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Vivere Lavagno Notiziario periodico dell’Università Popolare di Lavagno - Anno I - Numero 1 - Direttore responsabile Alberto Menini - Editore Università Popolare di Lavagno Reg. Trib.VR n° 1871 - Progetto grafico Federico Zenari - Stampa Arti Grafiche Studio 83 Srl, Vago di Lavagno (VR)

L’editoriale

Cari lettori, è nato “Vivere Lavagno”, il notiziario dell'Università Popolare che racconta la vita del nostro paese con l'intento di condividere le problematiche legate alla quotidianità. Abbiamo il desiderio di diventare parte di una comunità in cammino, trovando nel presente i segni della nostra storia e delle nostre tradizioni. Proprio per questo saremo attenti a dare il giusto riscontro ad ogni vostra segnalazione. Con impegno concreto, costante e metodico, l’Università popolare di Lavagno, ha fatto negli anni cultura con la “C” maiuscola, cercando di essere sempre all’avanguardia nelle sue proposte formative, di socializzazione e di solidarietà, tracciando così un segno indelebile nella realtà culturale del nostro Comune. Lavagno è un paese ricco di storia , di tradizioni, di antichi saperi legati alla civiltà agricola, che le nostre ricerche svolte negli anni hanno permesso di far conoscere alla comunità. In “Vivere Lavagno”, quello che era il nucleo storico del notiziario dell’Università popolare, ovvero “Sottovoce”, si fonde con alcune pagine dedicate alle notizie di attualità e di intrattenimento riguardanti il nostro territorio. Sempre in questo periodico troverete le informazioni relative alle numerose attività culturali e formative che da ottobre a maggio la nostra università offre giornalmente, con impegno e dedizione, al proprio paese e ai propri concittadini. Maria Grazia Belli belli@lavagnounipop.it

I GIOVANI E IL LAVORO Primo piano

A Lavagno gli under 35 sfidano la crisi e aprono nuovi negozi

Quando ai lavandàri si socializzava

Tradizioni In un libro di prossima pubblicazione la storia dei lavatoi pubblici Il lavatoio è sempre stato un punto di riferimento, quasi quanto il campanile della chiesa o la piazza. In questo luogo le donne socializzavano: commentavano, spettegolavano, soprattutto quando il lavoro o la guerra portavano lontano i loro mariti, figli o innamorati.

Smottamento Iniziati i lavori in via Casetta, disagi per i residenti di San Briccio

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Giovani Nasce il CreAttivo Lab, il forum dell’Unionvalli che organizza eventi

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Gemellaggio Le Università di Lavagno e Illasi sanciscono il loro sodalizio

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2 Primo piano

Crisi economica? A Lavagno i giovani aprono nuovi negozi I dati dello Suap dimostrano che gli under 35 investono di più

Giugno 2010 Vivere Lavagno

Tamellini, Confcommercio:«Sono loro i veri protagonisti»

A Lavagno i giovani non sembrano essersi accorti della crisi. Gli under 35 mostrano di avere coraggio aprendo in paese nuove attività e negozi. Un fenomeno che emerge dai dati forniti dallo Suap, lo Sportello Unico Attività produttive dell’Unionvalli. È proprio grazie ai giovani che si registra un trend positivo tra le attività avviate e quelle chiuse. I numeri parlano chiaro. Dal 2009 sono state aperte dieci attività, di cui ben sette sono di proprietà di giovani con meno di 35 anni. C’è il negozio di camicie, quello di computer, la tabaccheria, la parrucchiera, l’estetista, l'agenzia di viaggio. A fronte di dieci nuove attività sul territorio aperte in poco più di un anno, solo tre hanno chiuso i battenti. Se si parla di bar, ristoranti e trattorie, invece, nelle statistiche dello Suap questo dato negativo non compare neppure. Nessun locale pubblico, infatti, è stato chiuso, mentre sei sono stati quelli inaugurati nel 2009. «In zona non esiste un centro dibenessere come il nostro», sottolineano con soddisfazione Federica e Margherita di Aura

Confcommercio Tamellini

Attività Via Provinciale (sopra) e via Roma (a sinistra) sono le strade in cui i giovani hanno aperto la maggior parte dei nuovi negozi

Spei. «Per il momento non stiamo risentendo della crisi economica - affermano le giovani -, abbiamo una clientela che ci segue da anni». Stefano e Marco di Computer House hanno aperto un negozio di assistenza informatica a Vago: «I clienti chiedono finanziamenti per acquistare e prorogano i pa-

gamenti. Le banche faticano a concedere i crediti e le tasse elevate costituiscono un grosso ostacolo». Parole condivise da Alessia Ruggeri, del bar Dolci Tentazioni di Vago, che aggiunge: «Nel paese mancano luoghi e strutture che permettano il ritrovo e l’aggregazione degli abitanti».

Se da un lato però i dati dello Suap sembrano essere confortanti, dall’altro rimangono ancora aperte alcune “ferite” per il tessuto sociale ed economico del paese, come quella di Casa Mercato. «Il mercato è stagnante», evidenzia Giorgio Tamellini, presidente della Confcommercio di Lavagno. «Sono sorti nuovi quartieri nel comune, ma lontano dai centri delle frazioni di Lavagno; ciò impedisce al cittadino di conoscere i servizi del luogo in cui vive. Ben vengano, quindi, manifestazioni e fiere attraverso le quali i piccoli commercianti, molti dei quali sono giovani, possono mettersi in mostra. Secondo Tamellini, inoltre, «c’è un ritorno al commercio al dettaglio: il cliente preferisce il rapporto umano e la fiducia nel venditore. E in questo quadro i giovani a Lavagno stanno diventando protagonisti». Federico Zenari

Suap, «I ragazzi hanno più coraggio» Lo Suap (Sportello Unico Attività Produttive), istituito dall’Unionvalli, l’alleanza amministrativa dei comuni di San Martino Buon Albergo e Lavagno, è già un punto di riferimento per le aziende del territorio. Lo Suap, il cui responsabile è Claudio Prando, si occupa di ottenere le licenze per conto degli imprenditori che intendono aprire un’attività produttiva o commerciale. I funzionari dello Suap hanno seguito da vicino anche le pratiche dei giovani che negli ultimi due anni hanno aperto le attività in paese. «I dati a Lavagno sono in controtendenza rispetto a quello che accade a livello nazionale, anche in relazione all’attuale crisi economica», spiega Prando, che sottolinea: «I giovani sono gli unici che in questo momento rischiano e si buttano sul mercato». F.Z.


