PHOTOGRAPHY
ART & DESIGN
TO BE FAMOUS
FREE TIME
SILVER MOOD
I SASSI NEL CUORE
SIMONA GUERRA
#GADDICTED
Mi specchio pensando ad ampi orizzonti
Vivere la poesia è come volare al di là dell’orizzonte
Archivista fotografica
Hashtag di Glamour Affair: gallery Febbraio 2018
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03/2018 ART & PHOTOGRAPHY DIRECTOR Flavio Torre GRAPHIC & WEB REDACTION Alessio Gilardi Stefano Gilardi FASHION STORYTELLER Silvia de Saraca
WEB www.glamouraffair.com FACEBOOK www.facebook.com/glamouraffairpage INSTAGRAM www.instagram.com/glamouraffair CONTACT review@glamouraffair.com
READ ON
PHOTOGRAPHY 06 GIANDOMENICO SPREAFICO | Fotografo ...ha la montagna nel sangue e quei caratteri semplici
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e spontanei dell’uomo abituato alla natura e all’amicizia
SILVER MOOD Mi specchio pensando ad ampi orizzonti, a nuove linee da seguire. In mezzo a luci riflesse, io cerco la mia
ANSEL ADAMS “Delle volte arrivo in dei luoghi proprio quando Dio li ha resi pronti affinchè qualcuno scatti una foto”
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PERFECT WHITE
Non c’è tristezza, non in questo momento di bianco perfetto immobile, senza alcun rumore
ART & DESIGN 50
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STARDUST di Geovana Clea “Ottimismo della vita nell’opera di Geovana: quando il simbolismo diventa espressione dei sentimenti.”
I SASSI NEL CUORE di Orietta Romanato Vivere la poesia è come volare al di là dell’orizzonte dove il respiro si fa più leggero, dove l’aria assume un sapore meno aspro, più buono e gli occhi riscoprono la bellezza dell’alba che nasce solo per chi sa amare...
TO BE FAMOUS 79
SIMONA GUERRA | Archivista fotografica Esperta di ordinamento, conservazione e valorizzazione di fondi fotografici ed ha collaborato nel tempo con alcune tra le maggiori istituzioni italiane del settore
84 DÉSIRÉE DEDÉ | GAmate_03 ...la tipica ragazza della porta accanto... Trasportata nel
mondo della pubblicità e degli eventi, quella ragazza semplice... poco tempo dopo diventa una piccola attrice... ed una modella professionista
FREE TIME 95
THE DRESSMAKER di Jocelyn Moorhouse
DONNE E CINEMA di Sara Tufoni
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Torta pasqualina con spinaci e ricotta
LA FOTORICETTA di Luisa Ambrosini
100 #GADDICTED Hashtag di Glamour Affair: gallery Febbraio 2018 3
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GIANDOMENICO SPREAFICO FOTOGRAFO
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È l’apice del carnevale ambrosiano, “sabato grasso”: sono in viaggio verso Lecco. Subisco due interruzioni per il passaggio delle mascherine nell’attraversamento di due paesi, ma arrivo abbastanza puntuale all’appuntamento con Spreafico. Mi sta aspettando, figura giovanile avvolta in un giubbotto azzurro. Non ci conosciamo, ci siamo appena sentiti per telefono, ma deve essere lui: “sa” di montagna, come mi “ero immaginata, visti gli inviti ad alcune personali ed i premi mietuti! Dopo i convenevoli di... accertamento
(siamo proprio noi le due persone che si debbono incontrare), saliamo in casa e ci accomodiamo in compagnia della signora Spreafico, strenua ammiratrice a buon diritto del marito - nel salotto in cui spiccano numerosi trofei, tutti in dimensioni che definirei imponenti: sono sculture in bronzo o rame di graziosa fattura, a volte incastonata su piedestalli in pietra pregiata, e quindi di piacevole esposizione proprio come soprammobili. Sono stupefatta, ma la mia meraviglia è destinata ad aumentare in quanto tali trofei - come avrò poi 9
modo di constatare personalmente - rappresentano soltanto esigua parte di quelli vinti... e più tardi mi sarà chiaro il perché non abbia potuto tenerli tutti in casa! Ma torniamo all’autore: il dialogo prende spunto dalla montagna, che pare essere nostra passione comune, anche se egli non è certo solo escursionista come me, ma vero alpinista! Dagli itinerari rievocativi, durante i quali luoghi ed emozioni si intercalano guizzando dalle memorie, si passa agli itinerari fotografici, insostituibili ed affascinanti conferme di fatti e sentimenti 10
