hi.tech dermo 3/2017

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2017

In questo numero Microscopia laser confocale: diagnosi di lesioni pigmentate del volto Indice mitotico nel melanoma sottile: significato e controversie Integrazione nutrizionale mirata per la donna in menopausa

CONGRESS REPORT PSICODERMATOLOGIA LETTERATURA INTERNAZIONALE ANGOLO DELLA CLINICA GESTIONE DELLO STUDIO Hi Tech Dermatology Italian High Tech Network in Dermatological Sciences



SOMMARIO

Microscopia laser confocale: diagnosi di lesioni pigmentate del volto

pag. 19

Flavia Persechino, Alessandra G. Condorelli, Silvana Ciardo, Giovanni Pellacani, Francesca Farnetani

Indice mitotico nel melanoma sottile: significato e controversie

pag. 25

Ausilia M. Manganoni, Laura Pizzatti, Laura Pavoni, Arianna Zanca, Marta Fusano, Piergiacomo Calzavara Pinton

Integrazione nutrizionale mirata per la donna in menopausa

pag. 30

Magda Belmontesi

tecnologia in ambulatorio

pag. 5

tecnologia in vetrina

pag. 9

editoriale

pag. 15

congress report

pag. 34

psicodermatologia

pag. 42

letteratura internazionale

pag. 46

angolo della clinica

pag. 49

gestione dello studio

pag. 52

l’intervista

pag. 56

attualitĂ

pag. 59

corsi e congressi

pag. 61

marketing & sviluppo

pag. 64

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NORME REDAZIONALI

Requisiti per la pubblicazione di un manoscritto Gli articoli devono pervenire al Comitato di Redazione (info@laserforum.it) in copia cartacea e in forma elettronica nella loro stesura definitiva, completi di nome, cognome, qualifica professionale, indirizzo, telefono, email e firma dell’autore/i. Le illustrazioni devono essere numerate progressivamente e corredate di relative didascalie, con precisi riferimenti nel testo. Devono essere ad alta risoluzione (almeno 300 DPI, in formato TIFF, EPS oppure JPEG). Grafici e tabelle dovranno essere forniti su supporto cartaceo e magnetico (possibilmente in formato Microsoft Excel), numerate progressivamente e corredate di relative didascalie, con precisi riferimenti nel testo. È necessario includere l’autorizzazione per riprodurre materiale già pubblicato in precedenza o per utilizzare immagini ritraenti persone, qualora identificabili. L’articolo deve comporsi delle seguenti parti: Titolo, conciso e senza abbreviazioni, in italiano e in inglese Sottotitolo, in italiano e in inglese Nome e cognome di autore/i e relative qualifiche professionali Sommario di apertura, in italiano (minimo 30, massimo 50 parole) Riassunti in italiano e in inglese (minimo 50, massimo 100 parole). Parole chiave in italiano e in inglese (da 2 a 5), usando i termini indicati nell’Index Medicus. Qualora l’articolo sia una ricerca, il lavoro deve essere sintetico e non superare le 2.000 parole (bibliografia esclusa). Qualora l’articolo sia una rassegna, deve avere una lunghezza massima di 3.500 parole (bibliografia esclusa). Entrambi con un numero massimo di 12 foto. L’articolo può assumere la forma di una comunicazione breve, non superando in questo caso le 1.000 parole con un numero massimo di 4 foto. Struttura dell’articolo Qualora l’articolo sia una rassegna (casi clinici, test su strumenti eccetera) è sufficiente prevedere una divisione in paragrafi e sottoparagrafi, tale da rendere meglio identificabili le parti di cui è composto il lavoro e agevolare la fruizione del testo. Qualora sia una ricerca, l’articolo avrà la classica struttura dell’articolo scientifico. In questo caso si avranno: Introduzione, riassume lo stato attuale delle conoscenze; Materiali e metodi, descritti in modo tanto dettagliato da permettere ad altri la riproduzione dei risultati; Risultati, riportati in modo conciso e con riferimenti a tabelle e/o grafici. Discussione e conclusioni, enfatizzando gli aspetti importanti e innovativi dello studio. Bibliografia. Le voci bibliografiche dovranno essere elencate in ordine di citazione nel testo con una numerazione araba progressiva. Le voci bibliografiche dovranno essere redatte secondo lo stile dell’Index Medicus, pubblicato dalla National Library of Medicine di Bethesda, MD, Stati Uniti. Dovranno quindi recare cognome e iniziale del nome degli autori, il titolo originale dell’articolo, il titolo della rivista, l’anno di pubblicazione, eventualmente il mese, il numero del volume, il numero di pagina iniziale e finale. I rimandi bibliografici all’interno del testo, invece, dovranno essere posti tra parentesi recando il numero della voce/i cui fanno riferimento, in ordine di apparizione. L’approvazione alla pubblicazione è concessa dal Board scientifico. Le bozze inviate agli autori devono essere restituite corrette degli eventuali refusi di stampa entro il termine che verrà indicato. I lavori non possono essere stati offerti contemporaneamente ad altri editori, né pubblicati su altre riviste. L’Editore provvederà gratuitamente alla pubblicazione degli articoli, per la stesura dei quali è esclusa ogni sorta di compenso a favore dell’Autore/i. La proprietà letteraria dell’articolo pubblicato spetta all’Editore. Estratti Gli autori possono richiedere estratti a pagamento. Per ogni informazione riguardante gli estratti è possibile contattare la Redazione scrivendo a redazione@griffineditore.it

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hi.tech dermo

Alta tecnologia in dermatologia ricostruttiva Direttore responsabile Giuseppe Roccucci - g.roccucci@griffineditore.it Redazione Andrea Peren - a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli - l.romanelli@griffineditore.it Rachele Villa - r.villa@griffineditore.it Segreteria di redazione e traffico Maria Camillo - customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Vendite Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Giovanni Cerrina Feroni g.cerrinaferoni@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it Consulenza grafica Marco Redaelli - info@creativastudio.eu Stampa: Alpha Print srl Via Bellini, 24 - 21052 Busto Arsizio (VA) EDITORE Griffin srl unipersonale P.zza Castello 5/E- 22060 Carimate (Co) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it hi.tech dermo. Periodico trimestrale Anno XII - n. 3 - settembre 2017 Registrazione del Tribunale di Como n. 22/06 del 29.11.2006 ISSN 1971-0682 Iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione (Roc) n. 14370 del 31.07.2006 L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Dichiara altresì di accettare la competenza e le decisioni del Comitato di Controllo e del Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione. Tutti gli articoli pubblicati su hi.tech dermo sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La proprietà letteraria degli articoli appartiene a Griffin. La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/03, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art.11 D.Lgs.196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, P.zza Castello 5/E, Carimate (Co), al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.Lgs. 196/03.


TECNOLOGIA IN AMBULATORIO

Trattamento soft con Ultraformer 3 Sistema a ultrasuoni focalizzati per lifting non chirurgico e trattamento dell’adiposità localizzata del corpo

Recentemente, alcune tecnologie hanno reso possibile che le lassità cutanee del volto, del collo, del décolleté e, in generale, del corpo possano essere trattate in maniera soft, rispondendo alla continua richiesta dei pazienti che cercano meno invasività, un rapido ritorno alla vita sociale e scarsi effetti collaterali (nessuna cicatrice, nessuna anestesia ecc).

3 Tecnologia Ultrafomer 3

Il collo, difficilmente aggredibile chirurgicamente, è stato posto come obiettivo principale nei trattamenti di lifting “dolce”. Laser e radiofrequenze hanno lasciato strada agli ultrasuoni focalizzati (HIFU): derivati da impieghi in campo oncologico, essi sono in grado di fornire energie in profondità solo dove realmente serve. La grande intuizione è stata quella di dare a disposizione del medico un’apparecchiatura che potesse agire a vari livelli, dalla cute fino alle fasce muscolari per finire con lo strato adiposo. L’ultima frontiera dell’HIFU si chiama Ultraformer 3 che, primo fra tutti, permette al medico di trattare anche le adiposità localizzate del corpo in modo rapido e sicuro, a costi accessibili per il paziente. Caratteristiche di Ultraformer 3 Le caratteristiche vincenti dell’apparecchiatura sono la possibilità di stimolare il tessuto nella stessa seduta a vari livelli, cominciando l’applicazione con il manipolo da 4,5 mm che in area facciale può tranquillamente arrivare fino allo Smas (Superficial muscular aponeurotic system), per proseguire con i manipoli da 3 mm e 1,5 mm che lavorano nel derma profondo e superficiale. Questi tre manipoli sono microfo-

calizzati, cioè consentono una singola focalizzazione degli ultrasuoni per ogni punto componente la linea di trattamento. Il nuovo manipolo da 2 mm, da poco certificato per l’Italia, è macrofocalizzato, cioè per ogni punto componente la linea di trattamento vengono effettuate molteplici focalizzazioni, permettendo di essere efficaci su un volume di cute nettamente superiore (fino a 8 volte). Questo manipolo, rastremato all’estremità per migliorare la visibilità e la praticità d’uso, viene utilizzato sulle rughe di piccola e media entità, con ottimi risultati clinici e disagio nullo o minimo. Altra caratteristica vincente è l’assenza di tempi di recupero, leggero eritema di mezz’ora o un’ora massimo, e nessuna controindicazione all’esposizione solare, che consentono al paziente una ripresa immediata della vita di relazione. Dal punto di vista tecnico il protocollo dei trattamenti prevede 2-3 sedute da effettuarsi ogni due mesi, a seconda del livello di cronoaging. Effetti del trattamento con ultrasuoni focalizzati Il trattamento provoca un graduale e massiccio aumento del tono cutaneo, un netto rimpolpamento dei volumi, il rimodellamento dell’ova-

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TECNOLOGIA IN AMBULATORIO

le del volto, la riduzione del doppio mento, una maggiore tonicità del collo con riduzione delle rughe e un décolleté più “tirato”. Sul corpo, grazie all’ausilio nei nuovi manipoli brevettati, le adiposità localizzate vengono eliminate in due/tre veloci sedute. Ulteriore novità 2017 è la certificazione CE anche del manipolo da 13 mm che in aggiunta al 6 e 9 mm, a livello corporeo, vista la profondità di penetrazione, possono andare a determinare la lisi del tessuto adiposo. Ultraformer 3 agisce per via termica, provocando una contrazione immediata delle fibre collagene e innesca una neocollagenesi nei tre mesi successivi l’intervento. Diversamente da altre metodiche, il trattamento può essere eseguito su quattro livelli di profondità differenti per il volto (1,5 mm, 2 mm, 3 mm e 4,5 mm), dal derma reticolare allo Smas; sul corpo vengono utilizzati i trasduttori da 6 mm, da 9 mm, e da 13 mm macrofocalizzati, che consentono il trattamento di un volume fino a 8 volte superiore al normale, garantendo un tempo di trattamento limitato. Ultraformer 3 viene utilizzato anche su carnagioni scure e pelli abbronzate e non è necessario evitare l’esposizione solare. Le aree di preferenza del trattamento sono le aree delle guance e del sottomento, ne consegue un miglioramento del contorno mandibolare, dei solchi labiomentonieri e naso labiali e una riduzione della lassità sottomentoniera. Il trattamento è controindicato nei pazienti che hanno avuto infiltrazioni di filler permanenti, causa il rischio di determinare reazioni infiammatorie acute.

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3 A destra i risultati dopo 3 mesi di trattamento con Ultraformer 3

La fase di preparazione è semplice: vengono individuate le aree da trattare, il medico stabilisce il numero di righe necessarie per il trattamento e il costo necessario: i nuovi trasduttori di Ultraformer 3 assicurano 20.000 linee per il volto e 30.000 per il corpo, a prezzi ragionevoli; inoltre, hanno ingombri ridotti e pesano meno rendendo il trattamento di facile e comoda esecuzione. L’unità di controllo dell’apparecchio consente di monitorare continuamente le linee sparate e quelle restanti in modo tale da poter programmare la sostituzione dei trasduttori per tempo. Durante il trattamento il paziente sentirà una sensazione di bruciore da lieve a moderato, a seconda della profondità di lavoro a cui è possibile ovviare con un blando antinfiammatorio. Il nuovo manipolo da 2 mm, invece risulta essere poco fastidioso. I tempi di trattamento variano dai 10 minuti per il trattamento del sopracciglio ai 35 minuti per un viso/ collo. La modalità di ripetizione automatica della riga riduce i tempi di lavoro drasticamente. Gli effetti di contrazione che si apprezzano perdurano almeno un anno. Come complicanza temporanea è

possibile una dolenzia dell’area trattata per alcuni giorni. Sul corpo è avvertibile solo una sensazione di calore e/o leggero bruciore dopo una decina di minuti dal trattamento e un rossore della pelle da lieve a moderato che dura poche ore. Il risultato migliora continuamente raggiungendo il suo culmine dopo circa tre mesi dal trattamento. Ultraformer 3 fornisce una tecnologia testata e sicura al medico che garantisce al paziente un risultato clinico sicuro con complicazioni assenti o minime. Bibliografia Kim HJ, Kim HG, Zheng Z, Park HJ, Yoon JH, Oh W, Lee CW, Cho SB. Coagulation and ablation patterns of high-intensity focused ultrasound on a tissue-mimicking phantom and cadaveric skin. Lasers Med Sci. 2015 Ago.

Antonio Calanchi Presidente Bioskin Italia

Per informazioni:

Bioskin Italia srl Tel. 051.510506 bioskin@bioskin.it www.bioskin.it



CON IL PATROCINIO DI

Adoi Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani Aida Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali Ela European Laser Association Isplad International Italian Society of Plastic Aesthetic and Oncologic Dermatology Sidco Società Italiana di Dermatologia Chirurgica Oncologica SIDeMaST Società Italiana di Dermatologia Medica, Chirurgica, Estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse

Aidnid Associazione Italiana di Diagnostica non Invasiva in Dermatologia CoNESCoD Comitato Nazionale Etico-Scientifico Sorveglianza dei Cosmetici e dei Dispositivi Medici Ddi Donne Dermatologhe Italiane Dermoscopy Forum Forum italiano di dermoscopia e imaging cutaneo Esld European Society for Laser Dermatology Girtef Gruppo Italiano Radiofrequenze e Terapia Fotodinamica Gisv Gruppo Italiano per lo Studio e la Terapia della Vitiligine Istd International Society of Teledermatology Sidec Società Italiana di Dermatologia Estetica e Correttiva SIDeLP Società Italiana dei Dermatologi Liberi Professionisti Sild Società Italiana Laser in Dermatologia Sildec Società Italiana Laser Chirurgia Dermatologica e Cosmetica Sircped Società Italiana di Radiofrequenza in Chirurgia Plastica e Dermatologia

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Hi Tech Dermatology - italian high tech network in dermatological sciences Il Network, con sede a Milano, Via della Moscova 42, ha come fine quello di creare una vera e propria rete di connessione tra medici specialisti che, operando nell’ambito della dermatologia e della chirurgia plastica, utilizzano dispositivi biomedici di alta tecnologia. Si propone pertanto di mantenere e sviluppare la formazione e l’aggiornamento professionale del dermatologo e del chirurgo plastico ed estetico al più alto livello della pratica clinica in merito agli impieghi delle tecnologie e dei dispositivi medico chirurgici. L’Associazione ha come sua caratteristica costitutiva l’interdisciplinarietà e, nell’espletare le sue attività, trova sedi idonee e confacenti i momenti congressuali delle varie società mediche e chirurgiche, con le quali il Network avrà ampia collaborazione. Di tale interdisciplinarietà il Network desidera fare propria peculiarità principale, in quanto l’Associazione non nasce come una nuova società scientifica, ma si costituisce con l’intento di rappresentare una realtà trasversale in cui tutti i professionisti di specialità affini, interessati all’impiego nell’ambito della loro professione di dispositivi ad alta tecnologia, possano affluire per scambiare le proprie esperienze e crescere in virtù di questi scambi. Inoltre l’Associazione si propone di valutare sia la qualità dei dispositivi medico chirurgici che i loro protocolli applicativi. Hi Tech Dermatology è presente on line con il suo sito ufficiale www.hitechdermatology.org e si avvale della pubblicazione della Rivista hi.tech dermo, che rappresenta la sua espressione scientifica. Sono soci dell’Associazione tutti coloro che, enti, persone fisiche e giuridiche, cooperano al progresso e allo sviluppo della scienza medica nel campo delle applicazioni della dermatologia e chirurgia plastica, estetica ricostruttiva, della dermatologia chirurgica e oncologica e della dermatologica estetica e correttiva, e che a tale progresso e sviluppo siano interessati. Sono presidenti onorari del Network i professori Luigi Rusciani Scorza e Nicolò Scuderi. Sono soci onorari i presidenti in carica delle società scientifiche di riferimento e personalità proposte e accettate dal consiglio direttivo. Il consiglio direttivo del Network è formato dal coordinatore: Pier Luca Bencini; vice coordinatore: Patrizio Sedona; segretario scientifico: Michela Gianna Galimberti; tesoriere: Gian Marco Tomassini; consiglieri: Marco Ardigò, Davide Brunelli, Marco Dal Canton, Giovanni Pellacani. Sono responsabili e coordinatori territoriali per l’Italia settentrionale Matteo Tretti Clementoni (email: mtretti@tin.it), per l’Italia centrale Claudio Comacchi (email: comacchidermatologia@interfree.it) e infine per l’Italia meridionale e insulare Federico Ricciuti (email: ricciutifederico@tiscali.it).


