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Vivere Lavagno

Auguri di buone feste dall’Università Popolare

Notiziario periodico dell’Università Popolare di Lavagno - Anno I - Numero 1 - Direttore responsabile Alberto Menini - Editore Università Popolare di Lavagno - Reg. Trib.VR n° 1871 - Progetto grafico Federico Zenari - Stampa Arti Grafiche Studio 83 Srl, Vago di Lavagno (VR)

L’editoriale

Cari lettori stiamo oramai entrando nel solstizio d’inverno: la luce del giorno lascia presto il posto al fascino della notte, alle luci soffuse nella nebbiosità che sale dai campi, ai canti e ai riti del santo Natale. Un caro augurio di Buone Feste a tutta la nostra piccola, ma grande comunità. Intanto può essere già tempo per fare un primo bilancio. Tracciando un sunto dell’attività culturale, formativa e sportiva della nostra Università Popolare, nell’anno in corso, constatiamo con soddisfazione che si stanno proponendo numerosi momenti di crescita e di aggregazione per la popolazione di Lavagno. (continua a pag. 6)

Al via l’anno accademico 2010-2011 Inaugurazione

Si è svolta giovedì 14 ottobre, nella sala civica di Vago, l’inaugurazione dell’anno accademico 2010/2011 dell’Università Popolare con la partecipazione del sindaco Simone Albi e dell’assessore alla Cultura Maria VittoPAG 3 ria Chiaramonti

La mappa delle vecchie osterie

La storia e le curiosità legate all’antica trattoria “al Busolo”

Prendendo la strada che da Vago porta a Zevio, poco dopo la grande rotonda di Casa Mercato, in località Busolo si trova la tenuta della Villa dei Conti Da Lisca. Originari di Roma e trasferitisi a Firenze nel IX sec., i Da Lisca furono scacciati da Firenze dalla fazione Guelfa e trovarono rifugio a Verona...

Attualità I cinesi non sentono la crisi e investono prendendo i bar in gestione PAG 3

Spettacoli Nella sala civica è andata in scena la magia del Natale

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(continua a pag. 10 e 11)

L’alluvione Quando nel 1984 a Lavagno era esondata la Prognella

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2 Attualità

I bar? Li prendono in gestione i cinesi www.lavagnounipop.it

Dicembre 2010 Vivere Lavagno

Lavagno, come a San Martino e a Illasi, alcuni locali sono stati acquisiti da giovani asiatici.

Il bar Benny, a San Pietro

Due cambi di gestione nei bar di Lavagno fanno notizia. Cheng Zhongyang è ora il nuovo barista del Bar Benny, in piazza a San Pietro, mentre a Vago il New Bridge è ora gestito da Gao Gui, di anni 22. Anche a San Martino Buon Albergo e a Illasi sono stati aperti due locali da giovani asiatici. Il cambiamento non è avvenuto nel completo silenzio. Le chiacchiere si sprecano: si discute sui motivi che hanno spinto i vecchi proprietari ad andarsene, si parla dei nuovi giovani baristi e della loro nazione di provenienza. In questo 2010 di profonda crisi economica sembra, infatti, che solo cinesi e indiani abbiano la capacità di acquistare immobili, di risollevare attività commerciali in grossa difficoltà e di av-

viarne di nuove. Ma come fanno? Il primo motivo sta nel fatto che la gestione è completamente familiare: parliamo di fratelli o parenti che, come usano fare i cinesi, riescono a tenere aperto il locale sette giorni su sette, senza pause e senza il supporto di altro costoso personale. Si accontentano di poco, vivendo magari tutti nello stesso appartamento per risparmiare, consumando per se stessi solo prodotti di origine cinese, nettamente più economici di quelli europei. Scene che ricordano il film “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti, quando erano, però, gli italiani ad emigrare per sopravvivere. Ora c'è una novità nell'espansione cinese in Italia: dalle gran-

di città italiane le comunità cinesi si dirigono verso le periferie, cercando di abbandonare il lavoro nei laboratori per buttarsi nel commercio e nei servizi. In principio furono i ristoranti cinesi, gli ambulanti e i grossisti. Fu poi la volta di pizzerie, trattorie e bar italiani gestiti da cinesi, seguiti a ruota da parrucchieri, centri massaggi, lavandai, sarti, calzolai e riparatori di cellulari. Ora è il momento dei piccoli im-

Il New Bridge, a Vago

presari edili. Il secondo motivo dell'incredibile sviluppo commerciale dei cinesi risiede nel “guanxi”. Grazie a questo complesso sistema di relazioni, il singolo individuo può contare su un sostegno finanziario che l’italiano medio non ha.

