ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale Libera e Privata UniversitĂ Telematica a Distanza di Diritto Internazionale Ente di Ricerca Senza Scopo di Lucro e di Interesse Generale
Sergio Briganti
Le Imprese Familiari in Italia Un esempio di una storia di successo per 109 anni da Apollinare Briganti
BRIGANTI srl Terni 1897
ISFOA Edizioni Accademiche Scientifiche Internazionali Digitali
Sergio Briganti , nato a Terni il 29 Settembre 1948 , diploma di scuola media superiore all’ Istituto Tecnico Commerciale , pro nipote di Apollinare Brigante , commerciante , fondatore della più importante e prestigiosa organizzazione commerciale di Terni , sta conseguendo presso la Facoltà di Scienze Economiche Giuridiche e Politiche di ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale il Diploma di Laurea in Marketing e Comunicazione Aziendale con specializzazione in Economia e Tecnica della Comunicazione .
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Premessa: Questa ricerca intende indagare lo sviluppo del commercio a Terni, dal grande Mercato delle Erbe di epoca Romana, al potente sviluppo commerciale avvenuto dopo la rivoluzione industriale, analizzato da un punto di vista strettamente personale, sottolineando le vicende personali e i fattori storici che portarono all’ascesa e al declino dell’azienda di famiglia. Dedico pertanto questo nuovo traguardo a mia moglie Anna ai miei figli Francesca Valentina Andrea, che anche se a volte critici, mi hanno sempre sostenuto in tutte le mie innumerevoli iniziative, e che mi sono stati vicino nei momenti del bisogno. Non voglio dimenticare oggi neanche mio padre uomo parco di lodi, ma che ho visto a volte orgoglioso di me e mia madre con la sua infinita bontà .
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Indice Cap.1. Introduzione Cap.2 Contesto storico : Dall’artigianato alle industrie nella conca ternana. Ascesa e declino Cap.3
Cronologia dello sviluppo demografico a Terni
Cap.4
Inizi della Nostra attività commerciale: arrivo del nostro capostipite in Terni.
Cap.5
La crisi del ’29
Cap. 6
Punti di forza dell’azienda: - l’unione fa la forza commerciale - analisi del contesto commerciale che determinò il successo dell’azienda
Cap. 7
Dagli anni ’50 in poi
Cap. 8
Gli anni ’60 e l’inaugurazione del nuovo punto vendita
Conclusioni: T estimonianza personale di una carriera nell’azienda di famiglia. La mia educazione , formazione e carriera
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Introduzione storica: Ascesa del commercio dell’artigianato e dell’industria: Si hanno tracce di un importante commercio a Terni, risalente all’epoca dell’impero Romano. In tale periodo fu realizzata dai romani la bonifica della zona paludosa che aveva dato origine alla città “INTERAMNA”, cioè tra i fiumi, la odierna “Terni”. Con la bonifica si realizzò una fitta rete di canalizzazione delle acque che presero a scorrere rendendo il luogo particolarmente adatto alla coltivazione. Dalla fiorente coltivazione si arrivò ad un vivace Mercato delle erbe, che attirò in zona, in alcuni giorni della settimana, moltissimi mercanti di tutti i generi ospitati per due o tre giorni entro le mura cittadine. Nel medioevo, il mercato fatto in particolari ricorrenze era enorme, come la festa di S. Paolo in giugno e altre date che scandivano le stagioni dell’anno, come la fiera del Cassero a porta Romana o altre. In quei periodi i mercanti erano poco più dei vecchi girovaghi che accompagnavano gli eserciti negli spostamenti, rifornendo le truppe con la loro mercanzia, maggiormente del vino, in cambio di ruberie o dei veri bottini di guerra. Da questi girovaghi, si formò una classe sociale che si rese sempre più ancorata e stabile al territorio, ma lo spirito (ed anche quello che si aspettava il popolo) era che il vero commerciante doveva essere di “Fuori città” perché assicurava cose che erano rare ed esclusive. Le frequentatrici più assidue dei mercati, erano ovviamente le donne. Nel territorio, avevano iniziato a fiorire anche tutte quelle attività, legate all’acqua che scorreva e generava una forza continua e che l’ingegno dell’uomo non tardò a utilizzare per innescare dei meccanismi utili per risparmiare le sue forze e per velocizzare il lavoro quotidiano. Mulini per il grano, frantoi per olio, ruote per sollevare acqua, irrigare e per alimentare fucine che sorsero numerose. Macchinari che azionavano ingranaggi, rotori e leve, i primordi della moderna industria di falegnameria, di metallurgia e di meccanica. Da qui presero vita tutte le arti e tutti quei mestieri, che originarono il nome dei rioni Ternani quello dei Fabbri o di vie come via delle mole, via delle concie, via della fonderia. Si formò così quella borghesia mercantile che disponeva di mezzi finanziari da pareggiare i capitali dell’antica nobiltà. Da una zona paludosa e malsana si trasformò ben presto in un crocevia di popolazioni montane che riuscivano a trovare sostentamento scambiando o vendendo quel poco che l’aspra natura gli riusciva a dare: legname, e i poveri
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prodotti, come frutti autunnali, selvaggine, e proventi della pastorizia, tutto a favorire un incredibile volume di scambi che non trova confronto in tutto il centro - Italia. Sul finire del diciassettesimo secolo Papa Pio VI volle localizzarci una ferriera, sfruttando le vicine cave di ferro di Monteleone di Spoleto e l’ingente quantità di acqua presente nel territorio, indispensabile nel processo di lavorazione. La popolazione in quel tempo era molto ostile al governo della Chiesa e la Chiesa stessa, non riusciva a governare bene il suo popolo e la ferriera non fu mai sfruttata appieno, inoltre la ferriera, fu distrutta due volte dal terremoto che agli inizi del 1700 rasero al suolo anche altri opifici e le case, arrestando per decenni l’incremento di popolazione. La cittadinanza comunque non si scoraggiò, adeguando le abitazioni agli eventi sismici. Si utilizzarono innovative e particolari tecniche di costruzione, che poi si sono perse nel tempo. Il mercato delle erbe, dopo questi accadimenti, fu portato nel centro cittadino, nella “Piazza del Gimnasium” rinominata appunto “Piazza delle Erbe”, dove è rimasto, ogni mattina, fino agli anni ’50.
Intorno a questa piazza, sorsero numerose botteghe, che cambiarono addirittura
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la toponomastica cittadina in via dei FONDACHI. La numerosa presenza dei commercianti, sopra ogni aspettativa, creava un sempre maggiore interesse commerciale in Terni, tanto che le popolazioni limitrofe erano attratte da una così grande offerta di beni a prezzi calmierati dalla grande concorrenza. Questo polo attrattivo, creato dalla forza motrice, inesauribile e non costosa dell’acqua, costituì il luogo ideale non solo per l’industria siderurgica tanto da attirare numerosi imprenditori, provenienti dal nord Italia e da altri paesi esteri, che ne videro un luogo ideale dove investire. Nel 1818 l’industria a terni era formata da: 38 mulini da Olio, 2 stabilimenti per la lavorazione della sanza, 20 mulini da grano, la famosa Ferriera Paolina, 3 Ramiere, una fonderia per la ghisa, una segheria ad acqua (Bizzoni) e un vasto indotto di artigiani al servizio di tutte le aziende. Nel 1858 si aggiunse a queste aziende il cotonificio Fonzoli con i suoi 650 dipendenti, che si trasformò in Lanificio e nel 1870 fu acquisito dalla società Gruber. A questo polo tessile si aggiunse lo Jutificio Centurini con 1300 operai, tutte industrie oggi solo presenti nella toponomastica(via della Mole, via Gruber, via del Lanificio).
la nuova acciaieria con il capannone circolare del grande Maglio
Nel 1875 inizia la ristrutturazione della vecchia Acciaieria, il capitale sociale passa dai 3 milioni ai 6 milioni in un mese. La prima grande industria siderurgica italiana(10 marzo 1884): un impianto industriale dotato delle tecnologie più avanzate dell’epoca per la produzione di acciaio di alta qualità, che acquisiva ogni anno primati Italiani ed Europei.
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Nel 1872 Si creò un importantissima sottoscrizione, per l’industria Ternana per realizzare un invaso a monte dell’acciaieria per fornire forza motrice, un esempio di società Pubblico/Privata, definita dai contemporanei “fonte battesimale della nuova Terni Industriale”. Ebbe un eco internazionale la messa in funzione nel 1887 del GRANDE MAGLIO da 108 Tonnellate, la macchina da forgiatura più grande al mondo per ospitare la quale fu addirittura costruito un capannone circolare, che ancora oggi campeggia tra i capannoni della moderna acciaieria. Le acciaierie erano destinate alla fabbricazione di materiale bellico per lo Stato, corazze per le trincee blindate e per le navi della “Grande Guerra”(1915/18), inoltresi forgiavano i cannoni, sotto la sorveglianza dagli ingegneri balistici, che attraversavano spesso, il famoso viale B.Brin per passare dalla fabbrica d’armi, all’ Acciaieria limitrofa. Di archeologia industriale a Terni c’è né moltissima, l’indotto generato dalle grandi industrie è stato vasto, la lavorazione dell’acciaio aveva creato le grandi officine Bosco, le officine Li Gobbi e qualche altro centinaio di piccole imprese specializzate alcune delle quali ancora oggi sopravvive.
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Declino del polo industriale: Il declino del polo industriale Ternano dopo il 1960 fu lento, continuo e inesorabile, per l’alto costo della mano d’opera che ha reso nel tempo i prodotti della siderurgia, della chimica e di quei manufatti di alta precisione, che non più concorrenziali perché reperibili nei mercati esteri, che si erano avvicinati nel tempo, alla produzione delle nostre eccellenze. Il polo industriale di Terni è stato l’esempio di effimere rivendicazioni sindacali con obiettivi a breve termine, i quali hanno creato gravi problemi ad una classe industriale e che alla lunga si è allontanata dal territorio. Il clima intimidatorio che si era creato, ha fatto passare la classe operaia Ternana da sfruttati a sfruttatori in breve tempo. L’ultimo dei clamorosi esempi, degli anni ’80 è quello della SOC. Sit Stampaggio dell’ ing. Pianelli di Torino che, vessata da un logorante sciopero ad oltranza, imposto da una classe sindacale che si sentiva esclusa, costringendo la proprietà alla chiusura e all’abbandono dello stabilimento appena aperto.