TECNOLOGIA IN VETRINA

Istituto Helvetico Sanders: autotrapianto con tecnica Fue Autotrapianto di capelli senza incisioni con bisturi: risultati duraturi con la tecnica Follicular Unit Extraction

ed Estetica e responsabile sanitario divisione autotrapianti dell’Istituto Helvetico Sanders –, parliamo di caduta dei capelli, calvizie e di tutte le più recenti soluzioni per affrontare questa problematica, come l’innovativa tecnica di autotrapianto capelli denominata Fue (Follicular Unit Extraction). Un intervento che non lascia cicatrici visibili, non provoca dolore e permette di riprendere le normali attività quotidiane dopo pochi giorni dall’intervento stesso. 3 Claudio Mazzeo

medico chirurgo

I problemi di capelli sono sempre più frequenti in ogni fascia di età, sia per gli uomini sia per le donne. Di per sé la caduta dei capelli può considerarsi un fenomeno normale, in quanto la capigliatura è naturalmente soggetta a un continuo ricambio. L’anormalità irrompe quando la caduta si protrae per più settimane e la cute diventa visibile. Con il dottor Claudio Mazzeo – medico chirurgo specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva

Dottor Mazzeo, quando la calvizie ha già fatto il suo decorso, provocando il diradamento in alcune zone della capigliatura, qual è la soluzione più efficace e innovativa a disposizione degli esperti di tricologia in questo caso? La chirurgia tricologica negli ultimi anni ha fatto passi da gigante: la tecnica Fue (Follicular Unit Extraction) permette di ottenere unità follicolari senza lasciare cicatrici visibili a occhio nudo. Questo metodo minimamente invasivo consiste nel prelevare dalla zona occipitale (area dona-

trice) i singoli bulbi che vengono reimpiantati a loro volta nella zona interessata (area ricevente) del soggetto. I risultati sono totalmente naturali, con i capelli che crescono più forti di prima nelle zone dove erano assenti; infatti, a differenza degli altri, i capelli prelevati dalla nuca per essere reimpiantati sono molto più resistenti all’azione degli ormoni androgeni che ne determinano la caduta. Proprio per questo motivo, i risultati ottenuti dall’autotrapianto possono essere definiti permanenti. Di quali strumentazioni si avvale la tecnica di autotrapianto Fue? L’autotrapianto Fue viene eseguito tramite un’apparecchiatura denominata “punch” o “micromotore monobulbare”, un sistema tecnologicamente avanzato che permette di prelevare unità follicolari attraverso un vero e proprio “carotaggio” del cuoio capelluto. Il secondo step, il reimpianto delle unità follicolari, prevede invece l’utilizzo di un manipolo di impianto detto “Implanter”

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TECNOLOGIA IN VETRINA

3 Calvizie maschile: immagine pre e post intervento

che consente, attraverso la pressione di un pulsante, di muovere il mandrino che spingerà l’unità follicolare all’interno del cuoio capelluto senza alcuna incisione, ma solo con la puntura di

un micro ago. Le unità prelevate trovano così alloggio nella zona da rinfoltire, seguendo il preciso disegno disposto in fase preoperatoria in alveoli creati microchirurgicamente. I bulbi trova-

TRAPIANTO DI CAPELLI: IL PERCORSO ALL’ISTITUTO HELVETICO SANDERS L’Istituto Helvetico Sanders accompagna la persona interessata in un percorso che inizia con un’accurata valutazione da parte di un biologo e prosegue con una visita specialistica nella struttura sanitaria privata più adatta, dove medici esperti in chirurgia estetica illustrano al paziente tutte le fasi dell’intervento di trapianto capelli. Un’équipe di specialisti segue il paziente prima, durante e nei mesi successivi all’intervento, monitorando i progressi ottenuti con il trapianto dei capelli e garantendo un supporto costante. Istituto Helvetico Sanders, con oltre 30 anni di esperienza nel settore e 22 sedi, è probabilmente il principale network di riferimento in Italia per trapianto di capelli. Questo mette a disposizione le migliori strutture adatte alle necessità di ogni persona, garantendo tranquillità, riservatezza e comfort per rendere piacevole il soggiorno durante l’intervento, staff competente e preparato (oltre 100 specialisti tra chirurghi, assistenti sanitari e biologi) per assicurare precisione e accuratezza in ogni situazione. Istituto Helvetico Sanders, da sempre all’avanguardia nel settore tricologico, è presente anche ai principali convegni e meeting del settore (nazionali e internazionali). Il costante aggiornamento sommato all’esperienza dei chirurghi, derivante da migliaia di interventi effettuati, consente sempre il massimo standard qualitativo.

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no quindi la nuova sede senza alcuna incisione a bisturi. Caratteristiche principali dell’autotrapianto capelli con tecnica Fue sono: > nessuna cicatrice visibile e nessun punto di sutura nella zona donatrice e nella zona di impianto; > risultato graduale e naturale; > guarigione di zona donatrice in 6-12 giorni; > nessun dolore permanente; > dolore post-operatorio sporadico, qualche minimo fastidio nella prima settimana.

PUNTI DI FORZA La tecnica Fue permette di ottenere unità follicolari senza lasciare cicatrici visibili; questo metodo è minimamente invasivo e i risultati sono assolutamente naturali.

Per informazioni:

Istituto Helvetico Sanders numero verde 800 283838 www.sanders.it



BOARD SCIENTIFICO

Direttore scientifico Pier Luca Bencini

Comitato di redazione Marco Dal Canton

Michela Gianna Galimberti

Michele Fimiani

Giovanni Pellacani

Giacomo Calzavara Pinton

Luigi Rusciani Scorza

Comitato scientifico Vincenzo Ansidei

Salvatore Curatolo

Alberto Massirone

Giovanni Fabio Zagni

Marco Ardigò

Antonino Di Pietro

Luciano Mavilia

Malvina Zanchi

Giuseppe Argenziano

Michela Gianna Galimberti

Santo Raffaele Mercuri

Cristina Zane

Enrico Bernè

Saturnino Gasparini

Massimo Papi

Nicola Zerbinati

Franco Buttafarro

Gianluigi Giovene

Federico Ricciuti

Giovanni Cannarozzo

Gabriella Fabbrocini

Corinna Rigoni

Giampiero Castelli

Massimo Laurenza

Mario Santinami

Claudio Comacchi

Caterina Longo

Gian Marco Tomassini

Anna Chiara Corazzol

Leonardo Marini

Gian Marco Vezzoni

Responsabili sezioni speciali Istopatologia

Imaging cutaneo

Oncologia cutanea

Vincenzo De Giorgi

Ausilia Manganoni

Diagnostica non invasiva

Direttore proceeding devices

Epidemiologia

Marco Fumagalli

Luigi Naldi

Medicina legale

Dermochirurgia oncologica

Riparazione tissutale

Giuseppe Guerriero

Marco Romanelli

Medicina legale

Imaging cutaneo

Giorgio Annessi Ignazio Stanganelli Valerio Cirfera Chirurgia plastica ricostruttiva

Pierfrancesco Cirillo

Fisica e bioingegneria

Orazio Svelto

Farmacologia clinica

Stefano Veraldi

Pietro Rubegni

Giovanni Lombardi

Editors internazionali Peter Bjerring (DANIMARCA)

Martin Mihm (STATI UNITI)

Peter Soyer (AUSTRIA)

Glen Calderhead (GIAPPONE)

Harry Moseley (SCOZIA)

Mario Trelles (SPAGNA)

David Green (STATI UNITI)

Girish Munavalli (STATI UNITI)

Mariano Velez-Gonzalez (SPAGNA)

Sean Lanigan (REGNO UNITO)

Ercin Ozunturk (TURCHIA)

Maria Alejandra Vitale (SPAGNA)

Jean Luc Levy (FRANCIA)

Marc Roscher (SUD AFRICA)

Marwan al Zarouni (EMIRATI ARABI UNITI)

Claudia I.M. van der Lugt (OLANDA)

Xavier Sierra (SPAGNA)

Editors onorari Presidente Isplad

Andrea Romani

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Presidente Sidco

Giuseppe Zumiani

Presidente Sidemast

Giampiero Girolomoni

Presidente Aida

Cecilia Pravettoni




EDITORIALE

La nostra scienza non è arbitro del destino: il caso di Charlie Gard I recenti accadimenti in un ospedale inglese sono ben noti e ben riassunti dalla professoressa Assuntina Morresi in un recente articolo pubblicato su Avvenire: «Charlie Gard ha 10 mesi, è nato in Gran Bretagna apparentemente sano ma dopo poco ha mostrato i segni di una malattia terribile e rarissima che al momento non ha cure e che gli procura un progressivo indebolimento dei muscoli e del sistema nervoso. Ha infatti danni importanti al cervello, tanto che non può respirare né nutrirsi autonomamente e non muove bracPier Luca Bencini cia e gambe. Le sue condizioni sono destinate a peggiorare. I suoi Direttore scientifico genitori vorrebbero portarlo negli Stati Uniti per un trattamento di hi.tech dermo sperimentale e per questo hanno raccolto una grossa somma di denaro, fra la gente. I medici che lo hanno in cura, però, non solo non sono d’accordo con questa scelta, ma vogliono sospendere i sostegni vitali al bambino. Ne è nato un contenzioso che ha concluso tutti i gradi di giudizio interni inglesi e si è risolto in favore dei medici e contro il parere dei genitori. Secondo i giudici inglesi hanno ragione i dottori che hanno in cura il piccolo e i sostegni vitali vanno sospesi. I genitori hanno giocato allora l’ultima carta possibile, quella della Corte europea dei diritti umani che però ha comunicato di rinunciare a entrare nel merito, riconoscendo sostanzialmente un’autonomia nelle scelte dei singoli Stati in casi di questo tipo, e, di conseguenza, legittimando la decisione dei tribunali inglesi per il piccolo Charlie. Quindi, contro il volere dei genitori, al bambino nei prossimi giorni saranno interrotti tutti i trattamenti che lo tengono in vita e lui sicuramente morirà». Di fronte a questo, c’è stata una vera e propria mobilitazione globale di piazza che ha indotto a intervenire in merito sia il Santo Padre sia il Presidente degli Stati Uniti d’America, offrendo assistenza sanitaria al piccolo Charlie. In particolare, grazie a ciò, Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, di proprietà della Santa Sede, ha dato la disponibilità ad accogliere Charlie presso il suo ospedale. Ma Londra ha rifiutato il trasferimento come ha riferito la stessa Mariella Enoc, a margine della presentazione della relazione sanitaria e scientifica presso la Pontificia Accademia delle Scienze. Continua nel suo articolo Assuntina Morresi: «Perché tanta fretta nel sospendere la ventilazione assistita al piccolo Charlie Gard? È questa la domanda per la quale vogliamo una risposta che per ora non c’è. Quindi, contro il volere dei genitori, al bambino nei prossimi giorni saranno interrotti tutti i trattamenti che lo tengono in vita e lui sicuramente morirà. Non credo esista una disperazione più nera di quella di genitori che sono costretti ad assistere impotenti alla morte procurata di un loro figlio, un’esperienza che, sappiamo bene, li accompagnerà come un incubo per tutta la loro vita e chissà se qualche giudice fra quelli consultati ha mai provato anche solo per un momento a mettersi nei loro panni, o a chiedersi che ne sarà di quel padre e di quella madre, una volta che il loro Charlie sarà morto in questo

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EDITORIALE

modo. E chissà come i medici eseguiranno le sentenze: allontaneranno padre e madre dal lettino del figlio, oppure li lasceranno assistere fino alla fine? Noi non sappiamo se la terapia sperimentale a cui i genitori vorrebbero sottoporre il piccolo è un intervento gravoso e sproporzionato, oppure no, ma dobbiamo distinguere un trattamento sperimentale dall’interruzione dei sostegni vitali, a cominciare dalla respirazione artificiale: il primo può essere un ‘accanimento’ inutile, ma che dire della seconda? I medici chiedono il distacco dalle macchine da febbraio. Se all’epoca Charlie fosse stato terminale, sarebbe già morto. E se ora la sua morte fosse imminente, lo sarebbe per un peggioramento generale della sua situazione, del funzionamento di più organi e il respiratore non sarebbe certo risolutivo. Se invece la sua morte non è imminente, perché volerla anticipare? E in questo modo, contro il volere dei suoi genitori? Insomma: anche rinunciando a trattamenti sanitari, sperimentali o meno, se ritenuti clinicamente inutili e gravosi per il piccolo, perché non accompagnarlo con cure palliative, lasciando però che respiri fino alla fine? Le cure palliative non richiedono il distacco automatico del respiratore (e neppure della nutrizione artificiale).E torniamo alla domanda iniziale: perché tanta necessità di sospendere la ventilazione artificiale a Charlie, contro il volere dei suoi genitori? È troppo forte il sospetto che si voglia porre fine quanto prima alla vita del piccolo, perché ormai già irrimediabilmente segnata. Ma non dobbiamo giocare con le parole: una morte procurata volontariamente ha un nome preciso, si chiama eutanasia. E la morte procurata di disabili, per mano delle autorità, è una tragica storia che il nostro continente ha già conosciuto e tutti abbiamo detto ‘mai più’. Perché ci torna in mente, quando pensiamo al piccolo Charlie?».  Pier Luca Bencini

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DIAGNOSTICA DERMATOLOGICA / lesioni pigmentate del volto

Microscopia laser confocale: diagnosi di lesioni pigmentate del volto Laser confocal microscopy diagnosis of pigmented facial lesions

Flavia Persechino Alessandra G.Condorelli Silvana Ciardo Giovanni Pellacani Francesca Farnetani Clinica Dermatologica, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

RIASSUNTO La diagnosi e la gestione clinica delle lesioni del viso rimangono uno degli scenari più impegnativi nella pratica quotidiana. Cheratosi attiniche pigmentate (PAK), cheratosi solari (SL) e cheratosi lichenoidi (LPLK) entrano in diagnosi differenziale con la lentigo maligna (LM) e in esse possono coesistere criteri dermoscopici simili, rendendo difficile la loro diagnosi differenziale. La microscopia laser confocale si è rivelata una tecnica innovativa di imaging che favorisce una diagnosi accurata e precoce dei tumori cutanei, consentendo uno studio rapido e non invasivo delle strutture dell’epidermide e del derma superficiale. Riportiamo dunque una revisione delle caratteristiche evidenti alla microscopia laser confocale delle lesioni pigmentate del volto melanocitarie e non melanocitarie.

ABSTRACT The diagnosis and clinical management of pigmented facial lesions remains one of the most challenging scenarios in daily practice. Pigmented actinic keratosis, solar keratoses and lichenoid keratosis come into differential diagnosis with malignant lentigo and they can share similar dermoscopic criteria, making them difficult differential diagnosis. The confocal laser microscopy has detected an innovative technique for imaging which promotes an accurate and early diagnosis of skin tumors, allowing a rapid and noninvasive study of the epidermis and superficial dermis structures. Here then, a review of the characteristics to laser confocal microscopy of pigmented melanocytic and non melanocytic lesions of the face.