Si tratta di un sistema che fornisce al giovane imprenditore una consistente somma di denaro contante da investire, ma che comporta obblighi sociali e familiari gravosi. A causa di questi debiti, i cinesi lavorano moltissimo e vivono in modo frugale. Altro motivo che spiega la capacità imprenditoriale cinese è un innato istinto per gli affari. La maggior parte dei cinesi proviene dallo Zhejiang, una provincia a sud di Shanghai,

la patria dell’economia privata cinese. In Cina gli abitanti dello Zhejiang sono considerati i migliori imprenditori del paese. E anche i nostri Cheng Zhongyang e Gao Gui sono nati nello Zhejiang. Federico Zenari


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Inaugurato l’anno accademico 2010-2011

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Il sindaco Albi: «I risultati dell’Università Popolare sono sotto gli occhi di tutti» Si è svolta giovedì 14 ottobre, alle 15, nella gremita sala civica di Vago, l’inaugurazione dell’anno accademico 2010/2011 dell’Università Popolare di Lavagno, a cui hanno partecipato anche il sindaco Simone Albi e l’assessore alla Cultura Maria Vittoria Chiaramonti. La presentazione dei corsi, da parte della presidente Maria Grazia Belli, è stata introdotta da una presentazione in Power Point di Sergio Danzi che, in modo originale e ironico, ha ripercorso le attività dello scorso anno. Le “slide” hanno mostrato momenti divertenti, in particolare relativi alle escursioni, con la complicità della vicepresidente Fausta Croce, e altri invece più com-

Attualità

In collaborazione con l'associazione Officina Fotonica, sono stati illustrati i corsi di musica di chitarra elettrica e batteria, seguiti da Federico Gennari ed Enrico Favalezza. Inoltre sono stati presentati i corsi di informatica, i cui insegnanti sono Federico Zenari e Ubaldo Pernigo, e il corso di mnemotecniche realizzato dalla psicologa MargheLa presentazione Il sindaco Albi si complimenta con l’Università rita Brunetto. moventi, come quando è stata ri- Leso e il sindaco Simone Albi F. Z. cordata Giuliana, l’allieva del che ha sottolineato «l’appoggio corso di pittura su seta dell’Uni- del Comune alle tante iniziative versità Popolare, scomparsa dell’Università Popolare, che ha l’anno scorso. Uno sguardo al realizzato un programma davpassato per poi tuffarsi nel fu- vero corposo. I risultati di queturo. Durante l’inaugurazione sto progetto, che ha una doppia hanno preso la parola la presi- valenza, sociale e culturale, Anna Leso, presidente di Acque dente di Acque Veronesi Anna sono sotto gli occhi di tutti». Veronesi


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Un incontro per parlare di cure Società

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L’Accademia dell’Assistenza ha presentato alcuni nuovi servizi. Giovedì 16 dicembre l’Accademia dell’Assistenza ha tenuto una incontro presso la sala civica del Vago sul problema della cura dei nostri familiari che non sono più autosufficienti. La richiesta di assistenza sociosanitaria a domicilio, infatti, negli ultimi anni è fortemente aumentata. Le risorse destinate dallo Stato e dalle regioni alle politiche sociali locali ogni anno vengono tagliate, nel tentativo di risollevare un bilancio pubblico disastroso. La gente, quindi, si deve arrangiare come meglio può. A questo si aggiunga la perdita della funzione assistenziale della famiglia: fino a non molto tempo fa il malato o l’anziano ricevevano cure e accoglienza soprattutto all’interno del nucleo familiare, ma oggi non è più così. Per far fronte a questa situazione e soddisfare ogni richiesta di cura, qualche anno fa è nata Accademia dell’Assistenza. Si tratta di una cooperativa sociale,

Offro / cerco lavoro

Interesse Pubblico numeroso alle lezioni dell’Università

che offre un’ampia varietà di servizi: si va dall’assistenza domiciliare qualificata, soprattutto quella che copre tutte le ore della giornata, all’assistenza ospedaliera, con un occhio di riguardo per le problematiche di anziani, malati e disabili, dal prelievo a domicilio di campioni per le analisi di laboratorio alla consegna dei farmaci a casa. Per soddisfare ogni bisogno del cliente e aumentare la qualità

Accademia dell’Assistenza offre un’interessante opportunità di lavoro per chi volesse entrare a far parte della nostra squadra. Per informazioni ed appuntamenti contattare il numero 045/6152709.

Assistenza

Per richiedere assistenza sia domiciliare che ospedaliera contattare il numero verde 800901053 attivo 24 ore su 24.

dei servizi, Accademia dell’Assistenza investe le proprie risorse affinchè la selezione del personale sia la più accurata possibile, per garantire così la competenza dei propri operatori. Inoltre, al fine di aumentarne la professionalità, la cooperativa assicura ai propri assistenti formazione continua, per poterli mettere nella condizione di affrontare ogni evenienza. Federico Zenari

Dicembre 2010 Vivere Lavagno

L’angolo di Boldrin

Sopra: “I fiori del male” Sotto: un particolare


A San Briccio la gara dei presepi

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Cultura

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Le opere dei partecipanti saranno raccolte all’interno di un dvd. Anche quest’anno l’Associazione San Briccio in Festa organizza la mostra-concorso “Presepi Oro, Incenso e Mirra”. Dario Sartori, rappresentante dello S.B.I.F., dice che «si tratta della settima edizione del concorso di presepi. Solitamente la gara vede coinvolti all’incirca una ventina di partecipanti tra gli abitanti di San Briccio, i quali si contendono il primo premio, creando fantasiosi presepi». Continua Dario Sartori: «Ciascun partecipante può creare la sua opera come meglio crede; la scelta è libera, sia per quanto riguarda i materiali da utilizzare che per le dimensioni

