II Francesco Leone
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Francesco Leone
LE ARTI E LA GUERRA: DAI FUTURISTI AI PITTORI-SOLDATO
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Premessa I Quaderni Treccani raccolgono una selezione di voci e percorsi iconografici, tra i più significativi, tratti dalle opere dell’Istituto della Enciclopedia Italiana e sono dedicati a tutti i Lettori possibili. Ai nostri già Lettori tra i moltissimi Italiani che nelle loro case e nelle biblioteche consultano e studiano da generazioni sui volumi Treccani e contribuiscono da quasi un secolo alla missione dell’Istituto per lo sviluppo della cultura italiana. A tutti i nostri futuri Lettori che conoscono “la Treccani” solo di nome o perché ce n’era una in casa, per fargliela finalmente sfogliare, scoprire e amare, per una migliore e più ampia diffusione dei saperi nella nostra società. Alle nuove generazioni di Lettori: perché il sapere sia oggetto continuo di dubbio e di verifica, e non di passivo apprendimento. Lo abbiamo pensato perché crediamo che Treccani debba accogliere e vincere vecchie e nuove sfide, prima fra tutte, quella di continuare a garantire, grazie alla competenza e all’autorevolezza dei propri collaboratori, la correttezza delle informazioni e la completezza delle conoscenze. Un compito che da sempre l’Istituto della Enciclopedia Italiana ha svolto a livelli di eccellenza, grazie al contributo dei più importanti specialisti di ogni disciplina, al controllo critico di tutti i materiali, ai confronti nei diversi ambiti della ricerca. Accogliamo la nuova sfida: esiste un nuovo pubblico, esistono nuove forme di lettura, è quindi necessario saper comunicare nel modo più efficace e più adatto ai nuovi modi di consultazione e di lettura, per un’informazione completa e affidabile
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L’attivismo rivoluzionario di Filippo Tommaso Marinetti e dei futuristi, insieme al tarlo irredentista e all’odio per il dominatore austriaco (il vecchio nemico del Risorgimento), si manifestò da subito nella poetica del movimento. Nel 1911, quando per l’Italia il conflitto teorizzato e auspicato dai futuristi divenne un dato concreto con la guerra italo-turca, Marinetti partì per la Libia come reporter di guerra per il quotidiano francese «L’Intransigeant». I reportage poetici in forma di elzeviri, scritti in francese e pubblicati sul giornale parigino tra il 25 e il 31 dicembre 1911, comparvero tradotti in italiano nel 1912 nella raccolta La battaglia di Tripoli edita per le Edizioni Futuriste di «Poesia». Durante la prima guerra balcanica del 1912, l’instancabile ideologo del movimento si recò sul fronte di Adrianopoli come reporter del quotidiano «Gil Blas». I resoconti che scrisse sono alla base del celebre componimento parolibero dal titolo onomatopeico, a simulare il fragore di un obice, Zang-TumbTumb. Un’esplosione di parole in libertà, in assoluto il primo vero libro d’artista, pubblicato per le Edizioni di «Poesia» nella primavera 1914, cui s’ispirò Ottone Rosai nell’omonimo dipinto parolibero (Zang-tumb-tumb + bottiglia + bicchiere) eseguito agli inizi del 1914 seguendo le suggestioni marinettiane. 5
Allo scoppio della guerra, il 28 luglio 1914, la condotta rivoluzionaria e bellicistica dei futuristi trovò finalmente pane per i suoi denti e le azioni del movimento non tardarono ad arrivare. L’11 settembre Giacomo Balla aggiungeva l’aggettivo «antineutrale» alla versione italiana del Vêtement masculin futuriste. Pochi giorni più tardi, il 20 settembre, dopo le manifestazioni interventiste antiaustriache del 15 e 16 al Teatro Dal Verme di Milano e a piazza Duomo (con i relativi arresti a San Vittore), Marinetti, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Ugo Piatti siglarono la tavola parolibera Sintesi futurista della guerra, dove compare visivamente un cuneo al cui interno sono elencate otto nazioni, con le loro relative virtù, ostili ad Austria e Germania. La parola «futurismo» è una punta di diamante posta all’apice del cuneo interventista. Il 29 novembre Marinetti divulgava il proclama In quest’anno futurista, indirizzato agli studenti italiani, in cui annunciava trionfalisticamente che «La guerra attuale è il più bel poema futurista apparso finora». Dal 9 dicembre fino all’aprile seguente si succedettero manifestazioni interventiste futuriste a Milano e a Roma, dove Marinetti fu arrestato per ben due volte (la seconda assieme a Benito Mussolini). Sul versante figurativo, l’aggancio delle ricerche futuriste alle tematiche di guerra diede vita nel 1914 e nel 1915 a uno straordinario coinvolgimento estetico, in cui si dispiegò ai più alti livelli la portata rivoluzionaria delle due istanze cardine dell’arte futurista: quella del dinamismo e, ancor più, quella della simultaneità (ambientale, 6