PAROLE CHIAVE Lentigo maligna, lesioni pigmentate del volto, microscopia laser confocale

KEY WORDS Lentigo maligna, pigmented facial lesions, reflectance laser microscopy

Riferimento per contatti: Flavia Persichino - flaviapersechino@hotmail.it Conflitti d’interesse dichiarati: nessuno

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La lentigo maligna (LM) è un’entità clinica a lenta crescita che colpisce soprattutto soggetti esposti cronicamente alla luce solare. Le femmine sono più frequentemente colpite rispetto ai maschi, con un picco di incidenza alla settima e ottava decade di vita. Clinicamente, la LM appare come una lesione solitaria simmetrica, di circa 1 cm di diametro con bordi irregolari, principalmente localizzata sulle aree fotoesposte, soprattutto guance e fronte. Le lesioni spesso si presentano come aree di colore disomogeneo dal marrone, rosso, bianco e diventano pigmentate nel tempo in maniera più irregolare. La lentigo maligna entra in diagnosi differenziale con le altre lesioni pigmentate del volto come le lentigo solari (SL), le cheratosi attiniche pigmentate (PAK) e le cheratosi lichenoidi (LPLK). In letteratura è stato proposto un modello di progressione della lentigo maligna, caratterizzato da: una fase iniziale rappresentata da punti aggregati intorno ai follicoli e aperture follicolari pigmentate in modo asimmetrico; una fase intermedia caratterizzata da un pattern anulare granulare e strutture romboidali; infine una fase finale in cui la lentigo maligna in fase invasiva mostra aree omogenee che obliterano completamente i follicoli. Solo la presenza di quest’ultimo criterio è considerato altamente specifico di lentigo maligna invasiva, mentre le altre caratteristiche possono essere presenti anche nelle cheratosi attiniche pigmentate,

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nelle cheratosi lichenoidi e nelle lentigo solari. Diversi criteri dermoscopici caratterizzano queste lesioni, tuttavia alcuni criteri si sovrappongono rendendo la diagnosi di lentigo maligna nella sua fase iniziale molto difficile (1-4). Nei casi dubbi, la microscopia laser confocale può essere di aiuto nella diagnosi. La microscopia laser confocale in vivo (Vivascope 1500, Caliber I.D, NY, Usa) è un’innovativa tecnica di imaging che favorisce una diagnosi accurata e precoce dei tumori cutanei, consentendo uno studio rapido e non invasivo delle strutture dell’epidermide e del derma superficiale. La risoluzione delle immagini registrate con il microscopio confocale è tale da rendere possibile la visione di strutture cellulari cutanee, con ottima correlazione con gli aspetti istologici (5-7). Di seguito proponiamo una revisione delle principali caratteristiche alla microscopia laser confocale delle lesioni pigmentate del volto melanocitarie e non melanocitarie.

Lesioni melanocitarie: la lentigo maligna La lentigo maligna, anche chiamata lentigo maligna di Hutchinson-Dubreuilh, è caratterizzata a livello istopatologico da melanociti atipici spesso di aspetto fusato, che risultano aumentati di numero e proliferano lungo la giunzione dermo-epidermica, estendendosi anche lungo i follicoli pilo-sebacei e i dotti escretori delle ghiandole. A livello

della giunzione possono essere osservati nidi giunzionali. L’epitelio risulta assottigliato mentre il derma superficiale presenta le alterazioni connettivali tipiche dell’invecchiamento cutaneo. Alla microscopia laser confocale si osservano alcune caratteristiche che ci permettono di fare diagnosi di lentigo maligna: queste includono a livello epidermico un pattern a nido d’ape atipico e la presenza di cellule pagetoidi con tendenza al follicolotropismo (8,9). Alla giunzione dermo-epidermica si osservano cellule pagetoidi di solito con una morfologia dendritica e cellule pleomorfe aggregate in cluster che fuoriescono dal follicolo pilifero dando origine alla struttura definita “Medusahaed-like”. Sono inoltre presenti in superficie cellule pagetoidi rotonde, altamente suggestive di malignità (10,11). Negli strati basali e alla giunzione si possono osservare cellule riflettenti pleomorfe nel contesto di un sovvertimento architetturale dato da papille di dimensioni variabili e mancanti dell’anello di cellule riflettenti, tipico delle lesioni benigne e separate fra loro da filiere di cellule costituenti spazi interpapillari irregolari.

Lesioni pigmentate non melanocitarie Cheratosi attinica pigmentata La cheratosi attinica pigmentata (PAK) rappresenta un’importante diagnosi differenziale nel panorama delle macule pigmentate del volto.


DIAGNOSTICA DERMATOLOGICA / lesioni pigmentate del volto

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Fig. 1: a) Lentigo maligna (LM). Dermoscopia: presenza di pseudoreticolo, aperture follicolari pigmentate asimmetriche, bordi e margini mal definiti b) Immagine per intero della lesione mediante RCM (con Vivascope 1500), a livello epidermico è presente un’estesa infiltrazione di cellule dendritiche intorno ai follicoli piliferi c) Particolare della presenza di cellule dendritiche intorno al follicolo pilifero d) Cheratosi attinica pigmentata (PAK). Dermoscopia: pseudonetwork con pattern anulare-granulare e un’area più pigmentata a livello centrale della lesione e) Immagine per intero della lesione mediante RCM (con Vivascope 1500), a livello epidermico sono presenti cellule dendritiche evidenti nello spazio interfollicolare f) Particolare delle cellule dendritiche senza coinvolgimento del follicolo

Alla microscopia laser confocale sia la cheratosi attinica pigmentata sia la lentigo maligna presentano un pattern a nido d’ape atipico, ma quest’ultima mostra caratteristiche specifiche come le papille scarsamente definite, le cellule pagetoidi a livello dell’epidermide, la distribuzione delle cellule dendritiche intorno al follicolo pilifero, la presenza di

cellule atipiche alla giunzione e cellule nucleate a livello del derma (fig. 1). Le principali caratteristiche alla microscopia laser confocale della cheratosi attinica pigmentata sono rappresentate da un aumento dello spessore dell’epidermide, dalla presenza di cheratinociti atipici, squame e paracheratosi, papille dermiche piccole e brillanti con spazi

interpapillari estesi e cellule dendritiche corrispondenti a cellule di Langherans (12-14). Lichenplanus-like keratosis La lichen planus-like keratosis (LPLK) è considerata una lentigo solare (SL) o una cheratosi seborroica irritata. Dermoscopicamente, infatti, riconosciamo criteri specifici per una diagnosi di

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A

B

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Fig. 2: a) Cheratosi lichenoidi (LPLK). Dermoscopia: presenza di pseudoreticolo, granuli grigi su un background rosso-violaceo b) Alla microscopia laser confocale non si osservano cellule pagetoidi e cellule atipiche, presenza di melanofagi (freccia) e cordoni anastomotici (asterisco) c) Lentigo solare (SL). Dermoscopia: aree opache giallastre a impronta digitale d) Alla microscopia laser confocale si apprezzano bulbous projections

lentigo solare o cheratosi seborroica in regressione. Clinicamente queste lesioni appaiono come delle macule solitarie superficiali o leggermente rilevate con alcune squame in superficie, di colore rosa-violaceo o blu-grigio, determinando alla dermoscopia un pattern granulare localizzato o diffuso. Alla microscopia laser confocale si evidenzia un’architettura dell’epidermide regolare a nido d’ape. A livello del derma superficiale si osserva un infiltrato infiam-

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matorio costituito da diffusi spot brillanti che corrispondono a linfociti e a cellule non-nucleate singole o aggregati brillanti corrispondenti a melanofagi (fig. 2 a-b.) Lentigo solare La lentigo solare (SL) appare dermoscopicamente caratterizzata da bordi definiti e pseudonetwork, chiamato anche fingerprint marrone chiaro/scuro, di dimensione e forma variabile. La diagnosi differenziale della

lentigo solare dalla lentigo maligna e dalla cheratosi attinica pigmentata, nella pratica clinica può risultare molto difficile (15). Alla microscopia laser confocale si osserva a livello superficiale un pattern a nido d’ape regolare e alla giunzione si osservano strutture tubulari con proiezioni definite “bulbous projections”. Le papille dermiche risultano ben definite e iperiflettenti (fig. 2 c-d).

Conclusioni La microscopia laser confocale (RCM) rappresenta uno strumento utile in chiave diagnostica nella pratica clinica dermatologica e risulta promettente nello studio delle lesioni equivoche del viso, dal momento che migliora l’accuratezza diagnostica ed evita l’esecuzione di biopsie in aree di interesse estetico. Inoltre ci permette di identificare alcune caratteristiche specifiche per fare diagnosi di lentigo maligna: le cellule dendritiche e la perdita dell’architettura dell’epidermide, la proliferazione intraepidermica di cellule tonde pleomorfe e le cellule dendritiche che infiltrano il follicolo e i nidi atipici alla giunzione (16). La rilevazione delle caratteristiche principali della microscopia laser confocale di lentigo solare, cheratosi seborroica (SK) e cheratosi lichenoide, in assenza di criteri confocali suggestivi di malignità (ad esempio cellule pagetoidi nucleate, scompaginamento del DEJ, cerebriformi/nidi dermici basaloidi), può consentire un approccio non invasivo di tali lesioni nella gestione clinica.


DIAGNOSTICA DERMATOLOGICA / lesioni pigmentate del volto

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NOVITÀ EDITORIALE

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DERMATOLOGIA ONCOLOGICA / melanoma sottile

Indice mitotico nel melanoma sottile: significato e controversie Mitotic rate in thin melanoma: prognostic significance and obvious doubts

RIASSUNTO Il melanoma sottile rappresenta una proporzione significativa di tutti i nuovi casi di melanoma cutaneo. Nel melanoma sottile la presenza anche di una singola mitosi costituisce, secondo quanto si evince dalle linee guida Ajcc VII edizione, un elemento che pone indicazione all’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella. Si riporta l’esperienza per quanto concerne tale argomento. PAROLE CHIAVE Melanoma sottile, mitosi, biopsia, linfonodo sentinella

Ausilia M. Manganoni Laura Pizzatti Laura Pavoni Arianna Zanca Marta Fusano Piergiacomo Calzavara Pinton Clinica Dermatologica Asst Spedali Civili di Brescia

ABSTRACT Thin melanoma represents a significative portion of all new cases of cutaneous melanoma. In thin melanoma, the presence of even a single mitosis is, as evidenced by the seventh edition of Ajcc guidelines, an element that puts the indication for sentinel lymph node biopsy. We report the experience on this topic. KEY WORDS Thin melanoma, mitosis, biopsy, sentinel lymph node

Riferimento per contatti: Ausilia M. Manganoni – ausilia.manganoni@asst-spedalicivili.it Conflitti d’interesse dichiarati: nessuno

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Il melanoma sottile, ovvero con spessore secondo Breslow ≤1 mm (1), rappresenta una proporzione significativa di tutti i nuovi casi di melanoma cutaneo. Dal VII sistema di stadiazione dell’American Joint Committee on Cancer (Ajcc), ancora operativo, si evince che, in caso di melanoma con spessore ≤1 mm, la presenza anche di una sola mitosi è il criterio che definisce lo stadio pT1b; l’altro criterio è la presenza di ulcerazione. Questa scelta è stata verosimilmente sostenuta dal razionale che una o più mitosi dermiche per mm² fossero associate in maniera significativa a una riduzione della sopravvivenza (2-7). In effetti, l’indice mitotico rappresenta una misura quantitativa della proliferazione cellulare del melanoma e la presenza di molte figure mitotiche costituisce un indice di crescita delle cellule tumorali. Tuttavia, va considerato che nei melanomi sottili l’indice proliferativo è, in genere, basso o assente e non è pertanto chiaro come tale parametro possa in realtà rivestire una valenza prognostica, in particolare nei pazienti con melanoma ancor più iniziale, ovvero con spessore secondo Breslow inferiore a 0,76 mm (8,9). La differenziazione tra lo stadio pT1a e pT1b rappresenta, secondo quanto emerge dalle linee guida Ajcc VII edizione, un elemento che pone indicazione a “stadiare” lo stato del bacino linfonodale attraverso la biopsia del linfonodo sentinella. Sebbene lo stato linfonodale rappresenti uno dei più importanti fattori

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prognostici per il melanoma, il rischio di complicanze va soppesato assieme ai possibili benefici derivanti dalla procedura (9,11). Nonostante la biopsia del linfonodo sentinella sia una procedura a basso rischio, rappresenta comunque un intervento invasivo per il paziente e può portare, seppur raramente, a un incremento di morbidità. Si riporta l’esperienza della Clinica Dermatologica dell’Asst Spedali Civili di Brescia.

Materiali e metodi I dati sono stati raccolti attraverso la consultazione del database operativo presso l’ambulatorio melanoma e sono relativi a 802 pazienti con diagnosi di melanoma cutaneo con spessore ≤1 mm e riguardanti il periodo che si estende dal 1° gennaio 2010 (ossia da quando è stato operativo il VII sistema di stadiazione Ajcc) a oggi. Il fine è valutare se la pre-

senza di almeno 1 mitosi/mm² in pazienti con melanoma sottile sia associata a positività della biopsia del linfonodo sentinella. I criteri di inclusione che abbiamo considerato nella presente valutazione sono stati: età maggiore di 18 anni e diagnosi istologica di melanoma cutaneo con spessore secondo Breslow ≤1 mm, ricevuta da gennaio 2010 a febbraio 2017. Per quanto riguarda i criteri clinico-patologici del melanoma sono stati considerati, oltre allo spessore secondo Breslow, la presenza di ulcerazione, il numero di mitosi per mm², l’istotipo e la positività del linfonodo sentinella quando previsto. In conformità alla VII edizione delle linee guida Ajcc è stata illustrata e discussa con il paziente l’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella a coloro che presentavano un melanoma in stadio pT1b. I dati relativi ai pazienti inclusi nello studio hanno considerato il


DERMATOLOGIA ONCOLOGICA / melanoma sottile

genere e l’età al momento della diagnosi di melanoma. Risultati Da gennaio 2010 abbiamo raccolto i dati relativi a 802 pazienti (382 maschi, 48% del campione e 420 femmine, 52%) con diagnosi di melanoma cutaneo sottile, ovvero con spessore ≤1 mm. L’età media alla diagnosi è risultata essere 54 anni (range 18-94, ds 15,2) e, dopo un follow-up medio di 42 mesi (range 0-72 mesi) il 99% di loro risulta essere in vita e senza ricorrenza di malattia o metastasi a distanza. Sette pazienti (1% del campione) sono deceduti per cause non inerenti al melanoma, mentre un solo paziente è deceduto per me-

tastasi polmonari di melanoma. Lo spessore medio secondo Breslow è risultato essere 0,52 mm (range 0,1-1 mm, ds 0,22) e, in particolare, 670 pazienti (84%) presentavano un melanoma con spessore da 0,1 a 0,75 mm mentre nei rimanenti 132 pazienti (16%) lo spessore del melanoma era tra 0,76 e 1 mm. Il numero medio di mitosi per mm² era di 0,54 (range 0-8, ds 0,86). I pazienti con numero di mitosi/mm² <1 erano 586 (73%), con una mitosi erano 148 (18%), e con due mitosi erano 43 (5%). Quindici pazienti (2%) presentavano tre mitosi/mm² e di questi, sei mostravano un melanoma con spessore secondo Breslow ≤0,75 mm. In dieci pazienti (1%)

l’indice mitotico risultava essere di 4-8 mitosi e questi ultimi presentavano tutti uno spessore secondo Breslow maggiore di 0,75 mm. Solo un paziente presentava un melanoma ulcerato. Riguardo al sottotipo di melanoma, 476 pazienti, ovvero il 59% del campione, presentavano un melanoma a diffusione superficiale (Superficial Spreading Melanoma, SSM), 228 (28%) un melanoma indeterminato, 37 (5%) una lentigo maligna melanoma (LLM), 8 (1%) un melanoma acrale lentigginoso (Acral Lentiginous Melanoma, ALM), 22 (3%) un melanoma Spitzoide e un paziente aveva un melanoma nodulare. Nei restanti 30 pazienti l’istotipo non era noto.

Fig. 1: In dieci pazienti (4%) l’esito della ricerca del linfonodo sentinella era positivo. Di questi, otto (80%) presentavano un melanoma di spessore superiore a 0,75 mm mentre in 2 pazienti (20%) lo spessore del tumore è risultato essere 0,5 mm con due mitosi/mm²

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Della totalità del campione considerato, 258 pazienti (il 32%) presentavano un melanoma con caratteristiche istopatologiche per le quali, secondo linee guida, era prevista l’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella. Di questi, 246 si sono sottoposti all’intervento di linfoadenectomia selettiva. In 10 pazienti, infatti, l’intervento non è stato effettuato per la presenza di importanti comorbidità o per scelta condivisa col paziente. In una paziente non è stata possibile l’esecuzione della linfoscintigrafia a causa di una pregressa linfoadenectomia per tumore mammario, mentre in un paziente la ricerca del linfonodo sentinella è risultata improduttiva. In dieci pazienti (4%) l’esito della ricerca del linfonodo sentinella era positivo (fig. 1). Di questi, otto (80%) presentavano un melanoma di spessore superiore a 0,75 mm mentre in due pazienti (20%) lo spessore del tumore è risultato essere 0,5 mm con due mitosi/mm². Data la positività del linfonodo sentinella a cellule metastatiche è pertanto stato loro proposto, come previsto dalle linee guida, l’intervento di linfoadenectomia radicale del distretto interessato. Solo un paziente ha presentato metastasi linfonodali del distretto ascellare. Risultava un linfonodo interessato su un numero totale di 34 linfonodi previsti in tale distretto, oltre al linfonodo sentinella in precedenza asportato. Si trattava di un tumore primitivo con spessore di 0,85 mm, presenza di ulcerazione e con tre mitosi/mm².

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Tutti i pazienti hanno proseguito il follow-up: i pazienti con linfonodo sentinella positivo non hanno sviluppato recidive o metastasi a distanza e si sono presentati alle visite di follow-up previste.