vissuti. In effetti, Giandomenico Spreafico ha - come si suol dire - la montagna nel sangue ed i suoi modi ed il suo parlare ne riflettono i tratti bonari e schietti, quei caratteri semplici e spontanei dell’uomo abituato alla natura e all’amicizia, dell’essere umano carpito e al tempo stesso sorretto da quel sottile, atavico legame con l’infinito, attratto e sospinto verso il solidale rapporto con il compagno dei monti... Pertanto, neppure la sua Fotografia può sottrarsi a questo stato di fatto: le sue immagini sono infatti pregne di quel dualismo
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armonico che si fonde nella comprensione dell’immenso con la percezione della propria limitatezza, che si unisce nello spettacolare scenario della natura montuosa con la necessità di tal gioiosa visione, che si congiunge nel gelo dei ghiacci con il caldo del cuore, che infine si fonde nell’espiosione dei silenzi delle vette con i sussurri ammirati dell’animo... Le parole in questo caso sono ancor più inadeguate del solito, per poter ritradurre sensibilmente l’incanto delle immagini: quelle atmosfere crude o dolci, quelle sensazioni
violente o delicate, mi paiono sguizzi frementi di passione montana del tutto inesprimibili. Che fare, se non cercare di “esaltare” il diverso valore assunto da uomini e cose nelle diverse ambientazioni? Il lento procedere attraverso i sentieri ci rimanda un leggero scalpiccio con lievi fruscii di ghiaia ed erba, mentre lo stridio di rostri e picozze nel ghiaccio ci riporta l’ansito umano ed il sibilo delle altezze; le baite pigramente adagiate sugli ubertosi declivi ci riconducono ai vivificanti dar di solari ed ai gioiosi concerti della natura, mentre le
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capanne sommerse dalle candide coltri delle nevi ci rammentano la quiete ovattata ed i silenzi armoniosi di una natura spoglia e sopita; le verdi maree erbose increspate dai venti si contrappongono alle statiche radure rossastre dai bruni filamenti rossastri bruciati dall’autunno... Spreafico sente e propone tutto questo e molto altro ancora, avvalendosi con maestria sia del bianco-nero che del colore, ambedue cantori poetici di una unica lirica universale, il primo con l’appannaggio interpretativo, il secondo con l’intrinseco splendore delle onde cromatiche. L’autore si incarica ovviamente
di persona delle proprie stampe, in tutt’e due i trattamenti: a questo proposito, mi fa visitare la camera oscura, una dozzina di metri quadrati di “scantinato” adibita all’uopo con vasche, acqua corrente, termostati, tavolo per ritocco ed ingrandimenti, scaffali per l’archivio, mobiletti per il materiale fotografico e per l’accantonamento di un numero incredibile di coppe, trofei e tant’altro ancora... il tutto impiantato dallo Spreafico medesimo! Di ritorno alla sala per l’inevitabile commiato, mi scopro a convenire tra me e me che pure da questa sua cura particolare viene confermata 17
la sua passione fotografica. Ora sul tavolo sono sparse alcune opere, tra le quali mi viene lasciata la responsabilità di scegliere quelle che saranno a corredo dell’articolo (impegno non certo facile, dopo averne viste a centinaia tutte di pari bellezza). Raccolgo dunque le opere, cercando di sapere qualcosa in più della sua onorificenza EFIAP, ma l’unica informazione che si sbilancia a fornirmi e di cui si sente veramente orgoglioso come fotografo e come italiano, è quella di essere entrato proprio quest’anno con alcune sue immagini
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a far parte della “Collection Historique FIAP”: è spiaciuto di non potermi mostrare il diploma ricevuto, attualmente trattenuto dal suo Circolo. Mentre partecipo spiritualmente a detta notizia, mi trovo dover declinare un invito a cena, ultimo atto di estrema e sincera cordialità, e mi rimetto sulla via del rientro con ancora nel cuore - grazie a quest’illustre artista - calde impressioni di amicizia, fotografia e montagna. Laura Ceretti
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SILVER MOOD Tra architetture di nuovi distretti e lastre di acciaio. Mi specchio pensando ad ampi orizzonti, a nuove linee da seguire. In mezzo a luci riflesse, io cerco la mia. Voglio indossare questo spazio e un giorno di futuro, splendente come questa luce mattutina. Un vestito d’argento, per sognare la luna, bianca più del suo lato oscuro, con un’anima forte come il metallo eppure leggera come un pensiero. Scelgo il mio Silver Mood, al confine del tempo che c’è tra un trend e un nuovo Stile.
