2015 storie
Da anni vicino ai carcerati: Antigone arriva in Umbria Aperta a novembre la nuova sede dell’associazione «Dialoghiamo con tutti per creare una rete efficace»
«V
ogliamo creare una maggiore rete all’interno del volontariato carcerario». È la presidente Simona Materia a spiegare l’obiettivo di Antigone Umbria. L’associazione, che da oltre vent’anni mira a promuovere elaborazioni e dibattiti sul modello e sulla evoluzione della legalità penale e processuale in Italia, ha aperto la sua nuova sede regionale poco più di un mese fa. Cinquanta le tessere finora sottoscritte per un progetto che è appena all’inizio, ma che ha le sue radici in un lungo periodo di impegno all’interno delle carceri umbre. «La nostra presenza – spiega Materia – è costante da tempo, per quanto in maniera non diretta». Come le altre fondatrici dell’associazione, infatti, anche lei proviene dall’esperienza dello “Sportello dei Diritti”: un progetto promosso dall’Università di Perugia con tutor e studenti che si recano nella casa circondariale di Capanne per risolvere i problemi giuridici dei detenuti. «Queste forme di volontariato sono molto presenti, almeno nel capoluogo. Quello che più volte manca, però, è il dialogo e il coordinamento. Come An-
tigone vogliamo creare un servizio che completi l’esperienza dello Sportello e che si confronti con le altre associazioni presenti per evitare doppioni». Tanti i progetti in cantiere per far conoscere un mondo tenuto troppe volte lontano. Nodi centrali sono quelli dell’educazione e della divulgazione: oltre alla collaborazione con l’Ateneo perugino, grande attenzione sarà così data ai rapporti con le scuole. «A noi interessa aumentare la cultura su quanto avviene all’interno delle carceri. Per ora abbiamo già definito un progetto che riguarda un nucleo iniziale di tre classi, ma non vogliamo fermarci qui». Da gennaio l’attività di Antigone sarà presentata all’interno delle quattro strutture detentive umbre. Tra Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto sono 1261 gli attuali reclusi, come si legge nel report di fine novembre del Ministero della Giustizia. «Per noi sono tutti potenziali assistiti», prosegue Materia. «Persone che già ci conoscono per l’attività che svolgiamo a livello nazionale, ma con le quali vogliamo un confronto ancor più diretto». Come quello che avviene tramite l’Osservatorio di Antigone, che con visite periodiche rivela la situazione del-
le carceri a livello nazionale. L’obiettivo è verificare che vengano rispettati tutti i parametri previsti dalla sentenza Torregiani, come i metri quadrati per singolo detenuto o le ore d’aria da trascorrere all’esterno della cella. Non solo vicinanza a chi sconta la pena, però, ma anche alle famiglie. «La nostra è un’attività di raccordo che ha dimostrato più volte di funzionare. Un esempio può arrivare dal nord Italia: in seguito alla morte di un carcerato siamo stati contattati dal fratello, che lamentava maltrattamenti subiti dal parente durante la detenzione. Antigone è andata a fondo della questione; alla fine il fatto si è rivelato falso, ma è stato importante perché abbiamo coinvolto tutti i soggetti e abbiamo portato chiarezza». Altro punto rilevante è il reinserimento dei detenuti nella società. Una prima modalità è quella di favorire le esperienze lavorative all’interno delle carceri: «Le possibilità sono molteplici. A Orvieto un progetto è già in essere da tempo; più complessa la situazione di Capanne, che essendo una casa circondariale è spesso utilizzata come struttura di passaggio». Il ruolo di Antigone, poi, prosegue anche una volta scontata definitivamente la pena: «Accompagniamo le persone in maniera concreta, fin nelle piccole cose come la ricerca di una casa». Spesso, infatti, ai problemi economici si aggiunge la diffidenza verso gli ex detenuti: «Vogliamo creare una rete che agevoli ogni aspetto del reinserimento». Solo così si può completare il processo di recupero che parte dalla detenzione in carcere.
DaviDe Giuliani 15 dicembre 2015 | 11