Conclusioni L’incidenza di melanoma cutaneo è in continuo aumento e il melanoma sottile rappresenta una proporzione significativa di tutti i nuovi casi di melanoma, grazie anche alle campagne di prevenzione realizzate negli ultimi anni dal “mondo” dermatologico (12,13). Per quanto riguarda la stadiazione del melanoma, le linee guida Ajcc VII edizione, ancora operative, indicano che la biopsia del linfonodo sentinella deve essere offerta, oltre che ai pazienti che hanno un melanoma primitivo con spessore superiore a 1 mm, indipendentemente dalle altre caratteristiche istopatologiche, anche ai pazienti con un tumore di spessore fino a 1 mm con ulcerazione o mitosi (stadio pT1b) (2,16). Anche se molte caratteristiche clinico-patologiche del tumore primitivo, incluse l’ulcerazione e l’indice mitotico possono rappresentare potenti fattori indipendenti nel melanoma sottile, essi tuttavia non necessariamente sono fattori predittivi della positività del linfonodo sentinella (17). Wat et al. (14) hanno dimostrato che l’indice mitotico maggiore o uguale a 1 non è associato in maniera significativa alla po-

sitività del linfonodo sentinella in melanomi <1 mm, mentre è risultato essere predittivo in tumori da 1,01 a 2 mm. In particolare, uno studio di Kirkland del 2014 afferma che la presenza di una singola mitosi nel melanoma sottile non aumenta il rischio di positività del linfonodo sentinella, quindi questa pratica non dovrebbe essere eseguita di routine ai pazienti che presentano tali caratteristiche (15). Inoltre, una meta-analisi del 2014 afferma che non ci sono sufficienti dati al momento per trarre conclusioni riguardo all’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella in pazienti con melanoma sottile (17). In effetti, dalle linee guida del National Comprehensive Cancer Network si evince che il ruolo dell’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella nei pazienti con melanoma sottile rimane non definito dal momento che questa popolazione è caratterizzata in generale da una prognosi favorevole (18). La nostra valutazione, in accordo con i dati precedentemente riportati in letteratura, conferma l’evidenza che il melanoma sottile sia in genere associato a una buona prognosi. Inoltre, dalla nostra casistica si evince che la positività del linfonodo sentinella in melanomi sottili sia un evento raro e correlato ad altri criteri istopatologici meno favorevoli del tumore primitivo, tra cui uno spessore secondo Breslow>0,75 mm, un elevato numero di mitosi o la presenza di ulcerazione. In nessun paziente della nostra osservazione che


DERMATOLOGIA ONCOLOGICA / melanoma sottile

presentava una sola mitosi e con spessore del tumore ≤0,75 mm è stata riscontrata una positività del linfonodo sentinella. Pertanto, in attesa di più ampi dati della letteratura sull’argomento, si è pensato di poter avanzare un’ipotesi conclusiva e cioè che l’indice mitotico, in particolare nel melanoma sottile con spessore del tumore secondo Breslow ≤0,75 mm, potrebbe non rappresentare il metodo più adeguato per stratificare i pazienti candidati all’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella.

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MEDICINA ESTETICA / nutraceutica

Integrazione nutrizionale mirata per la donna in menopausa Un’alternativa alla terapia ormonale sostitutiva, senza rischio neoplastico

Magda Belmontesi Dermatologo Docente Scuola superiore Medicina estetica Agorà, Milano Docente Master medicina estetica Università di Pavia Docente Scuola internazionale Medicina estetica Sime, Fatebenefratelli Roma

versi sintomi e disturbi come irritabilità, flash cutanei e vampate di calore, ritenzione idrica, maggiore rischio di osteoporosi. Pertanto, nelle pazienti che effettuano trattamenti di medicina estetica, dal filler alla biostimolazione, questi fenomeni possono indurre una minore risposta e durata dei trattamenti effettuati. Nel periodo menopausale la donna subisce una marcata caduta del tasso ormonale estrogenico. Questo comporta a livello cutaneo una progressiva riduzione del turgore, che in associazione alla fisiologica riduzione nella sintesi di acido ialuronico, induce un aumento della secchezza e un’accentuazione della microgrinzosità di superficie. In particolare, la cute femminile in menopausa presenta: ridotto spessore epidermico con perdita delle normali caratteristiche istologiche; sofferenza del microcircolo cutaneo e vascolare; ridotta presenza di collagene nella

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matrice extracellulare; ridotta idratazione; alterata organizzazione dell’epidermide; alterazioni significative del normale ciclo cellulare dei cheratinociti; ridotta attività dei fibroblasti nella sintesi di collagene e di acido ialuronico.Associati a questi, si aggiungono le alterazioni del ritmo sonno-veglia, causate dai bassi livelli di melatonina. Quest’ultima naturalmente prodotta dall’epifisi, si riduce con l’aumentare dell’età con conseguente cambiamento del ritmo con cui viene rilasciata durante il giorno. La menopausa si manifesta con di-

Integrazione delle carenze estrogeniche in menopausa Un nuovo nutraceutico a base di estratti di Dioscorea, ricca di diosgenina vegetale e di soia ricca di isoflavoni, integra in parte le carenze estrogeniche, riducendone i sintomi e senza creare problematiche di rischio neoplastico. In particolare gli isoflavoni sono molecole con struttura polifenolica e per la loro somiglianza con gli ormoni estrogeni umani sono anche denominati fitoestrogeni. Principi attivi primari sono gli isoflavoni ge-


nisteina e daidzeina contenuti nella soia sotto forma dei loro rispettivi b-glucosidi, genistina e daidzina. Gli isoflavoni naturali della soia sono in forma coniugata e devono essere attivati tramite l’idrolisi del gruppo glucosidico, per acquisire la loro funzionalità biologica. Gli isoflavoni agliconi sono molto simili agli estrogeni steroidei e possono legarsi agli stessi recettori (ERα e ERβ). Lo stimolo sui recettori ERβ consente di ridurre i problemi di osteoporosi, di ridurre alcuni fattori di rischio cardiovascolare e di contenere sensibilmente i disturbi vasomotori e neurologici legati alla menopausa, senza aumento di rischi tumorali (recettori ERβ). La dioscorea, appartenente alla famiglia delle Dioscoreaceae, è una pianta ricca di diosgenina, una sapogenina con proprietà estrogeno-simili in grado di potenziare la proliferazione fibroblastica. La pilosella appartiene alla famiglia delle Asteraceae compositum, è ricca di flavonoidi ed è considerata un potente diuretico grazie al luteoloside, che agendo a livello renale, inibisce l’assorbimento degli ioni sodio e cloro e induce quindi un aumento del volume delle urine, con maggiore eliminazione di tossine e cataboliti e favorisce l’eliminazione e il drenaggio di liquidi in eccesso contrastando cellulite e gonfiore intestinale. Il biancospino appartiene alla famiglia delle Rosaceae, contiene flavonoidi e proantocianidine, favorisce un miglioramento della permeabilità delle membrane cellulari agli ioni calcio, aumenta le concentrazioni di adenosina monofosfato ciclico (AMP), svolgendo azione antipertensive e sedative. La griffonia simplicifolia appartiene

alla famiglia delle fabacee, contiene il 5-idrossitriptofano, precursore della serotonina, contribuisce ad aumentarne i valori, agisce migliorando lo stato dell’umore e il controllo dell’appetito. La melatonina è un ormone prodotto dall’epifisi presente in tutte le specie viventi e ha come funzione principale la regolazione dei ritmi circadiani, il ritmo sonno-veglia. La produzione della melatonina, dipendente dallo stimolo del neurotrasmettitore serotonina, ha un picco massimo tra le 2 e le 4 del mattino, quando l’epifisi in seguito al mancato stimolo dei recettori posti a livello della retina, la secerne, per poi decrescerne la produzione con l’aumentare della luce diurna. La sua produzione si riduce marcatamente con l’avanzare dell’età. Il magnesio è un oligoelemento minerale essenziale nel metabolismo, regola il potenziale di membrana delle cellule, controllandone la permeabilità in particolare verso potassio, calcio e sodio. Agendo su tale meccanismo, interviene nella trasmissione degli impulsi nervosi, regolando la comunicazione tra cellule nervose e cellule muscolari. Lo zinco è un metallo indispensabile per il funzionamento degli enzimi che regolano la respirazione cellulare e di quelli che esplicano azione antiossidante. Stimola il sistema immunitario e favorisce i processi di cicatrizzazione delle ferite. Il boro è un oligoelemento indispensabile per l’assorbimento di calcio nelle ossa, contribuisce a regolare i livelli di fosforo, calcio e magnesio nell’organismo e preserva l’integrità delle membrane cellulari. Infine la vitamina B6, vitamina idrosolubile comprendente piridossina, piridossale, piridossamina, è essenziale per l’integrità del sistema ner-

voso, indispensabile per la sintesi di serotonina, contribuisce alla funzionalità del sistema immunitario e interviene nel metabolismo dell’omocisteina.

Metodo Orac Secondo il metodo Orac che valuta il potere antiossidante di ogni attivo, la dose giornaliera di antiossidanti raccomandata è pari a 5.000 unità Orac. Il dosaggio Orac del pool di attivi contenuti nel nutraceutico, assunto a due compresse al dì, è pari al totale valore Orac di 3.930 unità che corrisponde al 78% della dose quotidiana di antiossidanti consigliabile. L’utilizzo della supplementazione nutrizionale calibrata di fitoestratti, sali minerali, vitamina B6 e melatonina può essere consigliata alle pazienti femminili in età menopausale, che non effettuano terapia ormonale sostitutiva, a supporto dei trattamenti di medicina estetica in un approccio olistico del paziente estetico. Inoltre, l’associazione di magnesio e zinco per l’apporto energetico e per il supporto del metabolismo osseo e di pilosella ricca di antocianosidi con azione drenante sulla ritenzione idrica, completano le necessità fisiologiche della donna in questa fascia di età. Invece 1 mg di melatonina aiuta a regolarizzare le fasi del sonno, migliorando la qualità della vita.

Conclusioni L’apporto combinato e sinergico di fitoestratti vegetali, minerali e melatonina risultano un’integrazione adeguata per le pazienti di medicina estetica e antiaging in età menopausale.

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CONGRESS REPORT / Sidemast 2017

Novità sui trattamenti per la cura della scabbia

3 Stefano Veraldi

Direttore della scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia, Università di Milano

I recenti casi di scabbia riaccendono l’attenzione verso una malattia antica che, se contratta da soggetti immunodepressi o affetti da altre patologie, può assumere forme molto gravi. Le cure attualmente disponibili offrono notevoli possibilità di risoluzione in tempi rapidi e con risultati efficaci. Il professor Stefano Veraldi – Direttore della scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia dell’Università di Milano – ha approfondito l’argomento nella relazione presentata in occasione del 92° Congresso nazionale Sidemast di Sorrento. Localizzazione dell’acaro Generalmente le manifestazioni cutanee compaiono su mani, polsi, gomiti addome e genitali. Secondo i dati condivisi dal prof. Veraldi nel corso della sua relazione, derivanti dallo studio clinico condotto su un campione di 89 pazienti affetti e immunocompetenti, le zone di maggiore localizzazione de-

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gli acari in pazienti di sesso maschile sono: pene, scroto, iponichio delle dita delle mani. Nei pazienti di sesso femminile, invece, le sedi prevalenti sono le mammelle, i pilastri anteriori delle ascelle, l’iponichio delle dita delle mani. Si nota che in questa malattia, per entrambi i sessi, l’iponichio risulta essere la terza localizzazione più coinvolta, con assenza di tragitti, cunicoli e altre lesioni. Di solito l’apparato ungueale risulta maggiormente implicato nei casi di scabbia crostosa, con una pigmentazione giallastra della lamina e un’ipercheratosi del letto, mentre nella scabbia classica dell’immunocompetente tale coinvolgimento è considerato molto raro. «In questi casi – suggerisce Stefano Veraldi – per ridurre l’incidenza di recidive, il consiglio è quello di trattare in modo accurato la cute peringueale, tagliare le unghie molto corte, utilizzare uno spazzolino da denti e trattare questa area con la terapia specifica. Questa procedura può ridurre l’incidenza di recidive da circa 15-20% a 5%». Modalità di trasmissione Il contagio avviene attraverso il contatto della pelle con l’acaro, ad esempio dal contatto con persone affette, tramite la vicinanza prolungata della pelle o per via sessuale. È sufficiente anche il contatto con indumenti precedentemente utilizzati da persone affette e non adeguatamente igienizzati, ad esempio tramite asciugamani, lenzuola o anche oli per massaggio. Possibilità terapeutiche La permetrina topica al 5% costituisce attualmente uno dei trattamenti più efficaci per la cura della scabbia. «Rapidamente metabolizzata, assorbita in quantitativi tali da essere escreti con le urine nel giro di 5-7 giorni, libera da rischi di accumulo tissutale, con risultati eccellenti di guarigione in 7-10 giorni» spiega il prof. Veraldi portando a sostegno gli


interessanti risultati dello studio clinico. Secondo questi dati, infatti, si può dire che la permetrina, applicata fredda per 1 volta al giorno e per 2 giorni consecutivi, è più efficace in modo statisticamente significativo. È dunque indicato conservare il farmaco in frigorifero, fattore che non influenza la sua capacità clinica poiché gli isomeri cis-trans risultano stabili alle temperature. «Il consiglio – ha aggiunto Veraldi – è quello di utilizzare permetrine topiche che abbiano un minore quantitativo di cis rispetto al trans, il rapporto ot-

timale dovrebbe essere di 25:75, poiché gli isomeri cis sono escreti più lentamente rispetto agli isomeri trans e in quantità minori, perciò un’adeguata proporzione apporta il vantaggio di una ridotta tossicità del farmaco». Un’altra opzione terapeutica, particolarmente indicata nella cura della scabbia crostosa, è costituita dall’acitretina 30 mg/die in uso congiunto con glicerina in crema 15%. Lucia Oggianu

EMERGENZA PROFUGHI: CONTROLLO DELLE MALATTIE INFETTIVE NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA DI MILANO I numeri della scabbia a Milano Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, ha illustrato i dati dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Milano relativi ai casi di scabbia nella città di Milano nell’anno 2016. «A titolo esemplificativo – spiega l’assessore – la relazione dell’Ats Milano sugli interventi attuati nel 2016 nei centri di accoglienza che ricadono sul proprio territorio, indica oltre 2.000 casi di scabbia riscontrati e prontamente trattati e nessuna forma secondaria registrata nella popolazione generale». Il controllo della scabbia è continuato poi nei centri di accoglienza grazie alla collaborazione del personale sanitario e di assistenza presente che ha segnalato al Dipartimento di prevenzione ogni caso sospetto. Nell’hub di via Sammartini, in particolare, è rimasto attivo tutti i giorni della settimana un ambulatorio (adulti e pediatrico) per le visite mediche dei profughi, anche in relazione all’individuazione di casi sospetti di malattie infettive al fine di attivare le misure di profilassi. Ciò ha consentito di intervenire tempestivamente per limitare i rischi di contagio. «Sono stati organizzati – ha concluso Giulio Gallera – momenti di formazione per il personale, sanitario e non, dei centri di accoglienza milanesi con lo scopo di fornire informazioni sulle principali malattie infettive e di condividere i protocolli di intervento» (fonte Lnews, Lombardia Notizie Regione Lombardia, febbraio 2017). L.R.

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CONGRESS REPORT / 73° Congresso italiano di Pediatria

Sicurezza dei preparati cosmetici e dermatologici in pediatria

3 Maya El Hachem,

responsabile Uoc di Dermatologia Ospedale pediatrico Bambino Gesù

Un cosmetico contiene una serie di sostanze che, poste a contatto con la pelle del bambino, penetrano attraverso di essa con la possibilità di provocare effetti avversi qualora esse non rispondano agli adeguati standard di sicurezza. Se ne è parlato nel corso del 73° Congresso italiano di Pediatria, all’interno della tavola rotonda dedicata al tema della “Sicurezza dei preparati cosmetici e dermatologici in Pediatria”, realizzata con il contributo non condizionato di Johnson & Johnson. In questa occasione, sono intervenuti Leonardo Celleno – dermatologo e docente di Dermatologia e Cosmetologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, responsabile Uo di Dermatologia complesso associato Columbus Università Cattolica Roma e presidente dell’associazione Aideco – e Maya El Hachem, responsabile Uoc Dermatologia, Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, per approfondire la valutazione della sicurezza d’impiego delle sostanze contenute all’interno di prodotti cosmetici, le condizioni di utilizzo adeguate di tali prodotti per il bambino, la detersione e l’idratazione come pratiche quotidiane, anche in presenza di patologie infiammatorie come la dermatite atopica.