Giugno 2010 Vivere Lavagno

Attualità

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«Era diventata un Frana a San Briccio, chiusa la pericolo. Ora i cittadini devono strada. Disagi per i residenti avere pazienza»

I lavori per la messa in sicurezza di via Casetta dureranno oltre un mese

Servizio autobus interrotto, il Comune e l’Atv non trovano l’accordo

A distanza di circa quattro mesi dal primo smottamento, via Casetta, la strada che collega San Briccio a Marcellise è stata totalmente chiusa al traffico con un’ordinanza firmata dal sindaco Simone Albi. La pioggia caduta nelle ultime settimane aveva riacutizzato il problema, costringendo i vigili del fuoco ad intervenire il 17 maggio per mettere ancora una volta in sicurezza la strada. Di fronte al maltempo l’amministrazione comunale aveva più volte allargato le braccia, sostenendo che prima di intervenire occorreva

Off limits Sopra il fronte della frana di via Casetta. A fianco il divieto di transito

aspettare che il terreno si asciugasse del tutto. E mentre negli ultimi giorni la banchina si “sbriciolava” ulteriormente, le auto continuavano a viaggiare a senso unico alternato. Fino a lunedì 24 maggio, quando è entrata in vigore l’ordinanza che

A San Pietro il mercatino a km 0

Gazebi In Piazza Vischi

Anche a Lavagno si tiene il mercatino a km 0, organizzato e promosso da Coldiretti, in collaborazione con il Comune. I gazebi sono presenti ogni terzo sabato del mese in piazza Vischi, a San Pietro.

Dopo la partenza in sordina, sabato 17 aprile, a causa delle avverse condizioni meteo, sabato 15 maggio al mercatino a km 0 si è registrato un successo di pubblico: i cittadini si sono recati in pizza Vischi per acquistare direttamente dalle aziende agricole le produzioni locali. Questi mercatini rappresentano ormai una realtà consolidata, che offre una valida alternativa alle logiche della grande distribuzione, portando la qualità e la genuinità sulla tavola di tutti. F.C.

vieta il transito in via Casetta, in attesa della partenza dei lavori fissata ai primi di giugno. Secondo una prima valutazione dei tecnici comunali potrebbe essere necessario almeno un mese di tempo prima che il traffico possa essere riaperto. L’intervento studiato dalle ditte incaricate dal Comune prevedono la messa in sicurezza di via Casetta attraverso dei micropali e un muro di contenimento eretto a valle, per un costo di circa 80mila euro. Intanto i residenti si dicono esasperati per una situazione che si trascina da mesi. «Ma veramente non si poteva intervenire prima?», si chiedono alcuni cittadini che vivono nella zona. «Occorreva intervenire prima che sorgesse il problema, è risaputo che il terreno è argilloso e che quindi può franare facilmente». Al disagio della strada chiusa si aggiunge anche il mancato accordo tra il Comune e l’Atv: il servizio autobus, infatti, sarà interrotto finché via Casetta non sarà riaperta. Alice Turri

Assessore Daniele Papa

Assessore alla Viabilità Daniele Papa, per quale motivo i lavori per mettere in sicurezza la strada partono solo ora? Si sono prolungati i tempi a causa delle avverse condizioni meteo. La perizia geologica che abbiamo richieso, inoltre, è arrivata solo una settimana fa. Che tipo di opera realizzerete per mettere in sicurezza la strada? Quanto tempo sarà necessario per ultimarla? Verranno messi dei micropali sui quali sarà eretto un muro di cemento a valle. Auspichiamo di terminare i lavori entro un mese, sperando che le condizioni meteo siano favorevoli. I residenti si dicono esasperati. Anche il servizio auobus è stato interrotto. Siamo consapevoli dei disagi che ci sono stati e ci saranno, ma i cittadini devono avere pazienza. Purtroppo non è stato trovato un accordo con l’Atv: i ragazzi che vanno a scuola per ora dovranno prendere il bus a Barco o a San Martino. A.T.

Fermo immagine

Una rotonda pericolosa. E’ quanto ci segnalano alcuni compaesani in merito alla recente rotonda stradale realizzata in località Barco. Il manufatto sembra limitare gli spazi di manovra. Manca, inoltre, tutta la segnaletica stradale necessaria. Se volete segnalare altri disagi o pericoli, scrivete a: redazione@lavagnounipo.it F.Z.


A lezione di... sicurezza 4 Attualità

Giugno 2010 Vivere Lavagno

Un pieghevole illustra come proteggere la propria casa Nel corso dell’incontro avvenuto lo scorso 1 aprile nella sala civica di Vago, chi scrive, utilizzando un pieghevole redatto con il collega Pasquale Marchetto, ha tentato di fornire alcune indicazioni pratiche per aumentare la sicurezza domestica.

