straniero, se non per esportazione di un esiguo numero di copie. Nel 1920 la stessa operazione di esportazione fu elaborata per l’edizione francese, scelta piuttosto ovvia per una rivista il cui fulcro era la moda e lo stile proveniente da Parigi. Le edizioni Condé Nast divennero presto famose in tutto il mondo rappresentando prodotti di eccellenza, qualità e valore tipografico e artistico.

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LA NASCITA DI VOGUE ITALIA

In Italia nel 1950 nacque Novità, mensile fondato da Roberto Kuster e diretto da Lidia Tabacchi. Si trattava di un magazine che trattava di stile, arredamento e moda, destinato a un pubblico d’élite Nel 1961, Thomas Kernan, dirigente della Condé Nast, contattò Roberto Kuster per investire nella rivista. Nel 1962 la rivista venne acquistata dalla famosa casa editrice, messa alla prova e osservata per un periodo di valutazione lungo tre anni.

1965 NUMERO DI NOVEMBRE

Prima copertina della rivista italiana Vogue & Novità.

Nel 1965, la testata venne ribattezzata Vogue & Novità, per poi diventare definitivamente Vogue Italia nel giugno del 1966, sotto la direzione di

Franco Sartori. Egli modificò l’impostazione della rivista raggiungendo i canoni di raffinatezza e la grande cura per l’immagine fotografica che caratterizzavano l’edizione americana. Sartori cambiò il formato, la carta, la copertina, e coinvolse fotografi importanti come Richard Avedon, Irving Penn, Norman Parkinson, Bert Stern, Helmut Newton. Dopo i primi anni di difficoltà, Vogue Italia, in parallelo all’affermazione del made in Italy, divenne gradualmente il presentatore degli stili che a breve si sarebbero imposti a livello internazionale. Lo sviluppo della creatività avveniva attraverso ore e ore di ricerca e studio, in

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FRANCA SOZZANI

Direttore editoriale di Vogue Italia dal 1988. Promotrice di nuove idee ed eventi all’interno della rivista, sostenitrice della fotografia d’autore e dei nuovi talenti emergenti.

redazione e nei set fotografici creati ad hoc per ogni servizio, per poter terminare il lavoro in tempo e avere un risultato qualitativamente positivo. Citando le parole di Franco Sartori, l’obiettivo era conciliare «le acrobazie delle modelle con la preziosità dei capi d’alta moda, che il mattino seguente dovevano essere riconsegnati in perfetto ordine alla sartoria». Il passo successivo fu quello di sovvertire le regole convenzionali in un processo di continua sperimentazione per dimostrare come il soggetto moda potesse ispirare innovazioni grafiche e di contenuti senza alcun limite. Poco dopo la morte di Sartori, nel luglio del 1988, Franca Sozzani

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venne nominata direttrice. La grafica della rivista subì vari cambiamenti nel corso degli anni, e nei primi anni novanta la diffusione di Vogue Italia aumentò progressivamente. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 naquero due format editoriali che mixarono testi, moda, grafiche e bozzetti: furono le Doppie Pagine di Anna Piaggi (1988) e lo Scrapbook di Lele Acquarone (1989) che è ancora oggi presente nelle ultime pagine della rivista. Nel frattempo, grande spazio venne dato ai giovani fotografi avanguardisti scelti da Franca Sozzani, ai quali il direttore lasciava piena libertà creativa e che erano destinati a diventare famosi entro pochi mesi.

1968 NUMERO DI LUGLIO/AGOSTO

Prima copertina sotto la revisione del nuovo direttore editoriale di Vogue Italia: Franca Sozzani.


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Steven Meisel è il fotografo che da più di vent’anni firma le cover di Vogue Italia ogni mese e che con le sue fotografie è stato capace di provocare forti reazioni. Descritto come il documentarista della moda, possiede una straordinaria varietà di stili e grandi capacità che gli permettono di trasformare attraverso pochi scatti una ragazzina sconosciuta in una delle bellezze più famose al mondo. Possedendo uno stile estremamente colto, grazie all’amore per il cinema, la storia della moda, la fotografia e la cultura pop, riesce a creare immagini moderne che eppure celebrano il passato, come se i soggetti raffigurati appartenessero a un’altra epoca. A lui, Franca Sozzani affida il ruolo di “storyteller” d’eccezione, capace di narrare i racconti della moda con servizi che superano oggi anche le trenta pagine. Al fotografo è attribuita anche la capacità di raccontare abilmente problemi d’interesse globale con servizi come Water & Oil (agosto 2010) riguardante le conseguenze dell’inquinamento, Makeover Madness (luglio 2005) che smaschera i vizi dei vip del celebrity system, State of Emergency (settembre 2006), che racconta le atrocità delle armi, o ancora Horror Movie (aprile 2014) che denuncia le violenze contro le donne e invoca la loro fine.

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STEVEN MEISEL

In senso orario: Makeover Madness (2005) Horror Movie (2014) Water & Oil (2010) State of Emergency (2006)

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WHO IS ON NEXT?

Nella pagina affianco: pagine dedicate al progetto di talent scouting per giovani stilisti emergenti. Numero di settembre del 2007.

BLACK ISSUE

Numero celebrativo di luglio/agosto 2008 dedicato alla bellezza delle modelle di colore.

Mandare un messaggio tramite le fotografie, le immagini e i contenuti, è l’obiettivo principale del direttore editoriale italiano, che ogni anno dedica una copertina e un esteso servizio fotografico a uno dei temi globali di maggior rilevanza. È importante menzionare, a esempio, l’edizione di luglio/agosto 2008 dedicata alle modelle black. Il Black Issue, così chiamato, è il momento di maggior orgoglio per il direttore e ha avuto lo scopo di esaltare la bellezza delle modelle di colore, solitamente sempre in numero minore rispetto alle altre, con un numero celebrativo. La presenza dell’eterna Naomi Campbell in copertina coincise, inoltre, con l’anno in cui Barack Obama vinse le elezioni per diventare

presidente degli Stati Uniti d’America, coincidenza che fu accolta molto positivamente dalla redazione e che sosteneva a pieno i loro obiettivi. Il 21 settembre 2014, Vogue Italia ha celebrato un traguardo importante: cinquant’anni di stile e cinquanta donne in una cover speciale. Cinquant’anni di moda di cui Vogue è stato portavoce ma anche ideatore, attraverso iniziative come “Who is on next”, il progetto di talent scouting che ha come obiettivo il supporto del made in Italy attraverso la selezione, la promozione e il sostegno di giovani designer. Il numero celebrativo di settembre ha raccontato questi cinquant’anni tramite interviste esclusive e immagini importanti, attraverso le

presenze di quelle icone di stile che hanno caratterizzato la rivista nel corso degli anni, cercando di raccontare l’evoluzione del mondo delle tendenze e della moda in continuo cambiamento; cinquant’anni in cui il ruolo della donna è cambiato ed evoluto, globalizzandosi con il resto della società. Attualmente, la rivista vanta un sito internet e l’uscita di 12 numeri all’anno con importanti allegati: Vogue Unique, dedicato alla moda e al lusso (marzo e settembre), Casa Vogue, esibizione degli interiors d’autore (aprile e ottobre), Shopping in Vogue (febbraio e agosto) e Beauty in Vogue, dedicato alla bellezza (maggio e novembre).

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L’ANALISI GRAFICA DI VOGUE ITALIA


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Care lettrici, con profonda soddisfazione ho il piacere di annunciarVi che, a partire dal prossimo numero di Novembre, NOVITÀ assumerà il nome di VOGUE & Novità. Vorrei ripercorrere con Voi, in questa lieta occasione, tutto il brillante curriculum della nostra rivista, nata nel 1950 ed entrata a far parte nel 1962 del gruppo editoriale CONDE’ NAST, editore nei più importanti Paesi del mondo di riviste famose come Vogue, House & Garden, Glamour, Mademoiselle, Maison & Jardin, Adam e Brides. Mi limiterò brevemente a ricordarVi che, nella sua ultima evoluzione, NOVITA’ si è andata avvicinando sempre più a quella tipica rivista chic che da oltre mezzo secolo è vanto della CONDÉ NAST, e che porta, nelle sue 6 differenti edizioni, il nome prestigioso di VOGUE. Tale evoluzione, riflessa dai notevoli miglioramenti editoriali apportati a NOVITÀ, ha incontrato da parte Vostra un indiscusso favore, ed è per questa ragione che abbiamo deciso di dare a NOVITÀ il titolo di distinzione che oggi merita. La rivista, che viene così ad affratellarsi ufficialmente a tutte le altre VOGUE, resterà quella, specificamente italiana, che ben conoscete e che ha il compito di rappresentare al massimo grado il gusto, la tradizione e la più raffinata sensibilità del nostro Paese con i suoi vari servizi di moda, bellezza, attualità, cultura e arredamento. Per offrire a Voi notizie sempre più ricche e attuali è stata istituita anche una redazione romana, diretta dalla contessa Consuelo Crespi. Sarà aumentato inoltre il numero delle pagine della rivista e si pubblicheranno 11 numeri all’anno anzichè 10, con l’aggiunta del fascicolo di gennaio. Sono certa che il nostro annuncio sarà accolto da tutte Voi con viva simpatia ed interesse e che riserverete il massimo favore alla rivista, sempre più bella ed importante, che la CONDÉ NAST è lieta di offrirVi.

Lidia Tabacchi, Novità, settembre 1965

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1964 - 1971 I PRIMI ANNI

Nel 1962 la casa editrice Condé Nast acquistò la rivista italiana Novità. Come anticipato nel capitolo precedente, il mensile si rivolgeva a un target d’élite attraverso articoli di stile, arredamento e moda.

1964 NUMERO DI OTTOBRE

Copertina della rivista italiana Novità. Fotografia di Irving Penn.

L’analisi svolta si concentra sul numero di settembre di ogni anno. Settembre è infatti il mese di presentazione delle collezioni autunno-inverno dell’anno successivo e questo comporta la pubblicazione di un numero dalle dimensioni maggiori rispetto a tutti gli altri, dal maggior numero di articoli, pubblicità e copie vendute. Il lavoro di produzione di questo numero può durare anche mesi, impiegando pienamente i fotografi e il team di lavoro.

I primi anni di Vogue Italia furono caratterizzati da una serie di cambiamenti non coincidenti necessariamente con il numero di settembre, per questo motivo i primi numeri presi in considerazione appartengono anche ad altri mesi. Analizzando il numero di ottobre 1964, il primo a far parte dell’archivio di Vogue Italia, si inizia a delineare uno stile che caratterizzerà anche gli anni successivi. Il ruolo della copertina di una rivista è fondamentale. Essa, infatti, permette un’immediata individuazione da parte dei fruitori nel momento in cui la rivista è esposta nel punto vendita. Il messaggio di copertina, nel

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caso di una rivista di moda, diventa ancora più importante e consiste nell’offrire un’immagine qualitativa di ciò che l’utente può trovare al suo interno. Il soggetto che caratterizzava le prime copertine di Vogue Italia era quasi sempre il volto in primo piano di una modella. Lo sguardo accattivante era rivolto al lettore che, tenendo in mano la rivista, aveva la sensazione di relazionarsi con essa. La fotografia gioca un ruolo centrale: essa deve considerare le pose, la mimica e gli sguardi dei soggetti poichè tali aspetti non si riferiscono solo al soggetto raffigurato, ma anche all’osservatore che reagisce spontaneamente a ciò che vede. La scelta di donne di bella presenza in copertina diventa importante nel momento in cui la lettrice, osservandola, crea un rapporto intimo con essa, identificandosi con il modello di donna sicura e dall’atteggiamento vincente. Lo studio della fotografia è quindi fondamentale, e viene affidato a fotografi importanti come Irving Penn, Gian Paolo Barbieri, Barry Lategan. A livello strutturale, la copertina era divisa in due parti principali: la parte superiore contenente il logo della rivista e quella inferiore contenente la fotografia e uno o più strilli. Il logo è l’elemento che in questi primi anni subì i cambiamenti maggiori. Da Novità, infatti, divenne nel novembre del 1965 Vogue & Novità, e nel maggio 1966 definitivamente Vogue Italia. Questo cambiamento fu causato dall’evoluzione

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1964 - 1965 - 1966 STUDIO DEL LOGO

Le diverse versioni del logo di Vogue Italia si sono succedute negli anni fino a consolidarsi definitivamente nel numero di maggio del 1966.


1970 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina con il logo definitivo di Vogue italia. Fotografia di Barry Lategan.

della rivista verso una nuova direzione, quella dettata dallo stile internazionale di Vogue. Se il nome della rivista fu in questi anni tanto variabile, il suo stile grafico seguĂŹ una linea unica. Il titolo venne tracciato dalle lettere, maiuscole e in grassetto, del famoso carattere tipografico Didot e riempiva completamente in larghezza la parte superiore

della copertina. Il carattere scelto per il titolo, tramite il forte contrasto di spessori e le grazie sottili e orizzontali che lo caratterizzano, conferÏ alla rivista un aspetto semplice ed elegante. Il logo venne posto sempre in un livello superiore a quello della fotografia per esaltarne l’importanza e renderne immediato il riconoscimento. La colorazione

del titolo era definita da una tinta piatta variabile ogni mese che veniva decisa in base al periodo di pubblicazione e, soprattutto, in contrasto con i colori dello sfondo. I colori utilizzati nel periodo analizzato erano solitamente il nero e le tonalitĂ accese che potessero risaltare sullo sfondo chiaro della fotografia di copertina, utilizzato per far risaltare la figura

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della modella. Un trattamento simile veniva riservato agli strilli di copertina. Essi apparivano al di sopra della fotografia in posizione laterale variabile rispetto al soggetto e richiamavano gli articoli presenti all’interno. Il carattere utilizzato era lo stesso del titolo, ma aveva dimensioni minori. I colori variavano tra il bianco e il nero, a seconda del contrasto maggiore con lo sfondo. Dal 1970 gli strilli subirono qualche cambiamento: il carattere divenne di un altro tipo rispetto al precedente, discostandosi in questo modo maggiormente dal titolo, e la struttura divenne gerarchica attraverso l’utilizzo del maiuscolo e del minuscolo. Gli altri elementi presenti in copertina, dalle dimensioni molto minori, erano la data di pubblicazione e il numero del volume nella parte

superiore, il prezzo nella parte inferiore. In generale la copertina risultava semplice, elegante e riconoscibile. Aprendo la rivista, dopo qualche pagina di pubblicità, veniva presentato il sommario. Esso rappresenta la parte fondamentale in cui si diramano le diverse divisioni dei contenuti della rivista. Attraverso la composizione grafica e la divisione gerarchica, il sommario ha il compito di accompagnare la lettrice nella fruizione del testo facilitandone l’orientamento. La composizione grafica dell’indice di Vogue Italia dal 1964 ha uno stile molto semplice ed elegante che si mantenne nel tempo. La linea verticale aveva il ruolo di definire le varie parti che componevano la pagina. Alla sua sinistra appairivano consequenzialmente

la miniatura della copertina in bianco e nero con la sua descrizione e, più in basso, le informazioni riguardanti la casa editrice e la pubblicazione. Alla sua destra c’erano i nomi del direttore (allora Lidia Tabacchi), e dei vari responsabili delle sezioni, il titolo della rivista in dimensioni maggiori rispetto al testo, e, infine, l’indice. Quest’ultimo era diviso gerarchicamente in sezioni consecutive definite da diversi titoli. La sezione Moda era la prima e la principale, seguita da Bellezza, Casa, Cucina, Giardino, Lettura e attualità. L’ultima sezione a comparire nell’indice è quella delle Rubriche: rappresentano una parte importante dei contenuti della rivista e meritano un‘analisi che verrà approfondita successivamente. Nel mese di maggio del 1966,

1964 NUMERO DI OTTOBRE

Sommario della rivista.

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1966 NUMERO DI MAGGIO

Nella pagina affianco: sommario della rivista nel numero di maggio. A lato: esempi delle rubriche Taccuino d'arredamento e Carnet di Novità.

quando Novità divenne Vogue & Novità, la struttura del sommario subì qualche cambiamento. Sebbene la pagina dedicata all’indice rimase la destra, lo spazio dedicatogli diminuì notevolmente a causa della presenza di un nuovo elemento che avrebbe caratterizzato rapidamente l’intera impostazione grafica della rivista: la pubblicità. Circa un terzo della larghezza totale della pagina era infatti occupato da una colonna laterale dedicata alla pubblicità di profumi e vestiti dei marchi più importanti. Il sommario, di conseguenza, subì una ricomposizione strutturale. Il titolo venne spostato in cima alla pagina e alle linee verticali e orizzontali spettò il compito di dividere lo spazio

inferiore nel modo seguente: la prima colonna era interamente dedicata alle informazioni di stampa e pubblicazione; la seconda colonna, più larga della precedente, era divisa in tre parti in base ai contenuti. La prima parte era dedicata alla foto di copertina a cui Vogue ha sempre dato grande importanza, invece la seconda parte conteneva l’indice vero e proprio mantenendo lo stile degli anni precedenti e nell’ultima parte in basso erano presenti le anticipazioni del numero del mese successivo, una novità rispetto ai contenuti precedenti. La sezione Rubriche conteneva articoli ad argomento specifico: articoli come Carnet, Taccuino d’arredamento, Caccia al

tesoro, Mercato delle pulci, si susseguirono per anni nelle pagine di Vogue, cambiando i propri contenuti e sviluppandosi con uno stile identificativo. Le rubriche si trovavano a inizio, centro o fine rivista, tra una pagina e l’altra di pubblicità. Si trattava per lo più di piccole informazioni utili alla lettrice, articoli da poche battute correlati da fotografie. Lo spazio a esse dedicato variava da una pagina intera a mezza o a un quarto di pagina. Esse venivano identificate immediatamente grazie al titolo, composto da un carattere graziato maiuscolo e incorniciato, superiormente e inferiormente, da due linee. Questa impostazione sarà protagonista dell’intero periodo analizzato, avente come unica variabile il posizionamento

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di testo e fotografie. Le Rubriche di Vogue sono sempre state una presenza importante e alcune di esse sarebbero presto diventate un tratto caratteristico della rivista. Una delle rubriche destinate a far parte della storia di Vogue era l’oroscopo, pagina dedicata all'interpretazione astrologica della posizione degli astri. Inserito nelle pagine di Vogue Italia nel 1966, ha subito un trattamento grafico individuale e specifico rispetto a quello delle altre rubriche. Quattro sono le versioni che si susseguono durante il primo periodo considerato. La prima, del 1966, appariva molto lineare e pulita. La pagina era divisa da sottili linee orizzontali e verticali in diverse sezioni contenenti il titolo e tutti i dodici segni zodiacali con le relative icone create appositamente. Il trattamento del titolo era lo stesso delle altre rubriche e il testo era organizzato in due colonne dalla stessa larghezza. Nella versione del 1967 l’impostazione della pagina venne totalmente ricomposta. Il titolo si trovava in una sezione centrale della pagina, definita da due linee orizzontali spesse, che occupando tutta la larghezza, la dividevano in due parti superiormente e inferiormente. Quest’ultime erano a loro volta divise in sei strette colonne che contenevano le

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descrizioni dei segni e i simboli corrispondenti. Mantenendo la medesima impostazione durante l’anno successivo, la pagina dedicata all’oroscopo subì ulteriori cambiamenti nel 1969. Lo spazio bianco era notevolmente diminuito, lasciando spazio a sei colonne di testo molto strette e divise centralmente dai simboli dei segni zodiacali. Infine, nel 1970, l’oroscopo subì un ulteriore cambiamento: la pagina fu divisa attraverso un modulo quadrato in una griglia più curata e ordinata. Il titolo della rubrica, allineato in alto a destra, venne trattato con un font graziato dal peso maggiore rispetto al precedente e di dimensioni maggiori. Il testo fu attenzionato maggiormente grazie all’utilizzo di capilettera e titoli in evidenza che creavano giochi di equilibrio. I simboli riferiti ai segni zodiacali non trovarono posto in questa nuova composizione, per questo motivo la pagina risultava modulare e pulita. L’oroscopo rappresentava e rappresenta tutt’ora una rubrica importante per Vogue Italia. Posto in chiusura catalogo, tra alcune pagine di pubblicità, rappresentava l’ultimo momento di svago e curiosità per le lettrici scaramantiche e non.