La vita e le opere

Nacque a Verona in una famiglia di piccoli commercianti nel 1862. Crebbe in Valpolicella, nel comune di Negrar, nella frazione di Tomenighe di Sotto. A partire dal 1878 studiò al Regio Istituto Tecnico e Nautico "P. Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai ad essere capitano di marina. Navigò le coste dell'Adriatico per tre mesi a bordo della nave Italia Una, mentre non gli fu mai possibile viaggiare nei paesi lontani in cui ambientò la maggior parte dei suoi romanzi, e che lui conobbe solo tramite le letture dei libri. Il suo primo lavoro edito fu un racconto in quattro puntate, “I selvaggi della Papuasia”, scritto all'età di vent'anni e pubblicato su un settimanale milanese. Nel 1889 vi fu il suicidio del padre. Sposò Ida Peruzzi, attrice di teatro e si trasferì a Torino. Molti suoi romanzi ebbero successo, ma furono soprattutto gli editori a beneficiarne, mentre per Salgari le difficoltà economiche furono una costante, fino alla fine. Nel 1910 la malattia mentale della moglie si aggravò e nel 1911 Salgari fu costretto a farla ricoverare in manicomio. Nel 1911 muore suicida.

e il tema che si vuole rappresentare». I presepi verranno visionati da una commissione composta da cinque persone che dal 26 dicembre al 6 gennaio, visiteranno le case dei partecipanti per votare le opere, assegnando a ciascuna un punteggio secondo dei parametri stabiliti. I presepi, con i loro creatori, verranno fotografati e raccolti in un cd, che sarà regalato ai partecipanti in sede di premiazione. Le foto dei presepi in concorso

La recensione

Scacciapensieri

si potranno poi vedere durante una “risottata” nel salone parrochiale di San Briccio. Dario Sartori precisa: «Non è stata ancora decisa una data definitiva per la premiazione, ma solitamente si tiene verso il 10 gennaio». Alice Turri

Nel 2011 il centenario della morte di Emilio Salgari

Invece di scrivere una recensione su un libro che fosse di uno scrittore veronese o che fosse di ambiente veronese, magari edito in questi giorni, mi sembrava più interessante ricordare a tutti noi che nel 2011 cade il centenario della morte di Emilio Salgari. Di nome, sono sicura, tutti lo conoscono, e nessuno può negare che non sia uno dei figli noti della nostra città, anche se

le avventure dei suoi romanzi non sono precisamente ambientate sui Lessini o sul Garda. Eppure non sono certa che tutti l’abbiano letto. Temo che si ricordi Sandokan impersonato da Kabir Bedi e Yanez Philippe Leroy, parlo del Sandokan televisivo, ovviamente, ma leggere le avventure dei Pirati della Malesia, o i Misteri della Jungla Nera o le avventure che si svolgono in Cina o nel Far West (perché anche in quei luoghi sono ambientati i libri di Salgari), non ha paragone. Dopo aver letto “Il Corsaro Nero” e le avventure del nobile piemontese, corsaro per vendicare la morte dei fratelli, uccisi vigliaccamente, e poi catturato dall’amore per la figlia del suo nemico, ho scoperto che potevo conoscere anche le avventure di Jolanda, sua figlia: amore e avventura, un mix di incredibile potenza…. E “Capitan Tempesta”, dove la contessa si traveste da Capitano, ma il Leone di Damasco la rico-

Paura di far sentire la propria voce per timore di essere maleducati, paura di affermare sé stessi come persone, paura di andare contro le regole, paura di andare contro gli altri; ma nello stesso tempo anche rabbia e volontà di esprimersi. Questo è il contenuto di alcune lettere che ci hanno inviato i nostri lettori. Ma allora, che fine ha fatto quella sana aggressività che ci serve per mettere dei limiti agli altri, che ci fa dire dei no per difendere il nostro spazio vitale, che da voce alle nostre frustrazioni e alla nostra esigenza di giustizia?! Aggressività etimologicamente deriva da adgredior, ovvero andare avanti, progredire, fare il passo necessario per cambiare quello che non ci va bene. Spesso ci si lamenta, si rimugina senza trovare una soluzione per affrontare i problemi. La soluzione può passare anche da una mediazione, ma richiede l’affermazione della nostra volontà. Forse un po’ meno di “volemose ben a tutti i costi” e un po’ più di equilibrio tra collaborazione e conflitto ci farebbe stare meglio. Quando si sta meglio con sé stessi, non si sta meglio anche con gli altri?! Alice Turri alice@lavagnounipop.it nosce e ancora una volta l’amore trionfa tra battaglie e nemici… altro che romanzi di formazione! Troviamo il mistero, il coraggio, l’amore, il rispetto, l’orgoglio, e perché no, la conoscenza, s’impara davvero divertendoci. Rileggiamolo o leggiamolo per la prima volta, nessuno se ne pentirà. Giuliana Borghesani


6 Folklore

(segue dalla prima pagina)