Videosorveglianza

Si comincia con l’ingresso, che andrebbe reso sicuro con una porta blindata; si prosegue poi con le finestre che, soprattutto se si abita ai più piani bassi, andrebbero poste in sicurezza con delle persiane rinforzate o con delle inferriate. È consigliabile, poi, dotare l’appartamento di un

L’Unionvalli attiva le telecamere

E’ stato attivato a Lavagno il sistema di videosorveglianza, il cui progetto è stato realizzato dall’Unionvalli grazie a un finanziamento della Regione Veneto. Le 10 telecamere sono state disposte nei luoghi di aggregazione del paese e nei siti di proprietà comunale. Precisamente in via Piazza, via Palazzina, via Brolo Vecchio, via Castello, via Volta, Via Vaghetto, via della Scienza, via della Tecnica e infine sul campanile della chiesa di via XXV Aprile. A.T.

sistema di difesa attiva e quindi affidarsi ad un esperto. A chi non è mai successo poi di perdere le chiavi di casa? In quel caso la prima cosa da fare è provvedere a far cambiare immediatamente la serratura della porta. Nel corso dell’incontro è stata sottolineata inoltre l’importanza di un’altra buona norma, quella di non aprire mai la porta a chi non si conosce, anche se indossa una uniforme e dichiara di essere addetto alla manutenzione per conto del condominio, oppure dipendente dell’azienda dell’acqua, del gas o della luce elettrica. La truffa o il raggiro, in questi casi è sempre dietro l’angolo. Se insiste bisogna chiedergli il numero di telefono dell’ente di appartenenza e fare le opportune

Cisl Fp Antonio Mazzei

verifiche telefoniche. Cercare di instaurare un buon rapporto con i vicini ed avvisarli quando si esce di casa, comunque, rimane uno dei rimedi migliori per sentirsi più tranquilli. In ogni caso, anche solo per pochi minuti, è consigliabile chiudere sempre la porta a chiave e lasciare qualche luce accesa nell’appartamento o la radio in funzione. Antonio Mazzei (Coordinatore provinciale Cisl Fp)


Un forum per i giovani Giugno 2010 Vivere Lavagno

Società 5

Il CreAttivo Lab organizza e promuove eventi Ha preso forma il CreAttivo Lab, il forum dei giovani dell’Unionvalli che ha lo scopo di organizzare e promuovere delle attività che incentivino l’aggregazione giovanile nei Comuni di Lavagno e San Martino Buon Albergo. Nelle scorse settimane, nella sala consigliare del Comune di San Martino Buon Albergo, è stato nominato il direttivo composto da cinque ragazzi e ragazze, tra i 15 e i 35 anni, ed è stato eletto il presidente. Nel percorso che ha portato all’elezione del direttivo e del presidente, i giovani del CreAttivo Lab sono stati seguiti da vicino dal presidente dell’Unionvalli, il sindaco di San Martino Valerio Avesani, e dagli assessori alle Politiche Giovanili del Comune di Lavagno Stefano Ridolfi e del Comune di San Martino Buon Albergo Luigi Bertacco. «Quella del forum dei giovani è una grande opportunità per i ragazzi, che possono finalmente contare su un organo di rappresentanza, oltre che luogo di ascolto e punto di incontro», sottolinea Ridolfi, che sottolinea come «questa nuova realtà serva anche per maturare nei giovani, che costituiscono una risorsa fondamentale per il nostro futuro, la consapevolezza di essere i veri protagonisti». Nel corso della riunione tenutasi nella sala

Scacciapensieri

Laboratorio Pittura ad acquerello

consigliare del Comune sanmartinese è stato eletto il presidente Carlo Grossule e il direttivo, composto da Elisabetta Conter, Alessandro Zaghi, Elisa Castagna, Elena Tomelleri e Carlo Grossule. «Dopo una prima fase in cui è stato necessario conoscersi, abbiamo iniziato a confrontarci su ciò che mancava nei due paesi dal punto di vista di noi giovani e su quali fossero le idee per colmare questo vuoto.

In seguito abbiamo stilato un primo programma composto da eventi e iniziative che saranno realizzati nei due paesi», spiega il presidente del CreAttivo Lab Carlo Grossule. Il forum ha bruciato le tappe, tanto che i giovani dell’Unionvalli hanno già realizzato diverse iniziative. Dopo alcune uscite promosse prima di tutto per incontrarsi e conoscersi, il CreAttivo Lab ha organizzato un laboratorio di pittura ad acquerello. In programma ci sono il rafting sull’Adige e il corso di fotografia. E ancora un concorso di poesia, previsto durante il prossimo anno scolastico. Inoltre il CreAttivo Lab sarà impegnato in prima linea nell’organizzazione della festa del patrono di San Pietro. F.Z.

Immagino vi starete chiedendo cos’è lo Scacciapensieri. Presto detto: si tratta di un angolo dedicato a voi, una rubrica in cui volta per volta cercherò di rispondere in maniera semplice e diretta ai problemi che vorrete condividerete con me e gli altri lettori. Anche se il mio lavoro principale è quello di psicologa, questo spazio non vuole essere una consulenza psicologica, quanto un parere su questioni di carattere personale, emotivo, sentimentale (ma non solo), che spesso sono comuni a molte persone. Scrivere nero su bianco un proprio problema è un esercizio semplice, ma “liberatorio”, in grado di per sé di togliere un po’ d’ansia dalle persone. Perciò prendete carta e penna e scrivetemi, io sarò felice di rispondervi in questo angolo di “Vivere Lavagno”. Fatelo pure in forma anonima, anche se noi garantiremo sempre la vostra totale riservatezza qualora invierete delle lettere firmate. Potete contattarmi via e-mail all’indirizzo di posta elettronica alice@lavagnounipop.it. Alice Turri


