L'UMORISMO: UN RAGGIO NELLA VITA

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ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale Libera e Privata UniversitĂ Telematica a Distanza di Diritto Internazionale Ente di Ricerca Senza Scopo di Lucro e di Interesse Generale

Flora Sasso

L’Umorismo : un raggio nella vita

ISFOA Edizioni Accademiche Scientifiche Internazionali Digitali


Flora Sasso , classe 1980 , diploma superiore di Tecnico e Perito Commerciale e successiva laurea Magistrale ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale in Sociologia con specializzazione in Gestione ed Organizzazione delle Risorse Umane rilasciata dalla Facoltà di Scienze Sociali , vanta ottime competenze relazionali e comunicative acquisite , sviluppate ed affinate durante il proprio percorso professionale in particolare ricoprendo la carica di presidente dell’ associazione La Tua Voce ONLUS e come volontaria missionaria . Flora Sasso si è distinta nella propria carriera per il notevole impegno profuso nel sociale in qualità di responsabile strategico operativo nella ideazione , progettazione , direzione , organizzazione ed implementazioni di eventi e nella gestione delle risorse umane impiegate in tali manifestazioni finalizzate alla raccolta fondi e , parallelamente , nella strutturazione e docenza di corsi di formazione . Flora Sasso è stata insignita per questo costante e proficuo senso di responsabilità dedicato ai meno fortunati e privilegiati di numerosi , ambiti e prestigiosi premi rappresentati nel modo seguente : Premio Cristianità’ Accademia Costantina ; PremioIinternazionale in Caritate Servire Associazione E Ti Porto in Africa ONLUS ; Ambasciatrice del Sorriso Accademia Costantina ; Premio Amicizia Accademia Costantina ; Premio Symposium Accademia Costantina ; Accademico della Facoltà di Scienze Sociali ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ; Vice presidente scientifico dell’Associazione “Eroe Antonio Ambroselli” Premio speciale AEDIFICARE IN CHARITATE” Associazione E Ti Porto in Africa ONLUS . La Tua Voce ONLUS nasce nel giugno 2007, nella prospettiva delle organizzazioni solidaristiche e benefiche e , realizza una rete di servizi a favore delle categorie sociali più vulnerabili: Minori e anziani. Clown Terapia strutture pubbliche e private . Assistenza di accompagnamento presso strutture pubbliche e private. Missioni umanitarie internazionali. L’associazione sin dal primo momento ha avuto come obbiettivo primario, quello di regalare un Sorriso ai piccoli pazienti. La Tua Voce ONLUS è presente con numerosi sedi in Campania e Molise Con tale idea ci si è subito attivati, la proposta è stata resa nota alle strutture vicine, iniziando a pieno ritmo l’iniziativa denominata “Terapia del sorriso”, motivo conduttore ed ispiratore dei volontari dell’Associazione, ferventi sostenitori della “clown therapy” Ѐ scientificamente provato che ridere mitighi fortemente gli effetti dello stress da paura e da sofferenze, all’interno di un ospedale la clown therapy migliora l’efficienza complessiva, regalando e offrendo motivi di risate, stemperando la fatica di chi vi lavora, aiutando i genitori a superare i momenti di ansia e riportare i bambini al proprio mondo spensierato. Lo scopo della clown therapy è migliorare la qualità della degenza in ospedale agendo sull’ energia positiva dei pazienti per un rapido processo di guarigione. La finalità è quello di sconfiggere le paure e la depressione che spesso sono la conseguenza dei lunghi ricoveri ospedalieri.


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Dedico il lavoro di tesi a mio figlio per l’amore che ogni singolo giorno mi dona facendomi amare la vita per il dono concesso. Ringrazio mia madre, Anna,mio fratello Fabio, mia cognata Sonia e il mio dolce nipote Aldo insostituibili nella mia vita. Ringrazio con il cuore il Fondatore dell’Associazione La Tua Voce Onlus, Roberto Pisacane, per aver creduto in me dandomi fiducia, stima, e sostenendomi in questo cammino con una delle arti più belle di questo mondo, il SORRISO, e con lo spirito di saper ESSERE, FARE e DIVENIRE. Lo ringrazio perché con il suo amore verso la vita, la sua dolcezza e la sua dedizione, mi ha preso per mano restandomi accanto, sostenendomi nei momenti belli e in quelli brutti, donandomi attraverso la sua professionalità e semplicità, perle che per la vita sono indispensabili,

facendomi crescere senza mai lasciare la mia mano.

Ringrazio il Dottore Vincenzo Mallamaci per la possibilità concessami di crescere .in questo ambiente cosi fragile, che ti porta ad apprezzare le cose semplici della vita crescendo interiormente arricchendo l’animo. Lo ringrazio per avermi dato fiducia, sostenendomi e incoraggiandomi in questo cammino con l’affetto più sincero. Grazie alle mie amica Raffaella Romano, Rosa Gatto, Monica Troiano, Camillo, Marco per la stima che mi hanno dimostrato durante questi anni .Un grazie particolare a mia zia Anna Sasso e mia cugina Adriana Piedimonte per l’amore quotidiano che mi donano . Ringrazio poi, Milena D’Ambra, per avermi insegnato a fidarmi di lei sin da subito facendomi capire che la sincerità richiede coraggio. Infine voglio ringraziare tutti i ragazzi dell’associazione La Tua

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Voce Onlus .

Grazie di cuore a tutti per essermi restati accanto.

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Sommario Grazie di cuore a tutti per essermi restati accanto...............................4 Sommario...........................................................................................5 PREFAZIONE.....................................................................................10 LA VOCE DI MAMMA ANGELA.....................................................10 CAPITOLO I.......................................................................................18 UMORISMO”RISORSA UMANA”LA CURA DEL SORRISO........18 EMOZIONI IN CLASSE.....................................................................21 CapitoloII.............................................................................................30 Patch Adams.........................................................................................26 Capitolo III...........................................................................................38 Il clown-dottore....................................................................................35 “ La felicità non si ottiene con una pillola, la vita e’ un privilegio.”..43 Capitolo IV...........................................................................................44 La filosofia della clownterapia.............................................................44 Le terapie olistiche...........................................................................47 Origini della risata............................................................................50 Il sorriso...........................................................................................51

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La fisiologia del sorriso...................................................................52 Le emozioni positive e il loro effetto sull’organismo......................54 …Due rane cascano in un secchio di latte. Una rana è pessimista e dice: “Non ho nessuna possibilità di sopravvivere, meglio morire subito che soffrire a lungo e..........58 Gelotologia e Psiconeuroendocrinoimmunologia............................62 L’ingrediente umorismo...................................................................64 Capitolo IV...........................................................................................68 Modalità e ambiti di intervento della clownterapia.............................70 MODALITA’ E STRUMENTI DEL CLOWN IN CORSIA PEDIATRICA..................................................................................72 ATTIVITA’ IN OSPEDALE COI BAMBINI..................................76 Conclusione..........................................................................................79 Sitografia..............................................................................................80

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“Quando curi una malattia puoi vincere o perdere, quando ti prendi cura di una persona puoi solo vincere” Missione Guotemala 6/03/2015– Patch Adams-

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IL SORRISO,

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PREFAZIONE

LA VOCE DI MAMMA ANGELA “Entrare in ospedale a due anni e’ un incubo,se poi il reparto e’ quello di ONCOEMATOLOGIA e’ a dir poco una tragedia. Non capisci niente più,tutto ti gira intorno,il cuore si ferma,gli occhi diventano fiumi di lacrime......Vorresti scomparire,morire per non vedere e sentire tutti quei bimbi piangere e lamentarsi per i dolori,impazzire di nervosismo per i farmaci che sono costretti a prendere.

LEUCEMIA..”sua figlia ha la

LEUCEMIA”. Due anni,a soli due anni ,la mia piccola Karol doveva essere imbottita di chemioterapia nella speranza che questi protocolli sperimentali funzionassero. Dopo un mare di lacrime versate,dovevamo rialzarci e cercare di andare avanti. Non avevamo alternative,l’ospedale diventa la nostra casa,gli altri bambini con i genitori, la nostra famiglia..Inizia un teatro senza fine,si recita continuamente di star bene,si sorride e si scherza sempre, perchè’ questo dà vita alla mia bambina. Passa il tempo,finiamo le terapie. Lasciamo lungo il cammino tanti nostri piccoli amici che hanno perso la battaglia...CHE DOLORE !!!!!!!! Noi vediamo per un anno un

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luminosissimo raggio di sole, ma il destino si accanisce ancora sulla mia bimba. RECIDIVA. Ricomincia nuovamente a 5 anni. Ora e’ grande, capisce e in ospedale non vuole andare,i suoi riccioletti lunghi non vuole perderli, perché già sa che li perderà. Che dire,se la prima volta e’ stata dura da accettare,la seconda e’stata decisamente peggio. Entrare in un reparto di ONCOEMATOLOGIA pediatrica credo sia la peggior cosa ti possa capitare, è’ un altro mondo, eppure ci sono ( io li chiamo gli angeli mandati da DIO),persone che ci entrano per scelta,per donarci e donare ai nostri bambini un sorriso. Potrebbe sembrare facile quando il problema ce l’abbiamo noi e non loro,ma condividere una realtà di sofferenza con dei bambini che il più delle volte non camminano, si trasformano completamente attaccati a delle macchinette,e’ un segno di grandissimo coraggio .. “UN SORRISO TI ALLUNGA LA VITA”.. La clawnterapia ci ha allungato tanto la vita,ci ha reso le giornate meno pesanti e poi quanta,quanta spensieratezza ha donato e regalato alla mia bambina. Persone splendide,con un cuore immenso e un coraggio da vendere. Questo è quello di cui si occupa la Dottoressa TrillyFlò, il pilastro dell’associazione La tua voce Onlus, che oltre ad avere il piacere di conoscerla in un intervento in ospedale per la mia Karol, ho incontrato in una circostanza inusuale. Al mare, lì dove le persone normali si rilassano cercando di smaltire lo stress di un anno lavorativo accumulato. Ma la dott.ssa TrillyFlò non si arrende nemmeno su una sedia a sdraio, sotto un ombrellone o durante una passeggiata al mare, lei è sempre

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attiva, divulgando le sue esperienze con i bambini poveri, malati e tanto altro ancora. Lei è capace di attivare un intero villaggio per dei suoi spettacoli, raccontando tragedie attraverso il sorriso. Lei ha la capacità di far sorridere senza mai cadere nel pietismo, anzi mette sempre al primo posto il sorriso, facendo capire a tutti che bisogna sempre aiutare e sostenere un sorriso a voce alta. Devo tanto a quest’associazione anche a nome di altre persone e spero che tutti i loro progetti si realizzino, perché se ce la fanno loro, ce la possono fare anche tutte le persone che si trovano in gravi difficoltà. E poi, Flora, voglio dirti che il premio più grande e importante lo hai già ricevuto, ed è quello che ti ha donato Dio nel farti essere così come sei, con un cuore grande.” Angela Marra

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“IL SORRISO,COLORA LA VITA”

Introduzione Questa tesi nasce dopo un lungo periodo d’esperienza , si tratta del concetto di resilienza, un concetto molto ampio che riflette su come il disagio psichico e fisico di una persona può essere occasione di creatività per la fuoruscita dai problemi; in altre parole può definirsi come una forza che nasce dalla sofferenza e dalla propria condizione. Grazie alla mia

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collaborazione con all’associazione ONLUS LATUAVOCE (che si occupa di clown terapia) ho avuto modo di accertare l’importanza della cura dell’umorismo. L’obiettivo principale della ricerca è quello di allontanarsi dall’idea che non tutte le persone siano in grado di raggiungere risultati positivi nella vita quotidiana o essere i primi in svariate attività sociali, e quindi di proporre una visione del problema che guardi a come queste persone riescano a raggiungere i loro obiettivi acquistando autonomia sul piano relazionale e raggiungendo una piena integrazione sociale. Iniziando dai giovani adolescenti con problematiche fisiche e morali . L’umorismo è sempre più considerato terapia fondamentale , sia per i benefici sul piano fisico, sia per i positivi risvolti psico-sociali: condivisione delle esperienze, inserimento nel gruppo, consapevolezza delle proprie capacità e superamento dei limiti in funzione della crescita e dello sviluppo dell’autonomia. La terapia rilevante presa in considerazione è inerente a statistiche studiate e scientificamente sperimentate da esperti. In questi anni ho introdotto nell’istituto socio –sanitario Don geremia Piscopo un progetto integrando Il concetto di integrazione sociale •

INTEGRAZIONE

SOCIALE:

avere

relazioni

sociali

stabili

reciprocamente gratificanti con i familiari, i vicini, i compagni del Servizio, di lavoro, ecc.

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• INTEGRAZIONE PERSONALE : sviluppare un’interazione personale significativa con le altre persone nei vari contesti sociali; • INTEGRAZIONE SOCIETARIA: esprimersi come un cittadino con tutti i suoi diritti, attraverso le varie possibilità di autodeterminazione che la sua condizione presente e futura gli consente; ed in fine mettere a disposizione le proprie emozioni positive a persone disagiate e ammalate.

PROGETTO N.61:CLOWN TERAPY La Tua Voce Onlus, rappresentata dalla Dott.ssa F. Sasso RELAZIONE SULLO SVOLGIMENTO DELLA LEZIONE

Le attività sono state articolate in unità così suddivise:

• Approfondimenti teorici relativi alla figura dell’operatore della clown terapia • Cenni storici dell’iter formativo delle discipline connesse alla terapia del sorriso( gelotologia, PNEI,ecc.) • Riflessioni sul termine sorriso ed introduzione di alcune ipotesi e teorie sviluppate circa la rispondenza del sorriso in termini di cura • Proiezione di filmati tecnici, rintroducenti operatività dei clown dottori della Tua Voce Onlus all’opera con diverse tipologie di utenze • Schematizzazioni in formato digitale dei punti chiave dell’origine del sorriso come cura • Momenti di discussione in plenaria ed individuali

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• Delineazione delle diverse tipologie di clown , rappresentative dei tratti di personalità • Individuazione e scelta del proprio identificativo • Descrizione degli strumenti operativi e determinanti l’attività connessa del clown dottore • Indicazioni in merito alla costruzione e decorazione del proprio costume/camice • Realizzazione del proprio camice (laboratorio creativo) • Produzione di racconto fantastico con elementi vari contenenti fattori anche di negatività da volgere in positivo • Riunione a cerchio per sottogruppi per lavorare sulle emozioni positive e negative e facilitare la consapevolezza del proprio sè • cenni sugli approcci in relazione alle utenze.

Lo scopo del progetto è stato quello di insegnare ai giovani il valore del sorriso come risorsa nella vita quotidiana ,mettendoli a confronto con la sofferenza ; cercando di infondere ottimismo e valore nella loro vita.

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CAPITOLO I

UMORISMO”RISORSA UMANA”LA CUR DEL SORRISO.