OROSCOPO

Trattamento particolare della rubrica nei diversi anni. In senso orario: 1966, 1967, 1969 e 1970.


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Le pagine interne di Vogue Italia rappresentano la sezione che più ha subito cambiamenti durante il cordo degli anni. Esse hanno assistito allo sviluppo della moda, della grafica e della fotografia attraverso combinazioni studiate per cooperare insieme. Vogue Italia è, innanzi tutto, un giornale di moda e questo spiega come le principali protagoniste della composizione grafica della rivista sono sempre state le fotografie, accompagnate nel 1964 da blocchi di testo regolari posti superiormente e lateralmente. Il testo graziato poteva essere giustificato o sbandierato a seconda delle necessità e della concordanza con le immagini sottostanti. I titoli erano posti in evidenza grazie all’uso del maiuscolo e alla dimensione

maggiore rispetto al testo. Sotto la supervisione del direttore artistico Flavio Lucchini, come nelle pagine dedicate al sommario, il ruolo della linea acquisì sempre più importanza. Infatti accanto agli articoli dedicati agli abiti e fondati sulle fotografie, vi erano articoli dalla lunghezza maggiore e con un minor numero di immagini, che dovevano essere organizzati diversamente rispetto ai precedenti. È il caso, ad esempio, delle pagine del Bollettino della Bellezza, che nel 1966 fu organizzato in due colonne di testo portanti e scandite da una linea verticale. A partire dal 1970 il testo fu attenzionato maggiormente. Negli articoli di moda iniziarono a svilupparsi colonne di testo sbandierato che seguivano

i contorni della fotografia sottostante, dando maggiore importanza ad elementi come i capilettera. La linea proseguiva il compito di organizzare la pagina in composizioni più articolate, come quella delle pagine de Il punto di vista di Vogue, articolo di apertura del testo editoriale della rivista che commentava le tendenze del nuovo anno. Nel 1970, proprio in una di queste pagine, il titolo era creato da una composizione tipografica in cui si incrociarono diverse grandezze e diversi pesi di un carattere graziato, mentre una spessa linea nera divideva due colonne di testo dalle larghezze e altezze differenti. Tutto si combinava con uno studiato equilibrio formale che non comprometteva la leggibilità del testo.

1964 - 1966 - 1969 - 1970 PAGINE INTERNE

Esempi del trattamento grafico e formale delle pagine dedicate agli articoli di moda e bellezza.

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Uno studio e una variabilità maggiore si poteva riscontrare nelle combinazioni dei titoli. Da semplici testi dal carattere graziato maiuscolo, subirono negli anni diversi esperimenti di composizione. Essi iniziarono a seguire la silhouette delle donne rappresentate nelle fotografie degli articoli, ad avere un trattamento differente rispetto a quello del testo, per esaltarne l’importanza e il contrasto. Le strutture più diffuse erano prodotte dall’utilizzo di un capolettera drammatizzato, dalla variazione della dimensione di una riga di testo rispetto all’altra, dalla creazione di composizioni vere e proprie attraverso le parole che componevano il titolo. In alcuni casi specifici il carattere graziato veniva sostituito da soluzioni differenti: è l’esempio dell’articoloracconto intitolato “Il Rivale” che esponeva un titolo dal carattere bastone alto e ombreggiato lateralmente. Un trattamento formale di questo tipo, però, rimaneva ancora un’eccezione alla regola: i caratteri graziati predominavano altamente nella struttura dei titoli. È interessante notare come l’evoluzione dei titoli divenne evidente attraverso rotazioni ad angolo retto e, ancor di più, per mezzo della sillabazione di parole, creando una vera e propria composizione che diventava protagonista della doppia pagina. Un trattamento

1964 - 1971 TITOLI

Esempi del trattamento grafico e tipografico dei titoli degli articoli

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specifico era riservato ad alcuni articoli particolari. Nel mese di ottobre del 1964, un articolo intitolato “My fair lady” aveva come protagonista l’intramontabile Audrey Hepburn, raccontata attraverso i costumi e le scene di Cecil Beaton della commedia di Bernard Shaw. Oltre alle fotografie dell’attrice, un nuovo elemento grafico si notava tra le pagine dell’articolo: il box di testo. Esso incorniciava titolo, testo e immagini, confrontandosi e intrecciandosi con le fotografie in un modo molto moderno rispetto al resto dell’impostazione grafica della rivista. I box, che non avevano uno sfondo proprio, erano creati da una sottile linea nera dagli angoli smussati ed

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erano posti sopra e sotto le fotografie. La stessa forma rettangolare dagli angoli stondati venne usata come maschera di ritaglio per le fotografie che di solito apparivano semplicemente dagli angoli retti. Un altro articolo interessante da menzionare è “Per essere ornamentali”, presente nel numero di novembre del 1965, dedicato ad alcuni abiti ornamentali. Essi vennero accostati a illustrazioni decorative molto caratteristiche, e presentati attraverso l’utilizzo di capilettera ornati con elementi curvi e floreali dal forte motivo Art Nouveau. Infine il testo era giustificato all’interno di un blocco regolare definito superiormente e inferiormente da linee sottili.

1964 NUMERO DI OTTOBRE

In queste pagine: articolo “My Fair Lady”.

1965 NUMERO DI NOVEMBRE

Nelle pagine successive: Articolo “Per essere ornamentali” menzionato nel testo. Articolo “Piume argento colori leggeri per il cocktail”, costituito da una colonna di testo centrale e dalla giustificazione molto particolare.


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Nei lunghi articoli di moda le fotografie rappresentavano i protagonisti principali. La grafica si diramava attorno ad esse quasi invisibilmente per permettere loro di essere apprezzate a pieno. Occupando circa il 75% degli articoli, le fotografie potevano essere disposte in una pagina, in una pagina e mezza o in una doppia pagina intera. La loro posizione e dimensione era variabile in base al soggetto raffigurato e a ciò che si voleva trasmettere. La maggior parte di queste fotografie veniva scattata da fotografi importanti come Irving Penn, e il loro scopo era quello di presentare gli abiti che venivano successivamente analizzati e descritti nelle colonne di testo

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laterali. Con lo sviluppo della grafica della rivista si assistette a un parallelo sviluppo della fotografia: i soggetti vennero raffigurati in pose pi첫 studiate e sofisticate, le inquadrature divennero molto pi첫 particolari e incentrate a volte sulla figura, a volte su dettagli importanti. Si giocava molto sulle silhouette delle modelle per presentare il vestito nel suo lato migliore, creando scenari ad hoc per ogni servizio fotografico. Molto importante era inoltre la scelta delle fotografie, che dovendo coesistere in una doppia pagina, dovevano cooperare perfettamente tra loro, creando un equilibrio e un impatto visivo funzionante.

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L’ultimo elemento da prendere in considerazione per poter completare l’analisi di Vogue Italia è la pubblicità. Essa ha giocato un ruolo primario all’interno della rivista di moda, acquisendo con il passare degli anni sempre più importanza. Dal 1964 al 1971 le pagine dedicate al testo pubblicitario crebbero esponenzialmente, diventando più del doppio rispetto a quelle dedicate al testo editoriale. La pubblicità era dedicata al pubblico femminile con la promozione di abiti, calzature, prodotti di bellezza. A questi venivano talvolta accostate pagine dedicate ad automobili, alcolici, mobilio, stoffe e prodotti per la casa. La pubblicità trovava diverse collocazioni all’interno della rivista: prima del sommario, subito dopo esso e prima del testo editoriale, distribuite tra

una rubrica e l’altra e sempre presenti nel retrocopertina. Se inizialmente la pubblicità era formata da pagine singole, pian piano si diffusero servizi fotografici pubblicitari da un maggior numero di pagine e dotati, a volte, quasi di una copertina. Stilisti come Valentino, Lancetti, Andrè Laug, acquistavano molte pagine della rivista, specialmente nella parte iniziale, per poter esporre al meglio le proprie creazioni. É curioso notare come la presenza di Valentino in questi primi anni sia molto evidente sia nelle pubblicità che negli articoli dedicati. Oltre ai servizi fotografici pubblicitari, era possibile trovare pubblicità studiate dal punto di vista grafico attraverso l’uso della tipografia e di illustrazioni create appositamente. In conclusione, in questi primi anni si assistette alla nascita di Vogue Italia, alla sua conformazione agli standard internazionali di una rivista famosa in tutto il mondo. Molti furono i cambiamenti: la nascita della pubblicità a doppia pagina, l’introduzione dell’oroscopo, lo sviluppo delle rubriche, l’aumento del numero di pagine totali. Nel 1968, con la nascita di Uomo Vogue, la rivista si mise in gioco in nuovi campi e nuovi target di riferimento. Sotto la guida del direttore editoriale Franco Sartori (dal 1966) e con il lavoro del direttore artistico Flavio Lucchini e del capo impaginazione Alberto Nodolini Vogue Italia mosse i suoi primi passi all’interno del panorama italiano.

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1972 - 1976 LO SVILUPPO

1972 NUMERO DI SETTEMBRE Copertina del numero speciale Collezioni. Fotografia di Otto Stupakoff.

Nel 1972 la produzione del numero di settembre subì un importante cambiamento: venne introdotto il numero Speciale Collezioni. Sostituendo inizialmente il numero di settembre, a partire dal 1975 fu redatto come numero individuale e accostato alla pubblicazione mensile. I due numeri uscivano nella prima e nella seconda metà del mese e la pubblicazione rimase divisa fino al 1990. Se i contenuti del primo numero di settembre erano coerenti con quegli di tutti gli altri mesi, il secondo numero era concentrato esclusivamente sulla presentazione delle collezioni del nuovo anno in arrivo. Questo comportò una serie di cambiamenti rispetto al periodo

precedente. Vogue Italia fu soggetto a uno sviluppo grafico che coinvolse le copertine e le pagine interne. In questa nuova copertina, appartenente al numero speciale di settembre del 1972, gli strilli acquisirono una veste nuova. Essi vennero messi in evidenza e soprattutto in contrasto rispetto al titolo della rivista attraverso l’uso di caratteri bastoni, segni grafici, linee orizzontali e colori differenti come magenta, ciano e verde. La parte superiore della copertina era dedicata al titolo come negli anni precedenti e senza alcuna modifica particolare. Invece nella parte inferiore fu inserita la dicitura "Speciale Collezioni" in equilibrio con il titolo in alto.

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Il sommario non subì grandi cambiamenti. Le uniche variazioni evidenti furono la restrizione della larghezza dedicata ad esso, conseguenza dell’aumento delle dimensioni della pubblicità laterale, e il cambiamento del titolo della sezione Personaggi, lettura e attualità in Lettura e attualità nel 1974. Le Rubriche, variabili ad ogni numero, aumentarono la loro diversificazione grafica e di contenuto. Infatti a partire dal 1973 accanto alle storiche Carnet, ne furono inserite di nuove: Bellezza flash, Mostre d’arte, Bellezza ultimissime, Attualità, Libri e Dischi. Dal punto di vista formale alcune rubriche iniziarono ad essere completamente diverse dalle altre. É questo il caso di Carnet. Abbandonando l’elemento della linea nella composizione del titolo, la nuova impaginazione era forse un’anticipazione di una tecnica molto diffusa attualmente nelle pagine di Vogue Italia: il collage. Il titolo della rubrica era in cima alla pagina in un carattere bastone dalla larghezza di lettera variabile. Il resto della pagina veniva diviso geometricamente tra blocchi di testo e foto contornate da un bordo spesso nero o bianco. A volte questa rubrica era accostata a un’altra trattata tradizionalmente come Biblioteca e il contrasto risultava molto evidente. 1972 NUMERO DI SETTEMBRE Rubriche Carnet e Biblioteca affiancate in una doppia pagina.

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Lo stile grafico delle altre rubriche divenne variabile. Alcune, come quelle dedicate alla bellezza, avevano un titolo di grandi dimensioni posto al centro della pagina e sottolineato da una linea spessa. Esso era accerchiato da colonne di testo ben divise da margini e contenenti, a volte, piccole immagini o illustrazioni. Vi era anche una maggiore cura dei dettagli: le colonne di testo, ad esempio, erano collegate alle immagini a cui si riferivano attraverso dei piccoli triangoli in nero. L’elemento della linea veniva utilizzato anche nella rubrica Mostre d’arte, dove appariva molto pesante, e nelle rubriche Libri e Dischi, usato come semplice sottolineatura del titolo che era enfatizzato grazie al diverso peso del testo. Alle rubriche venne data più importanza all’interno della rivista, attraverso queste innovazioni grafiche e uno spazio maggiore dedicato loro. L’impostazione dell’oroscopo cambiò nuovamente nel 1972. La griglia riprese le due colonne di testo che vennero intervallate lateralmente e centralmente da linee verticali nere molto spesse. Il titolo era formato dallo stesso carattere bastone delle rubriche dalla nuova veste grafica. Esso venne posizionato centralmente nella pagina nel 1972 e in cima a essa nel 1973. Rispetto agli anni precedenti l’importanza maggiore viene data ai blocchi di testo senza la presenza di alcuna illustrazione.

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1973 NUMERO DI SETTEMBRE

Impostazione grafica delle rubriche Bellezza Ultimissime e Bellezza Flash

1973 - 1975 NUMERO DI SETTEMBRE

Impostazione grafica delle rubriche Mostre D'arte, Vogue per voi Libri e Carnet di Vogue.

1972 - 1973 NUMERO DI SETTEMBRE

Impostazione grafica delle pagine dedicate all'oroscopo.


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Un cambiamento grafico dalla maggiore importanza si rinscontrò sicuramente nella composizione degli articoli. Nel 1972 furono introdotti i caratteri bastoni per i titoli e l’uso del colore nel testo. In un articolo intitolato “L’identikit della bella d’autunno” il titolo venne trattato con diversi caratteri, dimensioni e colori, posto al di sopra di un sottotitolo in nero tra due spesse linee rosse e due colonne di testo. Inoltre nella terza pagina dello stesso articolo, una fotografia venne messa in obliquo al di sopra di un’altra: questo dimostra la presenza di sperimentazioni nel posizionamento delle immagini e nella tecnica del collage. L’impaginazione degli articoli era legata da una forte geometrizzazione. Titoli, colonne di testo e fotografie si alternavano tra loro in modo regolare. Molto diffuso negli articoli di moda era lo schema creato dalle fotografie al centro della doppia pagina e dalle colonne di testo ai lati. Alcune sperimentazioni sul testo venivano applicate in situazioni specifiche. Nel 1973 una doppia pagina fu composta unicamente dal titolo, nella parte superiore di entrambe le pagine, e da quattro colonne di testo intervallate da un uso importante dei capilettera. Nello stesso anno, un altro articolo presentava colonne di testo sottostanti l’un l’altra e definite da larghezze diverse che conferivano loro un profilo a serpentina. Questa differenziazione delle larghezze delle colonne di testo era utile

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1972 NUMERO DI SETTEMBRE

Articolo intitolato “L’identikit della bella d’autunno” dalla nuova veste grafica.

1972 - 1973 NUMERO DI SETTEMBRE

Nella prima immagine: Impostazione testo-foto molto utilizzata negli articoli di moda. Nella seconda immagine: articolo particolare in cui la doppia pagina era formata unicamente da colonne di testo.

1973 NUMERO DI SETTEMBRE

Articolo contenente sperimentazioni grafiche nell’impostazione delle colonne di testo e immagini.