6 Cultura

Associazioni

Circoli Parrocchiali Noi

Il Circolo Parrocchiale Noi di San Pietro di Lavagno organizza anche quest’anno il Gruppo Estivo (GREST), che si svolgerà durante il mese di luglio dal lunedì al venerdì. I responsabili Alice, Eleonora, Filippo e Stefania hanno previsto spazi per i compiti delle vacanze, molti momenti di gioco e di attività manuali e ogni settimana un’uscita alle Terme di Caldiero. Il GREST è aperto a tutti i bambini che hanno frequentato dalla prima elementare alla seconda media comprese, con precedenza per i residenti di Lavagno. I Circoli Noi fanno parte dell’Associazione Nazionale Noi, che ha sede a Verona ed è a servizio degli oratori e dei circoli ricreativi. Scopi dell’organismo sono la partecipazione associativa e la promozione sociale. Anche a Vago ne esiste uno, che opera dal 1992 per volontà di don Roberto Lonardoni. Il “Noi” lavora da sempre per tenere viva la nostra comunità con iniziative educative, invitando i genitori a mettersi in gioco secondo nuove prospettive vicine allo stile di vita dei ragazzi e incoraggiando i nuovi residenti ad avvicinarsi e dare un prezioso contributo di idee. Il circolo è aperto tutti i giorni dalle 15 alle 18,30; il lunedì pomeriggio ha luogo il gioco della tombola, un’iniziativa rivolta agli anziani. F.Z.

San Pietro festeggia il patrono

Giugno 2010 Vivere Lavagno

La sagra si svolgerà dal 25 al 29 giugno. Protagonista la musica

Band La sala prove a San Pietro.

Anche quest'anno l’associazione culturale Officina Fotonica, con sede in via Brolo Vecchio, contribuisce alla riuscita della festa del patrono di San Pietro, che si terrà dal 25 al 29 giugno. Il programma della kermesse, come gli scorsi anni, è ricco e prevede venerdì 25 giugno il concerto

La recensione

dei Tre Allegri Ragazzi Morti, preceduto dall’esibizione di alcune band locali e da un torneo di calcetto. La musica circense farà da sottofondo all’esibizione dei giocatori di fuoco sabato 26 giugno, mentre il giorno successivo il programma si fa più ricco: dal motoraduno, all’esibizione del gruppo fuoristrada Jambo, alle danze e al liscio la sera. Lunedì, invece, la Piazza Vischi, dietro il Municipio, diventerà un grande mercato con un’apposita zona dedicata al libero baratto. La festa del Patrono si concluderà martedì 29 giugno con i fuochi pirotecnici. Officina Fotonica, impegnata in

prima linea nell’organizzazione della kermesse, è un'associazione culturale che gestisce una sala musica a San Pietro di Lavagno dal 2006, aperta a tutti coloro che abbiano bisogno di uno spazio per suonare e divertirsi. La sala è insonorizzata e provvista di strumenti: batteria, amplificatori per chitarra e basso elettrici, impianto voce, videoproiettore e possibilità di audio registrarsi. Obiettivo dell'associazione è fornire un luogo in cui i giovani del paese, ma non solo, possano convivere e confrontarsi apertamente. Federico Zenari

Un libro per salvare altri Vincenzo Il racconto di una madre che affronta il tema della sofferenza Nel libro viene raccontata una malattia vera, senza speranze, che si è accanita sulla giovinezza di Vincenzo, un ragazzo di Lavagno di 17 anni, traboccante di progetti e di aspettative e con grande voglia di vivere. La narrazione, che ti prende per mano da subito, è ancora più straziante perché le parole che raccontano la malattia di Vincenzo sono quelle di sua madre, attenta e desiderosa di conoscere il mondo sconosciuto della leucemia acuta, di cui apprende ogni sfumatura, nel desiderio di

trovare qualche spiraglio di guarigione per suo figlio. Annota tutto, dal rapporto con i medici all’esperienza del trapianto di midollo e delle chemioterapie, alla quotidianità nel reparto ematologico, ai pensieri e alle ragioni del figlio ammalato, che non si vuole arrendere, nonostante tutto. Pur trattando il tema della sofferenza e della “morte giovane”, queste pagine si possono definire un inno alla vita e alla speranza, o meglio alla speranza di vita. È infatti questo lo scopo del libro: sostenere la ri-

cerca e la disponibilità a donare le cellule staminali da midollo osseo e sangue, affinché si possano salvare altri “Vincenzo”. Maria Pia Eliodeni

Sabato 15 maggio la Professoressa Maria Grazia Belli ha presentato a Vago l’artista Pino Boldrin e le sue opere (a fianco Cromosoma Femminile), nell’atelier del pittore. Boldrin si accosta all’arte come musicista e compositore, successivamente si dedica alla pittura. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti Cignaroli ed inizia ad esporre sin

dagli anni ’70. I suoi quadri sono frutto di una ricerca nel campo dei fenomeni percettivi e degli effetti ottici ad essi correlati. L’artista adotta raffinate variazioni di effetti luminosi, ottenute tramite calcolate stesure di colore e segni calligrafici ripetuti. Nella sua più recente produzione il suono musicale trova un’eco amplificata nelle stesure cromatiche. I pigmenti diluiti rievocano suoni acuti o soffusi, i segni ripetuti e interca-

lati ritmicamente suggeriscono suoni timbrici di strumenti a percussione. La composizione informale ed il colore suscettibile di infinite variazioni si espande all’infinito. I segni calligrafici riempiono via via la superficie, entrano nella tela sino ad immedesimarsi con lo sfondo, paiono messaggi in codice, provenienti dall’intimo dell’autore e rivissuti in un’atmosfera di rarefatta poesia. Annalisa Orsato

Pino Boldrin in mostra


Le Università si gemellano

Università Popolare 7

Domenica 18 aprile alla presenza del sindaco Giuseppe Vezzari e dell’assessore alla Cultura Silvio Pagliarini, a coronamento di una proficua collaborazione sul piano metodologico e nella scelta degli argomenti trattati durante l’anno, Maria Grazia Belli presidente dell’Università Popolare di Lavagno e Daniela Mizzon, coordinatrice dell’Auser (Università Itinerante) di Illasi, hanno sancito il gemellaggio fra le due Università Popolari. Queste scuole sono destinate agli adulti e alla terza età, ovvero segmenti di popolazione che stanno diventando sempre più numerosi e molto motivati a lasciarsi coinvolgere in momenti di aggregazione, di crescita culturale e di benessere psicofisico.