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Flavio Torre Anastasia Stefanco (DS Model) MAKE-UP ARTIST: Nina Syc TEXT: Silvia de Saraca GUEST: Alessio Gilardi OUTFIT: Nina Syc Artwear LOCATION: City Life, Milan PHOTOGRAPHER: MODEL:
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ANSEL ADAMS (1902-1984)
Ansel Adams nasce a San Francisco pochi anni prima del catastrofico terremoto del 1906, unico figlio di Charles Hitchcock Adams, imprenditore di successo, e di Olive Bray. Adams abbandona la scuola all’età di 12 anni e viene istruito da tutori privati e membri della famiglia, riprendendo poi gli studi scolastici fino al 1927. A quel tempo iniziò anche a suonare il piano per diventare un pianista professionista. Durante l’infanzia trova nelle vicine dune del Golden Gate una fonte inesauribile di avventure. Ma il suo legame con la natura si trasforma in vera e propria passione nel 1916 in occasione del primo viaggio allo Yosemite National Park. Durante quella vacanza, suo padre gli regalò la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie: la natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. Nel 1919 si iscrive al “Sierra Club”, una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste americane. Inizia a lavorare part-time per un fotografo a San Francisco, dove affina la conoscenza fotografica e impara le tecniche della camera oscura. Nel 1927 partecipa alla gita annuale del Club, nota come High Trip e, in quell’anno pubblica il suo primo portfolio: “Parmelian Prints of the High”. Nel 1928 diventa fotografo ufficiale del Sierra Club abbandonando l’idea di diventare pianista, ma non abbandona la sua passione ambientalista e si dedica ad accompagnare i partecipanti alle escursioni come assistente del direttore di gita. Lo stesso anno sposa Virginia Best, figlia del proprietario del Best’s Studio che verrà ereditato dalla figlia nel 1935. Lo studio è oggi noto come Ansel Adams Gallery. Le sue fotografie sono una testimonianza di quello che erano i parchi nazionali prima degli interventi umani. Il suo lavoro ha sponsorizzato molti degli scopi del Sierra Club ed ha portato alla luce le
tematiche ambientali. Le fotografie nel libro a tiratura limitata “Sierra Nevada: The John Muir Trail” hanno contribuito ad assicurare la designazione del Sequoia and Kings Canyon come Parco Nazionale nel 1940. È alla fine degli anni ’20 che Adams conosce, grazie a Paul Strand, i principi della “straight photography” di cui, abbandonato il pittorialismo, diviene uno dei maggiori esponenti. Proprio tali principi, centrati sulla purezza, sull’autonomia e sulla soggettività della fotografia quale linguaggio espressivo, sono alla base dell’attività del gruppo f/64 che fonda nel 1932 con E. Weston, S. Noskowiak e I. Cunningham. Nel corso degli anni ha creato 1300 pezzi unici delle sue foto. Il valore delle stampe originali è stimato in oltre 25 milioni di dollari. Milioni di visitatori hanno visitato la sua mostra “Pageant of Photography” del 1940, che resta sino ad oggi la più ampia mostra fotografica. Nel 1941 iniziò ad insegnare fotografia al Centro d’Arte di Los Angeles. Negli anni ha continuato a pubblicare le sue foto in varie riviste. Nel 1952 co-fonda il giornale di fotografia Aperture e inizia a tenere workshop sino al 1981 frequentati da migliaia di studenti . Nel 1963 pubblica il suo quarto portfolio “Che Mondo Maestoso” e viene eletto nel 1966 membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Tiene una retrospettiva al Metropolitan Museum of Art nel 1974. È stato beneficiario di tre borse di studio Guggenheim durante la sua carriera. Nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile del suo Paese. Il 22 settembre 1984 Adams muore all’età di 82 anni all’ospedale di Monterey, in California. Per la sua opera, nel 1984 il “Minarets Wilderness” dell’Inyo National Forest è stato ribattezzato “Ansel Adams Wilderness”, mentre nel 1986 gli è stato intitolato il “Monte Ansel Adams”.
“Delle volte arrivo in dei luoghi proprio quando Dio li ha resi pronti affinchè qualcuno scatti una foto” 30
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Clouds, New Mexico 1933
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Yosemite Valley, Yosemite National Park, California 1934
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Canyon de Chelly National Monument, Arizona 1937
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Glacier National Park, Montana 1941
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Lake MacDonald Evening, Glacier National Park, Montana 1942
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Mount Moran, Grand Teton National Park, Wyoming 1942
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The Tetons and the Snake River, Grand Teton National Park, Wyoming 1942
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Clearing Winter Storm, Yosemite National Park, California 1944
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PERFECT WHITE 40
Non c’è tristezza, non in questo momento di bianco perfetto immobile, senza alcun rumore. Tra questi rami abbracciati guardo attraverso il calore dei miei occhi e il tepore di un sorriso. Semmai dovessi descrivere il silenzio, sceglierei questo istante quando il cuore trova la sua pace e la calma ti avvolge come calda lana, come soffice piuma ammantata di neve. E non c’è freddo che possa gelare la mia linfa e rompere quest’incanto. 41