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quando si volevano creare composizioni tra testo e fotografie dalle diverse dimensioni. Questo schema venne utilizzato nello stesso numero in un articolo dedicato a Valentino. Esso era composto da una prima doppia pagina in cui testo e fotografia dialogavano insieme. La doppia pagina successiva conteneva un titolo dalle dimensioni importanti ed enfatizzato da un pesante capolettera. Le colonne di testo variavano in altezza e larghezza e contornavano il titolo. Esse erano incastrate tra di loro con un margine adeguato per garantire un’ottima leggibilità. Nel 1974 il titolo del famoso articolo “Se ne parla” era inserito in una colonna nera laterale al margine esterno della pagina e allineato ad esso. Un altro articolo dello stesso numero era composto da una griglia a due colonne di testo molto ampie. Il titolo venne inserito all’interno di un box di sfondo grigio occupante la parte superiore della prima colonna. Nello stesso numero fu inserito un nuovo elemento accostato ad un articolo specifico: “I box di Anna Piaggi”. Il primo box del 1974 venne enfatizzato attraverso un’ombra molto spessa, eliminata l’anno successivo, che si accordava al titolo posto all’angolo superiore destro. All’interno dei box erano presenti colonne di testo, fotografie e illustrazioni create appositamente.

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1973 NUMERO DI SETTEMBRE

Articolo dedicato a Valentino con coordinamento tra testo e immagine.

1974 NUMERO DI SETTEMBRE

Nelle pagine degli articoli iniziarono a presentarsi degli elementi grafici colorati come colonnini o sfondi.

1974 - 1975 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’articolo “I box di Anna Piaggi”.


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In questi anni i titoli subirono cambiamenti molto evidenti. I caratteri bastoni sostituirono quelli graziati e il loro trattamento formale fu più studiato e dinamico. La composizione del titolo diventò d’obbligo per ottenere un risultato d’impatto e gerarchico all’interno della pagina. Esso veniva creato attraverso un cambiamento di carattere, una differenza tra minuscolo e maiuscolo, una variazione evidente di dimensioni delle parole, l’uso della sottolineatura, un nuovo uso del colore, un cambio direzionale ed elementi grafici. Quella di far seguire al titolo il profilo della silhouette della modella presente in fotografia era una soluzione già precedentemente utilizzata, ma che in questi anni trovò una nuova delineazione. Se negli anni precedenti si giocava con le tabulazioni e le rientranze del testo, in questo periodo vennero inseriti i titoli dalla direzione obliqua, quasi come fossero dei raggi concentrici il cui punto centrale era il corpo della modella. L’uso del colore permise di dare importanza ad alcune parole rispetto ad altre: a volte fu inserito nelle lettere stesse, altre volte evidenziava l’aggiunta di segni grafici creati appositamente. Nel titolo di un articolo dedicato a Valentino, ad esempio, due parole vennero sottolineate in rosso con un tratto “handmade”, come se fosse stato appena disegnato con una matita.

1972 - 1976 TITOLI

Esempi del trattamento grafico e tipografico dei titoli degli articoli

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Anche in questo periodo i numeri di settembre di Vogue Italia videro la presenza di alcuni articoli particolari. Nel numero di settembre del 1975 l'impaginazione di due articoli fu studiata appositamente per essi e trattata in modo differente rispetto a quella degli altri. Il primo articolo si intitolava “La strage degli ingenui” e analizzava cause e conseguenze del nuovo stile artistico “naif”, attribuito a quadri dipinti con determinate caratteristiche. La doppia pagina appariva incorniciata in un riquadro dal sottile bordo grigio. La pagina sinistra era dedicata al testo diviso in due larghe colonne e in un carattere graziato di colore grigio. Il titolo, dello stesso colore, formava con un’immagine un blocco unico che, posto nella parte inferiore della pagina, intersecava le due colonne di testo. La pagina destra era occupata interamente da un’ulteriore immagine di un quadro trattato nel testo. Lo stesso layout formava le due pagine successive, sottolineando così la particolarità dell’articolo. Il secondo articolo illustrava la villa di un famoso scrittore americano. Due colonne di colore verde poste ai margini esterni delle pagine incorniciavano le fotografie, assolute protagoniste della scena, e le piccole colonne di testo. Il titolo era posto nella parte superiore della doppia pagina in un carattere bastoni bianco in contrasto con lo sfondo azzurro. Il testo era racchiuso tra le fotografie in una piccola colonna

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dallo sfondo bianco. Come precedentemente accennato, la tecnica del collage fu più volte sperimentata in questo periodo. Nel 1974 un articolo di moda presentava le sfilate di vari stilisti attraverso un accostamento di immagini in modo ripetitivo, nessuna però veniva sovrapposta a un'altra. Ciò avvenne in un articolo del 1976 intitolato “Dove va la biennale?” dedicato alla Biennale di Venezia e ai suoi protagonisti. Al centro della doppia pagina apparve per la prima volta un vero e proprio collage di fotografie. Esse furono accostate e sovrapposte tra loro senza una regola ben precisa. Alcune immagini venivano enfatizzate da uno spesso bordo nero che le metteva in risalto rispetto alle sottostanti. Nella prima pagina, oltre a due strette colonne di testo, il titolo era posto verticalmente lungo il margine esterno. Nella parte superiore era presente un box che serviva da sfondo grigio a un abstract dell’articolo, e nella parte inferiore si trovava un ulteriore titolo che indicava di cosa parlasse quella sezione. Questo titolo secondario, evidenziato superiormente e inferiormente da linee orizzontali, si trovava al di sotto del livello delle colonne di testo e intersecava le fotografie.

1975 - 1976 ARTICOLI PARTICOLARI

In ordine: "La strage degli ingenui", "Ravello: la casa di Gore Vidal", "Parigi Hot Couture" e "Dove va la biennale?".

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Anche la fotografia subÏ delle modifiche in quel periodo. La diffusione delle nuove tecniche di stampa e dell’uso del colore le permisero infatti di giocare su nuove sperimentazioni. Lo studio si concentrava, ad esempio, sulla creazione di sceneggiature d’impatto. Esse potevano essere formate da elementi grafici o da vere e proprie architetture create ad hoc per mettere in contrasto la fotografia dallo sfondo. In alcuni casi il contrasto era emotivo: in un servizio fotografico dedicato al periodo autunnale del 1975 un gruppo di donne con abiti invernali, cappotti e cappelli pesanti, camminava spavaldo sulla spiaggia circondato da ombrelloni, bagnini, bambini che giocavano

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con la sabbia. Si sviluppò anche l’uso dello storytelling, stratagemma usato per raccontare la moda attraverso delle vere e proprie storie narrate tramite una sequenza di fotografie. Questi si svolgevano all’interno di ambientazioni reali come case private, strade, feste lussuose. Le donne si rapportavano all’ambiente che le circondava nei modi più disparati e vivendo situazioni di vita vera. Un’ulteriore novità nel mondo delle fotografie delle pagine di Vogue era la presenza di uomini nei servizi fotografici. Essi erano spesso i soggetti ai quali le donne si rapportavano e causa delle loro reazioni importanti, svolgendo quindi una funzione secondaria.

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Il livello della pubblicità si innalzava gradualmente. Lunghe ormai anche dieci pagine, esse si presentavano come veri e propri servizi di moda. Il loro trattamento variava dalla fotografia, alla grafica, all’illustrazione. Il famoso stilista Valentino, protagonista di molti articoli, puntava molto sulle pagine di Vogue Italia per la propria promozione. Negli anni 1972 e 1973, le prime pagine della rivista contenevano gli schizzi a matita dei modelli dello stilista, accostati ai particolari dei tessuti utilizzati. Si trattava di un uso nuovo della pubblicità che mirava a enfatizzare il lato artistico e immaginativo dell’osservatore. L’uso dello schizzo era molto diffuso insieme a quello della fotografia. Essa veniva studiata per avere un forte impatto visivo e per esaltare il prodotto o l'abito pubblicizzato attraverso colori sgargianti. Alcune pubblicità si sviluppavano come veri e propri articoli formati da titolo e testo descrittivo per poter esprimere tutte le specifiche del prodotto e presentarlo al meglio alle possibili clienti. Altre ancora univano fotografia e schizzo grafico richiamante qualche famosa corrente artistica come la pop art o il fumetto. Oltre agli abiti di moda, i prodotti pubblicizzati comprendevano alcolici, prodotti di tessitura come bottoni o cerniere, automobili Fiat, profumi e prodotti di bellezza. La rivista stessa utilizzava inoltre alcune pagine per pubblicizzare le sue pubblicazioni ulteriori come Uomo Vogue o Vogue Bambini.

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1977 - 1990 LA SPERIMENTAZIONE

1981 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina del numero speciale Collezioni. Fotografia di François Lamy.

Negli ultimi decenni del XX secolo la grafica italiana assunse diversi volti e intenti. Gli anni ottanta in Italia segnarono l’inizio di un periodo di forte sperimentazione artistica causata dal costante mutamento e dall’assenza di riferimenti stabili, in un ambiente in cui uno spirito leggero e disincantato veniva vissuto come una mente aperta a una miriade di possibilità. In un periodo caratterizzato da anni festaioli e modaioli tutto procedeva velocemente e svaniva in fretta. In questo poliedrico clima culturale, tradizione e rottura, imitazione e innovazione, evoluzione e rivoluzione si susseguirono senza alcuna logica lineare. Questi furono i particolari che caratterizzarono le pagine di

Vogue Italia in questo lungo terzo periodo, in cui nuove forme e cromatismi vennero associati a un sentimento di assoluta libertà nei confronti della grafica. Nella copertina presa in considerazione, appartenente al numero speciale di settembre del 1981, alcuni di questi intenti appaiono evidenti. Le cover vennero sottoposte a uno studio maggiore a partire dalla foto di copertina, che apparve molto più sofisticata rispetto a quelle degli anni precedenti. Il titolo della rivista non subì mai cambiamenti grafici evidenti. Su di esso la sperimentazione si concentrò unicamente sul colore e sul contrasto rispetto al resto dei contenuti presenti. Nella

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1988 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina. Fotografia di Steven Meisel.

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copertina analizzata comparve in colore magenta e in forte contrasto con gli strilli presenti nella parte inferiore del layout grafico. In questo numero la dicitura “Speciale Collezioni” e l’unico strillo presente “da Roma a Parigi alta moda” si fondono in una veste grafica composta da due caratteri bastoni e due colori differenti: bianco e blu. Le loro dimensioni, sempre inferiori rispetto a quelle del titolo, erano imponenti e in forte contrasto con i colori della fotografia di sfondo per essere immediatamente

identificati e catturare l’attenzione dell’osservatore. Il contrasto rispetto agli anni precedenti fu evidente soprattutto nel posizionamento inclinato verso l’alto della dicitura “Speciale Collezioni”, una soluzione mai adottata precedentemente in copertina. Il tentativo era quello di rompere gli schemi di lettura mettendo in evidenza il dinamismo del testo. Nel 1988, Franca Sozzani divenne direttore editoriale di Vogue Italia. La variazione grafica sotto la sua guida si sviluppò e toccò


1990 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina. Fotografia di Steven Meisel.

i vertici della sperimentazione artistica. Come si evince da quella di settembre 1988, la copertina subì qualche cambiamento. La fotografia divenne più elegante e ricercata. La donna rappresentata non era più inquadrata unicamente in primo piano, ma come in questo numero ad esempio, in piano medio dalla vita in su. Da quel momento in poi le inquadrature delle foto di copertina furono molto variabili e le figure dinamiche e studiate. Nella stessa copertina lo strillo fu enfatizzato attraverso un’interlinea esagerata,

stratagemma usato per garantire un’ottima aderenza al profilo del soggetto della fotografia di sfondo. Nella copertina di settembre del 1990, la sperimentazione fu evidente. Lo sfondo della fotografia fu trattato attraverso uno studio grafico di forme geometriche dai colori freddi e il soggetto, catturato in una posa inusuale, fu posto al di sopra del titolo della rivista, che rimase comunque riconoscibile grazie anche alla fama che il marchio aveva conquistato.

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1981 NUMERO DI SETTEMBRE

Pagina di indice e pagina delle informazioni di copertina.

1982 NUMERO DI SETTEMBRE

Pagina di indice, pagina delle informazioni di copertina e pagina delle informazioni di redazione della rivista.

Il sommario subì un graduale cambiamento più lineare ed evidente. Nel 1981 le informazioni che precedentemente formavano la pagina del sommario vennero divise. Una prima pagina fu dedicata all’indice vero e proprio e alle informazioni redazionali; una seconda pagina, posta dopo qualcuna di pubblicità, conteneva la fotografia e le informazioni di copertina. Il layout di pagina

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cambiò radicalmente a causa dello spazio dedicato al teso pubblicitario. Se negli anni passati esso occupava una colonna larga un quarto della pagina totale, dal 1981 mezza pagina verticalmente venne dedicata alla pubblicità. Per questo motivo i contenuti vennero concentrati in due sottili colonne e il testo ebbe dimensioni minori rispetto agli anni precedenti. Il titolo della rivista occupava la

posizione superiore dello spazio dedicato, insieme alla data e al numero della rivista pubblicata. Al di sotto era presente un colonnino riservato alle informazioni redazionali a destra, e una colonna più larga a sinistra dedicata all’indice dei contenuti. Le sezioni erano Moda, Bellezza, Lettura e attualità, Rubriche. La sezione Casa venne eliminata, mentre i contenuti della sezione Moda


crebbero esponenzialmente. Grazie all’utilizzo di sottili linee verticali e orizzontali, i contenuti vennero ben divisi anche in uno spazio così stretto. Le informazioni di copertina, che negli anni precedenti figuravano nella stessa pagina del sommario, vennero traslate in uno spazio dedicato unicamente a loro, qualche pagina dopo. La fotografia in questo modo poteva

essere riportata in dimensioni maggiori e la descrizione assumeva importanza grazie all’aumento dell’interlinea del testo. Nel 1982 venne attuata un’ulteriore scomposizione dei contenuti. In una prima pagina trovavamo l’indice dei contenuti, qualche pagina dopo le informazioni di copertina, e qualche pagina dopo, infine,

le informazioni di redazione e stampa. Ciò permise di distribuire meglio i contenuti e aumentarne la leggibilità. La sezione Lettura e attualità divenne Personaggi, attualità e costume; la sezione Casa riapparve con un solo articolo sottostante. Nella pagina riservata alle informazioni di copertina, la fotografia divenne assoluta protagonista, aumentando le sue dimensioni

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e occupando tutta la larghezza disponibile. L’ultima pagina, infine, fu dedicata alle informazioni di redazione e stampa che vennero ben distribuite all’interno della colonna dedicata. Nel 1988, primo anno sotto la conduzione di Franca Sozzani, l’impostazione del sommario cambiò nuovamente. Le informazioni vennero divise in due pagine e non più in tre. Le pagine erano divise a loro volta in due colonne. Nella prima pagina, sotto il titolo della rivista, era presente l’indice dei contenuti. Essi erano ben divisi attraverso dei margini evidenti tra una sezione e l’altra, e l’utilizzo di titoli allineati centralmente. La seconda colonna della stessa pagina era dedicata alle informazioni di copertina: il titolo in corsivo era seguito dalla foto di copertina a colori e da un piccolo paragrafo allineato centralmente e con un importante capolettera contenente le informazioni. Una sottile linea rossa indicava la fine del paragrafo. Le sezioni in cui venne divisa la rivista furono Moda, Bellezza, Attualità e Rubriche. Nella seconda pagina si trovavano le informazioni redazionali sotto il titolo della rivista e, nella seconda colonna, le anticipazioni del numero successivo in un piccolo

1988 NUMERO DI LUGLIO

Pagina di informazioni redazionali e pagina di indice e informazioni di copertina.

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paragrafo dal testo allineato centralmente e circondato da spazio bianco. Nel settembre 1989, infine, l’impostazione delle informazioni venne modificata ulteriormente. In una prima mezza pagina si trovava l’indice. La parte superiore era dedicata al logo di colore rosso, al di sotto era presente il sommario diviso nelle stesse sezioni dell’anno precedente. La divisione dei contenuti veniva affidata ai titoli di sezione che, come l’anno precedente, avevano un allineamento centrale rispetto al paragrafo di testo e, in modo totalmente nuovo, vennero trattati con un carattere bastoni in grassetto e da una crenatura maggiore tra le lettere in maiuscolo. In una seconda pagina la stessa impostazione conteneva le informazioni di redazione, allineate centralmente e divise tra loro tramite sottili linee orizzontali. In una terza pagina, infine, erano presenti le anticipazioni del numero successivo e le informazioni di copertina.Questa pagina era caratterizzata da paragrafi di testo giustificato, da titoli in grassetto dalle dimensioni maggiori, da sottili linee rosse a fine paragrafo (presenti anche l’anno precedente) e da molto spazio bianco.

1989 NUMERO DI SETTEMBRE

Pagina di indice, pagina delle informazioni di redazione e pagina di informazioni di copertina.

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NUMERI DI SETTEMBRE TRATTAMENTO RUBRICHE

In ordine: Carnet di Vogue 1982, Dischi 1983, Moda Flash 1984, Carnet 1985.

