Professione Salute 3/2015

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farmacie & expo PiĂš servizi e orari prolungati per accogliere i visitatori in occasione di Expo 2015

nutrizione Sorveglianza nutrizionale e programmi di educazione alimentare nelle scuole

dermatologia Calore, umiditĂ e sudore ecco le condizioni ideali per le micosi delle unghie

stili di vita Sicurezza alimentare di stevia e sostituti dello zucchero a basso contenuto calorico

luglio 2015

integratori alimentari Migliorano le prestazioni sportive ma ai benefici possono associarsi effetti collaterali

Corso accreditato ECM L’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita

La diverticolosi miti ed evidenze



editoriale

editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it

Diabete e obesità, il peso si sente non solo sulla bilancia La corretta alimentazione è il fulcro principale che ci permette di poter vivere a lungo e in salute, come ripetiamo spesso sulle pagine di Professione Salute. E la nutrizione, con lo slogan ormai noto “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, è anche il tema conduttore di Expo Milano 2015 e di tutti gli eventi che si stanno svolgendo in questi mesi, occasioni per riflettere e confrontarsi sulle possibili soluzioni da mettere in atto per porre rimedio alle contraddizioni del nostro mondo. Si stima che ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengano sprecate e in risposta agli 870 milioni di persone denutrite che soffrono la fame nel mondo, ce ne siano circa 2,8 milioni che muoiono a causa di patologie derivanti da un’alimentazione scorretta o dal troppo cibo. A preoccupare maggiormente sono i numeri riguardanti obesità e diabete: secondo la Società Italiana dell’Obesità (Sio), solo nel nostro paese, il 40% della popolazione è in sovrappeso e il 10% è obeso e, se questo trend non dovesse mutare, entro il 2030 in quasi tutta Europa si assisterà a un sensibile aumento dell’incidenza di obesità. In termini di spesa sanitaria, l’eccesso di chili ci costa 9 miliardi di euro all’anno secondo gli esperti: 4,5 miliardi i costi diretti per sovrappeso e obesità, oltre un terzo dei quali è imputabile al diabete, strettamente legato all’obesità, e altri 4,5 miliardi sono i costi indiretti. Dati che destano preoccupazione si registrano anche tra i bambini. Attualmente il 32,3% dei bambini italiani è in sovrappeso oppure obeso. Ormai già in età pediatrica si assiste alla manifestazione di ipertensione e diabete di tipo 2, malattie che in passato si presentavano solo tra gli adulti. Secondo le statistiche, i più a rischio sono i bambini tra i 5 e i 7 anni: ecco dunque che la scuola diventa il luogo di elezione per mettere in atto interventi mirati, volti a trasmettere stili alimentari corretti attraverso specifici programmi di educazione alimentare associati a una giusta attività motoria, come ribadito da diverse indagini tra cui OKkio alla salute, il sistema di sorveglianza promosso dal ministero della Salute. In conclusione, è ormai chiaro che l’obesità, insieme al diabete, rappresenta la più grande minaccia alla salute per gli anni a venire e allo stesso tempo una sfida per la sanità pubblica di questo secolo. I massimi esperti della comunità medico-scientifica internazionale si stanno muovendo per sensibilizzare i governi ad agire rapidamente per arginare quello che può essere definito un vero e proprio tsunami. Tra le varie iniziative vale la pena ricordare la “Easo 2015 Milan Declaration” – presentata in occasione di Expo e sottoscritta dai massimi esponenti delle Società Scientifiche per l’obesità delle 32 nazioni che formano l’European Association for the Study of Obesity – che rappresenta una call to action in numerose aree di intervento per affrontare la patologia con un approccio multidisciplinare con l’intento di ridurre la prevalenza dell’obesità in Italia, con enormi risparmi in termini di sostenibilità da parte del sistema sanitario.

In termini di spesa

sanitaria, l’eccesso di chili ci costa 9 miliardi di euro all’anno secondo gli esperti: 4,5 miliardi i costi diretti per sovrappeso e obesità, oltre un terzo dei quali è imputabile al diabete, strettamente legato all’obesità,

e altri 4,5 miliardi sono i costi indiretti.

Rachele Villa luglio 2015

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sommario 14

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ECM a distanza 2015 la diverticolosi miti ed evidenze Giovanni Brandimarte Antonio Tursi

Nutrizione l’educazione alimentare nelle scuole Chiara Giacoletti

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Dermatologia Pronto intervento contro l’onicomicosi Carla Carnovale

Dermatologia raggi solari, rischi e benefici di una risorsa da utilizzare con cura Renato Torlaschi

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Stili di vita sicura e naturale la stevia conquista i mercati Vincenzo Marra


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Integrazione alimentare integratori alimentari per sportivi promesse e pericoli Renato Torlaschi

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Salute&Benessere gambe pesanti e sintomi della malattia venosa Vincenzo Marra

Eventi expo 2015: cultura e sostenibilità alimentare Vincenzo Marra

rubriche 3 Editoriale 6 Attualità

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Direttore responsabile Giuseppe Roccucci Board scientifico Hellas Cena (Direttore) Donatella Ballardini Silvia Brazzo Mario Calzavara Mariano Casali Massimo Labate Luca Marin Fulvio Marzatico Mara Oliveri Marco Rufolo

NE PARLIAMO CON la farmacia protagonista di expo intervista ad Annarosa Racca

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Campagne informative Le aziende informano

Indagine

Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli redazione@griffineditore.it Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Grafica Grafic House, Milano Hanno collaborato Giovanni Brandimarte, Carla Carnovale, Chiara Giacoletti, Vincenzo Marra, Renato Torlaschi, Antonio Tursi Vendite Stefania Bianchi, 340 1246792 Giovanni Cerrina Feroni, 346 2330694 Barbara Guglielmana, 335 5803827 Lucia Oggianu 338 9609937 Ufficio Abbonamenti Tel. 031.789085 - customerservice@griffineditore.it SIDeMaST

Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse

Stampa Reggiani spa - Divisione Arti Grafiche Via Alighieri, 50 Brezzo di Bedero (VA) Abbonamento annuale Italia: euro 0,95 Singolo fascicolo: euro 0,19 Professione Salute periodico bimestrale Anno VI - n. 3 - luglio 2015 Registrazione del Tribunale di Como con il n. 4 del 14/04/2010 Editore Griffin srl unipersonale, piazza Castello 5/E 22060 Carimate (CO) Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. AI sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia ocn strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.


attualità

Consegna a domicilio: dalla farmacia un nuovo servizio per le persone più fragili

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al 20 luglio chi è solo e non può recarsi in farmacia per una patologia grave o cronica può usufruire del servizio gratuito di consegna a domicilio di farmaci, fornito a livello nazionale dalle farmacie italiane aderenti a Federfarma e patrocinato dal Ministero della Salute. I soggetti non in grado di camminare, per una patologia cronica o grave, che non abbiano a disposizione persone che possano recarsi in farmacia, possono chiama-

re il numero verde 800 189 521 (attivo i giorni feriali, dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00) e fornire all’operatore le generalità e l’indirizzo al quale recapitare il farmaco. Il servizio è gratuito. «Con questa iniziativa di alto valore sociale le farmacie si mettono ancora una volta al servizio della po-

polazione e in particolare delle fasce più deboli, gli anziani soli e i malati gravi privi di un’assistenza adeguata. Grazie alla capillarità della rete delle farmacie, alla professionalità e alla disponibilità dei farmacisti che in esse operano, questi soggetti fragili potranno ricevere a casa propria i medicinali di

cui hanno bisogno» ha affermato Annarosa Racca, presidente di Federfarma. «L’impegno delle farmacie su questo fronte è l’ennesima conferma della farmacia come primo presidio socio-sanitario del Ssn che ogni giorno opera per dare assistenza e supporto alla popolazione. Riscontriamo quotidianamente nel dialogo con i cittadini – continua Racca – la fiducia e l’apprezzamento per la farmacia e questo è un forte stimolo a migliorare il servizio offerto».