Queste istituzioni di volontariato ormai dispongono, grazie all’impegno di tutti gli associati, di una buona organizzazione, riescono ad essere vicine a tutti coloro che nel tempo libero dal lavoro o dagli impegni familiari, vogliono consolidare o aggiornare la propria cultura. Alla cerimonia, svoltasi nella sede dell’Auser di Illasi, ha fatto seguito una visita culturale, per far conoscere le bellezze paesaggistiche ed architettoniche di questo paese così ricco di storia e di civiltà. La giornata si è conclusa con la celebrazione della messa nella chiesetta di Giara, famosa perché in questo luogo di grande spiritualità, San Gaspare Bertone, duecento anni fa, celebrò la sua prima messa. M.P.E.

Giugno 2010 Vivere Lavagno

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Durante un incontro Lavagno e Illasi hanno sancito il sodalizio

La cerimonia Sopra, Maria Grazia Belli e Daniela Mizzon, con il sindaco di Illasi Giuseppe Vezzari. A fianco, i componenti delle due Università Popolari

Internet, la sfida vinta dagli over 60 L’Università organizza corsi per imparare ad utilizzare il computer

L’Università Popolare di Lavagno programma di anno in anno un corposo progetto di Informatica, con corsi settimanali, incontri pomeridiani e serali, tenuti da validissimi insegnanti: Ubaldo Pernigo, Francesco Battaglia e Federico Zenari, che, con linguaggi chiari e immagini appropriate, aiutano gli adulti a tenersi informati sulla gestione del pc e ad apprendere le ultime novità sul mondo dell’informatica in continua e veloce evoluzione.

Le lezioni Il corso di informatica, che si tiene nella scuola media, è frequentato da anziani, ma anche da giovani mamme

I corsi al computer si svolgono nell’aula Informatica della scuola media e sono frequentati con ammirevole entusiasmo anche da molte giovani mamme,

spinte dall’esigenza di acquisire o perfezionare le proprie conoscenze informatiche per se stesse, ma anche per sintonizzarsi meglio col mondo dei figli. In una fase della vita in cui l’età e la perdita di ruolo dovuta all’allontanamento dal lavoro spingono l’individuo all’isolamento, internet e il computer lo aiutano a sentirsi attivo. Hanno sostituito parte del tempo della televisione, ed è un bene. Alla domanda per quali motivi un anziano debba preferire il pc, Ubaldo Pernigo afferma: «La tv è passiva, mentre il computer richiede una partecipazione che allena la memoria e mantiene elastico il cervello, presuppone la ricerca, pone domande, richiede abilità». Concordano con lui anche gli studiosi del settore, i quali sostengono che, «senza nuove esperienze stimolanti, ci sono parti del nostro cervello che re-

Pc C’è sempre più interesse

sterebbero mute per sempre», continua Pernigo. Apprendere, creare, inventare le potenzia anche a 70 anni. Inoltre imparare ad usare il computer è un’enorme gratificazione per una persona anziana, è la via d’accesso ad un mondo totalmente nuovo che le sembrava precluso: grazie ad alcune lezioni è già possibile riuscire da soli a mandare e-mail, cercare informazioni, fare videotelefonate, acquistare i prodotti preferiti. E’ come vincere una sfida. M.P.E.

Il conflitto

Palestina, terra santa, terra ferita La professoressa Rita Falezza ha tenuto, nella sala civica di Vago, un incontro dedicato alla Palestina. Terra santa per tutti, la Palestina è teatro di uno dei più lunghi e tormentati conflitti della storia contemporanea, iniziato all'indomani della proclamazione dello Stato d'Israele e mai giunto a una soluzione definitiva. Tra le ferite inferte a quella Terra, e a tutti coloro, sia israeliani sia palestinesi, che si adoperano per costruire la pace, è la mancanza di un'informazione completa e imparziale sulla genesi storica di quel conflitto e sugli ostacoli che ancor oggi ne impediscono la risoluzione. Durante la lezione la relatrice ha inoltre raccontato il viaggio che ha effettuato in quei luoghi con l'associazione Pax Christi.


La bioedilizia offre ambienti salutari 8 Università Popolare

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L’architetto Veronese: «La casa sostenibile ottimizza il consumo energetico»

Nell’ambito dei giovedì culturali dell’Università Popolare si è parlato di bioedilizia con l'architetto Mario Veronese. Le modalità progettuali di questo nuovo modo di edificare si ispirano a principi filosofici e morali, allo scopo di realizzare ambienti di vita salutari e confortevoli. «Per riuscire in questo intento si utilizzano tecniche costruttive e materiali ecologici, che non inquinano l’ambiente ed evitano sprechi di materie prime - ha spiegato Veronese -. I valori fondanti della bioarchitettura, legati al benessere e alla salute,