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temporale, emotiva, psicologica e sensoriale). Degli esiti artistici antineutrali di questo sentire universale e simultaneo le Dimostrazioni patriottiche di Giacomo Balla (1915) furono il risultato più alto, insieme ai quadri di Gino Severini dedicati ai congegni bellici (fine 19141915). Anche Carlo Carrà, del quale su «Lacerba» del 1° agosto 1914 era stato pubblicato il dipinto parolibero Festa patriottica (titolo poi mutato nel secondo dopoguerra in Manifestazione interventista), fu intensamente affascinato dalle tematiche di guerra, come rivela il libro Guerrapittura, del marzo 1915. Pure Mario Sironi fu fortemente attratto dalle implicazioni artistiche dei soggetti bellici, tanto nei dipinti che nell’illustrazione di propaganda, di cui fu uno dei massimi esponenti sia in Italia che in Europa. Paradossalmente a essere meno sedotti dalle implicazioni estetiche che l’entusiasmo per l’intervento poteva suscitare furono, tra i futuristi, proprio i due artisti che offrirono con la loro vita – l’uno indirettamente, l’altro direttamente – il tributo più grande alla guerra: Umberto Boccioni, morto nel 1916 cadendo da cavallo ancora prima di recarsi al fronte, e Antonio Sant’Elia, lui sì morto in battaglia, sul Carso, il 20 ottobre dello stesso anno. Boccioni, al di là degli entusiasti proclami di facciata, fu più angustiato dalle reali privazioni che la trincea gli svelò dalle vette dell’Altissimo nell’ottobre 1915, durante la battaglia per la presa di Dosso Casina, che non 7
attratto dalle potenzialità figurative delle tematiche belliche. «La notte – annotò in una pagina del suo diario privato la notte del 22 ottobre 1915 – è la più terribile di quanto ho mai passato. Non siamo allenati alla montagna siamo spossati. Non abbiamo bevuto acqua tutto il giorno. Siamo esauriti moriamo di fatica. Tutti sono prostrati per quanto tutti sappiamo che in queste condizioni possiamo essere attaccati da un minuto all’altro e che l’indomani ci sarà attacco [...]. Si sente nell’aria l’agitazione dell’attesa di gente che va per la prima volta al fuoco. Di notte in un ambiente spaventoso, senza mangiare, senza mantelline, senza coperte». È una visione spettrale quella descritta da Boccioni. La stessa che emerge da racconti di Ernst Jünger e Henry Barbusse, dalle lettere di Oskar Kokoschka, dai taccuini di Otto Dix. La stessa che viene raffigurata dai pittori di tutta Europa nella grande mole di dipinti che illustrano lo spazio infernale del fronte, con il leitmotiv del filo spinato (emblema dello spazio inumano della trincea, della lacerante guerra di posizione), il dominio di sconosciuti congegni meccanici (i veri protagonisti del conflitto), le fotoelettriche di nuova generazione (che trasformano la notte in giorno con fendenti cunei di luce), le fragorose esplosioni, le letali vampe multicolori dei gas e le relative maschere di protezione che serializzano gli uomini in una massa indistinta di combattenti robotizzati, mostruosi e inumani (come gli uruk neri e gli orchi deformi creati da John Ronald Reuel Tolkien nell’immediato dopoguerra, dopo essere stato al fronte). 8
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Scrisse Jünger nel suo In Stahlgewittern («Nelle tempeste d’acciaio», 1920), quasi a chiosare i soldati monumentalizzati dipinti da Albin Egger Lienz: «Quando, nel buio, m’imbattevo in qualche sbandato che cercava di ricongiungersi alla propria unità, avevo l’agghiacciante sensazione di non trovarmi di fronte a uomini, ma a esseri infernali. Si vagava su immensi campi di rovine, come oltre i limiti del mondo conosciuto». La drammatica realtà della guerra, dunque, vinse presto l’eccitazione interventista della prima ora. In Italia, per arginare il disincanto con la propaganda e permettere alla popolazione civile delle retrovie di acquisire consapevolezza e familiarità con la guerra, già a partire dal 1915 si organizzarono mostre temporanee in varie città del regno (moltissime a Roma; ma nel 1916 ve ne fu una anche a Londra) con le opere d’arte (dipinti o disegni) realizzate al fronte dai cosiddetti pittori-soldato: artisti combattenti (o posizionati più a riparo in zona di operazioni) che non rinunciarono alla smania di documentare la guerra in presa diretta, declinandola nei generi classici della tradizione artistica italiana, come il paesaggio, il ritratto, la pittura di battaglia. Nel corroborare la fiducia della popolazione civile rimasta a casa e nel tenere alto il morale delle truppe in trincea, un ruolo sempre più decisivo fu giocato dall’illustrazione di propaganda, sia quella fatta circolare nelle città che quella diffusa al fronte grazie al fenomeno sempre più dilagante, soprattutto dopo la pagina nera di Ca9
poretto, dei giornali di trincea. Vi si cimentarono i più importanti artisti italiani, già affermati (Duilio Cambellotti), nuove leve (Sironi) o giovani promesse (Cipriano Efisio Oppo). Paradossalmente, però, le scioccanti immagini della guerra divennero un potente elemento d’ispirazione per molti poeti, scrittori e pittori, che nella sublimazione artistica individuarono una sorta di antidoto estetico contro la barbarie e appagarono il loro empito documentaristico. Vi fu chi, pur non potendo combattere, si arruolò soltanto per poter documentare la guerra o i suoi luoghi. Giulio Aristide Sartorio, nonostante i 55 anni d’età, partì per il fronte per ritrarre in oltre cento dipinti una guerra senza dramma, in cui l’orrore è sublimato nell’assetto scenografico e distaccato determinato dall’impalcatura fotografica. Ma ci fu anche chi, tra gli artisti, nella guerra non riuscì a cogliere nulla di eroico, più colpito dall’abbrutimento individuale e dalla miseria della morte che non inebriato dall’artificioso sistema di valori collettivi e dalla propaganda che la civiltà borghese e il clima interventista avevano allestito per ammantare di entusiasmo l’intimo incontro con un’esperienza così tragica e personale. Lorenzo Viani, ad esempio, neutralista anarchico convertito in extremis all’intervento in nome della emancipazione dei popoli dall’oppressione borghese, manifestò un profondo disinganno nei confronti della guerra. Lo fece nelle sue opere (dipinti, disegni, incisioni intrisi di 10