Vendita online farmaci senza ricetta: la nuova normativa tutela il cittadino

«L

e nuove norme che entreranno in vigore il 1° luglio sono un passo avanti contro la contraffazione e assicurano al cittadino di poter acquistare on line farmaci sicuri perché provenienti da siti che fanno capo a farmacie realmente esistenti. Tali siti – dichiara Annarosa Racca, presidente di Federfarma – devono esporre un logo comune europeo, approvato dalla Commissione Europea, e rimandare al portale del ministero della Salute dove saranno inserite indicazioni e avvertenze sull’acquisto on line. La tutela della salute dei cittadini è quindi garantita, anche perché l’acquisto on line è stato limitato, come in altri Paesi, ai medicinali senza ob6

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bligo di ricetta medica». «Prevedo, però, che il ricorso all’acquisto di farmaci on line sarà contenuto perché in Italia le farmacie sono presenti in modo capillare su tutto il territorio, fin nei più piccoli Comuni, e il cittadino apprezza il colloquio con il farmacista quando deve risolvere un problema di salute – osserva Annarosa Racca –. Inoltre i medicinali senza ricetta in Italia hanno mediamente un prezzo di 8 euro e quindi con l’acquisto on line il consumatore spenderà di più visto che al costo del farmaco, per quanto scontato possa essere, vanno comunque aggiunte le spese di spedizione. Esiste poi il problema urgenza: chi ha

un mal di testa o un’altra piccola patologia vuole il farmaco subito e non è certo disposto ad attendere i tempi dell’invio postale» aggiunge Racca. «Coloro che ricorrono a internet per ottenere farmaci per i quali non hanno la ricetta, magari da utilizzare a scopo di doping sportivo o nella speranza di dimagrire rapidamente, devono sapere che il 90% dei farmaci acquistati on line da canali non autorizzati è

contraffatto, cioè non contiene il principio attivo, lo contiene in dosaggio diverso da quello indicato, non è conservato alle giuste temperature, come prevede la legge. L’acquisto on line da siti illegali rimane una pratica molto pericolosa per la salute».



attualità

Oltre l’80% dei farmacisti avverte la crisi ma non mancano risorse per reagire

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na professione che ha ben chiari gli effetti della crisi economica sul piano occupazionale, ma che è pronta a evolvere e formarsi in vista di nuovi possibili sbocchi e a sfruttare al massimo le possibilità offerte dall’uso di Internet. Questo il ritratto dei farmacisti, in particolare i più giovani, emerso dalla presentazione dell’iniziativa Farma Lavoro promossa dalla Federazione degli Ordini dei Farmaci-

sti Italiani e dalla Fondazione Cannavò, come una prima risposta ai problemi occupazionali della categoria. «Da tempo la Federazione ha segnalato come anche nella nostra professione, e nel comparto del farmaco in generale, si avverta l’effetto della crisi economica. Da almeno un triennio avvertiamo il costante aumento delle difficoltà dei “nostri” giovani nel trovare una collocazione e, parallelamente, il venir meno della loro fiducia» ha detto il vicepresidente della Fofi, senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri.

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Di qui la scelta della Federazione di creare uno strumento, la piattaforma Farma Lavoro (www.farmalavoro.it), per stabilire una comunicazione costante tra i professionisti che cercano occupazione e gli attori economici che possono avvalersi della loro opera, e per promuovere la conoscenza del profilo del laureato in farmacia e CTF da parte di quegli operatori – dall’industria cosmetica a quella alimentare – che potrebbero trovare nel farmacista un collaboratore prezioso. Uno strumento, infine, che possa orientare il farmacista nella scelta delle occasioni di formazione post-laurea più adeguate alle richieste non tanto del mercato, quanto proprio dell’evoluzione del concetto di salute e di benessere: dalla pharmaceutical care alla nutraceutica. E per meglio tarare anche lo sviluppo della piattaforma Farma Lavoro, la Federazione ha commissionato alla Fondazione Censis una ricerca su un campione di oltre 500 farmacisti iscritti agli Ordini con meno di 45 anni e non titolari o soci di farmacia. Un’indagine che ha confermato le tendenze negative, ma anche gli elementi positivi che caratterizzarono l’atteggiamento dei farmacisti in questa congiuntura.

«Dal confronto con i dati ottenuti nell’indagine Censis-Fofi condotta nel 2006 risulta un incremento della consapevolezza che la crisi economica stia incidendo in modo sensibile sulle prospettive occupazionali, lo prova per esempio il fatto che l’86,5% dei giovani farmacisti intervistati ritiene che vi sia un problema di collocazione professionale (circa il doppio rispetto al dato precedente) e che sia aumentata anche la percentuale di chi si dichiara pentito della scelta della facoltà di Farmacia, passata dal 25,0% al 37,4% - dice Concetta Maria Vaccaro, Responsabile welfare e salute della Fondazione Censis –. Ma è altrettanto evidente che non si tratta soltanto degli effetti della crisi ma anche di dinamiche interne alla professione del farmacista, come sottolinea la metà degli intervistati. In questo quadro va però segnalato che questo segmento della categoria, quello fino a 44 anni di età, ha un atteggiamento in larga misura proattivo. Emerge dalla diffusa conoscenza delle possibilità di accedere a nuove posizioni nel mondo del lavoro, così come dall’importanza attribuita alla formazione post-laurea. Nella ricerca di lavoro, un ruolo fondamentale è assunto da Internet, utilizzato per la ricerca di un lavoro nell’ultimo anno dal 62,8%. Non stupisce quindi che due intervistati su tre pensino che la piattaforma Farma Lavoro possa rappresentare uno strumento di indubbia

utilità per migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, in un contesto dove le opportunità di collocazione professionale dei farmacisti appaiono in evidente trasformazione». «Quanto emerge dalla ricerca del Censis conferma che anche la nostra professione risente sia dell’effetto della crisi economica, che ha colpito duramente la rete della farmacia, a oggi il principale sbocco occupazionale dei farmacisti, ma anche del clima generale di sfiducia e dalla percezione di tutti i farmacisti intervistati di poter fare di più e meglio – ha commentato il presidente Fofi, senatore Andrea Mandelli–. Al riguardo è indicativo il giudizio, che accomuna l’81% del campione, che il ruolo professionale sia attualmente svilito dall’equiparazione tra farmacista e commerciante. È un aspetto che abbiamo affrontato fin dal Documento federale sulla professione del 2006 e che è stato il motore di tutte le iniziative federali, volte a costruire un ruolo sempre più attivo del farmacista nel processo di cura: vanno in questa direzione l’impegno per la Legge sulla farmacia dei servizi, l’istituzione nel fascicolo sanitario elettronico del dossier farmaceutico; la nostra sperimentazione dell’I-MUR, la revisione dell’uso dei medicinali a supporto dell’aderenza alla terapia, che oggi è stata inserita dal National Institute for Clinical Excellence [Nice] nel registro delle sperimentazioni che disegnano le buone pratiche assistenziali».