All’Opera

L’Università Popolare di Lavagno organizza, per i suoi iscritti, la partecipazione allo spettacolo Turandot all’Arena di Verona per il giorno Giovedì 1 luglio 2010. Dramma lirico in 3 atti, ultima grande opera di G. Puccini, rimasto incompiuto alla scomparsa dell’autore avvenuta nel novembre del 1924. La regia e le scene saranno di Franco Zeffirelli, fra gli interpreti Giovanna Casolla nel personaggio della triste principessa cinese. F.C.

ci aiutano a mitigare gli effetti dei fattori inquinanti interni ed esterni delle costruzioni». Le modalità progettuali e costruttive scelgono: il sito dove ubicare la casa, la misurazione del

campo elettromagnetico dell’area, infine l’orientamento per una maggiore irradiazione solare. «L’edificio sostenibile ottimizza il consumo energetico attraverso l’utilizzo di impianti

a valenza bioclimatica con un risparmio nella bolletta del gas», ha evidenziato l’architetto Veronese. Si possono così ricavare alcuni vantaggi diretti, ad esempio si può aumentare l’efficienza dei termosifoni o del caminetto, ridurre le spese del riscaldamento, il consumo di acqua potabile e infine anche quello dell’energia elettrica. Si possono, inoltre, riciclare i rifiuti domestici, recuperare l’acqua piovana in piccole cisterne, migliorare l’utilizzazione degli spazi condivisi. M.G.B.

Essere nonni, l’importanza di comunicare Un corso ha trattato il tema del rapporto con i nipoti

Affettuosi, comprensivi, pazienti, attenti ascoltatori, autorrevoli quanto basta, fonte inestimabile di sapere. Questa la ricetta dei nonni per conquistare il cuore dei loro nipotini e diventare, nel contempo, un prezioso punto di riferimento per tutta la famiglia. Un corso di pratiche filosofiche, condotto dalla dottoressa Lavinia Furlani e altri due professionisti del settore, con l’obiettivo di affrontare l’importante rapporto tra nonni e nipoti, è stato

programmato dall’Università Popolare. Le tre lezioni sono state tenute il 29 aprile, il 13 e il 20 maggio dal team di esperti, che si occupano in particolare di pratiche filosofiche riguardanti i gruppi, sia nella prevenzione del disagio giovanile che nella valutazione di persone e imprese, prestando particolare attenzione agli aspetti comunicativi. Il “senso, valorizzazione ed utilità di una relazione autentica”, “l’importanza di comunicare il

sapere dell’esperienza” e “l’avventura della narrazione come risorsa educativa” sono i tre temi che sono stati trattati durante le lezioni. M.P.E.

L’associazione Il Cigno Onlus propone E...STATE CON NOI!, un’iniziativa per bambini con difficoltà di apprendimento dai 5 agli 11 anni che prevede un supporto didattico in tutte le materie scolastiche, attività ludicocreative, training linguistici con programmi informatici, ed eser-

cizi di potenziamento della lingua inglese. Il servizio si svolgerà dal 16 giugno presso la sede dell’associazione, in via Miglio 7, dal martedì al giovedì dalle 14.30 alle 17.30, e il venerdì dalle 9.30 alle 12.30. F.Z.

Esperti I relatori delle tre lezioni

Il Cigno diverte i bambini


All’acquedotto la gente è in festa

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Racconti e tradizioni 9

A San Briccio il canto scritto da Alfonso Chiaffoni risuona ancora

Quando si riuniva il gruppetto per cantare vicino all’acquedotto - accade sempre a San Briccio, perché ogni occasione è buona (un ritrovo collettivo, una festa, un incontro) - io sentivo questo coro: “Che bel dì ch’è questo qua, l’ è il più belo che sul monte de Lavagno sia spuntà, popolo godete e canta e sona no ghe sarà festa più splendida de questa qua”. Allora mi si accendeva una forte curiosità. Non tanto per il significato delle

parole, che dicono di una festa davvero speciale, ma per l’ intensità partecipativa dei cantanti. La voce ben posta, la compostezza, lo scambio intenso dei sorrisi, ma soprattutto i duri sguardi di rimprovero verso noi ascoltatori che non mettevamo in atto il giusto atteggiamento relativo alla solennità del pezzo. La mia curiosità fu ampiamente soddisfatta nel luglio del 1996, quando il canto venne eseguito per intero nel bel

mezzo dei festeggiamenti per il centenario dell’opera. È il «coro dell’ acquedotto», parole del giovane Alfonso Chiaffoni e musica di Tito Dal Dosso e Scipione Ruffo. Fu appositamente scritto per essere cantato cent’anni prima, il 12 luglio1896, giorno dell’ inaugurazione dell’acquedotto. Prima di allora in piazza esisteva un “laghetto”, poco più di una pozzanghera che raccoglieva le acque piovane delle strade che lì confluivano. Le donne vi lavavano la biancheria, i contadini vi conducevano ad abbeverare gli animali, i bambini vi sguazzavano dentro assieme alle anatre e alle oche, e gli insetti se ne servivano per moltiplicarsi a dismisura favorendo l’origine di pestilenze. L’acqua potabile si andava ad attingere alle fonti di San Rocco o al Dugale di Turano distanti entrambe due chilometri dal paese. Era una tribolazione recarvisi con i secchi a spalle e, anche nelle case, si consumava

Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchette, chchch...... E' giu', nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo! sentirla tossire…. La Fontana malata di Palazzeschi ci ha fatto ridere da bambini quando la imparavamo a scuola, e ci siamo chiesti, come potesse essere considerata una poesia, con tanti suoni onomatopeici e curiosi. Mi viene qualche dubbio, se penso al solo aspetto letterario, ma mi risulta, invece, assai più comprensibile

se guardo alla sua sostanza: l’acqua. Oggi l’acqua è uno dei malati più gravi del pianeta, oltre che poca, è in certi paesi oggetto di potere, tanto da farci temere che si voglia privatizzarla anche da noi, quando si decide riguardo alla semplice gestione delle condutture. I mari sono spesso inquinati. I laghi sono diventati

un pericolo per i bagnanti, non più specchi d’acqua dolce, gradevoli . Dei fiumi meglio non parlare e anche le acque sorgive non sono sempre potabili, impregnate di diserbanti, metalli pesanti e non so più quant’altro. Eppure senza acqua la vita è impensabile. All’inizio, nel Paleolitico, sono poche le cose di cui l’uomo pare