Le rubriche rappresentarono il principale piano di ricerca e il tentativo di delineare uno stile grafico ben preciso. Nel settembre degli anni 1982 e 1983 l’impostazione generale rimase la stessa degli anni precedenti: le rubriche continuarono a occupare lo spazio verticale di mezza pagina e ad avere la stessa impostazione grafica regolare. Alcuni cambiamenti furono effettuati nel trattamento dei titoli di rubriche come Carnet di Vogue del 1982, in cui uno sfondo di colore grigio posto in una posizione più alta

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rispetto al titolo lo enfatizzava, o come in Dischi del 1983, in cui il titolo venne trattato con un carattere graziato dalle lettere minuscole e dallo stile semplice e pulito. Nel settembre del 1984 la rubrica Moda Flash determinò i primi cambiamenti radicali. Lo spazio dedicatogli fu una pagina intera, trattata in un modo totalmente nuovo. Il titolo, posto all’angolo superiore destro della pagina, aveva un carattere dal peso maggiore rispetto ai precedenti e di colore


ciano. Esso era composto dalle parole Moda e Flash poste in due linee dall’altezza differente e da una linea geometrica che ne tracciava il profilo superiore. Il testo venne diviso in strette colonne divise da linee verticali che avevano il compito di enfatizzarle e aumentarne la leggibilità. Il trattamento delle immagini fu anch’esso una novità: dalle dimensioni differenti, alcune vennero poste in orizzontale e altre in verticale. Una in particolare era caratterizzata dal profilo circolare e posta in un livello

inferiore rispetto alle altre. Lo spazio bianco era abbondante e ciò garantiva che la pagina non fosse appesantita dalle fotografie dallo sfondo scuro. Alcuni incisi, infine, vennero inseriti nella composizione e sottolineati da uno sfondo nero in contrasto con il testo, creando un effetto positivo-negativo d’impatto. L’utilizzo del colore nelle rubriche si sviluppò anche negli anni successivi: nella rubrica Carnet del 1985, trattata graficamente come gli anni precedenti, il titolo venne accentuato da uno sfondo

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blu in constrasto con il testo. Nel luglio 1988, con l’avvento di Franca Sozzani, le rubriche subirono una rivoluzione totale. La loro quantità all’interno della rivista raddoppiò e così i loro contenuti. In quel mese figuravano: Mostre, Oroscopo, Libri, Musica, Tendenze, Appuntamenti, Viaggi, Oggetti d’autore, Cinema, Bellezza. Esse vennero distribuite nella prima parte della rivista tra le pagine di pubblicità. Il layout venne ricreato a partire da zero per permettere il facile riconoscimento della

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pagina di testo rispetto ai variabili trattamenti grafici delle pagine di promozione. La pagina dedicata alla rubrica era individuabile grazie al titolo di colore rosso posto nell’angolo superiore sinistro. Esso era determinato da un carattere bastoni, da lettere in maiuscolo e da una crenatura importante tra di esse. Nella pagina figurava il primo di molti trattamenti dediti a dare sempre maggior importanza al numero di pagina. Esso, posto centralmente nella parte superiore della pagina, era dato da un

carattere graziato dalle dimensioni molto importanti rispetto a tutto il resto dei contenuti. La parte restante della pagina era formata da colonne di testo dalla larghezza e dall’altezza variabili e da immagini scontornate. Le fotografie e il testo dialogavano tra loro in un equilibrio più visivo che geometrico. Quasi come inseriti a posteriori rispetto al resto della composizione, tratti dall’effetto pastello e di colore rosso o azzurro “sporcavano” la pagina creando elementi come frecce, sottolineature, cerchi di evidenza


e appunti manoscritti. Questi elementi davano dinamismo alla composizione e permettevano di collegare due elementi molto distanti all’interno della pagina. In qualche caso venivano utilizzate soluzioni differenti come sfondi colorati o collage di foto dal profilo irregolare. Nel mese di settembre dello stesso anno l’impostazione grafica delle rubriche subì ulteriori modifiche. Il numero di pagina, posto nella medesima posizione del mese precedente, fu enfatizzato attraverso dimensioni

molto maggiori rispetto alle precedenti, un font graziato dal peso differenziato e un colore blu scuro. Accanto al numero di pagina venne inserito un sottotitolo dallo stesso colore e dall’interlinea importante. L’impostazione generale della pagina divenne più geometrica e gli incastri più regolari. L’introduzione di illustrazioni create ad hoc per ogni rubrica fu un’innovazione ripresa qualche anno più tardi nelle pagine dei famosi Sketchbook di Lele Acquarone. Le colonne di testo

divennero più larghe e a volte occupavano interamente la pagina dedicata alla rubrica. Sottotitoli in maiuscolo dal carattere graziato specificavano i contenuti dell’articolo in presenza di diversi argomenti trattati all’interno della stessa rubrica. Gli elementi grafici a effetto pastello furono eliminati per far posto a una grafica più pulita, elegante e ordinata. Il cambiamento sostanziale a soli due mesi di distanza può essere spiegato dalla presenza del nuovo direttore editoriale e dalla sua volontà di esprimere i contenuti

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nel miglior modo possibile. La sperimentazione fu causata dalla necessità di creare uno stile specifico e immediato per le rubriche, che nel corso degli anni stavano assumendo sempre più importanza e corrispondevano a circa metà testo editoriale totale della rivista. Partendo da queste considerazioni, non fu una sorpresa notare come l’anno successivo il layout grafico venne rinnovato nuovamente. L’impostazione delle rubriche nel settembre del 1989 aveva punti in comune e altri in

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contrasto con quella dell’anno precedente. Il numero di pagina fu rivoluzionato totalmente: posto all’angolo superiore sinistro della pagina, venne ruotato di 90° ed enfatizzato da un carattere bastoni dal peso consistente e da un doppio colore. L’uso dei colori nero e rosso venne alternato nei numeri indicando unità, decine e centinaia e dando dinamismo al testo. Il titolo, che aveva la stessa impostazione dell’anno precedente, venne posizionato alla destra del numero di pagina. La griglia delle rubriche divenne

più semplice e pulita. Essa era formata generalmente da un colonnino laterale dedicato alle didascalie e da due colonne di testo più larghe, spesso intramezzate da immagini o illustrazioni che creavano nuovi profili per il testo. I sottotitoli, che potevano avere posizioni differenti, avevano una dimensione maggiore e un carattere bastoni alto e stretto di colore nero e dal peso maggiore. Oltre ai sottotitoli erano presenti alcuni incisi che si intersecavano con le colonne di testo e che erano accentuati da


elementi grafici rettangolari della stessa tonalità di rosso utilizzata per i numeri di pagina. Questi elementi erano posizionati al di sotto della frase e garantivano un margine adeguato con gli altri elementi che componevano la pagina. Le fotografie avevano un profilo geometrico regolare e dimensioni e posizionamenti differenti in base alle esigenze, mentre venivano scontornate solo in casi specifici. A volte erano presenti delle illustrazioni raffiguranti abiti o elementi che venivano citati nel testo.

I nuovi disegni erano caratterizzati da una linea di contorno molto fine e colori che non riempivano pienamente lo spazio bianco, dando l’idea dello schizzo, un disegno non completamente finito. Nel 1990 il layout grafico delle rubriche rimase lo stesso ma subì comunque delle piccole modifiche. Nel numero di pagina i colori non furono più alternati: in rosso figurava la prima cifra del numero, indifferentemente se decina o centinaia, mentre le cifre restanti erano di colore grigio scuro e non più nere come

l’anno precedente. Vennero inoltre sperimentati nuovi metodi di inserimento, più articolati, delle immagini. Esse potevano essere posizionate al centro tra le due colonne, fuoriuscenti dal margine della pagina, e ai confini di una colonna creandone un nuovo profilo. Sotto il lavoro del direttore artistico Fabio Baron e del reparto artistico guidato da Stefano Corvi, il nuovo stile grafico si delineò verso un rapido consolidamento che permise l’immediata individuazione della sezione

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OROSCOPO NUMERI DI SETTEMBRE

Rubriche attraverso dei punti di riferimento specifici

In ordine: 1977, 1978, 1979.

OROSCOPO NUMERI DI SETTEMBRE In ordine: 1980, 1981, 1982.

OROSCOPO NUMERI DI SETTEMBRE In ordine: 1983, 1984, 1985.

L’oroscopo, che ha sempre avuto un trattamento individuale rispetto al resto delle rubriche e degli articoli, è un forte esempio dell’eclettismo stilistico di questo periodo così ampio. Per spiegare queste variazioni è utile analizzare la rubrica dell’oroscopo anno per anno, notando come quasi mai fossero presenti continuità grafiche con l’anno precedente. Nel numero di settembre del 1977, la pagina dedicata all’oroscopo fu trattata in un modo totalmente nuovo rispetto agli studi precedenti. Il cambiamento maggiore fu la presenza di un importante sfondo, costituito da una sfumatura dal grigio scuro al grigio chiaro. Per contrasto, il testo, posto in due colonne differenti, era di colore bianco. La parte superiore della pagina era dedicata a un’illustrazione creata appositamente, al titolo e al segno zodiacale del mese. Nel settembre dell’anno successivo, le impostazioni precedentemente analizzate vennero completamente scardinate. Il titolo in nero fu posto nell’angolo superiore sinistro al di sopra di un’illustrazione, caratterizzata da linee di contorno nere e tratti di colori dall’effetto acquerellato, che era adibita da sfondo per tutta la pagina. Il testo fu diviso in tre colonne, due strette e affiancate, una più larga e posta sotto le altre due.

Gli anni successivi furono rappresentati da una maggiore importanza del testo che divenne nuovamente il principale soggetto della pagina della rubrica e da uno spostamento dalle ultime pagine alle prime pagine della rivista. Attraverso diverse soluzioni le colonne di testo, le dimensioni e il titolo si intervallavano tra loro creando nuove composizioni. É comunque utile descrivere qualche caso particolare. Nel settembre del 1981 la pagina fu caratterizzata da elementi grafici geometrici dalle diverse tonalità di magenta e viola. Essi contribuivano alla divisione dei contenuti all’interno della pagina e all’enfatizzazione del capolettera all’interno del blocco di testo centrale. Un altro esempio interessante risale al settembre del 1985. La pagina aveva uno sfondo dal colore lilla in cui spiccavano in contrasto il titolo della rivista e il simbolo del segno zodiacale della vergine in bianco. Il titolo della rubrica, in nero, venne posizionato in un livello superiore a quello del titolo della rivista, in un font graziato corsivo, in forte contrasto con il logo e lo sfondo. Le descrizioni dei segni zodiacali vennero collocate in colonne di testo dal modulo quadrato ben divise sulla pagina e poste in un livello superiore rispetto allo sfondo, enfatizzate dal segno in grassetto. Di colore nero, il testo era in contrasto sia con lo sfondo lilla sia con il simbolo della

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vergine in bianco, grazie a questo accorgimento la leggibilità era assicurata. Nel settembre del 1986 e del 1987 ci fu una sorta di involuzione nell’impostazione del layout di pagina dell’oroscopo. Il protagonista dell’impaginazione divenne nuovamente il testo, distribuito su uno sfondo bianco, in diverse colonne dal modulo regolare prettamente quadrato. Ogni colonna era individuata dal segno corrispondente, in un carattere in grassetto e divisa dalle altre attraverso margini ben visibili. Il titolo nel primo anno venne progettato con un carattere graziato di colore bianco in contrasto con uno sfondo nero; nel secondo anno menzionato, venne semplificato e trattato attraverso un carattere bastoni di colore nero dal peso maggiore per canalizzare l’attenzione e permettere una facile individuazione della rubrica. In entrambi gli anni analizzati erano presenti delle illustrazioni: nel 1986 il disegno occupava la parte centrale ed era caratterizzato da spesse linee di contorno, mentre nel 1987 esso si trovava nell’angolo superiore ed era formato da una spessa linea di contorno nera e da tratti di colore celeste. Nel 1988, con il nuovo direttore editoriale, anche l’oroscopo prese nuove direzioni stilistiche. Un primo cambiamento sostanziale fu il coordinamento della pagina alle altre rubriche presenti nella rivista: il numero di

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pagina e il titolo vennero trattati come descritti nelle pagine precedenti, dedicate alle rubriche. Nel mese di luglio la rubrica venne divisa in due pagine per poter dare maggior spazio alle illustrazioni. Nella prima pagina erano presenti i primi sei disegni dal profilo quadrato dedicati a ogni segno zodiacale, intorno ai quali vennero posizionate le colonne di testo dal diverso profilo e dimensione. La seconda pagina, contenente i restanti segni zodiacali, impostata graficamente nello stesso modo, conteneva i due segni di luglio e agosto (mesi che copriva il numero della rivista in questione) sottolineati da simboli grafici ricordavano un segno prodotto da un pastello a cera. Nei mesi successivi l’impostazione delle rubriche venne rinnovata. L’oroscopo del numero di settembre dello stesso anno era formato da un’unica colonna di testo posta centralmente nella pagina e incorniciata ai lati dai simboli zodiacali dal diverso colore e dall’effetto particolare, quasi come fossero stati tracciati con un pennello. Nei numeri di settembre degli anni 1989 e 1990, infine, in accordo con il resto delle rubriche, la pagina dell’oroscopo subì ulteriori cambiamenti. La prima pagina comprendeva una descrizione generale dell’oroscopo, accentuata da un disegno tecnico di una tavola astrale, invece la seconda pagina conteneva le descrizioni dei

OROSCOPO NUMERI DI SETTEMBRE

In ordine: 1986, 1987, prima pagina del luglio 1988.

OROSCOPO

In ordine: seconda pagina del luglio 1988, prima e seconda pagina del settembre 1988.

OROSCOPO NUMERI DI SETTEMBRE

In ordine: prima e seconda pagina del 1989, prima pagina del 1990.


vedere didascalie 105


1977 NUMERO DI SETTEMBRE

In questa pagina: esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

1978 NUMERO DI SETTEMBRE

Nella pagina successiva: esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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segni in due colonne regolari dal testo giustificato. I vari segni zodiacali venivano individuati grazie all’utilizzo di un font bastoni in grassetto di colore rosso in contrasto con il resto del testo. Per poter analizzare al meglio le pagine interne di Vogue Italia del periodo selezionato, è necessario soffermarsi sull’impaginazione degli articoli di ogni singolo anno. Tra le pagine del numero di settembre del 1977, in un layout grafico piuttosto ordinato, una caratteristica dominava sulle altre indiscutibilmente: l’uso del colore. Sebbene fosse presente in alcuni elementi già negli anni

precedenti, negli articoli di questo numero il colore giocò un ruolo centrale caratterizzandone molte pagine. Esso veniva utilizzato in contrasto con il testo, che a sua volta poteva essere in nero o in bianco per mantenere un alto livello di contrasto e leggibilità. In questo modo le colonne di testo classiche venivano affiancate da colonne dallo sfondo magenta, da capilettera viola o da titoli in giallo. L’utilizzo di tinte piatte e accese era inoltre accentuato dall’accostamento con fotografie in bianco e nero, che si coordinavano perfettamente con questi nuovi elementi. In questo contesto di evoluzione e involuzione continua, non stupisce


notare come l’anno successivo la grafica fece qualche passo indietro, tornando più semplice e pulita. Nel numero di settembre del 1978 infatti, l’utilizzo del colore venne moderato notevolmente. Le pagine tornarono bianche e lo studio si concentrò sulla tipografia dei titoli. Essi vennero enfatizzati attraverso dimensioni maggiori, impostazioni nuove e coordinamento con le immagini presenti negli articoli. Ad esempio in un articolo dedicato alla moda romana, la “R” e la “O” della parola Roma, in un font graziato e lettere maiuscole, si intrecciarono tra loro e furono messe in contrasto per forma, trattamento e rilievo, con le lettere “M” e “A” che si presentavano invece in un font bastoni dal peso consistente e in lettere minuscole. Questo numero fu caratterizzato dall’utilizzo di un carattere particolare in cui le lettere, tutte in maiuscolo, erano formate da quattro linee parallele che ne creavano il profilo e il riempimento. Sebbene alcune pagine presentassero elementi grafici, quali linee verticali o orizzontali per dividere le diverse colonne di testo, l’impostazione

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grafica generale risultava chiara e ordinata. L’utilizzo del colore venne limitato alle fotografie, agli schizzi e a pochi elementi che era necessario far risaltare, come ad esempio i numeri evidenziati in giallo presenti nel testo e collegati alle immagini poste a lato. Nel numero di settembre del 1979, le fotografie tornarono ad essere protagoniste assolute delle pagine di Vogue Italia. Esse, come vedremo nelle pagine succcessive, vennero modernizzate e accostate a una grafica che mostrava unità e organizzazione. Il carattere bastoni utilizzato per i titoli era caratterizzato da dimensioni molto maggiori rispetto a quelle del testo, mantenendo impatto e importanza all’interno della pagina. Il testo venne giustificato e impaginato all’interno di un numero di colonne che variava

1979 NUMERO DI SETTEMBRE Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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da due a quattro. Esse erano delineate, a volte, da linee verticali sottili e movimentate da sottotitoli in grassetto e margini più evidenti. Nel 1980 ci fu una nuova evoluzione nell’impaginazione dei contenuti. In un articolo dedicato a Valentino, all’interno del numero di settembre, il titolo venne enfatizzato da una tipografia particolare in cui il ruolo centrale venne interpretato da una “f” graziata dalle grandi dimensioni e attorno alla quale si diramava il testo con un carattere bastoni e un peso minore in contrasto. Il titolo e il testo dell’articolo, allineato centralmente, erano caratterizzati da una direzione trasversale in una soluzione che conferiva dinamismo alla pagina. La stessa soluzione grafica venne adottata in molte altre pagine dello stesso numero, alternando le diverse dimensioni di titoli e i

1980 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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valori di interlinea nel testo. L’impostazione grafica si distinse in modo particolare dal numero di settembre del 1981, sotto la direzione artistica di Alberto Nodolini. Lo stile divenne dinamico attraverso l’inserimento di nuovi espedienti grafici come avvenne, ad esempio, in un articolo intitolato “Finezze ‘82” in cui compariva un elemento verticale “a zig-zag”, e in cui nel titolo e nel capolettera, sovrapposti a diverse parti della fotografia, vennero utilizzate tinte in contrasto con lo sfondo. Se nell’articolo citato il layout rimase piuttosto ordinato, nell’articolo “Bellezza Flash” dello stesso numero, gli elementi vennero impaginati in un modo più articolato. Immagini dalle dimensioni ridotte vennero accostate a ristrette colonne di testo caratterizzate dall’utilizzo di capilettera evidenti. Un gruppo, formato da immagine e colonna di testo corrispondente, posto al centro della pagina, conferiva un forte dinamismo a causa della direzione inclinata in contrasto consistente con il resto degli

1981 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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elementi presenti. In un altro articolo dedicato alla moda di Parigi la doppia pagina fu contraddistinta da capilettera esagerati e dal peso influente, che furono equilibrati grazie alle dimensioni delle fotografie accostate al testo. Nell’anno successivo la sperimentazione avanzò attraverso piccoli accorgimenti e soluzioni adottate. In un articolo dedicato alla silhouette di settembre del 1982 le fotografie erano incorniciate da un bordo nero spesso e inclinate in diverse direzioni. Il testo era di colore bianco per contrasto con lo sfondo scuro della fotografia e impaginato in una colonna che seguiva la direzione inclinata dell’immagine laterale di cui sopra. Uno studio particolare venne dedicato alla tipografia dei titoli: essi variavano dalla doppia colorazione per mantenere il contrasto con lo sfondo e le fotografie sulle quali erano sovrapposti, alla direzione inclinata verso l’alto che, oltre a dare un senso di positività, delineava un

1982 NUMERO DI SETTEMBRE Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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profilo della colonna di testo vicina molto particolare. Nell’articolo storico “Il punto di vista di Vogue” del numero di settembre 1983, l’impostazione grafica venne dettata dalla fotografia di sfondo. L’immagine raffigurava una donna, poggiata su una pila di valigie, che ricopriva il ruolo di sfondo per la colonna di testo bianco sovrapposta ad essa. Nel resto delle pagine la diagonale divenne la soluzione adottata per la maggior parte degli articoli. Essa poteva riguardare

unicamente l’impostazione dei titoli o comprendere anche le colonne di testo. Le fotografie divennero sempre più sofisticate ed ebbero dimensioni maggiori. Esse erano lo sfondo di articoli e titoli che mantennero la bicromia per poter essere in contrasto e leggibili facilmente. I capilettera erano enfatizzati attraverso un’esagerazione delle loro dimensioni rispetto a quelle del testo e convogliavano lo sguardo guidandolo all’interno della pagina.