ne parliamo con

La farmacia

protagonista di expo Servizi potenziati, orari prolungati e campagne informative a livello

Intervista di Renato Torlaschi

nazionale sono alcune delle iniziative messe in atto dalle farmacie con l’obiettivo di fornire la migliore assistenza sanitaria ai milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo in occasione di Expo

L’

Expo, evento dell’anno per la città di Milano ma con l’ambizione di rilanciare l’economia di tutto il Paese, vede le farmacie tra i protagonisti. Come spiega la presidente nazionale di Federfarma Annarosa Racca, lo stesso tema scelto per l’evento, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, è di assoluta rilevanza per tutti, ma in particolare per i farmacisti, che sulla corretta alimentazione si confrontano ogni giorno in un’opera di informazione e consulenza con i propri clienti. Ma le farmacie sono anche parte attiva dell’Expo, con servizi rivolti ai visitatori e attraverso l’organizzazione di campagne informative su alimentazione e salute. Presidente Racca, prima di tutto: qual è la sua opinione su Expo? Ci sono già stata sia come visitatrice che per iniziative che riguardano il mondo delle farmacie e ritengo che Expo sia senza dubbio una grandissima occasione per tutto il nostro Paese e, naturalmente, in particolare per Milano. La città negli ultimi anni, anche grazie all’Esposizione universale, ha cambiato volto, con quartieri nuovi, meravigliosi grattacieli costruiti con concetti d’avanguardia che persino gli Stati Uniti d’America ci invidiano, la rivalutazione di

Annarosa Racca Presidente di Federfarma

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Professione Salute

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tante aree rese fruibili alla popolazione e ai turisti, palazzi antichi rimessi a posto. È veramente una straordinaria opportunità per questa città proiettata al futuro. Quali iniziative hanno messo in campo le farmacie in occasione di Expo? Le farmacie lombarde sono state collocate all’interno del piano socio-sanitario da parte della Presidenza e dell’Assessorato alla Salute della Regione Lombardia. Le farmacie che sono presenti sul territorio si sono attrezzate per offrire ancora più servizi, hanno prolungato gli orari di apertura, si sono dotate di video che accedono alle banche dati centralizzate per poter indicare i punti sanitari a tutte le persone che abbiano bisogno di soccorso e assistenza. Ovviamente, le farmacie ubicate nelle vicinanze della sede Expo si sono preparate con maggiore attenzione all’arrivo dei visitatori, ma diverse iniziative hanno coinvolto tutte le farmacie della Regione e alcune le farmacie dell’intero territorio nazionale. Una di queste iniziative è orientata al fatto che stanno arrivando visitatori provenienti da Paesi dove si parlano lingue diverse: di cosa si tratta? È stata resa disponibile la traduzione in ben


Intervista ad Annarosa Racca

15 lingue dei foglietti illustrativi di tutti i farmaci che vengono venduti. E poi si è creato un accesso a una banca dati internazionale dei farmaci autorizzati, per cercare di capire meglio e venire incontro alle esigenze del visitatore straniero. Un software permette di risalire al farmaco italiano partendo dal nome commerciale di un altro Paese. Questa possibilità è estesa alle farmacie di tutta la Lombardia. Inoltre, per mostrare al mondo la nostra immagine di farmacia riconosciuta come una farmacia di servizio, indipendente e non legata alle logiche del capitale, abbiamo lanciato diverse campagne informative. Quali sono? Una si chiama “Curare la salute”, è una campagna che si sviluppa a livello nazionale e assegna all’alimentazione un ruolo centrale, per esempio con la proposta della ormai nota piramide alimentare, in modo da far comprendere ai cittadini, italiani e stranieri, come si possa mangiare meglio e in modo più salutare. È nata a seguito della pubblicazione di un documento scientifico scritto da un gruppo di esperti italiani con varie specializzazioni in ambito sanitario – medici e farmacisti – che ha rivisto tutti i più importanti studi scientifici relativi al ruolo rivestito dall’alimentazione ricca di vitamine e minerali nella promozione della salute e nella prevenzione di patologie croniche e al supporto in più offerto dall’integrazione per far fronte a carenze nutrizionali in alcune fasi della vita. La campagna ha in particolare l’obiettivo di creare consapevolezza sulle raccomandazioni della comunità scientifica in tema di corretta alimentazione; sensibilizzare sul possibile rischio di carenze di alcuni micronutrienti in particolari situazioni e fasi della vita e chiarire il ruolo dell’integrazione multivitaminica multiminerale come possibile supporto a una sana nutrizione per mantenersi in buona salute. Una seconda campagna è “Buono e sano” e riguarda invece le farmacie del territorio

lombardo; si sviluppa anche attraverso contenuti divertenti: abbiamo per esempio predisposto un ricettario per le diverse diete, dalla depurativa e disintossicante alla vitaminica. E c’è poi un’altra campagna molto importante, “Mamma che latte”, che si svolge su tutto il territorio italiano e vede Federfarma come partner del ministero della Salute: giunta al quinto anno, ha l’obiettivo di sensibilizzare le donne sull’allattamento materno, fortemente raccomandato dall’Unicef e dall’Organizzazione mondiale della sanità. Proprio in conformità con le indicazioni dell’Oms, il ministero della Salute italiano raccomanda che i bambini siano allattati esclusivamente al seno fino a sei mesi, per poi continuare, con gli opportuni alimenti complementari, fino a che la madre e il bambino lo desiderino, anche dopo l’anno di vita. Cosa ci può dire riguardo ai servizi offerti al cittadino? Stiamo potenziando alcuni servizi già esistenti. Per esempio, la Regione Lombardia offre da tempo il “servizio di geolocalizzazione”, grazie al quale il cittadino può vedere, scaricando sullo smartphone la App “InLombardia”, quali sono le farmacie aperte nelle vicinanze. C’è poi il numero verde di Pronto Farm@cia, 800.801.185, a cui i cittadini milanesi possono chiamare gratuitamente: gli operatori telefonici – disponibili 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno – sanno indicare in ogni momento qual è la farmacia aperta più vicina all’utente che sta chiamando. Gli operatori sono anche in grado di indicare la strada più breve per raggiungere la farmacia grazie a un sistema di mappatura stradale molto efficiente. Allo stesso scopo risponde il sito www.turnifarmacie.it che estende il proprio servizio a tutto il territorio regionale. Vorrei infine segnalare il servizio di consegna domiciliare dei farmaci: già presente in Lombardia, lo estenderemo presto in tutta Italia, per rispondere in modo efficace ai bisogni emergenti dovuti all’estendersi delle patologie croniche, in corrispondenza al progressivo invecchiamento della popolazione. n luglio 2015

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ECM

Corso ECM 2015 Modalità di Formazione a Distanza (FAD) riservato agli abbonati paganti*