Lo scorrere dell’acqua diventa poesia

con parsimonia un bene così prezioso. La situazione igienica era critica e provocava morti, specialmente nei periodi estivi. Fu l’avvocato Bernardo Bene-

In piazza La vecchia fontana

detti che nel 1888 si interessò per la realizzazione dell’acquedotto. Il progetto venne affidat all’ingegner Balconi. La condotta dell’acqua era di circa 5 chilometri e l’opera verrà ultimata in soli 150 giorni. Gli uomini si prestarono gratuitamente alla escavazione del tracciato. Questo acquedotto avrebbe fornito acqua agli abitanti di San Briccio per lunghi anni. Fausta Croce

aver avuto bisogno: acqua, cibo e fuoco. Vagava alla ricerca di qualcosa da mangiare a da bere, mentre il suo cervello inizia a rielaborare le esperienze che lo circondano. Cosa potrebbe succedere se davvero tutta l’acqua potabile del mondo si riducesse a pochi rivoli? Se ci trovassimo costretti a bere da pozze fangose e a precipitare nuovamente nel rischio di malattie quali tifo, colera e pestilenze di ogni genere come purtroppo succede in varie regioni povere del mondo? Consoliamoci, noi per ora non rischiamo questo, forse, ci ammanniscono però metalli pesanti e altre amenità del genere; non pestilenze, ma cancro. La fontana è davvero malata e le sue gocce cadono tristi, rimpiangendo il tempo in cui erano più chiare, più, pulite, più sane. Giuliana Borghesani


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Giugno 2010 Vivere Lavagno

In un libro le fatiche delle lavandaie

Nel brano che pubblichiamo in anteprima, Maria Pia Eliodeni ripercorre la storia dei lavandàri

Mentre facevano il bucato le donne commentavano ciò che accadeva a Lavagno

L’acqua corrente nelle case fu in molte zone d’Italia un sogno irrealizzabile sino ad una sessantina d’anni fa. Fare il bucato, visto anche il numero dei componenti delle famiglie di allora, era per le donne un lavoro massacrante svolto in parte in casa e in parte nei pubblici lavatoi. Gli strumenti del mestiere delle lavandaie erano la cenere, la creta e il sapone, che veniva creato in casa utilizzando il grasso del maiale, l’olio e la soda. La cenere veniva preparata secondo una ricetta antichissima. era raccolta e messa da parte con cura dalle donne; doveva essere di carpino, faggio o rovere, mai di castagno perché macchiava la biancheria e doveva essere priva di grossi carboni. Un altro strumento di lavoro era la spazzola di saggina (el bruschin) e infine si usava tanto “olio di gomito”, ovvero fatica allo sfinimento. Il lavatoio, comunque, rappresentava un progresso rispetto allo stare chinate sulla riva di un fossato. Nei paesi il lavatoio è sempre stato un punto di riferimento, quasi quanto il campanile della chiesa, la piazza con il monumento ai caduti e il cimitero. In questo luogo le donne socializzavano: commentavano, spettegolavano, soprattutto quando il lavoro o la guerra portavano lontano i loro mariti, figli o innamorati. I lavatoi erano detti anche scherzosamente “l’osteria delle donne”, per il fatto che erano uno dei pochi luoghi per le donne, dove ritrovarsi insieme a “lavare i panni sporchi di casa” e ciacolare degli eventi lieti o tristi del paese, mentre rasentavano la lissia, e sbattevano i panni sull’asse di pietra inclinata.

venivano riempite di acqua fresca e limpida ogni mattina e alla sera venivano svuotate e ripulite. Quelli della foto (in basso) sono composti da tre vasche. La prima, da sinistra, era destinata ad abbeverare il bestiame, quella più grande al centro, serviva per risciacquare la biancheria e la terza per il lavaggio degli indumenti colorati o quelli maggiormente sporchi. Si trovano al centro del paese, in piazza Rimembranza, da circa un secolo e ricevevano acqua dall’acquedotto, inaugurato nel 1896. I lavandari di Vago Non ci sono testimonianze scritte od orali riguardanti i lavatoi nel centro di Vago. La signora Attilia racconta che di fianco al suo negozio c’era solo un grande arbio per abbeverare i cavalli. Si sa che a Vago c’era una stazione di posta e uno stallo per i cavalli, i quali lì avevano anche la possibilità di dissetarsi. Per fare la lissia ci si doveva arrangiare, attingendo secchi e secchi di acqua dal pozzo più vicino a casa. E d’in

verno gelavano sia l’acqua che la catena per tirare su i secchi. Alcuni anziani del luogo, fra cui Cesare Chiaffoni, mi raccontano invece che per rasentare la lissia le donne di Vago si recavano in I lavandari di San Briccio un corso d’acqua in fondo al VaI lavandari di San Briccio sono ghetto. In via Monticelli, prodelle grosse vasche di pietra che prio vicino alla curva dell’anti-

«Le lavandaie» Un’immagine neorealista scattata nel 1956 dal fotografo

quario Leardini, fino a poche settimane fa, si poteva vedere un muro con due antiche e lunghe pietre incastonate nel basamento: erano le pietre dei lavatoi. Una fontanella riforniva di acqua fresca e limpida le vasche dei “lavandari” per permettere alle donne della contrada di fare la lissia. Attualmente un nuovo progetto edilizio ha smantellato il vecchio muro con le storiche pietre, cancellando così il ricor-

Reperti Sopra i lavatoi di San Briccio, in piazza Rimembranza. A fianco, ciò che rimane del lavatoio ai Monticelli.

do di una grande fatica delle donne del passato. È invece ancora visibile il pilastrino che proteggeva la canaletta dell’acqua, spostato ai margini della via Monticelli, direzione Quattro Strade.

