Le super avventure di Elen 2 di Philip Osbourne

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Libri Illustrati

i d e r u t n e v v a Le super

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Philip Osbourne

Le suupreer di avvent Tokyo Pop

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Al giorno dopo Philip Osbourne Ideazione grafica dei personaggi e illustrazioni: Roberta Procacci Un progetto a cura di Almond Project – Plume Studio 2019 © Philip Osbourne Stampa: Stige Arti Grafiche – San Mauro (TO) Copyright dell’edizione italiana: 2019 © Gremese International s.r.l.s. – Roma

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo volume può essere registrata, riprodotta o trasmessa, in alcun modo e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-6442-349-4

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Introduzione Anche io, come Elen, avevo uno zio ricco e molto strano. Il mio viveva a Boston e possedeva un’azienda petrolifera. Lui era proprio un tipetto sui generis, simpatico e a volte folle. Aveva una bella energia e i suoi occhi erano due universi in cui era facile perdersi. Ogni volta che veniva a trovarmi, mi lasciava un dollaro e un sorriso. Quei soldi, che consideravo quasi dei portafortuna, li mettevo da parte e i suoi sorrisi me li stampavo nel cuore, perché mi piaceva l’idea che ci fosse in giro un adulto con un sorriso sempre pronto per gli altri. Anche lui si chiamava Sam ed era un concentrato di adrenalina e di gioia. Quando andò via da questo mondo, ci rimasi male… immaginavo le cose che avremmo potuto fare insieme e tutto quello che avrebbe potuto insegnarmi. Immaginavo quello che le parole spesso non dicono e, alla fine, pensai che zio Sam fosse un po’ come Steve Jobs, cioè come tutti quei sognatori che non inseguono solamente il successo economico ma cercano di cambiare il mondo in meglio. Sono certo che, proprio come fece Steve Jobs con John Sculley – il presidente della Pepsi che fu convinto da Jobs a lasciare il suo impiego e a unirsi alla Apple –, se zio Sam mi avesse incontrato il giorno in cui scelsi il college mi avrebbe chiesto: «Vuoi passare il resto della tua vita a vendere acqua zuccherata, o vuoi avere la tua occasione per cambiare il mondo?». Philip Osbourne

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re a i c n i m o c i d Prima

o e T o t n e s Ti pre

Il mio cane si chiama Teo, ha quattro anni ed è un chihuahua a pelo lungo. È ancora abbastanza piccolo ed è ricoperto di macchie nere qua e là sul corpo. Ha orecchie all’insù e una linguetta rossa rossa che mostra spesso. I suoi occhi sono vispi, tondi e anche sporgenti come qualunque altro chihuahua, anche se devo dire che, rispetto agli altri cagnolini della sua razza, non lo sembrano poi molto. I suoi denti e le sue unghie sono sempre bianchissimi come la neve. Secondo me è anche strano e buffo perché lui, a differenza dei suoi simili, risponde non a uno ma a sei nomi diversi: oltre a Teo, anche Nico, Oriene, Ralph, Gizmo e Oriengo. È un cane molto vivace, e infatti, ogni volta che uno della famiglia si siede

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sul divano, lui corre a prendere il suo peluche preferito per farlo giocare con lui. Sembra un pupazzetto a molla, perché è molto magro e piccino: se si nasconde dietro il suo peluche, sbucano soltanto le orecchie! Teo è molto affettuoso e ogni volta che ritorniamo a casa ci riempie d’attenzioni scodinzolando felice. Però, non sai che paura hanno le persone quando entrano in casa nostra e si trovano di fronte a lui! Come il dottor Jekyll e Mr. Hyde, davanti agli estranei si trasforma: da dolce e giocherellone, diventa aggressivo e morde le caviglie di chi gli capita a tiro. Ecco perché mia cugina, che viene a trovarci molto spesso, indossa gli stivaletti. Invece, con le mie amiche del cuore è tenerissimo, e loro gli vogliono un gran bene! Il mio cagnolino adora giocare con il suo ossetto di stoffa. Ogni volta che glielo tiro, me lo riporta in pochi secondi, a meno che non stia guardando I Griffin sul suo tablet... Teo è come un altro fratellino per me, perché riesce sempre a sollevarmi il morale. Basta che mi guardi con i suoi occhi furbetti sul muso sottile che mi ritorna subito il buon umore! Una delle cose che più mi piacciono di Teo è il suo collare con il papillon, che lo fa sembrare un vero ometto. Dimenticavo, Teo è detto scherzosamente anche “fognetta”: non ama il cibo per cani, tipo i croccantini, ma mangia solamente gli avanzi della cena o del pranzo. E guai ad avvicinarsi mentre sta banchettando... 7 Diario di Elen 2.indd 7

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re a i c n i m o c i d Prima

K C I D N E L E : o Mi present Sono Elen e sono una bambina di undici anni con uno spiccato senso degli affari. Proprio così: sogno di avere un’azienda di moda tutta mia. Pianifico tutto e sono attenta a ogni dettaglio. Sono decisa e mi diverte comandare. Nonostante io sia la più piccola del gruppo di mio fratello, sono quella che riesce a decidere per tutti. Non chiedermi come faccio, mi viene naturale organizzare le giornate di chi mi sta intorno. La frase che amo urlare quando non si sbrigano è sempre la stessa: «Datevi una mossa! Oggi è quasi domani!».

Elen Dick

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re a i c n i m o c i d Prima

K C I D L I H P o t n e Ti pres Lui è mio fratello Phil, il Nerd, il secchione, il geek, il matematico compulsivo. Chi è come lui e a volte viene preso in giro, secondo me ci deve solo ridere su. Chi ha scritto i libri più venduti? I nerd. Chi ha girato i film hollywoodiani di maggior incasso? I nerd. Chi ha creato la tecnologia più avanzata, quella che possono capire fino in fondo solo i suoi creatori? I nerd. Allora, bisogna alzare la testa dai libri e sorridere al mondo con l’orgoglio di essere dei nerd come lui. Lui è Phil, per gli amici Phil, il Nerd... e ne va fiero!

k Phil Dic

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re a i c n i m o c i d Prima

k c i d n y l i r a Ti presento M Mia mamma è diventata famosa per aver disegnato delle T-shirt ironiche, un po’ macabre ma vincenti. I blog e i giornali dicono che lei è veramente cool. Il suo Facebook ha raggiunto i 100.000 like e le frasi delle sue magliette sono alcuni degli hashtag più diffusi su Twitter. Su Pinterest si trova tutto su di lei. Nel tempo libero si diverte a inventare regole che sono costretta a rispettare. “Non sudare” è la sua preferita!

Marilyn Dick

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re a i c n i m o c i d Prima

K C I D Y N N E L o Ti present Mio papà non ne voleva più sapere di fare il manager e così ha abbandonato tutto, ha preso uno studio lontano dalla città e lì scrive i suoi racconti e i suoi saggi sugli UFO. Per farti capire che razza di genitore mi ritrovo, ti racconto questa. Stavamo andando a scuola e, mentre parcheggiava l’auto, gli ho chiesto se credesse davvero nell’esistenza degli UFO. Ecco cosa mi ha risposto: «Gli UFO esistono! È l’aviazione che non esiste».

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Lenny Di

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Le suupreer di avvent

2 Un bel guaio! Capitolo Primo

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Mio zio ERA.. . Mio zio Sam era simpatico,

TANTO SIMPATICO!

Non ho scritto “poco” simpatico, ma “tanto simpatico”! Sali alla riga sopra e leggila di nuovo se hai qualche dubbio. Mio zio Sam era più simpatico di un episodio di The Big Bang Theory, che tanto piace a mio fratello Phil. Mio zio Sam era simpatico al livello TOP. Non a livello “Good” o “Medium”, ma al livello più alto!

Perché lui era speciale!

Più simpatico di lui non c’era nessuno. Nemmeno il video su YouTube di un cagnolino che si spaventa della sua ombra. Mio zio Sam si divertiva a camminare all’indietro e smetteva soltanto quando sbatteva la testa su un muro o contro un palo. Si era fatto perfino costruire uno scudo come quello di Captain America e, davanti allo specchio, passava i i pomeriggi a immaginare i combattimenti con qualche nemico come Teschio Rosso. Non sono stata convincente? Allora devi sapere che, ogni anno per il suo compleanno, mio zio Sam si faceva costruire una torta dalle dimensioni enormi, si nascondeva al suo interno e sbucava fuori all’improvviso pensando di stupire gli invitati. Se stai pensando che forse era simpatico ma non troppo intelligente, ti sbagli. Era uno dei più grandi produttori di cinema e musica di tutti gli Stati Uniti e quindi anche un uomo ricchissimo. Riusciva a capire al volo se una sceneggiatura sarebbe diventata un film di successo e se un

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Mio Zio Sam, una persona molto... molto particolare! 15 Diario di Elen 2.indd 15

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Io non sono zio Sam, ma zio Steve Roger, ovvero zio Captain America!

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cantante aveva il giusto talento per rientrare nella top ten di Spotify o di iTtunes. Anche se viaggiava non in limousine ma su una Delorian – perché era la macchina del film Ritorno al futuro –, Zio Sam era molto rispettato da tutti gli imprenditori di Manhattan. Quando passava a trovarci, mi portava sempre una penna nuova e un bloc-notes e mi chiedeva di appuntarci quello che avrei voluto fare nella vita. L’ultima volta che lo vidi, scrissi: Mi piacerebbe dirigere un’azienda di moda e… regalare a un po’ di felicità a chi ha dei problemi, ma so che difficilmente potrò riuscirci! Sono una ragazzina e tante cose non le so. Quel giorno, per esempio, non sapevo che mio zio Sam stava già male e non riuscivo a capire cosa intendesse con le parole un po’ strane che mi rivolse: «Elen, mia cara, il nostro tempo è limitato, non dobbiamo sprecarlo vivendo la vita di qualcun altro. Non farti intrappolare dalle regole, non vivere seguendo il pensiero di altre persone. Non lasciare che il rumore delle opinioni altrui sovrasti la tua voce interiore. E, cosa più importante di tutte, devi avere il coraggio di seguire il tuo cuore e la tua intuizione. In qualche modo, loro sapranno aiutarti a diventare ciò che davvero vuoi essere. Tutto il resto è secondario». Mio zio Sam era “iniquo”, l’ho già scritto nel mio primo diario, e così, quando morì, invece che dividere la sua eredità tra tutti i nipoti, la dette tutta a me. Io non rividi più mio zio da quel giorno ma al momento dell’apertura del testamento gli fui immensamente grata per quello che aveva fatto: per la prima volta mi sentivo

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Segui il tuo cuore e la tua intuizione: sapranno aiutarti a diventare ciò che davvero vuoi essere. Tutto il resto è secondario.

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JArVIS! trattata da persona adulta e speciale.

Jarvis era stato il suo maggiordomo e adesso era il mio assistente. Senza di lui non avrei mai potuto dirigere le aziende, perché dietro la sua espressione apparentemente snob, si nascondeva una persona buona e sempre disponibile, molto sensibile e perfino romantica, visto quello che aveva fatto per riuscire a conquistare Wanda.

«Signorina Elen, le devo mostrare il video di questa settimana!», mi disse Jarvis, mentre apriva il mio portatile. «Di quale video parli?» «Il signor Sam ha videoregistrato diverse clip per lei. Voleva che continuasse a dirigere l’azienda seguendo alcuni suoi consigli, e ha inserito i filmati in un archivio digitale al quale nemmeno io ho accesso… Secondo le date di programmazione stabilite dal signor Sam, lei riceverà di volta in volta dei nuovi video.»

Jarvis, un super mega assistente 19

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«Quindi mio zio vuole parlarmi?» «Più o meno… in fondo, per suo zio il tempo era un concetto astratto. Per lui passato e futuro non contavano e per questo pensava solo al presente. Nel suo presente di allora, che oggi è passato, ha preparato questi video per il suo presente di oggi, sperando che la aiutino ad avere un futuro migliore.»

La faccenda era ingarbugliata! Sorrisi.

Jarvis aveva voluto bene a mio zio, e da

parte sua forse Sam aveva programmato le clip anche per continuare a far sentire la propria presenza al fidato maggiordomo. «Ok. Mostrami il video!», gli dissi. Jarvis attivò il player e subito vidi mio zio seduto su una poltrona stile quella di Games of Thrones. Ma a casa mia erano tutti dei nerd? Ora capivo meglio mio padre e mio fratello Phil. Sam teneva in mano una pellicola cinematografica e, mentre la srotolava, con una forbice ne tagliava alcuni pezzetti. Poi rivolgendosi alla telecamera disse: «Elen, sono contento che tu sia seduta e pronta ad ascoltarmi. Io sono stato molto fortunato. Sai perché? Perché ho trovato piuttosto in fretta cosa mi piaceva davvero fare nella vita. Io e tuo padre fondammo la società che adesso dirigi nel garage dei nostri genitori, quando avevamo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni la nostra compagnia è cresciuta… sino ad avere due miliardi di dollari di fatturato e quattromila dipendenti. Tuo papà sai che aveva

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p o P o y Tok deciso di cambiare vita e andò via… Ma in quel periodo avevamo appena prodotto il nostro miglior film, A cena con la grande illusione… Quel film vinse l’Oscar, ma nello stesso momento io venivo licenziato. Come può una

persona essere licenziata da una società che lei stessa ha fondato? Presto detto: anche quando tuo padre andò via la nostra azienda continuò a svilupparsi e assumemmo una persona – che pensavamo di grande talento – per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito, però, le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro consiglio di amministrazione si schierò con lui. Così mi trovai a spasso. E in maniera plateale. Quello su cui avevo focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo per me fu devastante.

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