L’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita Responsabile scientifico Prof.ssa Hellas Cena Medico Chirurgo, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Università degli Studi di Pavia Programma del corso Il corso L’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita si prefigge di approfondire le patologie dell’apparato digerente ovvero i disturbi che possono interessare i vari organi che lo compongono, i quali hanno il compito di digerire e metabolizzare le sostanze nutritive introdotte attraverso l’alimentazione e di espellere, infine, ciò che ne rimane. Il corso è stato inoltre pensato e strutturato per evidenziare la stretta connessione esistente fra alimentazione, stile di vita e salute dell’apparato gastroenterico. Struttura del corso z Il reflusso gastroesofageo (Silvia Salvatore) z Il microbiota intestinale (Fabio Pace) z La malattia diverticolare del colon: miti ed evidenze (Giovanni Brandimarte) z Alimentazione e stile di vita nella celiachia (Mara Oliveri, Maria Luisa Fonte) z Malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Edoardo V. Savarino) Obiettivi del corso Il presente corso si prefigge di raggiungere i seguenti obiettivi: z l’obiettivo specifico di alimentare in modo continuo le conoscenze delle figure professionali che lavorano in ambito sanitario; i contenuti forniti potranno essere “trasferiti” all’utente finale, con ripercussioni in termini di “aumento di competenze” della comunità in cui si è chiamati ad agire; z l’obiettivo più generale di contribuire al mantenimento e rafforzamento del network comunicativo con le varie figure professionali in un percorso verso l’implementazione e lo sviluppo delle loro competenze individuali in ambito preventivo, che potrà avere importanti ripercussioni “a cascata” in termini di “guadagno di salute” di tutta la popolazione. Modalità di somministrazione del corso e accreditamente ECM

In ogni numero di Professione Salute a partire dal n. 1/2015 e per tutto il 2015 (gennaio-dicembre) sarà pubblicato un modulo composto da un articolo e da un questionario di autovalutazione. A fine corso saranno disponibili online (www.fadmedica.it) tutti i moduli pubblicati sulla Rivista e sarà possibile, modulo per modulo, rispondere ai questionari di valutazione. L’erogazione dei crediti ECM, validi per l’anno 2015, avverrà al superamento di tutti i questionari. Tutti gli iscritti al corso riceveranno le informazioni necessarie per l’accesso online e la compilazione dei questionari.

*Per informazioni: tel. 031.789085 e-mail: customerservice@griffineditore.it


ecm

diverticolosi miti ed evidenze

La

Con il termine diverticolosi si definisce la mera presenza di diverticoli, in assenza di sintomatologia; si parla di malattia diverticolare (MD) invece, quando è presente un quadro sintomatologico associato alla presenza dei diverticoli (20% dei soggetti). Per diverticolite, infine, si intende la più frequente complicanza della malattia diverticolare, cioè un processo infiammatorio a carico di uno o più diverticoli; questa può essere non complicata o complicata (nel 15-20%) dalla presenza di ascessi, fistole, perforazione o stenosi (fig. 1). Epidemiologia

Figura 1 - Evoluzione della diverticolosi

Introduzione

I

diverticoli del colon sono protrusioni della sola mucosa attraverso lo strato muscolare del colon che portano alla formazione di un sacco costituito da mucosa, connettivo e sierosa (pseudo diverticolo). Si possono tuttavia osservare diverticoli “veri” del colon (la cui parete è costituita cioè da tutti gli strati della parete intestinale) che rappresentano anomalie congenite.

Giovanni Brandimarte

U.O.C. di Medicina Generale Ospedale Cristo Re, Roma

Antonio Tursi

Servizio di Gastroenterologia Territoriale, Asl BAT, Andria

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La prevalenza assoluta della diverticolosi in Europa è stimata intorno al 27%, pari a oltre 103 milioni di persone, senza sostanziali differenze tra i diversi Paesi. Negli Usa l’insorgenza di una complicanza della malattia diverticolare determina ogni anno oltre 300.000 ospedalizzazioni, 1,5 milioni di giornate di degenza e oltre 240 milioni di dollari di costi diretti, con un tasso stimato di mortalità di 2,5 per 100.000 ogni anno. La prevalenza della diverticolosi aumenta con l’avanzare dell’età (fig. 2), il 70% della popolazione ultraottantenne ne è affetto. Si riscontra invece in meno del 10% negli individui fino a 40 anni. L’incremento della prevalenza con l’età può essere principalmente attribuito alla combinazione di due elementi:


l’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita

Figura 2 Aumento della diagnosi di diverticolosi con l’aumentare dell’età

Figura 3 Incidenza di complicanze nei pazienti affetti da diverticolosi con età inferiore e superiore a 45 anni

Age (yr)

<45 >45 n = 25 (%) n = 182 (%)

P value

Peri-diverticular air on CT

5 (20)

15 (8)

0.063

Abdominal abscess

2 (8)

4 (2)

0.150

Free perforation

1 (4)

5 (3)

0.540

Death

0 (0)

2 (1)

0.598

Total complication rate

8 (32)

24 (13)

0.030

z l’invecchiamento della parete del colon, che determina la formazione di collagene alterato con ridotta resistenza alla pressione endoluminale e favorisce il suo cedimento dove i vasa recta attraversano la parete del colon; z l’azione di diversi fattori di rischio, come l’obesità, l’aumentato consumo di carne e la vita sedentaria. La MD nei soggetti giovani (<40 anni) ha un’evoluzione clinica particolarmente aggressiva, in particolar modo per quanto concerne l’incidenza e la gravità degli episodi di diverticolite. Questa complicanza richiede un trattamento chirurgico nel 60-88% dei casi al primo episodio e va incontro a un’elevata percentuale di recidive e di complicanze, quali fistole, ascessi e stenosi (figg. 3-4). La prevalenza della diverticolosi tra i sessi è quasi la stessa nelle diverse casistiche. La MD, invece, colpisce maggiormente il sesso maschile sotto i 65 anni e il sesso femminile al di sopra di questa età, con maggior incidenza delle complicanze nel sesso femminile.

Razza e differenze geografiche

La diverticolosi è una patologia caratteristica dei Paesi industrializzati. In Europa e in America la diverticolosi colpisce il colon sinistro in oltre il 90% dei casi e la localizzazione esclusiva a destra è molto rara (<1,5%). Al contrario, negli asiatici la diverticolosi si localizza prevaluglio 2015

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ecm

Figura 4 - Incidenza di interventi in urgenza nei pazienti affetti da diverticolosi con età inferiore e superiore a 40 anni (RPA = resection and primary colorectal anastomosis)

Emergency Surgery in Patients with Sigmoid Diverticulitis (n=52)

Group 1 Group 2 P Value (age≤40 years; n=20) (age>40 years; n=32)

Emergency surgery Hinchey classification IV III II Laparoscopic drainage Colectomy Hartmann’s procedure RPA

8 (40)

4 (13)

0.04

2 (30) 4 2 (10) 5 (25)

0 (6) 2 2 (6) 3 (75)

0.03

3 (15) 0

0 1 (3)

0.05

lentemente nel colon destro (83%) mentre la localizzazione esclusiva nel sigma è molto rara (fig. 5). Stile di vita e dieta

L’attività fisica è un fattore protettivo nei confronti dello sviluppo di MD complicata, mentre il consumo di bevande alcoliche, l’obesità e il fumo di sigaretta predisporrebbero allo sviluppo della malattia diverticolare e delle sue complicanze. L’ipotesi che una dieta ricca di fibre avesse un’influenza positiva sull’evoluzione della malattia diverticolare fu formulata da Painter e Burkitt nel 1971, osservando che la diverticolosi è più rara nell’Africa rurale mentre è in aumento nei paesi industrializzati. Questa dif-

0.23

ferente distribuzione della diverticolosi fu collegata alla differenza nella dieta, con maggior contenuto di fibre nella dieta delle popolazioni africane. Tale ipotesi è oramai considerata un dogma nella dietologia. Alcuni recenti lavori hanno messo in discussione questa ipotesi, demolendo il mito che la diverticolosi sia legata a un ridotto apporto di fibre e alla conseguente insorgenza di stipsi. Si è osservato che la stipsi e la diarrea sono presenti nella medesima percentuale nei pazienti affetti da MD, e che i pazienti con Sindrome dell’intestino irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS) con diarrea prevalente (IBSD), e non quelli con IBS con stipsi prevalente (IBS-C), sono sorprendentemente quelli più affetti da MD.