I lavandari di San Pietro Dei vecchi lavatoi di San Pietro sembra non sia rimasta alcuna traccia, solo i ricordi talvolta appannati di qualche anziano del luogo. Un tempo, racconta il signor Toni Rama, i lavatoi erano dietro al Municipio, dove oggi c’è il cortiletto recintato dell’Asilo. Lo ricorda bene perché lui ci giocava, quando furono dismessi perchè l’acqua era arrivata nelle case. C’erano tre vasche come a San Briccio: due grandi e una piccola: la prima serviva da abbeveratoio, la seconda era riservata alle lenzuola e la terza per i capi piccoli e molto sporchi. Qualche anziano delle Preare ricorda che nell’avvallamento vicino alla casa Moscardo, c’era, sin dai primi del Nocevento, una vasca quadrata, con un rubinetto che portava l’acqua per l’uso domestico, per sciacquare i panni e per abbeverare il bestiame. Maria Pia Eliodeni


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Racconti e tradizioni 11

E in primavera si faceva la lissia

Il bucato “grosso” era tenuto per mesi in un apposito locale della casa I panni sporchi venivano lavati nel brentòn. L’operazione durava giorni

o Nino Migliori

La poesia

Avesa lavandara

Te vedarè piegarse da par tuto, schene de done zòvane a strussiar coi brassi forti, ma col sen distrutto su la riva de un fosso a sbataciar…… Berto Barbarani

Panni al sole Dipinto di E. Savini

In passato solitamente il bucato minuto si sbrigava ogni settimana o mese, mentre, in primavera, con le pulizie di Pasqua, o in autunno, si faceva il bucato “grosso”, la lissia vera e propria. Questa biancheria sporca, ma tutta rigorosamente bianca, veniva conservata anche per mesi ammucchiata in un locale apposito della casa. Arrivato il momento buono, preferibilmente un giorno sereno e ventoso, la massaia, aiutata da qualche vicina o parente, programmava il lavaggio dei panni di tutta la famiglia. Veniva allestito nel cortile di casa un fornello e acceso il fuoco, alimentato con legna di ogni genere; sopra veniva posto un grosso contenitore, la brenta di alluminio o di rame, riempito di acqua che si portava ad ebollizione. Si prendeva un’altra brenta di legno, molto grande, el brentòn, che, nella parte bassa aveva un foro, chiuso ermeticamente con un tappo (el coccòn) e uno straccio, lo si posava su un alto treppiedi di legno con sotto un secchio. Dentro al brentòn venivano disposti i panni sporchi a strati: sul fondo quelli più rustici e sporchi, poi le fodere dei stra-massi (materassi) di crine o di scartossi, sopra le lenzuola di canapa ruvida ed infine, asciugamani, traverse, tovagliati e la biancheria intima, di cotone più delicato. Il cumulo di biancheria, precedentemente bagnato (messo in moja) e ben insaponato, veniva pigiato fortemente nel brentòn, facendo in modo che non rimanesse alcun vuoto; poi veniva coperto con un drappo di tela molto resistente e su questo si versava la cenere di legna, precedentemente bollita e in quantità proporzionale a quella del bucato: questa cenere faceva da sbiancante. Infine, sulla cenere, si versavano litri e litri d’acqua

bollente per favorirne il filtraggio, fino a coprire completamente la biancheria. La si lasciava riposare così per una notte intera. Il giorno dopo si toglieva il tappo (el cocòn) al foro, posto sul fondo del brentòn - da cui il termine “bucato” – e da lì

ché tessute a mano sul telaio. E attenzione: chi prima arrivava ai lavandari, più limpida trovava l’acqua! Infatti una signora di San Briccio, Maria Chiaffoni, mi raccontava che già alle 4 del mattino accompagnava la sua mamma a rasentare le robe in

usciva e cadeva nel secchio un liquido marrone denso e nauseante. L’operazione, che poteva durare anche due giorni, veniva ripetuta più volte sino a ottenere un liquido limpido. Il liquido usato non veniva buttato, ma riutilizzato per lavare a mano altri capi di vestiario colorato. Il terzo giorno era riservato al risciacquo. La biancheria bagnata veniva trasportata ai lavatoi pubblici per essere rifinita, rasentà, ossia risciacquata abbondantemente nella vasca apposita e poi strizzata. Ricordo la strizzatura delle lenzuola: a doppia avvolgitura, fatta da due donne, una per parte. Le lenzuola di una volta, infatti, erano molto pesanti per-

piazza. Si procedeva poi alla stenditura. Quando il tempo era bello, i panni venivano sciorinati sui prati oppure gli uomini tendevano delle lunghe soghe (grosse corde di canapa bianca-avorio) sulle quali le donne potevano stendere le loro robe. Quando le lenzuola erano quasi completamente asciutte, le massaie le tiravano giù dalle soghe e le piegavano, mettendosi una per lato nel senso della lunghezza, le sbattevano più volte energicamente per dare loro la giusta piega; poi le riponevano sul cavalletto e le riportavano in casa. Che odore di buono, alla fine! M.P.E.

Sforzo A fianco la brenta in cui si metteva in moja la lissia. Sotto le pietre scomparse dei lavatoi a Monticelli


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