1983 NUMERO DI SETTEMBRE

A sinistra: esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista. A destra: impaginazione dell’articolo di apertura “Il punto di vista di Vogue”.

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1984 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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Diverse soluzioni furono adottate nell’impaginazione del numero di settembre del 1984. Nuovi elementi grafici entrarono a far parte dei componenti della doppia pagina. In un articolo intitolato “Drappeggi tempestosi” il titolo in bicromia venne accentuato da elementi squadrati utilizzati come sfondo e affiancati da una forma geometrica dai colori accesi. Un secondo articolo, “ABC della sera bizzarra”, era caratterizzato da uno spesso bordo nero che incorniciava la doppia pagina e le fotografie al suo interno. Il titolo venne posto in posizione centrale e la sua tipografia era formata da due righe di testo dal carattere, colore e dimensione molto diversi e in forte contrasto tra loro. Nelle pagine successive dello stesso articolo era presente


una “pennellata” di colore blu in coordinato con il colore dell’abito della modella fotografata. L’uso del colore divenne nuovamente una regola all’interno delle pagine di questo numero. Nell’articolo “Una donna nuova” il colore verde, probabilmente in ripresa dei colori della fotografia presente, venne usato nella parola “nuova” all’interno del titolo e in un asterisco che lo accentuava. Ma la funzione del colore non si limitò unicamente all’enfatizzazione di pochi elementi della pagina: in un articolo intitolato “La rivoluzione sessuale è finita?” il colore venne usato come sfondo. La prima pagina era formata da uno sfondo nero al quale era sovrapposta un’illustrazione in grigio e il titolo in bianco. Il titolo, formato da un carattere bastoni

dai tratti tondeggianti, aveva una tipografia ben studiata per aumentarne l’enfatizzazione. Ogni lettera era trattata in modo differente, poteva avere una larghezza minore delle altre e apparire stretta e alta, essere in maiuscolo o minuscolo o avere una dimensione differente. La seconda pagina aveva uno sfondo rosa antico e due colonne del testo in colore nero. Il rosa antico venne utilizzato per evidenziare un titolo in un altro articolo dello stesso numero, caratterizzato da alcune fotografie trattate in modo particolare attraverso la postproduzione, tecnica che da quel momento si diffuse nelle pagine di Vogue Italia. Infatti le fotografie in bicromia rappresentavano un’assoluta novità e davano enfasi ad alcuni particolari specifici.

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Tra il 1985 e il 1987, le soluzioni adottate negli anni precedenti vennero riprese e riadattate alle diverse necessità di impaginazione. L’utilizzo della direzione diagonale, dei titoli dalle grandi dimensioni, dei capilettera esagerati e degli sfondi colorati, venne riproposto nelle pagine di Vogue Italia nel numero di settembre del 1985. In un articolo intitolato “Lussuosa quindi sinuosa” la colonna di testo dalla direzione trasversale venne inframezzata dalla modella raffigurata nella fotografia sottostante. La diagonale giocò un ruolo principale nella coordinazione tra testo e immagine: la colonna risultava perpendicolare alla linea definita dalla schiena della modella, raffigurata in posizione chinata. In un articolo dedicato a Roberto Capucci le dimensioni della lettera “A”, capolettera di una piccola colonna di testo posta nella parte inferiore della pagina, vennero ampliate fino a farle oltrepassare il margine sinistro della pagina. Un altro articolo riprendeva, invece, il carattere particolare utilizzato nei titoli nel 1978. Il capolettera del titolo, attraverso le quattro linee parallele di cui parlato in

1985 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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precedenza, creava un forte contrasto con lo sfondo e con il resto del testo dal carattere graziato. L’uso della diagonale ebbe nuove caratteristiche nel numero di settembre del 1986. In un articolo dedicato allo stilista Gianfranco Ferrè le fotografie, raffiguranti gli abiti e i dettagli di una sua sfilata, vennero collocate all’interno di una banda nera posta diagonalmente all’interno di una doppia pagina bianca. Se fino a quell’anno l’uso della direzione diagonale venne limitato ad alcuni elementi, come titoli o colonne di testo, esso subì in questo numero un trattamento del tutto nuovo, nel quale l’intera sezione impaginata venne posta trasversalmente rispetto alla linea di base della rivista. Questi trattamenti rimasero tuttavia casi eccezionali: il layout grafico generale delle pagine riguardanti gli articoli rimase piuttosto regolare. Esso era caratterizzato da variazioni del valore dell’interlinea tra le righe delle colonne di testo, da titoli importanti, da elementi grafici colorati che canalizzavano l’attenzione su punti specifici della pagina e da incastri strategici tra immagini e testo.

1986 NUMERO DI SETTEMBRE Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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1987 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

A destra: impaginazione dell’articolo di apertura “Il punto di vista di Vogue”

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Il 1988 fu un anno di svolta per la storia e per lo sviluppo grafico delle pagine di Vogue Italia. Con l’avvento di Franca Sozzani nel ruolo di direttore editoriale la rivista subì notevoli cambiamenti a livello grafico. Nuove soluzioni editoriali vennero sperimentate nei numeri di luglio/agosto e settembre di quell’anno. Il rapporto tra il testo e la fotografia venne enfatizzato attraverso composizioni più articolate che conferivano uno stile più ricercato e raffinato. Era facile trovare fotografie raffiguranti silhouette di donne, che venivano incorniciate da righe di testo dall’interlinea esagerata, conferendo così alla pagina un equilibrio formale distintivo; doppie pagine composte unicamente da righe di testo dalle grandi dimensioni e margini significanti; lettere, o a volte capilettera, dalle dimensioni tali da riempire l’intero spazio della pagina e incorporare testo all’interno. Alcune pagine erano formate solo da fotografie o illustrazioni create appositamente, permettendo allo spazio bianco restante di equilibrare il contenuto senza che risultasse eccessivo. In altri casi, come

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descritto in precedenza riguardo all’impostazione grafica delle rubriche dello stesso numero, in pagine bianche o in pagine dal testo organizzato in due semplici colonne, segni grafici venivano apportati alla pagina creando un effetto “scarabocchio” molto particolare, quasi come se gli elementi fossero stati aggiunti manualmente dopo la stampa. L’uso del colore venne calibrato maggiormente lungo tutte le pagine dedicate agli articoli, attraverso sfondi, capilettera, illustrazioni, elementi grafici e fotografie in bicromia. La palette di colori utilizzati comprendeva maggiormente il nero e il rosso, colori che venivano accostati tra loro o posti in contrasto rispetto alle soluzioni adottate. La tecnica del collage, come anticipato nei capitoli precedenti, si sviluppò arrivando a coprire interamente lo spazio di una doppia pagina. Nel numero di settembre dell’anno

1988 NUMERI DI LUGLIO/AGOSTO E SETTEMBRE Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

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successivo, l’impostazione grafica globale e la palette di colori utilizzati, rimasero le stesse. Una soluzione adottata ripetutamente fu quella costituita da una pagina completamente dedicata alla fotografia, all’immagine, al titolo trattato in modo particolare, accostata a una pagina bianca contenente unicamente testo. Quest'ultimo veniva trattato con diverse soluzioni: lettere in maiuscolo di un carattere bastoni dal peso consistente si alternavano a caratteri graziati dall’interlinea molto ampia e a colonne dal testo con dimensioni molto minori rispetto ai casi citati precedentemente. Uno studio maggiore venne effettuato riguardo l’impostazione dei titoli. In un articolo intitolato “Irresistibile Isabella” la prima pagina venne dedicata unicamente al titolo.

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Esso era formato da una lettera “i” minuscola posta lungo le dimensioni dell’intera pagina e dai tratti ricurvi e serpentini. All’estremità delle grazie che componevano la lettera erano posizionate le parole “irresistibile” e “Isabella”, rispettivamente in nero e rosso, giocando sul fatto che entrambe avessero la stessa lettera iniziale. In un altro articolo dello stesso anno, la doppia pagina era composta dalla presenza di una fotografia caratterizzata, attraverso il posttrattamento, da un dominante colore viola e da un effetto retinato. Una colonna bianca al margine destro venne dedicata al testo, che subì un trattamento particolare: le varie righe ebbero dimensioni differenti l’una dall’altra, per poter garantire la larghezza costante della colonna.

1989 NUMERO DI SETTEMBRE

Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.


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1990 NUMERO DI SETTEMBRE Esempi dell’impaginazione delle pagine interne della rivista.

A sinistra: impaginazione della pagina di apertura del testo editoriale.

La caratteristica dominante nel numero di settembre del 1990 fu principalmente l’espansione della palette di colori utilizzata nella grafica delle pagine interne. Mentre le rubriche erano distribuite nella prima parte della rivista tra una pagina di pubblicità e l’altra, tutti gli articoli venivano aggregati in un unico blocco posto nella seconda metà della rivista. Il blocco contenente il testo editoriale veniva solitamente presentato da una pagina che aveva funzione di copertina e che cambiava ogni mese. Nella pagina d’apertura del numero analizzato, l’elemento principale era la tinta piatta molto accesa, che riempiva completamente la pagina. Il testo,

enfatizzato dalla “V” di Vogue dalle dimensioni molto grandi, venne posto in contrasto per mezzo dei colori bianco e nero e l’interlinea molto ampia. Le pagine dedicate agli articoli furono caratterizzate dagli stessi espedienti grafici utilizzati l’anno precedente per quanto riguarda il trattamento dei testi. Un’eccezione fu data da un articolo intitolato “Al femminile e al maschile” dove la fotografia a doppia pagina in bianco e nero interagiva con il titolo posto in posizione inferiore. Esso, di colore blu in trasparenza, appariva in un livello superiore a quello dell’immagine di sfondo ma inferiore a quello delle modelle raffigurate.

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La sperimentazione riguardante la grafica delle pagine interne di Vogue Italia trovò un campo molto ampio nella tipografia dei titoli. Alcune delle soluzioni adottate già negli anni precedenti, come la varietà della direzione del testo o il titolo che si intersecava con la silhouette della modella in fotografia, vennero riproposte attraverso una veste nuova. L’uso del colore, ad esempio, divenne più sottile e sofisticato con l’obiettivo di far risaltare alcune parti del titolo, per conferire loro dinamismo e gerarchia. I titoli furono composti da righe o lettere dal colore diverso, di solito nero e rosso, attraverso un gioco di equilibri enfatizzato spesso dallo spazio bianco lasciato intorno. La tipografia fu differenziata: alcune lettere avevano dimensioni differenti rispetto alle altre, i capilettera vennero accentuati ed esagerati, le parole vennero scomposte in sillabe o sovrapposte tra loro per creare nuove composizioni capaci di canalizzare l’attenzione su di esse in modo naturale da parte dell’osservatore.

1977 - 1990 TITOLI

Esempi della tipografia utilizzata nella composizione dei titoli relativi al periodo di analisi considerato.

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Sebbene il periodo analizzato fu caratterizzato da una forte etereogeneità, è possibile rintracciare alcuni articoli particolari per trattamento, impaginazione e aspetto visivo generale. Uno di questi era presente nelle pagine del numero di settembre del 1981. L’articolo, dedicato allo stilista Lancetti, presentava una soluzione stilistica che lo differenziava da tutti gli altri. L’attenzione si focalizzava innanzi tutto sul titolo, caratterizzato da sproporzioni tipografiche: la parola “tessuto” era composta da lettere dal carattere, dimensione, inclinazione totalmente diversa l’una dall’altra. Le colonne di testo avevano un profilo curvo e concentrico in un unico punto lontano, scardinando la struttura dello spazio editoriale classico e regolare attraverso un senso di assoluta casualità, e ricordando influenze futuriste. L’interlinea del testo aveva un valore molto alto, caratteristica che permetteva di risaltare l’irregolarità della

1981 NUMERO DI SETTEMBRE

Articolo trattato in modo particolare.

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composizione tipografica. In un altro articolo, appartenente al numero di settembre del 1982, l’approccio grafico fu molto evidente. Le doppie pagine erano formate da sfondi creati da tinte piatte molto accese (lilla, blu, rosso), colori puri che riempivano completamente la pagina. A essi erano sovrapposte silohuette in nero di alcune parti specifiche del corpo di una donna. Nonostante fossero completamente neri, i dettagli del corpo erano riocnoscibili per mezzo dei profili netti in contrasto con le tinte di sfondo. Questo trattamento delle forme era una soluzione ideata per far risaltare gli accessori indossati dalla donna, veri protagonisti del contenuto dell’articolo. L’orologio, il bracciale in oro e la piccola borsa metallizzata, furono infatti enfatizzate dal trattamento degli altri contenuti grafici della pagina. Il testo era organizzato in colonne dalla direzione diagonale ed era in contrasto con lo sfondo attraverso il colore bianco o nero.

1982 NUMERO DI SETTEMBRE

Articolo trattato in modo particolare.

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Lo sviluppo della fotografia permise di conferire una nuova immagine alla rivista. Nuovi volti, nuovi vestiti e un nuovo modo di illustrarli mostravano una donna nuova, piÚ ricercata e sofisticata, una donna di potere e successo. Iniziarono a diffondersi immagini di donne sensuali e provocatorie, di donne determinate, conquistatrici e protagoniste di una nuova identità liberatoria. La donna rappresentata si scontrava con il mondo maschile grazie a una nuova posizione di sfida. Gli anni ottanta segnarono l’epoca d’oro degli stilisti che iniziarono

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a proporsi al mondo della moda come celebrità. Gli articoli a loro dedicati furono caratterizzati da una moltitudine di servizi fotografici sempre più sofisticati e curati nei minimi dettagli. Tutto ciò rappresentava una nuova società dettata dal potere del successo e rappresentata da vestiti dalle spalle imbottite e colori forti come rosso, blu, oro. I servizi fotografici pubblicati somigliavano sempre più ad eventi teatrali creati per stupire, colpire e far parlare di sè.

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Le inquadrature cambiarono e si fecero più ricercate: soggetto delle fotografie non erano più unicamente le modelle nelle loro pose migliori, ma anche i dettagli, gli oggetti, dei soggetti creati appositamente per voler esprimere un determinato concetto. In un articolo del numero di settembre del 1985, il servizio fotografico era dedicato ad alcune scarpe eleganti. Esse vennero raffigurate attraverso dei primi piani focalizzati sui dettagli e su come essi reagivano agli oggetti intorno a loro. Un altro esempio saliente fu caratterizzato da un articolo riguardante la bellezza di settembre 1987. Le diverse parti del viso, a cui i contenuti dell’articolo si riferivano, vennero rappresentate attravero un viso scultoreo diviso in parti. I vari pezzi vennero fotografati su uno sfondo dalle sfumature scure e tenuti in posa grazie ad asticelle o appesi con fili di spago. Il tutto risultava molto suggestivo e portava l’osservatore a soffermarsi su dettagli particolari come, ad esempio, l’iride a forma di cuore scolpita all’interno dell’occhio.

1985 - 1987 SERVIZI FOTOGRAFICI

A sinistra: servizio fotografico riguardante scarpe da sera eleganti. A destra: servizio fotografico di un articolo dedicato alla bellezza del viso.

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Una novità caratterizzante il periodo selezionato fu, inoltre, la post-produzione delle fotografie. Soprattutto dopo l’avvento di Franca Sozzani, i servizi fotografici si fecero più ricercati, così come gli effetti risultanti: non bastava più scattare una semplice fotografia suggestiva, per colpire

era necessario lavorare su di essa successivamente per poter creare effetti sorprendenti e mai sperimentati prima. Grazie anche allo sviluppo delle tecniche fotografiche e d’impaginazione, verso la fine degli anni ottanta si diffusero nelle pagine di Vogue Italia immagini caratterizzate

da effetti come la bicromia o le sovrapposizioni in trasparenza, enfatizzate dai body-painting che la modella subiva prima di scattare le foto, dalle luci e dalle posizioni non comuni. Queste soluzioni sottolinearono l’aumento del grado di ricerca imposto dai servizi fotografici di Vogue Italia.

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1987 - 1989 - 1990 PAGINE PUBBLICITARIE

Pubblicità divulgate dalla casa di moda italiana Moschino nelle pagine di Vogue Italia.