Figura 5 - Differenze tra la diverticolosi “occidentale” e quella “asiatica”

Paesi occidentali 90% localizzazione nel sigma <15% anche a destra Anche pseudo-diverticoli Aumenta con l’età Aumenta il numero dei diverticoli con il tempo Complicanza principale: diverticolite

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Paesi asiatici 90% localizzazione nell’ascendente 5% anche a sinistra Solo diverticoli Non aumenta con l’età Non aumenta il numero dei diverticoli con il tempo Complicanza principale: sanguinamento

Una dieta ad elevato contenuto di carne rossa (>117 g/die), se associata a un basso contenuto di fibre (<17 g/die), determina un incremento del rischio di sviluppare diverticoli. Quindi, pur non avendo dati certi nella prevenzione delle diverticolosi, della diverticolite e della sua recidiva, è indicata una dieta ad alto contenuto di fibre alimentari indigeribili e/o di mucillagini attraverso il consumo di 500-600 g di verdure crude o cotte e circa 400 g di frutta al giorno, eventualmente supplementata da fibre come crusca, psyllium, spagula e almeno 1-1,5 litri di acqua/die. Un altro importante aspetto relativo alla dieta nella diverticolosi è legato all’assunzione di alimenti con i semi di varia grandezza e all’assunzione di noci, nocciole e popcorn. Per anni è stato vietato ai pazienti di assumere questi alimenti perché si pensava che potessero incastrarsi nei diverticoli, causare delle lesioni della mucosa e portare all’insorgenza di complicanze. Al contrario, uno studio di coorte americano pubblicato nel 2008 ha dimostrato che il consumo abituale di noci, nocciole e popcorn non solo non determina un incremento del rischio di sviluppare diverticolite o sanguinamento diverticolare, ma svolge addirittura un ruolo protettivo (fig. 6). Clinica

L’ampio spettro di manifestazioni cliniche della malattia diverticolare impone la necessità di una classificazione capace di prevedere l’evoluzione della patologia, sia in termini di efficacia terapeutica che di prognosi. Nel 1999, Kohler et al. hanno pubblicato un Consensus Statement redatto dall’Eaes (European Association of Endoscopic Surgeons) che valutava la severità clinica e la presentazione della malattia: z malattia sintomatica non complicata z malattia sintomatica ricorrente z malattia complicata (emorragia, ascesso, flemmone, fistola, perforazione, stenosi, peritonite purulenta e fecale, ostruzione intestino tenue da aderenze post-infiammatorie).


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Figura 6 - Meccanismi protettivi dei popcorn e delle noccioline

Le noccioline contengono: z vitamina E z acido alfa-linoleico z acidi grassi insaturi z zinco e magnesio Il consumo di noccioline è inversamente proporzionale ai livelli di marker antinfiammatori quali: z PCR z IL-6 z Riduce lo stress ossidativo del colon (Mg) Azione sul collagene nel colon: z aumenta le zinco peptidasi I popcorn contengono: z luteina, micronutriente con proprietà antinfiammatorie e chemoprotettive

Dal punto di vista clinico, la classificazione più semplice e più utilizzata differenzia la malattia in: z diverticolosi, pazienti con diverticoli e assenza di segni o sintomi da flogosi diverticolare. Circa l’80% dei pazienti con diverticolosi del colon resta asintomatico per tutta la vita; z malattia diverticolare sintomatica non complicata, pazienti con diverticoli che manifestano sintomi ma non segni endoscopici e/o radiologici di flogosi diverticolare; z malattia diverticolare sintomatica ricorrente, pazienti con diverticoli che manifestino sintomi ricorrenti (>1 episodio all’anno) ma senza segni endoscopici e/o radiologici di flogosi diverticolare; z malattia diverticolare complicata, pazienti con diverticoli che manifestino sintomi e con segni di flogosi diverticolare e successive complicazioni (emorragia, ascesso, flemmone, perforazione, peritonite fecale e purulenta, stenosi, fistole). La malattia diverticolare sintomatica non complicata (SUDD, dall’acronimo inglese di Symptomatic Uncomplicated Diverticular Disease)

si manifesta con episodi di dolori addominali aspecifici, localizzati solitamente nei quadranti addominali inferiori e in fossa iliaca sinistra in assenza di segni macroscopici di flogosi. I sintomi si presentano solitamente sotto forma di coliche, ma possono anche divenire costanti. Si possono associare alterazioni dell’alvo e, occasionalmente, senso di pienezza. L’aspecificità delle manifestazioni cliniche pongono il problema della diagnosi differenziale con patologie ad alta incidenza come l’IBS. La tipologia del dolore però è differente nelle due condizioni. Nell’IBS i pazienti lamentano dolori ricorrenti ma di lieve entità e durata (da alcuni minuti ad alcune ore). Nella malattia diverticolare sintomatica non complicata il dolore è invece tipo continuativo, dura alcuni giorni, talvolta fino a due settimane e poi presenta mesi o addirittura anni di remissione senza nuovi attacchi. Frequente e comune a entrambe le condizioni è l’alterazione dell’alvo, meteorismo, discomfort e presenza di muco nelle feci. Inoltre i valori di calprotectina fecale sono significativamente più elevati nella SUDD (15-60 μg/g) rispetto all’IBS e alla semplice diverticolosi del colon. La diverticolite acuta è definita come infiammazione dei diverticoli. È la complicanza più comune della malattia diverticolare e colpisce il 10-25% dei pazienti con diverticoli, di cui solo il 30% si complica. Il processo attraverso il quale un diverticolo si infiamma è stato paragonato a quello che causa l’appendicite: il diverticolo si ostruisce mediante materiale fecale, con una sovrapposizione batterica e un’ischemia tissutale locale, fino a portare alla perforazione del medesimo. La perforazione determina i differenti quadri clinici. La microperforazione può rimanere localizzata, contenuta nel grasso pericolico e nel mesentere, determinando la formazione di piccoli ascessi pericolici. Una perforazione più ampia, se non si manifesta come peritonite, può determinare la formazione di un ascesso più esteso e la formazione di fistole. In questo caso la diverticolite viene definita complicata. luglio 2015

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I pazienti con diverticolite acuta presentano dolori addominali ai quadranti inferiori di sinistra. Il dolore può essere sia continuo che intermittente ed è associato ad alterazione dell’alvo. L’esame obiettivo mostra dolorabilità alla palpazione in fossa iliaca sinistra, a volte associata a resistenza, la peristalsi appare normale nelle forme lievi o più spesso ridotta. Talvolta è presente una massa palpabile, la febbre è un reperto molto frequente. La diagnosi differenziale della diverticolite acuta è con l’appendicite acuta, la malattia di Crohn, la colite ischemica, la colite pseudomembranosa, la malattia ulcerosa complicata e cause ginecologiche (cisti, ascessi o torsioni ovariche). La diverticolite acuta non complicata (70%) può essere trattata in maniera conservativa e senza ospedalizzazione. Il trattamento in regime di ricovero è indicato nelle forme severe o in pazienti di età superiore a 80 anni, immunocompromessi o in presenza di comorbidità; prevede terapia antibiotica endovenosa, fluidoterapia. Le complicanze della malattia diverticolare comprendono: z stenosi, che si manifesta clinicamente con stipsi e con possibili crisi subocclusive; in questo caso è importante la diagnosi differenziale con il carcinoma tramite l’esame endoscopico e bioptico; z perforazione libera, in questo caso il paziente può manifestare segni di peritonite generalizzata e stato settico; z formazione (nel 10-20% dei casi) di ascessi e fistole colo-vescicali, colo-enteriche, colocutanee, la cui diagnosi viene posta mediante Tc con m.d.c; z emorragia, complicanza frequente che, causa circa il 40% dei casi di emorragia del tratto digestivo inferiore e il 3-5% di enterorragia grave nei pazienti affetti da diverticolosi. Nel 70-80% dei casi si arresta spontaneamente. La colonscopia con preparazione non è controindicata. 18

