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2022/05.06 READ ON
glamouraffair.vision RIVISTA BIMESTRALE DI FOTOGRAFIA, ARTE E DESIGN BIMONTHLY REVIEW OF PHOTOGRAPHY, ART AND DESIGN Registrazione al Tribunale di Milano n° 27 del 14/02/2019 Registration at the Law Court of Milan n° 27 of 14/02/2019 Cover Credits ©NumérArt | Luminaire Authentik | v2com-newswire Editorial Staff Direttore responsabile | Editor in Chief ALESSIO GILARDI Direttore artistico | Art Director FLAVIO TORRE - satisfystudio photo Direttore digitale | Digital Director STEFANO GILARDI Collaborazioni | Collaborations ALESSANDRA SCARCI MONICA LANDRO ELEONORA ANNA BOVE ROSA FASAN CARLO DE MARCHI Contact WEBSITE | www.glamouraffair.vision E-MAIL | info@glamouraffair.vision FACEBOOK | www.facebook.com/glamouraffairpage INSTAGRAM | www.instagram.com/glamouraffair Publisher QUADRIFOLIUM GROUP Srl P.zza XX Settembre, 40 23900 Lecco - Italy www.quadrifoliumgroup.com info@quadrifoliumgroup.com ©2022 - All rights reserved Printer G&G srl Via Redipuglia, 20 35131 Padova
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LUMINAIRE AUTHENTIK showcase event KETEVAN VARSIMASHVILI portrait project DIANA MATIAS artist portfolio #1 PHILIPPE ANTONELLO interview GREEN MASSAGE wellness design GIORGIA CERCHIARA young artist FRANCESCO APOLLONI actor and producer APERTURE house architecture ROCCO BORELLA art master GREENPOINT BROWNSTONE interior design RAFAEL MATIAS artist portfolio #2 ANDREA CANDEO model and actor FAITH, LOVE, HOPE group exhibition REPENTIGNY THEATRE public architecture HOMO FABER spring in Venice DOSSIER 03/2022 community selection
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LUMINAIRE AUTHENTIK
SHOWCASE EVENT
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Luminaire Authentik, un’azienda di illuminazione innovativa e in rapida crescita, con sede nelle municipalità orientali del Québec, è orgogliosa di annunciare un evento vetrina di cinque marchi locali in parallelo con IDS Toronto. La mostra, supportata da Investissement Québec International (IQI), si è svolta dall’8 al 10 aprile presso il negozio di Toronto di Luminaire Authentik, situato al 1027 di Queen Street East, nel quartiere Leslieville della città. La Maison Sensibile Luminaire Authentik si è concentrato sulla selezione di espositori complementari e sulla progettazione di uno spazio espositivo attorno al tema “La Maison Sensible” - The Sensitive Home. Il processo di progettazione è iniziato con lo smantellamento dello showroom di illuminazione esistente di Luminaire Authentik per ridisegnare la boutique di 65 metri quadrati in un ambiente accogliente. “L’idea era quella di creare un senso di calore e comfort, con transizioni senza soluzione di continuità di colori tenui, materie prime e un’atmosfera eclettica che incarna le nostre radici come azienda locale”, spiega Maude Rondeau, fondatrice e presidente di Luminaire Authentik. “Verremo anche dal Québec, ma siamo vicini, e siamo fieri di offrire prodotti fatti da Canadesi che supportano il commercio locale”. Per esporre il design dei cinque marchi del Québec, tra cui Béton Architectural Johnstone, Élément de base, NumérArt, Coquo e Luminaire Authentik, le aziende hanno collaborato a schemi di design con tavolozze di colori coordinate e trame naturali per avvolgere delicatamente i loro prodotti. Ogni espositore contribuisce in modo unico al design della casa, dall’arredamento confortevole, alla carta da parati con texture e ad una cucina funzionale. Ogni stanza sarà ospitata dai rappresentanti di una delle cinque aziende, con i loro prodotti messi in risalto dai progetti di illuminazione personalizzati di Luminaire Authentik.
Luminaire Authentik, an innovative and fast-growing lighting company based in Québec’s Eastern Townships, is proud to announce a showcase event of five Québec brands in parallel with IDS Toronto. The exhibition, supported by Investissement Québec International (IQI) took place on April 8-10 at the Toronto store of Luminaire Authentik, located at 1027 Queen Street East in the city’s Leslieville district. La Maison Sensible Luminaire Authentik focused on selecting complementary exhibitors and designing an exhibition space around the theme of ‘La Maison Sensible’ – The Sensitive Home. The design process began with the dismantling of Luminaire Authentik’s existing lighting showroom in order to redesign the 700 sq. ft. boutique into a welcoming home. “The idea was to create a sense of warmth and comfort, with seamless transitions of soft colours, raw materials, and an eclectic feel that embodies our roots as a local company,” explains Maude Rondeau, Founder and President of Luminaire Authentik. “We may be from Québec, but we’re neighbours, and we’re proud to offer Canadian-made products that support local businesses.” To showcase the designs of the five Québec brands, including Béton Architectural Johnstone, Élément de base, NumérArt, Coquo, and Luminaire Authentik, the companies collaborated on design schemes featuring coordinated colour palettes and natural textures to softly wrap their collective products. Each exhibitor makes unique contributions to the design of the home, from comfortable furnishings, to textured wallpaper, and a functional kitchen. Each room will be hosted by representatives of one of the five companies, with their products idyllically highlighted by the customized lighting designs of Luminaire Authentik.
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Un evento speciale durante IDS Toronto Dopo aver aperto il loro negozio di Toronto alla fine del 2020 durante la pandemia, Luminaire Authentik non vedeva l’ora di sfruttare l’opportunità non solo per favorire il commercio nella comunità del design canadese e internazionale, ma anche per presentarsi formalmente al mercato di Toronto. “Da quando abbiamo aperto il nostro negozio di Toronto, abbiamo voluto fare qualcosa di speciale per sfruttare il traffico che la Design Week porta in città ogni anno”, afferma la signora Rondeau. Le date dell’evento coincidono con IDS Toronto, che ha preso il via il 7 aprile, con una giornata di visite solo su invito di architetti, designer, media del settore e influencer interessati a progetti commerciali per hotel, ristoranti e interni domestici. “La Maison Sensible” è rimasta allestita dall’8 al 10 aprile. “Abbiamo relazioni commerciali con aziende in altri mercati canadesi e statunitensi, ma siamo desiderosi di raggiungere il mercato di Toronto che forse non ci hanno ancora scoperto”, aggiunge la signora Rondeau. “Il tempismo di questa opportunità è perfetto e non vediamo l’ora di intrattenere gli ospiti a casa nostra”.
Special event during IDS Toronto After opening their Toronto store in late 2020 during the pandemic, Luminaire Authentik was eager to leverage the opportunity to not only solicit business from the Canadian and international design community, but also to formally introduce themselves to the Toronto market. “Since we opened our Toronto store, we’ve wanted to do something special to take advantage of the traffic that Design Week brings to the city every year,”says Mrs. Rondeau,. Dates of the event coincide with IDS Toronto, that took place on April 7th, with a day of invitation-only visits by architects, designers, industry media, and influencers interested in commercial projects for hotels, restaurants, and home interiors. From April 8-10, ‘La Maison Sensible’ remained in place. “We do business with companies in other Canadian and US markets, but we are eager to reach people in the Toronto market who perhaps haven’t discovered us yet,” adds Ms. Rondeau. “The timing of this opportunity is perfect, and we look forward to entertaining guests in our home.”
Luminaire Authentik Espressioni di creatività, estetica del design e funzionalità costituiscono l’essenza di Luminaire Authentik, ospite dell’evento pop-up di quattro giorni tenutosi presso il suo negozio di Toronto. Ispirandosi all’estetica organica e minimalista, i design colorati, giocosi e versatili di Luminaire Authentik creano esperienze personalizzate e le lampade dell’azienda sono adattabili in base alle esigenze specifiche di progetti residenziali e commerciali. Sebbene ispirate all’estetica scandinava, le lampade dell’azienda sono realizzate al 100% localmente nel loro laboratorio a Cowansville, in Québec.
Luminaire Authentik Expressions of creativity, design aesthetics, and functionality form the essence of Luminaire Authentik, host of the four-day pop-up event that was held at its Toronto store. Inspired by organic and minimalist aesthetics, Luminaire Authentik’s colorful, playful, and versatile designs create personalized experiences, and the company’s lamps are customizable to the specific needs of residential and commercial projects. While inspired by Scandinavian aesthetics, the company’s lamps are 100% locally made in their workshop in Cowansville, Québec.
Élément de base Fondata nel 2016 dai fratelli My e Thien Ta Trung, Élément de base (edb) è un’azienda di mobili con sede a Montreal specializzata in divani foderati particolari, presenti in primo piano al MoMA di New York, al Montreal Museum of Fine Arts, all’ADISQ Gala, alla Montreal Biosphere ed agli uffici di Kanuk, con sede in Québec. Gli invitati di Toronto saranno presentati al nuovo divano Beluga di edb, presentato in un bouclé color crema realizzato interamente con fibra riciclata da bottiglie di plastica. Founded in 2016 by siblings My and Thien Ta Trung, Élément de base (edb) is a Montreal-based furniture company specializing in original slipcovered sofas, featured prominently in MoMA in New York, the Montreal Museum of Fine Arts, the ADISQ Gala, the Montreal Biosphere, and the offices of Québec-based Kanuk. Toronto invitees will be introduced to edb’s new Beluga sofa, presented in a cream-colored bouclé made entirely of recycled fiber from plastic bottles.
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Coquo ‘Made with love, built for life’, Coquo presenta la sua cucina componibile che propone soluzioni di arredo in rovere per personalizzare, organizzare e configurare gli spazi. Coquo e la sua consociata, Cuisines Steam, creano cucine durevoli e versatili da oltre 20 anni, costruite utilizzando metodi di produzione tradizionali nel laboratorio di Montreal. Coquo esporrà a Toronto una cucina della sua collezione Radix, con moduli Volitare eleganti e versatili come perfetti complementi di composizione dell’isola. ‘Made with love, built for life’, Coquo presents its modular kitchen offering of oak furnishing solutions for customizing, arranging, and configuring spaces. Coquo and its sister company, Cuisines Steam, have been creating durable, versatile kitchens for more than 20 years, built using traditional manufacturing methods in its Montreal workshop. Coquo will exhibit a kitchen from its Radix collection in Toronto, with elegant and versatile Volitare modules as perfect island composition complements.
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Béton Architectural Johnstone Fondata nel 2015 da Jason Johnstone, Béton Architectural Johnstone azienda di calcestruzzo prefabbricato architettonico che fornisce prodotti fatti a mano eleganti, funzionali e durevoli, dallo stampaggio, al dosaggio, alla colata, alla lucidatura, alla stuccatura ed alla finitura. Béton Architectural Johnstone utilizza i metodi e gli strumenti più avanzati per valorizzare il prodotto in qualsiasi progetto. Il tavolo decorativo SWELL dell’azienda, progettato principalmente per angoli cucina, zone pranzo e uffici, è una bellissima aggiunta a “La Maison Sensible”. Founded in 2015 by Jason Johnstone, Béton Architectural Johnstone is an architectural precast concrete and terrazzo company providing stylish, functional, and durable handmade products, from moulding, to batching, casting, polishing, grouting, and finishing. Béton Architectural Johnstone uses the most advanced methods and tools to provide product enhancements for any project. The company’s decorative SWELL table, designed primarily for kitchen nooks, dining areas, and office spaces, is a beautiful addition to ‘La Maison Sensible’.
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About NumérArt NumérArt è uno fornitore unico di servizi a conduzione familiare con sede a Montreal, specializzato in murales personalizzati e stampe fine art. Il team multidisciplinare dell’azienda di fotografi, designer, specialisti della stampa, ritoccatori di immagini ed installatori, sfrutta la tecnologia innovativa per elevare gli standard della creazione murale personalizzata, fornendo un servizio chiavi in mano per architetti e interior designer. Oltre al vinile di qualità commerciale, NumérArt è specializzata anche nella stampa su carta da parati ecologica preincollata a base di fibre di carta riciclata, conforme agli standard ambientali LEED. Campioni della carta da parati strutturata dell’azienda saranno in mostra a “La Maison Sensible”. NumérArt is a family-owned, one-stop-shop based in Montreal that specializes in custom murals and fine art prints. The company’s multidisciplined team of photographers, designers, printing specialists, image retouchers, and installers leverage innovative technology to raise the standards of customized mural creation, providing a turnkey service for architects and interior designers. In addition to commercial grade vinyl, NumérArt also specializes in printing on ecological pre-pasted wallpaper made from post-consumer paper fibers, conforming to LEED environmental standards. Samples of the company’s textured wallpaper will be on full display in ‘La Maison Sensible’.
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Courtesy of v2com-newswire.com WEBSITES | luminaireauthentik.com elementdebase.com coquo.ca betonjohnstone.com numerart.com INSTAGRAM | @luminaire_authentik @elementdebase @coquo_mtl @betonjohnstone FACEBOOK | @luminaireauthentiklighting @elementdebase @coquoMtl @numerart @betonjohnstone
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KETEVAN VARSIMASHVILI
Alessandra Scarci (@alessandrascarci)
Ketevan Varsimashvili is a Georgian photographer who took her first steps in photography at the age of 15. Since then, first as an assistant and then as a photographer herself, she has developed her own photographic technique as a portrait photographer, thanks to the many experiences she has had in contact with different professionals in the field. Her contents, visible on the website www.ketevan.it, represent a part of the photographic study carried out by the Georgian photographer, esteemed and appreciated both in the fashion and editorial field.
Ketevan Varsimashvili è una fotografa georgiana che ha mosso i primi passi nella fotografia all’età di 15 anni. Da allora, prima come assistente poi come realizzatrice in prima persona, ha sviluppato una sua personale tecnica fotografica come ritrattista, grazie alle numerose esperienze vissute a contatto con diversi professionisti del settore. I suoi contenuti, visibili sul sito www.ketevan.it, rappresentano una parte dello studio fotografico attuato dalla fotografa georgiana, stimata ed apprezzata sia nel campo fashion che in quello editoriale.