Sicurezza d’impiego La realizzazione e la commercializzazione dei prodotti cosmetici sono attualmente disciplinate dal “Nuovo Regolamento” 223/2009), legge nazionale entrata in vigore nel 2009 in cui spicca l’importanza di un’approfondita valutazione della sicurezza di impiego dei prodotti cosmetici per bambini. Per una valutazione efficace, è indispensabile l’analisi dei singoli ingredienti contenuti all’interno del prodotto finito che tenga conto di tutti i possibili effetti, anche di quelli derivanti da un uso improprio del prodotto. Bisogna infatti tenere conto che il bambino può facilmente portare le mani alla bocca, dunque è importante che i prodotti utilizzati contengano ingredienti dal profilo tossicologico adeguato. Questo tipo di analisi richiede diversi passaggi: identificazione della sostanza in esame, valutazione della tossicità sistemica, descrizione delle condizioni d’uso, potenziale tossicità in caso di abuso, misurazione dell’assorbimento percutaneo. Dietro ciascun prodotto disponibile sul mercato vi è un valutatore della sicurezza che ne dichiara l’idoneità per uso umano attraverso un dossier approfondito e sottoposto al vaglio della cosmetovigilanza. Per realizzare un prodotto sicuro, il formulatore deve privilegiare materie prime selezionate con elevato grado di purezza, ipoallergeniche e con basso potere irritante. I componenti impiegati dovrebbero essere il minor numero possibile, addizionati di agenti chelanti per potenziare l’azione antimicrobica del sistema conservante, con il ricorso a un packaging che garantisca la maggiore protezione dalla contaminazione microbica. Il cosmetico per bambino deve essere estremamente sicuro perché la pelle non è ancora uno scudo protettivo maturo e dunque non totalmente efficace contro gli agenti chimici. Essa permette una penetrazione maggiore delle sostanze

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CONGRESS REPORT / 73° Congresso italiano di Pediatria

poste a contatto, perciò il prodotto deve essere formulato in considerazione di questa necessità, come anche dell’area anatomica cui è destinato (corpo intero, occhi, cavità orale). In generale, si può dire che i cosmetici siano prodotti destinati a essere applicati sulla superficie esterna del corpo o sui denti o sulle mucose della bocca allo scopo di pulire, profumare, proteggere e correggere, ma nell’ambito del loro utilizzo in età pediatrica vale la pena domandarsi quale sia il loro senso per un uso sicuro. Indubbiamente è importante la finalità di prevenzione, protezione e pulizia ma occorre particolare cautela per quanto riguarda gli aspetti legati alla profumazione e modificazione dell’aspetto, ad eccezione dei casi in cui siano presenti lesioni (come ad esempio allergie da contatto). Fare attenzione quindi ai prodotti con elevate quantità di profumo e conservanti. Tra questi ultimi, in particolare il fenossietanolo, conservante consentito dal Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (Cssc) fino all’1% di concentrazione massima (con MoS>50). Cautela anche con i parabeni, conservanti attualmente ammessi nelle formulazioni cosmetiche ad eccezione di quelli a più lunga catena. A riguardo, la Commissione europea impone a 26 sostanze, classificate come allergeni, di essere riportate in etichetta con le relative concentrazioni. La pelle del neonato Nel neonato l’epidermide è più sottile perché non ancora ben cheratinizzata. Il normale ciclo di vita non è ancora equilibrato e le fibre collagene contenute nel derma sono più piccole e presentano lunghe bande striate. L’apparato pilo-sebaceo non è sviluppato, il film idrolipidico è più povero di sostanze grasse dunque meno protetto, la produzione di melanina è più bassa quindi la pelle è facilmente soggetta a eritemi solari. Anche l’attività termoregolatoria è deficitaria, le ghiandole sudoripare eccrine hanno un’attività discontinua, le ghiandole apocrine sono poco sviluppate e il pH è più alto, condizione che favorisce la formazione di batteri. Per questo motivo, occorre fare ricorso a trattamenti differenziati e formulati per le specifiche

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esigenze che svolgano una funzione di protezione dalle aggressioni esterne, che favoriscano lo sviluppo della funzionalità cutanea, apportino componenti attivi ad azione protettiva e per il trattamento delle alterazioni cutanee. Detersione e idratazione In presenza di cute sana, le principali esigenze fisiologiche della cute del bimbo sono l’idratazione e la protezione. In caso di complicazioni dermatologiche, la paidocosmesi può svolgere un ruolo di supporto a eventuali trattamenti farmacologici e attenuare squilibri e fastidi, come ad esempio nei casi di dermatite da pannolino, dermatite seborroica, dermatite atopica e reazioni irritative aspecifiche. In qualsiasi situazione, la detersione rimane l’atto fondamentale di igiene cosmetologica che si compie quotidianamente, più volte al giorno, per rimuovere lo sporco dalla pelle dalle pseudomucose e mucose. I tensioattivi sono le molecole che hanno il compito di sollevare lo sporco legandosi in parte all’acqua e in parte al grasso per portarlo via. Purtroppo rimuovendo lo sporco si rimuove anche parte del film idrolipidico, importante barriera protettiva della pelle. Ciò rende la detersione piuttosto aggressiva per la cute, la quale è più esposta a possibili dermatiti irritative. La detersione ideale dovrebbe rimuovere lo sporco nel rispetto del film idrolipidico di protezione. A tal fine, è possibile identificare un detergente adeguato per ciascuna sede: viso, corpo, cuoio capelluto. Per il viso, si può privilegiare un latte detergente o un detergente in crema. Per il corpo, invece, si può scegliere tra detergenti oleosi oppure syndets (bagnoschiuma, docciaschiuma). Per il cuoio capelluto risultano molto utili i detergenti oleosi che agiscono secondo lo schema della cosiddetta detersione per affinità. Vi sono poi le polveri da bagno (amido di riso, avena colloidale) che legano lo sporco trascinandolo via. Per la cura del bambino è necessario l’uso di prodotti formulati con sostanze a elevata tollerabilità, come ad esempio l’avena e la soia, dalle cui piante si estrae l’olio, ricco di acidi grassi insaturi (Essential fatty acids).


L’impiego di tali sostanze favorisce il ripristino del film idrolipidico e la regolazione dell’idratazione, incrementando la funzionalità di barriera cutanea. Esse inoltre intervengono nel processo dell’infiammazione riducendo i processi irritativi. Per una sana detersione è importante mantenere e ripristinare il giusto livello di idratazione poiché, quando la barriera idrolipidica viene lesa, si va facilmente incontro a malattie come dermatite atopica e psoriasi. È necessario perciò addizionare il prodotto a sostanze che aumentino la funzione di barriera, sostanze umettanti e sostanze filmogene. Oggi si utilizzano derivati siliconici o molecole sintetiche in grado di realizzare uno strato leggero filmogeno sulla pelle senza interferire con la sua naturale traspirazione. Il bagnetto Il bagno può essere effettuato tutti i giorni nel rispetto di alcuni concetti importanti: dovrebbe essere veloce, senza prodotti contenenti tensioattivi, la temperatura dell’acqua dovrebbe essere tiepida, il massaggio poco energico con successiva applicazione dell’emolliente. Seguendo questi criteri, il bagnetto quotidiano non può che fare bene al bimbo perché riduce il prurito, accelera la guarigione e offre un’occasione di gioco e di divertimento. Terapia topica in dermatologia pediatrica Nella scelta di un prodotto cosmetico per bambino entrano in gioco diversi fattori condizionanti legati alla formulazione e alla sicurezza degli ingredienti, ma anche altri aspetti connessi al paziente come l’età del bambino, il tipo di lesione, la sede di applicazione, presenza di eventuali allergie, il clima e, non da ultima, la modalità di applicazione del prodotto nella sua quantità e frequenza. La terapia topica è essenziale in dermatologia e varia in funzione dell’espressività clinica dell’eczema (essudante, secca-lichenificata, erimato-crostosa). I topici sono ampiamente utilizzati per la cura di patologie infiammatorie, come ad esempio la dermatite atopica. In questa patologia,

la terapia topica è indispensabile per ripristinare l’integrità della barriera cutanea e la letteratura scientifica conferma la necessità dell’emolliente anche quando si intraprende un trattamento sistemico. Gli emollienti, infatti, riducono sintomi e segni della dermatite atopica perché agiscono sul danno della barriera protettiva permettendo un ridotto ricorso ai farmaci. Essi lubrificano e ammorbidiscono la cute riducendo prurito e infiammazione. Possono essere occlusivi, formando uno strato che rallenta l’evaporazione dell’acqua, o umettanti che attraggono e trattengono l’acqua. L’emolliente ideale deve essere sicuro, efficace, senza additivi e profumi, poco costoso, gradevole per il paziente e applicato 2-3 volte al giorno.

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CONGRESS REPORT / 73° Congresso italiano di Pediatria

Wet Wrap Therapy In alcuni casi di patologie infiammatorie, quando il topico non funziona, andrebbe praticato il bendaggio soprattutto quando sono presenti lesioni essudanti o escoriate, eczemi impetiginizzanti, cute lichenificata. Esso infatti favorisce l’assorbimento dei topici e l’idratazione dell’area trattata, proteggendo dal grattamento. Nel tratta-

mento della dermatite atopica, in alcuni casi, la wet wrap therapy può essere un valido strumento. Si pratica con l’utilizzo di farmaci o emollienti e consiste nell’applicazione di un primo strato di bende bagnate e strizzate e un secondo strato asciutto. Lucia Oggianu

COME SCEGLIERE I COSMETICI PER BAMBINI Professor Celleno, quali sono gli aspetti importanti da considerare nella valutazione di un cosmetico per bambini in merito alla sua qualità? Sicuramente due. Il primo è la sicurezza dei suoi ingredienti. A riguardo, c’è una particolare attenzione legislativa ma anche scientifica su quello che un ingrediente può determinare quando posto sulla pelle del bimbo. Il secondo è la sua efficacia, che va associata alla sua funzionalità nell’ambito di un trattamento dermatologico. Il genitore può orientarsi da solo nella scelta di un cosmetico? Sì purché sia chiaro nella sua etichettatura a cosa serva, come si debba utidermatologo, lizzare e che sia possibilmente prodotto da una casa nota. Se poi il bambino presidente Aideco presenta qualche problema, dalla dermatite da pannolino alla dermatite atopica o altro, allora è necessario il consulto dermatologico, sia per individuare il problema sia per la scelta di prodotti specifici per il trattamento. 3 Leonardo Celleno,

Quali sono le reazioni avverse più frequenti in seguito all’utilizzo di cosmetici poco sicuri? Soprattutto le dermatiti irritative legate ad esempio a una detersione troppo aggressiva e all’uso improprio di lozioni profumate. Per il bambino è necessario un prodotto funzionale alla sua cute, non è necessario che sia arricchito di profumo. Quali sono gli ingredienti maggiormente responsabili delle reazioni avverse? La categoria degli ingredienti più a rischio sono i profumi e i conservanti perché molecole chimicamente molto reattive e in grado di determinare fenomeni avversi. Bisogna sempre scegliere prodotti con una vaga profumazione e con pochi conservanti. Un parere sull’utilizzo del talco dopo il bagnetto, cosa pensa sulla sicurezza di questo prodotto alla luce delle recenti sentenze negli Usa che hanno asserito un collegamento tra talco e cancro ovarico? Prima di tutto bisogna dire che in quel processo non c’è stata un’indagine scientifica e tecnica che abbia dimostrato a livello scientifico tale correlazione. La sentenza è stata data sulla base del fatto che, dopo tanti anni di utilizzo del prodotto, si sia verificata la malattia. È importante però che si rifletta sul fatto che niente funziona per contiguità. Se si utilizza un deodorante o un qualsiasi prodotto cosmetico, non si può pensare che esso sia responsabile di un tumore solo per il fatto che la sede di applicazione non è distante dall’organo interessato dalla malattia. Lo stesso vale per il tumore ovarico: senza alcuna dimostrazione scientifica è dubbio pensare che la sostanza possa provocare un tumore solamente in virtù del fatto di essere stata applicata nelle vicinanze della sede affetta.

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PSICODERMATOLOGIA

Concetti psicodinamici nella clinica dermatologica Le teorie psicodinamiche possono aiutare il dermatologo nella comprensione della malattia 3 Mariella Fassino

Perché le teorie psicodinamiche possono essere utili nella Clinica dermatologica? Perché i concetti espressi dalla psicoanalisi hanno avuto tanta fortuna nella comprensione della sofferenza umana, della salute e della malattia, delle modalità attraverso le quali si producono sofferenza o benessere? Da Freud in poi, attraverso l’indagine clinica e un particolare tipo di rapporto curante-paziente le teorie psicodinamiche esplorano le complesse relazioni tra la mente e il corpo, l’ambiente in cui l’uomo si sviluppa e la sua soggettività (emozioni, desideri, fantasie e la loro possibilità di essere vissuti e realizzati). Queste teorie ci possono aiutare nella clinica dermatologica nella quotidianità dei nostri ambulatori dove giungono persone che chiedono salute, ascolto, comprensione, rassicurazioni, attribuzioni di significato e di senso alle sofferenze del corpo e della mente. L’avvento delle teorie psicodinamiche Le teorie psicodinamiche debuttano con Freud e si arricchiscono di concetti e osservazioni con gli autori che seguiranno, costituendo il fondamento della psicoanalisi. Il paradigma alla base di queste teorie postula che non tutti i processi mentali dell’uomo siano sotto il controllo della coscienza, ma in parte relegati nell’inconscio. Questo è il grande protagonista delle teorie psicodinamiche in quanto può condi-

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zionare i comportamenti, la personalità, la salute e la malattia, il rapporto con gli altri e il benessere della nostra pelle. Il corpo è il secondo protagonista delle teorie psicodinamiche. Infatti la psicoanalisi, fin dalle origini, considera impossibile separare l’attività psichica, non solo da quella cerebrale, ma anche da quella corporea nella sua interezza. Non possiamo prescindere, né in clinica, né in teoria, da quella globalità psicofisica secondo la quale l’Io stesso è all’origine un Io corporeo. Il corpo è nella mente come schema, immagine, rappresentazione di sé e la mente, per contro, abita il corpo in ogni sua parte, non solo nel cervello, come efficacemente asseriscono Simona Argentieri e Nicoletta Gosio nel loro libro “Stress e altri equivoci”. Le teorie psicodinamiche, applicate allo studio del corpo e delle malattie, hanno realizzato l’avvento della medicina psicosomatica a partire dagli anni’50, determinando un cambiamento nel rapporto medico-paziente e nella percezione che la società ha della salute e della malattia. In psicosomatica le teorie possono aiutare il medico nella comprensione della malattia, ma soprattutto servono a migliorare la qualità del rapporto medico-paziente, a chiarirne le dinamiche, a collocare il paziente in un contesto di cui è parte attiva il medico, a tentare di dare un senso alle sofferenze da cui è afflitto il paziente.


I concetti utilizzati dalle teorie psicodinamiche Vorrei proporre di seguito un breve glossario dei termini e dei concetti estrapolati dalle teorie psicodinamiche che hanno trovato fertile terreno in psicosomatica, iniziando dalla scomposizione della psiche nei diversi “luoghi” secondo la prima topica freudiana che divide l’apparato psichico in Conscio, Preconscio e Inconscio e la seconda topica che lo suddivide in Io, Super Io, Es. La connessione tra i tre sistemi non è un dato scontato, bensì un compito evolutivo dell’individuo, peraltro mai completo. L’Es è la forza caotica pulsionale che costituisce la matrice della nostra personalità, nella quale risiedono gli istinti, i bisogni, gli impulsi, è una forza primitiva che governa il neonato e il bambino. La libido o istinto sessuale di vita e la distruttività o istinto di morte sono i due poli antitetici che agiscono a partire dall’Es. Il Super-Io è la coscienza morale, ossia l’insieme delle norme e delle proibizioni impresse dalla guida parentale e dalla società. L’Io è la “sezione organizzata” della personalità che deve equilibrare le esigenze dell’Es, del Super-Io e del mondo esterno. Servitore di due padroni si trova spesso schiacciato tra le istanze dell’Es e del Super-Io. Dall’incontro-scontro tra queste parti della psiche nascono i conflitti che spesso travalicano i confini della mente e agiscono sul corpo, facendolo ammalare. La somatizzazione Per le ragioni sopra esposte l’Io si deve difendere mettendo in atto i noti meccanismi di difesa che sono attivi nel corso dell’intera esistenza umana e che hanno un reale effetto protettivo rispetto alle fragilità dell’Io, ma che diventano patologici quando vengono utilizzati in maniera massiccia e sbilanciata generando nevrosi, psicosi, patologie somatiche. Conversione, sublimazione, scissione, rimozione sono solo alcuni dei più noti meccanismi di difesa dell’Io, ma quello che più ci interessa in psicosomatica è la somatizzazione che avviene quando è attivo il corto circuito che convoglia per via neuro-umorale, emozioni, sentimenti, comportamenti su funzioni fisiologiche.