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Figura 7 - Ecografia (Etg) vs Tomografia Computerizzata (Tc)

ETG TC

Sensibilità

84-98%

95-97%

Specificità

80-98%

97-100%

Colite segmentaria associata a diverticoli (SCAD)

Presente nello 0,3-1,1% dei pazienti con diverticolosi, è una flogosi che interessa il tratto di colon che ospita i diverticoli, risparmia sempre il retto e il colon prossimale. La flogosi interessa le pliche e risparmia la tasca diverticolare. Si presenta con ematochezia (90%), diarrea (35%), dolori addominali (30%), raramente febbre e calo ponderale. Gli indici di flogosi sono nella maggior parte dei casi nella norma. Solitamente è autolimitante, nei casi severi può recidivare e a volte evolvere in IBD. La diagnosi differenziale è con le malattie infiammatorie del colon quali la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, la colite infettiva (Salmonella, Shigella), la colite da Fans e la colite ischemica. L’esame endoscopico ci permette di valutare l’estensione della malattia e la presenza di diverticoli, la presenza di eritema, la granularità e la friabilità della mucosa del colon con diverticoli; le alterazioni della mucosa risparmiano gli osti diverticolari e il retto. Diagnosi

L’infiammazione sembra essere il punto chiave sia nel determinare i sintomi che nello sviluppo di complicanze. Da qui il ruolo dei biomarcatori quali PCR, GB, VES e test della calprotectina fecale nel diagnosticare e monitorare la malattia. La PCR sembra essere il marcatore più efficace di severità istologica e clinica della malattia, valori di PCR >50 mg/l suggeriscono una diverticolite acuta non complicata, mentre valori oltre i 200 mg/l sono indicativi di malattia diverticolare complicata da perforazione. Anche la calprotectina

fecale sembra essere un marcatore sensibile nella malattia diverticolare: nella SUDD presenta valori di ≥15 µg/g, ed è altamente predittiva di diverticolite acuta non complicata per valori ≥60 µg/g. Inoltre, questo esame sembra essere utile anche nel monitoraggio della risposta terapeutica della malattia. Nel sospetto clinico di diverticolite, sono entrati a far parte nell’iter diagnostico esami di imaging quali l’ecografia e la tomografia assiale computerizzata (Tc), quest’ultima con sensibilità del 94% e specificità del 99% (fig. 7). Infatti, questo esame ci fornisce informazioni sia sulla presenza di diverticoli che sulla estensione della flogosi e sulle eventuali complicanze legate a essa (ascesso, fistola, perforazione e stenosi). L’esame ecografico (fig. 9)17 rispetto alla Tc presenta dei limiti legati al training dell’operatore, all’obesità e alla presenza di meteorismo che nella MD può essere più frequente rispetto al resto della popolazione. Attualmente il ruolo diagnostico della colonscopia è sicuramente primario, fornisce notizie sul numero e sulla distribuzione dei diverticoli, sulle caratteristiche della mucosa, sull’elasticità del viscere che ospita i diverticoli e, nei quadri radiologici dubbi, permette di fare diagnosi differenziale tra una stenosi diverticolare e una neoplasia. La diagnosi endoscopica di diverticolosi (figg. 10-11) avviene solitamente in corso di esami endoscopici mirati alla prevenzione del cancro colon-rettale oppure in seguito a episodi di rettorragia. Figura 8 - Accuratezza diagnostica degli esami radiologici

METODICA CANCRO “MISSED” Clisma opaco a doppio contrasto

~30%

Ecografia

~15%

Tac ~10%


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Figura 9 - Ecografia nella MD

La colonscopia nella diverticolite La colonscopia in presenza di diverticolite è dolorosa, spesso incompleta e presenta un aumentato rischio di complicanze quali perforazione e sanguinamento. Per tali motivi si consiglia di eseguirla almeno due settimane dopo l’episodio di diverticolite acuta. Anche la colonscopia virtuale o il clisma opaco a doppio contrasto sono controindicati. La colonscopia, effettuata in elezione, ci permette di avere informazioni sulle caratteristiche dei diverticoli, il numero e la distribuzione, la distensibilità del viscere all’insufflazione, la presenza di stenosi più o meno marcate. È indispensabile per la diagnosi differenziale con altre patologie che possono manifestarsi con una sintomatologia simile quali il morbo di Crohn, le neoplasie e la SCAD. Terapia

La terapia della malattia diverticolare sintomatica non complicata è ancora oggetto di dibattito. Studi recenti hanno messo in evidenza la presenza di flogosi cronica di grado lieve che può essere responsabile della SUDD. Per tale motivo alcuni autori propongono l’utilizzo della mesalazina nel trattamento della SUDD e per prevenirne la ricomparsa. La presenza di una disbiosi in questi pazienti giustificherebbe l’uso di antibiotici. Seppur con minore evidenza, questa disbiosi sottin-

Figura 10 - Diverticolosi del colon sinistro e destro

Figura 11 - Diverticolite acuta non complicata

tende un possibile beneficio dell’uso di probiotici in quanto favoriscono un ripristino dell’equilibrio della flora intestinale attraverso la diminuzione della quota di patogeni.

lattia diverticolare non complicata. La somministrazione ciclica di rifaximina è efficace nella riduzione dei sintomi cronici come dolore addominale e gonfiore, ma non sembra essere in grado di prevenire la diverticolite.

Uso di antibiotici

I trial clinici sull’uso degli antibiotici nella malattia diverticolare hanno dimostrato che gli antibiotici (in particolare quelli non assorbibili) hanno un impatto positivo sul miglioramento dei sintomi nella malattia diverticolare non complicata. La possibile spiegazione di questo fenomeno riguarda verosimilmente la riduzione l’attività metabolica della flora batterica intestinale, attraverso il rallentamento della degradazione delle fibre e della produzione di gas (idrogeno, anidride carbonica e metano). Antibiotici impiegati per il trattamento della SUDD

La rifaximina, un antibiotico non assorbibile, è l’antibiotico maggiormente utilizzato nella SUDD. Lo spettro di attività della rifaximina è ampio, sia contro gram-positivi e gram-negativi aerobi che anaerobi. Nella pratica clinica, la rifaximina viene prescritta per 5-7 giorni al mese alla dose di 800 mg/die nel trattamento della SUDD. Esistono cinque trial randomizzati e controllati che hanno comparato antibiotici non assorbibili (rifaximina) a placebo o a supplementazione di fibre in pazienti con ma-