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WESITE | ketevan.it INSTAGRAM | @ketevanofficial FACEBOOK | @Ketevanofficial
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Blazing love. Acrylic on canvas, 100x100 cm
Diana Matias svela la sua anima in un “diario” dipinto, il suo lavoro è un’illustrazione delle numerose sfaccettature del suo io interiore, con paure, angosce, gioie e di un’anima difronte ai misteri dell’esistenza umana. Nelle opere di Diana Matias c’è una poesia speciale, ma anche un dramma di forti contrasti, di raccordi audaci di zone diluite con gocciolamenti espressivi, a cui aggiunge pagine di libro che illustrano chiaramente che un’altra fase della vita è stata rivelata, un’altra memoria che è stata esibita, perché potesse andare oltre. Diana Matias, principalmente grafica, si occupa di composizioni dinamiche in cui i toni scuri scandiscono la drammaticità attraverso contrasti e pennellate, ma si contrappone saldamente a scritte raffinate, sgocciolature d’accento e colori vividi (blu, viola, verde, rosso).
DIANA MATIAS Diana Matias unveils her soul in a painted “diary”, his work being an illustration of the numerous facets of her inner self, with fears, anguish, joys, and a soul in front of the mysteries of human existence. In the works of Diana Matias there is a special poetry, but also a drama of powerful contrasts, of courageous connection of diluted areas with expressive drippings; to which she adds book pages that clearly illustrate that another stage of life has been revealed, another memory that was exhibited, so that she could go further. Diana Matias, primarily a graphic artist, deals with dynamic compositions in which the dark tones mark the drama by means of contrast and brush strokes, but firmly counterbalances with refined writings, accent drips and vivid colors (blue, violet, green, red).
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The birth of nature. Acrylic on canvas, 100x100 cm
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The anchor of the soul. Acrylic on canvas, 100x100 cm
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The tempest of the desires. Acrylic on canvas, 100 x 100 cm
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Unwritten journal. Acrylic on canvas, 100 x 100 cm
Courtesy of ARTZ GALLERY, Shanghai www.artzspace.art | @artzgallerysh
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BEHIND THE SCENE E LA FOTOGRAFIA SECONDO PHILIPPE ANTONELLO: LA BELLEZZA DI ESSERE NEL POSTO E NEL MOMENTO GIUSTO. BEHIND THE SCENE AND PHOTOGRAPHY ACCORDING TO PHILIPPE ANTONELLO: THE BEAUTY OF BEING IN THE RIGHT PLACE AT THE RIGHT TIME. Intervista di / Interview by Eleonora Anna Bove Philippe Antonello, già noto per la sua attività come fotografo di scena al fianco di Stefano Montesi, è l’autore di Behind The Scenes: una retrospettiva dei suoi lavori che lo ha visto anche come protagonista presso la Fondation Fellini. Ciò che colpisce maggiormente osservando le sue foto è l’essenzialità. La ritroviamo ovunque: nelle forme, nei colori, nei ritratti dei soggetti fotografati rispetto lo spazio circostante. Un film dopo l’altro, Philippe è riuscito a ricreare il suo palcoscenico, il suo personale film che procede per sottrazione. Lo abbiamo dunque intervistato per fare il punto della situazione e per comprendere come Cinema e Fotografia si incontrino nel suo percorso, ma anche come una modalità di espressione continui ad influenzare l’altra. Philippe Antonello, already known for his activity as a set photographer alongside Stefano Montesi, is the author of Behind The Scenes: a retrospective of his work which also saw him as a protagonist at the Fondation Fellini. What strikes us most when observing his photos is their essentiality. We find it everywhere: in the shapes, in the colors, in the portraits of the subjects photographed with respect to the surrounding space. One film after another, Philippe has succeeded in recreating his stage, his personal movie that proceeds by subtraction. We interviewed him to take stock of the situation and to understand how Cinema and Photography meet in his journey, but also how one mode of expression continues to influence the other. Eleonora Anna Bove: Dietro Le Quinte (Behind The Scenes) è il titolo del catalogo che include gli scatti più significativi del tuo percorso artistico, ma anche dell’esibizione che ti vede come protagonista. Come è avvenuta dunque la selezione degli scatti da includere e, soprattutto, in base a quali criteri? Philippe Antonello: Per un fotografo, dopo ben 20 anni di lavoro, una retrospettiva di questo tipo è per lo più il pretesto per rivedere il proprio materiale e, quindi, fare personalmente il punto della situazione. Ho dato un senso a quello che ho fatto nel corso della mia carriera artistica attraverso i miei scatti. La selezione è stata effettuata proprio con questa finalità: conferire un filo logico al gruppo di immagini protagoniste, ridurre il materiale, procedere per sottrazione e comprendere la direzione da ritrovare nei miei lavori precedenti. Eleonora Anna Bove: Dietro Le Quinte (Behind The Scenes) is the title of the catalog that includes the most significant shots of your artistic path, but also of the exhibition in which you are the protagonist. How did you select the shots to be included and, above all, on the basis of what criteria? Philippe Antonello: For a photographer, after 20 years of work, a retrospective of this kind is mostly a pretext to review their material and, therefore, personally take stock of the situation. I made sense of what I have done throughout my artistic career through my shots. The selection was made with this very purpose: to give a logical thread to the group of images that are the protagonists, to reduce the material, to proceed by subtraction and to understand the direction to be found in my previous works. EAB: Hai sostenuto che la tua fotografia procede verso l’essenzialità. Su quali aspetti ti concentri per procedere con tale sottrazione? Cosa eviti, invece, nella tua fotografia? Potresti utilizzare il bianco e nero, e invece sfrutti al massimo i colori. PA: L’essenzialità è per lo più una ricerca prettamente stilistica, per me. Cerco sempre di puntare all’essenziale, sia per le forme che per i colori. Ogni tanto, mi servo del bianco e nero che, secondo me, rappresenta proprio la metafora dell’essenzialità.
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Non mi pongo dei paletti da questo punto di vista. Tuttavia, credo che lavorare a colori sia sicuramente più difficile: basti pensare alla gestione dei contrasti, della saturazione, ecc. Rappresenta dei limiti che mi viene più facile e naturale sorpassare. Ciò non significa che il bianco e nero rappresenti una risposta chiusa rispetto le domande che mi pongo, fotograficamente parlando. Semplicemente la difficoltà del colore mantiene questa ricerca viva. Ho utilizzato più volte il bianco e nero per raccontare il backstage e tutto ciò che accade su un set cinematografico. EAB: You have stated that your photography proceeds towards essentiality. What aspects do you concentrate on in order to proceed with such subtraction? What do you avoid, instead, in your photography? You could use black and white, but instead you make the most of color.
PA: Essentiality is mostly a purely stylistic research for me. I always try to aim for the essential, both for shapes and colors. Every now and then, I use black and white, which, in my opinion, represents the metaphor of essentiality. I don’t set any limits for myself from this point of view. However, I believe that working in color is certainly more difficult: just think of the management of contrasts, saturation, etc.. It represents limits that I find easier and more natural to overcome. This does not mean that black and white represents a closed answer to the questions I ask myself, photographically speaking. Simply, the difficulty of color keeps this research alive. I have used black and white several times to tell the backstage and everything that happens on a film set. EAB: Ci sono dei fotografi a cui ti ispiri da sempre? Cosa ti hanno comunicato e insegnato, sia tecnicamente che come
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linguaggio comunicativo/artistico? PA: Potrei risponderti che le mie fonti di ispirazione sono veramente infinite. Nel mio studio fotografico, ho senz’altro dei maestri prediletti, come Robert Frank, William Klein. Guardando alla storia della fotografia è facile trovare dei punti di riferimento. Il segreto risiede nell’individuare chi è più affine al tuo gusto personale. Non ho delle preferenze vere e proprie. Ci sono alcuni fotografi che amo di più, ma visto che la fotografia è sempre espressione della propria sensibilità e di un personale modo di vedere il mondo, la ricerca di stimoli è veramente vasta. La musica, per me, è un’ispirazione fortissima, che ritengo quasi primordiale. Se la musica suggerisce, la fotografia ha il nobile potere di concretizzare le idee che si hanno in mente, trascrivendole proprio tramite la luce.
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EAB: Are there any photographers who have always inspired you? What have they communicated and taught you, both technically and as a communicative/artistic language? PA: I could answer that my sources of inspiration are truly endless. In my photographic studio, I certainly have some favorite masters, such as Robert Frank and William Klein. Looking at the history of photography, it is easy to find points of reference. The secret lies in identifying those who are more akin to your personal taste. I don’t have any real preferences. There are some photographers I love the most, but since photography is always an expression of one’s own sensitivity and personal way of seeing the world, the search for stimuli is truly vast. Music, for me, is a very strong inspiration, which I consider almost primordial. If music suggests, photography has the noble power to concretize the ideas in your mind, transcribing them through light.
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EAB: Alcuni tuoi scatti richiamano la Street Photography, ma anche il Ritratto. Come riesci, dunque, a conciliare la ricerca della composizione e dell’impatto emotivo alla spontaneità del set? PA: La Street Photography è molto attinente alla mia maniera di fotografare. Le mie prime fotografie sono state dei ritratti: a parenti, amici. Quando studiavo presso lo IED di Milano non mi piaceva affatto andare in studio a scattare. Ero molto più affascinato dalla fotografia di strada, come capita spesso per molti fotografi all’inizio della propria carriera. Tutti i grandi fotoreporter della Magnum, come Henri Cartier-Bresson o Elliott Erwitt, hanno d’altronde affrontato il discorso della fotografia di strada. Il mio essermi allenato fotografando per strada può essere considerato la chiave d’ingresso alla fotografia sui set, dove bisogna mantenere lo stesso tipo di approccio. Discrezione e invisibilità sono fondamentali. EAB: Some of your shots recall the Street Photography, but also the Portrait. So how do you manage to reconcile the search for composition and emotional impact with the spontaneity of the set? PA: Street Photography is very relevant to my way of photographing. My first photographs were portraits: of relatives and friends. When I was studying at the IED in Milan, I didn’t like going to the studio to shoot. I was much more fascinated by street photography, as is often the case for many photographers at the beginning of their careers. All the great Magnum photojournalists, such as Henri Cartier-Bresson or Elliott Erwitt, have also dealt with street photography. My training in street photography can be considered the key to entry into set photography, where you have to maintain the same kind of approach. Discretion and invisibility are fundamental. EAB: Perché hai scelto proprio il Cinema come musa ispiratrice dei tuoi scatti? PA: Ho scelto il Cinema perché nella mia vita rappresenta la mia prima passione. Ho raggiunto la fotografia tramite esso. Lo consideravo l’espressione massima. Quando fotografavo, mi ispiravo tantissimo al Cinema, sfruttando la strada come se fosse un palcoscenico. La strada è stata il mio primo Cinema, che a sua volta mi ha fatto appassionare all’immagine. EAB: Why did you choose Cinema as the muse for your shots? PA: I chose Cinema because in my life it represents my first passion. I reached photography through it. I considered it the ultimate expression. When I was taking pictures, I was very inspired by Cinema, using the street as if it were a stage. The street was my first Cinema, which in turn made me passionate about the image. EAB: Come si inserisce, infine, il tuo percorso personale nell’esperienza con Stefano Montesi? PA: La mia collaborazione con Stefano Montesi e la creazione del nostro studio a Roma è la risposta ad un percorso naturale. Mi piace il lavoro di gruppo, mi piace collaborare. Per me, il mondo della fotografia è affascinante per questo motivo: ti dà la possibilità di incontrare molte persone con cui lavorare, da fotografare o semplicemente con cui creare. Il mio sodalizio con Stefano, che è partito più di 10 anni fa con una ricerca sulla fotografia in 3D si è poi trasformato semplicemente in una collaborazione quotidiana. Ci siamo evoluti tramite questa ricerca e la volontà di lavorare insieme è rimasta. La possibilità di confrontarsi con un’altra persona, con le proprie idee e coi problemi tecnici, è una forma di crescita assoluta.
WEBSITE | philippeantonello.it FACEBOOK | @philippe.antonello Intervista di / Interview by Eleonora Anna Bove @eleonoraannabove
EAB: Finally, how does your personal path fit into the experience with Stefano Montesi? PA: My collaboration with Stefano Montesi and the creation of our studio in Rome is the response to a natural path. I like group work, I like collaborating. For me, the world of photography is fascinating for this reason: it gives you the opportunity to meet many people to work with, to photograph or simply to create with. My association with Stefano, which started more than 10 years ago with a research on 3D photography, has then simply turned into a daily collaboration. We have evolved through this research and the desire to work together has remained. The possibility to confront another person, with their ideas and technical problems, is an absolute form of growth.
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Vermilion Zhou Design 36
GREEN MASSAGE IN MADANG ROAD 37
In Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice ha seguito il coniglio bianco nella sua tana, in un altro mondo fantastico, e il Cappellaio Matto ha detto: “C’è un posto in cui tutto è diverso dal mondo sulla terra. È pieno di fantasia e mistero...” Secondo “L’interpretazione dei sogni” di Freud, si dice che “Il contenuto del sogno è dovuto alla formazione dell’intenzione, lo scopo è soddisfare la volontà”. I sogni sono una liberazione, in cui possiamo fuggire brevemente dalla realtà e sperimentare un profondo rilassamento. Quando si entra nel “green massage” Madang Road, questa“tana del coniglio” rimpicciolisce la realtà e conduce in una foresta fantastica che è troppo “ingigantita”. Il processo disconnette gradualmente il corpo stanco dalla realtà, inconsciamente circondato dal naturale, e riorganizza una nuova esperienza sensoriale. La coscienza della consapevolezza viene gradualmente liberata e rilassata. “Green massage” Madang Road, si trova nella vasta proprietà commerciale di un importante grande edificio rosso nel centro di Shanghai, progettato da Jean Nouvel. Quando si entra nell’edificio dalla strada, si è immediatamente immersi in questo ambiente speciale. Ma lo spazio massaggi è privo del tipo di luci intense o di grandi finestre aperte dei ristoranti circostanti.
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Un’atmosfera tranquilla e rilassante è il tono di base dello spazio massaggi. Il negozio non è in una posizione particolarmente rilevante, situato al secondo piano seminterrato aperto, quindi abbiamo trasformato il difetto in un vantaggio, creando l’ingresso proprio come la “tana del coniglio”. Abbiamo ricoperto l’ingresso di grandi piante verdi, illuminate da lucciole. Entrando nella grotta, luci soffuse e fiori fantastici di grandi dimensioni condurranno nell’area del giardino. Nella storia “Alice nel Paese delle Meraviglie”, il Cappellaio Matto e gli ospiti stavano bevendo il tè pomeridiano in giardino, che si presta al concetto di sala d’attesa. I sensi dell’ospite sono già immersi nel “gioco”. La luce della lucciola danzante nell’area massaggi guida in un labirinto più profondo di fiori affascinanti. La luce sfumata diventa il riflettore scenico della grotta. Gli specchi irregolari riflettono ancora una volta la sensazione fantastica di un mondo onirico. Il nostro obiettivo è permettere al corpo e alla mente stanchi di rilassarsi e di allungarsi attraverso i gradi di immersione. Alla fine, Alice si è ritrovata attraverso il mondo dei sogni e al “massaggio verde” Madang Road, abbiamo creato una “tana del coniglio” per condurre fuori dallo stress e dalla tensione di una realtà incongrua con comfort e tolleranza non incongrui.