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Flavio Torre Alice Longoni MAKE-UP ARTIST: Elena Rossi TEXT: Silvia de Saraca GUEST: Alessio Gilardi OUTFIT: Only, Tezenis, Moon Boot WLOCATION: Piani Resinelli (LC), PHOTOGRAPHER: MODEL:
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STARDUST di Geovana Clea
“Ottimismo della vita nell’opera di Geovana: quando il simbolismo diventa espressione dei sentimenti” 50
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Fotografie di Antonio Mazza
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Carissima Geovana, ho redatto una presentazione della tua arte che spero possa andare bene: mi sembra di aver espresso quello che provo, ed è tanto e difficile da trasporlo in parole, soprattutto in un testo limitato, nell’ammirare la tua produzione, che trovo magistrale. Fammi sapere cosa ne pensi. Spero possa andare: è quello che mi è venuto dal profondo, toccato in quelle vibrazioni dell’anima che sai toccare attraverso la tua arte. Ti abbraccio tantissimo fiero di collaborare con voi, orgoglioso di averti recensito. Pensavo, infine, di proporre questo pezzo recensione anche per Passparnous, se me lo consenti, quello di Febbraio. Alessandro
Geovana Clea è una pittrice che viene dall’altra parte dell’Oceano, quello Atlantico: un mondo a noi vicino, ma allo stesso tempo lontano, fatto di vitali creatività e di grandi innovazioni artistiche. Geovana nasce in quel contesto, proseguendo con passione e dedizione la sua attività artistica in Italia. Sono questo frammento di pianeta e questa distanza spazio temporale ad aiutare Geovana a trovare forme di espressività artistiche eclettiche, tanto da attingere a una produzione che esprime messaggi differenti, vari e poliedrici nella loro portata, nutrita di alfabeti estetici e compositivi di diversa natura. L’arte latino americana, spesso, vive di quella surrealità e di quel simbolismo che vede nel riferimento a una cultura antica, destino e radice di un popolo, la propria origine narrativa idealista. Ed è narrazione pura la produzione di Geovana Clea, autrice che utilizza diversi supporti, anche oggetti, per creare e mostrare attraverso l’arte pittorica sensazioni ed emozioni che lei stessa prova, riproponendole, senza invadere, allo spettatore, che effettuerà a sua volta un viaggio quasi spirituale, metafisico e metaempirico in paesaggi inesplorati. La forza dell’estetica e dell’immagine nelle opere di Clea deriva dall’alto senso della vita che la stessa artista prova, consapevole di quella trasformazione continua e di quel moto perpetuo a cui è sottoposto il cosmo che si materializza sotto forme sempre diverse, incessante itinerario che va a toccare le profonde corde esistenziali dell’intera umanità. Un destino unico è quello che viene espresso attraverso un magistrale utilizzo dei colori e delle tinte, dando soluzioni cromatiche nuove e inattese, che ci portano a verificare panorami interiori ricchi di ottimismo, serenità, di pace, infondendo volontà di riscatto. La natura, che è vita, e la terra, che è madre, sono temi che ricorrono preponderantemente nelle opere di Geovana, come testimoniano le sue installazioni a forma sferica che risaltano i tratti multiformi
delle figure attraverso il sapiente impiego di tinte e di sfumature tali da vedere un loro intrecciarsi e intersecarsi, tanto da definire forme differenti, inattese e non prevedibili, strumenti di un metalinguaggio che colpisce le corde intime e interiori della nostra anima. Il surrealismo in Geovana si basa su un naturalismo che apprende dai colori vividi di un presente cosmico e universale quel simbolo che è esperanto figurativo e che ci apporta scenari intimi di una pittura iperrealista. Il simbolismo è nel tratto, deciso e sicuro, allo stesso tempo altamente lirico e poetico, che Geovana imprime sul supporto nella sua composizione: la plasticità si percepisce nella leggerezza della matericità del colore e della tinta, le pennellate hanno un volume, come se l’immagine fosse intrisa da una cinetica e da un dinamismo, espressione di quello che viene identificato, metaforicamente, come vita, pulsione che sgorga da un pensiero e da una rappresentazione ricca di metafore della realtà, della terra, della fertilità. I sentimenti vengono, così, risaltati e proposti attraverso un gioco di cromatismi, di forme e di linee, tripudio di quella “intenzionalità” dell’artista, incontro e confronto lirico tra uomo, il punto di osservazione, e mondo, la vita reinterpretata sotto lo sguardo dell’autrice, che diventano unica cosa, unico principio, unico ideale. L’intera produzione si muove, così, tra un espressionismo astratto, vi sono dei riferimenti che conducono al moto vivo e in continuo divenire dell’essere in una ricerca forte e incessante che crea emozione, e un naturalismo fortemente spontaneo, la forma è fatta di colori, di pennellate cromatiche, di geometrie, essendo quasi essenziale e diventando tratto multiforme di un itinerario intimo e interiore. Ritorna, quindi, con determinazione quella idealità che fa di Geovana artista matura e cosciente, tanto da attribuirsi quella piena affermazione di una propria autonomia e autorevolezza, poetica quanto estetica, libera e non ascrivibile a una categoria formale.
IN MEMORIA DI ALESSANDRO RIZZO 53
Feeling White, 80x80 cm
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River Stone 1, 120x120 cm
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Quartz and Black, 100x100 cm
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Stardust, 150x150 cm
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Crystal Fusion, 100x100 cm
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Trittico della Terra, Il Frutto, 80x120 cm
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Trittico della Terra, La Vita, 80x120 cm
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Trittico della Terra, Il Seme, 80x120 cm
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Simbiosi 1 (dittico), 80x100 cm
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Simbiosi 2 (dittico), 80x100 cm
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I SASSI NEL CUORE di Orietta Romanato
Vivere la poesia è come volare al di là dell’orizzonte dove il respiro si fa più leggero, dove l’aria assume un sapore meno aspro, più buono e gli occhi riscoprono la bellezza dell’alba che nasce solo per chi sa amare, per chi ha una valigia di sogni da realizzare. Al di là dell’orizzonte muore lo stereotipato pensiero che tende a frenare l’immaginazione, a tarpare le ali alla libertà di essere e non di apparire per lasciare spazio ad una nuova dimensione, al coraggio di mostrarsi uomini veri e non solo comparse. La poesia spesso è la via di fuga da un mondo troppo chiuso, intrappolato nella morsa del nichilismo sociale; ma essa non è solo evasione, non è solo dolore, spesso è anche puro e pulsante amore, pura e pulsante passione. La poesia a volte è vita nella vita, fiore che sboccia dentro un battito che esplode di desiderio. Così accade di trovarsi davanti a dei versi unici per intensità, passionalità, potenza espressiva e forza emotiva. Questo è il caso de “ I sassi nel cuore ”, la
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straordinaria ed elegante Opera poetica di Orietta Romanato, poetessa dalla penna forte e dinamica che sa essere coerente ed intraprendente,vivida e realista ma anche innamorata dell’amore, della vita, della passione e della poesia. I suoi versi sono un’eco straordinariamente soave, un inno alla libertà e alla dignità. L’amore è sorgente dalla quale attingere per cancellare ogni ferita, ogni repressione, ogni forma di dolore. Essere donna per Orietta vuol dire essere figlia del mondo e madre dell’amore, quello puro, quello che non deve scalare montagne per trovare il giusto ruolo, per farsi accettare, ma al contrario deve essere libero di esprimersi, di dire con intelligenza ciò che pensa, ciò che vuole, ciò che desidera ardentemente per divenire passione ineluttabile ed irrazionale, per diventare melodia in mezzo al cielo nero di una tempesta, perché solo lasciandosi andare, solo lasciando cadere la maschera si può tornare alle origini, alla primordialità della natura umana che è solo respiro, solo pelle, solo e meraviglioso
“E’ nella Poesia che la mia Anima cerca respiro, urlando la sua voce al cielo.”
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“Verrà il giorno” Verrà il giorno in cui il sipario si abbasserà. Verrà il giorno in cui questa farsa chiamata vita giungerà alla fine. Verrà il giorno in cui potrò alzare gli occhi al cielo e sentirmi libera. Verrà il giorno in cui potrò gridare le ingiustizie subite. Non ci saranno allora, né giudici né tribunali, non ci saranno cattiveria e menzogne. Verrà il giorno in cui potrò avere la quiete dei sogni, senza incubi da sconfiggere e dolori da scordare. Verrà il giorno in cui il male sarà sconfitto e il bene trionferà. Verrà il giorno in cui ognuno raccoglierà ciò che ha seminato. Non ci saranno sconti né bugie e paraventi dove nascondersi. Parlerà solo l’anima, vuota e meschina. Racconterà solo il cuore, arido e malvagio. Nessuno si salverà. Solo allora io avrò finalmente pace. Solo allora i miei sguardi avranno la lucentezza della speranza. Luce nuova per una vita allo sbando, sporca di veleno che ha contaminato il cuore. Solo allora potrò rivivere tra le macerie di un passato oscuro.
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“Cosa ne saiâ€? Cosa ne sai di certe notti passate a urlare alla luna muta i pensieri appannati di una mente folle. Sigaretta accesa, fumo acre che riempie i polmoni e brucia la vita. Chiudi gli occhi, pulsano i ricordi immagini vive che strappano il cuore. Cuscini bianchi, capelli a ventaglio, sguardi vivi, liquidi e opachi Un letto sfatto, il sesso addosso. Respiri accennati, dita intrecciate, sensi che bruciano, fuoco nel petto. Cosa ne sai di certi amori che scoppiano in testa e svuotano dentro, ogni volta che tornano tra i respiri della notte e ti prendono a botte. E volerti ancora, nonostante tutto, abbassare la testa e urlare al buio resta. Cosa ne sai di cosa si prova ogni volta che chiudi gli occhi e vivi lo stesso senza averti piĂš adesso.
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“Se potessi” Se potessi cambiare sarei diversa. Sarei una donna senza errori, senza orrori, senza incubi da trascinare quando il buio si avvicina e lascia spazio alla paura. Se potessi cambiare sarei forte, userei l’ indifferenza e celerei al mondo la fragilità del cuore. Cambierei pelle e diverrei bella, armoniosa e dolce, senza difetti e brutture, senza tristezze e malinconie. Se potessi cambiare mi amerei di più, accarezzando i miei sorrisi stanchi asciugando i miei sguardi spenti. Diventerei una donna vera, di quelle che ti restano dentro, che dimentichi a stento, che desideri tanto. Se potessi cambiare baratterei l’ anima per un pugno di sogni, per dei desideri colmi di libertà e amore. Se potessi cambiare sarei ciò che ora non sono, una donna che ama se stessa prima di tutto il resto.