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Cronologia dello sviluppo demografico: Nel 1400 Terni aveva 10.000 abitanti che si sono ridotti a 8000 nel 1646. Nel 1701-1702 anni dei devastanti terremoti si arrivò a 4783 abitanti. Nel 1708 a 4980. Nel 1736 si arriva a 6186. Nel 1820 a 7939 Nel 1853 a 12818 Nel 1861 a 13978 Nel 1900 a 33000 L’incremento più grosso fu alla fine del secolo dove si superarono i 60.000. In Italia, in questo periodo, ci fu molta risonanza di questa città dove c’era lavoro per tutti. Moltissime famiglie vennero dalla Romagna dal Friuli, dal Veneto addirittura dall’estero. Francia, Germania, Inghilterra e i vari cognomi ne sono la testimonianza. Molti venivano come maestranze per il montaggio dei nuovi macchinari che erano oramai ad elettricità e Terni fu definita la “MANCHESTER” d’Italia. Il commercio in quel periodo era condizionato e vessato dai dazi che venivano applicati alle merci che entravano in città.
Barriera Valnerina
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I dazieri uomini alti e robusti, verificavano tutti i carri che trasportavano merci in città, facendo pagare il famoso Dazio. Viene ancora ricordato dalle persone più anziane che i carri che entravano con del fieno per alimentare cavalli e animali da soma, venivano perforati da lunghi spiedi per controllare se c’erano mercanzie all’interno. Con questo clima, le attività, si divisero per residenza in “FUORI E DENTRI IL DAZIO”, logicamente quelle fuori erano più a buon mercato e quelle dentro cercavano di qualificarsi per giustificare prezzi maggiori. Sono di questo periodo le origini delle trattorie di campagna che offrivano “vino e cucina” a prezzi inferiori.
Inizi della nostra attività commerciale: Arrivo del nostro capostipite in Terni Come molte famiglie in Italia, anche quella di Vincenzo Briganti, si trasferì a Terni dalla Romagna esattamente da Cesenatico il 19 /02/1891. La decisione fu presa d’accordo con la grande famiglia patriarcale, che ha favorito il trasferimento fornendo i mezzi finanziari necessari. La famiglia Briganti, in Romagna era molto operosa e piena di risorse, aveva insegnato a Vincenzo a non arrendersi mai. A Cesenatico, località Villalta, la famiglia aveva un mulino di proprietà e un altro, in concessione dalla Chiesa (ex Malatesta), era nella Tenuta della Bagnarola, aveva inoltre anche alcune risaie e saline in concessione. L’altra attività commerciale gestita sempre in famiglia era di un negozio di tessuti, proprio accanto al mulino. Vincenzo a Terni, da vero romagnolo intraprendente, aprì una mensa per operai in via B. Brin e ben 5 Bettole (fuori e dentro il dazio) dove furoreggiavano il rosso Sangiovese e il bianco Albana fatti in casa. Le uve arrivavano direttamente dalla Romagna attraverso la “ nuova strada ferrata”, segno tangibile che Terni stava industrializzandosi. Per i Briganti il darsi da fare era ed è un fatto connaturato e la gerarchia famigliare era la gerarchia! Per cui i compiti non si discutevano. Apollinare Briganti, quando il padre venne a Terni era militare a Lucca, arrivò qui al rientro da tale servizio e non volle entrare nelle sue attività che lasciò ai suoi fratelli, ma avendo imparato il mestiere di “SARTORE” andò a perfezionarsi nella migliore sartoria di Terni per poter poi aprirne
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una propria. Dopo due anni dall’arrivo a Terni, Apollinare dopo aver contratto matrimonio con Adelaide Sestili, sarta conosciuta sul lavoro, aprì una sartoria nella bottega per la rivendita di stoffe estere e nazionali come recitava l’importante scritta all’ingresso del locale. Gli affari andarono subito bene, l’accento romagnolo e la caratteristica cordialità fecero la loro parte e ben presto aprì un laboratorio di sartoria in locali limitrofi con ben quattro sarte e un sarto. Capì subito che il lavoro del sarto, anche se ampliato con un laboratorio, dava dei magri guadagni per la famiglia che voleva avere, invece al contrario la vendita diretta di tessuti e confezioni aveva maggiore possibilità e incrementò l’assortimento delle merci da vendere. Dal 1898 al 1912 ebbe ben 8 figli che costrinsero la moglie in casa e che videro gli stessi (5 maschi e tre femmine) ad aiutarlo nell’accoglienza dei clienti. In quel periodo, come si è detto nell’introduzione storica, Terni cresceva e arrivavano tanti nuovi operai tecnici e dirigenti anche dall’estero. L’attività di Apollinare Briganti prosperava, ma fondamentale per l’ulteriore sviluppo dell’azienda fu la collaborazione e l’affiatamento dei figli Vincenzo, Angelo, Paolo ed Edoardo. Parlo dei maschi in azienda, perché una regola di mio nonno, ripresa poi anche dai figli, vedeva le donne lasciare questa attività ai maschi, gli uomini dal loro canto non facevano mancare niente alla famiglia e alle sorelle. Le due sorelle che si unirono in matrimonio con i parenti Ridolfi furono liquidate dalla azienda e il negozio fu definitivamente assegnato ai 4 fratelli. Alle donne furono acquistati due appartamenti a Roma come dote di nozze, alla terza ancora molto giovane andò una cifra in denaro.
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La crisi del 29 E qui posso testimoniare le disgrazie che colpirono molti risparmiatori Italiani in quei periodi. La Zia Serafina nubile, aveva investito tutti i suoi averi in titoli dello stato perché il denaro perdeva molto potere negli anni trenta. La storia si sa purtroppo dall’oggi al domani lo stato si rese inadempiente e alla zia rimasero dei fogli di carta intestati allo stato Italiano che non valevano più nulla. E qui i fratelli si fecero carico da allora di riconoscere con la loro azienda un appannaggio per darle un sostentamento. La grande crisi del ’29 morde anche in Italia. La carta-moneta vale sempre meno i fratelli Briganti mostrarono calma, sangue freddo e fiuto imprenditoriale. Coscienti che l’economia andava peggiorando, ridimensionarono l’azienda e investirono tutti gli incassi che venivano dalle folli spese del momento, per l’effetto della moneta calda che si svalutava continuamente. L’investimento fu fatto in tessuti di prima necessità, soprattutto prodotti tessili di biancheria, che non erano influenzati dalla moda, e siccome oggetto del lavoro aziendale, erano facilmente trasformabili in denaro. Mio padre amava ricordare che in quel tempo, per creare una vetrina attraente ci fu messa una cornucopia con moltissime banconote che uscivano da dentro, tanto il valore era basso, ma l’effetto fu eclatante e fece parlare la città. Con questo espediente riuscirono a mantenere intatto il capitale aziendale, in un periodo in cui tutti i commercianti al contrario persero cospicui patrimoni. Apollinare insegnò ai figli che le strategie e gli indirizzi da dare all’azienda dovevano essere condivisi per essere efficaci. Fu presa così l’abitudine di fare una breve riunione a fine giornata, ogni volta che si dovevano prendere delle decisioni importanti, usanza che fu mantenuta intatta fino alla fine dell’azienda.
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1897 Il primo negozio in viale B. Brin
Punti di forza dell’azienda Una delle qualità che li contraddistinse, fu la suddivisione dei ruoli nell’azienda dei quattro fratelli in base alle loro attitudini e per questo riuscivano a dare il meglio, tale suddivisioni in ruoli fu anche trasportata nei ruoli dei dipendenti. Solo oggi dopo aver fatto lo Structogram, corso che evidenzia le differenti caratteristiche dei nostri cervelli, le nostre attitudini, con i punti di forza e anche i punti di debolezza, capisco quanto fossero integrati perfettamente nella loro impresa, quanto furono attenti, innovativi e organizzati i quattro Fratelli nella gestione aziendale. Oggi le grandi aziende mondiali utilizzano questo sistema per conoscere i dipendenti e localizzarli nei posti più adatti alla loro personalità, per non creare forzature anzi per utilizzare al meglio le attitudini personali nei ruoli aziendali e anche come strategia di una più facile comunicazione.
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Mentre seguivo questo corso, ho capito anche un altro elemento di successo aziendale, l’integrazione perfetta dei quattro fratelli. Uno era un dirompente visionario in continua ricerca di idee innovative, un altro era pragmatico, pignolo calcolatore meno incline alle novità, realista e ottimo contabile, un altro sentimentale empatico coinvolgente eccezionale per formare i venditori e un altro cordiale affidabile e adatto al pubblico per la sua serietà che trasmetteva. In tutti c’era una dote innata di simpatia che creava un’atmosfera leggera, cordiale, rispettosa che i clienti percepivano. Nel 1933 muore Apollinare Briganti. Durissima perdita. Ma il timone è in salde mani, allenate ad intraprendere ed i ruoli ormai erano suddivisi. La dimostrazione della solidità dell’impresa, fu il repentino sviluppo che ebbe in pochi anni dopo questo avvenimento. Dalle due piccole attività di viale Brin, si passò ad una terza sede in Corso Vecchio e nel 1935 fu acquistata dai fratelli Briganti una antica grande libreria nel palazzo del Conte Cardelli nel luogo della sede storica aziendale.
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Durante l’ultima guerra, Terni, obbiettivo militare strategico, cominciò ad essere bombardata dall’aviazione alleata, 106 furono le incursioni con una distruzione totale del commercio Ternano. In uno dei primi bombardamenti, una bomba sfiorò il negozio, che fu oggetto di sciacallaggio, solo grazie all’ intervento di onesti cittadini fu recuperata molta merce. La paura fu tanta, dopo una settimana, fu acquistato un negozio a Roma nel quartiere commerciale di largo Argentina, i Magazzini di S.Andrea della Valle di fianco alla chiesa omonima in Corso Vittorio Emanuele e ci si trasferirono due dei quattro fratelli. Roma era più sicura per il commercio essendo stata dichiarata zona franca dai bombardamenti per i suoi importanti siti archeologici e storici.