Qualche anno fa, constatato che a Vago non c’era una palestra pubblica in cui praticare Ginnastica a corpo libero e la disciplina dello Yoga, abbiamo individuato nella sua Sala Civica, tenuta sempre pulita ed efficiente da noi volontari, lo spazio pubblico adatto alle nostre esigenze. Con insegnanti dotati di buona formazione specifica per l’insegnamento delle discipline motorie in oggetto, ci teniamo in forma, prevenendo i disturbi psico-fisici legati alla vita sedentaria. E’ un piccolo esempio di risposta virtuosa alla tendenza a far lievitare sempre di più i costi di ogni attività svolta nell’ambito delle strutture pubbliche. Così accade anche per i corsi di Informatica. In questi giorni di grandi polemiche sulla scuola italiana e sulla riforma Gelmini, anche a Lavagno, nella sala civica di Vago, c’è stato un interessante dibattito su questo argomento a cui è intervenuta la senatrice Mariapia Garavaglia. Il diritto allo studio e all’istruzione per tutti i cittadini, ad ogni fascia di età, è un principio inalienabile di ogni società civile. Non si devono tuttavia perdere di vista le modalità e i suoi costi attuativi, che devono essere sostenibili e mirati a produrre modelli scolastici validi, competitivi e inseriti nella logica odierna di un sistema globale dei saperi. Maria Grazia Belli belli@lavagnounipop.it

I corsi dell’Università Popolare www.lavagnounipop.it

Dicembre 2010 Vivere Lavagno

Dalle mnemotecniche all’informatica, passando per la chitarra e la seta.

Migliora la memoria: strategie per ricordare meglio

Dove: sala civica di Vago di Lavagno. Quando: 13, 19 e 26 gennaio, 2 e 9 febbraio 2011 a partire dalle ore 15. Insegnante: dottoressa Margherita Brunetto. Contributo: 5 lezioni per un totale di 25 euro. Info: tel. 345/9147814.

Corso di chitarra elettrica e batteria

Dove: sala prove Officina Fotonica (Via Brolo Vecchio, dietro la scuola media). Quando: ogni giovedì e venerdì dalle 17 alle 19. Insegnanti: Federico Gennari e Enrico Favalezza. Contributo: 10 lezioni per un totale di 60 euro. Info: tel. 345/9147814.

Corso di Pittura ad acquarello su carta e su seta

Dove: in via Miglio n° 7 a San Pietro di Lavagno (nei pressi della Scuola Media). Quando: ogni venerdì pomeriggio dalle ore 15 alle ore 17, fino al mese di marzo compreso. Insegnante: Barbara Remonti. Info: tel. 346/9466992.

Tre appofondimenti sull’informatica

Dove: sala civica di San Pietro di Lavagno. Quando: 15 marzo «Manutenzione del proprio pc», 12 aprile «Il mondo di internet: virtù e difetti di una rivoluzione», 10 maggio «Come navigare in modo sicuro» alle ore 20.30 Insegnanti: Ubaldo Pernigo, Federico Zenari. Info: tel. 345/9147814.


Università Popolare 7

Nella sala civica la magia del Natale Dicembre 2010 Vivere Lavagno

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Lo spettacolo, realizzato dai bambini delle elementari, è andato in scena il 16 dicembre.

All’Università Popolare nonni e bambini insieme per lo spettacolo di Natale che ha avuto luogo giovedì 16 dicembre presso la sala civica di Vago. Insieme non solo perché i bambini recitavano e i nostri iscritti assistevano, ma soprattutto perché la rappresentazione, nella quale i bambini della scuola Primaria di Roverè Veronese con i loro insegnanti hanno dato il meglio, ha raccontato il Natale di oggi e i Natali di ieri. Ecco allora le mille luci e le vetrine delle nostre città, gli scintillanti decori dei moderni centri commerciali, l’attesa di Babbo Natale e dei doni sotto l’ albero, la frenesia dei regali, della festa, del gustare in allegria il panettone, il

Dany Chiocchetta Segretaria e coordinatrice dei corsi

cell. 3296040157 pandoro, il torrone. Ecco i canti, che i bambini conoscono perché spesso accompagnano la pubblicità natalizia, che parlano di gioia e di calore. E auguri tra slogan, giocattoli di ultima tecnologia e vacanze sulla neve o in paesi esotici. Un salto nel tempo, un tempo relativamente vicino, ma in realtà lontano dall’immaginario dei nostri bambini. Il freddo dei di-

cembri nevosi riscaldato dai camini domestici, l’attesa per Santa Lucia con i suoi semplici doni, i banchetti della Brà, il presepe con il muschio raccolto nei prati attorno a casa, le statuine di pezza, la capanna di sassi e pezzi di legno. E poi sulle note di “El presepieto” di Bepi de Marzi, pian pianino ha preso vita quella miracolosa notte: la notte in cui nacque Ge-

sù. Possiamo anche quest’anno chiedere quei doni di cui l’umanità ha ancora tanto bisogno: bontà, pace, amore, comprensione, serenità, salute per tutti. E tutti insieme, grandi e piccoli, a intonare “Tu scendi dalle stelle” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Buon Natale a tutti. Fausta Croce

A lezione di...Federalismo e Costituzione

Ospite dell’Università Popolare è stata la senatrice Mariapia Garavaglia

I giovedì culturali La senatrice nella sala civica di Vago

Federalismo e Anniversario dei 150 anni di vita della Costituzione Italiana è stato il tema dell’incontro tenuto dalla senatrice Mariapia Garavaglia all’Università Popolare di Lavagno, nell’ambito dei “giovedì culturali”, lo scorso 11 novembre presso la sala civica di Vago. Federalismo e Costituzione, due tematiche impegnative, che la senatrice ha trattato in modo discorsivo, incoraggiando domande e interventi da parte del folto pubblico. «La nostra costituzione», ha af-

fermato la senatrice, citando così una definizione cara all’ex Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, «deve essere vista come una Bibbia laica. Dobbiamo considerarla come un insieme di principi fondamentali per la vita civile italiana, che il cittadino dovrebbe abituarsi a consultare pre trovarvi i principi regolatori della vita quotidiana». «La Costituzione è formata da due parti: la prima recita i diritti e i doveri individuali e collettivi dei cittadini, la seconda riguarda le fun-

zioni dei due rami del Parlamento e i compiti decentrati, che spettano alle Regioni, alle Provincie e ai singoli Comuni». Dopo aver illustrato i contenuti dell’art.117, che decreta ciò che devono fare le Regioni, la senatrice ha parlato del potere incisivo che il referendum dà al cittadino, come strumento di consultazione popolare, facile anche da indire e gestire, magari più complicato a livello di attuazione concreta. Passando poi a parlare della legge elettorale, «argomento sulla bocca di tutti, ma poco conosciuto nei suoi aspetti giuridici», è emerso dal pubblico in sala che «sarebbe interessante illustrare i meccanismi formali, dato che il sistema elettorale determina le persone che gli elettori si ritroveranno come amministratori della cosa pubblica». In seguito la senatrice ha descritto il federalismo come un insieme di norme che, se andrà in porto definitivamente, rego-

lerà saggiamente il buon governo delle Regioni. In campo sanitario, ad esempio, ogni Regione deciderà come e quante risorse economiche impiegare. A Verona si deciderà, anche, se mantenere entrambi gli Istituti Ospedalieri della città legati all’Università o se eliminarne uno. Nell’ambito delle direttive generali del ministero della Pubblica Istruzione, ogni Regione farà le sue scelte, legate anche alle caratteristiche e alle esigenze del proprio territorio. Grazie al linguaggio semplice e alla portata di tutti, numerose sono state le domande del pubblico rivolte alla senatrice Mariapia Garavaglia; un pubblico partecipe e attento alle tante informazioni. Le domande hanno concluso l’interessante dibattito a cui la la senatrice di Illasi ha saputo dar vita. Maria Grazia Belli


8 Università Popolare - Le lezioni

Brusar la stria, all’origine del folklore www.lavagnounipop.it

Dicembre 2010 Vivere Lavagno

La mitologia del fuoco dietro all’evento che caratterizza la festività dell’Epifania. 6 gennaio, per i Cristiani grande festività dell’Epifania, per i bambini attesissima festa della Befana, per tutti si tratta dell’occasione di fare festa insieme, perché in molte piazze delle nostre città e sui monti, nelle campagne, ovunque si accendono i grandi fuochi che bruceranno la “Vecia”. Su quei roghi si getterà il fantoccio che forse rappresenta una strega, che certo porterà con sé tutte le disgrazie che ci hanno afflitto nell’anno appena passato, mentre il suo rogo dovrà illuminare tutte le speranze e tutti i desideri che l’anno nuovo ci ha fatto immaginare. Certo non credo che tutti sappiano quanto questo gioco ormai solo folcloristico in realtà altro non sia che il retaggio di un passato pagano. Il fuoco, per l’uomo antico, ha sempre rappresentato una divinità, un modo per purificarsi. Era difficile avere il fuoco, man-

La “stria” Ogni anno viene bruciata in occasione del 6 gennaio

tenerlo. Basta ricordare il mito di Prometeo, che fu punito da Zeus per aver dato il fuoco agli uomini, e l’atroce punizione a Rea Silvia, vestale colpevole di aver amato un uomo, benchè divino quale Marte, ma soprattutto di aver lasciato spegnere il fuoco sacro della dea Vesta. E si ricordano i fuochi dei Celti, che punteggiavano nella notte le loro terre, fuochi alti e vigorosi, simbolo di déi virili, ma anche

violenti. Credo che si debba da un lato andare più indietro, dall’altro avere memoria di azioni assai comuni e vicine a noi, in quella campagna povera che non esiste più, per fortuna di chi la lavora, purtroppo per chi desidera ricordare il cosiddetto buon tempo antico. Quando l’Uomo imparò a coltivare la terra, a rendersi più indipendente dai capricci di una Na-

tura non sempre prodiga e benigna, i primi passi non furono semplici. Non si sapeva cosa fossero i concimi, i santi monaci medievali non avevano ancora capito che fosse necessario operare la rotazione triennale delle coltivazioni. I Neolitici, agli inizi, bruciavano grandi estensioni di foresta, le cui ceneri erano concime dei campi. Ma da quelle fiamme nasceva il grano, la fame era scordata, la vita poteva continuare. I nostri contadini, allo stesso modo, bruciavano le stoppie per rendere il terreno pronto alla nuova semina. Ecco, credo che i mannelli di paglia bruciati sui roghi, benchè in forma guarda caso femminile, e qui ci potremmo ricollegare anche alla Gran Madre e alla fertilità, altro non siano che il nostro ricordo profondo di quando quel fuoco lasciava sperare che ci fosse un futuro. Giuliana Borghesani


Università Popolare - Le lezioni 9

Quando a Lavagno straripava la Prognella Dicembre 2010 Vivere Lavagno

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L’ultima esondazione risale al giugno del 1984. Dopo quell’episodio intervenne il Genio Civile.