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“L’abbandono” Alla fine è così. Rimane solo il silenzio e un grumo di ricordi avvinghiati all’ anima. Resta solo l ‘ ombra di un amore perso, tra parole ostili e lacrime silenti. Rimane solo la paura del vuoto che annega, della solitudine che invade. Il timore di non sopravvivere tra la mancanza che opprime e la malinconia che implora. Resta solo il segno del vuoto tra le stanze, della presenza assente tra le lenzuola sgualcite e le cose dimenticate. Armadi spalancati svuotati ormai, pareti bianche ostili e sconosciute. Cassetti aperti come bocche spalancate, affamate di un amore che non esiste più. Un rasoio dimenticato, l’ odore muschiato presente dappertutto. Lo cerco e respiro, ossigenando il cuore. Resta solo il ricordo delle valige aperte sul letto, riempite in fretta e furia, tra urla arrabbiate e preghiere inascoltate. Rimane l’abbandono a riempire i pensieri di attimi dimenticati, di momenti d’amore che non esistono più. Rimango solo io tra queste mura che imprigionano, col cervello impazzito che continua a ripetere il bisogno di te. Nulla finisce per il cuore, sordo alla realtà che toglie tutto. Stupido muscolo che continua incosciente ad amare e proteggere l’amore vero. Nulla muore, se resta nell’ anima. E in me e per sempre, tutto resta dentro. 72
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MONDADORI
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Orietta Romanato - Scrittrice
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SIMONA GUERRA ARCHIVISTA FOTOGRAFICA Da più di quindici anni Simona Guerra ha trasformato la sua passione per la Fotografia in una professione per cui è riconosciuta a livello nazionale. Laureata presso l’Università di Bologna, dove ha studiato fotografia con Italo Zannier, è esperta di ordinamento, conservazione e valorizzazione di fondi fotografici ed ha collaborato nel tempo con alcune tra le maggiori istituzioni italiane del settore tra cui l’archivio ‘Fratelli Alinari’ e l’archivio ‘Mario Giacomelli’. E’ inoltre curatrice di mostre ed eventi dedicati e tiene seminari e lezioni sul linguaggio fotografico presso la Scuola Pubblica e in numerose istituzioni private italiane.
Assieme a Lisa Calabrese è curatrice dell’evento annuale “Giornate di fotografia” (Marche) ed ideatrice e promotrice della Rete Fotografica Marche. E’ autrice di alcune pubblicazioni sulla fotografia tra cui: “Parlami di lui” (Mediateca delle Marche); le biografie “Mario Giacomelli. La mia vita intera” e “Mario Dondero” (per Bruno Mondadori), “Cesare Colombo con Simona Guerra. La Camera del tempo” (per Contrasto); “Fotografia consapevole. Scrittura e fotografia si incontrano” (Micropress Edizioni); il romanzo “Bianco e oscuro. Storia di panico e fotografia” (con fotografie di Giovanni Marrozzini; per PostCart).
“Definisco Consapevole quella fotografia vissuta allo scopo di rendermi cosciente di me e del mondo sapendo già che tale progetto, per natura, non potrà mai interamente compiersi. In questo diario uso fotografie e parole perché sempre di scrittura si tratta e perché nella mia vita esse si intrecciano continuamente; grazie a loro riesco a sentirmi, ad esserci, a rendere quell’impossibilità di raggiungere una meta, un cammino pieno di senso.” 79
Glamour Affair: Vorrei iniziare quest’intervista entrando nel vivo del tuo percorso di ricerca; come e quando il tema dell’archivio è diventato parte della tua vita? Simona Guerra: Ho iniziato ad occuparmi degli archivi più o meno nello stesso momento in cui ho cominciato ad amare la fotografia ovvero molto presto. L’idea di archivio in generale mi ha sempre molto affascinata perché rappresenta un luogo di grandi possibilità conoscitive investigative, è una modalità interessante per far nascere nuove idee e connessioni. GA: Qual è stata la più grande soddisfazione che hai ricevuto durante la tua carriera di consulente di archivi, insegnante e curatrice? SG: La soddisfazione di un lavoro che ti piace credo arrivi un pochino tutti i giorni, nel senso che capisci, di fronte alle singole attività, che stai crescendo ogni giorno, che stai imparando qualcosa o che stai imparando a farlo meglio. In seconda battuta la soddisfazione viene ogni volta che hai l’impressione che sei riuscita a trasmettere agli altri entusiasmo verso quello che ami. Certamente i più entusiasti e quindi quelli che più ti danno gratificazione sono i bambini che vedono nella fotografia, se tu gliela sai spiegare e raccontare, una vera magia. GA: Il digitale è il miglior modo per preservare la nostra memoria? È importante digitalizzare un archivio esistente? SG: È una domanda abbastanza complicata perché il digitale può essere una possibilità per salvare un archivio mentre a volte soltanto un’opzione. Personalmente essendo nata analogica non mi fido molto dei supporti e delle tecnologie digitali per la fotografia e preferisco sempre mettere al centro di ogni attività di conservazione la carta stampata e il negativo tradizionale che per me resta sacro. Riguardo alla conservazione ormai si ha una conoscenza molto ampia di quello che è la reazione al tempo dei supporti analogici, mentre sono ancora molte le domande e le questioni irrisolte per ciò che riguarda il digitale. GA: Cosa ne pensi delle nuove competenze informatiche richieste agli archivisti? Qual è il tuo parere sulla formazione degli archivisti oggi? SG: Penso che adesso ci siano possibilità formative migliori di quelle del passato anche in un luogo in cui la fotografia non è presa abbastanza sul serio 80
come l’Italia. Credo poi che accanto allo studio ci sia sempre tanta necessità di pratica perché, per la mia esperienza, il lavoro in un archivio è sempre il frutto di un compromesso. Per questo penso che imparare a scendere a compromessi sia una delle prime cose che deve apprendere un archivista. GA: Oggi siamo circondati da archivi online come Facebook e Instagram a cui affidiamo la nostra vita quotidiana. È importante porsi il problema che questi dati un giorno potrebbero essere cancellati e persi per sempre? SG: È importante se, come dici tu, si vedono Facebook e Instagram come luoghi a cui affidare la nostra vita. Ma in realtà lo spazio in cui riporre i nostri ricordi visivi dovrebbe essere un altro, come un hard disk per prima cosa dove ogni tanto si dovrebbe avere l’abitudine di andare a pescare le fotografie più importanti per stamparle. Come vedi ritorno al discorso della carta di cui ho grandissima fiducia... GA: Raccontaci del progetto “Giornate di Fotografia” che si tiene ogni anno nella tua regione natia. SG: Giornate di fotografia è un evento che si svolge durante tutto il mese di maggio in varie città delle Marche, che ho ideato con Lisa Calabrese più di 7 anni fa. Ogni anno ci focalizziamo su un tema in relazione alla fotografia e lo approfondiamo attraverso incontri con gli esperti della fotografia ma anche con personalità che vengono da mondi diversi da quello della fotografia. È infatti importante per noi non relegare quest’arte in un recinto suo ma farlo dialogare con le altre discipline del sapere e dell’arte che reputiamo interessanti. Quest’anno dal 6 al 27 maggio ci occuperemo di fotografia e mercato inteso in senso ampio. Non solo aste e quotazioni intendo dire ma ad esempio quanto vale un autore se sta fuori dal mercato? GA: “Il bambino di Scanno” è l’opera più nota del fotografo italiano Mario Giacomelli. Raccontaci dell’esperienza di tornare sulle tracce del Bambino con il tuo recente libro. SG: Si tratta di una ricerca durata molto tempo, che parla più che altro del mio rapporto con la fotografia del bambino di Scanno; per molti anni questa fotografia mi ha ossessionata così che a un certo punto, anche grazie ad alcune ricerche fatte sulla valenza terapeutica della fotografia, ho voluto indagare il perché di quelle emozioni provate alla sua vista. E’ stato un lavoro molto profondo che 81
mi ha portata a capire meglio alcuni aspetti di me che non avevo ancora compreso. Ovviamente il libro racconta in maniera dettagliata la storia della fotografia intesa come opera d’arte e ricostruisce anche tramite documenti d’archivio e interviste la storia di questa icona. GA: Hai avvertito un peso particolare nell’essere la nipote di uno dei più grandi fotografi italiani? SG: Direi che si è trattato di una grande possibilità e non di un peso. Non nascondo che all’inizio il suo nome così altisonante mi ha aperto alcune porte ma in 20 anni di esperienza tutto ciò che dentro a quelle porte ho poi svolto, è legato più che altro a quello che io stessa ho saputo mettere in campo con studio e impegno. Per me Mario rappresenta sempre un punto di riferimento. Ci sono volte in cui ancora oggi rileggendo i suoi scritti o ascoltando le tante interviste che gli hanno fatto, comprese le mie pubblicate in “La mia vita intera” (Bruno Mondadori 2008), ho ancora l’impressione di avere molto da imparare da lui. GA: Quali sono i tuoi progetti futuri? SG: Il mio progetto futuro più importante e anche complicato è quello di vivere nel presente e cercare di godere di ogni piccola cosa che accade accompagnata dalle mie due più care e fedeli amiche: la fotografia e la scrittura.
www.simonaguerra.com
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GAmate
è la modella che appare nella sezione TO BE FAMOUS come ragazza del mese di Glamour Affair Review. In questo numero vi presentiamo:
DÉSIRÉE DEDÉ
Désirée la si può definire la tipica ragazza della porta accanto. Nata nel 1991 nel Milanese, si laurea in Mediazione Linguistica con il sogno di diventare un’interprete. Appassionata di arte e fotografia inizia subito a viaggiare con gli studi e al contempo a lavorare presso aziende di alto prestigio. Una sera per caso, durante una festa, viene presentata ad una Agenzia di Moda svizzera con la quale inizia subito una collaborazione. Trasportata nel mondo della pubblicità e degli eventi, quella ragazza semplice che inizialmente si occupava solo di immagine ed animazione, dopo poco empo diventa una piccola attrice in diversi spot pubblicitari ed una modella professionista. Collabora con diverse fiere milanesi e nel frattempo partecipa a servizi fotografici in diverse agenzie quali Agenzia Bookin, Dsp Production, 84
19th Street, CULT Milano, Street Agency e BE Beatrice models & Management. Alterna la professionalità con il divertimento e spesso la si trova come modella in sfilate per negozi di abbigliamento o come Hair Model con parrucchieri per marche importanti quali Ghd – in Spagna- e Schwarzkopf e L’Oreal – in Italia. Non poteva ovviamente mancare la sua presenza, in qualità di fotomodella, per GQ Italia, B-authentique magazine (che le ha dedicato già ben quattro pubblicazioni a distanza di poco tempo), Modelleland e per riviste sportive. Tra le maggiori collaborazioni con fotografi di successo, spiccano i nomi di Luca De Nardo, Alex Aldegheri e David Glauso. Insomma una ragazza semplice dalle molteplici bellezze pronta a realizzare se stessa e a far crescere la sua passione per la fotografia, un’arte che fa emozionare.