La clown terapia o terapia del sorriso nasce e prende forma verso la metà degli anni 70’, il padre di questa meravigliosa arte è il dottor Hunter Adams (per gli amici Patch),che ha costruito una casa-ospedale in West Virginia, la Gensuhndeit In stitute (clinica della salute),dove cura gratuitamente tutti coloro che ne hanno bisogno. Negli anni80’ la clown terapia si diffuse anche negli ospedali di New York, dove comparvero i primi clown-dottori. Il Signor Michael Christensen, clown professionista, fondò nel 1986 la “The Clown Care Unit”(l’unità di clown terapia), per portare il sorriso e la fantasia negli ospedali pediatrici; sulla base di tale modello, la clown terapia si è diffusa in tutti gli Stati

Uniti ed anche in Europa. Questa

nuova terapia è definita in modo più tecnico, come geleotologia, parola che deriva dal greco “gelos” che sta a significare “risata”. Essa studia la relazione che c’è tra il fenomeno del ridere e la salute, si fonda sui resoconti degli studi che sono stati illustrati in precedenza e dai quali si deduce che il buon umore, l’allegria, una sana disposizione mentale al riso ed una liberatoria risata aiutano chiunque a vivere meglio, ma soprattutto

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coloro che non hanno una buona condizione di salute fisica o psichica. La clown terapia è considerata come una terapia alternativa efficace per migliorare lo stato psicologico dei pazienti, aiutandoli ad affrontare con spirito positivo le terapie mediche e la degenza,contribuendo anche a distendere il rapporto con il personale medico;ma essa non può sostituirsi a qualunque altro tipo di intervento medico, farmacologico o psicologico.

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EMOZIONI IN CLASSE Le emozioni rappresentano importanti ed efficaci elementi di conoscenza

interpersonale,

fondamentali

per

giungere

ad

una

comprensione piena e consapevole di se stessi e degli altri. Lo sviluppo della competenza emotiva passa dal riconoscimento degli stati emotivi alla gestione del vissuto emotivo proprio e dell’interlocutore. Attraverso l’analisi attenta dei canali della comunicazione è possibile affinare le proprie capacità di empatia ed ascolto per interpretare, accogliere e gestire il vissuto emotivo dell’altro. Riconoscere le emozioni attraverso l’ascolto attivo dei canali della comunicazione. Comprendere come le emozioni influenzano i comportamenti e scoprire come agire sui fattori scatenanti. Modulare la manifestazione delle nostre emozioni e scegliere il comportamento più efficace per il contesto in cui ci troviamo. Consolidare la propria sicurezza nel gestire le relazioni attraverso un modello di riferimento per gestire le emozioni che riconosciamo nell’interlocutore. La relazione educativa e le emozioni Sempre più spesso i docenti si trovano a dover svolgere il proprio ruolo

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in classi molto numerose, multietni che multiproblematiche che, a volte rendono difficile la gestione degli apprendimenti, delle regole e delle relazioni. Tutto cio comporta necessariamente delle ricadute sul clima della classe. le proprie competenze e sviluppa la propria identità, in un continuo scambio con i pari e gli insegnanti, nel quale i processi emotivi e relazionali assumono un ruolo centrale. Numerosi sono gli studi che hanno messo in luce come un clima classe positivo risulti essere un fattore di protezione sia per gli apprendimenti che per il benessere generale dello studente. Si può quindi sostenere che la classe è un microsistema complesso in cui intervengono molteplici fattori sia interni che esterni: norme della classe, ruolo dei contesti familiari ed extrascolastici, oltre che la politica educativa della scuola. All’interno di questa complessità, un ruolo determinante è rivestito dalle modalità di gestione della classe caratteristiche di ogni singolo docente, unite alla qualità della relazione insegnante-alunno nonché alla qualità dell’istruzione. Non dimentichiamo, però, che nel determinare lo star bene a scuola anche la famiglia e, più in generale, i contesti sociali svolgono un ruolo importante. Infatti, si osserva che quando è possibile strutturare una reale alleanza educativa scuola-famiglia anche il clima della classe ne beneficia: la condivisione di aspetti valoriali e normativi risulta essere un fattore di protezione che influisce sia apprendimento sia il comportamento.

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SENZAZIONE EMOZIONALI DI UN ADOLESCENTE IL MIO SORRISO Ho questo titolo immenso sopra queste parole, eppure non riesco ancora a riflettere. Non ho mai pensato al mio sorriso, forse perché sono abituata a far sorridere, il che è diverso. Non penso al mio sorriso perché ho smesso di farlo da due anni a questa parte. Ho pensato e ripensato fino ad oggi che io fossi la ragazza più sfortunata dell’universo, per meglio dire “lo scarto del mondo”, perché il mio papà mi ha abbandonata, e quando l’ho ricercato, mi ha donato il suo amore per poi negarmelo di nuovo. Sono cresciuta con mia nonna, ero piccola e non riuscivo ancora a capire chi fosse quel via vai di persone che entrava e usciva dalla mia vita, ma lei c’è sempre stata, al tal punto di chiamarla mamma. Mi ricordo un episodio, avevo all’incirca 9 anni, era di sera, avevo la febbre e volevo andare al cimitero per sedermi sulla lapide di mio nonno. Non posso mai dimenticare il suo stupore quando pronunciai quelle parole. Così mi avvolse nel piumone e mi portò a vederlo da fuori. Mi disse che ogni volta che avessi sentito una folata di vento, era lui che veniva ad abbracciarmi. Continuai a condurre la mia vita ricordandomi sempre di quella frase, fino ad arrivare al 25/10/13, il giorno della morte di mia “madre”. Quel giorno mi ricordo che andai a trovarla in ospedale, era così serena, tanto serena

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da riuscire ad accarezzarmi come faceva un tempo prima che scoprissimo del suo tumore. La sera mi chiamarono alle 19:50 mi dissero che dovevo recarmi in ospedale. Arrivai troppo tardi e potetti solo prendere le sue braccia e attorcigliarmele al collo, era così fredda ma allo stesso tempo così calda. Mi fece sentire a “casa” anche se ormai lei non c’era più. Ho imparato a sopravvivere e non più a vivere, forse perché il mio mondo è andato via insieme a lei... Le ho spiegato una parte della mia storia trillyflò perché questa mattina quando lei parlava ho sentito la folata di vento, e so che c’era, mi era vicina lo so per certo. Grazie a lei o forse al suo buon animo sono riuscita a sorridere oggi. Un sorriso vero. Avevo dimenticato cosa si provasse nel sorridere, e le dico che è una sensazione meravigliosa. Una sensazione che ti riempie lo stomaco e ti fa sentire così leggera tanto da poter volare. Una sensazione che ti lascia libera di poter far capire agli altri cosa tu stia provando in quel momento. Solo oggi ho capito quanto sia importante sorridere e far sorridere! Non mi dimenticherò mai di lei, grazie... Mariateresa Corletti- 2C ss (la ragazza che ha letto al computer).

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Capitolo II

Patch Adams

«Quando un sogno s’impossessa di te che cosa puoi fare? Puoi viverlo, lasciare che questo gestisca la tua vita, o fartelo scappare e passare poi il resto del tempo che ti rimane a pensare che cosa avrebbe potuto essere» (Adams H., 1999, p. 1).

Il dottor Hunter Patch Adams è diventato famoso in tutto il mondo grazie al film interpretato da Robin Williams, ma sopratutto grazie al suo straordinario ottimismo ed alla sua capacità di credere nel suo sogno. Adams da adolescente è stato ricoverato in una clinica per malattie mentali, a causa di una forte depressione, questo ricovero l’ha obbligato a formulare una filosofia sulla felicità, così egli è diventato uno studioso della vita, per una vita felice.. Iniziò a fare delle ricerche personali nel laboratorio dell’umanità, interagendo con tutte le persone possibili e tentando di conoscere cosa le aveva fatte sentire bene, oppure andava alla

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ricerca delle famiglie per capire cosa le tenesse unite; sperimentava nuovi comportamenti in modo metodico .In ospedale si accorse che aiutare gli altri gli dava gioia ed emozione. Infatti una delle caratteristiche del riso è la sua contagiosità che può creare un’atmosfere a salutare. Inoltre la comicoterapia incide profondamente non soltanto sulle aspettative, sulle motivazioni e sui vissuti degli utenti/degenti, ma anche sul personale stesso,migliorando così l’efficienza complessiva della struttura e sensibilizzando soprattutto l’intera comunità. Così, quando ne uscì fuori, decise di iscriversi alla facoltà di medicina .Durante gli anni di università Patch osservò che la filosofia presente al suo interno era un po’ diversa da ciò che immaginava, infatti quegli studenti erano incoraggiati al distacco con il paziente. Il suo disappunto lo porta a diventare un ribelle all’interno dell’università:egli desidera che non sia la malattia ad essere messa al centro dell’attenzione dei medici, ma il paziente stesso con le sue sofferenze ed i suoi desideri, che cerca di realizzare in piccolo. Consapevole dei benefici che il riso arreca ai pazienti comincia a girare i diversi reparti vestito da clown per portare loro un po’ di allegria; questo gli comporta parecchi problemi all’interno dell’università e con alcuni compagni perché il suo atteggiamento viene considerato troppo allegro. In quegli anni si sviluppa un sogno in Patch che è quello di costruire una casa-ospedale nella quale fosse possibile curare gratis

i pazienti, adottando, accanto

ai metodi tradizionali, qualsiasi altra terapia utile al benessere, senza

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alcuna preclusione. Aiutato da diversi amici, è riuscito a realizzare il suo sogno nel 1983, anno nel quale nacque il GensuhndeitInstitute. Una delle motivazioni che portò alla scelta della costruzione di una casa-ospedale fu la constatazione che i pazienti avevano bisogno molto di più che di semplici farmaci .Sembrava che la salute si intrecciasse con la qualità della vita, infatti spesso era l’insoddisfazione nei confronti del lavoro, della famiglia ed i se stessi che impedivano la cura o un miglioramento della salute stessa (Cfr. Adams H., 1998).

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Intervista a Patch Adams

Patch Adams è stato in Italia per una serie di conferenze nei nostri atenei. Viene subito in mente l’immagine che di lui ci siamo fatti nel film con cui Robin Williams ha dato risonanza globale alla sua causa: cambiare la medicina, restituire un senso al rapporto medico-paziente, portare il sorriso negli ospedali perché chi soffre non ha solo bisogno di pillole e chirurgia. Si chiamerebbe Hunter (cacciatore!), ma per tutti è Patch.

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Così con una certa riverenza ci accostiamo a lui, per scoprire che ha molto da dire a tutti, non solo ai camici bianchi, e scoprire che gli anni non hanno scalfito nulla di quell’impeto ideale e visionario che ha portato alla costituzione del suo Gesundheit! Institute. Come è iniziata la storia di Patch Adams? Mi sono accorto che la risposta della medicina al disagio era solamente dare pillole e parlare di malattia mentale piuttosto che usare il termine corretto: malattia sociale. Ho capito che bisognava cambiare. Come descriverebbe la situazione attuale delle persone che incontra? Quasi tutti odiano il loro lavoro, quasi tutti odiano loro stessi e sono infelici nel loro matrimonio. Questa è la ovvia conseguenza di un insano sistema educativo, un’insana organizzazione del lavoro, un insano sistema governativo e un insano piano di vita. Tutte situazioni molto ben descritte in migliaia di libri di sociologia, psicologia e medicina. Sembra piuttosto pessimistica come visione: cosa possiamo fare al riguardo? Non è pessimismo, è realismo. Il modo più semplice per dirlo è che dobbiamo cambiare il sistema di valori globale: attualmente il sistema poggia sul potere e sui soldi, occorre invece basarlo sulla compassione e sulla generosità. Possiamo far finta di non vederlo, ma per migliaia di

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anni nel mondo intero è stata data la massima enfasi unicamente a potere e denaro. Che conseguenze ha avuto tutto ciò sul lavoro? In tutto il mondo, sul lavoro, si sono create situazioni gerarchiche dove esistono capi sgradevoli meglio pagati dei loro sottoposti ai quali resta solo da sperare di prendere il loro posto arrivando sempre più in alto nella scala del potere. Ancora una volta solo attenzione al lato economico, senza la preoccupazione sul senso del proprio lavoro. Ma come possiamo intervenire e cambiare questa situazione? Il modo più semplice è dare delle pillole alla gente. Il modo più giusto è fare una rivoluzione. Dobbiamo essere onesti con noi stessi. Se leggiamo i giornali pare che le persone più importanti e significative siano gli sportivi famosi. E tutto questo è pazzesco. E’ una società sottosopra. Le persone si sentono sole, depresse e spaventate .In ogni Paese le donne sono oggetti sessuali, invece che essere la fonte della dolcezza, della tenerezza e dell’amore .Continuiamo a fare guerre nel mondo e a distruggere l’ambiente. Ci vogliono convincere che saremo più felici con un paio di scarpe nuove. Si tratta una menzogna gigante che nessuno vuole rivelare. Le corporation amano questa situazione. Lo dice il pazzo Patch Adams: se continuiamo così presto saremo estinti .Le persone devono insorgere e cambiare, altrimenti siamo finiti. Dobbiamo fare una rivoluzione contro il

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capitalismo e il mercato, contro la televisione che rende le persone stupidi robot. La televisione è la peggiore invenzione del ventesimo secolo. Ma che strumenti abbiamo? Le persone. Tutto parte dalle persone quindi? No, no: dobbiamo partire dalle idee. Tutto comincia dalle idee, da un sistema di valori basato sulla compassione e sulla generosità .Spero che lei non censuri le mie parole e il mio messaggio, altrimenti questa intervista e questo viaggio sarebbero stati completamente inutili. Altrimenti tutto questo resterà solo il pensiero del “crazy” Patch Adams.

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“Ridere non e’ solo contagioso,ma e’anche la miglior medicina”.

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Capitolo III

Il clown-dottore.

Essere un clown-dottore non significa solo portare buon umore, allegria e risate, ma imparare ad ascoltare se stessi e la situazione in cui si lavora, per capire quando è il momento giusto per portare qualcuno a ridere di piacere, altri a sorridere ed altri ancora a godersi un respiro più lungo e profondo. Forse quel giorno si incontrano persone che hanno già l’umore alto e così la giornata, e più in generale il repertorio, si arricchisce anche di battute create dagli altri; in ciò si manifesta la forza dell’ironia, che non solo è quella dei volontari, ma può essere di tutti e a tutti viene ricambiata. Potrebbe invece capitare di incontrare persone che hanno pensieri tristi, e allora si parte da lì, sostenendo un po’ di quello stato d’animo buio, finché non si crea un’alleanza, un’atmosfera di solidarietà, che consente di fare un po’ di luce. Tutti i clown-dottori hanno un nome artistico e un cartoncino con la foto, grandi scarpe da clown e un po’ di trucco sul viso, quel tanto che basta per incorniciare i loro sorrisi e i loro sguardi luminosi, senza mai dimenticare quel magico naso rosso capace di divertire tutti. Essi portano con sé una valigia vecchio stile, tutta colorata e arricchita di frasi divertenti, disegnate sopra e dentro la quale sono contenuti giochi,

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marionette, costumi, polvere di stelle e tante altre carinerie che lasciano spazio al gioco e alla fantasia. La figura del clow-dottore è un esempio molto chiaro di come prendersi cura con dolcezza e sensibilità, di come l’essere allegri e positivi di fronte a situazioni di sofferenza, aiuta non solo il bambino ricoverato a stare meglio e ad affrontare diversamente il suo disagio, ma anche i genitori e tutto l’ambiente che opera e lavora in ospedale. Egli ridisegna l’architettura, proponendo attraverso la sua capacità di trasformare, attraverso giochi magici, racconti strampalati e fantastici, una visione diversa e più accettabile dei prelievi di sangue e delle risonanze magnetiche. Il clown è un poeta, un visionario, veicola sogni e apre porte dimenticate verso la fantasia e la bellezza delle cose semplici, che possiamo scoprire anche stando sdraiati su un letto d’ospedale. Viene da chiedersi perché la figura di un clown abbia avuto tanto successo in ospedale, luogo così distante dal circo e dal suo sfavillio. Forse perché il gioco del pagliaccio è sempre in bilico fra la tristezza e la gioia, fra il pianto e il riso, perché la sua è un’ironia bonaria e perdente, un po’ malata di malinconia. Il mestiere del pagliaccio è quello di far ridere ma anche, probabilmente, quello di piangere con chi piange, di essere piccolo con chi è piccolo e di insegnare all’adulto a riscoprire il bambino che custodisce dentro da sempre. Questo, probabilmente, ha permesso ai clown di avvicinarsi con discrezione

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alla realtà della malattia, senza essere invasivi e senza pretendere a tutti i costi una risata. Il clown di corsia può avere ruoli diversi ma in genere è un “dottore” grottesco, che scimmiotta i veri medici, parodiandone i gesti e gli strumenti. Spesso affianca gli stessi medici durante l’intervento sul paziente, finge di fare un’iniezione allo stesso medico con una siringa enorme o divertire il bambino per distrarlo durante una visita, o ancora trasformare le medicine in pozioni miracolose usando una bacchetta magica. Non c’è età per scegliere di diventare un clown-dottore, non esistono vincoli giuridici o istituzionali, né ogni altro tipo di pregiudizio; bisogna solo imparare a guardarsi dentro, a vedere il bello e il buono che custodiamo, imparare a tirarlo fuori nel modo giusto e a scegliere di condividerlo con gli altri, con chi è meno fortunato. Grandi e piccoli clown dunque, capaci di trasformare attraverso la clown terapia identità imperfette, di ridare speranza e di ricostruire l’autostima e il sorriso perduti.