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In Alice’s Adventures in Wonderland, Alice followed the white rabbit into the rabbit hole, to another fantasy world, and the Mad Hatter said: “There is a place where it is different from the world on the ground. It is full of fantasy and mystery…” According to Freud’s “The Interpretation of Dreams”, it is said that “The dream content is due to the formation of the intention, the purpose is to meet the will.” Dreams are a release, where we can briefly escape from reality and experience deep relaxation. When you enter ‘green massage’ Madang Road, this “Rabbit Hole” shrinks your reality and leads into a fantasy forest that is too “magnified”. The process gradually disconnects your tired body from reality, unconsciously surrounded by the natural, and reorganizes a new sensory experience. The consciousness of awareness is gradually liberated and relaxed. ‘Green massage’ Madang Road, is in the comprehensive commercial property of a prominent big red building in the center of Shanghai, designed by Jean Nouvel. When you enter the building from the street, you are instantly immersed in this special environment. But the massage space is devoid of the type of bright lights or large open windows of
surrounding restaurants. A quiet and relaxing atmosphere is the basic tone of the massage space. The store is not in a particularly conspicuous place, located on the open second basement floor, so we turned the defect into an advantage, creating the entrance just as the “rabbit hole”. We covered the entrance with large green plants, lit by glowworm lights. Upon entering the cave, dim lights and oversized fantasy flowers lead you into the garden area. In the story “Alice in Wonderland”, the Mad Hatter and guests were drinking afternoon tea in the garden, which lends to the concept of the waiting area. The guest’s senses are already immersed in the “play”. The dancing glowworm light in the massage area guides you into a deeper maze of fascinating flowers. The gradient light becomes the stage spotlight of the cave. Irregular mirrors once again reflect the fantastic feeling of a dreamlike world. Our goal is to allow the tired body and mind to relax and stretch through the layers of immersion. In the end, Alice found herself through the dream world, and at ‘green massage’ Madang Road, we have created a “rabbit hole” to lead you out of the stress and tension of an incongruous reality with non-incongruous comfort and tolerance.
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Su Vermilion Zhou Design Group Vermilion Zhou Design Group è stato fondato a Shanghai nel 2002 da Kuang Ming (Ray) Chou (fondatore/direttore creativo) e Vera Chu (fondatore/direttore del design dell’illuminazione). Nel 2009, Garvin Hung (Direttore del design d’interni) si è unito al team. Vermilion Zhou Design Group ha completato più di 800 progetti in tutta la regione Asia-Pacifico. Il team ha fornito servizi ad una varietà di clienti per spazi pubblici, residenziali e commerciali, inclusi hotel, uffici e ristoranti. Vermilion Zhou Design Group spinge continuamente i confini del design per abbracciare nuove possibilità. Più significativamente, i progetti dell’azienda aspirano a definire uno stile di vita orientale moderno, che ha stabilito l’identità e la reputazione uniche di Vermilion Zhou nel campo. Per raggiungere un equilibrio di design raffinato tra funzionalità ed estetica, il team è composto da menti creative con una varietà di competenze, tra cui architettura, interior design, illuminazione, progettazione grafica e design del prodotto, che contribuiscono con prospettive uniche ad ogni progetto. L’obiettivo finale dell’azienda è riuscire a creare design altamente funzionali che accompagnino le persone in viaggi gioiosi e raffinati.
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About Vermilion Zhou Design Group Vermilion Zhou Design Group was founded in Shanghai in 2002 by Kuang Ming (Ray) Chou (Founder / Creative Director) and Vera Chu (Founder / Lighting Design Director). In 2009, Garvin Hung (Interior Design Director) joined the team. Vermilion Zhou Design Group has completed more than 800 projects throughout the Asia-Pacific region. The team has provided services to a variety of clients for public spaces, residential spaces, and commercial spaces, including hotels, offices, and restaurants. Vermilion Zhou Design Group continuously pushes the boundaries of design in order to embrace new possibilities. Most significantly, the firm’s designs aspire to define a modern oriental lifestyle, which has established Vermilion Zhou’s unique identity and reputation in the field. To achieve a fine design balance between functionality and aesthetics, the team is comprised of creative minds with a variety of expertise, including architecture, interior design, lighting, graphic design, and product design, who contribute unique perspectives to each project. The ultimate goal of the firm is to succeed in creating highly-functional designs that take people on joyful and exquisite journeys.
Technical sheet Creative Director: Kuang Ming(Ray) Chou Interior Design: Garvin Hung, Yue Hu, Reykia Feng, Chang Song Li, Yu Xuan Li, Ming Rui Gao Lighting Design: Vera Chu, Chia Huang Liao, FF&E Design, Wan Lu Yang Video: Ming Shi, Ting Ho Photographer: Yunpu Cai Architectural Design: Jean Nouvel
Courtesy of v2com-newswire.com WEBSITE | vermilionzhou.com INSTAGRAM | @vermilionzhoudesigngroup FACEBOOK | @vermilionzhou
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GIORGIA CERCHIARA
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Giorgia Cerchiara, 1994, Calabrese. Laureata in Giurisprudenza D’impresa con Master in Management di Beni Culturali. Artista per vocazione. Fin da piccola si affaccia al mondo dell’arte diplomandosi in danza classica dopo quindici anni. La passione per la bellezza non si dilegua, anzi prende definitivamente forma nel 2017 quando inizialmente come autodidatta, successivamente iscrivendosi ad un corso serale di pittura, l’incontro tra i colori e Giorgia diventa inevitabile, obbligatorio. I corpi sinuosi, i colori accattivanti e gli sguardi quasi spesso malinconici nelle opere di Giorgia Cerchiara diventano la sua cifra stilistica. In molti dei visi raffigurati si possono riconoscere alcuni autoritratti dell’artista, certamente inconsapevoli, ma che sottolineano la caparbietà nel voler trovare il proprio posto nel mondo dell’arte. Posto che però ha sicuramente riscontrato all’interno delle piattaforme social, in particolare Instagram, dove vanta una discreta community di persone che apprezzano, sostengono e incoraggiano ogni sua singola opera. Ha esposto molteplici dei suoi lavori presso diverse strutture in Calabria come: Il Castello Svevo, Palazzo Sersale, Museo del Presente, Museo Arti e Mestieri, Palazzo di Città. Prossimamente riceverà un premio Presso il Galarte, al Museo del Presente, dove vengono premiate le Eccellenze Calabresi, in qualità di artista emergente.
Giorgia Cerchiara, 1994, from Calabria. Graduated in Business Law with a Master in Cultural Heritage Management. Artist by vocation. Since she was a child, she approaches the world of art, graduating in ballet after fifteen years. The passion for beauty does not fade, indeed it takes shape in 2017 when initially as a self-taught, then enrolling in an evening course of painting, the meeting between the colors and Giorgia becomes inevitable, mandatory. The sinuous bodies, the captivating colors and the almost often melancholic looks in Giorgia Cerchiara’s works become her stylistic signature. In many of the faces depicted we can recognize some of the artist’s self-portraits, certainly unconscious, but which underline her obstinacy in wanting to find her own place in the world of art. A place, however, that she has certainly found within the social platforms, especially Instagram, where she boasts a good community of people who appreciate, support and encourage his every single work. She has exhibited multiple of her works at different structures in Calabria, such as: Il Castello Svevo, Palazzo Sersale, Museo del Presente, Museo Arti e Mestieri, Palazzo di Città. Soon she will receive an award at Galarte, at the Museo del Presente, where the Calabrian excellences are awarded, as an emerging artist.
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GIORGIA CERCHIARA. La linea, il colore, la materia. C’è ricerca di felicità, c’è unione tra arte e vita, ci sono i colori di un mondo che dovrebbe esistere, un universo immaginato dove la sensualità travalica i limiti della bellezza per arrivare alla pura emozione. C’è studio e riflessione sui raggiungimenti dell’arte del XX° secolo e c’è la ricerca di una nuova via per la contemporaneità attraverso la riscoperta delle immense potenzialità della pittura. Le opere di Giorgia Cerchiara sono la sintesi di tutto questo e sono anche l’approdo di un percorso di ricerca personale che grazie all’arte trova il proprio ineluttabile compimento. L’uso della linea, del colore puro, la forza del segno nelle calme atmosfere decorate e sospese tra lusso e voluttà, svelano l’amore di Giorgia per l’immenso Matisse, dal quale trae quella apparente ingenuità del tratto, quell’uso poetico e sensuale del colore che reinterpretato diviene nuova cifra stilistica. Sui volti dei personaggi ritratti appare spesso un’ombra di disincanto, forse la traccia di un sogno abbandonato, di un brusco risveglio da un’illusione. Talora non hanno volto: passione e materia hanno avuto il sopravvento e la psicologia svanisce in un effluvio di capelli, colori, corpi e sinuosità di linee che si rincorrono. La pittura di Giorgia Cerchiara è un susseguirsi di estese campiture cobalto, scarlatte, aranciate, rosate, sempre illuminate da una sorta di luce interna. La sua pittura vive di contrasti cromatici, fa coesistere gli opposti: colori freddi e caldi si alternano in un gioco infinito di forme e anfratti seducenti, ricchi di mistero. Giorgia Cerchiara impegna ogni energia per dare un volto al suo modo di intendere la vita e lo fa attraverso la pittura: l’epidermide più vera della realtà. Con equilibrio e sensualità forse l’esistenza può realmente trasformarsi in un giardino dell’Eden. Marco Cerruti
GIORGIA CERCHIARA. The line, the color, the matter. There is a search for happiness, there is a union between art and life, there are the colors of a world that should exist, an imagined universe where sensuality goes beyond the limits of beauty to reach pure emotion. There is study and reflection on the achievements of the art of the twentieth century and there is the search for a new way for the contemporary through the rediscovery of the immense potential of painting. Giorgia Cerchiara’s works are the synthesis of all this and they are also the landing place of a personal research path that, thanks to art, finds its ineluctable fulfilment. The use of the line, of pure color, the strength of the sign in the calm atmospheres decorated and suspended between luxury and voluptuousness, reveal Giorgia’s love for the immense Matisse, from whom she draws that apparent naivety of the stroke, that poetic and sensual use of color that, reinterpreted, becomes a new stylistic code. On the faces of the characters portrayed often appears a shadow of disenchantment, perhaps the trace of an abandoned dream, a sudden awakening from an illusion. Sometimes they do not have a face: passion and matter have had the upper hand and psychology vanishes in an effluvia of hair, colors, bodies and sinuous lines that chase each other. Giorgia Cerchiara’s painting is a succession of extensive cobalt, scarlet, orange and pink backgrounds, always illuminated by a sort of internal light. Her painting lives of chromatic contrasts, it makes opposites coexist: cold and warm colors alternate in an infinite game of forms and seductive ravines, rich in mystery. Giorgia Cerchiara commits every energy to give a face to her way of understanding life and she does it through painting: the truest epidermis of reality. With balance and sensuality perhaps existence can really turn into a garden of Eden. Marco Cerruti
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WEBSITE | giorgiacerchiara.com INSTAGRAM | @giorgiacerchiart FACEBOOK | @giorgia.cerchiara
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FRANCESCO APOLLONI di Alessandra Scarci
Ospite di GlamourAffair Vision è Francesco Apolloni, artista a 360° nel mondo del cinema e non. Regista, sceneggiatore, attore, giornalista, scrittore, talent scout, fondatore della scuola Startalenti e produttore cinematografico. The guest of GlamourAffair Vision is Francesco Apolloni, a 360° artist in the world of cinema and beyond. Director, screenwriter, actor, journalist, writer, talent scout, founder of the Startalenti school and film producer. Alessandra Scarci: Come nasce la passione per la regia e il mondo del cinema? Francesco Apolloni: La passione per questo mondo inizia già in giovane età, sentivo di voler fare un mestiere che coinvolgesse non solo la mente, ma anche il mio corpo così ho iniziato a frequentare un corso di teatro al liceo, nelle vesti di attore. Successivamente mi sono iscritto all’Accademia Silvio D’Amico dove, dopo il primo tentativo in cui fui bocciato, sono stato ammesso. La passione per questo mondo inizia quindi così, ed è grazie alla recitazione che ho iniziato a scoprire la mia inclinazione per la “direzione” degli attori e della scena, mi divertivo a coordinare i miei compagni di classe. Alessandra Scarci: How did your passion for directing and the world of cinema begin? Francesco Apolloni: The passion for this world began at a young age, I felt I wanted to do a job that involved not only the mind, but also my body, so I started attending a theater course in high school, as an actor. Later I enrolled at the Silvio D’Amico Academy where, after the first attempt in which I failed, I was admitted. So my passion for this world began, and it is thanks to acting that I began to discover my inclination for the “direction” of actors and the scene, I enjoyed coordinating my classmates.