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cupo espressionismo) ma anche nei suoi diari di guerra. Tra le cui righe, lontano dalla celebrazione, egli racconta con disincantato dolore del suo terrificante incontro con il fronte e con la morte: «qui la morte non è lontana. / È lì sotto la quota del Calvario. / Nei labirinti oscuri dei camminamenti. / È aggrappata sui fili a pungiglioni. / È accovacciata dentro il buio delle caverne rosse [...]. Ha un mantellaccio nero, vecchio come è vecchio il mondo [...], e non ha mai mietuto fieno profumato, ma solo vite di uomini».
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Copertina di Zang Tumb Tumb di Filippo Tommaso Marinetti, 1914 - New York, Museum of Modern Art (Š2012 Digital image, The Museum of Modern Art, New York/Scala, Firenze) 12
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Gino Severini, Treno blindato in azione (Train blindÊ en action) olio su tela, 1915 - New York, Museum of Modern Art (Š2012 Digital image, The Museum of Modern Art, New York/Scala, Firenze) 13
Umberto Boccioni, Carica dei lancieri, tempera e collage su cartone, 1915. Milano, Museo del Novecento - (Š 2015. DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze) 14
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Antonio Sant’Elia, Studio per La Città Nuova, 1914 inchiostro nero, verde e rosso su carta Collezione privata - (DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze) 15
Giacomo Balla, Manifestazione patriottica, 1915, olio su tela Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza (Museo Thyssen-Bornemisza/Scala, Firenze) 16
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Otto Dix, Sera sulla pianura di Wijtschaete (novembre 1917) acquaforte e acquatinta dalla serie La guerra, 1924. New York, Museum of Modern Art (MoMA) (Š 2015. Digital image, The Museum of Modern Art, New York/Scala, Firenze) 17
Otto Dix, Invalidi di guerra che giocano a carte, olio e collage su tela, 1920. Berlino, Nationalgalerie, Staatliche Museen zu Berlin - ( Joerg P. Anders.Š 2015. Foto Scala, Firenze/bpk, Bildagentur fßr Kunst, Kultur und Geschichte, Berlin) 18
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Duilio Cambellotti, Munizionamento, tempera e china su carta fotografica, 1917 circa. Roma, Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti - (Studio Boys, Roma) 19
Duilio Cambellotti, Ritorno, china rossa e biacca su cartone, 1917 circa. Roma, Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti (Studio Boys, Roma) 20
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Duilio Cambellotti, La trincea, china rossa e biacca su cartone, 1917 circa. Roma, Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti (Studio Boys, Roma) 21
Anselmo Ballester, manifesto per il Milite ignoto, 1921 (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 22
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Italico Brass, Scena di guerra navale, matita, carboncino e biacca (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 23
Anselmo Bucci, Ritratto di marinaio che sta tirando una bomba olio su cartoncino telato (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 24
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Aldo Carpi, Tenente di Vascello aviatore Francesco de Pinedo, Cattaro-Durazzo, settembre 1918, carboncino, 1918 (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 25
Aldo Carpi, Prigionieri austriaci. Valona dicembre 1915 matita e carboncino, 1915 (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 26
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Aldo Carpi, Dicembre 1915 Valona, Pane. Brot. Leba. Buk matita e carboncino, 1915 (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 27
Lodovico Pogliaghi, Postazioni degli alpini sulle Alpi durante la Prima guerra mondiale, olio su tela (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 28
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Lodovico Pogliaghi, Postazioni sulle Alpi olio su cartoncino (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 29
Cipriano Efisio Oppo, Un superstite del siluramento all’infermeria di bordo, matita e acquerello (Museo Centrale del Risorgimento, Roma) 30
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Giulio Aristide Sartorio, Trincee di santa Caterina, Gorizia, settembre 1917 Milano, Museo di Storia Contemporanea 31
John Singer Sargent, Gassed, 1919 Londra, Imperial war museum (Imperial war museum, Londra) 32
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