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Una giornata speciale in compagnia dei clown-dottori. Sara Morgese(alunna VB SS)

Speciale! E’ stata proprio così la giornata trascorsa con “TRILLYFLO’” e “Luna”: un clown-dottore e una volontaria che hanno prestato la loro opera di sensibilizzazione nel reparto di pediatria . Nonostante sia consapevole che questo è stato solo un primo piccolissimo passo fatto assieme, sento dal profondo del cuore il bisogno di dire “grazie” per avermi dato l’opportunità di vivere e sperimentare in prima persona le modalità di intervento della clown terapia e i benefici che i bambini, e non solo loro, realmente ne traggono. Ho scelto di fare questa esperienza spinta dalla curiosità di capire, di conoscere e di condividere emozioni positive. E’ venuta fuori una parte intima e profonda di me, quella parte “bambina” capace di stupirsi senza imbarazzo, capace di manifestare ogni emozione, divertita o commossa, in maniera spensierata e naturale. Inizia con una canzone carinissima la nostra giornata speciale, con una canzone piuttosto singolare eppure ricca di significato, che annunciava l’arrivo dei clown e che in poco tempo ha coinvolto tutti, in quel reparto dove tanti piccoli pazienti si sono stupiti e divertiti nel vedere arrivare i volontari con i loro

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nasi rossi, le loro scarpe giganti e i loro travestimenti buffi e colorati che sembravano riflettersi anche sulle pareti bianche dell’ospedale. Ben presto, al coro dei bambini, si è associato anche quello dei loro genitori, che con i loro sorrisi e la loro partecipazione hanno in qualche modo dato un tacito consenso a quella iniziativa nei confronti dei loro piccoli che, forse più di ogni altro momento, avevano bisogno di distrarsi da quella realtà o, semplicemente, di imparare a viverla anche in un altro modo, confrontandosi con il loro disagio attraverso uno stato d’animo più positivo. Tutto questo è stato reso possibile dalla sensibilità e dall’impegno dei volontari che hanno saputo portare sul campo professionalità e competenza, rispetto a quello che facevano e dicevano e al modo con cui si rapportavano ai piccoli pazienti e ai loro genitori. Attraverso il gioco, la musica, l’ironia e la condivisione, ho visto grandi e piccini ritrovare il giusto entusiasmo per affrontare momenti difficili; la loro ansia ridotta e quel senso di paura e di solitudine si è alleviato lasciando spazio a nuove speranze. Risposte positive sono arrivate anche dal personale infermieristico e medico di quel reparto, che hanno appoggiato l’opera dei volontari lasciando loro spazio e tempo necessario per recarsi da tutti i bambini, conquistare la loro fiducia e divertirli con le loro fantasie e le loro piccole invenzioni.

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Tra le tante carinerie viste quel giorno mi è rimasto particolarmente impresso l’atteggiamento di una bambina che se ne stava sul lettino, accoccolata tra le braccia della madre, e reggeva con le sue manine la mascherina dell’ossigeno, perché secondo lei, non riusciva a respirare bene. Preferiva guardare da lontano gli altri bambini giocare e divertirsi con i volontari; si sentiva al sicuro così, quasi come ad aver paura di alzarsi e partecipare attivamente al gioco. L’infermiera ha poi spiegato al clown-dottore che in realtà quella mascherina di ossigeno rappresentava solo una sorta di effetto placebo allo scopo di ridurre l’ansia della bambina e in fondo anche quella della madre, la quale mostrava segni di morbosità e ansia generalizzata e che, inevitabilmente, trasmetteva alla sua piccola. E’ stato allora che “TRILLYFLO’”, con discrezione e gentilezza, prese l’iniziativa di sedersi accanto a lei e iniziano una conversazione giocosa lasciando spazio all’immaginazione e alla fantasia della sua piccola paziente. Le spiega che l’aria che si respira fuori ha un sapore diverso, decisamente più buono rispetto all’ossigeno che prendeva da quella mascherina. Le dice anche che se si fosse concentrata avrebbe potuto sentire nell’aria diversi sapori; come quello del cioccolato, della fragola o della liquirizia. Bastava volerlo, insomma! La bambina risponde bene agli stimoli, riesce a distrarsi, è divertita e la sua agitazione si attenua e senza neanche rendersene conto lascia cadere la mascherina sul letto, prende la mano del

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clown-dottore e gli dice che vuole correre fuori ad assaporare questi gusti. Nel corridoio ho visto la sagoma gigante di un clown che stringeva la mano di uno scricciolo biondo, che parlavano, ridevano e boccheggiavano scherzosamente, mentre si raccontavano dei sapori che sentivano nell’aria. Persino la madre, che fino a quel momento si era mostrata timida e restia nei riguardi della clown terapia, guardava commossa la sua bambina che aveva finalmente smesso di avere paura. Sono tornata a casa carica di emozioni e riflessioni su quanto visto, sentito e provato, con la ferma convinzione che quando si investe nelle persone i risultati sono garantiti. Svolgere solo meccanicamente un ruolo senza rivestirlo della propria anima è un po’ come respirare senza però riuscire a sentire veramente l’aria che ti entra nei polmoni e che ti fa sentire vivo.

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“ La felicità non si ottiene con una pillola, la vita e’ un privilegio.”

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Capitolo IV

La filosofia della clownterapia

«La salute si basa sulla felicità dell’abbracciarsi e fare il pagliaccio al trovare la gioia nella famiglia e negli amici, la soddisfazione nel lavoro e l’estasi nella natura e nelle arti» (Adams H., 1999, p.1).

La frase sopra riportata riassume in breve la filosofia che ha ispirato la costruzione del GesundheitInstitute (ed anche della clown terapia), che inizialmente era solo il sogno di Patch, ma che negli anni è diventato quello di un numero sempre maggiore di persone. Esso è un esperimento basato sulla convinzione di come non si possa separare la salute dell’individuo, dalla salute della famiglia,della comunità e del mondo. L’idea di questo

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nuovo tipo di ospedale emersa da una forte preoccupazione per la qualità della vita delle persone, è una risposta alla crisi del sistema sanitario, della vita familiare e le comunità. Il Gesundheitè un ospedale e centro di salute gratuito, concepito come una casa ed aperto a tutti, integra sia cure mediche che vita di campagna, arte, artigianato, spettacolo, ecc. Infatti per Patch ed i suoi collaboratori guarire è non soltanto prescrivere dei medicinali ma anche lavorare insieme condividendo tutto in uno spirito di gioia e di cooperazione. Chi si rivolge a loro è sicuramente motivato a provare un’esperienza di terapia e di guarigione del tutto anomala, in quanto viene accolto con amore, come una persona ad’aiutare in un’atmosfera distesa e contemporaneamente vivace. Patch nel suo libro “Salute” sottolinea che la principale preoccupazione di un medico dovrebbe essere quella di occuparsi della qualità della vita della gente, utilizzando la comicità e l’ironia per aiutarli a guarire: “La vostra meta consiste nel non ferire le persone e non minimizzare la loro sofferenza, ma nel far divertire coloro che stanno soffrendo. La natura stessa della profonda sofferenza richiede il divertimento come antidoto” (Adams H., Ivi, p.85). Infatti la condizione del malato è piuttosto particolare a causa della sua fragilità emotiva e proprio per questo occorrente di più attenzioni; la malattia, infatti, distrugge l’illusione di essere invulnerabile, e così egli si sente improvvisamente debole ed impotente. Ma spesso accade che i medici e gli infermieri,pur curando le condizioni fisiche del paziente trattano con indifferenza la realtà emozionale, ignorando i dati che dimostrano come lo

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stato emotivo possa avere a volte un ruolo significativo nella vulnerabilità dell’individuo alla malattia e nel decorso della convalescenza. La salute del corpo non è la salute dell’anima, la malattia del corpo dipende anche da quella dell’anima (Greenspan S., 1988). Per questa ragione Patch punta sull’induzione di un atteggiamento mentale positivo, e lo fa realizzando i sogni dei malati e facendoli ridere. La clown terapia è composta da diversi fattori che possiamo definire come i suoi ingredienti fondamentali, essi sono: fede, amore, humor, ottimismo, speranza, amicizia, natura, curiosità, famiglia, comunità, saggezza, creatività. In questa sede per valide ragioni, ci soffermeremo a parlare soprattutto dell’importanza che l’umorismo ha all’interno della terapia del sorriso e nella costruzione di rapporti amichevoli tra il personale medico ed i pazienti.

Le terapie olistiche “L‟uomo considerato nella sua totalità: corpo, mente, spirito ed emozione”, ecco il significato di questo apparentemente nuovo, ma in realtà antico approccio alla cura della persona, in cui non c’è alcuna correlazione con l‟esoterismo e il paranormale, ma piuttosto una vicinanza molto stretta con la psicosomatica. Letteralmente si definisce con il termine “terapia” la cura di una condizione fisica e/o mentale, mentre “olistica” è un termine che deriva dal greco “olos”, ovvero “tutto”: pertanto, quando si accosta questo termine alla

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parola terapia, s‟intende una forma di cura totale della persona. Dunque, come si può notare dalla definizione, la caratteristica principale delle Terapie Olistiche è quella di mettere su un unico piano gli aspetti fisici, mentali, spirituali ed emotivi della persona di cui si ha cura; piuttosto che separarli come accade nella medicina tradizionale, dove viene data la priorità ad un unico fattore con la contemporanea esclusione degli altri. Prendiamo l‟esempio di una persona che lamenta un determinato disturbo fisico; l‟approccio olistico alla malattia vuole che non si consideri (e quindi non si curi) solo il disturbo che la persona lamenta, ma che si vada oltre. Infatti, il disturbo viene considerato come il sintomo della malattia che si manifesta e si fa sentire attraverso il corpo, ma ciò che lo produce, ovvero la causa della malattia, và ricercata anche nel mondo interno della persona, nelle sue emozioni e nella sua affettività. Spesso, invece, la medicina tradizionale si preoccupa di guarire solo la manifestazione fisica, tralasciando di rintracciare quale sia la reale causa di essa, e il risultato di una cura di questo genere è solitamente scontato: sul momento il dolore (o il disturbo) si attenua o passa del tutto, ma nell’‟arco del tempo potrebbero esserci delle possibili recidive. Questa è un‟esperienza

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che tutti abbiamo fatto nella vita: basta infatti pensare a quei disturbi che in ognuno di noi sono diventati cronici, una sorta di tratto caratterizzante della nostra persona, disturbi che abbiamo provato a guarire in mille modi, ma che non abbiamo mai sconfitto del tutto. Ecco, questi sono i casi in cui ci siamo curati “superficialmente”, badando cioè solo al nostro corpo, alla nostra fisicità, tralasciando invece di “curare anche la nostra anima”, andando cioè a cercare la natura più profonda del nostro problema. • Esaminiamo ora alcuni rimedi olistici, ovvero terapie naturali in grado di stimolare le risorse stesse dell’individuo, lavorando in maniera rispettosa nei confronti dell’ambiente e dell’essere umano: • alimentazione naturale, per porre una corretta base sulla quale fondare il nostro organismo; • erbe, fiori ed oligoelementi per supportare le varie fasi della nostra vita; • aromi e colori, cristalli e pietre per smuovere dall’interno le energie in grado di risvegliare il “guaritore” presente in noi; • trattamenti olistici poiché il corpo ha necessità di essere accudito e coccolato. Il primo principio sul quale si basano i rimedi olistici, come affermava

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Ippocrate, padre della medicina, è: “Primo non nuocere” ovvero non disturbare la capacità di auto-curarsi che ha l‟organismo. Il secondo principio è “Rimuovere la causa del disturbo” ovvero eliminare gli ostacoli che non permettono la guarigione.13 In sintesi, approcciarsi ai trattamenti olistici significa

“revisionare”

il proprio modo di vivere, partire dalle basi, disintossicarsi e ripartire coscienti che un corpo in salute non è l‟obiettivo finale bensì la realtà di ogni giorno. “….La lotta non è contro le malattie: esse sono solo un sottoprodotto. Il nemico dell’uomo non sono i microbi, ma l’uomo stesso, il suo orgoglio, i suoi pregiudizi, la sua stupidità e arroganza. Nessuna classe ne è immune, nessun sistema ha scoperto la panacea. Non basta rovesciare governi, padroni e tiranni; bisogna rovesciare i propri preconcetti di bene e di male, di giusto e sbagliato, di verità e menzogna. Il più grande guaritore naturale è il nostro stesso sé. Lo sciamano, il guaritore, il “naturopata” sono dentro di noi. La nostra energia ci viene dalle montagne, dal mare e dal cielo, che sono tutti dentro di noi. E’ la nostra stessa natura a guarirci. Se ci mettiamo in contatto con la sorgente che è in noi saremo al timone del nostro più importante meccanismo di difesa. Quando questo medico interiore uscirà in primo piano in un numero sufficiente di persone, le

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vecchie strutture crolleranno e la malattia verrà riassorbita dall’altra sua faccia, la salute. Proprio come quei problemi che sembrano venire per risolvere qualcosa in noi, le malattie sono venute a ricordarci che esiste un guaritore da troppo tempo dimenticato. La storia dell’umanità farà un “salto quantistico” verso la sua realtà interiore e per allora, avremo spezzato la spirale della storia. E’ una cosa che sta già succedendo”. (Tratto dal trimestrale “Domani”, febbraio 1987).

Origini della risata “L’umanità si prende troppo sul serio: è il peccato originale del mondo. Se l’uomo delle caverne avesse saputo ridere, la storia avrebbe avuto tutt’altro corso” (Oscar Wilde) Ridere e sorridere sono due sfumature della sfera dell’umorismo e per la precisione, come sottolineano Fioravanti e Spina, il sorriso “è il primo gradino di una scala di fenomeni sempre più accentuati”. Ridere è un fenomeno semplice e contraddittorio allo stesso momento: è un qualcosa che risale alla notte dei tempi, da quando si riteneva che la risata fosse solo una genuina smorfia priva di significato

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fino al momento in cui è diventata una vera e propria cura miracolosa: la terapia del sorriso! Il viaggio lungo questi sentieri altalenanti e costellati da trentasei denti (dente più, dente meno …) è intrapreso con molta umiltà, con la piena consapevolezza che un argomento così vasto non possa essere esaurito in poche pagine e con la sicurezza e ottimistica speranza che, nel frattempo, un nuovo sorriso portatore di novità stia nascendo sul viso di un altro abitante del mondo. Al tempo degli dei si possono rintracciare numerose testimonianze che sottolineano il grande potere della risata, intesa come promotrice di cambiamento in positivo. L‟esempio più famoso narra l‟aneddoto di Demetra, dea della terra e della fertilità, sofferente perché Persefone, sua unica figlia, è stata rapita da Ades, signore dei morti, che ne ha fatto la sua sposa, confinandola agli Inferi. Lo stato d‟animo depresso della madre si ripercuote su tutto il creato: la sterilità si espande tutto intorno, privando animali ed esseri umani di ogni primizia. Una delle sue ancelle, avendo compreso il motivo di tanto dolore, si impietosisce e allo stesso tempo trova l‟energia per maturare un‟idea, grazie alla quale riesce a cambiare il tragico destino cui la terra stava accingendosi a subire.