Il conflitto in questo caso non è vissuto sulla sfera psichica ma direttamente deviato sul corpo attraverso il circuito neuro-immuno-endocrinologico. La somatizzazione può essere considerata una difesa biologica, un meccanismo adattativo pre-verbale, attivo nell’infanzia quando gli affetti venivano espressi nel corpo in modo indifferenziato e scoordinato. La maturazione psichica è caratterizzata da una progressiva de-somatizzazione che permette all’individuo adulto di rappresentare gli affetti a livello psichico differenziandoli in numerose sfumature, trasformandoli in segnali intrapsichici di avvertimento. Da Melania Klein a Winnicott, a Bolwby fino alla acquisizione delle moderne neuroscienze si è focalizzata l’importanza delle relazioni primarie nella strutturazione di una personalità maggiormente predisposta allo sviluppo di malattie somatiche e disturbi psichici. Lo studio delle relazioni primarie attraverso l’”infant observation” e le neuroscienze affettive ha dimostrato che la vita affettiva, ai suoi albori, condiziona il futuro benessere del corpo promuovendo salute, malattia, fragilità somatiche, meiopragie, cronicizzazioni o acutizzazioni di molte malattie inscritte nel patrimonio genetico, delle quali il paziente può per molti anni essere portatore silente. Le emozioni, che sono state per decenni trascurate dalla ricerca e ritenute un “noioso rumore di fondo” dalla clinica, sono state valorizzate storicamente dalla psicoanalisi, anche attraverso la nozione di transfert e controtransfert e riscoperte negli ultimi 30 anni dalle neuroscienze. Joseph LeDoux sostiene che le emozioni sono funzioni biologiche che si sono evolute per permettere agli esseri viventi di vivere in ambiente ostile e riprodursi. Mentre i sentimenti possono giungere alla coscienza e ad essa sono legati, le emozioni si situano sul versante biologico e dunque inconscio dell’uomo e hanno corrispondenti neurochimici e anatomici (neuroni) che sono indagati e studiati dalle neuroscienze, localizzandosi in mappe dinamiche cerebrali. Utilità delle teorie psicodimamiche nel rapporto dermatologo-paziente La cute, come strumento di comunicazione, sede

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PSICODERMATOLOGIA

di recezione ed emissione di segnali non verbali, carichi di valore affettivo, è l’organo sul quale maggiormente si situano le relazioni primarie, partecipa per tutta la vita ai processi di individuazione-separazione. La psicoanalisi sostiene che il sintomo è sempre un compromesso difensivo che l’Io del paziente ha spesso faticosamente elaborato per evitare di essere allagato da contenuti inconsci intollerabili. Il paziente ha molti modi per comunicare al medico i propri sintomi. Nella presentazione e comunicazione dei sintomi si potranno reperire tonalità emotive che evocheranno nel medico sentimenti, emozioni, ricordi, rappresentazioni. La psicoanalisi definisce questo intreccio emotivo e affettivo “transfert” e “controtransfert”; i sentimenti del paziente recepiti e filtrati dal medico rappresentano il nucleo attivo della cura psicoanalitica e un’utile bussola per orientare la comunicazione in psicosomatica. Ansia, frustrazione, noia, fatica, antipatia, esa-

sperazione, difficoltà di contatto emotivo, preoccupazione ma anche simpatia, tenerezza, curiosità e solidarietà diventano la base su cui costruire un rapporto di aiuto che sarà in ogni caso improntato al rispetto e al tatto.

Bibliografia 1. Argentieri S, Gosio N. Stress e altri equivoci. Giulio Einaudi Editore, 2015. 2. Trombini G, Baldoni F. Psicosomatica. Ed. Il Mulino 1999. 3. LeDoux J. Il cervello emozionale. Baldini e Castoldi 1998. 4. Granieri A. Corporeo, affetti e pensiero. Intreccio tra psicoanalisi e neurobiologia. Ed Utet 2011. 5. Semi AA. Tecnica del colloquio. Raffello Cortina Editore 1985.

Mariella Fassino Dermatologa, professore a contratto Scuola di specialità in Psicologia clinica, Università degli Studi di Torino

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LETTERATURA INTERNAZIONALE

Rassegna di articoli selezionati dalle principali riviste scientifiche Rischio di effetti collaterali correlato all’isotretinoina Il timore di un processo di cicatrizzazione alterato nei pazienti in terapia con isotretinoina ha indotto a utilizzare standard di trattamento con laser e fototerapia in genere molto conservativi, in pratica considerando tale trattamento un’effettiva controindicazione. Per indagare riguardo alla validità di questo comportamento è stata condotta un’inchiesta interpellando 220 riconosciuti esperti in laser chirurgia, il 42% degli intervistati ha risposto al questionario. Di questi il 76% afferma di non aver mai osservato complicanze insorte nei pazienti trattati, sia che stessero assumendo il farmaco sia nel caso avessero finito la terapia nei sei mesi precedenti. Almeno la metà dei medici ha trattato i pazienti con laser, mentre una minoranza ha utilizzato altri strumenti ablativi. Dall’inchiesta è risultato come i medici siano preoccupati sia per i rischi legati a un’alterata cicatrizzazione sia, prevalentemente, per la percezione del rischio medico-legale (74%). In conclusione, il rischio di effetti collaterali correlato all’isotretinoina riscontrato dai medici intervistati sembra essere più basso di quello comunemente percepito nella comunità medica generale. 3 Prather HB, Alam M, Poon E, Arndt KA, Dover JS. Laser safety in Isotretinoin use: a survey of expert opinion and practice. Dermatol Surg. 2017 Mar;43(3):357-363.

Trattamento del sarcoma di Kaposi con laser Nd:YA: un’alternativa efficace e sicura Il sarcoma di Kaposi è una malattia sistemica che può presentarsi con lesioni cutanee e coinvolgimento sistemico, nella maggior parte dei casi causato dall’herpesvirus 8. Le terapie più comunemente utilizzate sono la chirurgia, la crioterapia,

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la radioterapia, la chemioterapia intralesionale, il laser e la contenzione elastica per prevenire il linfedema. L’articolo presenta 7 casi di Kaposi (5 stadio 1, 2 stadio 2A), per un totale di 49 lesioni trattate con laser Nd:YAG long-pulse. I parametri utilizzati sono stati: diametro dello spot 4-6 mm, fluenza variabile da 180 a 260 J/cm2; il numero di sedute mensili da due a quattro in relazione alle dimensioni delle lesioni. Tutti i pazienti sono migliorati sia dal punto di vista clinico sia istologico. Per le lesioni più piccole è stata sufficiente una sola seduta, mentre le lesioni coalescenti e multicentriche hanno richiesto quattro sedute. La guarigione è avvenuta in 2-4 settimane, avendo come unica complicanza delle cicatrici atrofiche di lieve entità. Gli AA ritengono quindi il trattamento locale con laser Nd:YAG un’alternativa efficace e sicura, specialmente per le lesioni papulonodulari e profonde, data la maggior capacità di penetrazione di questo strumento. 3 Ozdemir M, Balevi A. Successful treatment of classic Kaposi sarcoma with long-pulse neodymium-doped yttrium aluminum garnet laser: a preliminary study. Dermatol Surg. 2017 Mar;43(3):366-370.

Alternative terapeutiche per la porocheratosi attinica disseminata La porocheratosi attinica disseminata, la forma più comune di porocheratosi, si presenta nelle aree fotoesposte solitamente con un grande numero di lesioni, considerate a rischio di trasformazione neoplastica. I trattamenti disponibili sono numerosi ma poco standardizzati e comprendono l’applicazione di topici vari quali steroidi, cheratolitici, 5-fluorouracile, imiquimod, calcipotriolo e l’utilizzo di tecniche come curettage, crioterapia, dermoabrasione, laser e dispositivi a base di energia luminosa, compresa la fotodinamica. L’articolo


tratta di queste ultime modalità terapeutiche esaminando 26 casi riportati in 14 articoli. Il trattamento con laser di vario tipo (Qsw ruby, erbium e Nd:Yag, 1927 thulium frazionato, CO2 e altri) ha dato buoni risultati con effetti collaterali come eritema, iperpigmentazione ed edema di grado lieve. La terapia fotodinamica è risultata, negli studi presi in considerazione, meno efficace e caratterizzata da maggiori esiti quali iperpigmentazione, infiammazione, eritema e dolore per i pazienti. Gli AA ritengono che il trattamento con laser sia promettente ma che ulteriori studi siano necessari per tracciarne le linee guida in modo ottimale. 3 Aird GA, Sitenga JL, Nguyen AH, Vaudreuil A, Huerter CJ. Light and laser treatment modalities for disseminated superficial actinic porokeratosis: a systematic review. Lasers Med Sci. 2017 May;32(4):945-952.

Epilazione laser: misurazione della concentrazione di particelle ultrafini nell’aria Obiettivo di questo studio è misurare la concentrazione delle particelle ultrafini (da 10 nm a 1 micron) nell’aria dei locali dove viene praticata l’epilazione laser, tramite un apposito strumento che ne rileva la presenza prima, durante e dopo le sedute, sia nella sala d’attesa sia in ambulatorio. Nel corso di quattro giorni sono stati eseguiti 17 rilevamenti relativi a sedute eseguite con laser alessandrite e diodo per l’epilazione di viso, gambe, ascelle, inguine e addome. I risultati riguardanti il numero medio di particelle per cm3 hanno indicato un leggero aumento nella sala d’attesa (14,997 prima, 15,597 durante e 16,350 dopo) e una decisa impennata nel locale laser (14,332 prima, 55,046 durante e 36,551 dopo). Il fattore determinante è la durata del trattamento, dal momento che a un minuto corrisponde un aumento di 3,643 particelle per cm3. Le gambe inoltre producono un incremento maggiore rispetto alle ascelle, tenendo conto in ogni caso della densità pilare molto variabile da una zona all’altra. Il laser alessandrite fa aumentare in modo significativo la concentrazione, anche se non è chiaro se possa dipendere dalla maggiore energia o dal gas di raffreddamento.

L’utilizzazione di un aspiratore non sembra aver ridotto significativamente la quantità di particelle. Gli AA ammettono i limiti di questo studio ma l’argomento merita ulteriori approfondimenti per l’importanza che riveste per la salute dei pazienti e degli operatori. 3 Eshleman EJ, LeBlanc M, Rokoff LB et al. Occupational exposures and determinants of ultrafine particle concentrations during laser hair removal procedures. Jama Dermatol. 2016 Dec;152(12):1320-1326.

Terapia fotodinamica nel trattamento delle cheratosi attiniche Le nuove proposte terapeutiche per le cheratosi attiniche disponibili nella pratica clinica rendono necessario l’aggiornamento delle indicazioni contenute nel consensus tra gli esperti riguardante: diagnosi, classificazione e terapia, allo scopo di migliorare l’approccio del dermatologo nei confronti di questa patologia sempre più diffusa. A questo scopo pertanto sono state raccolte le opinioni di sedici esperti clinici di tredici paesi diversi. Mediante una revisione sistematica delle linee guida cliniche, il gruppo di esperti ha stabilito un consensus aggiornato riguardante definizione, diagnosi, classificazione e trattamento delle cheratosi attiniche. In particolare sono state evidenziate tre situazioni cliniche: lesioni isolate che richiedono un trattamento mirato sulla cheratosi, lesioni multiple a piccolo campo e multiple a grande campo, ciascuna richiedente un approccio specifico. Tra le opzioni ritenute valide negli ultimi due ambiti viene inserita la terapia fotodinamica con la luce del giorno (dl-PDT). 3 Calzavara-Pinton P, Hædersdal M, Barber K, Basset-Seguin N, Del Pino Flores ME, Foley P, Galimberti G, Gerritsen R, Gilarbete Y, Ibbotson S, Peris K, Sapra S, Sotiriou E, Torezan L, Ulrich C, Guillemot J, Hendrich J, Szeimies RM. Structured expert consensus on actinic keratosis: treatment algorithm focusing on daylight PDT. J Cutan Med Surg. 2017 Apr 1:1203475417702994. Annachiara Corazzol

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ANGOLO DELLA CLINICA

Un raro caso di alopecia associata a sintomatologia dolorosa Quadro clinico Una donna di 60 anni di origine ghanese veniva inviata dal medico curante presso i nostri ambulatori per un dolore al capo. La paziente era ipertesa in terapia con Ramipril e negava patologie ereditarie. Da tre mesi riferiva comparsa progressiva di piccole chiazze alopeciche confluenti su tutto il capillizio associate a infiltrato edematoso di consistenza soffice e pastosa alla palpazione (figg. 1-2). Lamentava inoltre dolore spontaneo severo, esacerbato dalla palpazione e parzialmente controllato dall’uso di Fans ad alte dosi (Ibuprofene 400 mg x 2 volte al dì). Vista la particolarità del

caso si consigliava esecuzione di biopsia cutanea per esame istologico e successiva colorazione in ematossilina-eosina. L’esito della biopsia cutanea era il seguente: epidermide normotrofica con lieve iperortocheratosi, derma papillare con minimo rimaneggiamento scleroialino. Modesto infiltrato infiammatorio perivascolare, prevalentemente linfocitico. Incremento del tessuto adiposo perighiandolare e presenza di sparsi aggregati adipocitari dislocati nell’intero spessore del derma reticolare. Diradamento delle unità follicolari con alcuni tratti di fibrosi. Minimo focale incremento delle mucine interstiziali (fig. 3).

Figg. 1-2: Comparsa progressiva di piccole chiazze alopeciche confluenti su tutto il capillizio associate a infiltrato edematoso di consistenza soffice e pastosa alla palpazione

QUAL È LA DIAGNOSI? Confronta la tua ipotesi diagnostica con quella degli autori. Alla pagina seguente trovi la diagnosi e il piano di trattamento consigliato

Fig. 3: Minimo focale incremento delle mucine interstiziali

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Diagnosi Alopecia lipedematosa Il presente caso rientra in un quadro di lipomatosi e, in considerazione dell’alopecia non cicatriziale presente e dell’importante sintomatologia dolorosa, è stata posta diagnosi di Alopecia lipedematosa (AP). L’AP è una patologia estremamente rara, ad oggi sono stati descritti circa 80 casi, il primo fu descritto da Coskey nel 1961. Colpisce quasi esclusivamente donne di origine africana con un’età media d’insorgenza di 43 anni. Clinicamente è caratterizzata da ispessimento del tessuto adiposo sottocutaneo che può raggiungere 18 mm di spessore (normalmente è di circa 4,8 mm), dolore, bruciore, disestesie, parestesie, prurito in corrispondenza del cuoio capelluto (1). Per quanto riguarda le caratteristiche istopatologiche si distingue oltre che per l’incremento del tessuto adiposo anche per la presenza di edema nel derma, dilatazione dei vasi linfaciti e frammentazione delle fibre elastiche. Nei casi in cui il paziente rifiuti la biopsia del cuoio capelluto, gli esami strumentali (TC e RMN) possono essere utili nell’individuare il carattere e la natura dell’ispessimento (2).Trattandosi di una patologia molto rara, può risultare difficile giungere alla diagnosi, tuttavia alcune caratteristiche cliniche distintive come il dolore e la consistenza del cuoio capel-

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luto possono indirizzare nel corretto iter diagnostico che deve essere comunque confermato dal prelievo bioptico. Le possibili cause Diverse ipotesi sono state avanzate circa le possibili cause scatenanti. L’edema e l’ispessimento del tessuto possono aumentare la pressione oncotica a livello dei nervi del derma, causando emicrania e disestesie. Sono stati descritti casi associati ad acromegalia, morbo di Cushing e pachidermoperiostosi anche se nel 71% dei casi non c’è correlazione con altre patologie. Nei pazienti obesi il meccanismo patogenetico può essere giustificato da un alterato flusso linfatico e da un’impropria distribuzione dei lipidi. Questi ultimi infatti raggiungono gli strati più superficiali della cute, probabilmente a causa di una degenerazione e disgregazione del tessuto adiposo. Per quanto riguarda l’alopecia, secondo alcuni autori, sarebbe correlata all’aumento della pressione nei follicoli dovuta all’ispessimento del sottocutaneo che diminuisce la crescita del capello e ne accorcia il ciclo vitale. Conclusioni Non essendo ad oggi noto il meccanismo eziopatogenico, non esiste al momento un trattamento specifico. In letteratura è stato descritto il trattamento chirurgico per quadri localizza-

ti. In alcuni casi è stato eseguito il blocco del nervo grande occipitale (GON), una procedura tecnicamente semplice e priva di sequele neurologiche, già usata nell’emicranica a grappolo, nella cefalea cervicogenica e nella cefalea post rachicentesi (3,4). La sua efficacia rimane comunque da dimostrare.