Il ruolo della pubblicità negli anni ottanta fu caratterizzato da un fondo di spensierata innocenza, dettata dalla voglia di strappare un sorriso al consumatore che osservava le pagine promozionali. Poste lungo la prima metà della rivista e intramezzate da alcune pagine dedicate alle rubriche, le pubblicità divennero in questi anni sempre più scherzose e colorate, quasi come dovessero anch’esse essere fonte di intrattenimento e spettacolo. I pubblicitari del periodo erano, probabilmente, reduci dall’esperienza del Carosello che pose la pubblicità su un piano leggero ed emozionale, in modo tale da acquisire la fiducia del consumatore con naturalezza. Un esempio lampante di questa teoria furono le pubblicità create dall’azienda di moda italiana Moschino. Le pagine promozionali dell’azienda si dinstinsero sempre dalle altre grazie alla fotografia spiritosa e ai toni brillanti delle rèclame. Nel numero di settembre

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del 1990 una pagina pubblicitaria venne acquistata dalla casa di moda: il logo dominava nella parte inferiore della pagina, la restante parte superiore era riempita da una fotografia delle nuvole in un cielo azzurro e lo slogan che recitava “Questa è una pubblicità!”. Questo fu un chiaro esempio di goliardia e di leggero esibizionismo tra le comuni pagine pubblicitarie delle alte case di moda, che puntavano a servizi fotografici ricercati ed eleganza d’insieme. Altri esempi di pubblicità “leggera” di quel periodo furono caratterizzati dall’importanza e dalla diffusione del disegno a tratto, per rappresentare abiti o situazioni lasciando un ampio spazio all’immaginazione del consumatore. Inoltre con lo sviluppo della fotografia si tendeva a creare nuovi giochi tra immagini e colore, grafica e soggetti raffigurati attraverso tinte molto accese che attiravano immediatamente l’attenzione.


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1991 - 1998 LA GENERAZIONE X

1991 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina. Fotografia di Steven Meisel.

La cosiddetta Generazione X, composta dai nati tra il 1960 e il 1980, influenzò fortemente la cultura e lo stile degli anni Novanta. Stereotipata come generazione di cinici e apatici senza affetti, viene ricordata come una delle generazioni più intraprendenti e tecnologiche della storia americana ed europea, sostenitrice dello scetticismo e della sfiducia dei valori tradizionali e nelle istituzioni. La loro influenza caratterizzò fortemente la grafica degli anni Novanta, dotandola di una nuova destrutturazione formale che ruppe i tradizionali significati di griglia fissa e geometrica. A loro si deve in larga misura il merito della nascita di Internet e lo sviluppo dei computer, mezzi che, insieme

a una serie di periferiche come stampanti o scanner, simulavano l'ambiente lavorativo del grafico agevolandone così il compito. La tipografia, utilizzata spesso come immagine, attraverso le tecnologie digitali divenne il campo di maggior sperimentazione e focus di studio nella copertina di questo decennio. L'uso creativo del testo tipografico si evinse immediatamente dalla cover di settembre del 1991 in cui la modella era posta su uno sfondo completamente bianco e occupava interamente lo spazio della copertina. La tipografia del titolo venne trattata in modo creativo attraverso un gioco di sovrapposizione con la fotografia:

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1993 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina. Fotografia di Steven Meisel.

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nella parola "Vogue" la parte inferiore e caratterizzante della lettera "G" appariva infatti in un livello inferiore rispetto a quello della fotografia; al contrario la lettera "U", immediatamente successiva, era sovrapposta al viso della modella. Anche lo strillo di copertina mostrò un diverso trattamento tipografico attraverso una variazione di peso e carattere con il fine di esprimere visivamente, nel modo migliore, i reali contenuti del messaggio. La palette di colori utilizzata, inoltre, era molto ristretta: il bianco e in

nero vennero utilizzati creando quasi un effetto negativo-positivo, intervallato dall'aggiunta di un rosso vermiglio nel testo e in alcuni dettagli della modella. Nella copertina del numero di settembre del 1993 alcune di queste osservazioni vennero riprese. Un numero ristretto di colori utilizzati, rosa chiaro per lo sfondo, giallo e bianco per il testo, garantiva una coesione visiva molto forte. La tipografia del titolo venne modificata nuovamente, infatti lo spazio della la lettera "G", che non compariva nel titolo,


1996 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina. Fotografia di Steven Meisel.

venne occupato interamente dal capo della modella. In un'altra copertina interessante di questo periodo, quella del 1996, nuovi giochi tipografici attiravano l'attenzione dell'osservatore. Al di sopra della fotografia di una modella dalle caratteristiche geometriche, quali make-up e acconciatura, venne inserito l'unico strillo presente. Esso era delineato da un carattere bastone definito da un valore di interlinea minore di quello del corpo delle lettere. Ciò causava una sovrapposizione particolare

accentuata dai diversi colori utilizzati per il testo, il nero e il viola. La tipografia del titolo venne stravolta con un approccio molto consistente: esso venne sdoppiato e sovrapposto in due righe di testo uguali per conformazione, ma varianti per colore (nero e viola). Entrambi i titoli, infine, vennero posti in un livello inferiore a quello della fotografia, in un gioco di sovrimpressione permesso solo grazie alla fortissima notorietĂ che il marchio Vogue aveva acquisito nel corso degli anni.

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1991 NUMERO DI SETTEMBRE

Pagina di indice e pagina delle informazioni di redazione e di copertina.

1998 NUMERO DI SETTEMBRE

Nella pagina accanto: pagina di indice della rivista.

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La struttura grafica del sommario rimase semplice e lineare. Nel numero di settembre del 1991, seguendo la linea stilistica e le soluzioni del periodo analizzato precedentemente, esso ne mantenne anche la divisione dei contenuti: l'indice in una pagina, le informazioni redazionali e di copertina qualche pagina dopo. L'indice subĂŹ dei cambiamenti riguardanti la divisione dei contenuti. Le sezioni proposte nel furono infatti Moda, Beauty and Fitness e Costume, mentre le rubriche vennero denominate con il titolo di Fatti Volti Tendenze. Nel 1998, sebbene le sezioni rimasero le stesse, l'impostazione grafica della pagina del sommario

fu rivisitata. Lo spazio dedicato all'indice divenne da mezza pagina a una pagina intera. Questo diede la possibilitĂ di riorganizzare visivamente i contenuti aumentandone gerarchia e leggibilitĂ . Il titolo della rivista, di colore nero, venne posizionato in alto al centro e venne controbilanciato nella parte inferiore della pagina dal nome del mese corrente della rivista, posto anch'esso centralmente. I contenuti dell'indice vennero distribuiti all'interno di due colonne di testo e divisi gerarchicamente da un'importanza maggiore dei titoli, enfatizzati da margini maggiori rispetto agli anni precedenti.


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1992 - 1993 NUMERI DI SETTEMBRE

Trattamenti grafici delle rubriche Incontri, Eventi, Trend, Personaggi, Collezionismo.

Il numero delle rubriche presenti all'interno della rivista in questi anni crebbe esponenzialmente. Rinominate Fatti Volti Tendenze, esse arrivarono ad occupare piĂš di un'intera colonna nell'indice del 1998, ricoprendo una grande quantitĂ di argomenti: Social si occupava di eventi riguardanti gente importante, Agenda racchiudeva diversi argomenti da tenere a mente, Incontri era dedicato a qualche personaggio in particolare, Bellezza trattava di articoli riguardanti l'estetica e la cura del corpo e cosĂŹ via. Nel trattamento grafico delle rubriche ogni pagina era diversa dall'altra, tuttavia alcuni elementi furono costanti. Il titolo, in rosso o in bianco per mantenere il contrasto con lo sfondo, venne

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posto nell'angolo superiore sinistro della pagina. La sua tipografia era formata dalle lettere in minuscolo di un carattere bastone. I numeri di pagina, in nero e dalle dimensioni evidenti, avevano invece una posizione variabile lungo l'asse orizzontale nella parte inferiore della pagina. La strutturazione grafica dei contenuti prese due vie principali: accanto alla severitĂ dell'impianto geometrico riguardante le colonne di testo fu inserita una prevalente destrutturazione riguardante le immagini e le illustrazioni che causarono una forte energia comunicativa. Immagini in bicromia, fotografie e disegni si intersecavano attraverso sovrapposizioni, bordi frastagliati, inclinazioni particolari.


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Questo tipo di destrutturazione formale, fu dettata dai sentimenti di sovversione nei confronti dei valori tradizionali da parte dei componenti della Generazione X e fu direttamente condizionata da quella che fu definita grafica grunge. Lo stile grunge contrassegnava un deteminato stile musicale punk-rock, che si riversava nella pagina editoriale attraverso strutture anticonvenzionali e volutamente fuori dalle righe. L'impostazione delle rubriche fu senza dubbio influenzata anche dalle opere grafiche di David Carson, designer americano che lavorava nel campo della tipografia. Nel corso degli anni Novanta egli rivoluzionò i criteri della tradizionale impaginazione strutturata secondo una precisa gerarchia visiva, puntava a un calcolato disordine mettendo in relazione diretta i contenuti e la loro espressione grafica. Il trattamento delle rubriche subì qualche modifica nel 1996. I titoli vennero composti dal nome della rubrica e dal logo della rivista, divisi da una linea orizzontale posta al vivo del margine esterno della pagina. L'impaginazione dei contenuti, sebbene continuò ad essere diversa da rubrica a rubrica, divenne meno articolata e più strutturata. Le pagine dedicate a Scrapbook, la rubrica curata da Lele Acquarone, erano

1996 NUMERO DI SETTEMBRE Trattamenti grafici delle rubriche Scrapbook, Special L.A., Bellezza.

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composte da colonne di testo molto larghe e regolari, intervallate dalla presenza delle fotografie scontornate e delle illustrazioni create appositamente. La rubrica Special L.A. presentava cornici astratte dai colori pastello e composizioni di immagini gestite da un equilibrio visivo, pi첫 che geometrico. Nello stesso anno una soluzione adottata fu quella di inserire delle fotografie dal profilo circolare che si ponevano in forte contrasto con i tagli geometrici delle altre e con il testo regolare. Nel 1997 la rubrica Social fu caratterizzata da un nuovo tratto distintivo: la tecnica del collage. Il poco testo presente e il titolo vennero inseriti in riquadri dallo sfondo nero e sovrapposti a una serie di fotografie in accostamento e sovrapposizione senza alcuna regola geometrica ben precisa. L'equilibrio delle fotografie, puramente visivo, si confrontava con la presenza del nome di ogni soggetto posto al di sopra della sua figura. Il resto delle rubriche ebbe un andamento pi첫 strutturato rispetto agli anni precedenti: sfondi colorati, colonne di testo e fotografie si incastravano attraverso profili geometrici e sovrapposizioni studiate. Infine i titoli furono composti dal nome della rubrica in nero, da un sottotitolo in rosso, da una linea orizzontale e dal logo posto inferiormente ad essa.

1997 - 1998 NUMERI DI SETTEMBRE

Trattamenti grafici delle rubriche Social, Travel In, Spotlight, On Stage, Agenda.

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OROSCOPO NUMERI DI SETTEMBRE

Trattamenti grafici delle pagine dedicate all'Oroscopo dal 1991 al 1998.

La composizione grafica della pagina dedicata all'oroscopo cambiò anno dopo anno. Nonostante quest'alta variabilità, è possibile tracciare delle linee guida comuni nelle diverse versioni, che le contraddistinsero rispetto ai trattamenti subiti negli anni precedenti. Il titolo variava in concomitanza con i titoli di tutte le altre rubriche, mentre il nome del mese fu enfatizzato ogni anno in modo diverso. I primi anni la sua tipografia fu composta da un carattere graziato e da dimensioni imponenti lungo la parte superiore della pagina, per passare successivamente a soluzioni meno invasive e pesanti. Il testo presente si sviluppava

in un paragrafo di introduzione dedicato al segno del mese e in due o tre colonne di testo dedicate alla descrizione dei segni rimanenti. Nel 1991 e nel 1993 vennero effettuati alcuni cambiamenti, rispettivamente un blocco di testo dallo sfondo rosso e un completo sfondo grigio, ma complessivamente la rubrica seguì un unico stile editoriale lungo tutto il periodo analizzato. Ogni segno veniva diviso attraverso cambiamenti di colore, di tipografia, o di margini. Infine, in queste nuove composizioni le illustrazioni non trovarono posto, lasciando al testo il ruolo principale nell'impostazione grafica della pagina.

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PAGINE INTERNE NUMERI DI SETTEMBRE

In alto: esempi delle pagine di apertura del testo editoriale della rivista nel periodo analizzato. Nella pagina affianco: esempi di trattamenti grafici delle pagine interne della rivista nel periodo analizzato.

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Le pagine interne dedicate al testo editoriale di Vogue Italia erano organizzate in un agglomerato nella seconda metà della rivista. Questo gruppo coeso di articoli era diviso da quello pubblicitario e presentato attraverso una sorta di copertina, che nel periodo analizzato era spesso creata da uno sfondo colorato e un titolo dalle diverse tipografie. L'impostazione grafica degli articoli subì un cambiamento radicale rispetto agli anni Ottanta.

Le elaborate strutture policrome delle pagine interne lasciarono il posto a un formalismo minimalista, in cui il testo venne impaginato in due colonne giustificate e i titoli e le fotografie diventarono il punto focale della doppia pagina. La presenza dell’immagine nella grafica editoriale di questo periodo era prevalentemente fotografica e ciò portò a un'impaginazione standard creata da una pagina di testo e una dedicata completamente alla fotografia.


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Questa rinnovata regolarità nell'impostazione delle pagine interne della rivista portò a una ricerca maggiore nella tipografia dei titoli. Essi avevano il compito di incanalare l'attenzione sull'articolo insieme alle fotografie. Ciò risultò piuttosto evidente in un articolo del numero di settembre del 1997 in cui la fotografia, caratterizzata da una modella in contrapposizione a forme geometriche molto particolari, e un capolettera creato dalla lettera "e" inserita in una forma circolare creavano impatto, attenzione e curiosità. L'utilizzo della variazione di colore, del tutto assente nella composizione del testo, era riservato ai vocaboli componenti i titoli. Parole dalle diverse tinte si intersecavano, accavallandosi attraverso giochi d'interlinea che creavano nuove suggestioni. Altri titoli vennero invece enfatizzati da elementi grafici quali frecce, barre spaziatrici e trattini di separazione per sottolinearne il significato semantico.

1991 - 1998 TITOLI

Esempi della tipografia utilizzata nella composizione dei titoli relativi al periodo di analisi considerato.

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1992 NUMERO DI SETTEMBRE

Articoli trattati in modo particolare. "La Volpe e l'Uva" e "Regina di Picche e Fante di Cuori".

Alcuni articoli particolari si contraddistinsero fortemente rispetto all'impaginazione lineare delle pagine interne. Nel 1992 due articoli furono trattati in maniera del tutto originale rispetto agli anni precedenti. Entrambi avevano un tema principale che ne caratterizzò l'impaginazione e l'illustrazione creata appositamente. Il primo articolo, intitolato "La Volpe e l'Uva" di Anna Piaggi, giornalista molto influente nelle pagine di Vogue Italia, aveva come tema principale quello della favola del famoso

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scrittore latino Fedro, citata nel titolo. Le fotografie presenti, raffiguravanti modelle vestite con abiti che richiamavano fortemente la frutta e l'animale citati, erano adornate da illustrazioni che rievocavano il mondo naturale. Il testo inserito aveva una dimensione e un'interlinea dai valori maggiori rispetto a quelli abituali. Il secondo articolo particolare, nello stesso numero del precedente e intitolato "Regina di Picche o Fante di Cuori", era invece stato ispirato dalle carte

da gioco. Esso era dedicato alle vite amorose dei personaggi reali e il tema delle carte fu del tutto appropriato per enfatizzarne il significato. Le prime due pagine in particolare erano caratterizzate dalle famose illustrazioni di re e regina poste su due sfondi in contrasto (bianco e nero) e opposte tra loro. Al posto del viso disegnato, attraverso la tecnica del fotomontaggio, erano presenti i volti fotografati dei soggetti dell'articolo. Le altre pagine erano decorate con fotografie che richiamavano la forma delle carte.


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Come accennato in precedenza, la fotografia rappresentava la maggior parte delle immagini presenti nella rivista, prendendo il sopravvento sull'illustrazione. Le tecniche di sovrapposizione e di post-produzione analizzate nel capitolo precedente lasciarono il posto a una fotografia del tutto nuova. Essa rappresentava il primo approccio verso una tecnica fotografica piĂš sofisticata e attenta ai dettagli, abbandonando le classiche pose che le modelle mantenevano precedentemente. "Dinamismo" era la parola chiave per queste nuove immagini dettate dall'impatto del movimento e dai forti contrasti dei colori, spesso posizionate sopra un vasto blankspace che ne esaltava tutte le qualitĂ . Anche le fotografie piĂš ordinarie che ritraevano le modelle all'interno di ambienti reali, quali case o luoghi pubblici, esaltarono il movimento cogliendo il soggetto di sorpresa o intento a svolgere un'azione come aprire una porta correndo, o fare la piega ai capelli.

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Un'altra tecnica di rappresentazione fotografica che si diffuse maggiormente in questo periodo fu quella del saggio di stile. Esso era costituito da servizi fotografici a tema che raccontavano una storia attraverso una sequenza di immagini caratterizzate da uno stesso tema principale. Potevano rappresentare storie di viaggio, storie create ad hoc, oppure storie teatrali, storie famose come quelle delle favole o potevano ancora rappresentare storie di vita reale. Venivano scelti modelli, ambientazioni, e a volte gli abiti venivano creati appositamente per

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il tema scelto. A partire dal 1993 i saggi di stile si susseguirono ed ebbero sempre piĂš importanza tra le pagine di Vogue Italia, grazie alla loro capacitĂ di trasportare l'osservatore in un'altra dimensione fantastica e di stuzzicare la sua immaginazione, utile a interpretare le fotografie. Alcuni saggi importanti nel periodo analizzato riguardavano, ad esempio, boschi con donne signorili intente a curiosare intorno, teatri occupati da uno spettacolo di magia, o ancora prati con costruzioni astratte con cui giovani donne andavano a confrontarsi.


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1992 PAGINE PUBBLICITARIE

Pubblicità divulgate dalla casa di moda italiana Valentino nelle prime pagine di Vogue Italia.

Anche le pagine di pubblicità della rivista, proprio come quelle dedicate agli articoli, adottarono uno stile più pulito e lineare. La propaganda dello stilista Valentino, protagonista a lungo termine delle prime pagine della rivista, optò nel numero di settembre del 1992 per un'immagine sobria e ordinata, caratterizzata da modelle su sfondo bianco e tipografia studiata. Il testo era composto da un lettering graziato dai colori oro e nero e le diverse righe avevano corpo differente per poter mantenere costante la larghezza della colonna. I colori, le fotografie

e lo sfondo bianco contribuivano a donare alla pubblicità un forte senso di eleganza. Il numero delle pagine promozionali era in forte crescita rispetto a quelle editoriali: agli inizi degli anni Novanta corrispondeva a circa 150, il doppio rispetto alle pagine dedicate agli articoli, mentre alla fine del periodo si contano circa 350 pagine di pubblicità contro 250 di testo editoriale. A causa di questi numeri, non stupisce notare come anch'esse avevano una lunghezza sempre maggiore e contenuti che si intersecavano tra una pagina e l'altra.

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1999 - 2009 LA REAZIONE

2005 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina. Fotografia di Steven Meisel.

Con l'avvento del nuovo millennio l'uso dell'immagine ha subito notevoli cambiamenti. Il disegno e l'illustrazione tradizionali risultarono di scarso utilizzo nella grafica dei primi anni del secolo, a differenza di quanto era avvenuto invece negli anni Settanta. Questa nuova tendenza dell'immagine prevalentemente fotografica era guidata da un utilizzo iconografico molto diverso rispetto al passato e delineato dallo sviluppo dei mezzi cinetici e dei processi digitali di post-produzione. La ricerca di un'immagine fissa spesso richiedeva la realizzazione di una sequenza filmica e la successiva estrapolazione di un fermo immagine o di uno dei numerosi scatti ravvicinati.

Il nuovo sviluppo della tecnica fotografica si evinse dalla composizione della copertina, per esempio in quella del numero di settembre del 2005. Nella composizione grafica della pagina la fotografia e i testi si compenetrano in una formula nuova, in cui tutto si trasforma in immagine. Nella copertina presa in considerazione, una donna correva su una moto, il vento le scompigliava i capelli e l'insieme era posto al di sopra del titolo della rivista. L'effetto dinamico del movimento venne accentuato dalla presenza del fumo, che accerchiava la sagoma della modella e attraversava il testo presente nell'angolo destro inferiore della pagina.

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2007 NUMERO DI SETTEMBRE

Pagina di indice e pagina delle informazioni di copertina.

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Il sommario non subĂŹ molte differenze rispetto agli anni precedenti, infatti l'impostazione grafica, i titoli e le sezioni dell'indice rimasero le stesse. La pagina in cui si trovavano le informazioni di copertina fu delineata invece da una nuova struttura grafica che avrebbe caratterizzato tutte le rubriche del periodo di tempo analizzato. Un elemento quadrato, di colore nero e contenente il titolo della rubrica in colore bianco e il titolo della rivista in rosso, si trovava al centro dello spazio dedicato, circondato nel lato sinistro da una breve colonna di testo contenente la descrizione della fotografia di copertina. La foto si trovava subito al di sotto della descrizione e,

sotto di essa, veniva riportato il nome della casa di moda da cui provenivano i vestiti utilizzati dalle modelle in copertina. Le rubriche, denominate giĂ negli anni precedenti Fatti Volti Tendenze, vennero unificate visivamente dall'elemento quadrato e nero descritto in precedenza. Attorno a esso la struttura grafica si diramava con diverse soluzioni in base alla scelta dei contenuti e degli argomenti trattati. I colori utilizzati negli sfondi o nelle immagini selezionate erano molto accesi e vivaci. Non vi era una regola ben precisa per il loro accostamento, esso infatti variava da rubrica a rubrica. Il testo presente era


organizzato in strette colonne regolari che potevano essere posizionate sullo sfondo bianco, su box creati appositamente o anche al di sopra delle immagini presenti. Queste continue sovrapposizioni tuttavia potevano causare un minor livello di leggibilità, a differenza degli anni precedenti in cui essa era garantita attraverso diverse soluzioni nella quasi totalità dei casi. Il numero di pagina trovava una nuova posizione in questa composizione: esso era posizionato nell'angolo superiore sinistro, in nero o in bianco in contrasto, e la sua tipografia era creata da un carattere bastone più alto che largo. In questa alta variabilità di contenuti, riscontrata anche nel periodo precedente, le rubriche tendevano a cambiare frequentemente e a sostituirsi. Una nuova rubrica nacque all'insegna del nuovo millennio: Web. Con lo sviluppo delle nuove forme di comunicazione, come il fenomeno dei social network o dei dispositivi mobili, molte piattaforme online nacquero proprio in quel periodo e meritarono di trovare un posto anche nelle pagine di Vogue Italia, rivista sempre attenta allo sviluppo dei media e alle tendenze delle nuove generazioni.

1999 - 2009 NUMERI DI SETTEMBRE

Trattamenti grafici delle rubriche Social, Web, On Stage, Travel, News.

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2006 NUMERO DI SETTEMBRE

Trattamento grafico della rubrica Scrapbook a cura di Lele Acquarone.

OROSCOPO NUMERO DI SETTEMBRE

Trattamento grafico della pagina dedicata all'Oroscopo nel 2006.

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Gli Scrapbook, curati dall'illustratrice Lele Acquarone, meritano un discorso particolare a causa della loro evoluzione e affermazione nelle pagine della rivista. I disegni creati a mano dall'inchiostro di china che scorre sulla carta, mantengono anche nella pagina stampata quell'effetto di "schizzo" dato dal tratto e dagli strumenti utilizzati. I testi, precedentemente creati al computer, iniziarono in questi anni a essere creati da una scrittura a mano che si fondeva meglio con i disegni e seguiva le sagome delle fotografie presenti, occupando quasi tutto lo spazio bianco disponibile. Questo insieme di contenuti che interagivano tra loro scaturiva dall'ispirazione data da un'idea nuova, stimolante, da un senso di gioco che l'autrice traeva dall'osservazione delle nuove collezioni presentate durante le sfilate di moda. Anche

i titoli, individuabili grazie alle loro dimensioni rispetto al resto del testo, erano creati manualmente e caratterizzati da uno spunto dato dall'argomento di cui si trattava. L'impostazione grafica della pagina dedicata all'oroscopo seguiva esattamente quella delle altre rubriche. La pagina venne divisa in tre colonne principali: quella centrale dedicata al consueto elemento quadrato contenente il titolo e a due paragrafi di testo introduttivi; quelle laterali, che riempivano completamente l'altezza della pagina, dedicate alla descrizione dei segni zodiacali. Il testo presente era giustificato e visivamente compatto. I diversi segni zodiacali erano individuabili solo attraverso una differenza di peso del carattere rispetto al resto del testo, non erano presenti margini specifici o illustrazioni.


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COPERTINA SEZIONE NUMERI DI SETTEMBRE

Esempio della copertina interna della sezione Beauty.

PAGINE INTERNE NUMERI DI SETTEMBRE

Nella pagina affianco: esempi dell'impaginazione degli articoli con copertina individuale nel periodo analizzato.

Alcune sezioni delle pagine interne di Vogue italia vennero caratterizzate, a partire dal 2002, da una sorta di copertina interna. Questa, stampata su una carta da una grammatura maggiore rispetto alle altre e allo stesso tempo minore di quella della copertina vera e propria, era caratterizzata da una specifica impostazione grafica. Proprio come nelle cover esterne, il titolo della rivista veniva posto in alto e al di sopra di una

fotografia, occupante l'intero spazio della pagina. Leggermente sovrapposto a esso, il nome della sezione (ad esempio Beauty) veniva posizionato lateralmente con un carattere e un colore differente e in contrasto. L'impaginazione degli articoli di testo all'interno di una doppia pagina seguiva quella giĂ sperimentata. La prima pagina era occupata dalla copertina introduttiva dell'articolo

contenente il titolo, trattato sempre in maniera differente, elementi grafici e sfondi colorati. Il tutto, posizionato secondo un equilibrio visivo piĂš che formale, era accostato a una pagina bianca o dallo sfondo chiaro contenente due colonne di testo giustificato. A volte vi erano elementi grafici colorati come linee orizzontali o capilettera decorativi, ma si trattava solo di eccezioni alla regola.

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La maggior parte degli articoli presentati era composta comunque da servizi fotografici. Essi occupavano l'intera doppia pagina e spesso il testo descrittivo era ridotto a piccole colonne laterali. Per evitare la ridondanza, alcune soluzioni particolari vennero adottate per far interagire maggiormente testo e immagini. Il testo poteva essere impaginato in box bianchi sovrapposti alle fotografie, in colonne di testo molto strette e alte che creavano un certo equilibrio con l'orizzontalità delle foto di sottofondo, all'interno di un capolettera seguendone la sagoma o infine in una colonna di testo dal profilo geometricamente arcuato. Nel 2005 una nuova iniziativa trovò posto tra le pagine di Vogue Italia: il progetto di scouting Who is On Next? organizzato in collaborazione con l'importante agenzia di moda AltaRoma. Esso

aveva come obiettivo la ricerca e la promozione di giovani talenti creativi del panorama nazionale ed internazionale. Dedicato alle collezioni femminili, nelle categorie Abbigliamento e Accessori, il concorso ha inaugurato a giugno 2009 anche la categoria maschile, in collaborazione con Pitti Immagine e L'Uomo Vogue. Il vincitore e le nuove proposte erano premiate nel numero di settembre attraverso alcune pagine dedicate (di solito sei). Il logo del progetto era formato da due rettangoli colorati e dal titolo che aveva una tipografia particolare. Ogni lettera aveva una direzione, un peso, una posizione diversa dalle altre e insieme creavano una composizione di equilibrio visivo. Le pagine erano composte dalle fotografie dei partecipanti e dagli abiti presentati su uno sfondo nero attraverso la tecnica del collage precedentemente affermata.

2005 NUMERO DI SETTEMBRE

Pagine interne dedicate al progretto di ricerca dei nuovi talenti Who is on next?

PAGINE INTERNE NUMERI DI SETTEMBRE

Nella pagina affianco: esempi di soluzioni individuali delle pagine interne della rivista nel periodo analizzato.

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I titoli del periodo analizzato furono caratterizzati da un'importanza minore rispetto agli anni precedenti. Infatti, a causa della presenza delle copertine degli articoli, il numero dei titoli trattati tradizionalmente diminuĂŹ. I caratteri utilizzati erano principalmente bastoni e il significato semantico del testo veniva enfatizzato principalmente dalla variazione di colore e dimensione. Questa nuova semplicitĂ delle forme era motivata dal fatto che la posizione dei titoli era di solito al di sopra di una fotografia a doppia pagina. Le fotografie divennero sempre piĂš dinamiche e ricche di dettagli, per questo il titolo fu messo in contrasto con esse attraverso la linearitĂ delle forme. A volte era posizionato in una stretta colonna laterale in una soluzione che portava alla destrutturazione delle parole in sillabe e piĂš righe di testo. Altre volte il titolo era caratterizzato da una crenatura dal valore molto basso e posto all'interno di un box bianco dai margini molto sottili, sottolineandone la compattezza. Alcune soluzioni particolari venivano a volte adottate, ma sempre in numero molto minore rispetto agli anni precedenti.

1999 - 2009 TITOLI

Esempi della tipografia utilizzata nella composizione dei titoli relativi al periodo di analisi considerato.

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Il numero del mese di luglio del 2008 fu una pubblicazione molto particolare. Denominato Black Issue, esso era dedicato alla bellezza delle modelle di colore come l'eterna Naomi Campbell, presente in copertina. Nella copertina del testo editoriale la descrizione presente recitava: Questo è un numero dedicato alla bellezza. Nera. è un omaggio alle donne di colore: cantanti, attrici, perforare, modelle che con il loro stile hanno influenzato il percorso estetico del nostro tempo. Un fascino innegabile, quello della black beauty. Che ha segnato la moda fin dagli anni Sessanta, quando Yves Saint Laurent e Paco Rabanne fecero salire in passerella le prime mannequins di

colore. Personalità carismatiche come quelle di Donyale Luna, ieratica ed eclettica, Pat Cleveland, ironica e solare, o Iman, eterea e aristocratica, hanno sancito e amplificato il successo di molti stilisti. Come se la moda avesse scelto di cristallizzare un modello iconico di bellezza, dagli anni Novanta a oggi Naomi è stata la loro erede indiscussa, insieme a Tyra Banks, Alek Wek, Liya Kebede. Questo è un tributo a loro e a tutte le altre black ladies che si imporranno sulle passerelle. Con gli auguri di “Vogue Italia”.

2008 BLACK ISSUE

Copertina e pagine interne del numero di luglio dedicato alla bellezza nera.

Il numero conteneva le fotografie delle modelle di colore più famose, fotografate da Steve Meisel, celebrandone la bellezza.

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La fotografia subĂŹ uno sviluppo straordinario dall'inizio del nuovo millennio. La sua digitalizzazione ha avuto implicazioni importanti sia nella fase di ripresa delle immagini che in quella di riproduzione. I nuovi sistemi di esposizione, messa a fuoco, inquadratura e disponibilitĂ immediata, garantiti dalla nascita di nuove attrezzature dalle prestazioni performanti, hanno aiutato molto il lavoro dei fotografi che potevano cosĂŹ concedersi a uno studio maggiore dei soggetti e della post-produzione adeguata. I servizi fotografici nelle pagine di Vogue Italia ebbero uno spazio dedicato sempre maggiore: si andava dalle dieci alle venti pagine a servizio. Si tendeva, attraverso questi servizi, a stupire l'osservatore e a mostrargli cose che non si sarebbe mai aspettato. Nel numero di settembre del 1999 due servizi fotografici furono molto particolari e spiegano bene il nuovo obiettivo della fotografia di moda. Il primo si intitolava "Walk", era a cura di Lee Jenkins ed era finalizzato alla presentazione di alcune calzature colorate. Esse

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vennero inquadrate in modo ravvicinato e in un'azione ben precisa: il tentativo di staccare la suola dal chewingum filante. Nello stesso numero un altro articolo fu degno di attenzione: "Don't shoot" di Tim Walker. Esso raffigurava le modelle in ambientazioni esterne e intente a proteggersi attraverso diverse soluzioni dallo scatto del fotografo, come a imitare l'atteggiamento delle celebritĂ nei confronti dei paparazzi. Nel numero del settembre del 2000, un altro articolo apparteneva allo stesso filone figurativo. In "Billboard Clicks" di Ellen von Unwerth la rappresentazione delle fotografie fu del tutto inaspettata. Le fotografie delle modelle vennero montate su grandi cartelloni pubblicitari o sulle panchine per le strade di una cittĂ e, successivamente, i supporti vennero fotografati da diversi punti della strada. Le fotografie raffiguravano in definitiva scorci cittadini, in cui emergevano supporti pubblicitari contenenti le fotografie delle modelle con i rispettivi abiti presentati dall'articolo.

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Il fotografo per eccellenza e protagonista da più di vent'anni delle copertine e delle pagine di Vogue Italia è senza dubbio Steven Meisel. I suoi servizi fotografici hanno sempre avuto il maggior spazio possibile all'interno della rivista e riguardano spesso problematiche sociali dal grande impatto umanitario. Nel numero di settembre del 2006 egli presentò il suo servizio fotografico "State of Emergency", dedicato alla problematica della violenza sulle donne. Le fotografie erano crude e irruenti e mostravano donne sottomesse dall'abuso di potere delle forze speciali, mostrandone così il lato drammatico. Un altro servizio importante figurò nel numero di settembre dell'anno successivo. "Make Love, Not War" era un servizio impressionante che ritraeva soldati sporchi di terra, in una zona di guerra, che interagivano in maniera appassionata con modelle femminili. Ciò era finalizzato alla proclamazione dell'amore come unica forma di comunicazione e arma contro gli orrori della guerra.

STEVEN MEISEL

Nella pagina affianco: State of Emergency, settembre 2006. In questa pagina: Make Love, Not War, settembre 2007.

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Nel momento in cui la fotografia prese il sopravvento rispetto a tutte le altre forme di illustrazione, l'effetto di questo cambiamento influenzò anche la pubblicità. A partire da questi anni le pagine promozionali tendevano a mostrare fotografie lavorate in post-produzione per ottenere diversi risultati. In alcune pagine pubblicitarie, acquistate dalla stilista Nina Ricci nella rivista del 1999, le modelle vennero fotografate sopra uno sfondo totalmente bianco. La silohuette delle modelle venne riprodotta nella pagina vicina alla fotografia corrispondente e funzionava da maschera di ritaglio per immagini del tutto diverse.

Un altro stilista si distinse nel sovrappopolato mondo della fotografia pubblicitaria: Alberto Biani. Le sue pagine pubblicitarie erano caratterizzate da fotografie trattate in bicromia con tinte molto accese e sormontate dal logo in bianco posto centralmente. Lo stile utilizzato fu lo stesso per almeno tre anni, garantendone l'immediata individuazione anche in riviste differenti. L'utilizzo di maschere di ritaglio ben precise e colori dominanti, o utilizzati in bicromia, furono le tecniche più diffuse nella post-produzione delle pagine pubblicitarie che, da quel momento in poi, ebbero la tendenza unificatrice della fotografia d'impatto.

1999 PAGINE PUBBLICITARIE

Pubblicità divulgate dalla casa di moda italiana Nina Ricci nelle prime pagine di Vogue Italia.

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2010 - 2015 IL CONTEMPORANEO

2014 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina celebrativa del numero dedicato al 50° anniversario di Vogue Italia. Fotografia di Steven Meisel.

Nel mese di settembre del 2014 Vogue Italia ha festeggiato un traguardo molto importante: cinquant'anni di pubblicazione. In questo lungo periodo il magazine si è proclamato indiscusso dittatore di tendenze, portatore della memoria storica della moda italiana e precursore di nuovi giovani stilisti. Cinquant'anni in cui l'edizione italiana ha saputo tenere alto il nome della rivista e l'importanza che esso ha nel mondo, in un percorso costellato di riconoscimenti, sperimentazioni e scelte eccentriche e anticipatrici. La rivista ha percorso ogni momento storico italiano insieme alle donne e alla loro evoluzione, celebrandole attraverso fotografie e pagine senza tempo.

L'intero numero di settembre di quell'anno è stato dedicato interamente a questo importante avvenimento. Nella copertina furono fotografate da Steven Meisel cinquanta donne, che sono state da sempre le icone di stile e che in mezzo secolo sono apparse sulla rivista e sono state raccontate attraverso gli occhi dei maestri della fotografia. Le tinte utilizzate in copertina sono due: il bianco e l'oro, che ha un significato particolare nella scelta dei colori. Esso rappresentava l'eleganza, il lusso, l'immagine dorata che Vogue Italia ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi. Il logo della rivista fu posizionato superiormente alla fotografia, per esaltarne l'importanza, e nella parte inferiore

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2014 NUMERO DI SETTEMBRE

Copertina celebrativa completa del numero dedicato al 50째 anniversario di Vogue Italia. Fotografia di Steven Meisel. Pagina contenente le informazioni di copertina dello stesso numero.

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della copertina venne inserita la parola "Anniversary". Il testo in oro richiamava la bicromia della fotografia presente. La copertina di questo numero speciale aveva in realtà una lunghezza pari a circa cinque volte la copertina tradizionale. Questo espediente fu necessario per poter contenere le fotografie di tutte e cinquanta le donne raffigurate e, dopo la fase di stampa, fu piegata su sè stessa in modo tale da poter essere aperta come un pop-up. L'importanza dedicata a questa copertina fu tale da dedicare un'intera pagina interna alla descrizione di ogni fotografia che la componeva. La pagina riportava l'intera copertina aperta superiormente vicino al logo e, inferiormente, le fotografie che la componevano con la rispettiva descrizione.

Durante questo lungo periodo le copertine di Vogue Italia si sono susseguite ogni mese attraversando varie fasi stilistiche. Dall'esaltazione del volto della modella degli anni Sessanta all'uso del colore come mezzo utile per attirare l'attenzione degli anni Settanta, dall'eclettismo e dall'uso delle diagonali e delle geometrie colorate degli anni Ottanta alla semplificazione lineare degli anni Novanta, dal dinamismo del nuovo millennio dotato di fotografie cinematografiche all'esaltazione elegante e pulita della bellezza delle fotografie presenti in copertina attualmente, la rivista ha pienamente dimostrato di essere in grado di stare al passo con i tempi e di evolversi in modi diversi pur mantenendo l'identitĂ visiva che la contraddistingue.

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L'impostazione grafica del sommario, presente dal 2010 ai giorni nostri, ha subito qualche cambiamento rispetto alla versione degli anni precedenti. La nuova struttura è formata da due colonne di testo in cui i contenuti vengono gerarchizzati attraverso margini e titoli di sezione. Il titolo della pagina ("Vogue Contents") si trova in alto a sinistra con una direzione ruotata di 90°. A fianco compare il numero di pagina dal nuovo trattamento tipografico, che si manterrà per tutte le pagine dedicate alle rubriche, dato dall'utilizzo di un doppio

carattere: il primo possiede delle grazie molto evidenti e contrasti di spessore, il secondo è invece un carattere bastoni dalla larghezza minore del primo. Al di sotto del numero di pagina una linea orizzontale introduce il mese di pubblicazione e i contenuti dell'indice. Le sezioni della rivista sono le stesse degli anni precedenti, tranne nel numero celebrativo dell'anniversario di settembre 2014 in cui appaiono anche Portfolios e Vogue Italia Archive, dedicate alla rivisitazione dei contenuti storici della rivista.

2011 NUMERO DI SETTEMBRE Pagina di indice e pagina delle informazioni di copertina.

2014 NUMERO DI SETTEMBRE Pagina di indice con contenuti differenti rispetto al solito.

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2010 - 2015 NUMERI DI SETTEMBRE

Trattamenti grafici delle rubriche People and Events, All Mad About, Scrapbook, Face to Face.

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La nuova struttura grafica delle rubriche ha alcuni punti di continuità con quella del sommario, i numeri di pagina e i titoli sono infatti trattati e posizionati allo stesso modo. Il carattere utilizzato per i titoli è graziato e ha un aspetto informale con forti contrasti di spessore. La griglia di base è formata da tre colonne di testo, ma questa viene spesso destrutturata in base alle esigenze create dall'inserimento delle immagini e dalla loro coesione con il testo. I margini tra le colonne di


testo e tra le immagini vengono diminuiti e, sebbene la griglia di base sia regolare, l'insieme dei contenuti inseriti risulta piĂš articolato delle soluzioni adottate precedentemente. A volte il testo viene sovrapposto a una fotografia, o circondato da disegni che possono occupare anche lo spazio attorno al numero di pagina. Infine, grande successo riscuotono ancora le pagine dedicate agli Scrapbook di Lele Acquarone, che hanno aumentato il loro numero durante il corso degli anni.

La pagina dedicata all'oroscopo è stata unificata a tutte le altre rubriche. Se vent'anni prima essa cambiava in ogni pubblicazione, alternando colori e illustrazioni, colonne di testo regolari e titoli particolari, attualmente la sua impostazione è rigida e regolare. Un'importante novità consiste nell'assegnazione del titolo "Star Watching" che viene preceduto dal nome del mese corrente in colore rosso. Un ulteriore titolo viene posizionato nella parte centrale della pagina, seguito da un breve paragrafo di testo.

OROSCOPO NUMERO DI SETTEMBRE

Trattamento grafico della pagina dedicata all'Oroscopo nel 2010.

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COPERTINA SEZIONE NUMERI DI SETTEMBRE

In alto: esempi della copertine interne delle sezioni Close up, Suggestions, Beauty, Choice.

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Il testo editoriale della rivista viene diviso nelle pagine interne da numerose copertine di sezione. Esse, come analizzato precedentemente, risultano delle vere e proprie copertine dotate di titolo, fotografie e grammatura maggiore rispetto alle pagine ordinarie. Vogue Suggestions contiene un servizio fotografico dedicato a una specifica casa di moda che varia da numero a numero, Vogue Close-up ha uno sguardo attento agli accessori di moda mentre Vogue Beauty si occupa di articoli di

bellezza dedicati a un particolare argomento. Ogni sezione menzionata appare come se fosse un inserto della rivista e tutte sono inserite prima delle pagine dedicate ai servizi di moda, e tra le pagine di pubblicità . L'impostazione grafica degli articoli è, al contrario di quella delle rubriche, piuttosto continuativa con quella del passato. Molti articoli sono aperti da una pagina "titolo-copertina" e seguiti da colonne di testo regolari e giustificate. A volte qualche elemento viene enfatizzato


per mezzo dell'aumento delle dimensioni o del posizionamento, tuttavia il complesso risulta lineare e semplice. La maggior parte degli articoli di moda è comunque costituita da molte pagine dedicate ai servizi fotografici, per cui il testo è presente in quantità molto minori. Sebbene la maggior parte delle doppie pagine sia occupata totalmente dalle fotografie, qualche articolo contiene più fotografie, sovrapposte o accostate, e colonne di testo più larghe. Quest'ultime

possono essere sovrapposte alle fotografie, accostate a esse con un margine dal valore molto basso, o inserite in box bianchi in un livello superiore a quello delle immagini. Come si evince, anche la sperimentazione grafica delle pagine interne è andata pian piano affievolendosi verso un'impostazione più lineare e pulita, cercando di trovare le giuste soluzioni per mostrare alle lettrici un prodotto di qualità e dare importanza alle fotografie, indiscusse protagoniste della rivista.

PAGINE INTERNE NUMERI DI SETTEMBRE

In basso: esempi dell'impaginazione degli articoli nel periodo analizzato.

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Pur mantenendo anch'essi una certa linearità e regolarità , acquisita negli anni immediatamente precedenti, i titoli mostrano una varietà maggiore per quanto riguarda lo studio della loro tipografia. Infatti i caratteri utilizzati sono molto diversi tra loro, grazie soprattutto all'azione di digitalizzazione dei grandi produttori di caratteri, che ha permesso di fare diversi tentativi di accostamenti nell'arco di pochi secondi al computer. Essi variano da graziati a bastoni, hanno altezze e colori differenti, possono essere centrati, sbandierati a destra o a sinistra. Alcuni possono contenere elementi grafici, tuttavia lo stile prediletto è quello minimale e disciplinato creato da una griglia strutturale evidente, in forte contrasto con quanto successo durante gli anni analizzati precedentemente e in linea con lo sviluppo grafico che ha investito la rivista di moda. La maggior parte dei titoli presenti contiene inoltre il nome dell'autore del servizio fotografico, a dimostrazione di quanto il ruolo dei fotografi sia di grande importanza per la rivista.

2010 - 2015 TITOLI

Esempi della tipografia utilizzata nella composizione dei titoli relativi al periodo di analisi considerato.

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La fotografia attuale risulta sempre piĂš ricercata e sofisticata. Illustrare gli articoli di moda richiede infatti molti tentativi e dialoghi tra i fotografi e i redattori al fine di trovare la soluzione piĂš adatta, e non sempre immediata, per poter suggerire al lettore il significato. Molte delle immagini presenti nelle pagine di Vogue Italia non sono immagini reali, ma bensĂŹ basate sull'immaginazione dei fotografi e sulla loro visione del tema proposto. Infatti comunicare un determinato messaggio spesso non corrisponde al renderlo completamente esplicito. Le fotografie di moda oggi tendono a smuovere qualcosa nell'animo dell'osservatore, a suscitare un'emozione o una personale

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interpretazione. I servizi di moda dei giorni d'oggi hanno un iter ben preciso alle spalle. Il lavoro parte dagli editor che seguono le sfilate scambiandosi pareri sulle collezioni e pianificano al rientro i servizi di moda, gli stilisti e i contenuti che devono possedere. Gli abiti scelti vengono inviati dai diversi atelier alla redazione che si occupa di scattare le fotografie e riconsegnarli subito dopo. Grazie ai recenti mezzi elettronici, come computer e stampanti, le fotografie appena scattate vengono subito stampate, selezionate e assemblate nelle pagine della rivista. Non è un caso se molti fotografi di Vogue Italia siano diventati famosi in tutto il mondo grazie alle loro opere.


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La pubblicità subisce un effetto diretto dello sviluppo della fotografia. Con l'evolversi dei servizi di moda, anche nelle pagine promozionali della rivista si evince la stessa cura e ricerca delle immagini, lo stesso impegno nel trovare la fotografia perfetta per esaltare gli abiti o gli accessori delle famose case di moda. La formula più diffusa è quella della doppia pagina composta da una o due fotografie montate insieme e dal logo, che è l'unico testo presente, in bianco, o comunque in un colore contrastante con lo sfondo, dalle dimensioni evidenti. Anche la pubblicità, come tutti gli altri elementi analizzati, ha subito negli anni una moltitudine di cambiamenti. Basti pensare all'impostazione grafica o ai contenuti. I disegni e le illustrazioni sono diventate sperimentazioni grafiche prima, e unicamente fotografie poi; i prodotti pubblicizzati, che negli anni Sessanta e Settanta andavano dagli alcolici alle automobili, dalle carte da parati ai mobili per la casa, si restringono oggi unicamente agli abiti e agli accessori delle grandi case di moda italiane e internazionali.

2013 PAGINE PUBBLICITARIE

Pubblicità divulgate dalla casa di moda italiana Gucci nelle prime pagine di Vogue Italia.

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Negli ultimi decenni l’informatica e la tecnologia digitale hanno conosciuto un rapidissimo sviluppo. In tal modo il computer è diventato strumento indispensabile di lavoro ma anche comune utensile domestico, al pari del televisore. L’informazione ottenibile attraverso i canali elettronici e digitali ha quindi acquisito un predominio sempre in crescita, che ha reso indispensabile mettere a punto nuovi modelli linguistici espressivi. Per tutti questi motivi, Vogue Italia ha aperto nel 2010 un sito internet visitato ogni giorno da milioni di utenti. Il sito è aggiornato circa trenta volte al giorno per permettere a chiunque possieda un computer, o un tablet, di restare costantemente al

corrente dei differenti argomenti trattati. Tra i contenuti si trovano video, tendenze internazionali, novità del mondo delle celebrities, contenuti delle riviste presenti in edicola nel mese corrente, e il famoso blog di Franca Sozzani, aggiornato quotidianamente e contenente argomenti di attualità legati al mondo della moda. Alcune iniziative sono state lanciate per coinvolgere di più i lettori: PhotoVogue, una piattaforma dedicata ai giovani fotografi, VOGUEncyclo, una vera e propria enciclopedia della moda scritta dagli utenti del sito, e l'importante VogueArchive, inaugurato in concomitanza con il cinquantesimo anniversario, che contiene tutti i numeri di Vogue Italia pubblicati fin'ora.

2014 VOGUE ARCHIVE

Pagina del numero celebrativo di settembre dedicata all'apertura dell'archivio online.

2015 VOGUE.IT

Home page del sito internet nato nel 2010 e in continua evoluzione.

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Conclusione Partendo da una panoramica generale, costituita dalla nascita e dall’evoluzione storica della rivista, è stato messo in evidenza lo sviluppo sequenziale e la successione delle diverse fasi nella creazione del progetto grafico, attuo all’affermazione dell’identità visiva di Vogue Italia. Tenendo in considerazione gli obiettivi, le intenzioni e i propositi della rivista, è stata analizzata la sua evoluzione grafica attraverso i diversi elementi che la costituiscono e che sono cambiati con essa: la copertina, il sommario, le rubriche, l’oroscopo, gli articoli, i titoli, la fotografia e la pubblicità. Questo metodo di analisi ha permesso dunque di tracciare un percorso comune e continuo, che ha saputo svilupparsi con la società e con le donne a cui la rivista era dedicata. A partire dal 1964, quando la rivista Novità viene acquistata dalla famosa casa editrice Condé Nast, un susseguirsi di cambiamenti editoriali ha permesso la delineazione di diversi periodi storici, delimitati da un comune senso della pagina e di condivisione degli intenti. I primi anni sono caratterizzati da uno stile semplice e lineare, creato dal volto in primo piano delle modelle in copertina, dall’unificazione visiva delle rubriche e da una generale impostazione grafica ben strutturata in una griglia geometrica. Lo

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sviluppo avviene nei primi anni Settanta, insieme alla nascita del numero Speciale Collezioni. Le copertine vengono invase da un nuovo utilizzo del colore, gli articoli da un’enfatizzazione dei capilettera rispetto al testo diviso in colonne regolari, le foto da una geometrizzazione dello sfondo e da nuove sceneggiature in ambienti esterni. Infine la pubblicità, che da sempre ha giocato un ruolo principale nella rivista, è composta in questi primi due periodi da semplici fotografie e illustrazioni create appositamente. Il terzo periodo comprende l’eclettico mondo degli anni Ottanta e l’avvento del nuovo direttore editoriale Franca Sozzani. Le fotografie di copertina inquadrano per la prima volta le modelle per intero, le rubriche si accordano verso un’unica impaginazione per donare conformazione visiva alla sezione, le pagine dedicate all’oroscopo sono in continuo cambiamento per anni e vedono il susseguirsi di illustrazioni, colori e impaginazioni differenti, gli articoli sono caratterizzati da un uso del colore in nuove proporzioni, tra le fotografie si sviluppa il fenomeno di post-produzione e le pubblicità diventano ironiche e leggere, aumentando esponenzialmente il loro numero nelle pagine della rivista. Gli anni Novanta sono influenzati da quella definita come Generazione X e composta da persone caratterizzate


da una comune sfiducia nei valori tradizionali. Le copertine subiscono delle sperimentazioni sulla tipografia del logo e sulle fotografie, invece le rubriche hanno un aumento imponente del numero dei contenuti trattati e sono caratterizzate dallo sviluppo di uno stile grafico grunge, dato da un decostruttivismo figurativo e da una continua sovrapposizione di immagini e testi, tra le fotografie nascono i famosi saggi di stile creati da servizi fotografici con un tema principale continuo. La reazione a questi sovvertimenti strutturali avviene nei primi anni del nuovo millennio con la diffusione di immagini cinematografiche e dinamiche contrapposte alla definizione strutturale dell’impaginazione grafica per le rubriche e gli articoli. Con il talent scouting Who is on Next? nato nel 2005, la rivista aumenta il suo potere di creatore di moda e tendenza attraverso la premiazione dei nuovi talenti, mentre con il Black Issue del luglio del 2008 dimostra di essere di grande attualità in un mondo che cambia nei confronti delle persone di colore. I servizi fotografici diventano più ricercati, e di conseguenza i significati più profondi e i fotografi sempre più famosi. Steven Meisel, che da più di vent’anni firma le copertine di Vogue Italia con immenso successo e clamore, si distingue tra tutti per i suoi servizi a sfondo

sociale che diventano famosi in tutto il mondo. Dal 2010 il progetto editoriale di Vogue Italia ha una veste continuativa: le rubriche sono caratterizzate da una griglia a tre colonne di testo accerchiate da fotografie e immagini di ogni genere, gli articoli di moda sono composti da servizi fotografici lunghi anche più di dieci pagine, le fotografie subiscono una digitalizzazione maggiore rispetto agli anni precedenti, grazie soprattutto allo sviluppo delle nuove tecnologie. Infine, la nascita del sito internet dedicato nel 2010 ha permesso alla rivista di adeguarsi ai tempi e di creare nuove forme di comunicazione con i propri utenti, inaugurando nel 2014, anno del 50° anniversario, l’apertura del Vogue Archive in cui è possibile sfogliare ogni numero pubblicato fin’ora. In conclusione, dopo un'accurata analisi di ogni pubblicazione e la definizione di una struttura editoriale ben precisa, Vogue italia dimostrata in questi primi cinquant'anni di vita la capacità di svilupparsi senza mai perdere di vista l'obiettivo: stupire e regalare alle donne la sensazione di avere tra le mani un oggetto di lusso e qualità solamente sfogliando le pagine, mantenendo la coerenza dei contenuti e, soprattutto, la continuità dell'identità visiva di un ideatore di moda destinato a svilupparsi ancora e a svolgere il suo compito per molto tempo.

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Vogue Italia (2007). Edizioni Condé Nast. Milano, n. 683, settembre.

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