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Di nascosto si dipinge sul ventre un volto bizzarro, in cui gli occhi sono i seni, la bocca coincide con l‟ombelico e il mento barbuto si adagia sulla vulva. Aggiustate le vesti, si reca dalla dea per offrirle una bevanda d‟orzo. Al rifiuto di Demetra, la ragazza risponde scoprendo repentinamente il proprio corpo, in modo che le braccia, piegate sulla testa, sotto la veste, risultino un buffo turbante sul grottesco volto maschile. Trovandosi innanzi questo improvviso e inatteso scenario, la dea scoppia a ridere e accetta la bevanda, così l‟incantesimo triste si spezza, la terra torna a concedere i suoi frutti e la catastrofe viene scongiurata. L‟antropologo Alfonso Di Nola afferma che “il riso degli dei va definito come abbondante energia, presente nel cosmo e creatrice di tutte le cose mondane; è l’energia presente in tutte le cose”. Un anonimo studioso annota: “appena Dio sorrise nacquero sette dei che governarono il mondo: appena scoppiò a ridere nacque la luce Scoppiò a ridere una seconda volta e apparve l’acqua; al settimo giorno che rideva apparve l’anima”. Incredibile a dirsi, ma il riso è protagonista anche di alcuni passi della Bibbia, ovvero il Testo Sacro per la comunità cristiana dove, esattamente nel libro dei Proverbi, si legge: “L’allegria del cuore fa bene al corpo, lo spirito afflitto secca le ossa”.

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O ancora, nella Lettera ai Filippesi, San Paolo consiglia: “Godete sempre dell’allegria”. Persino la medicina è incuriosita dall’ilarità, infatti Ippocrate riteneva importante per la salute dei suoi pazienti il loro benessere psichico, e dunque quanto più spazio avrebbero lasciato all‟allegria nella loro vita tanto più in salute sarebbero stati. I primi contributi significativi, in termini di riflessioni, sul ridere provengono dalla filosofia, infatti, una famosa e antica teoria ereditata da Platone, si sofferma in particolare sulla commedia che fa scaturire il riso dalla presentazione al pubblico delle disgrazie altrui. Il filosofo notò che un elemento aggiuntivo alle disavventure umane, grazie alle quali scaturisce il riso, è il rango sociale a cui appartiene la persona di cui si ride: più è prestigioso e più è semplice e veloce il riscontro da parte del pubblico. Pertanto la risata, con la sua potenza, può mettere inserio pericolo l‟autorità, perché fornisce ai “deboli” uno strumento di difesa contro le angherie dei superbi. Aristotele, ancora, nel “De Anima” ritiene che solo l‟uomo conosce il riso, e definisce l‟arte di ridicolizzare come qualcosa di goffo, ma inoffensivo allo stesso tempo, perché garantisce una certa astrazione dalla realtà. Il filosofo aggiunge, inoltre, che la nascita della risata è coadiuvata da due elementi da non sottovalutare: la sorpresa e l‟inaspettato, proprio come nel mito di Demetra sovra citato.

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Più cautela nell‟uso del riso suggerisce invece Cicerone, per non offendere o sminuire i sentimenti altrui, e lo stesso vale per l‟utilizzo dell‟ambiguità, tanto utile al comico quanto pericolosa da impiegare nel quotidiano. Come si può ben vedere, il riso inizia a balzare all’‟attenzione di svariati studiosi, ma resta ancora soffocato da una morale ferrea e da numerosissimi pregiudizi e preconcetti sia in epoca cristiana che medioevale. Bisogna purtroppo aspettare le teorie moderne prima di poter respirare la freschezza di nuovi spunti e nuove tematiche. Si deve ad Erasmo da Rotterdam, autore dell’Elogio alla follia”, la considerazione della comicità come qualcosa in grado di aprire la mente da un punto di vista più ampio e profondo sulle cose, tanto da funzionare quasi come una lente di ingrandimento sui lati più nascosti della realtà e permettere, di conseguenza, di comprendere meglio il mondo. In tutte le culture troviamo elementi per sottolineare l‟importanza della risata come sintomo di “rinascita”; come per esempio i russi, che andavano nei cimiteri a ridere sulle tombe per propiziare la resurrezione delle anime e nei campi per propiziarsi un‟abbondante raccolto. Nelle chiese di tutta Europa fino al „700 a Pasqua si rideva a crepapelle, perché la resurrezione del Cristo è anche la resurrezione di tutta l‟umanità, persino i sardi, sacrificando i propri vecchi, ridevano di quel riso sardonico, un po’‟ cattivo, ma che a loro garantiva nuova vita e raccolti abbondanti; e di nuovo nella Bibbia, si narra che il riso di Sara fece nascere Isacco (“figlio

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della risata”). Tutti gli uomini sorridono, ma nelle diverse culture spesso i significati sono differenti: i giapponesi non si sorridono mai guardandosi in faccia (forse nel timore di comunicarsi direttamente uno stato d‟animo), mentre i cinesi sorridendo esprimono quasi sempre imbarazzo. In Africa poi, si sorride e si ride anche di dolore e di rassegnazione, eppure c‟é un tratto comune a tutti questi comportamenti culturali: infatti davanti ad un sorriso l‟aggressività altrui decresce quasi automaticamente

Il sorriso Il ricovero in ospedale è sempre vissuto come un evento traumatico ed improvviso. All’inizio i medici, le infermiere e tutto il personale ospedaliero sono per il bambino solamente camici bianchi anonimi che si muovono in un ambiente sconosciuto. Più è piccolo un bambino più queste figure sono vissute come minacciose e pericolose. Le relazioni interpersonali a cui era abituato mutano improvvisamente. Per adattarsi alla nuova situazione deve continuamente mettere a fuoco queste diverse figure. L’adulto che intende far divertire il bambino, deve anzitutto riuscire a mettersi sul suo stesso piano, per creare una sintonia che consenta l’accoglimento dello scherzo e del gioco; occorre poi comprendere ciò che spaventa, fa paura e lavorare su questo per suscitare il riso. Ecco perché sempre più spesso nelle corsie di ospedale è possibile trovare un clown dottore. Queste nuove

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figure vengono chiamate così perché indossano un camice da dottore ma con la differenza che questo è tutto colorato e fanno finta di visitare i piccoli pazienti. Non necessariamente però sotto a questo camice troviamo un vero e proprio dottor, il più delle volte sono persone che nella vita di tutti i giorni fanno un’altra professione. Un clown che travestendosi, ed utilizzando la divisa dei dottori cerca di sdrammatizzare la figura medica e che ponendosi in empatia con il bambino riesce a ristabilire un rapporto positivo con se stesso e con la malattia. Le origini di questa scelta così curiosa ed originale si fanno risalire ad un medico americano ormai famoso, Hunter “Patch” Adams. Sulla scia di questa esperienza, l’introduzione dei clown negli ospedali si è andata pian piano diffondendo, superando le iniziali e logiche diffidenze e trovando spazi d’azione sempre più ampi. Per favorire l’ospedalizzazione del bambino utilizzando la clown terapia occorrerebbe anzitutto modificare la relazione medico-paziente portando i medici ad accostarsi alla terapia del sorriso ed a condividerne finalità ed obiettivi, avendo chiaramente presente l’importanza di saper utilizzare strumenti quali l’umorismo e la partecipazione e comprensione empatica nel rapportarsi ai bambini. Come si è già riscontrato, un forte accento è messo sulla presunta funzione benefica del riso a livello fisiologico; molto semplicemente, suscitare nei bambini grasse risate permette loro di sfogare le tensioni accumulate e di sperimentare successivamente uno stato di profondo rilassamento, sia mentale che fisico. Se poi il riso è veramente in grado di stimolare il sistema immunitario e di provocare il rilascio

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di sostanze ad effetto analgesico, risultano evidenti gli ulteriori grandi vantaggi di una reale terapia del sorriso. Nella pratica, l’intervento di un clown durante un esame invasivo può realmente avere l’effetto di attenuare il dolore del bambino, così come è chiaro che affrontare la malattia con ottimismo permette di avere a disposizione maggiori energie per reagire positivamente a livello fisico. Un’ulteriore importantissima funzione è quella sociale, per la quale il ridere insieme permette di aprirsi agli altri e di instaurare relazioni positive; nello specifico, il clown cerca attraverso il mezzo della risata di creare con il bambino un clima di fiducia, che gli permetta di esprimersi. Il riso assume in questo modo anche funzioni di tipo conoscitivo ed emotivo poiché, permettendo l’instaurarsi di relazioni significative, consente al bambino di esternare liberamente i propri stati d’animo e di farsi conoscere anche nelle sue debolezze. Il riso mira anche a creare legami tra tutti i vari personaggi che si muovono per le corsie dei reparti pediatrici ed infatti, contagiando i piccoli degenti, i parenti e persino il personale ospedaliero, abbatte tutte le barriere e permette relazioni più serene ed affettivamente ricche e dunque la creazione di un gruppo coeso di persone che lottano unitariamente contro la malattia. Raccontando storie, cantando canzoni ed esortando i bambini a fare lo stesso i clown riescono anche ad offrire numerosi stimoli a livello cognitivo; in particolare si preoccupano di coltivare le capacità creativa e immaginativa, notevolmente utili in uno spazio ristretto quale appunto

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è l’ospedale. Stimolando abilità fondamentali come quelle appena citate, il riso assume senza dubbio una funzione di carattere pedagogico e può persino concorrere nel facilitare i processi di apprendimento e nell’offrire innovative soluzioni ai problemi. In Italia negli ultimi decenni si sono diffuse diverse associazioni che utilizzano la clown terapia negli ospedali. Essere un clown di corsia vuol dire sapersi mettersi in gioco, ballare, cantare, giocare ed impegnarsi per trasmettere felicità. Attraverso un tirocinio pratico e degli stage di approfondimento si ha poi la possibilità di integrare ed ampliare la formazione in vista di un’azione più incisiva in seno all’associazione. I clown dottori girano vestiti in modo buffo per gli ospedali, cercando di trasmettere calore umano attraverso lo strumento della risata.

La fisiologia del sorriso Tra i tanti comportamenti psicologici che possono esortare a creare uno stato di salute ottimale, la risata è di certo quello più potente; oltre ad essere anche una “buona ginnastica”: per piangere utilizziamo non meno di venti muscoli, per ridere ne usiamo più di sessanta. Ridere provoca una stimolazione meccanica della zona delle tempie ed ha un‟azione energizzante sulle funzioni del cervello e di alcune ghiandole, fa intervenire il diaframma, tonifica gli intestini, ossigena i polmoni e

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inoltre, provoca un aumento del ritmo di sintesi delle encefaline, avvia la secrezione di endorfine ed altre sostanze che, oltre a dare una percezione di benessere, rendono attive le funzioni cellulari rinforzando il sistema immunitario tramite la produzione di anticorpi. Le endorfine sono sostanze biochimiche, analgesiche, che svolgono un ruolo fondamentale nell’‟equilibrio tra il tono vitale e la depressione. Esse sono state scoperte circa vent‟anni fa, e sono servite alla scienza occidentale come base per riconsiderare alcune posizioni riguardanti le medicine orientali, evidenziando il fatto che queste ultime hanno sempre tenuto in ampia considerazione la relazione tra corpo e mente. I primi ricercatori che studiarono gli effetti delle endorfine si resero conto che esisteva una relazione intima tra queste ed il sistema immunitario, quale “garante della nostra salute”, che serve per combattere qualsiasi tipo di infezione, dal semplice raffreddore fino alle malattie più complesse come il cancro. Tutti noi possediamo nel nostro corpo un elevato numero di cellule potenzialmente cancerose e la funzione del nostro sistema immunitario è quella di vigilarle ed eliminarle, ma quando quest’ultimo inizia a non funzionare bene, queste cellule reagiscono con virulenza e provocano il manifestarsi della malattia: dunque, il colpevole non è tanto il virus, quanto la nostra capacità di difenderci da esso.

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Molti medici e infermieri oggi ritengono che se il paziente è fiducioso e rilassato, con qualsiasi cura medica o chirurgica si ottengono risultati migliori e con minori probabilità di complicazioni; inoltre, il periodo di convalescenza si abbrevia Al contrario, coloro che affrontano la vita con atteggiamento timoroso tendono spesso ad ammalarsi, poiché la paura “congela” alcune parti del corpo impedendo l‟afflusso di sangue, ormoni ed elementi nutritivi; il riso invece favorisce il “disgelo” e la ripresa del funzionamento. L‟uomo è dotato del muscolo risorio del Santorini situato lateralmente alle labbra, e quando si contrae fa ritrarre la bocca; esso e il grande zigomatico provocano fisicamente la risata. Ma cosa succede fisiologicamente durante una risata? Se osserviamo una persona in preda ad uno “scoppio di riso” possiamo notare che la sua faccia appare modificata: bocca aperta a mostrare i denti, narici dilatate, occhi stretti e luminosi. La testa e il corpo si muovono alternativamente avanti e indietro e le spalle si sollevano e si abbassano; l‟addome si contrae in modo persino doloroso. A livello toracico il diaframma inizia a “sussultare” violentemente provocando una respirazione convulsa con emissioni d’aria a scatto e sonore vocalizzazioni, seguite da lunghe inspirazioni e da rilassamento. Le mani spesso corrono al ventre, quasi a sorreggerlo e comprimerlo; le funzioni digestive sono prepotentemente attivate e i muscoli dell’addome

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tendono nella fase seguente a rilassarsi, così come la vescica. Se potessimo misurare il polso in questo momento all’individuo in questione, potremmo contare fino a circa centoventi battiti al minuto, mentre se facessimo un prelievo di sangue potremmo individuare delle beta endorfine. Inoltre il cervello è molto irrorato di sangue, anche grazie all’azione dei muscoli facciali che si contraggono e si rilassano. Lo “scoppio di riso” può quindi essere paragonato ad un vero e proprio “terremoto interiore”; attraverso i due principali sensi, vista e udito, il cervello rileva uno stimolo riso che colpisce quella zona del cervello deputata a riconoscere situazioni come questa e scatenare in risposta, il riso: più l’impulso è forte e più arriva lontano, fino al diaframma e ai muscoli dell’addome. Così, il riso scende dall’alto al basso, dalla mente cosciente all’istinto viscerale .Quando la risata cessa, seguita da uno spontaneo respiro profondo, inizia un piacevole e benefico stato di rilassamento, nel quale cambia anche la composizione del sangue: ovvero, una energia biochimica che ci pervade. Nell’immaginario popolare il sangue è sempre stato l‟immagine dello stato psicosomatico della persona. Si attribuisce un “temperamento sanguigno” ad una persona passionale, talvolta collerica; del resto si invita a non “guastarsi il sangue”, cioè a non prendersela così tanto.