Antibiotici impiegati per il trattamento della diverticolite

Nelle forme di diverticolite lievi-moderate, il trattamento con antibiotici sistemici orali ad ampio spettro per almeno 7-10 giorni ha l’obiettivo di migliorare il quadro acuto in 2-3 giorni. Qualora le condizioni iniziali del paziente siano più gravi, o se il paziente non presenta una risposta clinica soddisfacente alla terapia antibiotica orale, è necessaria l’ospedalizzazione e una terapia con antibiotici endovena. Gli antibiotici orali più usati per trattare le diverticoliti acute, da soli o in combinazione, sono: amoxicillina con acido clavulanico, trimetoprim-sulfametossazolo con metronidazolo oppure fluorochinolonici con metronidazolo. Per quanto riguarda gli antibiotici somministrati per via endovenosa, i più usati comunemente sono: metronidazolo con cefalosporine di terza generazione (ceftriaxone, cefotaxime), metronidazolo con fluorochinolonici (ciprofloxacina, levofloxacina), penicilline ad ampio spettro con inibitori di lattamasi (ampicillinasulbactam, piperacillina/tazobactam) e carbapenemi (cimipenem, meropenem). Il trattamento antibiotico endovena viene instaurato

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normalmente per 7-10 giorni e spesso si fa seguire un ciclo di antibiotici orali. Dati più recenti hanno tuttavia messo in dubbio l’utilità della terapia antibiotica nella diverticolite acuta non complicata. Secondo i risultati di tre studi clinici, l’utilizzo di antibiotici non ridurrebbe la durata del processo infiammatorio e non preverrebbe la sua ricorrenza, l’incidenza di complicanze e non diminuirebbe il tasso di interventi chirurgici. Uso della mesalazina nel trattamento della SUDD

L’ipotesi della flogosi come evento eziopatogenetico chiave della SUDD giustificherebbe la terapia con mesalazina. Sono stati condotti diversi studi clinici con l’uso della mesalazina in pazienti affetti da SUDD, studi sia in aperto che controllati con placebo. Negli studi in aperto la mesalazina è stata comparata con al rifaximina e sembra essere più efficace nel migliorare la qualità di vita nei pazienti studiati. È stata anche valutata l’opportunità di una somministrazione giornaliera della molecola rispetto a una somministrazione ciclica in pazienti affetti da SUDD ad alta frequenza di recidiva. I pazienti in trattamento continuativo giornaliero risultavano più spesso asintomatici anche se la significatività si 20

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raggiungeva solo nel lungo termine. L’efficacia della mesalazina è stata anche valutata anche in tre studi randomizzati e controllati con placebo che sono stati recentemente pubblicati. Nella SUDD la mesalazina è risultata essere più efficace rispetto al placebo nel ridurre i sintomi quale per esempio il dolore addominale, nel mantenere la remissione sintomatologica e impedendo l’insorgenza del primo episodio di diverticolite. Uso della mesalazina nel trattamento della diverticolite

Alcuni studi hanno evidenziato l’efficacia della mesalazina nella diverticolite non complicata, specie se associata alla rifaximina. Ad oggi, solo tre studi in aperto e tre studi in doppio cieco controllati con placebo sono stati pubblicati relativamente all’uso della mesalazina in questi pazienti. Gli studi in aperto hanno dimostrato che la mesalazina, specialmente in aggiunta alla rifaximina riduce significativamente I sintomi post-diverticolite e i tassi di recidiva della malattia. Tre studi randomizzati e controllati con placebo sono stati recentemente conclusi con l’obiettivo di valutare l’efficacia della mesalazina nel prevenire le recidive di diverticolite e nel trattamento dei sintomi post-diverticoli-

te. Questi studi hanno messo in evidenza che la terapia con mesalazina risulta più efficace del placebo nel ridurre i sintomi ma non nel prevenire la recidiva della diverticolite e l’intervento chirurgico. Due altri trial randomizzati e controllati con placebo, Prevent 1 e Prevent 2, hanno valutato l’uso della mesalazina MMX nella prevenzione della recidiva di diverticolite. Sorprendentemente il trial Prevent 2 non ha trovato alcuna superiorità della mesalazina MMX nel prevenire la recidiva di diverticolite, qualunque fosse la dose di mesalazina somministrata, mentre il trial Prevent 1 ha evidenziato come la mesalazina MMX alla dose di 4,8 g/die sia superiore al placebo nel prevenire la recidiva di diverticolite. Tuttavia, i dati attualmente disponibili ci permettono di concludere che la mesalazina è superiore al placebo nell’ottenere il controllo dei sintomi nella malattia diverticolare sintomatica non complicata, specie se associata ai probiotici. Inoltre la mesalazina è superiore al placebo nel controllo dei sintomi dopo un episodio di diverticolite acuta. La mesalazina non è superiore al placebo nel prevenire la recidiva di diverticolite. Proprietà terapeutiche dei probiotici

I probiotici sono organismi vivi che, se ingeriti in numero consistente, esercitano effetti benefici sulla salute dell’ospite. I probiotici colonizzano il colon entrando in competizione con i batteri patogeni, stimolano la produzione di IgA dalle placche di Peyer e inibiscono l’attività proinfiammatoria di alcune citochine. È opinione comune che nel colon affetto da diverticolosi ci sia una disbiosi, pertanto modificando la flora batterica del colon potremmo ridurre la flogosi e i sintomi. Uno dei primi lavori pubblicati sull’utilizzo dei probiotici nella SUDD è stato quello condotto da Fri nel 2003, in cui veniva dimostrato che il supplemento di un probiotico (E. coli Non-patogeno Strain Nissle) alla terapia antibiotica per il trattamento della SUDD pro-


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lungava significativamente il periodo di remissione dai sintomi. Nel 2006 è stato pubblicato un lavoro prospettico multicentrico in aperto al fine di valutare le proprietà terapeutiche dei probiotici nel mantenere la remissione della SUDD. Dei novanta pazienti arruolati 29 furono trattato con L. casei subsp. DG, 23 soggetti (76%) risultavano asintomatico al termine del follow-up di un anno. Un altro studio pubblicato nel 2011 ha analizzato la risposta terapeutica di tre diversi trattamenti (solo fibre, fibre con probiotici, elevato apporto di fibre con elevato apporto di probiotici.) I due gruppi che assumevano probiotici (Lactobacillus paracasei subsp. paracasei F19) hanno avuto una riduzione significativa del meteorismo rispetto al gruppo che assumeva solo fibre. Purtroppo non è stata osservata nessuna differenza significativamente significativa tra i tre gruppi relativamente al dolore addominale, solo la comparsa del dolore addominale >24 h era significativamente più evidente nel gruppo che assumeva solo fibre. Un altro studio pubblicato nel 2012 ha analizzato la risposta terapeutica di due gruppi di pazienti affetti da SUDD trattati con solo dieta ad alto contenuto di fibre o con un supplemento di probiotici (L. paracasei B21060). Solo con la dieta si è ottenuta una riduzione del dolore addominale di breve durata dopo 6 mesi di trattamento, mentre con il supplemento di probiotici la remissione dei sintomi è stata osservata dopo 3 mesi. Sul meteorismo si è avuta una risposta terapeutica solo con il trattamento combinato. I probiotici sono anche in grado di potenziare anche la risposta terapeutica della mesalazina. È sicuramente possibile ipotizzare un utilizzo dei probiotici anche in associazione con altri farmaci nella malattia diverticolare. Purtroppo i dati di letteratura non sono ancora sufficientemente forti da raccomandarne l’uso routinario. n

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l’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita

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DOMANDE ECM

A. La colite segmentaria associata a diverticoli (SCAD) è presente: 1 nello 0,3-1,1% dei pazienti con diverticolosi q 2 nel 15% dei pazienti con diverticolosi q 3 nel 5-7% dei pazienti con diverticolosi q 4 nel 2-3% dei pazienti con diverticolosi q

F. La prevalenza della diverticolosi: 1 rimane invariata con l’età q 2 si riduce con l’età q 3 aumenta con l’età q 4 è maggiore nel sesso maschile rispetto al femminile q

B. L’ emorragia interessa il tratto digestivo inferiore: 1 nel 10% dei casi q 2 nel 20% dei casi q 3 nel 30% dei casi q 4 nel 40% dei casi q

G. Quale di questi fattori è protettivo rispetto all’insorgenza di malattia diverticolare complicata? 1 Il fumo q 2 L’obesità q 3 L’attività fisica q 4 Il consumo di carne q

C. La diverticolosi rimane asintomatica nel: 1 20% dei pazienti q 2 40% dei pazienti q 3 60% dei pazienti q 4 80% dei pazienti q D. La SCAD differisce dalla rettocolite ulcerosa perché: 1 risparmia il retto q 2 risparmia il sigma q 3 risparmia il retto e la tasca diverticolare q 4 interessa solo la tasca diverticolare q E. Quale esame è più utile nella diagnosi di diverticolite? 1 La colonscopia q 2 La Tc con mezzo di contrasto q 3 La colonscopia virtuale q 4 Il clisma opaco a doppio contrasto q

H. Quale di queste affermazioni non è esatta? 1 La diverticolite acuta non complicata deve essere sempre q trattata in ambiente ospedaliero 2 Ci sono evidenze che mettono in discussione la terapia q antibiotica nella diverticolite acuta non complicata 3 Nella diverticolite acuta complicata il trattamento q più efficace è l’associazione tra rifaximina e mesalazina 4 La colonscopia non deve essere mai effettuata in caso q di diverticolite acuta I. La diverticolite non complicata è: 1 un processo infiammatorio a carico di uno o più diverticoli q 2 una colite infettiva q 3 un’infezione del colon con ascesso pericolico q 4 una dilatazione del colon q

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nutrizione_sorveglianza nutrizionale

Specifici programmi scolastici di educazione alimentare possono influenzare positivamente i comportamenti alimentari dei bambini di oggi, che saranno i consumatori di domani, orientandoli verso modelli alimentari sani

L’educazione

alimentare

nelle scuole

L’

alimentazione svolge un ruolo fondamentale nell’influenzare lo stato di salute dell’individuo e della popolazione. La promozione dello stato di salute globale dell’individuo, in accordo con l’Organizzazione mondiale della sanità, è finalizzata al raggiungimento del completo benessere fisico, mentale e sociale, non soltanto all’assenza di malattia o di infermità. Numerose evidenze scientifiche hanno riconosciuto il ruolo della nutrizione nello sviluppo di patologie cronicodegenerative che affliggono il mondo occiden-

Chiara Giacoletti Dietista

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tale. Occorre inoltre ricordare che il sovraconsumo, tipico delle società industrializzate, può non coprire tutti i nostri fabbisogni, specialmente per quanto riguarda i micronutrienti. Tutto ciò incide anche sui costi per il sistema sanitario con l’aumento di ricoveri, farmaci, esami ematochimici e di laboratorio e per le aziende con una riduzione della produttività per il maggior numero di assenze sul lavoro. Risulta quindi fondamentale un processo di sorveglianza nutrizionale definita come l’insieme combinato di azioni finalizzate a documen-


nutrizione_sorveglianza nutrizionale

tare la presenza e la distribuzione in una popolazione di stati morbosi associati o mediati dalla dieta, per stabilirne le cause, individuarne le tendenze nel tempo, nello spazio e negli strati sociali, predirne le modifiche, mettere a fuoco le priorità e consentire un preciso orientamento delle misure correttive e preventive1. La prevalenza del sovrappeso e dell’obesità è in aumento tanto da poter parlare di pandemia, che colpisce sempre di più bambini e adolescenti. Viviamo in un ambiente “obesogenico” dove risulta estremamente più semplice avere a disposizione merendine e snack salati rispetto a degli spuntini più sani e dove le infrastrutture sono carenti. Inoltre anche il contesto familiare è di fondamentale importanza: i genitori stessi devono essere un modello educativo per i propri figli. Il secondo punto di riferimento per i bambini è rappresentato dalla scuola, luogo dove possono confrontarsi con i propri coetanei e per la prima volta venire a contatto con realtà differenti. In particolare, la mensa scolastica è un importante punto di incontro e non deve essere vista solamente come un momento di consumo del pasto, ma come uno strumento che permetta ai bambini di comprendere e applicare i principi di una sana e corretta alimentazione. La varietà proposta nei menù, in relazione ai cambiamenti stagionali, ha il compito di educare i bambini, che diventeranno i consumatori di domani, a mangiare con gusto, variando la scelta degli alimenti e indirizzandoli verso alimenti salutari2. La ristorazione scolastica può indirizzare i bambini verso scelte consapevoli e promuovere comportamenti corretti mirando a dar loro stabilità3. Questo ruolo dovrebbe essere svolto in concomitanza da insegnanti e genitori opportunamente formati. Un menù vario, di qualità, sano e bilanciato può scongiurare l’adozione di scorrette abitudini alimentari come il consumo di spuntini ipercalorici, che contribuiscono all’insorgenza del sovrappeso e l’obesità4. L’obesità infantile incide sull’equilibrio psico-fisico del bambino e rappresenta un rischio molto alto di sviluppare

obesità e sindrome metabolica in età adulta. Oltre alla scorretta alimentazione, anche la sedentarietà è un fattore molto importante che influisce sullo stato ponderale dei bambini. L’inattività fisica comporta un aumento del grasso intramuscolare, che è stato identificato come un fattore di rischio per lo sviluppo di insulino-resistenza e di diabete di tipo 25. L’Oms raccomanda di svolgere almeno 30 minuti di attività fisica moderata quotidiana, ma più del 60% della popolazione mondiale ha difficoltà a svolgerla. Il progetto “Okkio alla salute” ha riscontrato valori elevati di inattività fisica nei bambini, accompagnata da un aumento del tempo trascorso davanti a Tv o videogiochi con aumento del consumo di merendine e snack6. Gli enti pubblici dovrebbero contrastare l’insorgenza dell’obesità infantile finanziando dei programmi di educazione alimentare, aumentando le ore dedicate all’attività fisica, promuovendo interventi di personale esperto in modo da stimolare e incuriosire i bambini a dedicarsi allo sport e a mangiare in modo corretto. D’altro canto la scuola dovrebbe impegnarsi a riservare delle lezioni sui principi di una corretta alimentazione differenziate per fasce d’età , creare un’atmosfera serena durante i pasti, invogliando i bambini a provare alimenti nuovi, realizzare anche degli spazi come i laboratori del gusto in cui scienza e sperimentazione siano gli ingredienti di attività interattive che aiutino a crescere insegnando a scegliere il g(i)usto. In base a tali considerazioni, risulta quindi di estrema importanza la necessità di effettuare un continuo processo di sorveglianza nutrizionale, quale strumento di monitoraggio della salute dei nostri bambini, e di intervenire con programmi mirati di educazione alimentare e di promozione di una attività fisica programmata laddove situazioni più critiche lo richiedono. n

Bibliografia 1. Bevilacqua N, Branca F, Cairella G, Censi L, D’Addesa D, D’Amicis A, Leclercq C, