hzine - Bruno La Versa

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GRAPHIC DESIGN

MOIRE L’effetto moiré è una percezione visiva che si verifica durante la visualizzazione di una serie di linee o punti che è sovrapposto su un’altra serie di linee o punti, in cui i gruppi differiscono in dimensione relativa, angolo, o spaziatura.

Bruno La Versa redattore editoriale

L’effetto moiré può essere visto quando si guarda attraverso zanzariere ordinarie ad un altro schermo o di sfondo. Può anche essere generato da una riproduzione fotografica o elettronico, volontariamente o involontariamente. La parola stessa ha origine nel settore dei tessili e deriva dal mouaire francese, in inglese ‘mohair’, e in particolare con mohair ondulato, si intende il segno sulla superficie lucida, un effetto noto anche come ‘innaffiato’. Gli effetti innaffiato sono comunemente associati con la carta o con la seta e sono applicate premendo uno dei due materiali tra i cilindri caldi. In Europa, la seta fu usata fin dal XVII secolo, in abiti e gilet e fu poi chiamato ‘antico moire’, o semplicemente ‘moire’. In ogni caso, ‘moire’ è stato scritto senza la ‘e’ quindi si pronuncia ‘mwar’, l’acuta apparve nel XIX secolo, un vezzo forse di una associazione francese. Ma c’è un’altra specie di moiré che i progettisti grafici possono trovare più familiare: che ha fatto mediante la sovrapposizione di schemi regolari o schermate per creare figure di secondo ordine. Può avere un’origine tessile o

da applicazioni software, tramite stampanti, scanner e monitor, tali strutture sono gli ingredienti primarie per la creazione di moiré. Recentemente un grande autore come Nicolai Carsten in un suo libro esplora l’effetto moiré, un fenomeno che lui stesso definisce “ creato dalla sovrapposizione di linee”. Anche se i modelli di interferenza tali sono per lo più considerati effetti collaterali indesiderati, sono in realtà estremamente interessante dal punto di vista estetico. Il è accompagnato da un CD che contiene non solo i moiré presentati come file digitali, ma anche elementi singoli che possono essere utilizzati per creare una quantità praticamente infinita di nuove sovrimpressioni. Attraverso l’analisi, Nicolai ha di nuovo prodotto non solo un’opera d’arte, ma anche uno strumento pratico per chiunque lavori creativamente. Questo fenomeno è quindi catalogabile nell’ambito del graphic design contemporaneo, dove sempre di più si cerca il movimento e il senso di dinamismo.

Alva Noto, pseudonimo di Carsten Nicolai (nato a KarlMarx-Stadt) che, nel corso della propria carriera, ha adottato svariati altri pseudonimi, è un artista tedesco legato alle arti sonore e visive. Suoi lavori realizzati grazie all’uso del moire son stati esposti in luoghi d’eccellenza, come il museo Guggenheim di New York, la galleria d’arte Tate Modern di Londra e la Biennale di Venezia.


GRAPHIC DESIGN

Risulta evidente quindi come ai vecchi modelli progettuali della immagine, se ne stanno sostituendo altri. Questi nuovi modelli di Identity design si fondano sulla differenzazione, anziché sul rigido coordinamento che caratterizzava soprattutto i modelli più antichi. In particolare, dopo aver analizzato i progetti qui visti si evidenzia come questi nuovi modelli progettuali presentano diverse caratteristiche: • non vengono definite forme, ma campi di possibilità; il pro-

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getto si evolve nel tempo, non è mai finito; • i percorsi sono influenzati da elementi esterni; il progetto può essere liberamente “contaminato”. • l’attenzione è posta sul processo; viene pensato non il risultato, ma la via per ottenerlo. Si passa dal controllo del progetto, al controllo del processo. Il processo è il prodotto. • i designer rinunciano al controllo totale sui risultati finali; vi è un abbandono consapevole a fattori non controllati e al caos. Il progetto rimane aperto a nuovi sviluppi non previsti.


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