Bibliografia 1. Yasar S, Gunes P, Serdar ZA, Tosun I. Clinical and pathological features of 31 cases of lipedematous scalp and lipedematous alopecia. Eur J Dermatol. 2011; 21(4): 520-8. 2. Kawale J, Mahore A, Dange N, Bhoyar K. Adiposis dolorosa of scalp presenting with severe headache: an unusual case. J Headache Pain. 2010 Dec;11(6):539-41. 3. Martín JM, Monteagudo C, Montesinos E, Guijarro J, Llombart B, Jordá E. Lipedematous scalp and lipedematous alopecia: a clinical and histologic analysis of 3 cases. J Am Acad Dermatol. 2005 Jan;52(1):152-6. 4. Yip L, Mason G, Pohl M, Sinclair R. Successful surgical management of lipoedematous alopecia. Australas J Dermatol. 2008 Feb;49(1):52-4.

Daniele Cammalleri Vincenzo Maione Stefania Bassissi Cristina Zane Clinica Dermatologica, Università degli Studi di Brescia



GESTIONE DELLO STUDIO / marketing

Consiglio incrociato: la massima soddisfazione dei pazienti Analisi degli aspetti del posizionamento di uno studio medico e dei punti da valorizzare per fidelizzare il paziente/cliente 3 Andrea Luca imposti

La volontà di fare luce sui principi base di comunicazione che regolano ogni relazione di domanda/offerta e che coinvolgono anche le piccole e medie realtà sanitarie italiane sposta il focus di questo articolo sull’analisi degli aspetti legati al posizionamento di uno studio medico e mette in evidenza i punti da valorizzare affinché il paziente/cliente percepisca fino in fondo la qualità delle prestazioni sanitarie e il livello di servizio/ assistenza offerto. L’accezione paziente/cliente è stata inserita appositamente per chiarire che in queste pagine mi voglio concentrare sui pazienti “paganti”, veri e propri clienti che scelgono una struttura o un

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professionista in base alle percezioni che ricevono dal primo consulto. La qualità esecutiva è un elemento imprescindibile per il buon successo dello studio. Quello che voglio analizzare è legato alla capacità di far entrare nello studio nuovi pazienti e di far loro capire l’importanza di effettuare le cure e la bontà delle prestazioni erogate. L’attività clinica è un mix di competenze professionali e di sensibilità verso ciò che spinge il paziente/cliente ad avvicinarsi a una struttura piuttosto che a un’altra. La motivazione del paziente è sempre la ricerca di sicurezza: affidarsi a un professionista piuttosto che a un altro implica una chiara scelta da parte del paziente che, nella maggior parte delle volte, non è data da un’attenta valutazione del percorso professionale del medico bensì dalle sensazioni che il paziente/cliente riceve durante il primo consulto. Principi base di comunicazione per lo studio medico Cominciamo a fare luce sui principi base di comunicazione che regolano ogni mercato e che attengono anche al “mercato” delle prestazioni mediche. La comunicazione parte dal marketing esterno, che uno studio monoprofessionale o multimedico decide di intraprendere, fino alla gestione del-


la chiamata da parte delle receptionist all’interno della struttura e si sviluppa poi nella sala d’attesa. Prima ancora della visita vera e propria è necessario che il paziente percepisca fino in fondo la qualità dell’operato e il livello di servizio/assistenza offerto anche attraverso le sensazioni che riceve prima di conoscere il medico. Per posizionamento non si intende solo l’ubicazione dello studio ma tutti quei fattori che, agli occhi del paziente attivo/potenziale, incidono sulla percezione che si farà di una struttura piuttosto che di un’altra. Il potenziale cliente/paziente per scegliere un professionista piuttosto che un altro considera, oltre alla qualità esecutiva, il contesto in cui si colloca lo studio e il relativo bacino d’utenza, valuta l’ingresso e la sala d’attesa, l’ordine interno, i colori delle pareti, l’accoglienza, il senso di organizzazione che si percepisce, i servizi accessori come il parcheggio, la facilità di accesso, le forme di pagamento come il credito al consumo, gli orari flessibili, la disponibilità a un consulto strutturato, la comunicazione interna e le eventuali specializzazioni. Questi sono tutti fattori che incidono sul posizionamento nel mercato e nei confronti dei “competitors”, mentre la comunicazione interna ed esterna allo studio e il concetto di specializzazione è determinante per il corretto posizionamento della struttura. La prima visita e gli aspetti di comunicazione paziente-medico che alimentano il senso di fiducia e sicurezza verso il professionista e verso la struttura derivano dalla capacità di esposizione del piano di cura da parte del medico; fase questa estremamente delicata in quanto la mancata comprensione del piano di cura determina confusione, paura e genera nel paziente la volontà di ulteriori consulti. Un processo lungo e importante che, quando ben gestito, porta grandissimi benefici alla struttura e alimenta il senso di sicurezza nel paziente che diventerà il “testimonial” più importante. Gli aspetti banalmente descritti condizionano fortemente la percezione di qualità e di servizio che le differenti tipologie di studi medici riescono a offrire. Tutti possono esercitare purché adottino corrette

politiche di selezione dei loro target di pazienti, di prezzo e di servizio. È evidente però che, nel lungo periodo, le differenti tipologie di studi devono riorganizzarsi adattandosi alle nuove richieste dei pazienti e devono pertanto formulare la loro offerta secondo gli attuali modelli di comunicazione/relazione con il paziente. Qual è l’attività che svolgo meglio? Cosa sono in grado di offrire ai miei pazienti più di altri studi? Come mantengo il contatto con i miei pazienti e, ancora, come informo delle mie caratteristiche che mi distinguono rispetto ad altri colleghi? Cresce la sensibilità dei pazienti alla salute e alla componente estetica Una breve analisi dei valori di mercato nel setto-

UNA RICERCA SULLE ATTESE DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A LASERTERAPIA Skinceuticals ha condotto un’interessante ricerca sulle attese dei pazienti sottoposti a terapia laser. Nel 93% dei casi si aspettano che il dermatologo/medico/chirurgo prescriva loro una “fase preparatoria” al trattamento attraverso l’utilizzo di creme e/o integratori, ma solo il 29% dei medici fornisce loro informazioni sui prodotti da applicare prima di sottoporsi al trattamento. È ormai assodato che le fasi preparatorie migliorino enormemente il risultato finale. Se analizziamo poi i trattamenti di lungo periodo (fonte Skinceuticals) notiamo un divario enorme tra le attese del paziente e quanto indicato dal medico. I problemi che si generano in questi casi sono di molteplice natura: > il paziente si affida a una cura “self-made”; > il risultato non è quello atteso in quanto il processo di guarigione si allunga (in alcuni casi si compromette); > si perde fiducia nello studio e, paradossalmente, anche “vendite” facili e in linea con le reali esigenze del paziente.

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GESTIONE DELLO STUDIO / marketing

re della chirurgia e medicina estetica ci dice che l’Italia è al sesto posto per numero di trattamenti medico estetici e che il trend di crescita si attesta su una media del +7% all’anno. Botulino, acido ialuronico e peeling chimico sono i trattamenti più richiesti ai circa 6000 dottori tra chirurghi plastici e medici estetici italiani (indagine statistica Aicpe e Isasp 2016). Le malattie legate alla pelle sono in costante aumento, tuttavia, nonostante l’incidenza sia in crescita il tasso di mortalità resta sostanzialmente stabile. Il principale motivo è la diffusione della dermatoscopia manuale e della videodermatoscopia digitale che hanno permesso di aumentare in modo molto significativo la sensibilità e la specificità diagnostica. Un altro grande passo in avanti è stato fatto con i farmaci mirati a specifici bersagli molecolari (fonte: 92° Congresso nazionale Sidemast, Sorrento, maggio 2017). La crescente sensibilità dei pazienti alla salute e alla componente estetica sta avvicinando sempre più pazienti alle strutture che meglio rispondono alle loro nuove esigenze. La necessità primaria dei clienti/pazienti, qualsiasi settore e branca della medicina si voglia analizzare, è legata al senso di sicurezza e professionalità che trasmette lo studio; diventa pertanto elemento distintivo l’allineamento ai fattori, prima sinteticamente descritti che determinano la giusta collocazione dello studio sul mercato e la relativa fascia di prezzo delle prestazioni. Conclusioni Troppo spesso si parla di marketing in campo sanitario senza dare il giusto valore. A mio parere, sarebbe sufficiente che gli studi medici evitassero banali errori di approccio e comunicazione nei confronti dei loro pazienti. Altro grande impulso all’attività di comunicazione deriva dalle possibili collaborazioni con aziende di grande impatto mediatico e dedite alla ricerca e allo sviluppo di prodotti che offrono un’ottima garanzia di risultato, aziende in grado di sostenere l’attività dello studio anche con supporti formativi oltre che di comunicazione esterna.

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Il connubio, che può derivare dall’unione della qualità professionale del medico con la forza della comunicazione di un’azienda che investe in ricerca e sviluppo, genera sinergie che coinvolgono i pazienti infondendo in loro un profondo senso di fiducia e la convinzione di essere capitati nelle “mani giuste”. Il concetto è quello di consigliare e guidare il paziente in tutte le sue fasi decisionali attraverso un’assistenza e una comunicazione chiara e diretta, centrata sul rispetto dei reali risultati attesi. Gli studi che hanno intrapreso questo percorso sono quelli che, più di altri, si stanno creando una propria identità e che stanno cominciando un lento processo che li renderà “distinti” e “distinguibili” rispetto agli altri “colleghi”. In poche parole hanno un posizionamento chiaro e definito che, agli occhi dei pazienti in essere e potenziali, risulterà vincente e consoliderà in loro approvazione e senso di fiducia. Andrea Luca Imposti Esperto di marketing e comunicazione



L’INTERVISTA

I professionisti della dermocosmetica alla 10a edizione del convegno Aideco Aideco presenta le novità e il meglio della ricerca nel settore della dermatologia e della dermato-cosmetologia 3 Leonardo Celleno

Si terrà il 16 e il 17 novembre presso l’Hotel Marriott di Milano il prossimo Congresso Aideco giunto alla sua 10a edizione. Questi due giorni vedranno impegnati relatori e congressisti provenienti da tutta Italia sui più attuali e importanti temi di dermatologia e dermato-cosmetologia. Leonardo Celleno – dermatologo e docente di Dermatologia e Cosmetologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, responsabile Uo di Dermatologia complesso associato Columbus Università Cattolica Roma e presidente dell’associazione Aideco – ci illustra le importanti novità e le possibilità terapeutiche che verranno presentate in occasione del congresso.

mission dell’associazione che vuole rappresentare anche un’interfaccia attendibile per il consumatore che, confuso dalla tante comunicazioni a carattere pubblicitario, spesso si ritrova indeciso nello scegliere un prodotto cosmetico adatto alle sue esigenze. Inoltre, precipuo compito di Aideco è quello di essere per la stessa industria cosmetica un terreno di confronto e innovazione, perché la nostra associazione mette a diretto contatto sia la ricerca di base in dermatologia e nell’area medica in generale, sia coloro che sono deputati alla realizzazione di prodotti che oggi non possono prescindere dalla conoscenza scientifica e dalla sua continua innovazione.

Professor Celleno, qual è la mission di Aideco, giunta a 10 anni di attività congressuale, per la prossima edizione del Convegno nazionale? Il principale obiettivo di Aideco (Associazione italiana dermatologia e cosmetologia) è la valorizzazione della cosmetologia, disciplina che riassume in sé molte componenti che vanno dalla dermatologia alla biochimica, dalla tossicologia alla chimica cosmetologica. Purtroppo per molti anni la cosmetologia è stata reputata quale “settore frivolo e di poco impegno” perché legato ai concetti di moda e bellezza. È dunque alla valorizzazione dei contenuti propri della cosmetologia che è diretta la

Quali tematiche verranno affrontate durante il convegno? “Leitmotiv” del 10° Convegno nazionale Aideco sarà di offrire ai partecipanti tutto ciò che di meglio la ricerca scientifica ha prodotto recentemente nelle varie aree di competenza dermatologica e cosmetologica. Si prenderanno così in esame le più recenti terapie che stanno offrendo nuove possibilità di cura per malattie importanti, come il melanoma o la psoriasi. Altra tematica interessante molto sentita è quella relativa alle allergie cutanee, indotte anche dal prodotto cosmetico e le nuove prospettive terapeutiche in que-

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La migliore conoscenza della fisiologia della cute del bambino e l’approfondimento delle conoscenze eziopatogenetiche delle malattie cutanee che interessano questa fascia d’età, permettono oggi terapie mirate e prodotti dermocosmetici che coadiuvano tali terapie, sicuri ed efficaci che consentono anche di diminuire l’uso dei farmaci veri e propri. Questo è il caso ad esempio della dermatite atopica, dove i prodotti topici ad azione idratante e in grado di ripristinare la funzione di barriera cutanea, permettono di diminuire l’utilizzo di corticosteroidi topici. Quali possibilità terapeutiche offre oggi la laserterapia? L’uso del laser oggi è sempre più perfezionato e mirato allo specifico trattamento di numerose alterazioni cutanee. Il suo impiego va sempre più estendendosi dal trattamento del fotoinvecchiamento, alla terapia degli angiomi e dei tumori cutanei e a molte altre problematiche. Una caratteristica della laserterapia è poi quella di indurre scarsi effetti indesiderati e di essere caratterizzata da un tempo di guarigione molto rapido.

sto campo che interessano gran parte della popolazione. Molte tematiche verranno affrontate dai ricercatori impegnati nella prossima edizione del convegno, come ad esempio: nuove frontiere in dermatologia; dermatoscopia, novità in tema di lesioni melanocitarie e Nmsc (Non Melanoma Skin Cancer); osservatorio allergologico; dermatologia pediatrica, aggiornamenti in laserterapia; acne; tricologia; dermatologia cosmetologica (la beauty routine, dal trattamento alla cosmesi); cosmetologia funzionale; sostanze naturali in dermatologia, uso sistemico e topico; cosmetici in Europa; fotoinvecchiamento e dermocosmetologia e infine la medicina estetica.

In tema di invecchiamento cutaneo, quali sono le nuove sfide negli ambiti della medicina estetica, della cosmetologia e della dermatologia? La prevenzione, e quindi la fotoprotezione, rimane il cardine della lotta al fotoinvecchiamento cutaneo e gli interventi della dermatologia, della medicina estetica e della cosmetologia sono tutti mirati al trattamento quanto più fisiologico possibile delle alterazioni che si producono nell’invecchiamento e tutto ciò si traduce in risultati estetici più naturali. Lara Romanelli

Quali sono le novità nell’ambito della dermatologia pediatrica? La dermatologia pediatrica è un campo di crescente interesse che ha anche dischiuso un crescente mercato per i prodotti di paidocosmesi.

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ATTUALITÀ

Campagna di prevenzione del melanoma “Macchie senza paura”: buoni i primi risultati 7.000, nel 2016 sono state 13.800. I pazienti sono sempre più giovani, con un numero crescente di quarantenni. Si tratta di un tumore molto aggressivo che colpisce la pelle, ma se non viene asportato in tempo va in profondità e le cellule maligne entrano nel sangue raggiungendo gli organi profondi, generando le metastasi. Per questi motivi, screening ed esami dermatologici risultano gli interventi più efficaci per prevenire questo tipo di tumori della pelle. «Grazie alla collaborazione tra Federfarma, Regione Lombardia, Istituto Nazionale dei Tumori e Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano – ha commentato Annarosa Racca, presidente di Federfarma Milano – abbiamo allertato i cittadini sul pericolo melanoma riuscendo a intervenire sui casi più problematici». Si è conclusa con successo la prima campagna di prevenzione contro il melanoma “Macchie, senza paura”, promossa da Federfarma Milano, Istituto Nazionale Tumori e Istituto Dermoclinico Vita Cutis, in collaborazione con l’Assessorato al Welfare della Regione Lombardia. All’iniziativa, che si è tenuta a maggio nelle città e nelle province di Milano, Lodi e Monza, hanno preso parte l’80% delle 800 farmacie private aderenti a Federfarma. I test preliminari gratuiti sono stati eseguiti su 4.200 persone con nei o macchie sulla pelle meritevoli di controlli. Di questi, 400 sono stati rinviati negli ambulatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori e dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano per visite più approfondite, sempre gratuite. Infine, al livello successivo di cura sono state inviate 36 persone al fine di valutare l’asportazione o terapia di nei o macchie risultati sospetti. Il melanoma è il terzo tipo di cancro più comune nella popolazione con meno di 50 anni. In Italia, le diagnosi di questa patologia negli ultimi anni sono quasi raddoppiate: nel 2006 erano circa

Rachele Villa

IDENTIKIT DEL MELANOMA CUTANEO «Il melanoma cutaneo – si legge sul sito www. macchiesenzapaura.it – è un tumore che deriva dalla trasformazione tumorale dei melanociti. Fino a qualche anno fa era considerato raro, ma ora la sua incidenza è aumentata. Spesso si presenta come una lesione di piccole dimensioni che si origina da un neo preesistente o anche dalla mucosa sana. In una fase precoce può apparire come una lesione di forma e colore irregolare, con dimensioni superiori ai 6 mm di diametro. Colpisce maggiormente le donne, nelle parti superiori e inferiori del corpo e con una migliore capacità di diagnosi, mentre nell’uomo è presente maggiormente nel tronco e nel capo».