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DONNE E CINEMA di Sara Tufoni
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THE DRESSMAKER Jocelyn Moorhouse
The Dressmaker è una commedia noir e sentimentale del 2015, ispirata al romanzo omonimo della scrittrice Rosalie Ham. Questa pellicola cinematografica è ambientata nei primi anni Cinquanta e racconta la storia di Myrtle Dunnage, detta Tilly (interpretata dal premio Oscar Kate Winslet) una giovane e talentuosa sarta, che ritorna in Australia nel paese di Dungatar per riallacciare i rapporti con la madre Molly (Judy Davis) e per vendicarsi degli abitanti del villaggio per averla cacciata molti anni prima perché accusata ingiustamente dell’omicidio di un compagno di classe. Il personaggio femminile di Tilly Dunnage ha un carattere forte e determinato che delinea una donna ostinata, indipendente e decisa a raggiungere i suoi obiettivi, con immensi sacrifici Tilly deve trasformarsi per cambiare il suo destino. Il film The Dressmaker ci mette di fronte ai pregiudizi
nei confronti di una donna, perché figlia illegittima cresciuta da una ragazza madre, vittima di bullismo ed etichettata come “ragazza maledetta” in seguito ad un fatale incidente che vede la protagonista coinvolta quando è ancora una bambina. I pregiudizi con i quali combatte il personaggio femminile di Tilly Dunnage la spingono ad un cambiamento profondo e ad un’accettazione della realtà che la circonda, ma in primis ad una profonda trasformazione dei suoi punti di vista “potrai anche vestirle bene, ma continueranno ad odiarti” citazione dal film. The Dressmaker ci fa capire quanto è importante credere in noi stesse e nelle nostre passioni che arricchiscono la nostra vita, permettendoci così di vestirci di nuove prospettive. “Tu sai creare. Sai trasformare le persone, è un enorme potere questo. Usalo!” citazione dal film, Molly Dunnage
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TORTA PASQUALINA CON SPINACI E RICOTTA
Ingredienti per 4 persone 500 g di spinaci freschi 250 g di ricotta vaccina 6 uova Uno spicchio d’alio Olio extra vergine d’oliva 2 fogli di pasta sfoglia rotonda Sale e pepe 100 g di parmigiano grattugiato
Procedimento di preparazione Lavate e pulite gli spinaci. Dopo averli asciugati bene, fate rosolare gli spinaci in una padella con un filo di olio extra vergine di oliva con uno spicchio d’aglio. Fate appassire gli spinaci e fate cuocere fino a quando saranno belli teneri. Se dovesse occorrere, aggiungete un filo di acqua durante la cottura. In una terrina amalgamate la ricotta con due uova e il formaggio grattugiato: versate quindi gli spinaci intiepiditi. Regolate di sale e di pepe. Stendete il primo foglio di pasta sfoglia in una terrina tonda, bucherellate con i rebbi di una forchetta e versatevi il composto di spinaci e ricotta: fate quindi con un cucchiaio quattro incavi e versatevi le uova intere. Spolverate con ancora un po’ di parmigiano grattugiato e coprite con un altro foglio di pasta sfoglia. Spennellate con dell’olio la superficie della torta, praticate dei forellini con i rebbi della forchetta. Infornate in forno già caldo a 180 gradi per 40/50 minuti.
Trovi le altre ricette di Luisa su glamouraffair.com e tacchiepentole.com 98
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#GAddicted: l’Hashtag di Glamour Affair Condividere un momento, un pensiero o soltanto un’immagine che descrive l’attimo. Una parola dà senso e forma compiuta ad un istante e lo veicola verso le persone. Un hashtag è uno strumento per diffondere non solo moda e tendenza, ma anche bellezza e idee. Glamour Affair ha lanciato #GAddicted per coinvolgere i propri followers di instagram e diffondere il suo mondo a 360°. Le foto condivise a Febbraio 2018 sul nostro profilo instagram sono state 75 e di queste sono 30 le selezionate dal Team di Glamour Affair per comparire nella galleria del mese. Vuoi diventare anche tu un GAddicted? Usa #GAddicted o tagga @glamouraffair_addicted Buon click!
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