Il negozio fu venduto alla fine della guerra e i quattro fratelli si riunirono a Terni.
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L’unione fa la forza “commerciale”: La caratteristica principale che ho assunto sin dai primi anni di vita era il forte senso di unione della famiglia paterna. Dal di fuori vedevo un clima di rispetto di cordialità e di goliardia che mi faceva constatare che il clima familiare era stato trasmesso nell’azienda. Il clima aziendale, cordiale, rispettoso e solidale che ha sempre caratterizzato l’azienda, lo abbiamo cercato di mantenere fino alla fine. Sono estremamente orgoglioso nel ricordare che in occasione della grande svendita effettuata il 22 novembre del 1998 per il rinnovo dei locali, richiamando tutti i dipendenti andati in pensione, aderirono con entusiasmo, testimoniando il loro attaccamento oltre il rapporto di lavoro. In quel periodo, per poco più di un mese, l’organico da 28 dipendenti passò con gli ex dipendenti con i famigliari e con altri portati dall’agenzia specializzata in svendite Farinelli di Ancona a 55 persone. Il successo fu anticipato anche da una passaparola incredibile e da una ottima campagna pubblicitaria, infatti nell’apertura pomeridiana dalle ore 17.00 alle 19.45 si incassarono ben 120 milioni. Nel primo mese si arrivò ad un miliardo e nel mese successivo si arrivò poco meno di due miliardi. Qui devo ringraziare la serietà e la professionalità del titolare della ditta che organizzò la svendita, del quale mi sono fidato e affidato, seguendo pedissequamente i consigli che mi dava giorno per giorno. Anche quella fu un’esperienza entusiasmante ed altamente formativa che ha lasciato in me un segno indelebile.
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Dagli anni 50 in poi : I miei ricordi iniziano negli anni 50, poi arricchiti dai racconti, sia dei dipendenti che dei famigliari. Tutte le domeniche, mio padre ci portava a vedere le vetrine del negozio illuminate, per verificare se l’esposizione fatta il sabato era d’effetto, ma in realtà rimirava soddisfatto la loro bottega e faceva ogni volta un commento sul futuro nostro impiego in questo lavoro, dandoci consigli o moniti. ricordo alle gite annuali in cui veniva noleggiato un “Pullman” in cui dipendenti e i famigliari si confondevano Ricordo la festa da ballo aziendale di carnevale, che fu tenuta nella casa di mio padre, ricordo soprattutto l’attaccamento, il rispetto e l’affetto che avevo per i miei familiari era uguale a quello che provavo per i dipendenti. Mi veniva ricordato spesso dagli stessi dipendenti che essendo entrati in negozio da piccoli anche loro consideravano mio padre e gli altri fratelli come genitori adottivi, perché oltre al mestiere gli avevano insegnato il senso di appartenenza e dei valori che li rendevano fieri.
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Il ricordo di Franco il caporeparto Uno dei caporeparto dei tessuti “Franco” persona incredibilmente buona e preparata per la vendita, mi ricordava spesso di quando da bambino quindicenne, si recò a Roma con un camion, con l’autista e mio zio “Dino”, con un carico di tessuti. Il trasporto era uno dei tanti che si facevano per trasferire parte del magazzino aziendale e rifornire un negozio che era stato aperto a Roma, durante la II° guerra mondiale e lo raccontava come fosse stata una avventura, infatti aveva solo16 anni e non si era mai allontanato da Terni. Gli anni 60 e l’inaugurazione del nuovo punto vendita Agli inizi degli anni sessanta, con l’euforia che si respirava in Italia e a Terni i fratelli Briganti fecero un notevole investimento, fu demolito il palazzo Cardelli, come diceva la cronaca cittadina, sede dell’attività e fu dato incarico al loro cugino Architetto Mario Ridolfi di realizzare una nuova struttura più idonea per localizzare il loro grande sogno: un negozio su tre piani con tre lati di vetrine espositive e un ampio porticato un’ampia scalinata e con al centro una scala mobile, un gioiello unico a Terni e uno dei pochi in Italia. Mario Ridolfi, era già un affermato architetto di fama nazionale, che aveva aderito al movimento artistico della Bauhaus, e come amava fare, diede nome al palazzo Casa Briganti, per indicare che oltre agli affari quello era la dimora dei quattro fratelli e dei loro figli. All’inaugurazione, del 11novembre1964 (vedi foto allegate), furono invitate autorità cittadine, imprenditori e colleghi da tutta Italia, mi ha testimoniato Vittorio Miroglio di Cuneo che anche lui venne insieme a suo Zio il Cav. Francesco, fondatore della omonima azienda oggi Holding internazionale proprietaria di numerose aziende.
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Analisi del contesto commerciale che determinò il successo della azienda: l’unione fu importantissima, il rispetto fondamentale il clima aziendale non di meno, ma soprattutto la divisione dei ruoli è stata l’elemento vincente per mantenere l’accordo tra i fratelli che non si intralciavano nel fare! Le linee di guida aziendali però venivano determinate con una condivisione che veniva aggiornata nelle riunioni che venivano tenute quasi tutte le sere dai fratelli per fare il sunto della giornate passate. A volte recandomi a fine sera in negozio, ho assistito a queste riunioni e ho potuto vedere personalmente la condivisione che c’era e il rispetto del volere della maggioranza. Dopo aver detto ognuno la sua sul problema del giorno infatti, il fratello maggiore “Zio Vincenzo” prendeva la parola e riassumeva la nuova strategia da adottare confermando incarichi e linee guida. La destinazione dei nuovi dipendenti, poi non era a caso ma frutto di una attenta valutazione del dipendente da parte dei titolari e tutti partecipavano al confronto finale per determinare l’assunzione e il collocamento nella azienda. La organizzazione aziendale che si erano dati, era frutto di continui aggiornamenti per rimanere al passo con i tempi, e l’ho potuta apprezzare in pieno, quando in un confronto con il titolare della più grande azienda commerciale cittadina, ottimo amico di famiglia, titolare di oltre 50 supermercati e grandi magazzini nel centro Italia, mi confidò di aver preso spunto dalla nostra organizzazione aziendale per le sue attività, studiandola a lungo. È stato un vero imprenditore che ha sempre attinto dai punti di forza degli altri imprenditori, migliorandoli e adattandoli alle sue esigenze.
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Testimonianza personale di una carriera nell’azienda. La mia educazione, formazione e carriera. Sor’.Briga’.., Sor’.A’.., Sor’. Se’. Suoni familiari che mi evocano strane sensazioni. Un turbine di ricordi,.. La mia infanzia, .. la mia giovinezza, .. la mia formazione,.. il mio orgoglio di appartenenza, .. la mia smania di sapere, .. di prendere parte, di … rendermi parte attiva, di contribuire alla crescita della nostra azienda familiare, una realtà cittadina molto apprezzata, anche al di fuori di quei confini che potevo immaginare. Quando entravo a negozio era una festa, c’era mio Padre, c’erano i miei Zii, c’erano i commessi, c’erano i Clienti, c’era la merce, c’erano facce sorridenti, c’era un’atmosfera scherzosa. La crescita economica della città era impetuosa, quella del l’Italia e della vecchia Europa fu definita poi con l’espressione di “Boom Economico”, dovuto all’euforia del dopo guerra . Sono stato educato al rispetto sovrano del lavoro, del negozio, degli Zii, dei dipendenti, dei Clienti si dei Clienti che erano quelli che nella nostra scala gerarchica venivano prima di tutti. (Foto pergamena che era esposta nell’ingresso) Al secondo posto nell’azienda, venivano i dipendenti. La loro serenità era una caratteristica imprescindibile per buon esito delle vendite. I miei studi sono stati da sempre rivolti al mestiere/professione che avrei dovuto intraprendere e io ne ero fiero. La particolare empatia mi ha da sempre favorito in facili rapporti con chiunque, il rispetto del prossimo poi, anche a costo di passare in secondo ordine, è sempre stato importante per me. Ho avuto infatti un sincero rapporto con tutti, il riscontro c’è stato nei momenti più difficili che attraversano la vita di ognuno di noi. La vita studentesca è stata bellissima, forse oggi posso dire che avrei dovuto solo essere più attento, più riflessivo, per sfruttare al meglio quel momento di apprendimento che è unico nella vita, ma non importa è stata comunque bellissima, piena di amici di amiche, di spensieratezza propria di quell’età e mi ha preparato al meglio per affrontare la vita che mi aspettava. Terminati gli studi di Ragioneria e fatto il servizio militare è venuto il gran
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momento di entrare definitivamente in azienda. In verità più volte mi ero impegnato per particolari esigenze come si usava fare allora sia per noi di famiglia che per i figli dei dipendenti. Le mansioni in azienda erano limitate e limitate ai periodi estivi di ferie scolastiche con una paghetta che rendeva orgogliosi e sereni i genitori di lavorare a fianco dei loro figli in quell’ambiente veramente familiare dove alcuni di loro avevano trovato addirittura la loro metà. Dopo un preliminare accordo con mio padre e su sua indicazione, il primo ottobre del 1970 di buon mattino mi sono recato in negozio a parlare con mio zio Vincenzo, il fratello maggiore di mio padre, al quale tutti facevano riferimento, per chiedere formalmente se potevo entrare in azienda. Lui con quell’autorità che gli competeva, dopo un breve colloquio mi disse di aiutarlo in un lavoro, poi di mettere in ordine uno scaffale pieno di vestiti da uomo. Così passò la mia prima giornata di lavoro scoprendo lo scaffale e il retro scaffale, il magazzino e quella immensa e incredibile quantità di abiti confezionati che ricordo ancora con stupore. Passarono i giorni, e ho cominciato a valutare la differenza che c’era tra i diversi dipendenti, le diverse mansioni che competevano agli uomini e alle donne, la differenza di esperienza dei più grandi e quella degli apprendisti, le competenze dei capireparto e quelle dei compratori, cioè l’organigramma di una azienda strutturata. Mi sono subito sentito affascinato da quel mondo che avevo studiato e che adesso vedevo reale, cercavo di trovare le applicazioni a quelle materie che avevo studiato, la tecnica bancaria, la ragioneria, l’economia politica, la statistica, si la statistica quella materia che oggi vedevo applicata nei fogli di vendita che i capi reparti riempivano manualmente rilevando le vendite giornaliere per poter poi effettuare i riassortimenti e gli acquisti. Altri studi che spesso rispolveravo erano quelli sulle azioni promozionali di vendita e il cosiddetto marketing di allora. Avevo modo così di vedere applicate le teorie scolastiche e ne vedevo la differenza di importanza con i risultati ottenuti. Passò il mio primo mese, presi il mio primo stipendio, quarantamila lire, pensai subito che con queste avrei dovuto programmare un’ acquisto importante. La scelta cadde su una macchina fotografica professionale e dopo tre mesi acquistai la chinonflex, una reflex simile a quella dei grandi fotografi, con delle prestazioni eccezionali a ben 110.000 lire.
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La statistica e le comparazioni però mi affascinavano, facevo la rilevazione dei prezzi di articoli campione e li comparavo con la vita quotidiana, una di queste che ancora ricordo era quella del prezzo medio di un abito da uomo Facis e quella dello stipendio di un operaio dell’acciaieria, che erano entrambi di £ 80.000. Dopo queste prime esperienze di lavoro i fatti e le informazioni si sono susseguite in un incredibile vortice, che io cercavo di orientare per una mia formazione professionale. Ho dovuto/voluto molte volte attenuare la mia esuberante smania di fare, adeguandola ai consigli dei famigliari, anche se sapevo che stavo nel giusto. Probabilmente con il mio impeto stavo prevaricando l’ordine costituito nell’azienda. Allora capii che dovevo stabilire un rapporto di intenti con chi aveva il mio stesso carattere cioè Zio Vincenzo con cui avevo un feeling particolare e con il cugino Roberto. Ho dovuto e saputo aspettare, intanto cercavo di approfondire i motivi che avevano portato la nostra azienda e altre aziende Ternane al successo. Ho scoperto che l’organizzazione e il clima erano indispensabili per far crescere un azienda, condite da una buona dose di intuito imprenditoriale il cosiddetto bernoccolo dell’affare. Spesso ripeto che sono stato fortunato perché la mia importante differenza di età con mio padre ( 47 anni) e la sua lungimiranza sono state determinanti per non entrare in conflitto, come vedevo che succedeva a tanti miei coetanei. Mio padre, ripeteva in continuazione che dovevamo “ BRUCIARE LE TAPPE” e imparare in fretta tutti i segreti di gestione, perché lui era anziano e noi dovevamo sostituirlo. Ho subito capito l’importanza della formazione. Il mio primo corso fu sul saper essere un leader e sulla gestione dei dipendenti. Da allora ho frequentato ogni corso formativo, che mi hanno proposto, con una attenzione che non ho mai avuto nella mia vita scolastica, perché la motivazione era molto sentita. Nella azienda nell’inverno del 1970 fui destinato alle confezioni e abbigliamento da bambini in quell’anno ci fu un rimpatrio forzato da Gheddafi degli italiani che vivevano in Libia, vennero con i soli abiti che indossavano. Arrivarono con le loro famiglie, ognuno con la loro storia di duro lavoro e con
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quella posizione acquisita che avevano visto vanificarsi in un solo giorno, la tristezza che trasmettevano era incredibile. A Terni furono destinate 300 famiglie che ricevettero dallo stato un buono da spendere di £ 30.000 per il vestiario e da noi ne arrivarono moltissime. Partecipammo alla gara di solidarietà nazionale che subito si instaurò e furono inseriti nell’organico ben 4 ragazzi. Erano bravissimi, forse anche più volenterosi dei nostri. (foto di una lettera di assunzione) In quel periodo cominciai a capire che il nostro metodo di vendita era troppo dispendioso e mi accorsi dell’ostacolo che c’era tra noi venditori e la clientela “ il Bancone”, che prospettava una vendita oramai superata, costosa e lenta, non adatta alla nuova concezione del negozio che si basava sulla velocità delle vendite. Da quel momento, ho dedicato moltissimo tempo alla dinamicità aziendale. Fui fortunato nel sostituire mio cugino, che si sposava, e gestiva il miglior reparto del negozio per organizzazione e rendita, li imparai moltissimo e soprattutto cominciai ad allargare le mie informazioni nel settore tessile per la casa e compresi appieno come si doveva gestire il personale. Dopo circa un anno fui destinato ad aiutare mio padre che gestiva il reparto tessuti. Fu un innamoramento totale, mio padre mi prese da una parte e mi disse: “adesso mettiti vicino ai commessi più grandi, senti quello che dicono ai clienti, non intervenire, ascolta, solo così potrai imparare il nostro mestiere”. Così feci e sono e sarò sempre orgoglioso, dell’umiltà che mio padre mi ha voluto trasmettere con quelle semplici parole. Un’altra opportunità l’ho avuta con la crisi che ha decimato le aziende tessili italiane, negli anni ’70, infatti con essa si sono cominciate a creare delle opportunità di acquisto dal pronto che prima non c’erano. Nel 1973 in occasione di un visita ad un lanificio a Biella per della merce a stock, mi resi conto dei grandi affari che potevo fare andando nelle fabbriche con dei prezzi che non avrei mai potuto avere dai rappresentanti. Da quel momento ho capito e fatto capire in azienda, che andando nelle fabbriche non solo facevo grandi affari, ma che crescevamo nelle informazioni commerciali e lasciavamo indietro i nostri competitor. La condivisione non fu poi così scontata, ma io registravo l’appoggio sia di zio
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Vincenzo che del mio cugino più coetaneo, che aveva anche un gran senso degli affari. Cominciai cosi una nuovo approccio all’acquisto, che mi vide impegnato in viaggi di lavoro come non avevano mai fatto i miei familiari. Con i viaggi nel nord Italia, dove c’erano diversi poli tessili, abbiamo avuto un buon incremento sulla marginalità che ci eravamo visti erodere dagli aumenti dei costi di gestione aziendale. Gli ottimi guadagni ci fecero organizzare, acquistammo subito un furgone per risparmiare anche le spese di trasporto e velocizzare gli arrivi e le vendite. I viaggi furono intrapresi anche dai miei cugini più giovani e più versatili a questo cambiamento di modalità di acquisto molto più impegnativo e faticoso. Nei miei primi viaggi mi facevo accompagnare sempre dai nostri commessi più anziani, i “capireparto” che erano anche provetti compratori e affinai con loro l’arte dell’acquisto. Voglio ricordare un episodio che fu molto istruttivo per me: in una visita ad un importante setificio di Como, dopo essere stati accolti dal titolare Sig Giorgio Terragni, cominciammo a comprare alcune sete, ad un certo punto il caporeparto Sergio Tugni si giustificò con l’industriale che stavamo comprando poco, non perché i tessuti non erano belli, ma al contrario perché a noi interessavano dei prezzi più bassi per poter rientrare in alcune offerte, poi si dilungò molto sulle qualità sicuramente superiori, sull’aspetto e lodando molto i disegni, però purtroppo non erano dei prezzi abbordabili per noi, il titolare non replicò, la cosa finì lì. Ci allontanammo dal magazzino e il caporeparto ritornò abilmente sulla opportunità sfumata, il titolare ebbe un sussulto e ci chiese l’eventuale quantità che ci poteva servire? Sempre abilmente il caporeparto fu vago “dipende sempre dal prezzo” disse, stava lasciando cioè la porta aperta alla trattativa. Uscimmo dall’azienda senza una pezza di stoffa, perché acquistammo un intero enorme scaffale ad un prezzo inferiore della metà del normale prezzo di acquisto e dovemmo far ritirare la merce da uno spedizioniere di Terni. Oltre ai viaggi per acquisti cominciai a frequentare le fiere tessili che si svolgevano per verificare le novità e avere quelle informazioni che mi erano necessarie per gli acquisti. La prima fiera a cui ho partecipato fu insieme ad un rappresentante e ad un confezionista di Ancona, all’Interstoff di Francoforte. Esperienza incredibile, cenammo nel ristorante al 25 piano con a fianco a noi Pancaldi allora re della camiceria.
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Poi fui invitato a Como sito delle migliori seterie mondiali, e lì fui catapultato nel mondo degli stilisti e confezionisti unici frequentatori della manifestazione IDEACOMO. La manifestazione si svolgeva nella fantastica cornice di VILLA D’ESTE di Cernobbio, gli stand erano le sontuose camere dell’albergo e il buffet del pranzo aveva una coreografia da film. Il primo giorno tutto in Rosso(vivande e addobbi) il secondo giorno tutto in Bianco il terzo tutto in Verde, i colori della bandiera italiana. All’arrivo eravamo salutati personalmente dal Dott. Beppe Modenese, presidente della camera della moda Italiana, che con il suo “aplomb” ci salutava uno ad uno. Nel quarto anno, volli portare anche mio padre, certo fu stressante per lui, oramai ottantenne, la sera al rientro in albergo era veramente stanco. Ma si rivelò una sorpresa incredibile per me quando mi sentii lodare, ancora mi vengono i brividi, perché non era nel suo stile, comunque mi disse: “Sergio non credevo che fossi così competente, sei veramente un campione, ti sai districare e porre veramente bene” Bravo! Rimasi allibito e incredulo, non lo aveva mai fatto prima e fu l’ultima volta che lo fece. Poi il mercato cambiò, il tessile per abbigliamento si vendeva meno e la vendita era più onerosa, nel tessile per la casa si affacciò un nuovo mercato quello dell’oggettistica, settore però più difficile. Dai tessuti fui passato alle confezioni perché era il reparto da sviluppare. Per la confezione da donna era cominciata l’era del pronto moda, cosa che mi trovò preparato ad affrontare viaggi plurisettimanali per una rotazione di magazzino maggiore. Per venti anni gli affari andarono bene anche se assistevamo ad una disfatta dei nostri competitor allarmante. Ho cercato più volte di far capire che erano maturi i tempi per affrontare un rinnovamento aziendale o con nuove sedi o percorrendo quel rinnovamento che nel mondo si stava già effettuando con l’e-commerce. Purtroppo non fui preso in considerazione. I problemi aziendali cominciarono con due premature morti dei miei cugini che fecero sbandare una parte della compagine sociale, che non esperti del settore, stavano cercando il disimpegno, in un momento in cui tutto sommato il peggio
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era passato, perché avevamo effettuato da poco una ristrutturazione aziendale e un pensionamento di massa dei dipendenti. Io avevo chiaro in testa il percorso aziendale da seguire, altri soci meno cominciarono le divergenze che contribuirono a mettere in crisi l’azienda. Decidemmo di sentire un commercialista di nostra fiducia per farci consigliare e lo stesso ci guidò in una procedura concorsuale. Studiai anche questa, mi feci portare dei libri da una stagista che era in azienda per verificare l’opportunità che ci veniva prospettata e con la maggioranza dei soci aderimmo alla procedura di concordato preventivo. Rimasi da solo in quel periodo, gli altri soci intimoriti dalla probabilità di insuccesso si allontanarono, strinsi i denti e fui aiutato dai più stretti familiari. Ancora una volta la fortuna o il caso o qualche protettore ha voluto che riuscissi ha concludere la vendita del ramo della nostra azienda. Con il buon avviamento commerciale ottenuto e con i proventi del passaggio della merce in magazzino e delle stigliature, portai a termine anzitempo la chiusura del concordato preventivo ottenendo dal tribunale l’omologazione. Da non trascurare che un altro risultato fu l’ottimo contratto di affitto dei locali, con un canone altissimo per quell’epoca. Penso spesso a quei momenti a volte anche umilianti che ho dovuto subire raccomandandomi ai fornitori per accettare il concordato ed anche a dei ricatti di qualche parente senza scrupoli. Penso alle lotte interne che ho dovuto sedare perché i primi a rimetterci nella proposta del ns concordato anomalo, cioè non garantito, siamo stati proprio noi soci e dopo un primo periodo di assenso, si capisce gli interessi personali hanno prevalso creando un diniego degli impegni assunti e un brutto clima tra i soci. I risultati si alternavano, negativi e positivi, ma soprattutto avvertivo una strana sensazione contraddittoria, stavo partecipando alla dismissione, anche se onorevole, della ns AZIENDA di famiglia. L’unico conforto era rappresentato dal consiglio di mio padre che un giorno mi disse ricordando la crisi del ‘29 che se era necessario non avremmo dovuto farci scrupoli nell’affittare.
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La situazione del commercio nel centro di Terni La mia valutazione oggi sulla chiusura dell’azienda è molto più benevola nei miei confronti, perché all’anacronismo della impresa commerciale così come concepita negli anni sessanta, visto il repentino cambiamento del commercio locale ma anche nazionale e mondiale, posso aggiungere anche altri fattori che prima non vedevo. Per quanto riguarda il commercio locale lo avevamo percepito, che le politiche amministrative cittadine stavano ponendoci grandi ostacoli soprattutto a noi che avevamo una azienda nel pieno centro cittadino. L’attuazione di zone interdette alla libera circolazione ad imitazione del nord Europa, mancante però delle infrastrutture necessarie alle isole pedonali ci penalizzava . Dal 1992 anno della creazione di tali provvedimenti a Terni, il calo di flusso di clientela è stato costante e ha determinato un vistoso calo di incassi che non si è più arrestato. Abbiamo cercato di denunciare subito il danno economico che derivava, ma ci veniva sempre risposto che eravamo noi fuori luogo, velatamente ci consigliavano di delocalizzare l’attività nei centri commerciali, in cui guarda caso c’erano dei forti interessi comunali. Dal 1994 al 1996 sono stato eletto presidente dell’Associazione TERNIVIVA, associazione dei commercianti del centro cittadino ,che cercava di rivitalizzarlo con iniziative di attrazione varie e con seminari. Le attrazioni sono state efficaci i seminari, forse boicottati dalla stessa amministrazione non hanno avuto la risonanza sperata, nonostante descrivevano una situazione che puntualmente è avvenuta di lì a poco. In uno di questi seminari cercammo di dimostrare come in America, si stavano correndo ai ripari sullo spopolamento commerciale dei centri cittadini e sullo stato di pericolosità che si generava la sera. La distinzione tra Centro Storico e Centro Cittadino Commerciale, fu un altro tema dei nostri seminari che speravamo avesse più risalto nella stampa, purtroppo niente. Nel seminario fu dimostrato che al contrario della maggioranza delle cittadine Italiane, Terni non aveva un vero e proprio centro storico, ma aveva pezzi degli antichi rioni che si erano salvate dai bombardamenti che hanno devastato la nostra città. Il centro è formato da larghe vie tracciate nel dopoguerra per una viabilità
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adeguata al traffico veicolare e dove risiedono tutte le attività commerciali. Nell’analisi fatta dalla Confcommercio nel 2010, oggetto di uno seminario, che mi ha visto coinvolto in prima persona si censiva in poco più di un chilometro quadrato del centro ben 1200 attività commerciali al piano stradale che con gli uffici e altre al primo piano arrivavano a quasi 2000 unità! Quindi stavamo nel giusto quando affermavamo nel 1995 che il centro di Terni era poco centro storico, ma era il più grande centro commerciale cittadino e che pertanto aveva bisogno di una maggiore attenzione nella politica commerciale. L’analisi poi ha dimostrato che nel 1992 anno dello strangolamento del centro commerciale di Terni, il centro cittadino dava lavoro a 6.000 persone e che nel 2010 se ne potevano stimare la metà. La qualità urbana aveva la precedenza e come sono soliti fare i politici ci ribaltarono il problema affermando che noi eravamo solo animati da interessi di “bottega” e insensibili ai problemi sociali. Siccome la cultura politica di una cittadina operosa ma operaia dava ragione alle scelte di palazzo, si è creata anzitempo una crisi di quello che era il più grande centro commerciale del centro Italia.
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Considerazioni sulla vendita Con la concorrenza che ci avrebbero fatto oggi Zalando in Italia, Amazon ecc. Oggi ringrazio Dio di non aver dato retta a quel mio recondito desiderio di riscattare personalmente l’azienda, perché dal 2006 il commercio in Italia e nel mondo è cambiato e avrebbe richiesto un sforzo superiore al prevedibile per un cambiamento radicale nella Azienda e una delocalizzazione, al fine di adeguarla all’e-commerce giusto traguardo per il nostro obiettivo. Comunque da quel momento, dopo un periodo di riposo di un anno circa, sono stato contattato dalla CONFCOMMERCIO per collaborare come consulente aziendale e per la promozione dei numerosi servizi che erano sconosciuti dagli associati. Dopo quella prima esperienza sono stato poi chiamato a collaborare sempre con lo stesso ruolo in CONFESERCENTI con cui collaboro ancora, ma con un impegno sempre più saltuario. Nella nuova associazione ho conosciuto la SDL , le numerose brave persone che la compongono e gli scopi che l’hanno generata! Ho subito condiviso gli obiettivi. Mi hanno confermato quello che avevo avuto modo di conoscere personalmente, e che ho dovuto subire cioè quel Signoraggio bancario che conoscevo in maniera latente e dogmatica avendolo dovuto subire nel concordato. un direttore di un istituto bancario, per limitare il danno dovuto alla loro negligenza per averci concesso un affidamento senza garanzie fideiussorie non ha esitato a dare il benestare al loro avvocato per un vero e proprio ricatto. Con dei falsi moventi e con una procedura non corretta, perché mancante dei termini previsti nel Testo unico bancario e spero con un raggiro nei confronti di un giudice, hanno attivato un ipoteca giudiziale cautelativa nei confronti dei soci garanti oltremodo sproporzionata a fronte di un mutuo in “bonis” che nella procedura era stato autorizzato dal giudice al pagamento. L’ipoteca ci fu detto, chiaramente dal loro avvocato, che poteva essere ritirata a fronte di un pagamento personale che i soci fideiussori dovevamo riconoscere all’istituto per risarcire la perdita che avevano subito per il conto corrente scoperto e non affidato. Un terreno di scambio che si assimila ad un vero e proprio RICATTO. In quel tempo noi non avevamo ne le conoscenze ne le informazioni per contrastare lo strapotere bancario e abbiamo subito.
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Abbiamo ritirato la denuncia che avevamo avviato ed effettuato con una trattativa un versamento per risarcire ben oltre l’importo dello scoperto bancario. Questa è stata la mia esperienza con un istituto di credito, in cui mio nonno aprii il contocorrente N° 223 nel 1925 e che mi ha scioccato per la cattiveria dimostrata. La SDL ha rinnovato il mio interesse ai corsi di formazione avviandomi in una nuova esperienza dove è necessaria una qualificazione personale maggiore, e io non mi tiro indietro, perché penso che progredire e insito nell’indole di un uomo che vuol sentirsi vivo. Anche questa tappa di oggi vuol essere un altro traguardo che avevo da sempre ambito, ma che le priorità me lo avevano fatto sopire. Terni 16/11/2019
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STEFANO MASULLO Classe 1964, laurea in Scienze Economiche e Master in Comunicazione, Marketing e Finanza, Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e dell’Ordine Costiniano di San Giorgio, Custode delle Insegne e Componente del Collegio Magistrale dell’Ordine dei Santi Contardo e Giuliano l’Ospitaliere, attivo nel settore finanziario dal 1984, già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano, autorizzato CONSOB, e Broker registrato al NASD a New York, è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari, nella finanza di impresa, nella pianificazione fiscale, nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Ha iniziato a lavorare nella società Consulenti Finanziari SpA, creata da Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato, per oltre un lustro, nello Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1907, uno dei più importanti in Italia. Dal 1995 fino alla vendita, avvenuta nel 2006, fondatore, presidente e azionista di riferimento, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro. Socio fondatore, nel 1996, e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria riconosciuta a livello istituzionale in Italia; è inoltre socio fondatore, nel 2008, e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti. Rettore Università ISFOA, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 23 best sellers aziendali, di cui uno, nel 1999, adottato dall’Università Bocconi di Milano; opinionista presso i più importanti media di settore, quali CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato come relatore, in Italia ed all’estero, da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Istituto di Studi Bancari, ISTUD, IUAV Università di Venezia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; nel 2002 ha realizzato il primo libro dedicato al Consulente di Investimento. Autore nell’ottobre del 2001, del primo testo dedicato al Bahrein, è direttore editoriale delle prima rivista svizzera di finanza islamica, Shirkah Finance, risultando uno dei principali esperti italiani del settore. Socio fondatore e direttore responsabile della testata internet di finanza www.trend-online.com, con oltre 80.000 I Like su Facebook e 2,5 milioni di visitatori annui, risulta essere la più importante ed influente testata giornalistica on line di finanza operativa, ranking Alexa in Italia pari a 1.669 ed a livello mondiale pari a 16.069, fondata nel 2000. Socio fondatore e direttore responsabile di Golf People Club Magazine, rivista leader assoluta ed incontrastata nel proprio segmento di riferimento, Golf-Business & Lifestyle, con oltre 250.000 copie diffuse tra la versione cartacea e quella digitale, destinata agli appartenenti alla specifica classe sociale degli high net worth individuals, cioè individui che possiedono un patrimonio netto globale personale, immobile di residenza escluso, superiore al milione di dollari; in passato vice direttore del magazine dedicato al lusso World & Pleasure Magazine e direttore editoriale Family Office: Patrimoni di Famiglia, la prima rivista italiana multimediale, internet e cartacea, specializzata nella tutela e conservazione dei patrimoni di famiglia. Ha svolto incarichi direttivi o consulenziali in gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria, 81 SIM Family Office SpA, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Société Bancarie Privée, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, IW Bank, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale.
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LIBERA E PRIVATA UNIVERSITÀ DI DIRITTO INTERNAZIONALE INTERNATIONAL OPEN UNIVERSITY UNIVERSITÀ TELEMATICA A DISTANZA ENTE DI RICERCA SENZA SCOPO DI LUCRO E DI INTERESSE GENERALE
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ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale Libera e Privata Università Telematica a Distanza di Diritto Internazionale Ente di Ricerca Senza Scopo di Lucro e di Interesse Generale
APPENDICE AL VOLUME E PRESENTAZIONE ISTITUZIONALE
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Persona Giuridica Legalmente Autorizzata e Riconosciuta tramite Certificato di Incorporazione, Decreto, Registrazione Ufficiale, Provvedimento e Delibera nelle seguenti nazioni: Stati Uniti, Repubblica di San Marino, Belize, Albania, Confederazione Elvetica. Persona Giuridica Legalmente Costituita ed Autorizzata ai sensi degli articoli 60 e seguenti del Codice Civile Svizzero ed in conformità agli articoli 20 e 27 della Costituzione Federale Svizzera e delle Leggi Cantonali. Ente Morale Autorizzato ai sensi della Legge 13 Giugno 1990 n. 68 della Repubblica di San Marino Fondazione Internazionale Autorizzata ai sensi della Legge 7 Maggio 2011 n. 8788 della Repubblica di Albania. Istituzione Autorizzata ai sensi della Section 108 of the General Corporation Law of Delaware Istituzione Autorizzata ai sensi dell’International Business Companies Registry Act Republic of Belize member British Commonwealth 31 December 2000. ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale è una Università libera, apolitica, aconfessionale di Diritto Internazionale, Riconosciuta ai Sensi dell’Art.60 del Codice Civile Svizzero in conformità degli Articoli 20 e 27 della Costituzione Federale Svizzera, è riconosciuta dall’ordinamento Giuridico Nazionale come Appartenente al settore Universitario Svizzero regolato dalla Legge Federale sulla promozione e sul coordinamento del settore Universitario Svizzero (LPSU entrata in vigore il 1 Gennaio 2015) ed è legittimata ad organizzare ed erogare attività di insegnamento di livello universitario, ricerca accademica ed alta formazione specialistica in ossequio alle prescrizioni ed alla legislazione vigente rilasciando a titolo libero e privato e su basi assolutamente legali, le relative attestazioni. Svolge attività di insegnamento a livello terziario ed attribuisce titoli di studio in virtù del diritto di libertà di insegnamento e della ricerca scientifica e della libera attività economica in conformità agli articoli (art.20) - (art.27) garantiti dalla Costituzione Federale Svizzera, essi sono conformi alle Direttive della Conferenza universitaria svizzera nell’ambito del processo di Bologna (Direttive di Bologna) del 4 dicembre 2003. I titoli conferiti sono validi ai fini del riconoscimento, secondo la Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa ratificata dalla Svizzera il 1 febbraio 1999 e dall’Italia con la legge n.148 del 11 luglio 2002. ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale, riconosciuta dall’ordinamento giuridico nazionale come appartenente al settore universitario svizzero regolato dalla Legge Federale sulla Promozione e sul Coordinamento del Settore Universitario Svizzero (LPSU), utilizza le tre lingue ufficiali Elvetiche, italiano, francese, tedesco, unitamente all’inglese ed opera a tutti gli effetti quale Università, offrendo corsi che portano al conseguimento di Bachelor Degree (Lauree Triennali), Master Degree (Lauree Specialistiche), Executive Master e Master of Advanced Studies, oltre che Dottorati di Ricerca - PhD, corrispondenti ai livelli 6, 7, e, 8 del sistema europeo E.Q.F.European Qualification Framework. Il Consiglio di Stato del Cantone Ticino con Delibera numero 706 del 14 febbraio 2006, ha autorizzato ISFOA ad utilizzare la denominazione “ ISFOA Libera e Privata Internazionale ” ai sensi dell’art. 14 cpv. 2 della legge sull’Università della Svizzera Italiana, sulla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e sugli Istituti di ricerca del 03 ottobre 1995 (LUSI).
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ISFOA Istituto Superiore di Finanza e di Organizzazione Aziendale ISFOA Libera e Privata Università Internazionale a partire dall’anno accademico 2010 ha inaugurato una rinnovata struttura organizzativa e dirigenziale attiva nelle città di Ginevra e di Zurigo presso una importante rappresentanza consolare diplomatica, messa a disposizione da un autorevole componente interno del proprio Senato Accademico, trasferendosi così dalla città di Lugano e dal Cantone Ticino. ISFOA Libera e Privata Università Internazionale, fondata nel 1999, con i suoi oltre 3.500 allievi formati nei vari percorsi, diplomi di perfezionamento, lauree breve, lauree magistrali, master di specializzazione, dottorati di ricerca, ha assunto tale importante decisione strategica in funzione del fatto che Ginevra, oltre 180.000 abitanti, capitale dell’omonimo Cantone, contro i 35.000 di Lugano, è la seconda città della Svizzera dopo Zurigo ed è considerata una piazza internazionale e cosmopolita a livello finanziario, industriale ed istituzionale, sede delle maggiori banche private nazionali ed estere e delle maggiori organizzazioni internazionali quali Croce Rossa, Nazioni Unite, Organizzazione Mondiale della Sanità, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Alto Commissariato Nazioni Unite per i Rifugiati, Organizzazione Mondiale del Commercio, Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, World Economic Forum, di conseguenza rappresenta la naturale ubicazione per un ente accademico di prestigio e caratterizzato da una innata propensione allo sviluppo ed al relativo consolidamento di relazioni sociali, istituzionali e professionali. I diplomi conferiti, per la propria peculiare natura privata, risultano essere diversamente equipollenti a quelli di analoghe istituzioni statali e non garantiscono automaticamente alcuna equivalenza con altri, sono però legittimamente considerati titoli accademici e possono, singolarmente, e nei casi e nelle modalità di specie, autonomamente previste dai vari ordinamenti universitari nazionali, essere valutati come ammissibili al riconoscimento in tutti i paesi d’Europa ai sensi della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sul reciproco riconoscimento delle qualifiche universitarie. ISFOA Libera e Privata Università Internazionale, in virtù del suo stato normativo e per l’interpretazione del Trattato di Lisbona, non può garantire l’accettazione del titolo rilasciato, per bandi e concorsi pubblici, albi e il riconoscimento di titolo da parte di istituzioni, enti pubblici o privati, enti universitari o altro. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale è considerata una delle più prestigiose, selettive, ambite e rinomate università a distanza.
ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale vanta i seguenti record: ñ ñ ñ ñ
il 100% dei propri iscritti conclude nei tempi previsti il percorso accademico programmato ; il 100% dei propri laureati risulta essere un imprenditore, un professionista o un dirigente di conclamato successo; il 100% dei propri laureati appartiene alla classe sociale degli high net worth individuals; lo 0% è il tasso di abbandono dei propri iscritti.
ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, gode a livello internazionale, di un acclarato prestigio e di una riconosciuta reputazione in funzione del proprio corpo docente
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composto da banchieri, industriali, editori, giornalisti, diplomatici, accademici, prelati, militari, giuristi, economisti di chiara fama, provenienti dalle maggiori e più note istituzioni italiane ed estere, sia per le proprie importanti attività di lobbyng e di sviluppo di affari che per l’impegno profuso a livello sociale, avendo concesso numerose borse di studio a parziale e/o totale copertura delle rette previste a favore di discenti non particolarmente abbienti ma meritevoli e organizzando e/o finanziando innumerevoli opere filantropiche e caritatevoli. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, attraverso l’opera indefessa e volontaria del pro rettore Vincenzo Mallamaci, ha perfezionato, proprio grazie alle generose donazioni ricevute durante le varie cerimonie di consegna dei titoli accademici, in stretta collaborazione con l’Associazione E Ti Porto in Africa ONLUS, l’acquisto di numerosi ettari di terra in Costa d’ Avorio, destinati alla coltivazione di piantagioni di Cacao, da donare ad un folto gruppo di famiglie povere che potranno con il loro lavoro ed il relativo insegnamento di Tecniche Agricole, Aziendali, Finanziarie e Commerciali, sopravvivere e prosperare per almeno 30 anni. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale agirà nella realizzazione di tale importante opera umanitaria, sempre sotto la diretta supervisione di Monsignor Giulio Cerchietti, Officiale della Congregazione per i Vescovi della Santa Sede, responsabile Ufficio Internazionale Ordinariati Militari e Presidente Associazione Amici del Benin e di Padre Constant Atta Kouadio, cittadino della Costa d’Avorio, Assistente Spirituale e Presidente Vicario per l’Africa dell’Associazione E Ti Porto in Africa ONLUS. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, da sempre, progetta e sviluppa operazioni di livello internazionale a beneficio del progresso sociale, culturale ed economico, procedendo sempre nello spirito cristiano, in maniera concreta e reale, in silenzio ed umiltà, in evidente contrapposizione alle chiacchiere generali, poiché questo è uno degli insegnamenti fondamentali ereditati dal Maestro Gesù Cristo per risolvere, ad esempio, il problema dei profughi alla radice. Se dai del pesce ad un uomo, Egli si ciberà una volta. Ma se tu gli insegni a pescare, Egli si nutrirà per tutta la vita. Se fai progetti per un anno, Semina del grano. Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni, Pianta un albero. Se essi abbracciano cento anni, Istruisci il popolo. Seminando grano una volta, Ti assicuri un raccolto. Se pianti un albero, Tu farai dieci raccolti. Istruendo il popolo, Tu raccoglierai cento volte.