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AS: Poi è iniziata la scrittura, che ha aperto un capitolo molto importante della tua carriera professionale. Cosa ha fatto si che esplorassi anche questa dimensione? FA: Ho iniziato a chiedermi come mai, diversamente dall’America, qui in Italia non ci fossero degli sceneggiatori teatrali che scrivessero della mia generazione, che parlassero di noi, dei nostri problemi, del nostro mondo. Così nasce il mio primo testo “Risiko”, la storia di un gruppo di giovani che fa politica, poi “Animale a sangue freddo” che tratta il caso di Pietro Maso, “Angelo e Beatrice” una storia d’amore fra due terroristi e infine “La verità vi prego sull’amore”. Ho iniziato quindi a riempire il vuoto che sentivo, scrivendo. AS: Then writing began, which opened a very important chapter in your professional career. What made you explore this dimension as well? FA: I began to wonder why, unlike in America, here in Italy there were no theater writers who wrote about my generation, who talked about us, our problems, our world. This is how my first play “Risiko” was born, the story of a group of young people who do politics, then “Animale a sangue freddo” which deals with the case of Pietro Maso, “Angelo e Beatrice” a love story between two terrorists and finally “La verità vi prego sull’amore”. I then began to fill the void I felt, by writing. AS: Sei il meraviglioso caso di un artista “che ce l’ha fatta” pur non essendo un “figlio d’arte”. Come è stato addentrarsi nel mondo dello spettacolo da solo, quando nessuno sapeva chi fossi e nessuno conosceva il tuo talento poliedrico? FA: Non è stato semplice, ma come dico sempre “non si vince mai da soli”. E’ stato grazie alla passione ma anche all’audacia nel saper andare avanti nonostante i “no” e i rifiuti. Si parla poco dei fallimenti, io ho sempre cercato
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di trasformarli in opportunità, in momenti da sfruttare per studiare e crescere. L’ispirazione arriva quando meno te l’aspetti e quando sai mettere a frutto i momenti di “stallo”. Il mio primo film “Fate come noi” per esempio l’ho autoprodotto, mia madre mi fece una assicurazione sulla vita e io la riscattai. Il coraggio premia sempre! AS: You are the wonderful case of an artist “who made it” despite not being a “child of art”. How was it to enter the world of show business on your own, when no one knew who you were and no one knew your multifaceted talent? FA: It wasn’t easy, but as I always say “you never win on your own”. It was thanks to passion but also to the audacity of knowing how to move forward despite the “no’s” and rejections. We don’t talk much about failures, but I’ve always tried to turn them into opportunities, into moments to take advantage of to study and grow. Inspiration comes when you least expect it and when you know how to make the most of moments of “stalemate”. My first movie, “Fairies Like Us” for example, was self-produced, my mother gave me a life insurance policy and I redeemed it. Courage always rewards! AS: “La verità vi prego sull’amore” è l’opera teatrale scritta di tuo pugno tra il 1997 e 1998 che poi è diventata un film qualche anno dopo. Quale è stato l’iter di questo progetto e come fa ad essere ancora così attuale? FA: “La verità vi prego sull’amore” è una commedia a cui tengo molto, viene inizialmente presentata ad un teatro-off per poi, dopo alcuni mesi, debuttare al Teatro Brancaccio di Roma. Fu un caso eclatante perché facevamo sold out ogni sera. Il film è del 2001 ed è molto influenzato da ciò che ho studiato, dai libri che ho letto, sempre con l’intento di raccontare la mia generazione. Nello specifico questa commedia, che potete vedere su Amazon Prime Video, racconta di un gruppo di amici che si incontra il giorno di San Valentino ad una festa e fa un gioco molto particolare sul tema dell’amore. La commedia si ispira a “Girotondo”di Schnitzler ed è testimone di come la cultura e gli interessi coltivati negli anni siano stati il motore per la mia creatività, ma lascio scoprire agli spettatori quale sia il segreto de “La verità vi prego sull’amore” nell’essere così attuale a distanza di più di 20 anni. AS: “La verità vi prego sull’amore” is the play written in your own hand between 1997 and 1998 that then became a movie a few years later. What was the process of this project and how is it still so relevant today? FA: “La verità vi prego sull’amore” is a play I care a lot about, it was initially presented at a off-theater and then, after a few months, debuted at the Brancaccio Theater in Rome. It was a resounding case because we sold out every night. The movie was made in 2001 and is very much influenced by what I studied, by the books I read, always with the intention of telling the story of my generation. Specifically, this comedy, which you can watch on Amazon Prime Video, is about a group of friends who meet on Valentine’s Day at a party and play a very unique game on the theme of love. The play is inspired by Schnitzler’s “Girotondo” and is a testament to how the culture and interests cultivated over the years have been the engine for my creativity, but I’ll let viewers discover what the secret of “La verità vi prego sull’amore” is in being so relevant more than 20 years later. AS: Sei anche un talent scout, da sempre interessato a scoprire nuovi talenti, in questa ottica hai fondato la scuola Startalenti. Cosa la differenzia dagli altri percorsi formativi? FA: Si, ricollegandomi alla domanda precedente, mi è sempre piaciuto scoprire e lavorare insieme a nuovi talenti. “La verità vi prego sull’amore” è stato un terreno di gioco meraviglioso, un trampolino di lancio per un cast di all’epoca attori in erba o sconosciuti, come Pierfrancesco Favino, Gabriella Pession, Elda Alvigini, Carlotta Natoli e altri ancora. Per esempio il mio produttore sosteneva che Favino non fosse adatto al cinema, ma io insistetti.
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La scuola Startalenti nasce nell’ottica di una formazione artistica a tuttotondo. Un attore o regista o sceneggiatore, per essere tale, ha bisogno di conoscere la macchina del cinema a 360°, deve comprendere i diversi linguaggi, avere delle nozioni di regia, sceneggiatura, recitazione e anche produzione. Ma soprattutto Startalenti mira a rendere i propri studenti “autonomi” e liberi di poter creare e sperimentare: per poterlo fare sono necessari gli strumenti, dalla scrittura, alla pre-produzione sino alla messa in scena. Il nostro motto è “non vince il più bravo ma il più coraggioso!”. AS: You are also a talent scout, you have always been interested in discovering new talents, with this in mind you founded the Startalenti school. What differentiates it from other training courses? FA: Yes, linking back to the previous question, I have always enjoyed discovering and working with new talent. “La verità vi prego sull’amore” was a wonderful playground, a springboard for a cast of then budding or unknown actors, such as Pierfrancesco Favino, Gabriella Pession, Elda Alvigini, Carlotta Natoli and others. For example, my producer claimed that Favino was not suitable for cinema, but I insisted. The Startalenti school was created with a view to all-round artistic training. An actor, director or screenwriter, to be such, needs to know the cinema machine at 360°, he must understand the different languages, have notions of directing, screenwriting, acting and also production. But above all, Startalenti aims to make its students “autonomous” and free to create and experiment: in order to do so, they need the tools, from writing, to pre-production up to staging. Our motto is “not the best but the bravest wins!”. AS: “Addio al Nubilato” è stato il tuo ultimo film ed è stato tra i più visti su Amazon Prime Video. Sei soddisfatto? Ci sono altri progetti futuri? FA: Si, molto. “Addio al Nubilato” è una brillante commedia con un cast al femminile composto da Laura Chiatti, Antonia Liskova, Chiara Francini e Jun Ichikawa, che racconta di una caccia al tesoro in giro per la città organizzata dalla sposa in occasione del suo addio al nubilato. E’ stato un set complesso svolto durante la pandemia, quindi abbiamo fronteggiato diverse difficoltà, ma il risultato è stato soddisfacente ed è stato premiato dal pubblico rientrando tra i film più visti su Amazon Prime Video. Molti sono i progetti in programma per il futuro. Per esempio un film verrà prodotto grazie a uno dei corsi di produzione che ho seguito - perchè non si smette mai di imparare - organizzati da Startalenti, quindi stay tuned! AS: “Addio al Nubilato” was your last movie and was among the most watched on Amazon Prime Video. Are you satisfied with it? Are there any other future projects? FA: Yes, very. “Addio al Nubilato” is a brilliant comedy with a female cast consisting of Laura Chiatti, Antonia Liskova, Chiara Francini and Jun Ichikawa, which tells of a treasure hunt around the city organized by the bride on the occasion of her bachelorette party. It was a complex set during the pandemic, so we faced several difficulties, but the result was satisfactory and was rewarded by the public by being among the most watchedmovies on Amazon Prime Video. There are many projects planned for the future. For example, a movie will be produced thanks to one of the production courses I attended - because you never stop learning - organized by Startalenti, so stay tuned!
Intervista di / Interview by Alessandra Scarci (@alessandrascarci) Photo credits: Barbara Ledda e Marco Barbato
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Chevallier Architectes
“Stavo per seguire le orme di mio nonno” - questa è stata la motivazione dell’architetto quando ha accettato di ristrutturare questa residenza fatta costruire dal nonno, anche lui architetto. E con un particolare coinvolgimento emotivo, il nipote iniziò una reinterpretazione contemporanea della residenza principale, a due generazioni di distanza. Il progetto è anche un incontro, una consultazione tra architetto e committente; un cliente stesso coinvolto nella costruzione e con un punto di vista solido. Quest’ultimo si impegna fin dall’inizio ad essere il cliente ideale e si sforza di dimostrare la sua disponibilità, affidabilità, investimento e, naturalmente, i suoi standard elevati. È stata una solida consultazione con impegni duraturi. Con l’ausilio di nuove soluzioni tecnologiche, l’architetto ha potuto “inquadrare” le viste e posizionare le aperture nelle loro collocazioni ideali. Una cornice permanente in un ambiente tranquillo. Le sfide erano consistenti. È stato necessario integrare la modernità delle apparecchiature e delle reti, mantenendo parti originali, tra cui una pompa di calore, un’elaborata domotica, aria condizionata, illuminazione a LED e utilizzare diversi materiali che l’agenzia non aveva utilizzato in precedenza, tra cui pelle e ottone. Infine è stata raggiunta la dimensione massima per una delle tante bay-window. Oggi non si sarebbe potuto progettarne una più grande. L’architetto completerà il progetto sulla base di due asset: il primo è la stretta consultazione con un cliente eccezionale, come previsto; il secondo è l’orgoglio di estendere il progetto del nonno, pur conservando un autentico patrimonio architettonico oggi non più realizzabile, come nel caso della costruzione di una casa con il tetto a falde. ”Aperture” in inglese, che in fotografia definisce l’apertura dell’obiettivo attraverso la quale passa la luce per entrare nella fotocamera. È come una “pupilla”, che si apre e si chiude per cambiare la quantità di luce che lo attraversa.
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“I was going to walk in the footsteps of my grandfather” that was the motivation of the architect when he agreed to renovate this residence built by his grandfather, also an architect. And with a particularly emotional commitment, the grandson began a contemporary reinterpretation of the main residence, two generations apart. The project is also a meeting, a consultation between architect and client; a client himself involved in construction and holding a vigorous viewpoint. The latter is committed from the start to being the ideal client, and he endeavors to demonstrate his availability, reliability, investment and, of course, his high standards. It was a robust consultation with sustained commitments. With the help of new technological solutions, the architect was able to “frame” the views and position openings in their ideal positions. A permanent frame on a quiet environment. The challenges were abundant. It was necessary to integrate the modernity of the equipment and the networks, while keeping original parts, including a heat pump, an elaborate home automation, air conditioning, LED lighting and to utilize different materials which the agency had not previously used, including leather and brass. Finally, the maximum size for one of the many bay windows was attained. Today, we could not see how to design a larger one. The architect will complete the project based on two assets: the first is close consultation with an exceptional client, as expected; the second is the pride of extending the project of his grandfather, while preserving an authentic architectural heritage that is currently no longer feasible, as in the case of building a house with a pitched roof. “Aperture” in English, which in photography defines the opening of the lens through which the light passes to enter the camera. It is like a “pupil”, which opens and closes to change the amount of light passing through it.
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Chevallier Architectes
Technical sheet
La storia di Chevallier Architectes inizia più di 60 anni fa, quando Henri Chevallier e il suo partner decisero di mettere le proprie competenze ed energie combinate al servizio dello sviluppo economico e sociale della Valle di Chamonix. Abitazioni singole e collettive, edifici pubblici/industriali/commerciali... L’insaziabile curiosità e sete di conoscenza dei Cavalieri, trasmessa di generazione in generazione. Niente è lasciato al caso. Vivere l’architettura come forma d’arte, siamo costantemente alla ricerca di idee innovative per rendere unici i progetti. Lavorare con la luce, mescolare materiali legno/metallo/ vetro, integrarsi armoniosamente e rispettare l’ambiente per un lavoro senza eguali.
Location: Chamonix Mont-Blanc France Architect: Renaud Chevallier Design crew: David Castagna, Thibault Forissier, Sophie Rubin Project completion: 2021 Photographer: Solène Renault
Chevallier Architectes’ story begins more than 60 years ago when Henri Chevallier and his partner decided to put their skills and combined energies at the service of the economic and social development of the Chamonix Valley. Single and collective dwellings, public/industrial/commercial buildings... The insatiable curiosity and thirst for knowledge of the Knights, transmitted from generation to generation. Nothing is left to chance. Living architecture as an art form, we are constantly seeking innovative ideas to make projects unique. Working with light, mixing wood/metal/glass materials, harmonious integration, and respectful of the environment for unparalleled work.
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“Caratteristica sua principale è senza dubbio la padronanza nell’uso del colore che è uno dei fattori principali della sua astrazione, la quale si differenzia a seconda dei periodi presi in considerazione. Si viene a contatto con opere astratto-concrete, neocostruttiviste, optical e nonostante tutte queste tecniche è il colore il primo principio che plasma le sue opere, che rende la sensazione di pura astrazione. Esaminando le sue opere nasce spontanea la domanda se Borella sia un artista escusivamente scientifico, incurante come si dimostra delle richieste di mercato e delle correnti artistiche che lo circondano nei diversi periodi, attento ad una sua ricerca personale, un cammino unico che non esclude cambiamenti improvvisi, ripetizioni e riformulazioni per lui necessarie e senza bisogno di essere giustificate. Tramite anche queste caratteristiche viene più semplice l’accostamento di Borella al nuovo Bauhaus, ricostituito sulla base di una continua sperimentazione a cui l’artista aderisce soprattutto nel periodo di insegnamento didattico prima al Liceo Artistico Barabino e in seguito all’Accademia Ligustica.” Matteo Bellenghi, Gallerist and Art Advisor
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Cromemi Rosso Arancio, 1964. Oil and tape on canvas, 100 x 70 cm
ROCCO BORELLA Artista di riferimento per il movimento astratto-concreto italiano, dopo gli studi presso il convento San Giuliano al Boschetto inizia a lavorare per l’Ansaldo prima come tracciatore e modellista e in seguito come responsabile dell’Ufficio Propaganda dell’azienda. Nel 1946 espone presso la Galleria l’Isola di Genova e nel 1950 vince il Premio Internazionale Celle. Dopo un periodo figurativo, all’inizio degli anni ’50 la pittura di Borella si indirizza verso una scomposizione della forma affine all’astrattismo di Kandinskij e Klee. Nel 1951 aderisce al Gruppo genovese di “Numero” con gli artisti Allosia, Fasce, Mesciulam, Scanavino. Nel 1952 partecipa alla mostra Arte Concreta presso la Galleria Gissi di Torino. Nel 1955 si licenzia dall’Ansaldo per dedicarsi esclusivamente alla pittura e l’anno seguente partecipa alla Biennale di Venezia con tre opere. Modello ispiratore è il gesto artistico di Mark Rothko dovuto alla dissolvenza e alla sovrapposizione di bande cromatiche accostate l’una all’altra sulla tela. Nel 1958 diventa docente al Liceo Artistico Barabino di Genova con la richiesta da parte di Caterina Marcenaro, direttrice dei musei genovesi, di trasmettere un insegnamento artistico – scientifico. Da questa esperienza approfondisce le proprietà tecniche del colore in rapporto alla percezione visiva interessandosi ai materiali industriali. L’arrivo a Genova dell’architetto Konrad Wachsmann induce Borella a condividere e assimilare l’importanza della razio-
nalità e funzionalità dell’arte; a questo periodo appartengono lavori come gli “Spazi Wachsmann” e le “Pittosculture”. Nel 1960 espone a Parigi i “cromemi”, così chiamati per definizione di Gian Paolo Barosso, che consistono in opere pittoriche di analisi del cromatismo caratterizzato da bande orizzontali o verticali. Durante il soggiorno parigino conosce il lavoro artistico di Ellsworth Kelly. Nel 1962 diventa docente all’Accademia Ligustica e inizia una nuova sperimentazione di tipo costruttivista realizzando opere di vario tipo come i “vetri stampati”. Applica una analisi scientifica, volta a captare il concetto di opera d’arte attraverso il colore rapportato a differenti materiali industriali di nuova generazione, raggiungendo una astrazione appartenente agli elementi del concretismo. Nel 1973 espone presso la Galleria La Polena una serie di opere intitolate “Guard-rail”, pannelli in fòrmica che esprimono al meglio la sua ricerca sui materiali: il risultato è uno spazio ottico che sembra dilatarsi rispetto alle sue dimensioni effettive grazie all’alternanza di colori caldi e freddi. Nel 1979 espone al Teatro Falcone con il Gruppo Tempo 3; l’evento è intitolato “Omaggio a Borella”. Nel 1986 espone presso la Galleria Cesarea di Genova presentando opere nelle quali raggiunge un espressionismo cromatico dato dall’uso di colori violenti e marcati. Rocco Borella muore a Genova il 23 settembre 1994.