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Queste espressioni hanno certamente ereditato il pensiero di Ippocrate e Galeno, che attribuivano a certi umori la potenzialità di migliorare o peggiorare la salute: pensavano che l’umore malinconico, per esempio, andasse a impregnare il sangue di sostanze velenose, mentre già allora si attribuiva al ridere la funzione liberatoria di sostanze benefiche. L‟impulso elettrico può essere paragonato ad uno “spruzzo” costituito da neurotrasmettitori, quali l’acetilclina, l‟adrenalina e l’endorfina .Se, ad esempio, riceviamo una notizia spiacevole, si scatena in noi una reazione furente: la midollare del surrene si attiva attraverso le fibre nervose del sistema simpatico ed inizia a pompare adrenalina, noradrenalina, dopamina. Queste sostanze producono alterazioni biologiche significative: sale la pressione, il cuore pulsa più veloce, le nostre difese interne si abbassano, soprattutto prendono vigore i Natural Killer e così siamo più vulnerabili alla malattia. Se, al contrario, riceviamo una notizia piacevole o divertente, al termine della risata si ha un rilascio di endorfina, detta anche “oppioide endogeno”. Gli effetti dell’endorfina scatenata dal ridere sono quattro: calmante, antidolorifico, euforizzante e immunostimolante. La salute psico-fisica è quindi uno stato di equilibrio tra i sottosistemi simpatico e parasimpatico, che hanno azioni antagoniste nei diversi organi.

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Situazioni stressanti prolungate nel tempo, si riflettono sul sistema nervoso, alterando quell’equilibrio: a seconda che predomini il simpatico o il parasimpatico il battito cardiaco è accelerato, la pressione arteriosa sale o è insufficiente, i muscoli possono essere contratti o atonici. Si può, di conseguenza, avere mal di testa, ansia, crampi, dolori in tutto il corpo oppure si può avvertire una sorta di passività interiore. Così nascono le abitudini: più spesso viviamo un‟emozione, più spesso siamo spinti a viverla. Si creano dei veri e propri circuiti permanenti e sempre attivi.

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Le emozioni positive e il loro effetto sull’organismo …Due rane cascano in un secchio di latte. Una rana è pessimista e dice: “Non ho nessuna possibilità di sopravvivere, meglio morire subito che soffrire a lungo e inutilmente”. Così smette di nuotare e annega. La seconda rana è ottimista e dice: “In fondo la situazione non è così male: c’è latte in abbondanza e almeno non morirò di fame!”. Così tutta contenta, inizia a cantare e a ballare. Balla e canta. E dopo tanto nuotare, nel secchio del latte si forma il burro e la rana ottimista si salva!” (BrankoBokun). Certo, non è detto che basti sorridere per stare bene e risolvere ogni cosa, ma di sicuro è sufficiente per vivere meglio e affrontare con positività ogni tipo situazione. Ridere è un‟espressione innata: basta pensare che il primo sorriso compare sul volto di un bambino già nel grembo materno. Gli studi nel campo della salute ci assicurano che dovremmo cominciare a ridere di più, perché RIDERE FA BENE! “La risata è il fenomeno più sacro che esista sulla terra, poiché esso è la

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vetta più alta della consapevolezza”. (Osho) Da sempre si sa che le persone allegre e ottimiste vivono più a lungo e meglio: la felicità è contagiosa e il riso apre le valvole dell‟energia comunicativa. Il nostro corpo è in armonia quando siamo sereni, allegri, liberi; altrimenti nevitabilmente ci si ammala. Gli effetti psicologici e biologici del riso sono tutti positivi: è un esercizio muscolare e respiratorio, che permette un fenomeno di purificazione e liberazione delle vie respiratorie superiori. Ridere può, in effetti, far cessare una crisi d‟asma, provocando un rilassamento muscolare delle fibre lisce dei bronchi, per inibizione del sistema 24 parasimpatico, può combattere la stitichezza perché provoca una tale ginnastica addominale che stimola in profondità l‟apparato digestivo, e per di più serve anche a combattere l‟insonnia perché diminuisce le tensioni interne. Il dolore pertanto può essere combattuto ricorrendo alla terapia del sorriso che può, in qualche modo affiancare o in alcuni casi sostituirsi ai trattamenti farmacologici per ripristinare una buona qualità di vita soprattutto nei piccoli pazienti. Il contributo positivo dell‟azione del ridere sul metabolismo è stato verificato scientificamente anche osservando come i bambini che ridono tanto sono più sani e particolarmente creativi.

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La teoria secondo la quale il riso è un efficace strumento terapeutico fu messa in pratica per la prima volta da Norman Cousins, un giornalista americano che contrasse una malattia molto dolorosa, nota come spondilite anchilosante, in cui la spina dorsale si immobilizza gradualmente portando il paziente alla paralisi.Ben presto, Cousins si rese conto che la permanenza in ospedale peggiorava le sue condizioni invece di migliorarle, così, invece di continuare ad assumere forti analgesici prescritti dai medici, preferì trasferirsi in una camera d‟albergo per intraprendere la sua cura personale. Noleggiò decine di cassette della trasmissione Candid Camera e diversi film comici, scoprendo prontamente che ogni volta che rideva, era come se prendesse un anestetico: e, contemporaneamente alla terapia del riso, Cousins assumeva soltanto dosi massicce di vitamina C. Il circolo vizioso di paura, di depressione e di panico in cui era rimasto intrappolato cominciò a dissolversi gradualmente. Scoprì che la risata era in grado di ridurre l‟infiammazione delle giunture e, al contempo, stimolava la produzione di endorfine al cervello, inoltre, sembrava indurre uno stato d‟animo in cui potevano essere facilmente inserite altre emozioni positive. Cousins analizzò accuratamente i risultati del suo esperimento terapeutico e scoprì che 10 minuti di risate di cuore potevano fornire un effetto

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anestetico della durata di almeno due ore. La sua guarigione avvenne dopo circa un anno, e qualche tempo dopo arrivò pure il riconoscimento di una validità scientifica: Cousins fu investito della laurea honoris causa. Egli aveva scoperto le basi fisiologiche del detto “ridere fa buon sangue”, e le conclusioni che trasse da questa esperienza le ha espresse così: “… Ho imparato a non sottovalutare mai la capacità di recupero della mente umana e dell’organismo, anche quando le prospettive sembrano le più infauste. La voglia di vivere non è un’astrazione teorica, ma una realtà fisiologica con effetti terapeutici”. I medici curanti isolarono alcuni dei suoi comportamenti estremamente significativi nell’‟affrontare la malattia: l‟assenza di panico di fronte ai gravi malanni che lo avevano colpito; l‟estrema fiducia nella capacità del proprio organismo di utilizzare la sua saggezza profonda per arrivare alla guarigione; un irrefrenabile buonumore e allegria che hanno creato un clima propizio non solo per lui, ma anche per l‟ambiente ospedaliero. Cousins ha pienamente condiviso la responsabilità della propria guarigione, non delegando soltanto ai medici questo compito, ma neanche contrapponendosi ad essi, anzi stabilendo un‟alleanza, una cooperazione, avendo concentrato i propri interessi sulla propria creatività e su mete significative che hanno reso poi la guarigione degna di essere conquistata e vissuta.

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Spesso, noi occidentali di fronte alla malattia deleghiamo al medico la diagnosi e la cura in un rapporto di fiducia che però prevede quasi sempre la posizione di sottomissione del paziente. Cousins seppe invece opporre il benessere psicofisico che gli procurava il riso ad un corpo paralizzato e ad una mente dolente .Attualmente si ricorre alla terapia del sorriso in alcuni ospedali anche per malattie gravi come il cancro. Ricerche pionieristiche sono state condotte soprattutto negli Stati Uniti, dove i pazienti negli ospedali hanno a disposizione i “reparti risate” per sperimentare la cura di Norman Cousins. La dottoressa S. Hranicky, una ricercatrice statunitense, ha elaborato una teoria sul cancro che ha chiamato “blocco da piacere” , secondo cui quando una persona contrae il cancro o sa di esservi predisposta, finisce per perdere la voglia di ridere e gustare i piaceri della vita; ma allo stesso tempo quando vengono a mancare la gioia di vivere e il senso dell’umorismo ha più probabilità di peggiorare o di contrarre il cancro. In altri termini, possiamo affermare che grazie a questa intuizione, oramai confortata dagli studi di Psico neuro endocrino immunologia, l‟umorismo e la risata sono diventati ufficialmente una terapia, oggi applicata sotto varie forme tra cui la “clown terapia”, lo “yoga della risata” e la “terapia del sorriso”, detta anche “riso terapia”.

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Gelotologia e Psiconeuroendocrinoimmunologia. “Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo”. (G. Leopardi) La Gelotologia (dal greco Ghelos = riso, Logos = scienza: scienza della risata), è una disciplina alternativa che utilizza la risata e in generale le emozioni positive del soggetto come catalizzatore per un miglioramento psico-fisico. Questa neonata dottrina, risulta essere un ponte tra la biologia, la psicologia, l‟antropologia e la medicina, perché il riso e il sorriso restano inafferrabili se studiati in una sola di queste prospettive. Presupposto teorico della gelotologia, come sostiene SusumoTonegawa, premio Nobel per la medicina, è che “Chi è musone, triste, depresso, non riesce a tener lontano le malattie”. Questa scienza del sorriso, seppur non riconosciuta del tutto in ambiti accademici, sta ottenendo dei risultati via via sempre più convincenti anche a livello internazionale. Oltre a coadiuvare la cura del paziente durante il periodo di malattia, la risata e il buon umore vengono ritenute parte integrante di un approccio sistemico allargato, che può essere esteso a tutte le fasi della vita di un essere umano. La

gelotologia

getta

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sue

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basi

sugli

studi

di


Psiconeuroendocrinoimmunologia (P.N.E.I.): scienza che mette in diretta correlazione il sistema immunitario dell’essere umano con le emozioni provate. La PNEI nacque negli anni Trenta grazie agli studi sullo stress compiuti dal Dott. Hans Selve , ed oggi si è sviluppata grazie anche al successo delle neuroscienze. Questa realtà, sperimentata clinicamente, fino ad oggi veniva assunta solo nelle accezioni negative: lo stress, la tristezza, la rabbia, possono alla lunga causare il manifestarsi della malattia. Ma se è vero questo percorso, sarà anche vero il percorso inverso: e cioè che le emozioni positive, come l‟amore, la gioia, la risata e la speranza, possono invece portare alla guarigione. La P.N.E.I. sostanzia scientificamente quella che è la visione olistica dell’uomo, e cioè che psiche, corpo e anima rappresentano un‟inscindibile unità. Questa rivoluzione in corso d‟opera nelle scienze bio - mediche è il prodotto di altrettante rivoluzioni all’‟interno di discipline tradizionalmente separate come la neurofisiologia, l‟immunologia e l‟endocrinologia. Anche la gelotologia ha conseguito un relativo successo, soprattutto mediatico, grazie alle applicazioni medico-sociali della clown terapia e della comico terapia, con

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rimandi anche a figure dal forte carisma come Hunter Patch Adams e Norman Cousins. Per tutto ciò, sia la gelotologia che la terapia del sorriso vengono applicate anche nei confronti di pazienti che lottano contro il cancro. Infatti, durante una ricerca sul cancro e sugli effetti della risoterapia, condotta dalla Indian State University, si è riscontrato nei pazienti un considerevole aumento delle cellule NK (Natural Killer). Queste sono cellule appartenenti al sistema immunitario che hanno il compito di riconoscere e distruggere le cellule tumorali e infette. Da questa ricerca è emerso che più i pazienti ridevano più aumentavano le NK, e se ne incrementava la propria attività di distruzione. Un´altra applicazione interessante della gelotologia è quella relativa alla cura e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. L´esperimento svolto è semplice: alcuni volontari-spettatori sono stati monitorati mentre guardavano un film comico, ed è stato riscontrato infatti che ridere aumenta il tessuto endoteliale, ed in particolare si ha un´espansione del rivestimento interno dei vasi sanguigni, così come accade con il cardiofitness e l´esercizio fisico, prevenendo patologie come infarto, ictus e arteriosclerosi. Secondo uno studio compiuto da un team statunitense, ridere per circa un minuto corrisponde a dieci minuti di aerobica, mentre per il buddismo Zen 15 minuti di risate equivalgono a 6 ore di meditazione.

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La scintilla del riso ci predispone all’‟incontro con il nostro bambino interiore, alla sua semplicità, alla sua capacità di stupirsi, di stabilire contatti intensi ed empatici, alla sua gioia e al suo entusiasmo. Insomma, come dice appunto un vecchio detto popolare “riso fa buon sangue” e quindi un po’ di buon umore non ha mai fatto male a nessuno. Anzi!

L’ingrediente umorismo L’umorismo è una grande risorsa umana e chi si occupa di formazione , Sebbene Freud, il primo ad occuparsene, lo avesse etichettato come il più eminente meccanismo di difesa. Sottolineandone la funzione di argine, in realtà è stato rivalutato da recenti ricerche quale elemento facilitatore nella costruzione della relazione terapeutica. Quando ridiamo e scherziamo si attivano molteplici reazioni chimiche che favoriscono l’apprendimento, la memoria e la capacità attentiva, oltre a consentire l’acquisizione di nuovi punti di vista per vedere il lato più comodo e surreale della vita. Purtroppo sino ad oggi lo studio dello humor in ambito terapeuti cosi suppone sia stato tralasciato per l’”inopportunità” di tale atteggiamento all’interno del seting terapeutico serio e rigoroso in cui battute e contenuti

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sarcastici sono fuorvianti e fuori luogo. In realtà le recenti ricerche promosse dalla AATH ( Association for Applied and Therapeutic Humor) hanno evidenziato la positività dell’umorismo terapeutico, definendolo “intervento che promuove salute e benessere attraverso lo stimolo di una scoperta divertente o l’apprezzamento di assurdità o di inconguità nelle situazioni di vita. Questo intervento può migliorare la salute o essere utilizzato come trattamento complementare nella malattia per facilitare la «La vita non smette di essere divertente se la gente muore, così come non smette di essere seria se la gente ride»(Gorge Bernard Shaw).