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Sua Santità Papa Francesco, per tale importante impegno sociale, professionale ed accademico, ha voluto impartire, facendo consegnare direttamente nelle mani di Stefano Masullo, magnifico rettore ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, la propria Benedizione Apostolica, invocando speciale effusione di grazie celesti e la materna protezione della Beata vergine Maria per una costante crescita nella fede e nell’amore.
Oggi l’esperienza professionale può essere riconosciuta dalle Università italiane o straniere come credito formativo: significa che è possibile abbreviare il percorso che porta al conseguimento della laurea.
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La partecipazione a stage e seminari, l’iscrizione a ordini professionali, la conoscenza delle lingue e dell’informatica, la frequenza a corsi di formazione e attività culturali, lo svolgimento di volontariato ed impegno sociale nel corso della propria vita lavorativa si traducono in crediti formativi e accelerano il raggiungimento della laurea. E’ possibile ottenere il Diploma di Laurea e il relativo titolo di Dottore, senza dover abbandonare la propria attività, senza alcun obbligo di frequenza e in alcuni casi senza dover sostenere nessun esame secondo un percorso accademico personalizzato strutturato attraverso un processo denominato CEVA Certificazione e Verifica Esperienza Acquisita. Un qualificato professionista, iscritto e certificato quale docente Assoconsulenza Associazione Italiana Consulenti di Investimento, la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di investimento riconosciuta ed accreditata in Italia, sarà in grado di offrire una consulenza assolutamente libera e gratuita in merito alla valutazione del proprio curriculum vitae. info@assoconsulenza.eu In Svizzera le università private non hanno alcun obbligo di sottoporsi ad una procedura di accreditamento, che è al contrario una semplice facoltà di ogni istituto universitario, teso ad aumentarne il prestigio ed ad ottenere i sussidi finanziari erogati dalla Conferenza universitaria svizzera; né ad offrire cicli di studio che soddisfino le condizioni per l’accreditamento, né tanto meno obbligata a menzionare la circostanza che non sia accreditata. In Svizzera non esiste il valore legale dei titoli (salvo per quelle formazioni che si concludono con un esame di stato es. medicina), le università private possono decidere volontariamente di sottoporre i loro corsi di studio al cosiddetto “accreditamento”, certificazione di qualità. Ne consegue che i titoli conferiti, in quanto rilasciati da una università riconducibile al sistema di insegnamento superiore, sono validi ai fini dell’ammissione al riconoscimento in tutti i paesi d’Europa, Italia compresa, ai sensi della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sul reciproco riconoscimento delle qualifiche universitarie, ratificata dalla Svizzera il 1 febbraio 1999 e dall’Italia con la legge n.148 del 11 luglio 2002. ISFOA Libera e Privata Università Internazionale rilascia titoli accademici, perciò, validi ai fini dell’ammissione al riconoscimento in Italia anche per finalità diverse da quelle precedenti ai sensi del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 luglio 2009, n. 189 - Regolamento concernente il riconoscimento dei titoli di studio accademici, a norma dell’articolo 5 della legge 11 luglio 2002, n. 148. (09G0197) (GU n. 300 del 28-12-2009) note. Entrata in vigore del provvedimento: 12/01/2010. Il Cantone Ticino, come confermato da comunicazioni e delibere ufficiali del Consiglio di Stato e del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport e dalla Legge del 3 Ottobre 1995 sull’Università della Svizzera Italiana, sulla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana e sugli Istituti di Ricerca, regola all’articolo 14, unicamente l’uso del nome Università con il duplice scopo di evitare confusione con le istituzioni accreditate ed enti autonomi di diritto pubblico quali appunto USI Università Svizzera Italiana e SUPSI Scuola Universitaria Professionale Svizzera Italiana, e che le informazioni date agli studenti siano conformi all’effettivo valore dei titoli conseguiti, conferma inoltre che l’attività di formazione universitaria non richiede una autorizzazione specifica poiché si basa sulla libertà di scienza e sulla libertà economica dei sopra richiamati articoli 20 e 27
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Costituzione Federale Svizzera. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale ha insignito nel corso degli anni del titolo accademico honoris causa innumerevoli personalità di spicco universalmente rinomate ed in particolare ben quattro Ministri in forza 2001 - 2006 al Governo presieduto dall’Onorevole Silvio Berlusconi svolgendo le relative cerimonie ufficiali di consegna presso esclusive sedi istituzionali quali Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Ambasciate. I titoli accademici rilasciati da ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale sono perciò validi titoli universitari in Svizzera e in tutti i paesi d’Europa. Quadro Normativo Generale ed Utilizzo Legale e Legittimo del Titolo Universitario Privato Svizzero in Italia I titoli rilasciati da ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale non conferiscono in alcun modo il privilegio di accedere all’esame di Stato per l’abilitazione professionale e, per di più, chi è in possesso legittimo di quest’ultimo titolo dottrinale, deve sempre darne atto, indicando obbligatoriamente l’origine e la natura, possono però essere legalmente fruibili in Svizzera, nella lingua originale nella quale sono stati conferiti, in base all’articolo 27 della Costituzione Federale Elvetica, il tutto, rispettando i dettami dell’articolo 14 della Legge Cantonale sull’Università della Svizzera Italiana del 3 ottobre 1995; ed in Europa ai sensi dell’articolo 3 della Convenzione di Parigi del Consiglio d’Europa del 14 dicembre 1959. Il titolo di studio conseguito all’estero non ha generalmente riconoscimento professionale in Italia, salvo il disposto della Legge 1940 del 31/12/1962 che stabilisce il principio secondo il quale “chiunque ha diritto di portare un titolo accademico conferito da università estere, purché ne precisi l’origine.” Si richiama a questo proposito l’attenzione su di un importante adempimento, obbligatorio per i possessori di titoli appartenenti alla fattispecie in oggetto, sia ordinari che onorari, sul biglietto da visita, sulla carta da lettera, sul cartoncino e su tutti gli altri documenti, dovrà sempre citarne la fonte, appaiata al proprio nome e cognome. Per completezza si riporta un esempio di pura fantasia: Pinco Pallino Dottore in Economia e Finanza honoris causa ISFOA USA Il proponente potrà di conseguenza avvalersi del titolo, dr. o dr. ing., a lui conferito legalmente, nei biglietti da visita e nella carta intestata commerciale, professionale o personale, e nei rapporti con i terzi, ma, come già descritto in precedenza, trattasi di titolo, generalmente, non valido ad esercitare una professione riservata, né ad iscriversi ad Albi Professionali ed Ordini regolamentati a livello pubblico, né a partecipare a concorsi; in base al disposto normativo della Legge 262 del 13/3/1958, infatti, ci si può solo fregiare del titolo emesso da un “soggetto non residente”, quale è ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale, e non farne uso. ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale non ha l’obbligo di venire registrata in Italia in quanto il suo stato giuridico è già di per sé completo e compiuto, comprovato all’origine; accadrebbe
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l’inverso qualora i diplomi rilasciati possedessero titolo valido per l’avviamento agli Esami di Stato al fine dell’abilitazione professionale. I titoli conferiti impegnano solo l’istituzione stessa che li rilascia a livello libero e privato su basi assolutamente legali, non essendo in alcun modo responsabile in merito all’uso del titolo ed all’ottenimento del diritto all’esercizio della libera professione in quanto regolati dalle norme dei singoli Paesi. Ai fini del valore legale del titolo rilasciato esso non può essere paragonabile con quelli rilasciati da Università Statali della Repubblica Italiana, né con quelle considerate equipollenti, né con quelli di Università Statali dell’Unione Europea e/o della Confederazione Elvetica, per quanto, nel Regno Unito – Gran Bretagna il British Parliament 1988 Education Act reciti che “The awards made by overseas educational establishments should be recognized, and the assessment and recognition of such qualifications would be a matter for the individual employer and professional bodies”. L’Accordo tra la Confederazione Svizzera, da un parte, e la Comunità Europea ed i suoi Stati membri, dall’altra, sulla libera circolazione delle persone, concluso il 21 giugno 1999, approvato dall’Assemblea Federale l’8 ottobre 1999, ratificato con strumenti depositati il 16 ottobre 2000, entrato in vigore il 1° giugno 2002 - 1° giugno 2004, all’articolo 5, prevede, per le istituzioni accademiche quale è ISFOA, il diritto di fornire sul territorio dell’altra parte contraente, programmi di insegnamento e di formazione di durata non superiore a 90 giorni per anno civile. Riconoscimento titoli esteri in Italia legge 148/2002 circolare MIUR equipollenza cancellata Tutti i cittadini italiani residenti in Italia che hanno conseguito un titolo accademico all’estero possono esercitare tutti i diritti connessi al possesso del titolo senza dover richiedere l’equipollenza e rivolgersi ad una università italiana per il conferimento del corrispondente titolo italiano. La prassi dell’equipollenza, già prevista negli articoli 170 e 332 del RD 1592/1933 ora abrogati, è stata cancellata, con l’introduzione della procedura del riconoscimento finalizzato prevista dalla legge 148/2002, propria di una concezione più moderna e coerente con gli obiettivi attuali dell’insegnamento superiore a livello internazionale. Il MIUR Ministero Istruzione Università e Ricerca, in una circolare (Protocollo: n. 3600/Segr/Afam del 10 febbraio 2004), conferma l’applicazione della legge 148/2002 per il riconoscimento in Italia dei titoli esteri, e invita tutti i destinatari ad osservare ed attuare le norme sul riconoscimento dei titoli di studio effettuati all’estero. Confermata la spendibilità dei Titoli Accademici Svizzeri in Europa · Spagna. Il Ministero competente spagnolo ha riconosciuto la laurea triennale in Scienze Aziendali conferita da una università privata elvetica con indirizzo Consulenza del Lavoro come qualifica professionale abilitante ai sensi della direttiva 2005/36/CE, all’esercizio della professione di consulente del lavoro, dopo il superamento della prova attitudinale in diritto positivo spagnolo del lavoro e della
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sicurezza sociale. · Germania. La Procura del Baden Wuttemberg ha riconosciuto la spendibilità in Germania del Master in Business Administration rilasciato da una università privata elvetica con ordinanza N.123js 2193809 del 3 giugno 2011. Il Tribunale Civile di Stoccarda Atto nr. 25 O 92/11 del 22.03.2012 ha dichiarato legittimo in Germania l’uso del titolo con l’indicazione delle sue origini. · Italia. Le università di Catania, Padova, Chieti, Unisu, Guglielmo Marconi, E Campus, hanno riconosciuto la spendibilità accademica con il riconoscimento totale e/o parziale degli esami sostenuti presso una università privata elvetica. Il Ministero della Difesa Italiano ha autorizzato l’annotazione matricolare del diploma di laurea in Scienze della Comunicazione conferito da una università privata elvetica. Ammissione e conseguimento di numerosi laureati presso una università privata elvetica dell’attestato di MEDIATORE CIVILE E COMMERCIALE (Decreto Legislativo n. 28 del 20 Marzo 2010 e Decreto Interministeriale n. 180 del 18 Ottobre 2010).