Guard Rail, 1973. Acrylic and enamel on hardboard, 50 x 65 cm
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Guard Rail Modulare, 1975. Acrylic and enamel on canvas, 130 x 80 cm
Guard Rail, 1970. Oil, enamel and tape on wood, 85 x 70 cm
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Artist of reference for the abstract-concrete Italian movement, after the studies near the convent San Giuliano al Boschetto he begins to work for the Ansaldo first like tracer and modeler and later like responsible of the Propaganda Office of the company. In 1946 it exposes near the Gallery L’Isola of Genoa and in 1950 it wins the International Prize Celle. After a figurative period, at the beginning of the ‘50s the painting of Borella is directed towards a decomposition of the form similar to the abstractionism of Kandinskij and Klee. In 1951 he joined the Genoese Group of “Numero” with the artists Allosia, Fasce, Mesciulam, Scanavino. In 1952 he participated in the exhibition Arte Concreta at the Galleria Gissi in Turin. In 1955 he resigned from Ansaldo to devote himself exclusively to painting and the following year he participated in the Venice Biennale with three works. Inspiring model is the artistic gesture of Mark Rothko due to the fading and overlapping of color bands juxtaposed to each other on the canvas. In 1958 he became a teacher at the Liceo Artistico Barabino in Genoa with the request of Caterina Marcenaro, director of Genoese museums, to transmit an artistic and scientific teaching. From this experience deepens the technical properties of color in relation to visual perception by taking an interest in industrial materials. The arrival in Genoa of the architect Konrad Wachsmann induces Borella to share and assimilate the importance of rationality and
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functionality of art; works such as the “Spazi Wachsmann” and the “Pittosculture” belong to this period. In 1960 he exhibits in Paris the “cromemi”, so called by definition by Gian Paolo Barosso, which consist of pictorial works of analysis of chromatism characterized by horizontal or vertical bands. During the Parisian stay he knows the artistic work of Ellsworth Kelly. In 1962 he became a teacher at the Accademia Ligustica and began a new experimentation of a constructivist kind, creating works of various types such as “vetri stampati”. He applies a scientific analysis, aimed at understanding the concept of work of art through the color related to different industrial materials of new generation, reaching an abstraction belonging to the elements of concretism. In 1973 he exhibited at the Galleria La Polena a series of works entitled “Guard-rail”, panels in formica that express the best of his research on materials: the result is an optical space that seems to dilate compared to its actual size thanks to the alternation of warm and cold colors. In 1979 he exhibited at the Teatro Falcone with the Gruppo Tempo 3; the event was entitled “Omaggio a Borella”. In 1986 he exhibited at the Galleria Cesarea in Genoa presenting works in which he reached a chromatic expressionism given by the use of violent and marked colors. Rocco Borella dies in Genoa on September 23, 1994.
Struttura e Colore, 1968. Ant on wood, 80 x 80 cm
L’Archivio Rocco Borella, costituitosi a Genova nel luglio 2009, insieme a Matteo Bellenghi (divenuto membro dell’Archivio nel 2021) sta lavorando per la realizzazione del primo Catalogo Ragionato e per l’organizzazione di una mostra antologica. È a disposizione per l’autenticazione e archiviazione delle opere.
Courtesy of
The Rocco Borella Archive, established in Genoa in July 2009, together with Matteo Bellenghi (who became a member of the Archive in 2021) is working on the creation of the first Catalog Raisonné and on the organization of an anthological exhibition. It is available for authentication and archiving of works.
Modern and Contenmporary Art WEBSITE | matteobellenghi.it INSTAGRAM | @matteobellenghi FACEBOOK | Matteo Bellenghi
Senza titolo, ‘80. Acrylic on wood, 50 x 40 cm
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Barker Associates Architecture Office
GREENPOINT BROWNSTONE
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La Landmarked Greenpoint Brownstone aveva bellissimi dettagli del pavimento del salotto e delle scale, ma le finiture e gli infissi risalivano agli anni ‘60 e la casa era suddivisa in molte piccole stanze. I clienti, una famiglia con due figli, volevano creare un triplex su un giardino in affitto che massimizzasse lo spazio aperto e la luce, con tocchi di dettagli colorati e motivi. La casa ha una forma strana con un ingombro ridotto e un piccolo lotto. Per dotare di un bagno di servizio l’ambiente del soggiorno, il water è stato creato come vano separato sotto le scale e il lavabo in cemento, di Kast, con rubinetto Vola, è diventato un punto focale nel corridoio. Un’apertura ad arco in alto apre la vista sulla cucina. La scala curva esistente è stata preservata e le alzate sono dipinte in Farrow e Ball Green Ground. Il soggiorno/sala da pranzo è stato mantenuto nella sua forma originale e la modanatura del soffitto, l’intelaiatura della bay-window e la mensola del camino sono stati spogliati e rifiniti. Le applique Rich Brilliant Willing forniscono luce ambientale. La cucina a forma di L presenta una piastrella in Fireclay verde brillante a forma di picchetto con scaffalature
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aperte in rovere bianco. Una porta conduce ad un nuovo deck che si affaccia sul giardino. Nella camera da letto del secondo piano, una scrivania e una sedia di Dims, oltre a scaffali integrati, offrono uno spazio di lavoro con vista sulla strada. Un bagno completo con piastrelle in ceramica blu-verde di Complete Tile completa la carta da parati Ripley di Sanderson. L’ultimo piano è una master suite con soffitti alti e un lucernario scultoreo. Le pareti della camera da letto sono dipinte in Farrow e Ball Green Blue. Il bagno principale con lucernario presenta una vasca Perlato solid surface, carta da parati Yukutori di Farrow and Ball e mosaici esagonali Vermeere nella doccia. Tutti gli impianti idraulici provengono da California Faucets. Una parete di scaffalature a tutta altezza illuminata da pendenti Herman Miller incorpora una scala della biblioteca che funge anche da accesso al tetto. La cucina dell’appartamento con giardino presenta un’alzatina in piastrelle Poham Hex Zulu Popham. Il pavimento del bagno è rifinito con piastrelle Popham Visby, con penny round di piastrelle Nemo nella doccia.
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This Landmarked Greenpoint brownstone had beautiful parlor floor and stair details, but the finishes and fixtures dated back to the 1960’s and the house was subdivided into many small rooms. The clients, a family with two children, wanted to create a triplex over a garden rental that maximized open space and light, with touches of colorful details and patterns. The house is an odd shape with a small footprint and a small lot. In order to fit a powder room onto the parlor floor, the water closet was created as a separate compartment under the stairs, and the concrete sink, by Kast, with Vola faucet, became a focal point in the hallway. An arched opening above opens a view into the kitchen. The existing curved stair was preserved, and the risers are painted in Farrow and Ball Green Ground. The parlor living/dining room was preserved in its original shape, and the ceiling molding, bay window casing, and fireplace mantel were stripped and refinished. Rich Brilliant Willing wall sconces provide ambient light. The L-shaped
kitchen features a bright green Fireclay tile in a picket shape with open white oak shelving. A door leads to a new deck overlooking the garden. In the second-floor front bedroom, a desk and chair from Dims, as well as built-in shelves, provide a work-from-home space with a view of the street. A full bath with blue-green ceramic tile from Complete Tile complements the Ripley wallpaper by Sanderson. The top floor is a master suite with high ceilings and a sculptural hall skylight. The bedroom walls are painted in Farrow and Ball Green Blue. The skylit master bath features a Perlato solid surface tub, Yukutori wallpaper by Farrow and Ball, and Vermeere hex mosaics in the shower. All plumbing fixtures are from California Faucets. A wall of full-height shelving lit by Herman Miller pendants incorporates a library ladder that doubles as roof access. The garden apartment kitchen features a Poham Hex Zulu Popham tile backsplash. The bathroom floor is finished with Popham Visby tile, with Nemo tile penny rounds in the shower.
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Su BAAO Fondata nel 2006 da Alexandra Barker, FAIA, BAAO è un’azienda certificata WBE con progetti che abbracciano una varietà di tipologie che vanno dall’architettura agli interni e al paesaggio per case a schiera, complessi residenziali, residenze private, interni, progetti educativi e di vendita al dettaglio, così come il lavoro speculativo nell’area di New York, a livello regionale e internazionale. La nostra pluripremiata architettura porta un design creativo e intelligente in un mondo dinamico e multivalente attraverso progetti residenziali, interni, culturali e commerciali. Il nostro lavoro speculativo e di sensibilizzazione della comunità guarda al futuro dell’architettura e porta il design a comunità più ampie.
About BAAO Founded in 2006 by Alexandra Barker, FAIA, BAAO is a WBE-certified business with projects spanning a variety of typologies ranging from architecture to interiors and landscape for townhouses, residential developments, ground-up private residences, interiors, educational, and retail projects, as well as speculative work in the New York area, regionally, and internationally. Our award-winning architecture brings inventive, intelligent design to a dynamic, multivalent world through residential, interior, cultural and commercial projects. Our speculative and community outreach work looks toward the future of architecture and brings design to broader communities.
Courtesy of v2com-newswire.com WEBSITE | baaostudio.com INSTAGRAM | @baao_architects FACEBOOK | @baaoarchitects
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Blazing love. Acrylic on canvas, 100x100 cm
Nato come pittore fedele al figurativo, Rafael Matias rinuncia a questa forma espressiva a favore della libertà compositiva offerta dalla pittura astratta, il suo forte desiderio è quello di creare emozioni e non solo immagini. Rafael Matias sta archiviando con cura momenti e stati sentimentali che poi esprime in composizioni in cui questo linguaggio emotivo è illustrato da energie e tensioni tra elementi audaci e sottili allo stesso tempo. Rafael Matias ha un approccio sensoriale nel suo rapporto con la natura, illustrandola da una prospettiva micro e macrocosmica, inserendo un elemento pseudo figurativo come una sorta di enigma visivo, l’indizio che spesso si trova nel titolo dell’opera. L’artista si lascia sedurre dai materiali terrosi, vegetali, tessili, attribuendo loro il ruolo di simbolo: le radici – la famiglia, i ricordi; la scala – evoluzione personale; il nodo – esistenza, vita, esperienza.
RAFAEL MATIAS Started as a figurative-anchored painter, Rafael Matias is giving up this form of expression in favor of the compositional freedom offered by the Abstract painting, his strong desire being to create emotions and not just images. Rafael Matias is carefully archiving moments and sentimental states that he then expresses in compositions where this emotional language is illustrated by energies and tensions between bold and subtle elements at the same time. Rafael Matias has a sensorial approach in his relationship with nature, illustrating it from a micro and macrocosmic perspective, inserting a pseudo figurative element as a kind of visual riddle, the clue being often found in the title of the work. The artist leaves himself seduced by earthy, vegetal, textile materials, giving them the role of symbol: the roots – family, memories; the scale – personal evolution; the knot – existence, life, experience.
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Starting point. Acrylic on canvas, 100 x 100 cm
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The last game. Acrylic on canvas, 100 x 100 cm
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The node. Acrylic on canvas, 100 x 100 cm
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Transcedental duality. Acrylic on canvas, 100 x 100 cm
Courtesy of ARTZ GALLERY, Shanghai www.artzspace.art | @artzgallerysh
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ANDREA CANDEO Intervista di Monica Landro
Modello, attore ed una laurea in agronomia alla Statale di Milano. Stiamo parlando di Andrea Candeo, 29 anni, originario di Como con una grande passione per la moda, lo spettacolo… e le piante. Mentre portava avanti gli studi universitari, ha iniziato a lavorare per diverse campagne pubblicitarie. Ha anche partecipato a programmi televisivi in rai e, bello come è, non poteva non salire sul podio della finale regionale di Mister Italia. Candeo è un predestinato perché senza grandi sforzi, senza conoscenze e senza un manager è sempre riuscito a ritagliarsi degli spazi nel settore dello spettacolo. Di recente è entrato in un grande progetto editoriale e discografico. Lo scrittore Simone Di Matteo ha realizzato il libro “L’amore dietro ogni cosa” e lo ha voluto rendere album trasformando in parole e musica le pagine del libro e facendole diventare disco: un album interpretato dal cantautore Andrea Crimi. La produzione discografica ha realizzato 3 videoclip da questo concept album e Candeo è l’attore protagonista di ciascuno di essi, diventando il filo conduttore ed il denominatore comune che lega i capitoli del libro nonché le canzoni dell’album.
Model, actor and a degree in agronomy from the University of Milan. We are talking about Andrea Candeo, 29 years old, originally from Como with a great passion for fashion, show business... and plants. While pursuing his university studies, he started working for several advertising campaigns. He has also participated in television programs on RAI and, handsome as he is, he could not help but stand on the podium of the regional final of Mister Italia. Candeo is a predestined because without great efforts, without knowledge and without a manager has always managed to carve out spaces in the entertainment industry. He has recently entered into a major publishing and recording project. The writer Simone Di Matteo has realized the book “L’amore dietro ogni cosa” and wanted to make it into an album by transforming the pages of the book into words and music and making them into a record: an album interpreted by the singer-songwriter Andrea Crimi. The record production has made 3 video clips from this concept album and Candeo is the leading actor in each of them, becoming the common thread and denominator that binds the chapters of the book as well as the songs of the album.
Andrea Crimi, Andrea Candeo, Simone Di Matteo, Laura Bono
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Monica Landro: Andrea, partiamo dalla laurea in agronomia: come mai hai scelto questa facoltà e soprattutto, di questo titolo, ne hai fatto un lavoro? Andrea Candeo: Innanzitutto, c’è da dire che io vengo da una famiglia che è sempre stata a contatto con la campagna, la natura, le piante e gli animali. I miei nonni, e poi i miei genitori, possedevano una fattoria ed erano contadini, perciò sin da piccolo sono sempre stato a contatto con questo tipo di realtà. Ci sono cresciuto e con me è cresciuta una passione che ad oggi, grazie al diploma da “chimico” e ad un ciclo accademico completo in “Agronomia” alla Statale di Milano, posso definire una professione a tutti gli effetti. Lavoro sia per la pubblica amministrazione sia da privato e mi occupo della manutenzione e della gestione del verde pubblico e di giardini privati. Lo faccio con grande dedizione ed impegno, quasi fosse una missione la mia, soprattutto perché la natura è importantissima per l’uomo. Le piante sono fondamentali per l’umore, per la salute, per la vita stessa. E di questo, purtroppo, sono in pochi a rendersene veramente conto. Monica Landro: Andrea, let’s start with your degree in agronomy: how come you chose this faculty and, above all, did you make a job out of this title? Andrea Candeo: First of all, it must be said that I come from a family that has always been in contact with the countryside, nature, plants and animals. My grandparents, and then my parents, owned a farm and were farmers, so since I was a child I have always been in contact with this kind of reality. I grew up with it and with me grew a passion that today, thanks to the diploma as a “chemist” and a full academic cycle in “Agronomy” at the University of Milan, I can define a profession in all respects. I work both for the public administration and as a private person and I deal with the maintenance and management of public green and private gardens. I do it with great dedication and commitment, as if it were a mission mine, especially because nature is very important for man. Plants are fundamental for our mood, for our health, for life itself. And of this, unfortunately, few people are really aware. ML: Come ti sei avvicinato al mondo della moda e dello spettacolo? AC: Sono sempre stato attratto dal mondo dello spettacolo e della moda, tanto da riuscire alla fine a diventarne, nel mio piccolo, parte integrante. Sono stato notato da alcuni marchi noti e da lì è cominciata una nuova avventura. Non saprei definire essenzialmente il “come”. Forse sarà stato il mio aspetto fisico, in fondo sono un ragazzo che tiene molto a sé ed è particolarmente attento alla cura del corpo. O magari, chissà, si è trattato di una mera coincidenza dal momento che tutte le cose più belle della mia vita sono sempre accadute per caso. Comunque, dopo le prime esperienze, mi sono affidato ad un’agenzia di spettacolo che mi ha portato a collaborare con svariati brand di abbigliamento (“Andrea Ubbiali Couture”, “Kigili Italia”) e di skin care (“Gli Elementi”). Ho partecipato anche ad alcune trasmissioni televisive come “Take me Out” e “Guess My Age”, ad una pubblicità della Thun, ad alcuni spot matrimoniali con Costantino della Gherardesca insieme a Valeria Marini ed Elisabetta Canalis, ad un tutorial per “Detto Fatto” con Caterina Balivo e sono arrivato in finale nel contest di Mister Italia. E poi ho anche impersonato Gabriele d’Annunzio al Parco Reale della villa di Monza per lo IED di Milano. Insomma, ho collezionato diverse esperienze che mi hanno avviato su questa strada e che mi auguro possano far fruttare i semi che nel frattempo ho continuato a piantare lungo il cammino. ML: How did you approach the world of fashion and entertainment? AC: I have always been attracted to the world of entertainment and fashion, so much so that I eventually managed to become, in my own small way, an integral part of it. I was noticed by some well-known brands and from there a new
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adventure began. I don’t know how to define essentially how it happened. Maybe it was my physical appearance, after all I’m a guy who cares a lot about himself and is particularly attentive to body care. Or maybe, who knows, it was a mere coincidence since all the best things in my life have always happened by chance. Anyway, after the first experiences, I relied on an entertainment agency that led me to collaborate with several brands of clothing (“Andrea Ubbiali Couture”, “Kigili Italy”) and skin care (“Gli Elementi”). I have also participated in some TV shows such as “Take me Out” and “Guess My Age”, in a Thun commercial, in some wedding commercials with Costantino della Gherardesca together with Valeria Marini and Elisabetta Canalis, in a tutorial for “Detto Fatto” with Caterina Balivo and I reached the final in the Mister Italia contest. And then I also impersonated Gabriele d’Annunzio at the Parco Reale of the Villa of Monza for the IED of Milan. In short, I have collected different experiences that have started me on this road and that I hope will bear fruit the seeds that in the meantime I have continued to plant along the way. ML: Ti senti più attore o modello? AC: Beh, una cosa non esclude l’altra. Penso di essere a mio agio sia davanti alla telecamera che di fronte ad un obiettivo. Mi piace lanciarmi in nuove avventure e sperimentare. Insomma, sono sempre alla ricerca di stimoli diversi e le sfide non mi spaventano. Sono un ragazzo molto determinato perciò, chi lo sa, magari un giorno potrò essere entrambi, o magari nessuno dei due. Soltanto il tempo potrà dirlo! ML: Do you feel more like an actor or a model? AC: Well, one doesn’t rule out the other. I think I’m as comfortable in front of the camera as I am in front of a lens. I like to launch into new adventures and experiment. In short, I’m always looking for different stimuli and challenges don’t scare me. I’m a very determined guy so, who knows, maybe one day I can be both, or maybe neither. Only time will tell! ML: Ci sono altri settori del mondo dello spettacolo che ti appassionano: hai mai pensato di cantare, ballare, recitare? AC: Non ho mai pensato né di cantare né di ballare, soprattutto perché per potersi dedicare sia all’uno che all’altro è necessario intraprendere un determinato percorso di studio e di formazione. Si tratta di discipline che richiedono una buona dose di impegno, sacrifici e di talento. È vero, l’ho detto prima, mi piace sperimentare cose nuove, ma non di certo quelle che non fanno parte di me. Preferisco di gran lunga misurarmi in imprese per le quali so di essere portato. Ad esempio, ho recitato in un progetto interamente dedicato alla “Divina Commedia” che uscirà su Spotify, all’interno del quale ho indossato i panni di un giovane imperatore Costantino nel Paradiso di Dante. ML: There are other areas of the entertainment world that you are passionate about: have you ever thought about singing, dancing, acting? AC: I have never thought about singing or dancing, mainly because in order to be able to dedicate oneself to one or the other, it is necessary to undertake a certain course of study and training. These are disciplines that require a good deal of commitment, sacrifice and talent. It’s true, I’ve said it before, I like to try new things, but certainly not those that aren’t part of me. I’d much rather measure myself in endeavors for which I know I’m suited. For example, I acted in a project entirely dedicated to the “Divina Commedia” that will be released on Spotify, in which I played the role of a young emperor Constantine in Dante’s Paradiso. ML: Come ti trovi nel ruolo di attore dei videoclip legati al progetto del concept album “L’amore dietro ogni cosa”? Similitudini e differenze nei girati? AC: All’inizio, visto l’impegno e il primato che vanta il progetto, mi sono sentito per la prima volta alle prese con qualcosa che era molto più grande di me. In un primo momento, avevo
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paura di deludere le aspettative di chi mi aveva scelto e aveva disegnato per me questo ruolo, che è irripetibile sotto tutti i punti di vista. Non ci sarà mai nessun altro attore che potrà impersonare il protagonista delle storie in canzone che compongono l’album dal momento che ho avuto io per la prima volta questa opportunità. Il videoclip di “Abbi Cura Di Me” mi ha visto affiancare Sofia Carbonaro, una ballerinache ho conosciuto solo sul set e non avendo con lei nessun tipo di confidenza, c’è voluto un po’ per trovare l’intesa perfetta. In “Ci Vediamo Lunedì”, invece, sono stato avvantaggiato dal rapporto che nei mesi precedenti sono riuscito a costruire e a coltivare con Laura Bono. Difatti, quasi tutte le scene che abbiamo girato sono riuscite al primo ciak! Attualmente è in lavorazione in terzo videoclip, del singolo “Racconti d’inverno” che vedrà la luce a fine maggio. Il filo conduttore di tutti i video è l’amore, che poi è lo stesso che muove le nostre vite! ML: How do you find yourself in the role of actor in the video clips related to the concept album project “L’amore dietro ogni cosa”? Similarities and differences in the shootings? AC: At the beginning, given the commitment and the primacy of the project, I felt for the first time I was grappling with something that was much bigger than me. At first, I was afraid of disappointing the expectations of those who had chosen me and had designed for me this role, which is unrepeatable in every way. There will never be another actor who will be able to impersonate the protagonist of the stories in song that make up the album since I had this opportunity for the first time. The videoclip of “Abbi Cura Di Me” saw me alongside Sofia Carbonaro, a dancer that I met only on the set and not having any kind of confidence with her, it took a while to find the perfect understanding. In “Ci vediamo Lunedì”, on the other hand, I was advantaged by the relationship that I managed to build and cultivate with Laura Bono during the previous months. In fact, almost all the scenes we shot were successful at the first take! We are currently working on the third video clip of the single “Racconti d’Inverno” which will be released at the end of May. The common thread of all the videos is love, which is the same that moves our lives! ML: Su quali canali social ti possono trovare le persone? AC: Curo personalmente la mia pagina Instagram e il mio profilo Facebook, anche se non posso essere considerato un “social-drunk” visto che non amo condividere la mia vita privata. Preferisco di gran lunga lasciar intravedere soltanto quello che riguarda la mia professione. E forse questo è un errore. Mi sono infatti ripromesso di impegnarmi di più, perché grazie ai social network ci sono persone che hanno costruito la loro fortuna. ML: On which social channels can people find you? AC: I personally take care of my Instagram page and my Facebook profile, although I can’t be considered a “social-drunk” since I don’t like to share my private life. I much prefer to let people see only what is related to my profession. And maybe this is a mistake. In fact, I’ve promised myself that I’ll try harder, because thanks to social networks there are people who have built their fortunes. ML: Immaginati tra 20 anni. Attore di cinema o agronomo in una azienda agricola? AC: È difficile per me immaginarmi tra vent’anni. Prima di vedermi come attore di cinema o realizzato come agronomo in una azienda agricola, mi auguro di essere felice di aver vicino a me una persona con cui poter condividere tutte le mie passioni. Anche se da soli si riesce comunque a camminare, credo che “insieme” sia più facile andare avanti. ML: Imagine yourself in 20 years. Film actor or agronomist on a farm? AC: It’s hard for me to imagine myself in 20 years. Before I see myself as a film actor or as an agronomist on a farm, I hope to be happy to have someone near me with whom I can share all my passions. Even if you can still walk alone, I believe that “together” is easier to move forward.
INSTAGRAM | @andrea_candeo FACEBOOK | @andrea.candeo Interview: Monica Landro (@monica_landro) Photo credits: Luca De Nardo
Laura Bono, Simone Di Matteo, Andrea Candeo
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Dorothy Circus Gallery Via dei Pettinari 76, Roma (Italy) 35 Connaught St, St George’s Fields. London (UK) WEBSITE | dorothycircusgallery.it INSTAGRAM | @dorothycircus @emikatsuta @kazukitakamatsu777 FACEBOOK | @dorothycircus
Kazuki Takamatsu, Wavering, 2022 (detail). Acrylic, acrylic gouache, medium giclee on canvas, 53 x 65 cm
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FAITH, LOVE, HOPE Spirituality and Japanese Tradition from Canvas to Sculpture
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La Primavera espositiva di Dorothy Circus si apre con le nuove serie di tre artisti giapponesi di casa alla DCG Kazuki Takamatsu, Chishi Morimura e Emi Katsuta. In apertura sabato 14 Maggio presso la nostra sede in Connaught Village, questo triplo focus show racconta il passaggio dalla tela alla scultura, raccogliendo le suggestioni e le analogie di tre Artisti che hanno in comune il legame spirituale tra uomo e natura e la cui produzione artistica si si fonde tra tradizione e nuove tecnologie raffigurando l’evoluzione di un codice contemporaneo che resta fedele all’arte e alla cultura giapponese. Grazie alla sua tecnica di profonda mappatura delle ombre e delle luci, Kazuki Takamatsu attraverso una resa sublime delle forme, esalta la nostra percezione di ogni declinazione di colore trasportando lo sguardo in una dimensione altra, sospesa tra sogno e tangibile irrealtà. Per la sua nuova serie l’artista presenta la Serie Rossa sperimentando nuove cromie che ripercorre i temi a lui cari dell’introspezione, della memoria e della resilienza. Profondamente inspirate alla tradizionale scultura del legno giapponese, le opere di Chishi Morimura si intrecciano con la natura da cui hanno origine in un connubio di ispirazione e spiritualità nel quale il legno su cui l’Artista dipinge è il portavoce di un racconto del quale Chishi completa il linguaggio con le sue delicate figure dipingendo con polvere di conchiglie, garze e colori naturali. La figura prende corpo e diventa scultura nelle opere di Emi Katsuta, che similmente ad una bambina che sperimenta pose e avventure con le sue bambole, integra la scultura del legno attingendo a bizzarri make up di colori acrilici, resina e talvolta soffre e lane giapponesi per rendere il senso di una beata negligenza, e profonda spensieratezza presenti a memoria dell’infanzia.
This Spring exhibition program at Dorothy Circus opens with the new series by three Japanese artists, home to DCG: Kazuki Takamatsu, Chishi Morimura and Emi Katsuta. Opening Saturday 14th of May at our premises in Connaught Village, the triple focus show will trace the passage from canvas to sculpture. The show will gather the suggestions and the analogy of these three artists who have in common the spiritual bond between nature and humans and whose artistic production is based between tradition and new technologies. The result is a still image of the evolution of a contemporary code that faith remains in art and the Japanese culture. Thanks to his technique of depth mapping, extraordinary in rendering shadows and lights, Kazuki Takamatsu, across a sublime composition of forms, enhances our perception for every declination of color, transporting the viewer to another dimension: suspended between a dream and a tangible unreality. For his new series, the artist presents the Red Series experimented with new pigments, which retrace the themes most dear to his poetic of introspection, memory and resilience. Profoundly inspired by traditional sculpture with Japanese wood, the artworks by Chishi Morimura are intertwined with nature, originated from a marriage of inspiration and spirituality. The wood on which the artist paints is the spokesman of a tale where Chishi completes the language with her delicate figure painted with shell powder, gauze and natural color. The figure takes shape and becomes a sculpture in Emi Katsuta’s works which, similarly to a girl who experiments with poses and adventures with her dolls, integrates sculpture with wood drawing on a bizarre makeup of acrylic colors. Resin and sometimes fabrics and Japanese wools give the sense of blissful neglect and profound carefreeness present in our childhood memories.