Patch nel suo libro “salute” paragona l’importanza dello humor a quella dell’amore, egli scrive: “Le persone hanno un desiderio intenso di riso, come se fosse un amminoacido essenziale. Quando i dolori dell’esistenza ci assalgono, cerchiamo urgentemente un sollievo comico” (Adams H., Ivi, p. 80). Patch è un convinto sostenitore del bisogno della comicità quando c’è una profonda sofferenza, la prova di ciò è data anche dall’esempio delle barzellette che generalmente nascono da quelle situazioni che ci causano nervosismo e stress. In realtà lo humor in sé stesso è difficile da valutare, ma i molteplici benefici che può sviluppare all’interno della relazione d’aiuto sono facilmente riscontrabili nella vita quotidiana:

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sviluppa la relazione terapeutica e la comunicazione; aumenta la sensazione di benessere;influenza positivamente la capacità di sperare; aiuta il paziente a comunicare i propri timori, ansie e difficoltà; evita i conflitti; aita a parlare della terapia; riduce il dolore; vince il timore degli esami diagnostici; ottiene e mantiene il coinvolgimento del paziente; facilità l’educazione sanitaria e migliora il ricordo; riduce l’ansia del paziente. Patch ha dimostrato come la capacità di distrarre la mente dal dolore sia acquisibile dai pazienti stessi, con il coinvolgimento attivo dei familiari, ai quali è assegnato il compito d proseguire l’indirizzo terapeutico indicato dal medico -sciamano. Riacquistare la facoltà di provare piacere e di ridere significa non solo desiderare la salute come diritto ma anche legittimare la ricerca della felicità attraverso la socializzazione immediata ed istintiva. In precedenza abbiamo visto come l’imprevisto e l’incongruenza rispetto a qualcosa di atteso sono la molla che fa scattare il meccanismo dell’ilarità e del riso. Proprio sulla linea di questo principio si sviluppa la figura del clown. Il modo in cui egli scatena l’ilarità non è mai legato ad una specifica situazione, ma alla sua diversità che gli consente di rompere le regole con l’innocenza di un bambino. E forse è proprio in quel bambino, spontaneo e imprevedibile, che ci si riconosce un po’, ritrovando così la propria parte istintiva e gioiosa che spesso si dimentica d’avere. Il clown è un’immagine che esiste da sempre, infatti in ogni cultura, ed in ogni società è stato sempre presente il giullare, il matto, lo scemo del villaggio. È il personaggio che poteva permettersi di dire a tutti la verità perché era

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protetto dalla sua innocenza, egli è colui che spezzale regole del gioco lasciando prorompere il proprio inconscio. Può essere considerato come una parte nascosta in ognuno che un po’ è desiderata, un po’ disprezzata ed un po’ temuta. L’estraneità che il clown ha nei confronti delle convenzioni e delle regole sociali, il suo essere totalmente ingenuo ed esente da giudizio nei confronti degli eventi, lo pongono su un altro piano di realtà. Quando il clown agisce sulla scena, vengono meno i meccanismi usuali dei rapporti tra le persone e le cose, per fare posto a quella realtà immaginaria in cui la sua realtà trascina quella di ognuno. Il clown può essere definito come l’archetipo della comicità pura in quanto ricorre ai meccanismi di comicità più antichi ed innati, ed a volte lo fa coinvolgendo in prima persona lo spettatore. Egli propone alla sua platea un mondo immaginario e tenta di farla calare realmente nella propria dimensione e lo strumento che utilizza per fare ciò è l’immaginazione. Anche nella vita quotidiana l’immaginario è fondamentale eppure spesso è dimenticato e soffocato dal concreto e dalla razionalità delle cose. Il clown deve essere ingenuo e disinibito perché possa far ridere, ma deve comunque non scadere nel volgare e nello scontato; dovrebbe, quindi, aver superato l’inibizione regredendo completamente allo stadio infantile.

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“L’humour è l’antidoto per tutti i mali. Credo che il divertimento sia importante quanto l’amore. Alla fin fine, quando si chiede alla gente che cosa piaccia loro della vita, quello che conta è il divertimento che provano, che si tratti di corse di automobili, di ballare, di giardinaggio, di golf, di scrivere libri”.

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Capitolo IV Modalità e ambiti di intervento della clownterapia. Il ruolo del clown dottore può essere svolto da un operatore sociosanitario professionale che applica le conoscenze della gelotologia e della psiconeuroendocrinoimmunologia nei contesti di disagio,ma anche più semplicemente dai volontari o dagli stessi membri del personale medico. Si utilizzano le arti del clown (umorismo,improvvisazione teatrale, prestidigitazione,musica etc.) per cambiare l’impronta delle emozioni negative delle persone che vivono una condizione di disagio sanitario e/o sociale. Essi, a seconda del contesto,possono effettuare comicoterapia passiva (far ridere) o attiva (stimolatore della produzione comico/ umoristica da parte dei loro interlocutori). La comico-terapia attiva cerca di incentivare la persona stessa ad innescare il proprio umorismo,mobilitando le sue personali risorse attraverso laboratori ludici e umoristici,cercando quindi di far emergere quella parte comica che abbiamo in “dotazione”; per dirlo con le parole di Freud, serve a tirar fuori il bambino che è in ognuno di noi. Il clown trasforma il reparto o la camera d’ospedale in un ambiente magico,in cui la risata si fa strumento di gioia e sicurezza, incoraggiando al dialogo,quale forma essenziale di interazione e legami. Inoltre, prova a stabilire con gli spettatori un reparto umano di fiducia e confidenza, capace di far dimenticare la quotidianità della vita ospedaliera,a vantaggio della fantasia e dell’immaginazione. L’importanza di questa figura non si

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esaurisce rispetto al paziente,ma si estende a tutta la sua famiglia,proprio perché i miglioramenti del paziente vengono vissuti e condivisi anche da coloro che lo circondano con amore e affetto. L’intervento dei dottori clown presso gli ospedali non è solo un servizio di attività ricreativa,ma un supporto psico-pedagogico che viene in aiuto ai piccoli pazienti quando si trovano a dover superare l’impatto con la realtà ospedaliera. Spesso i “dottori del sorriso” non si limitano a fare visita al piccolo degente,ma affiancano il medico “regolare” della fase di accoglienza del bambino al Pronto Soccorso Pediatrico,all’ingresso nel reparto,durante le visite,i prelievi,le iniezioni : in tutti quei momenti,insomma,in cui il bambino potrebbe spaventarsi.. L’utilità del medico clown non è limitata al campo psicologico perché aiuta il bambino ad inserirsi più serenamente nel contesto ospedaliero,ma anche dei positivi riflessi sulle terapie: il sorriso produce endorfina e chi sorride ha una migliore difesa immunitaria. Il clown dottore,nella sua formazione riceve,oltre alle tecniche artistiche, delle nozioni di psicologia (in particolare psicologia dell’età evolutiva e relazionale) in modo da essere in grado di poter rendere il proprio intervento il più mirato possibile a seconda del paziente e, con il loro camice “trasgressivo”, effettuano in genere un giro di visite nelle stanze, instaurando con i pazienti un rapporto diretto o, come si suole dire, “face to face” . Nelle loro intenzioni c’è sempre una volontà di trovare una “metafora terapeutica” che permetta un capovolgimento delle emozioni negative in positive, azionando una specie di “jogging interno” che

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stimoli la riabilitazione del proprio stato di salute. Ogni intervento è pertanto personalizzato, adattato di volta in volta al target con il quale ci si relaziona. I dottori e i volontari che scelgono questo tipo di terapia, operano a stretto contatto con l’equipe ospedaliera e, nonostante il loro aiuto assicuri un netto miglioramento della qualità della vita,in molte strutture la loro presenza viene ancora rifiutata. Il contesto operativo del clown dottore non si limita solamente alla pediatria, infatti gli studi della gelotogia hanno provato che l utilizzo della comicità risulta efficace anche con target non pediatrici (adulti e anziani) e in contesti diversi (disagio sociale e scolastico).

MODALITA’ E STRUMENTI DEL CLOWN IN CORSIA PEDIATRICA emerge infatti anzitutto il suo essere compagna di gioco ed amica nei momenti difficili vissuti dai piccoli degenti. Coloro Riflettendo in generale sulla figura del clown-dottore, che scelgono di indossare il camice del clown-dottore sono persone dalla spiccata sensibilità le quali decidono di formarsi ad essere dei professionisti che, in abiti da clown, si mettono al servizio degli altri per combatterne la sofferenza. Armati di doti personali, conoscenze teoriche e capacità pratiche, esse si creano un buffo ed originale personaggio, contraddistinto da un personale costume e da un nome d’arte, in grado di suscitare spontaneamente simpatia ed ilarità. Nella creazione

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del personaggio occorre anzitutto prestare attenzione ad accentuare, esagerandoli, gli aspetti buffi della personalità e del portamento. Con fervida fantasia e creatività si provvede poi all’ideazione del costume, del trucco e soprattutto del camice; quest’ultimo ha ben in evidenza il nome stesso ed è dipinto ed abbellito con soggetti che lo richiamano. Importante è anche la scelta degli oggetti che il clown tiene nella sua “valigetta” e nelle tasche, poiché oltre a possedere alcuni strumenti necessariamente comuni a tutti i clown, occorre che egli personalizzi il suo “bagaglio”, costantemente alla ricerca di nuove idee. Circa le doti personali, molto importanti sono, tra le altre, una predisposizione naturale alla risata, tatto, sensibilità, elasticità, creatività, equilibrio interiore, capacità di mettersi in gioco, energia. Assumono poi un certo peso le attitudini artistiche, in particolare in ambito circense, teatrale e musicale; in ultimo occorre una buona base teorica nelle materie mediche, psicologiche e pedagogiche. Fondamentale, inoltre, per poter operare al meglio, risulta senz’altro la disponibilità a fare un percorso su se stessi, di consapevolezza e conoscenza circa il proprio vissuto e la propria esperienza. I clown cosi vestiti e preparati possono iniziare il giro di visite intrattenendo i pazienti che lo desiderano con giochi, canti, fiabe, scenette, sculture di palloncini, scherzi, visite mediche finte, e momenti di dialogo. Nel fare tutto ciò coinvolgono attivamente non solo il bambino, bensì tutte le persone che sono nella stanza, dai parenti al personale sanitario. Soprattutto il coinvolgimento dei familiari assume una certa rilevanza, in quanto anch’essi necessitano

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di essere sostenuti e di ritrovare un po’ di serenità in una situazione spesso contraddistinta da vissuti di ansia. Aiutare i genitori ad uscire dallo stato di angoscia in cui frequentemente si rinchiudono, attraverso un’azione comica non invasiva, fa necessariamente migliorare anche la condizione del piccolo, il cui dolore è logicamente aggravato dalla loro preoccupazione. L’intervento dei clown varia a seconda della patologia, dell’età del bambino e dalla sua voglia ad interagire con il pagliaccio. Alla fine della visita, che è sempre breve e può durare un massimo di 20/30 minuti, è bene che i clown-dottori congedandosi dal bambino o dal ragazzo gli lascino un piccolo dono, come, ad esempio, una cartolina con la foto dei clown, degli adesivi, dei palloncini colorati modellati a forma di animali; questo aspetto è molto importante perché, seppur piccolo, il dono assume la funzione di ancoraggio, consentendo al clown di lasciare un segno di sé e ricordando al bambino i momenti spensierati vissuti. Per poter lavorare con competenza il clown-dottore deve saper utilizzare, insieme ad attrezzi più materiali come palline, marionette, palloncini e via dicendo, anche strumenti meno tangibili, ma forse più importanti, quali l’ascolto, l’improvvisazione, l’empatia, l’umorismo, la comunicazione non-verbale, l’interpretazione.

Il lavoro del clown-dottore riguarda

infatti tre campi di competenza e precisamente quello artistico e quelli relazionale e terapeutico, strettamente collegati tra loro; ecco da dove nasce la necessità di una formazione pratica e teorica completa, adeguata e continua.

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ATTIVITA’ IN OSPEDALE COI BAMBINI Tra le attività sperimentate dal clown di corsia con profitto in situazioni di ricovero in età evolutiva, un posto di rilievo spetta senza dubbio al gioco, che in ospedale assume una valenza educativa e terapeutica, in quanto strumento che predispone all’evento della malattia stemperandone gli aspetti negativi. L’attività ludica rappresenta il mezzo privilegiato per affrontare e superare la condizione di passività e chiusura che il bambino sperimenta in seguito all’ospedalizzazione, permettendogli di essere protagonista attivo e di accrescere il suo senso di autostima continuando a sperimentarsi e a definire positivamente la propria personalità. Il gioco è inoltre una forma importante di comunicazione, attraverso la quale è possibile stabilire relazioni ed acquisire informazioni sul proprio stato di salute e sulle terapie. Sempre sul piano comunicativo, le modalità con cui i bambini giocano possono avere funzione diagnostica poiché, se ben osservate, sono in grado di svelare preoccupazioni e dubbi. Fondamentale è poi il fatto che il gioco in ospedale rappresenta un elemento di continuità con l’esperienza precedente, è un segno di normalità e restituisce un ritmo all’esperienza temporale; dunque, non solo tiene in impegnati i bambini ma li aiuta anche a superare la sensazione di essere in una situazione in cui il tempo sembra dilatarsi e non passare mai. Da questi brevi cenni è già emerso come il gioco può assolvere a varie funzioni, tra le quali quella socializzante, distensiva, terapeutica, di scarico, informativa. Il gioco in

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una situazione di ospedalizzazione può essere essenzialmente di tre tipi e precisamente di svago, simbolico e di socializzazione; è necessario infatti che il bambino giochi per divertirsi, per riempire i momenti di noia e valorizzare la sua parte sana, ma l’attività ludica permette anche di incontrare gli altri e di comprendere e rielaborare meglio la situazione, favorendo le relazioni interpersonali. Nel proporre attività ludiche in ospedale il clown, persegue anche gli importanti obiettivi di favorire la motricità, valorizzando la corporeità ed educando ad accettare se stessi e la malattia e di mantenere viva l’intelligenza stimolando l’apprendimento. Pur essendo in ospedale non possono mancare attività di drammatizzazione e teatrali, di espressione grafico- pittorico, musicale, di giochi motori come la danza terapia, fiabe, creative e manuali di cui il clown deve possedere un grande bagaglio.

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Conclusione L’IMPORTANZA DEL PAGLIACCIO IN OSPEDALE Viene da chiedersi perché la figura di un clown abbia avuto tanto successo in ospedale,luogo così distante dal circo. Forse perche’ il gioco del pagliaccio e’ sempre in bilico fra la tristezza e la gioia, fra il pianto e il riso, forse perché la sua è un’ironia bonaria e un po’ malata di malinconia. Il mestiere del pagliaccio è quello di far ridere, ma anche quello di piangere con chi piange, di essere piccolo con chi è piccolo, ed insegnare all’adulto a riscoprire il bambino che custodisce dentro da sempre. Questo ha permesso ai clown di avvicinarsi con discrezione alla realtà della malattia. Il clown di corsia può avere ruoli diversi ma in genere è un “dottore grottesco”, che scimmiotta i veri dottori medici. Spesso affianca gli stessi medici durante l’intervento sul paziente: finge di fare un’iniezione allo stesso medico con una siringa enorme, diverte il bambino per distrarlo durante una visita o ancora trasforma le medicine in pozioni miracolose usando la bacchetta magica. Non c’è età per scegliere di diventare clown dottore, non esistono vincoli giuridici o istituzionali, né ogni altro tipo di pregiudizio, bisogna solo imparare a guardarsi dentro, a vedere il bello e il buono che custodiamo, imparare a tirarlo fuori nel modo giusto e a scegliere di condividerlo con gli altri, in particolare con chi è meno fortunato. Grandi e piccoli clown quindi, capaci di trasformare attraverso

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la clown terapia identità imperfette, di ridare speranza e di ricostruire l’autostima e il sorriso perduti attraverso la dolcezza e la sensibilità. Io ho la ferma convinzione che quando si investe nelle persone i risultati sono garantiti. Vedere una persona che soffre, sorridere mi riempie il cuore. Svolgere solo meccanicamente un ruolo senza rivestirlo della propria anima è un po’ come respirare senza però riuscire a sentire veramente l’aria che ti entra nei polmoni e ti fa sentire vivo.