La laurea triennale in Scienze Aziendali riconosciuta in Europa come qualifica professionale ai sensi della direttiva 2005/36/CE Il Ministero competente spagnolo ha riconosciuto la laurea triennale in scienze aziendali con indirizzo consulenza del lavoro come qualifica professionale abilitante ai sensi della direttiva 2005/36/CE, all’esercizio della professione di consulente del lavoro, dopo il superamento della prova attitudinale in diritto positivo spagnolo del lavoro e della sicurezza sociale. Valore dei titoli di studio universitari conferiti da università private in Svizzera In Svizzera la formazione universitaria è prevalentemente pubblica e di competenza dei Cantoni, salvo i politecnici federali e altre scuole universitarie federali (SUP) scuole universitarie professionali direttamente regolate e controllate dal Governo federale, esiste però anche una rilevante presenza di università private. In Svizzera non è richiesta preventiva autorizzazione e /o riconoscimento statale per offrire formazione nel settore universitario, organizzare esami o rilasciare titoli di studio. Non esiste il valore legale dei titoli. Autorità federali o cantonali, secondo le rispettive competenze, vigilano nei casi previsti dalla legge sull’attività delle università private. In Svizzera, all’infuori dei casi specialmente regolamentati dalla legge, giudice della qualità e del valore di una formazione è l’utente o il mercato del lavoro prima che lo Stato. Conformemente alle tendenze internazionali, sono state introdotte in Svizzera procedure di accreditamento facoltative (certificazione di qualità e/o marchi di qualità) non discriminanti tra offerta pubblica e privata. L’accreditamento è facoltativo e attesta solamente un controllo esterno della qualità e non implica alcun riconoscimento della validità di questa o di quella formazione da parte dello Stato.
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Il settore universitario in Svizzera è complesso e conseguente all’assetto federale del paese (terziario A secondo la classificazione internazionale): · la Confederazione regola e controlla i Politecnici federali e le Scuole universitarie professionali (SUP) pubbliche o private. · I Cantoni, secondo la Costituzione Federale Svizzera, hanno la sovranità sulle università cantonali pubbliche e su quelle private operanti sul proprio territorio. In ciascun Cantone quindi vi sono leggi cantonali universitarie che regolano in modo differente la materia. · La Confederazione e i Cantoni hanno competenze comuni riguardanti il coordinamento e lo sviluppo della qualità, tramite la Conferenza universitaria svizzera (CUS), organo comune della politica universitaria accademica pubblica. A livello nazionale svizzero una Agenzia nazionale di accreditamento (OAQ), accredita facoltativamente le università pubbliche e quelle private o loro singoli curricula, cioè concede loro un marchio di qualità, che comunque non conferisce di per sé alcun riconoscimento e/o la validità statale dei titoli conferiti. Un’istituzione può richiedere un accreditamento come università oppure puo’ richiedere l’accreditamento per certi cicli di studio soltanto secondo quanto stabilito dalla legge federale sull’Aiuto universitario (LAU, RS 414.20). Per quanto concerne il valore dei titoli universitari accademici rilasciati in Svizzera: · ai fini dell’ammissione all’esercizio di una professione regolamentata (p.e. medicina, avvocatura, ecc.), sono le leggi federali o cantonali regolanti la professione che stabiliscono quali titoli sono riconosciuti. · Per le professioni non regolamentate (p.e. management, giornalismo, ecc.) spetta di fatto al datore di lavoro “riconoscere” o meno il valore di un titolo di studio; significativo può essere l’accreditamento o comunque una certificazione di qualità rilasciata da enti privati generalmente riconosciuti. · Ai fini del proseguimento degli studi, è l’università dove si intende proseguirli che riconosce il valore di un titolo precedente. Analogamente a quanto avviene per l’equivalenza dei titoli, le università si basano sulle norme nazionali. Università private riconosciute appartenere al sistema d’insegnamento con sede in Svizzera, anche se non accreditate (cioè che non hanno richiesto la certificazione di qualità facoltativa), hanno comunque il diritto costituzionalmente garantito di rilasciare titoli di studio universitari che, senza alcuna differenza rispetto a quelli rilasciati dalle università pubbliche, sono validi per: · il diritto d’accesso ai fini del proseguimento degli studi nel sistema universitario (pubblico) svizzero e
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all’estero, ai sensi delle leggi nazionali e della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sulla reciproca riconoscibilità dei titoli; · ai fini dell’esercizio in Svizzera di professioni regolamentate ai sensi della direttiva della Unione europea CE/ 2005/36 in vigore anche in Svizzera dal 1 novembre 2011; · ai fini dell’esercizio in Svizzera di professioni non regolamentate, vale il libero apprezzamento del datore di lavoro.
RICONOSCIMENTO ACCADEMICO PER LA PROSECUZIONE DEGLI STUDI IN ALTRA UNIVERSITA’ I titoli conferiti, in quanto legalmente rilasciati da una università riconosciuta dall’ordinamento giuridico come appartenente allo spazio universitario svizzero, sono idonei ai fini del riconoscimento ai sensi della Convenzione di Lisbona del 1997 del Consiglio d’Europa sul reciproco riconoscimento delle qualifiche universitarie, ratificata dalla Svizzera il 1 febbraio 1999 e dall’Italia con la legge n.148 del 11 luglio 2002.
USO DEI TITOLI NEI PAESI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA Tutti i cittadini italiani residenti in Italia che hanno conseguito un titolo accademico all’estero possono esercitare tutti i diritti connessi al possesso del titolo. Ai sensi dell’art. 54 della direttiva 2005/36/CE della Unione Europea lo Stato membro ospitante fa sì che gli interessati abbiano il diritto di usare il titolo di studio dello Stato membro d’origine, ed eventualmente la sua abbreviazione, nella lingua dello Stato membro d’origine. Lo Stato membro ospitante può prescrivere che il titolo sia seguito da nome e luogo dell’istituto o della giuria che l’ha rilasciato. A settembre 2011 il Comitato misto Svizzera-UE per l’Accordo sulla libera circolazione delle persone ha deciso l’applicazione in Svizzera a partire dal 1° novembre 2011 della direttiva 2005/36/CE. Di conseguenza l’Italia come stato membro ospitante deve garantire agli interessati l’uso nel proprio territorio del titolo di studio conseguito in Svizzera nella lingua dello Stato di origine.
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Il Premio Internazionale ISFOA alla Carriera, considerato uno dei più ambiti, selettivi, prestigiosi ed esclusivi riconoscimenti, volto a valorizzare le rinomate eccellenze italiane ed estere, attive nel settore culturale, industriale, accademico, istituzionale e professionale, che si inquadra in un più ampio manifesto programmatico, realizzato con successo fin dall’autunno del 1996, è stato inaugurato nel Maggio del 2004 con una cerimonia ufficiale, trasmessa in prima serata dalla televisione nazionale ungherese, ed avvenuta all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, alla presenza di oltre 250 ospiti, del Ministro per gli Italiani nel Mondo, dell’Ambasciatore d’Italia in Ungheria, con il saluto ufficiale del Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Italiana vantando i seguenti patrocini ufficiali: Provincia di Milano; Provincia di Lecce; Ministero Infrastrutture e Trasporti; Ministero Affari Esteri; ICE Istituto Commercio Estero; Ministero per gli Italiani all’Estero; ANC Associazione Nazionale Carabinieri; AIDDA Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda; Comune di Milano; Regione Lombardia; Comune di Lecce; Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari.
Il Premio Internazionale ISFOA alla Carriera ha come scopo il perseguimento dei seguenti obiettivi: Internazionalizzazione delle aziende italiane nel mondo; sviluppo della cooperazione multinazionale; valorizzazione delle Piccole e Medie Imprese; affermazione dell’immagine del marchio e dello stile italiani nel mondo; salvaguardia e riqualifica del Made in Italy attraverso supporti e contenuti culturali che contrastino il dumping cinese; ñ consolidamento delle responsabilità sociali, etiche e morali nelle attività produttive e professionali. ñ ñ ñ ñ ñ
Il Premio Internazionale ISFOA alla Carriera, nel corso della serata di gala inaugurale della prima edizione, conclusasi con un eclatante successo, ha potuto vantare il saluto istituzionale, in nome e per conto di Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica Italiana, portato personalmente da Paolo Guido Spinelli, ambasciatore della Repubblica Italiana in Ungheria, e tra gli illustri premiati, presente alla serata in qualità di ospite d’onore ed istituzionale, il ministro per gli Italiani nel Mondo, onorevole Mirko Tremaglia, destinatario anche di una Laurea Honoris Causa conferita dal Senato Accademico della Facoltà di Scienze Aziendali ed Economiche di ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale.
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