Chishi Morimura, Private Affair, 2020. Acrylic, shell powder, cheesecloth on wood, 43 x 40 x 5 cm
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Chishi Morimura, Unveiling, 201. Acrylic, shell powder on wood, 18 x 14 cm
CHISHI MORIMURA Nata a Tokyo nel 1988, l’artista giapponese Chishi Morimura consegue un BFA al Joshibi college of Art and Design nel 2009. L’arte di Morimura è estremamente riconoscibile per l’innovativa tecnica di pittura su legno naturale, che l’artista utilizza come tela per le sue composizioni insieme a polvere di conchiglia, tessuto e delicati acrilici. Ispirandosi alla tradizione giapponese di scultura in legno e al tema del legame tra uomo e natura, anch’esso radicato nella cultura giapponese, Morimura dà vita a forme e immagini legate all’universo femminile delle quali sono protagoniste adolescenti candide e virtuose che, ispirate alle storie degli Anime, attraversano mondi fantastici e ci trasportano nelle loro dinamiche avventure. Lo stile di Morimura è delicato e suggestivo e la resa trompe l’oeil delle sue opere sembra possedere la chiave magica per aprire sulle pareti delle nostre stanze, le porte dell’immaginazione. Le sue opere ambite da molti collezionisti, sono state esposte in diverse gallerie di Los Angeles , numerose fiere in Asia e in Europa con La DCG.
Born in Tokyo in 1988, Japanese artist Chishi Morimura earned her BFA from Joshibi College of Art and Design in 2009. Morimura’s art is extremely recognizable for her peculiar paintings on driftwood, which she employs as canvases for her artistic compositions along with the use of claims shell powder, cheesecloth and acrylic. Getting inspired by traditional Japanese wood sculpting and the theme of the bond between men and nature, also rooted in Japanese culture, Morimura gives life to shapes and images connected to femininity, whose candid and virtuous teenage characters – clearly Anime-inspired – move through fantastical worlds and carry us in their dynamic adventures. Morimura’s painting style is soft and evocative and the trompe l’oeil of her artworks seems to own the magical key to open the doors to imagination on our bedroom walls. Her works, desired by many collectors, were featured in several galleries in Los Angeles and numerous fairs in Asia and Europe with DCG.
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Emi Katsuta, Values Translator, 2021. Japanese cypress, acrylic resin, acrylic, fabric, 48 x 16,5 x 16,5 cm
EMI KATSUTA
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Nata a Nagasaki nel 1983, Emi Katsuta è una giovane scultrice giapponese. Si è laureata in scultura alla Aichi Prefectural University of Fine Arts and Music nel 2007 e ha ricevuto il suo Master alla Tokyo National University of Fine Arts and Music nel 2009. Utilizzando pittura acrilica, resina e a volte tessuti di lana applicati su legno di cipresso giapponese, Emi Katsuta crea irresistibili sculture raffiguranti bimbi-clown e soffici animaletti umanizzati dall’aria adorabile. L’arte di Katsuta vuole restituire all’osservatore il ricordo di quando eravamo bambini e la sensazione di felice leggerezza e dolce innocenza che pervade il racconto dell dell’infanzia. I personaggi dai colori sgargianti, sono resi unici dall’attenzione dell’artista per i dettagli, nella decorazione dei costumi che indossano e nelle molteplici e ricercate espressioni trasognate e lontane. Katsuta esibisce in Giappone dal 2007 e ha vinto il Geidai Art Praza Award a Tokyo nel 2008. Born in Nagasaki in 1983, Emi Katsuta is a young Japanese wood sculptor. She graduated in sculpture from the Aichi Prefectural University of Fine Arts and Music in 2007 and earned her MFA at the Tokyo National University of Fine Arts and Music in 2009. Using acrylic paint, resin and sometimes even cloth and wool on Japanese cypress wood, Emi Katsuta is known for creating her irresistible baby-like sculptures of female clowns, humanized fluffy animals and adorable-looking children. Katsuta’s art aims to remind the viewer of the blissful carelessness and innocence of childhood. Her bright-coloured characters come to life thanks to her eye to details, from their outfit design to their dreamy facial expressions. Katsuta has been exhibiting extensively around Japan since 2007 and won the Geidai Art Praza Award in Tokyo in 2008. She displayed her artworks for the first time in Europe at Dorothy Circus Gallery in 2020 with group exhibition House of The Rising Light.
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Emi Katsuta, Air Cleaner, 2021. Japanese Cypress, Acrylic, Fabric, 38 x 19 x 15 cm
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Kazuki Takamatsu, Peaceful, 2022. Acrylic, acrylic gouache, medium giclee on canvas, 53 x 65 cm
Kazuki Takamatsu è nato a Sendai (Giappone) nel 1978. Ha frequentato il Dipartimento di Pittura presso l’Università di Tohoku di Arte & Design, dove si è laureato nel 2001. La sua tecnica di “depth-mapping” e lo stile pittorico così come il linguaggio intimo, sono ispirati ai personaggi femminili che popolano i Manga giapponesi. Le sue opere sono uniche e particolarmente complesse in quanto in grado di fondere il disegno classico, aerografo e la pittura gouache con la grafica digitale. Le sue Lolite, monocromatiche emergono dall’abisso, prendendo forma da strati di bianco e grigio che esprimono metaforicamente il rapporto tra Ying e Yang, l’ambiguità tra il positivo e il negativo. Malinconiche e conturbanti, le fanciulle di Takamatsu sembrano vestite di una luce mistica e rivelatrice che nasconde una decorazione stratificata di simboli della tradizione giapponese il cui dettaglio le rende irresistibili. Takamatsu ha esposto internazionalmente nelle più prestigiose gallerie internazionali e con la DCG dal 2013.
Kazuki Takamatsu, Seek, 2022. Acrylic, acrylic gouache, medium giclee on canvas, 53 x 65 cm
KAZUKI TAKAMATSU
Kazuki Takamatsu was born in Sendai, Japan in 1978. He attended the Department of Oil Painting at Tohoku University of Art & Design, where graduated in 2001. Takamatsu’s depth-mapping technique and his intimate language are inspired by Japanese Manga girls. His works are as unique as painstakingly intricate, fusing classic drawing, airbrush and gouache painting with computer graphics. His little monochromatic Lolitas emerge from the dark abyss, and take shape in a series of white and grey layers, metaphorically expressing the relationship between Ying and Yang, the ambiguity of the positive and the negative. Melancholic and sensual, Takamatus’s girls shed a mystic and revealing light on the stratified and highly detailed decorations of Japanese traditional symbols. Takamatsu exhibited his work internationally in prestigious galleries, and has worked with Dorothy Circus Gallery since 2013.
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Il nuovo Repentigny Theatre è il risultato di un concorso di architettura volto a offrire agli avventori una sala a configurazione variabile con 350 posti per varie attività culturali, fornendo anche uno spazio di rilievo per la musica classica. Il progetto completa un insieme civico chiamato Repentigny Cultural Space, concepito e sviluppato nel cuore del comune. Per apprezzare lo spazio culturale di Repentigny nel suo vero valore, è stato concepito un osservatorio a terrazza per offrire ai visitatori una vista panoramica che comprende un cimitero locale, la chiesa della Purificazione, il fiume St-Lawrence, l’isola di Lebel, i giardini tematici, il piazzale antistante ed il Diane-Dufresne Art Centre. Lo spazio offre ai cittadini l’opportunità di vedere l’ambiente circostante, costituito principalmente da residenze unifamiliari, sotto una luce diversa. Offre inoltre l’opportunità di rafforzare il sentimento di appartenenza a un territorio e ad una comunità. L’intento era che gli spazi pubblici del nuovo Repentigny Theatre ravvivassero il piazzale che lo collegava al Diane-Dufresne Art Centre. La terrazza-osservatorio, le gradinate, l’atrio in gran parte finestrato e il posizionamento dell’ingresso sormontato da un tendone sono stati progettati per massimizzare le interazioni all’interno di uno spazio esterno che si estende all’interno. L’obiettivo è promuovere lo svolgimento di attività di mediazione culturale ed eventi socio-culturali in un contesto informale che integri la programmazione e contribuisca alla continua animazione del luogo. Il Repentigny Cultural Space è un progetto ambizioso e unico, che incorpora valori emergenti condivisi dall’intera popolazione per trasformare l’esperienza della convivenza in periferia creando nuovi spazi pubblici. L’obiettivo era che il Repentigny Theatre fosse molto meno introverso di un luogo urbano, con i suoi spazi pubblici che si aprivano sull’esterno, sul piazzale antistante e sui giardini. La terrazza è sormontata da un tetto in pannelli di legno lamellare incrociato che, illuminato di notte,
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segna l’identità dello spazio sulla scala di questo nuovo parco urbano, così come il tendone del teatro sulla scala del marciapiede su cui si affaccia. I pannelli di 2,4 m x 12 m x 220 mm di spessore sono sospesi sotto travi in acciaio supportate da HSS di 300 mm di diametro, rifinite con estremità coniche prefabbricate del tipo Cast Connex. Questa struttura volutamente espressiva con le sue diagonali asimmetriche è intesa come contrappunto più leggero e arioso alla massiccia struttura del portico del Diane-Dufresne Art Centre, che si riflette nella sua vasca lungo l’Allée de la Création. Il legno è presente anche sul soffitto del foyer della sala, un grande spazio a doppio volume che si apre sull’esterno e caratterizzato da una scala a gradini per facilitare l’occupazione informale e lo svolgimento di attività complementari. Alla sala si accede sia dal parterre che dal balcone, a seconda delle varie attività che si possono svolgere in formato cabaret o banchetto, oltre alla configurazione convenzionale delle poltrone sulle gradinate telescopiche. Per far fronte alla varietà di attività, le pareti sono state rivestite con un dispositivo di doghe verticali in MDF di 19 mm x 75 mm, distanziate di 38 mm e disposte davanti a pannelli assorbenti di lana di roccia, di 50 mm di spessore e nascosti da un tessuto geotessile nero. Questo dispositivo, chiamato risonatore acustico, è stato utilizzato con successo in luoghi multifunzionali come Mont-Laurier e offre il vantaggio di mantenere viva l’acustica della stanza, annullando i rischi di eco fluttuante indesiderata o di un riverbero eccessivo per gli spettacoli amplificati. La disposizione esterna offre ai cittadini uno spazio civico multifunzionale che può essere facilmente trasformato. L’open space è stato mantenuto senza vincoli progettuali, energizzato dalle diagonali della pavimentazione che proseguono all’interno dell’androne, e incorniciato da verde che fornisce l’ombra necessaria per ridurre al minimo l’effetto isola di calore e offrire ai cittadini un ambiente piacevole in tutte le stagioni.
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The new Repentigny Theatre is the result of an architectural competition aimed at offering patrons a variable configuration room with 350 seats for various cultural activities, while also providing a prominent space for classical music. The project completes a civic ensemble called Repentigny Cultural Space, conceived and developed at the heart of the municipality. To appreciate the Repentigny Cultural Space at its true value, a terrace-observatory was conceived to provide visitors with a panoramic view encompassing a local cemetery, the Purification church, the St-Lawrence river, Lebel Island, thematic gardens, the forecourt, and the Diane-Dufresne Art Centre. The space provides citizens with an opportunity to see their surrounding environment, consisting mainly of single-family residences, in a different light. It also provides an opportunity to strengthen the feeling of belonging to a territory and a community. The intent was for the public spaces of the new Repentigny Theatre to energize the forecourt connecting it to the Diane-Dufresne Art Centre. The terrace-observatory, the staircase-bleacher, the largely windowed hall, and the positioning of the entrance surmounted by a marquee have been designed to maximize interactions within an outdoor space that extends the interior. The objective is to promote the holding of cultural mediation activities and socio-cultural events in an informal setting that complements the programing and contributes to the continuous animation of the place. The Repentigny Cultural Space is an ambitious and unique project, incorporating emerging values shared by the entire population to transform the experience of living together in the suburbs by creating a new public spaces. The goal was for the Repentigny Theatre to be much less introverted than an urban venue, with its public spaces opening onto the exterior, the forecourt, and the gardens. The terrace is topped by a roof made of cross-laminated wood panels which, when illuminated at night, marks the space’s identity on the scale of this new urban
park, as does the theatre marquee on the scale of the sidewalk it overlooks. The 2.4m x 12m x 220mm thick panels are suspended under steel beams supported by 300mm diameter HSS, finished with prefabricated tapered ends of the Cast Connex type. This deliberately expressive structure with its asymmetrical diagonals is intended as a lighter and airy counterpoint to the massive structure of the portico of the Diane-Dufresne Art Centre, which is reflected in its basin along the Allée de la Création. Wood is also present on the ceiling of the room’s foyer, which is a large, double-volume space opening onto the outside and featuring a stepped staircase to facilitate informal occupation and the holding of complementary activities. The room can be accessed both from the parterre and from the balcony, depending on the varied activities that can be conducted in cabaret or banquet format, in addition to the conventional configuration of the armchairs on the telescopic bleachers. To address the variety of activities and occupations, the walls were lined with a device of vertical MDF slats of 19mm x 75 mm, spaced by 38mm and arranged in front of absorbent panels of rock wool, 50 mm thick and concealed by a black geotextile fabric. This device, called an acoustic resonator, has been successfully used in multifunctional venues such as Mont-Laurier, and it offers the advantage of keeping the acoustics of the room alive, while canceling the risks of unwanted floating echo or excess reverberation for amplified shows. The exterior layout provides citizens with a multifunctional civic space that can be easily transformed. The open space was maintained without planning constraints, energized by the diagonals in the paving that continue inside the entrance hall, and framed by fevers that provide the necessary shade to minimize the heat island effect and offer citizens a pleasant environment in all seasons.