SITOGRAFIA • www.clownterapia.it/terapia del sorriso nei reparti pediatrici • www.clownterapia.it/ Un naso rosso contro l’indifferenza. • www.clownterapia. La volontà di Guarire, Ed. Armando, Roma 1980

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STEFANO MASULLO Classe 1964, laurea in Scienze Economiche e Master in Comunicazione, Marketing e Finanza, Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e dell’Ordine Costiniano di San Giorgio, Custode delle Insegne e Componente del Collegio Magistrale dell’Ordine dei Santi Contardo e Giuliano l’Ospitaliere, attivo nel settore finanziario dal 1984, già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano, autorizzato CONSOB, e Broker registrato al NASD a New York, è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari, nella finanza di impresa, nella pianificazione fiscale, nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Ha iniziato a lavorare nella società Consulenti Finanziari SpA, creata da Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato, per oltre un lustro, nello Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1907, uno dei più importanti in Italia. Dal 1995 fino alla vendita, avvenuta nel 2006, fondatore, presidente e azionista di riferimento, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro. Socio fondatore, nel 1996, e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria riconosciuta a livello istituzionale in Italia; è inoltre socio fondatore, nel 2008, e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti. Rettore Università ISFOA, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 23 best sellers aziendali, di cui uno, nel 1999, adottato dall’Università Bocconi di Milano; opinionista presso i più importanti media di settore, quali CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato come relatore, in Italia ed all’estero, da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Istituto di Studi Bancari, ISTUD, IUAV Università di Venezia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; nel 2002 ha realizzato il primo libro dedicato al Consulente di Investimento. Autore nell’ottobre del 2001, del primo testo dedicato al Bahrein, è direttore editoriale delle prima rivista svizzera di finanza islamica, Shirkah Finance, risultando uno dei principali esperti italiani del settore. Socio fondatore e direttore responsabile della testata internet di finanza www.trend-online.com, con oltre 80.000 I Like su Facebook e 2,5 milioni di visitatori annui, risulta essere la più importante ed influente testata giornalistica on line di finanza operativa, ranking Alexa in Italia pari a 1.669 ed a livello mondiale pari a 16.069, fondata nel 2000. Socio fondatore e direttore responsabile di Golf People Club Magazine, rivista leader assoluta ed incontrastata nel proprio segmento di riferimento, Golf-Business & Lifestyle, con oltre 250.000 copie diffuse tra la versione cartacea e quella digitale, destinata agli appartenenti alla specifica classe sociale degli high net worth individuals, cioè individui che possiedono un patrimonio netto globale personale, immobile di residenza escluso, superiore al milione di dollari; in passato vice direttore del magazine dedicato al lusso World & Pleasure Magazine 38 e direttore editoriale Family Office: Patrimoni di Famiglia, la prima rivista italiana multimediale, internet e cartacea, specializzata nella tutela e conservazione dei patrimoni di famiglia. Ha svolto incarichi direttivi o consulenziali in gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, 81 SIM Family Office SpA, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Société Bancarie Privée, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, IW Bank, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale.


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ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale Libera e Privata Università Telematica a Distanza di Diritto Internazionale Ente di Ricerca Senza Scopo di Lucro e di Interesse Generale

APPENDICE AL VOLUME E PRESENTAZIONE ISTITUZIONALE

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ISFOA Edizioni Accademiche Scientifiche Internazionali Digitali


LIBERA E PRIVATA UNIVERSITÀ DI DIRITTO INTERNAZIONALE INTERNATIONAL OPEN UNIVERSITY UNIVERSITÀ TELEMATICA A DISTANZA ENTE DI RICERCA SENZA SCOPO DI LUCRO E DI INTERESSE GENERALE Persona Giuridica Legalmente Autorizzata e Riconosciuta tramite Certificato di Incorporazione, Decreto, Registrazione Ufficiale, Provvedimento e Delibera nelle seguenti nazioni: Stati Uniti, Repubblica di San Marino, Belize, Albania, Confederazione Elvetica. Persona Giuridica Legalmente Costituita ed Autorizzata ai sensi degli articoli 60 e seguenti del Codice Civile Svizzero ed in conformità agli articoli 20 e 27 della Costituzione Federale Svizzera e delle Leggi Cantonali. Ente Morale Autorizzato ai sensi della Legge 13 Giugno 1990 n. 68 della Repubblica di San Marino Fondazione Internazionale Autorizzata ai sensi della Legge 7 Maggio 2011 n. 8788 della Repubblica di Albania. Istituzione Autorizzata ai sensi della Section 108 of the General Corporation Law of Delaware Istituzione Autorizzata ai sensi dell’International Business Companies Registry Act Republic of Belize member British Commonwealth 31 December 2000. ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale è una Università libera, apolitica, aconfessionale di Diritto Internazionale, Riconosciuta ai Sensi dell’Art.60 del Codice Civile Svizzero in conformità degli Articoli 20 e 27 della Costituzione Federale Svizzera, è riconosciuta dall’ordinamento Giuridico Nazionale come Appartenente al settore Universitario Svizzero regolato dalla Legge Federale sulla promozione e sul coordinamento del settore Universitario Svizzero (LPSU entrata in vigore il 1 Gennaio 2015) ed è legittimata ad organizzare ed erogare attività di insegnamento di livello universitario, ricerca accademica ed alta formazione specialistica in ossequio alle prescrizioni ed alla legislazione vigente rilasciando a titolo libero e privato e su basi assolutamente legali, le relative attestazioni. Svolge attività di insegnamento a livello terziario ed attribuisce titoli di studio in virtù del diritto di libertà di insegnamento e della ricerca scientifica e della libera attività economica in conformità agli articoli (art.20) - (art.27) garantiti dalla Costituzione Federale Svizzera, essi sono conformi alle Direttive della Conferenza universitaria svizzera nell’ambito del processo di Bologna (Direttive di Bologna) del 4 dicembre 2003. I titoli conferiti sono validi ai fini del riconoscimento, secondo la Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa ratificata dalla Svizzera il 1 febbraio 1999 e dall’Italia con la legge n.148 del 11 luglio 2002.

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ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale, riconosciuta dall’ordinamento giuridico nazionale come appartenente al settore universitario svizzero regolato dalla Legge Federale sulla Promozione e sul Coordinamento del Settore Universitario Svizzero (LPSU), utilizza le tre lingue ufficiali Elvetiche, italiano, francese, tedesco, unitamente all’inglese ed opera a tutti gli effetti quale Università, offrendo corsi che portano al conseguimento di Bachelor Degree (Lauree Triennali), Master Degree (Lauree Specialistiche), Executive Master e Master of Advanced Studies, oltre che Dottorati di Ricerca - PhD, corrispondenti ai livelli 6, 7, e, 8 del sistema europeo E.Q.F.European Qualification Framework.


Il Consiglio di Stato del Cantone Ticino con Delibera numero 706 del 14 febbraio 2006, ha autorizzato ISFOA ad utilizzare la denominazione “ ISFOA Libera e Privata Internazionale ” ai sensi dell’art. 14 cpv. 2 della legge sull’Università della Svizzera Italiana, sulla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e sugli Istituti di ricerca del 03 ottobre 1995 (LUSI). ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale ISFOA Libera e Privata Università Internazionale a partire dall’anno accademico 2010 ha inaugurato una rinnovata struttura organizzativa e dirigenziale attiva nelle città di Ginevra e di Zurigo presso una importante rappresentanza consolare diplomatica, messa a disposizione da un autorevole componente interno del proprio Senato Accademico, trasferendosi così dalla città di Lugano e dal Cantone Ticino. ISFOA Libera e Privata Università Internazionale, fondata nel 1999, con i suoi oltre 3.500 allievi formati nei vari percorsi, diplomi di perfezionamento, lauree breve, lauree magistrali, master di specializzazione, dottorati di ricerca, ha assunto tale importante decisione strategica in funzione del fatto che Ginevra, oltre 180.000 abitanti, capitale dell’omonimo Cantone, contro i 35.000 di Lugano, è la seconda città della Svizzera dopo Zurigo ed è considerata una piazza internazionale e cosmopolita a livello finanziario, industriale ed istituzionale, sede delle maggiori banche private nazionali ed estere e delle maggiori organizzazioni internazionali quali Croce Rossa, Nazioni Unite, Organizzazione Mondiale della Sanità, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Alto Commissariato Nazioni Unite per i Rifugiati, Organizzazione Mondiale del Commercio, Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, World Economic Forum, di conseguenza rappresenta la naturale ubicazione per un ente accademico di prestigio e caratterizzato da una innata propensione allo sviluppo ed al relativo consolidamento di relazioni sociali, istituzionali e professionali. I diplomi conferiti, per la propria peculiare natura privata, risultano essere diversamente equipollenti a quelli di analoghe istituzioni statali e non garantiscono automaticamente alcuna equivalenza con altri, sono però legittimamente considerati titoli accademici e possono, singolarmente, e nei casi e nelle modalità di specie, autonomamente previste dai vari ordinamenti universitari nazionali, essere valutati come ammissibili al riconoscimento in tutti i paesi d’Europa ai sensi della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sul reciproco riconoscimento delle qualifiche universitarie. ISFOA Libera e Privata Università Internazionale, in virtù del suo stato normativo e per l’interpretazione del Trattato di Lisbona, non può garantire l’accettazione del titolo rilasciato, per bandi e concorsi pubblici, albi e il riconoscimento di titolo da parte di istituzioni, enti pubblici o privati, enti universitari o altro. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale è considerata una delle più prestigiose, selettive, ambite e rinomate università a distanza.

ISFOA Libera e Privata Università di Diritto 43Internazionale vanta i seguenti record: ñ ñ ñ ñ

il 100% dei propri iscritti conclude nei tempi previsti il percorso accademico programmato ; il 100% dei propri laureati risulta essere un imprenditore, un professionista o un dirigente di conclamato successo; il 100% dei propri laureati appartiene alla classe sociale degli high net worth individuals; lo 0% è il tasso di abbandono dei propri iscritti.


ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, gode a livello internazionale, di un acclarato prestigio e di una riconosciuta reputazione in funzione del proprio corpo docente composto da banchieri, industriali, editori, giornalisti, diplomatici, accademici, prelati, militari, giuristi, economisti di chiara fama, provenienti dalle maggiori e più note istituzioni italiane ed estere, sia per le proprie importanti attività di lobbyng e di sviluppo di affari che per l’impegno profuso a livello sociale, avendo concesso numerose borse di studio a parziale e/o totale copertura delle rette previste a favore di discenti non particolarmente abbienti ma meritevoli e organizzando e/o finanziando innumerevoli opere filantropiche e caritatevoli. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, attraverso l’opera indefessa e volontaria del pro rettore Vincenzo Mallamaci, ha perfezionato, proprio grazie alle generose donazioni ricevute durante le varie cerimonie di consegna dei titoli accademici, in stretta collaborazione con l’Associazione E Ti Porto in Africa ONLUS, l’acquisto di numerosi ettari di terra in Costa d’ Avorio, destinati alla coltivazione di piantagioni di Cacao, da donare ad un folto gruppo di famiglie povere che potranno con il loro lavoro ed il relativo insegnamento di Tecniche Agricole, Aziendali, Finanziarie e Commerciali, sopravvivere e prosperare per almeno 30 anni. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale agirà nella realizzazione di tale importante opera umanitaria, sempre sotto la diretta supervisione di Monsignor Giulio Cerchietti, Officiale della Congregazione per i Vescovi della Santa Sede, responsabile Ufficio Internazionale Ordinariati Militari e Presidente Associazione Amici del Benin e di Padre Constant Atta Kouadio, cittadino della Costa d’Avorio, Assistente Spirituale e Presidente Vicario per l’Africa dell’Associazione E Ti Porto in Africa ONLUS. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, da sempre, progetta e sviluppa operazioni di livello internazionale a beneficio del progresso sociale, culturale ed economico, procedendo sempre nello spirito cristiano, in maniera concreta e reale, in silenzio ed umiltà, in evidente contrapposizione alle chiacchiere generali, poiché questo è uno degli insegnamenti fondamentali ereditati dal Maestro Gesù Cristo per risolvere, ad esempio, il problema dei profughi alla radice. Se dai del pesce ad un uomo, Egli si ciberà una volta. Ma se tu gli insegni a pescare, Egli si nutrirà per tutta la vita. Se fai progetti per un anno, Semina del grano. Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni, Pianta un albero. Se essi abbracciano cento anni, Istruisci il popolo. 44 Seminando grano una volta, Ti assicuri un raccolto. Se pianti un albero, Tu farai dieci raccolti. Istruendo il popolo, Tu raccoglierai cento volte.


Sua Santità Papa Francesco, per tale importante impegno sociale, professionale ed accademico, ha voluto impartire, facendo consegnare direttamente nelle mani di Stefano Masullo, magnifico rettore ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, la propria Benedizione Apostolica, invocando speciale effusione di grazie celesti e la materna protezione della Beata vergine Maria per una costante crescita nella fede e nell’amore.

Oggi l’esperienza professionale può essere riconosciuta dalle Università italiane o straniere come credito 45 il percorso che porta al conseguimento della laurea. formativo: significa che è possibile abbreviare

La partecipazione a stage e seminari, l’iscrizione a ordini professionali, la conoscenza delle lingue e dell’informatica, la frequenza a corsi di formazione e attività culturali, lo svolgimento di volontariato ed impegno sociale nel corso della propria vita lavorativa si traducono in crediti formativi e accelerano il raggiungimento della laurea.


Il Premio Internazionale ISFOA alla Carriera, considerato uno dei più ambiti, selettivi, prestigiosi ed esclusivi riconoscimenti, volto a valorizzare le rinomate eccellenze italiane ed estere, attive nel settore culturale, industriale, accademico, istituzionale e professionale, che si inquadra in un più ampio manifesto programmatico, realizzato con successo fin dall’autunno del 1996, è stato inaugurato nel Maggio del 2004 con una cerimonia ufficiale, trasmessa in prima serata dalla televisione nazionale ungherese, ed avvenuta all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, alla presenza di oltre 250 ospiti, del Ministro per gli Italiani nel Mondo, dell’Ambasciatore d’Italia in Ungheria, con il saluto ufficiale del Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Italiana vantando i seguenti patrocini ufficiali: Provincia di Milano; Provincia di Lecce; Ministero Infrastrutture e Trasporti; Ministero Affari Esteri; ICE Istituto Commercio Estero; Ministero per gli Italiani all’Estero; ANC Associazione Nazionale Carabinieri; AIDDA Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda; Comune di Milano; Regione Lombardia; Comune di Lecce; Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari.

Il Premio Internazionale ISFOA alla Carriera ha come scopo il perseguimento dei seguenti obiettivi: ñ Internazionalizzazione delle aziende italiane nel mondo; ñ sviluppo della cooperazione multinazionale; ñ valorizzazione delle Piccole e Medie Imprese; ñ affermazione dell’immagine del marchio e dello stile italiani nel mondo; ñ s alvaguardia e riqualifica del Made in Italy attraverso supporti e contenuti culturali che contrastino il dumping cinese; ñ consolidamento delle responsabilità sociali, etiche e morali nelle attività produttive e professionali. Il Premio Internazionale ISFOA alla Carriera, nel corso della serata di gala inaugurale della prima edizione, conclusasi con un eclatante successo, ha potuto vantare il saluto istituzionale, in nome e per conto di Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica Italiana, portato personalmente da Paolo Guido Spinelli, ambasciatore della Repubblica Italiana in Ungheria, e tra 46 gli illustri premiati, presente alla serata in qualità di ospite d’onore ed istituzionale, il ministro per gli Italiani nel Mondo, onorevole Mirko Tremaglia, destinatario anche di una Laurea Honoris Causa conferita dal Senato Accademico della Facoltà di Scienze Aziendali ed Economiche di ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale.