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CORSI E CONGRESSI

Laser Florence 2017: novità sulla laserterapia

A Milano il XIX Congresso di medicina estetica Agorà

3 Leonardo Longo

Si terrà a Firenze dal 9 all’11 novembre, la 29esima edizione del congresso internazionale di medicina laser organizzato dall’International Academy of Laser Medicine and Surgery e presieduto dal professor Leonardo Longo, medico chirurgo specialista e presidente della World Federation Societies of Laser Medicine and Surgery. Dopo più di mezzo secolo dalla scoperta del laser, medici e ricercatori da tutto il mondo si ritroveranno presso l’Auditorium Sant’Apollonia dove verranno presentate tutte le novità, le ricerche, le scoperte e le innovazioni dai più importanti luminari della medicina laser mondiale sull’uso del laser nei diversi ambiti della medicina, dalla chirurgia e medicina estetica, alla dermatologia, all’ortopedia, all’odontoiatria, alla riabilitazione neurologica, alla veterinaria. «Farmaci e terapie fisiche possono avere effetti identici, opposti o sinergici a quelli della luce laser. È compito del medico capire come utilizzare queste associazioni – spiegano gli organizzatori –. I laser inoltre sono utilizzati in molte procedure chirurgiche, sostituendo addirittura il bisturi o assistendo le procedure chirurgiche per semplificare gli interventi e garantire un risultato migliore».

Il Congresso internazionale di medicina a indirizzo estetico Agorà giunge quest’anno alla sua XIX edizione. Si terrà a Milano presso il Centro Congressi del Marriott Hotel dal 12 al 14 ottobre con le diverse novità, il confronto e l’alta formazione in medicina estetica. Sono attesi all’evento oltre 2.300 medici provenienti da tutto il mondo. «Anche quest’anno – ha spiegato Alberto Massirone, presidente del congresso – abbiamo scelto di organizzare i lavori in sessioni dedicate, per consentire un confronto fattivo di alto livello tra professionisti e una valutazione delle migliori procedure, prodotti e tecnologie e giornate specialistiche, realizzate in collaborazione con le principali società scientifiche di settore, al fine di offrire ulteriori occasioni di approfondimento nel rispetto delle singole competenze e professionalità». Alimentazione, dermatologia, flebologia estetica, chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica sono solo alcune delle tematiche che saranno affrontate nel corso delle giornate specialistiche. Sono inoltre previsti incontri dedicati alla medicina termale, alla ginecologia estetica e alla medicina estetica in oncologia e specifiche sessioni saranno dedicate ai temi cardine della medicina estetica.

Per informazioni: Laser Florence Secretary Tel. 055.2342330 info@laserflorence.eu www.laserflorence.eu

Per informazioni: Segreteria organizzativa Agorà-Amiest Tel. 02.86453780 – Fax 02.86453792 info@societamedicinaestetica.it www.societamedicinaestetica.it

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CORSI E CONGRESSI

Dermart 2017: la pelle sostantivo femminile

Congresso Icamp alla sua seconda edizione

Il dermatologo ha il compito di saper interpretare i dettagli dei cambiamenti della pelle, di saper curare i cambiamenti patologici e di aiutare a prevenire quelli legati al tempo e alle cattive abitudini, proprio come un critico d’arte o un restauratore su tela. DermArt, il convegno che unisce la dermatologia con l’arte visuale – ideato e diretto da Massimo Papi, dermatologo – è giunta alla sua nona edizione. L’evento rilascerà agli iscritti richiedenti 10 crediti Ecm. DermArt si terrà nelle giornate del 22 e 23 settembre all’interno del Nobile Collegio dei farmacisti di Roma. Durante l’evento interverrano relatori appartenenti sia alle diverse professioni del mondo sanitario sia all’universo artistico e avrà come fil rouge dei vari interventi la “Pelle sostantivo femminile”, vista sul piano estetico, psicologico, artistico e di specifiche patologie cutanee. Diverse saranno le tematiche illustrate: tra le più innovative la “whatsapp dermatology”, fenomeno degli ultimi anni che caratterizza il rapporto tra medico e paziente, e la dermocosmesi vulvare, tra necessità e trend. E ancora la dermatologia per vegani e gli e-tattoos: skinmarks, techtats e safestamp.

Si terrà il 24 e il 25 novembre la seconda edizione del Congresso internazionale di medicina estetica pratica (Icamp) che si svolgerà all’NH Milano Congress Centre di Assago. La giornata di venerdì 24 novembre sarà dedicata alla nuova dimensione dei trattamenti di medicina estetica. Esperti internazionalmente riconosciuti condividono i loro segreti e le loro capacità per un approccio full face con specifici focus su determinate aree anatomiche. Ogni specialista presenterà i suoi lavori su una singola zona del volto scelta tra 8 aree estetiche, seguendo 8 criteri estetici, con dimostrazioni dal vivo e approcci diversi per ogni area. Venerdì 25 novembre si entrerà nel vivo della medicina estetica con l’intervento di illustri relatori. Si parlerà di nuove sfide e novità nell’utilizzo di tossina botulinica, peeling chimici, medicina rigenerativa, fili, biostimolzione, laser, iniettabili, skincare, trattamento labbra e capelli.

Per informazioni: Segreteria organizzativa Quality Congress srl Tel. 06.66514670 info@qualitycongress.it www.dermart.it

Per informazioni: Segreteria organizzativa Materia Prima srl Tel. 0363.1848776 segreteria@materia1a.it www.materia1a.it

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MARKETING & SVILUPPO

LINEA IALUGEN ESTEEM «La bellezza ha un nuovo segreto» è stato il claim di una nuova gamma di filler lanciata proprio un anno fa in occasione dell’Aesthetic & Anti-aging Medicine World Congress (AMWC) dai Laboratoires Genevrier. Laboratoires Genevrier è un’azienda farmaceutica francese che, con la sua controllata Genbiotech, si dedica da più di trent’anni alla ricerca e allo sviluppo di prodotti innovativi nel campo della dermatologia, delle malattie muscolo-scheletriche e dell’estetica. Inoltre è un pioniere nei trattamenti basati sull’acido ialuronico, con più di quindici anni di conoscenza di questa molecola. Dall’esperienza pluriennale nasce la linea Ialugen Esteem, com-

posta da 4 formulazioni: Soft 12 mg, Global 16 mg, Intense 20 mg e Volume 24 mg. Si tratta di un innovativo filler a base di acido ialuronico di alta qualità, da fermentazione batterica, crosslinkato (residuo BDDE tra i più bassi sul mercato <0,05 ppm), altamente reticolato, con lidocaina allo 0,3%. Ialugen Esteem possiede un innovativo sistema di reticolazione garantito dal processo brevettato HMD (Highly Micronized Density). Tale processo rende le

molecole altamente micronizzate e uguali tra loro, in modo da formare una maglia uniforme, facilmente estrudibile con ineguagliabili proprietà viscoelastiche, migliorandone la resistenza alla deformazione, facilitando il posizionamento del prodotto nel derma e prolungandone l’effetto nel tempo. Ialugen Esteem è un prodotto facile da iniettare grazie anche all’ago con tecnologia TSK Ultra Thin Wall 27 G.

Per informazioni: N.T.S. New Technologies Supplies srl Tel. 0773.604052 - Fax 0773.604032 info@ntssrl.it www.ntssrl.it

SCULPSURE SculpSure è il primo sistema che offre un modellamento veloce e confortevole per ogni tipo di corpo e fototipo. È un dispositivo non invasivo che utilizza l’energia della luce laser per il trattamento dell’adipe localizzato in soli 25 minuti. SculpSure è il primo trattamento laser con autorizzazione FDA per la lipolisi non invasiva dei fianchi e dell’addome. Si tratta di una tecnologia all’avanguardia basata sul rilascio controllato di energia, ideale per pazienti che vogliono liberarsi dell’adipe localizzato in eccesso e in tempi ridotti.

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L’affinità specifica della lunghezza d’onda 1060 nm per il tessuto adiposo, insieme a un minimo assorbimento nel derma, consente a SculpSure di trattare in modo efficace aree di tessuto adiposo localizzato in tempi molto brevi. Col tempo, il corpo elimina naturalmente le cellule adipose disgregate con risultati visibili a partire dalla sesta settimana e con risultati ottimali generalmente visibili entro 12 settimane. Trattamento ipertermico controllato: la temperatura del tessuto adiposo disgregato viene mantenuta

tra i 42° C e i 47° C. Il raggio laser è selettivo solo ed esclusivamente per il tessuto adiposo lasciando i tessuti circonstanti intatti e non danneggiati. Il raffreddamento a contatto, brevettato dalla ditta CynoSure, consente al paziente un trattamento molto confortevole. Grazie ai 4 applicatori indipendenti si può trattare più di un’area in soli 25 minuti e in un’unica sessione. Il sistema non necessita di operatore.

Per informazioni: Technolux srl Tel. 02.36504400 02.45409570 info@technolux.it www.technolux.it


VISULEN REDOX La normale pigmentazione della pelle passa anche attraverso l’alimentazione e l’integrazione nutrizionale. Nei casi in cui ci sia necessità di uniformare il colorito dell’incarnato, in presenza di discromie dovute all’età, gravidanza, terapia ormonale, menopausa o esposizione al sole, l’azienda Biodelta propone VisuLen Redox, un mix di principi attivi, in compresse senza glutine, che includono il rame, elemento fondamentale che contribuisce alla pigmentazione di pelle e capelli; il Beta carotene diretto precursore della Vitamina A; Zinco, Vitamina E, Vitamina C e Selenio, antiossidanti in grado di proteggere le cellule dallo stress os-

sidativo che contribuisce alla formazione delle rughe e delle discromie cutanee. Inoltre da segnalare l’Acido para-aminobenzoico noto come Vitamina B10, la Niacina e la Vitis vinifera (95% in polifenoli) il cui effetto benefico sul microcircolo favorisce un corretto ricambio cellulare che si traduce in una cute luminosa. Il dosaggio consigliato è di una com-

pressa al dì, pari a 1610 unità Orac (Oxygen radical absorbance capacity). Il test Orac si basa sulla capacità di una sostanza antiossidante di inibire la degradazione ossidativa di una molecola fluorescente provocata da radicali perossilici. La specifica formulazione rende VisuLen Redox utile nel prevenire discromie e rughe nel cronoinvecchiamento e fotoinvecchiamento cutaneo.

Per informazioni: Biodelta srl Tel.0823-399162 www.biodelta.it info@biodelta.it

GAMMA STYLAGE Stylage è una gamma completa di gel iniettabili monofasici di acido ialuronico reticolato e non, arricchita con antiossidanti, per una correzione naturale a tutte le età e adatta a ogni tipo di imperfezione. Prodotti in Francia dai Laboratoires Vivacy, i filler della gamma Stylage si distinguono per l’IPN-Like Technology (brevettata). Questa esclusiva tecnologia si fonda su un’interpenetrazione di due maglie reticolate monofasiche che ottimizza la densità dei nodi chimici all’interno del gel monofa-

sico, minimizzando l’uso di agente reticolante (BDDE) e generando una maggiore durata nei tessuti; mantiene l’indipendenza parziale delle due maglie interpenetrate, facilitando l’iniezione e l’inserimento nel derma; garantisce la coesione dell’acido ialuronico e la sua permanenza nel sito di iniezione, eliminando il rischio di migrazione del prodotto. L’IPNLike Technology Stylage garantisce, infine, un effetto di riempimento assolutamente naturale e risultati più duraturi. Tutti i prodotti della gamma Stylage sono arricchiti dalla presenza di antiossidanti, mannitolo o sorbitolo, che svolgono un’importante azione anti-radicali, prolungando ulteriormente la durata nei tessuti. Entrambi questi antiossidanti sono di qualità iniettabile, biocompatibili e sicuri. Inoltre agiscono come stabi-

lizzatori termici, consentendo ai prodotti Stylage di mantenere inalterate le loro proprietà fisico-chimiche nel tempo. Stylage comprende un’ampia gamma di referenze per rispondere a tutte le esigenze di correzione naturale del volto: Stylage S, M, L per il riempimento e la distensione delle rughe; XL e XXL per la creazione e il ripristino dei volumi; Special Lips per il ringiovanimento delle labbra; Hydro e Hydromax per un’azione idratante e biorivitalizzante. Tutti i prodotti (ad eccezione di XXL) sono disponibili anche con Lidocaina.

Per informazioni: Emmeci 4 srl Tel. 0521.775337 Fax 0521.273866 info@emmeciquattro.com www.emmeciquattro.com

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MARKETING & SVILUPPO

UREADINCALM Isdin, laboratorio dermatologico specializzato nello sviluppo di soluzioni per le esigenze della pelle, presenta UreadinCalm, nuova linea antiprurito per pelli secche e pruriginose composta da un detergente doccia e da una crema corpo dalle elevate proprietà idratanti e nutritive. Grazie alla formula ProComfort, che coniuga protezione efficace con intensa azione nutriente, la nuova linea offre fino a 8 ore di sollievo, calmando il prurito in modo rapido e duraturo. Per offrire una risposta efficace sia al prurito da irritazione provocato da fattori esogeni, sia al prurito allergico associato ad altre patologie, UreadinCalm esercita una duplice azione: difende la pelle dalle aggressioni esterne, formando uno strato

protettivo e la nutre intensamente grazie al contenuto in oli naturali e relipidizzanti e all’Urea Isdin. Alla base di UreadinCalm OleoGel Protettivo e UreadinCalm Crema Antiprurito è la formula ProComfort, capace di proteggere e di ristrutturare la barriera cutanea mediante diversi ingredienti: nel detergente doccia, la combinazione di Dexpantenolo e acidi grassi essenziali Omega 3 e 6 contribuisce a contrastare la disidratazione provocata dalla doccia, donando una sensazione di comfort e morbidezza alla pelle; nella crema idratante, il Polidocanolo riduce la sensibilità verso gli agenti irritanti

esterni, mentre lo Stimu-tex derivato dall’orzo riduce la reazione allergica e istaminica, per un doppio complesso antiprurito che offre un sollievo immediato e duraturo indipendentemente dalla causa scatenante del sintomo. Prive di corticosteroidi, parabeni e sapone, le referenze della linea UreadinCalm sono testate su pelli sensibili e risultano indicate per pelli secche e molto secche.

Per informazioni: Isdin Tel. 02.20520276 www.isdin.com

PLEXR PLUS Il PLEXR (PLasma ExeResis) Plus è un “generatore di plasma”. Non si tratta né di laser, né di radio bisturi o di dispositivo a radiofrequenza. Il “plasma” dal punto di vista fisico è inteso come il quarto stato di aggregazione della materia che si pone tra quello liquido e quello gassoso, una sorta di “gas liquefatto”, secondo i fisici. In realtà è gas ionizzato: i suoi ioni si incontrano allo stato libero, un insieme instabile di elettroni e ioni globalmente neutro. Il termine “ionizzato” indica che una frazione grande di elettroni è stata strappata dai ri-

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spettivi atomi, creando un raggio attivo di microplasma che, grazie alla differenza di potenziale elettromagnetico tra la punta del manipolo e il tessuto umano, “destruttura” i componenti dell’epidermide, i cheratinociti, sublimandoli. La sublimazione è il termine fisico per indicare il passaggio dallo stato solido a quello gassoso. Naturalmente in maniera contestuale ci sarà una biostimolazione del derma, dovuta al calore selettivo e focalizzato, trasferito durante l’impatto del raggio di microplasma sul tessuto interessato.

Durante il trattamento, un fumo visibile verrà prodotto come risultato del processo di sublimazione, con la formazione di una crosticina sulla parte trattata che in circa una settimana cadrà, senza lasciare ematomi o cicatrici, grazie all’azione superficiale. Si capisce che il trattamento è sicuro: si lavora sull’epidermide e non si passa lo strato della lamina basale. Non c’è passaggio di energia elettrica e non si produce alcun danno termico.

Per informazioni: GMV srl Tel. 06.94315964 info@gruppogmv.it www.gruppogmv.it



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In questo numero Microscopia laser confocale: diagnosi di lesioni pigmentate del volto Indice mitotico nel melanoma sottile: significato e controversie Integrazione nutrizionale mirata per la donna in menopausa

CONGRESS REPORT PSICODERMATOLOGIA LETTERATURA INTERNAZIONALE ANGOLO DELLA CLINICA GESTIONE DELLO STUDIO Hi Tech Dermatology Italian High Tech Network in Dermatological Sciences


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