Questo autunno sarà ricordato come una stagione di grandi piogge e di esondazioni dei corsi d’acqua, un po’ in tutte le Regioni della penisola, ma soprattutto in Veneto. Anche a Lavagno abbiamo il rio Prognella, che scende a Lavagno da Mezzane e che in tempi passati più o meno lontani è esondato. La causa è dovuta, oltre alle caratteristiche del territorio, che ostacolano il drenaggio dell’acqua, ai tombinamenti, e soprattutto alla mancata pulizia degli alvei e relative sponde. Per prevenire l'inondazione degli abitati il letto della Prognella fu a più riprese spostato verso il centro della valle, come testimonia l'odierno innaturale tracciato a zig-zag,che si evidenzia soprattutto a Vago, dopo il ponte di Settimo. Infatti per ben due volte l’alveo della Prognella, forma due angoli retti,uno in fianco del negozio di antiquariato Rossi e più avanti, virando ancora a 90,scorre sotto la statale , lambendo l’edificio del ristorante “da Renato”. Queste curve a gomito, sono pericolose, perché facilitano moltissimo il ristagno di detriti che, accumu-

landosi nel tempo, provocano esondazioni. Raccogliendo testimonianze orali, sembra che il corso naturale del torrente giunto a Vago dal Ponte di Settimo, scorresse diritto la bassa pianura passando sotto l’attuale ponte del cimitero di Vago,proprio per questo con la fornice così abbassata. Anche la costrizione del torrente entro argini troppo stretti, ne ha favorito l'esondazione del giugno 1984. In seguito a questo episodio, il Genio Civile, intervenì, effettuando una radicale pulizia dell’alveo e degli argini ,come testimonia una pietra incisa a ricordo, sul ponte della Prognella vicino all’ufficio postale di Mezzane. La memoria popolare ricorda che la torre civica di Mezzane, che si affaccia alla piazza del paese, era il campanile di una antica chiesa romanica, distrutta da una esondazione della Prognella il 7 luglio 1776, di cui restano traccie nello scantinato dell’edificio confinante, ora ristorante. L’episodio è ricordato in una lapide nel muro in cui è collocata una fontana pubblica sopra il rio Dugal. M.G.B.

Alpini Vago

L’Università Popolare di Lavagno ringrazia tutti gli Alpini Pc Gli appuntamenti della sezione di Vago per aver messo a disposizione del maestro Elio Boscaini un locale della baita per tenere il corso di chitarra classica,che si tiene da novembre ad aprile,una volta alla settimana, precisamente il martedì con inizio alle ore 16. A.T.

L’informatica per tutti

Modulo 2 patente europea ECDL: uso e gestione dei file.

Data: dal 12 gennaio al 16 febbraio 2011. Modalità e orario: 6 lezioni, ogni mercoledì dalle 16 alle 17,45. Dove: presso l’aula informatica della scuola media di Lavagno. Insegnante: prof. Francesco Battaglia Il modulo 2 del percorso ECDL fornisce le competenze nell’uso delle normali funzioni di un personal computer. Al termine del percorso formativo si è in grado di: * utilizzare le funzioni principali del sistema operativo, incluse la modifica delle impostazioni principali e l’utilizzo delle funzionalità di Guida in linea; * operare efficacemente nell’ambiente di desktop e utilizzare un ambiente grafico; * conoscere i concetti principali della gestione dei file, essere in grado di organizzare in modo efficace i file e le cartelle in modo che siano semplici da identificare e trovare; * utilizzare i programmi per comprimere e estrarre file di grandi dimensioni e utilizzare un software antivirus per proteggere il computer; * dimostrare la capacità di utilizzare dei semplici strumenti di elaborazione testi e di gestione stampe disponibili con il sistema operativo. Sarà, inoltre, sempre attivo per i corsisti lo sportello Help, nato per aiutarli nei momenti di difficoltà. Per la frequenza si dovrà contribuire con € 75. Info 345 9147814.


10 Racconti e tradizioni

La storia dell’antica osteria al “Busolo” www.lavagnounipop.it

Dicembre 2010 Vivere Lavagno

La signora Maria, figlia dei primi gestori, racconta le curiosità che caratterizzavano il locale.

(continua dalla prima pag.) ...presso Cangrande. Nel 1391, nel periodo di transizione tra la signoria Scaligera e la Repubblica Veneziana, il Cavalier Guglielmo Da Lisca ottenne l'investitura del Feudo di Formighè da parte del Duca di Milano. A partire dal Settecento spostarono la loro residenza signorile nella Villa in contrada Busolo, il cui ingresso è dominato da un grande cancello a lato del quale si trova l’antica trattoria “Il Busolo”, che fa parte dei fabbricati annessi alla villa. Non si hanno notizie certe sull’origine di questa osteria ma sappiamo che fin dall’inizio del secolo scorso fu lasciata in gestione alla famiglia Brusco. Per saperne qualcosa di più abbiamo incontrato la signora Maria Brusco, che per anni l’ha gestita insieme alla propria famiglia fino al recente cambio di gestione. Nata nell’osteria nel 1928, Maria ci racconta che l’osteria era stata gestita dai suoi nonni e che anche suo padre, fin da bambino, vi aveva lavorato con la sorella ed i genitori. Maria ci racconta che quando era piccola l’osteria dava su una stradina di campagna e che nella zona c’erano solo poche corti rurali, i due mulini del Busolo e di Formighè e la vecchia cava di ghiaia subito dopo Santa Croce. I clienti, per lo più, erano i contadini e i lavoratori della zona che ogni giorno, nel tardo pomeriggio, rincasando dopo le lunghe ore di lavoro si fermavano per uno spuntino. L’osteria era molto piccola ma al suo interno oltre al bar e alla trattoria, c’era una zona per la vendita dei tabacchi e dei generi alimentari utili a soddisfare i bisogni della comunità. Negli anni ’30, con lo spostamento della strada per Zevio, l’osteria ebbe maggior visibilità trovandosi lungo la nuova strada e venne perciò ingrandita e rimodernata. Maria ricorda il padre e il suo

modo di lavorare e dice che «na olta ghera tempo par far tuto». Il padre, infatti, andava a prendere le sigarette a San Bonifacio con il mussetto, si faceva il proprio vino con le vigne che aveva a Monticelli, cacciava gli uccelli e andava a bogoni. Era anche un abile pescatore e i fossi della zona erano ricchi di pesci: trote, tinche, varoni, lucci, anguille e le carpe per il risotto. A questo si aggiungeva l’orto di famiglia, qualche maiale, i prodotti spontanei della natura e le produzioni dei contadini della zona. Oggi sarebbe un’osteria biologica a chilometro zero! Sul finire degli anni ’30, poco prima della guerra, Maria ci racconta che dalla città veniva spesso nell’osteria il pittore Angelo Dall’Oca Bianca. Arrivava con il trenino fino a Vago e poi scendeva la strada che portava al Busolo. Era vestito di bianco con un panama in testa ed il suo immancabile bastone. Ovviamente era diverso dalle persone della zona, spesso si metteva fuori dal cancello

La trattoria Il Busolo

della villa a dipingere con il suo cavalletto («el piturava»), altrevolte restava a guardare le persone che giocavano a bocce, altre ancora rimaneva in contemplazione ad osservare la magia degli uccelli in volo («el se pasava via»). Andava matto per la polenta brustolà con la

mortadella (le salsicce) e dopo aver mangiato aveva l’abitudine di fare il pisolino in trattoria. Infatti, subito dopo pranzo l’osteria si svuotava e i primi clienti tornavano verso le quattro e così Angelo Dall’Oca Bianca si metteva a dormire sul tavolo della trattoria. La madre di Maria gli portava una coperta e mentre la famiglia Brusco sistemava il locale per la sera il pittore restava a riposare in una sala. «Ale quatro e meza el partea col so bastoncin el ndava via». E poi, come in ogni osteria, tanti e tanti aned- giorni a raccontare. C’erano doti e personaggi e racconti che quelli della Lancia, i primi con Maria potrebbe stare giorni e la macchina, che venivano dalla città (Verona) per mangiare i codeghini e gli ossi buchi ma soprattutto, in Ottobre, per il vino che faceva il padre. Arrivavano alle sei del pomeriggio e andavano via alle due della notte «..e no ghe n’era de carabinieri che vegnea a pararli via». In seguito ci fu il memorabile matrimonio del Conte: era settembre, i nobili fecero festa nella villa e anche tutti contadini furono invitati a mangiare fuori nella corte. C’erano i famosi viaggi di Giulio con l’immancabile borsa di nylon, come quello memorabile: «Giulio l’è andà a Roma a piè!». E le feste che nascevano nell’osteria quando qualche Per fornire informazioni cliente tirava fuori una fisarmoe curiosità su Lavagno nica e si cominciava a cantare. scrivi a: E le tante chiacchiere che l’osteredazione@lavagnou- ria al Busolo ha sentito tra un nipop.it oppure telefona bicchiere di vino e la fatica della dura vita dei campi. al 328 7477885 Paolo Marocchio


La mappa delle locande Dicembre 2010 Vivere Lavagno

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Racconti e tradizioni 11

Ecco i luoghi dove una volta si trovavano le trattorie. Fino alla metà del secolo scorso le osterie erano il luogo di incontro maschile alternativo alla piazza e alla chiesa. Nell’osteria ci si trovava con gli amici di sempre, si festeggiavano gli avvenimenti lieti e si cercavano di dimenticare le sventure della vita. Si giocava a carte e magari si litigava sotto l’influsso del vino per futili motivi. Spesso nei paesi della provincia si sente dire: «Na olta ghera tante osterie». Presi dalla curiosità abbiamo cercato informazioni e siamo riusciti a tracciare un percorso immaginario tra le vecchie osterie che erano presenti nell’attuale Comune di Lavagno. A sud c’era l’antica Osteria “Il Busolo”. Salendo lungo strada che viene da Zevio c’era “Il Vaghetto” oggi ristorante–pizzeria che, nato come ostello sotto la stazione ferroviaria Vago-Zevio, diventò successivamente un’osteria. Sulla

statale, nella corte Residori, c’era l’osteria “Dal Bona” con il gioco delle bocce e uno stallo per i Cavalli. Subito dopo c’era l’osteria “del Patria” dove oggi c’è il fruttivendolo e, scendendo la strada che porta al cimitero, c’era il circolo dei lavoratori poco prima della scuola materna. Alla fine del paese c’era l’osteria “Ponte delle asse” (detta anche da “Fermo”) che corrisponde all’odierna trattoria “Da Renato” e dove, oggi come allora, la specialità è sempre il pesce. Tornando indietro lungo la statale, all’angolo con la strada per San Pietro, c’era l’osteria “di Luperio”, “El Perio”, successivamente chiamata “Mondo di Qua e Mondo di là”, ed è proprio qui che arrivò al Vago la prima televisione. Poco più avanti nei fabbricati, oggi demoliti, annessi alla villa Poggiani, c’era l’osteria “da Leo”. Il signor Da-

Locande Memoria in Via Osteria a San Pietro

nilo Padovani e la moglie Maria di Vago ci raccontano che lungo la statale le osterie e i negozi che funzionavano erano solo quelli al di sotto della strada e questo perché «quei che ndava a laoràr a Verona a la matina no i sè fermava mìa, i gàvea pressia. Al ritorno, verso sera, i gàvea tempo par fermarse ogni tanto par la strada». Salendo per San Pietro si trova l’odierna trattoria Tom masi che era chiamata “el Benini” o “Tomaso” e poi, prendendo Via Osteria dalle Quattro Strade, si arriva ad un antico casale sede di quell’osteria, oggi scomparsa, che dà il nome alla via. A San Pietro c’era l’osteria

“alla Pesa”, detta “del Caccia”, (oggi chiamata “Benny Bar”) che aveva anche le stalle per i cavalli degli avventori. Salendo verso la chiesa c’era l’osteria “Dal Dosso”. A San Briccio, in piazza, c’erano due osterie: quella dei combattenti e quella gestita dalla signora Elena. Sembra ancora di vederle queste osterie, i locali fumosi e le concitate partite di briscola con l’immancabile “litro” di rosso, e sembra ancora di sentire qualcuno cantare «l’acqua fa male, el vin fa cantare e l’ha bevuto tutto e nol gà fato mal». P. M.

La Fiera del Vago negli anni Quaranta

La corte Residori, con l’ osteria, era il cuore del mercato

La fiera La Corte Residori

Con l’arrivo dell’autunno, nelle quattro domeniche di Ottobre, si tenevano le rinomate “Fiere del Vago” e l’ultimo fine settimana era l’occasione per una grande festa che durava da sabato a lunedì. E’ difficile capire quando queste fiere abbiano avuto inizio, probabilmente si erano già affermate nel Settecento. Le fiere rappresentavano un momento importante di scambio in cui si stabilivano i nuovi prezzi dei prodotti di stagione, delle merci, degli animali e del legname. Come in altre zone del nostro territorio era giunto quin-

di, il momento della festa.La vendemmia era giunta al termine, i boschi erano ricchi di selvaggina, funghi e castagne e la vita agraria si preparava per il lungo inverno. Con l’avvicinarsi del giorno di San Martino, il 13 Novembre, venivano rinnovati i contratti di affitto dei fondi rustici, terminavano i lavori nei campi si chiudeva l’anno. Danilo Padovani e la moglie Maria ci hanno raccontato l’atmosfera magica di questa Fiera dove, lungo l’odierna statale, erano disposti banchi e bancherelle in cui si poteva trovare merce di tutti i tipi: cappelli, scarpe, spasadore, vestiti, dolci, caramelle, il mandorlato.

Per capire come poteva apparire questa fiera bisogna immaginare Vago negli anni ’40, quando al posto della chiassosa statale la strada era percorsa quasi esclusivamente da biciclette e da carri. La corte Residori con la sua osteria era il cuore della fiera. Si mangiavano polenta e osei e c’era così tanta gente che ben 10 o 15 persone servivano ai tavoli, dove si mangiava e beveva fino a notte. C’erano pecore, buoi e cavalli e l’affollata corte era anche la sede del mercato dei Masceti. In questi giorni si vendevano circa 1000 maialini e quasi ogni famiglia tornava a casa con il suo. Tra le figure più ricordate di queste domeniche di Ottobre ci sono sicuramente le tre sorelle canolare, che arrivavano al Vago con un asino carico di mercanzie, re-

stavano per un’intera settimana e alla sera trovavano rifugio per riposare nel fienile dell’osteria Residori. Come la maggior parte delle canolare erano friulane, precisamente di Udine, donne robuste e fiere venditrici ambulanti che portavano oggetti in legno prodotti artigianalmente, sorprendendo tutti perchè riuscivano a soddisfare qualsiasi richiesta. «Portavano panare, méscole par la polenta, cuciari e forchete, méscole par le tajadele, piati e scudele, fusi par filar, spassole, scagni, batipani e sopratuto le canole», cioè i rubinetti da applicare alla botte per spillare il vino. «L’era na fiera internasionale», la gente scendeva dalla Lessinia e veniva da paesi lontani per comprare i prodotti della nostra zona. P. M.


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