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E’ possibile ottenere il Diploma di Laurea e il relativo titolo di Dottore, senza dover abbandonare la propria attività, senza alcun obbligo di frequenza e in alcuni casi senza dover sostenere nessun esame secondo un percorso accademico personalizzato strutturato attraverso un processo denominato CEVA Certificazione e Verifica Esperienza Acquisita. Un qualificato professionista, iscritto e certificato quale docente Assoconsulenza Associazione Italiana Consulenti di Investimento, la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta ed accreditata in Italia, sarà in grado di offrire una consulenza assolutamente libera e gratuita in merito alla valutazione del proprio curriculum vitae. info@assoconsulenza.eu In Svizzera le università private non hanno alcun obbligo di sottoporsi ad una procedura di accreditamento, che è al contrario una semplice facoltà di ogni istituto universitario, teso ad aumentarne il prestigio ed ad ottenere i sussidi finanziari erogati dalla Conferenza universitaria svizzera; né ad offrire cicli di studio che soddisfino le condizioni per l’accreditamento, né tanto meno obbligata a menzionare la circostanza che non sia accreditata. In Svizzera non esiste il valore legale dei titoli (salvo per quelle formazioni che si concludono con un esame di stato es. medicina), le università private possono decidere volontariamente di sottoporre i loro corsi di studio al cosiddetto “accreditamento”, certificazione di qualità. Ne consegue che i titoli conferiti, in quanto rilasciati da una università riconducibile al sistema di insegnamento superiore, sono validi ai fini dell’ammissione al riconoscimento in tutti i paesi d’Europa, Italia compresa, ai sensi della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sul reciproco riconoscimento delle qualifiche universitarie, ratificata dalla Svizzera il 1 febbraio 1999 e dall’Italia con la legge n.148 del 11 luglio 2002. ISFOA Libera e Privata Università Internazionale rilascia titoli accademici, perciò, validi ai fini dell’ammissione al riconoscimento in Italia anche per finalità diverse da quelle precedenti ai sensi del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 luglio 2009, n. 189 - Regolamento concernente il riconoscimento dei titoli di studio accademici, a norma dell’articolo 5 della legge 11 luglio 2002, n. 148. (09G0197) (GU n. 300 del 2812-2009) note. Entrata in vigore del provvedimento: 12/01/2010. Il Cantone Ticino, come confermato da comunicazioni e delibere ufficiali del Consiglio di Stato e del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport e dalla Legge del 3 Ottobre 1995 sull’Università della Svizzera Italiana, sulla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana e sugli Istituti di Ricerca, regola all’articolo 14, unicamente l’uso del nome Università con il duplice scopo di evitare confusione con le istituzioni accreditate ed enti autonomi di diritto pubblico quali appunto USI Università Svizzera Italiana e SUPSI Scuola Universitaria Professionale Svizzera Italiana, e che le informazioni date agli studenti siano conformi all’effettivo valore dei titoli conseguiti, conferma inoltre che l’attività di formazione universitaria non richiede una autorizzazione specifica poiché si basa sulla libertà di scienza e sulla libertà economica dei sopra richiamati articoli 20 e 27 Costituzione Federale Svizzera.

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ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ha insignito nel corso degli anni del titolo accademico honoris causa innumerevoli personalità di spicco universalmente rinomate ed in particolare ben quattro Ministri in forza 2001 - 2006 al Governo presieduto dall’Onorevole Silvio Berlusconi svolgendo le relative cerimonie ufficiali di consegna presso esclusive sedi istituzionali quali Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Ambasciate. I titoli accademici rilasciati da ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale sono perciò validi titoli universitari in Svizzera e in tutti i paesi d’Europa.


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Quadro Normativo Generale ed Utilizzo Legale e Legittimo del Titolo Universitario Privato Svizzero in Italia I titoli rilasciati da ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale non conferiscono in alcun modo il privilegio di accedere all’esame di Stato per l’abilitazione professionale e, per di più, chi è in possesso legittimo di quest’ultimo titolo dottrinale, deve sempre darne atto, indicando obbligatoriamente l’origine e la natura, possono però essere legalmente fruibili in Svizzera, nella lingua originale nella quale sono stati conferiti, in base all’articolo 27 della Costituzione Federale Elvetica, il tutto, rispettando i dettami dell’articolo 14 della Legge Cantonale sull’Università della Svizzera Italiana del 3 ottobre 1995; ed in Europa ai sensi dell’articolo 3 della Convenzione di Parigi del Consiglio d’Europa del 14 dicembre 1959. Il titolo di studio conseguito all’estero non ha generalmente riconoscimento professionale in Italia, salvo il disposto della Legge 1940 del 31/12/1962 che stabilisce il principio secondo il quale “chiunque ha diritto di portare un titolo accademico conferito da università estere, purché ne precisi l’origine.” Si richiama a questo proposito l’attenzione su di un importante adempimento, obbligatorio per i possessori di titoli appartenenti alla fattispecie in oggetto, sia ordinari che onorari, sul biglietto da visita, sulla carta da lettera, sul cartoncino e su tutti gli altri documenti, dovrà sempre citarne la fonte, appaiata al proprio nome e cognome. Per completezza si riporta un esempio di pura fantasia: Pinco Pallino Dottore in Economia e Finanza honoris causa ISFOA USA Il proponente potrà di conseguenza avvalersi del titolo, dr. o dr. ing., a lui conferito legalmente, nei biglietti da visita e nella carta intestata commerciale, professionale o personale, e nei rapporti con i terzi, ma, come già descritto in precedenza, trattasi di titolo, generalmente, non valido ad esercitare una professione riservata, né ad iscriversi ad Albi Professionali ed Ordini regolamentati a livello pubblico, né a partecipare a concorsi; in base al disposto normativo della Legge 262 del 13/3/1958, infatti, ci si può solo fregiare del titolo emesso da un “soggetto non residente”, quale è ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, e non farne uso. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale non ha l’obbligo di venire registrata in Italia in quanto il suo stato giuridico è già di per sé completo e compiuto, comprovato all’origine; accadrebbe l’inverso qualora i diplomi rilasciati possedessero titolo valido per l’avviamento agli Esami di Stato al fine dell’abilitazione professionale. I titoli conferiti impegnano solo l’istituzione stessa che li rilascia a livello libero e privato su basi assolutamente legali, non essendo in alcun modo responsabile in merito all’uso del titolo ed all’ottenimento del diritto all’esercizio della libera professione in quanto regolati dalle norme dei singoli Paesi.

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Ai fini del valore legale del titolo rilasciato esso non può essere paragonabile con quelli rilasciati da Università Statali della Repubblica Italiana, né con quelle considerate equipollenti, né con quelli di Università Statali dell’Unione Europea e/o della Confederazione Elvetica, per quanto, nel Regno Unito – Gran Bretagna il British Parliament 1988 Education Act reciti che “The awards made by overseas educational establishments should be recognized, and the assessment and recognition of such qualifications would be a matter for the individual employer and professional bodies”. L’Accordo tra la Confederazione Svizzera, da un parte, e la Comunità Europea ed i suoi Stati membri, dall’altra,


sulla libera circolazione delle persone, concluso il 21 giugno 1999, approvato dall’Assemblea Federale l’8 ottobre 1999, ratificato con strumenti depositati il 16 ottobre 2000, entrato in vigore il 1° giugno 2002 - 1° giugno 2004, all’articolo 5, prevede, per le istituzioni accademiche quale è ISFOA, il diritto di fornire sul territorio dell’altra parte contraente, programmi di insegnamento e di formazione di durata non superiore a 90 giorni per anno civile. Riconoscimento titoli esteri in Italia legge 148/2002 circolare MIUR equipollenza cancellata Tutti i cittadini italiani residenti in Italia che hanno conseguito un titolo accademico all’estero possono esercitare tutti i diritti connessi al possesso del titolo senza dover richiedere l’equipollenza e rivolgersi ad una università italiana per il conferimento del corrispondente titolo italiano. La prassi dell’equipollenza, già prevista negli articoli 170 e 332 del RD 1592/1933 ora abrogati, è stata cancellata, con l’introduzione della procedura del riconoscimento finalizzato prevista dalla legge 148/2002, propria di una concezione più moderna e coerente con gli obiettivi attuali dell’insegnamento superiore a livello internazionale. Il MIUR Ministero Istruzione Università e Ricerca, in una circolare (Protocollo: n. 3600/Segr/Afam del 10 febbraio 2004), conferma l’applicazione della legge 148/2002 per il riconoscimento in Italia dei titoli esteri, e invita tutti i destinatari ad osservare ed attuare le norme sul riconoscimento dei titoli di studio effettuati all’estero. Confermata la spendibilità dei Titoli Accademici Svizzeri in Europa · Spagna. Il Ministero competente spagnolo ha riconosciuto la laurea triennale in Scienze Aziendali conferita da una università privata elvetica con indirizzo Consulenza del Lavoro come qualifica professionale abilitante ai sensi della direttiva 2005/36/CE, all’esercizio della professione di consulente del lavoro, dopo il superamento della prova attitudinale in diritto positivo spagnolo del lavoro e della sicurezza sociale. · Germania. La Procura del Baden Wuttemberg ha riconosciuto la spendibilità in Germania del Master in Business Administration rilasciato da una università privata elvetica con ordinanza N.123js 2193809 del 3 giugno 2011. Il Tribunale Civile di Stoccarda Atto nr. 25 O 92/11 del 22.03.2012 ha dichiarato legittimo in Germania l’uso del titolo con l’indicazione delle sue origini. · Italia. Le università di Catania, Padova, Chieti, Unisu, Guglielmo Marconi, E Campus, hanno riconosciuto la spendibilità accademica con il riconoscimento totale e/o parziale degli esami sostenuti presso una università privata elvetica. Il Ministero della Difesa Italiano ha autorizzato l’annotazione matricolare del diploma di laurea in Scienze della Comunicazione conferito da una università privata elvetica. Ammissione e conseguimento di numerosi laureati presso una università privata elvetica dell’attestato di MEDIATORE CIVILE E COMMERCIALE (Decreto Legislativo n. 28 del 20 Marzo 2010 e Decreto Interministeriale n. 180 del 18 Ottobre 2010).

77 La laurea triennale in Scienze Aziendali riconosciuta in Europa come qualifica professionale ai sensi della direttiva 2005/36/CE Il Ministero competente spagnolo ha riconosciuto la laurea triennale in scienze aziendali con indirizzo consulenza del lavoro come qualifica professionale abilitante ai sensi della direttiva 2005/36/CE, all’esercizio della professione di consulente del lavoro, dopo il superamento della prova attitudinale in diritto positivo spagnolo del lavoro e della sicurezza sociale.


Valore dei titoli di studio universitari conferiti da università private in Svizzera In Svizzera la formazione universitaria è prevalentemente pubblica e di competenza dei Cantoni, salvo i politecnici federali e altre scuole universitarie federali (SUP) scuole universitarie professionali direttamente regolate e controllate dal Governo federale, esiste però anche una rilevante presenza di università private. In Svizzera non è richiesta preventiva autorizzazione e /o riconoscimento statale per offrire formazione nel settore universitario, organizzare esami o rilasciare titoli di studio. Non esiste il valore legale dei titoli. Autorità federali o cantonali, secondo le rispettive competenze, vigilano nei casi previsti dalla legge sull’attività delle università private. In Svizzera, all’infuori dei casi specialmente regolamentati dalla legge, giudice della qualità e del valore di una formazione è l’utente o il mercato del lavoro prima che lo Stato. Conformemente alle tendenze internazionali, sono state introdotte in Svizzera procedure di accreditamento facoltative (certificazione di qualità e/o marchi di qualità) non discriminanti tra offerta pubblica e privata. L’accreditamento è facoltativo e attesta solamente un controllo esterno della qualità e non implica alcun riconoscimento della validità di questa o di quella formazione da parte dello Stato. Il settore universitario in Svizzera è complesso e conseguente all’assetto federale del paese (terziario A secondo la classificazione internazionale): · la Confederazione regola e controlla i Politecnici federali e le Scuole universitarie professionali (SUP) pubbliche o private. · I Cantoni, secondo la Costituzione Federale Svizzera, hanno la sovranità sulle università cantonali pubbliche e su quelle private operanti sul proprio territorio. In ciascun Cantone quindi vi sono leggi cantonali universitarie che regolano in modo differente la materia. · La Confederazione e i Cantoni hanno competenze comuni riguardanti il coordinamento e lo sviluppo della qualità, tramite la Conferenza universitaria svizzera (CUS), organo comune della politica universitaria accademica pubblica. A livello nazionale svizzero una Agenzia nazionale di accreditamento (OAQ), accredita facoltativamente le università pubbliche e quelle private o loro singoli curricula, cioè concede loro un marchio di qualità, che comunque non conferisce di per sé alcun riconoscimento e/o la validità statale dei titoli conferiti.

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Un’istituzione può richiedere un accreditamento come università oppure puo’ richiedere l’accreditamento per certi cicli di studio soltanto secondo quanto stabilito dalla legge federale sull’Aiuto universitario (LAU, RS 414.20). Per quanto concerne il valore dei titoli universitari accademici rilasciati in Svizzera: · ai fini dell’ammissione all’esercizio di una professione regolamentata (p.e. medicina, avvocatura, ecc.), sono le leggi federali o cantonali regolanti la professione che stabiliscono quali titoli sono riconosciuti.


· Per le professioni non regolamentate (p.e. management, giornalismo, ecc.) spetta di fatto al datore di lavoro “riconoscere” o meno il valore di un titolo di studio; significativo può essere l’accreditamento o comunque una certificazione di qualità rilasciata da enti privati generalmente riconosciuti. · Ai fini del proseguimento degli studi, è l’università dove si intende proseguirli che riconosce il valore di un titolo precedente. Analogamente a quanto avviene per l’equivalenza dei titoli, le università si basano sulle norme nazionali. Università private riconosciute appartenere al sistema d’insegnamento con sede in Svizzera, anche se non accreditate (cioè che non hanno richiesto la certificazione di qualità facoltativa), hanno comunque il diritto costituzionalmente garantito di rilasciare titoli di studio universitari che, senza alcuna differenza rispetto a quelli rilasciati dalle università pubbliche, sono validi per: · il diritto d’accesso ai fini del proseguimento degli studi nel sistema universitario (pubblico) svizzero e all’estero, ai sensi delle leggi nazionali e della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sulla reciproca riconoscibilità dei titoli; · ai fini dell’esercizio in Svizzera di professioni regolamentate ai sensi della direttiva della Unione europea CE/ 2005/36 in vigore anche in Svizzera dal 1 novembre 2011; · ai fini dell’esercizio in Svizzera di professioni non regolamentate, vale il libero apprezzamento del datore di lavoro.

RICONOSCIMENTO ACCADEMICO PER LA PROSECUZIONE DEGLI STUDI IN ALTRA UNIVERSITA’ I titoli conferiti, in quanto legalmente rilasciati da una università riconosciuta dall’ordinamento giuridico come appartenente allo spazio universitario svizzero, sono idonei ai fini del riconoscimento ai sensi della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sul reciproco riconoscimento delle qualifiche universitarie, ratificata dalla Svizzera il 1 febbraio 1999 e dall’Italia con la legge n.148 del 11 luglio 2002.

USO DEI TITOLI NEI PAESI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA Tutti i cittadini italiani residenti in Italia che hanno conseguito un titolo accademico all’estero possono esercitare tutti i diritti connessi al possesso del titolo. Ai sensi dell’art. 54 della direttiva 2005/36/CE 79 della Unione Europea lo Stato membro ospitante fa sì che gli interessati abbiano il diritto di usare il titolo di studio dello Stato membro d’origine, ed eventualmente la sua abbreviazione, nella lingua dello Stato membro d’origine. Lo Stato membro ospitante può prescrivere che il titolo sia seguito da nome e luogo dell’istituto o della giuria che l’ha rilasciato. A settembre 2011 il Comitato misto Svizzera-UE per l’Accordo sulla libera circolazione delle persone ha deciso l’applicazione in Svizzera a partire dal 1° novembre 2011 della direttiva 2005/36/CE. Di conseguenza l’Italia come stato membro ospitante deve garantire agli interessati l’uso nel proprio territorio del titolo di studio conseguito in Svizzera nella lingua dello Stato di origine.


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ISFOA Edizioni Accademiche Scientifiche Internazionali Digitali Tutti i diritti di riproduzione sono riservati.


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