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Technical sheet Projet name : Repentigny Theater Location : 25, allée de la Création, Repentigny, Qc Commissioning date : May 2021 Client : City of Repentigny Client representative : Manon Fortin Architect : Les architectes FABG People who participated in the design and realization Eric Gauthier (designer) Dominique Potvin (project manager) Vincent Désy (intermediate architect) Other professionals and consultants who collaborated on the project General contractor : l’Archvêque et Rivest ltée Civil/Structural Engineer : SNC-Lavalin Mechanical/Electrical Engineer : Tetra Tech QI Scenographers : Go Multimédia Landscape Architect : Fauteux et Associés Photo credits : Steve Montpetit
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Su FABG
About FABG
Fondata nel 1954, e precedentemente nota come Blouin et Associés, FABG ha cambiato nome nel 1988 per riflettere la successione di una terza generazione di gestione dell’azienda che ormai supera i cinquant’anni. Dalla sua fondazione, la squadra ha una media di venti membri ed i movimenti all’interno dello staff sono piuttosto rari. Questa stabilità è necessaria per la trasmissione di una cultura aziendale che promuova la qualità del servizio e dei prodotti erogati. L’azienda offre servizi architettonici completi, con competenze specializzate in luoghi culturali e progetti di restauro e ristrutturazione che le sono valsi più di 50 premi e menzioni di eccellenza, sia in patria che all’estero.
Founded in 1954, and formerly known as Blouin et Associés, FABG changed its name in 1988 to reflect the succession of a third generation of management of the firm that now exceeds fifty years. Since its founding, the team has averaged twenty members, and movements within the staff are quite rare. This stability is necessary for the transmission of a corporate culture that promotes the quality of service and products delivered. The company offers comprehensive architectural services, with specialized expertise in cultural venues and restoration and renovation projects that have earned it more than 50 awards and mentions of excellence, both and home and abroad.
Courtesy of v2com-newswire.com WEBSITE | harch-fabg.com INSTAGRAM | @architectes_fabg FACEBOOK | @ArchitectesFABG
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HOMO FABER Rosa Fasan
Ha chiuso il primo maggio l’ultima “breathtaking” edizione di Homo Faber 2022, l’ evento espositivo organizzato dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, con il supporto della Fondazione Giorgio Cini, la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, la Japan Foundation e la Fondation Bettencourt Schueller. La seconda edizione di questa rassegna, forse classificabile come “contro-Biennale”, a voler essere pungenti e critici, con 15 mostre - ognuna dedicata ai più ricercati linguaggi dell’alto artigianato, ha occupato quasi 4.000 metri quadri espositivi sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Perché osiamo dire “contro-Biennale”? La domanda sorge spontanea, mentre il visitatore attraversa, immerso nel verde, i giardini della Fondazione Cini per passare da un “padiglione” all’altro, con quel formicolio ai piedi, dettato dall’incessante camminare e il mal di schiena, che tanto rimanda nel ricordo allo stare in piedi presso i Giardini della Biennale. “Ma dove sono?” Si chiederà il poverino. A Venezia, nei giorni in cui la Biennale d’Arte si accinge ad aprire e ha aperto (Homo Faber ha inaugurato il 10 aprile e la Biennale il 22 dello stesse mese), a vedere arte, in realtà artigianato, alto artigianato, che però supera quell’arte contemporanea che siamo abituati a vedere. Perché la supera? Perché finalmente il visitatore la capisce. Capisce la bellezza, capisce la fatica, capisce il pensiero che soggiace a tutta l’operazione estetica. Infatti, Homo Faber è un’esperienza artistica a tutto tondo, che coinvolge, attraverso eccezionali scenografie progettate con materiali innovativi e sostenibili, dimostrazioni dal vivo di maestri artigiani, provenienti da tutto il mondo, e tantissimi e coinvolgenti giovani ragazzi dello staff, che sono preposti a spiegare al visitatore tecniche, materiali e concetti, che soggiaciono a tanta bellezza e a tanto certosino lavoro. Lo staff, infatti, è tutto preso dal mondo dell’artigianato o dell’arte, sono giovani che fanno un tirocinio presso l’esposizione, ma che non sono digiuni ti tecnica o di studi correlati alla storia dell’arte. Perché a Homo Faber, bisogna saper fare, appunto. Il pensiero è sempre collegato all’abilità e alla bellezza. Non è questa la sede preposta ad una querelle sulla filosofia estetica e tanto meno sul valore della bellezza nell’arte contemporanea, ma per chi ha visitato Homo Faber sicuramente questa riflessione sarà sorta spontanea appunto: perché qui trovo la bellezza, capisco la fatica, e il pensiero che la sostiene e questa non è in primis “arte” ma è “artigianato”, mentre quella della Biennale si autoproclama “arte”, ma io visitatore nella stragrande maggioranza dei casi questa fantomatica “arte” non la riconosco, e torno a casa solo con il formicolio ai piedi e il mal di schiena?
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Homo Faber Event è diventato un progetto protagonista del calendario primaverile degli appuntamenti culturali veneziani e internazionali: “In occasione di Homo Faber” - afferma il Segretario Generale della Fondazione Cini Renata Codello “la nostra Fondazione presenta e rende accessibili al pubblico per la prima volta, due importanti spazi sull’Isola di San Giorgio Maggiore: l’Ex Scuola Nautica e la Sala Messina. Questi luoghi, da tempo inaccessibili dopo essere stati un luogo di formazione per i giovani e una intima cappella, sono stati completamente restaurati nel corso dell’ultimo anno, grazie al fondamentale sostegno del Magistrato alle Acque di Venezia”. La Fondazione Cini, negli ultimi due anni, ha restaurato due spazi molto suggestivi: per primo l’Ex IPSAM Istituto Professionale di Stato per le Attività Marinare Giorgio Cini, in origine parte del Centro Marinaro voluto da Vittorio Cini per la formazione dei giovani ai mestieri del mare e come secondo lo spazio noto oggi come Sala Messina, che prende il nome dal noto scultore siciliano Francesco Messina e risale al 1952, quando si era intervenuti sullo spazio preesistente e, alle pareti, sarebbero state poste le opere Via Crucis e l’altorilievo bronzeo del San Giorgio che uccide il Drago. Altri ambienti inediti coinvolti in Homo Faber sono la Biblioteca del Longhena, dove il visitatore ha sfiorato la sindrome di Stendhal ammirando le porcellane di maestri artigiani contemporanei e la Piscina Gandini, che ha ospitato una struggente istallazione “Waiting with peace and darkness”, a cura di Robert Wilson, iconico visual artist e regista statunitense, che invita il pubblico a scoprire l’ispirazione nipponica dietro le sue produzioni teatrali, in particolare la Madama Butterfly di Puccini del 1993 all’Opéra di Parigi. Spazi “vecchi” quindi, che proprio nella pulizia del loro essere délabré trovano la poesia di celebrarsi come “nuovi”, sposandosi perfettamente con prodotti, invece, che di délabré non hanno nemmeno la minima traccia, poiché si tratta di realizzazioni certosine, precise fino allo sfinimento, preziosissime e vigilate nei minimi dettagli. A tutto questo si somma la sostenibilità, il riciclo, il riutilizzo, l’impegno. Dalle posate di Genuino, uno dei diversi punti ristoro dei giardini, bellissime e realizzate in plastica riciclata, al concept generale dell’esposizione: come afferma il Presidente della Fondazione Giorgio Cini Giovanni Bazoli - “Oggi si parla molto di sostenibilità ma spesso si dimentica che, accanto al raggiungimento di risultati in termini energetici ed ecologici, tra gli obiettivi dell’agenda 2030 si parla anche di sostenibilità culturale e sociale, concetti spesso ribaditi anche dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La Fondazione Cini è da sempre un laboratorio delle scienze umanistiche che ha come obiettivo la creazione della cultura della sostenibilità, puntando su valori che pongono al centro le qualità, le abilità umane, la creatività, l’originalità e la bellezza, caratteristiche tipiche del nostro Paese. In quest’ottica lo straordinario progetto Homo Faber, di cui la Cini è partner” - prosegue ancora il Presidente Bazoli - “è indiscutibilmente l’esempio emblematico della valorizzazione di tali saperi e ci indica come è possibile lavorare sul tessuto sociale e culturale andando verso la sostenibilità.” Impossibile pensare, in un’unica giornata, di andare a vedere, presso la stessa Isola di San Giorgio, anche le tre grandi mostre d’arte contemporanea in parziale concomitanza con Homo Faber: la collettiva On Fire! a cura di Bruno Corà, organizzata in collaborazione con la Galleria Tornabuoni Arte di Firenze e la personale dell’artista americano Kehinde Wiley, a cura di Christophe Leribault e presso la Galleria di Palazzo Cini con l’omaggio al grande Joseph Beuys. Bisogna tornare per forza un altro giorno, ma anche questo, mi sa che non si riuscirà a far tappa ai Giardini…fortunatamente la Biennale dura fino a novembre, e la si deve vedere. Come diceva Terenzio, nella sua commedia del 165 a. C: “homo sum, humani nihil a me alienum puto” (nulla che sia umano mi è estraneo), e con questo spirito ci recheremo doverosamente anche alla Biennale d’Arte 2022.
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It closed on May 1st the last “breathtaking” edition of Homo Faber 2022, the exhibition event organized by the Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, with the support of the Fondazione Giorgio Cini, the Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, the Japan Foundation and the Fondation Bettencourt Schueller. The second edition of this review, perhaps classifiable as a “counter-Biennale”, to be pungent and critical, with 15 exhibitions - each dedicated to the most sought-after languages of high craftsmanship, occupied almost 4,000 square meters of exhibition space on the Island of San Giorgio Maggiore. Why do we dare say “counter-Biennale”? The question arises spontaneously, as the visitor crosses, immersed in the greenery, the gardens of the Fondazione Cinito go from one “pavilion” to another, with that tingling sensation in the feet, dictated by the incessant walking and the backache, which reminds one so much of standing in the Gardens of the Biennale. “But where am I?” The poor man will ask himself. In Venice, during the days in which the Art Biennale is about to open (Homo Faber opened on April 10th and the Biennale on the 22nd of the same month), to see art, actually craftsmanship, high craftsmanship, which however exceeds that contemporary art we are used to seeing. Why does it surpass it? Because the visitor finally understands it. He understands beauty, he understands effort, he understands the thought behind the whole aesthetic operation. In fact, Homo Faber is an all-round artistic experience, involving, through exceptional sets designed with innovative and sustainable materials, live demonstrations of master craftsmen, from all over the world, and many engaging young staff members, who are in charge of explaining to the visitor techniques, materials and concepts, which underlie so much beauty and so much painstaking work. The staff, in fact, is all taken from the world of craftsmanship or art, they are young people who do an internship at the exhibition, but they are not unfamiliar with technique or studies related to art history. Because at Homo Faber, you have to know how to do. Thinking is always linked to skill and beauty. This is not the place for a discussion on aesthetic philosophy and even less on the value of beauty in contemporary art, but for those who have visited Homo Faber this reflection will surely have arisen spontaneously: why here do I find beauty, I understand the effort, and the thought that supports it and this is not primarily “art” but is “craftsmanship”, while that of the Biennial is self-proclaimed “art”, but I, visitor, in the vast majority of cases this phantom “art” I do not recognize, and I go home only with tingling feet and back pain? Homo Faber Event has become a leading project in the spring calendar of Venetian and international cultural events: “On the occasion of Homo Faber” - says the General Secretary of the Fondazione Cini, Renata Codello - “our Foundation presents and makes accessible to the public for the first time, two important spaces on the Island of San Giorgio Maggiore: the Ex Scuola Nautica and the Sala Messina. These places, long inaccessible after having been a place of training for young people and an intimate chapel, have been completely restored over the past year, thanks to the fundamental support of the Magistrato alle Acque di Venezia”. The Fondazione Cini, in the last two years, has restored two very evocative spaces: first, the Ex IPSAM Istituto Professionale di Stato per le Attività Marinare Giorgio Cini, originally part of the Centro Marinaro wanted by Vittorio Cini for the training of young people to the sea professions and as second the space known today as Sala Messina, which takes its name from the famous Sicilian sculptor Francesco
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Messina and dates back to 1952, when the pre-existing space had been intervened and, on the walls, would be placed the works Via Crucis and the bronze high relief of St. George killing the Dragon. Other unpublished spaces involved in Homo Faber are the Biblioteca del Longhena, where visitors came close to Stendhal’s syndrome while admiring the porcelain of contemporary master craftsmen, and the Piscina Gandini, which hosted a poignant installation entitled “Waiting with peace and darkness,” curated by Robert Wilson, an iconic American visual artist and director, who invited the public to discover the Japanese inspiration behind his theatrical productions, in particular Puccini’s Madama Butterfly of 1993 at the Paris Opéra. Therefore, “old” spaces, which, precisely in the cleanliness of their délabré, find the poetry of celebrating themselves as “new”, marrying perfectly with products, however, that do not even have the slightest trace of délabré, since they are painstakingly made, precise to the point of exhaustion, precious and supervised in every detail. To all this we add sustainability, recycling, reuse and commitment. From the Genuino cutlery, one of the various refreshment points in the gardens, beautiful and made of recycled plastic, to the general concept of the exhibition: as the President of the Fondazione Giorgio Cini, Giovanni Bazoli says - “Today we talk a lot about sustainability but we often forget that, in addition to the achievement of results in energy and ecological terms, the objectives of the 2030 Agenda also include cultural and social sustainability, concepts often reiterated by the President of the European Commission Ursula von der Leyen. The Cini Foundation has always been a laboratory of the humanities that aims to create a culture of sustainability, focusing on values that put at the center the qualities, human skills, creativity, originality and beauty, typical characteristics of our Country. From this point of view, the extraordinary Homo Faber project, of which Cini is a partner” - President Bazoli continues - “is unquestionably the emblematic example of the enhancement of such knowledge and shows us how it is possible to work on the social and cultural fabric by moving towards sustainability.” It’s impossible to think, in one day, of going to see, at the same Island of San Giorgio, the three great contemporary art exhibitions in partial concomitance with Homo Faber: the collective exhibition On Fire! curated by Bruno Corà, organized in collaboration with the Galleria Tornabuoni Arte of Florence and the personal exhibition of the American artist Kehinde Wiley, curated by Christophe Leribault and at the Galleria di Palazzo Cini with the homage to the great Joseph Beuys. You have to come back another day, but even this one, I guess you won’t be able to make it to the Giardini...fortunately the Biennale lasts until November, and you have to see it. As Terenzio said in his play of 165 BC: “homo sum, humani nihil a me alienum puto” (nothing that is human is alien to me), and with this spirit we will dutifully go to the Biennale d’Arte 2022.
Rosa Fasan @rosafasan
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