Gente di Bracciano n. 14 Aprile 2017

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Moro per Amore: commedia dell’arcadico Flavio Orsini Grande mecenate collaborò con Scarlatti e Stradella. Nel 1696 vendette il Ducato di Bracciano agli Odescalchi

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lavio Orsini nasce a Roma nel novembre 1620, secondogenito di Ferdinando, e di Giustiniana di Giovannantonio Orsini, duca di Sangemini. Nel corso della sua vita, oltre ad occuparsi di politica in un’opera continua di mediazione tra le varie corti europee e la Santa Sede, indirizza i suoi interessi per la scienza e il collezionismo, in particolare per la matematica, per le belle arti, per l’epigrafia, per le medaglie. Nel suo palazzo custodisce una collezione prestigiosa di quadri, oltre che di gemme e cammei antichi. La ricca biblioteca conserva una sezione notevole di libretti e di spartiti. Fedele alla lunga tradizione mecenatizia familiare, grande appassionato di musica, nel suo palazzo in Roma, mantiene alcuni musicisti, come Alessandro Stradella, Anna Caruso, Ercole Bernabei, Alessandro Scarlatti, Paolo Lorenzani, Bernardino Pasquini e altri. Egli stesso scrive dei testi destinati a essere musicati, in particolare due, sui quali tra poco ci soffermeremo. Lo storico Mario Crescimbeni nel terzo tomo della sua opera in tre volumi “Notizie istoriche degli Arcadi morti”, pubblicato a Roma, nella stamperia di Antonio de Rossi tra il 1720 e il 1722, così ci parla della inclinazione artistica di Flavio Orsini: “Ma spezialmente mostrossi egli affezionato alla nostra Poesia, nella quale produsse varj Drammi Musicali, de’ quali fece rappresentarne nel suo Teatro dimestico, e ne diede anche alle stampe co’ nomi anagrammatici di Filosinavoro, Sì fino lavorò, che comprendono il nome di Flavio Orsino”. Nel 1683 Flavio Orsini dà alle stampe “La dama di spirito geloso e La guerriera costante”, comedia in comedia di Filosinauro. Recitata nelle feste per la nascita dell’altezza reale del duca di Borgogna nel palazzo Pasquino, pubblicata a Bracciano nella Ducale Stamperia. Le copie si vendono in piazza Nauona in bottega di Carlo Giannini libraro, 1683, come riporta la scheda catalografica del Servizio Bibliotecario Nazionale. La partitura musicale de La guerriera costante, conservata senza nome di compositore nella Biblioteca Vaticana, è stata attribuita ad Alessandro Scarlatti da Gloria Rose mediante il confronto con quattro opere scarlattiane della Marciana di Venezia, che risultano tratte da quest’opera, come riporta il musicologo Saverio Franchi in “Drammaturgia Romana. Reper-torio bibliografico cronologico dei testi pubblicati a Roma e nel Lazio. Secolo XVII. 1280 testi drammatici ricercati e trascritti in schede con la collaborazione di Orietta Sartori”, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1988. A pagina 5 sotto la figura di un Orso seduto xilografato nell’atto di scrivere, chiaro riferimento al Casato, troviamo il Prologo che recita: Io, che con dolci note, d’armoniosi accenti… A pagina 112 riappare l’Orso, ma stavolta in piedi, che se ne va, a opera conclusa. La commedia, rappresentata a Palazzo Orsini nel febbraio 1683, è ambientata tra Bologna e Lisbona. Nel 1681 Flavio aveva scritto il libretto di “Moro per amore”, poi come vedremo stampato solo nel 1696, un libretto in 3 atti messo in musica, su sua richiesta, da Alessandro Stradella, quando il compositore nepesino era a Genova. Narra la storia di Floridoro, principe di Cipro, che travestito come Feraspe, un moro, si fa portare come schiavo in catene alla corte di Eurinda, regina di Sicilia. I due paesi sono in guerra e Cipro intende invadere la Sicilia, il travestimento consente al principe di introdursi nell’isola per corteggiare Eurinda, la cui meravigliosa bellezza ha conquistato il suo cuore. Di qui il titolo Moro per amore, gioco di parole che significa ‘Un moro per amore’ o ‘Io moro per amore’. Dopo varie complicazioni amorose e politiche, tutto si conclude felicemente con il matrimonio

reale tra i due eredi e Sicilia e Cipro. A seguire alcuni versi di Flavio Orsini, il primo tratta dalla seconda scena, protagoniste Eurinda a Lindora, sua nutrice Un cor ch’è libero da lacci asprissimi del crudo Amor, di guardi amabili e lucidissimi fugga i splendor: ch’io sugl’albor di mia gradita età vuo’ pur troppo goder la libertà. qui è Floridoro principe di Cipro, nell’ultima scena, a svelare Eurinda la sua vera identità Non inarcar le ciglia, o regnante sicana, se appena riconosci quel che supposto hai per Feraspe un tempo, con tarda, inaspettata stravaganza prender di Floridoro oggi sembianza. Io - dal grido sonoro di fama stimolante, spinto di tue bellezze ad adorare i pregi lascio il mio sangue e il trono, patria e fasti abbandono mentre guerra crudel fra le nostr’armi i miei desir, le mie speranze oscura… Nel 1696 Flavio Orsini fa stampare il libretto, con il titolo: Moro per amore opera per musica composta da Filosinauoro Accademico degli Arcadi. Dell’anno 1696. In Roma: per il Bernabò, 1697. Flavio Orsini è già membro dell’accademia dell’Arcadia dal 1692, con lo pseudonimo di Clearco Simbolio. Seguendo il Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale apprendiamo che l’unica copia conservata, purtroppo mutila, è disponibile presso la Biblioteca Centrale Nazionale di Roma che ne ha previsto anche la digitalizzazione. A pagina 4 vediamo una nota dell’autore, che si rivolge direttamente al lettore: “Ho voluto dare alle stampe quest’opera intitolata Moro per Amore, fatta per Musica, e composta di note da quel riguardevole grand’ingegno di Alesandro Stradella… Quest’Opera non è mai comparsa su le scene, & essendosi mutato il gusto di componere dal buon stile di prima, ho solo voluto stampare le parole, perché non portasse tedio agli Vditori la Composizione in music”. Nella pagina precedente, la numero 3 ritroviamo l’immagine xilografata dell’Orso seduto nell’atto di scrivere. A pagina 7 scorgiamo un’altra curiosa nota di Flavio Orsini, la riportiamo integralmente: Protesta dell’Avtore - Le parole fato, destino, numi, adorare, idolo, & altre simili piacciati considerare, come sfoghi di penna poetica, non come sensi veraci di un cuore, che nacque, vive, e vuol morire buon Cattolico. Sono tempi difficili, i rapporti con la Chiesa si reggono su delicati equilibri che è meglio non alterare, sapendo che la Chiesa, quando vuole, sa essere molto incisiva. Animo sensibile e appassionato, Flavio Orsini muore a Roma, senza eredi, nel 1698. Solo due anni prima per gravi difficoltà finanziarie ha venduto il ducato di Bracciano a Livio Odescalchi. Fabercross

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Gente Bracciano Aprile 2017 - numero 14


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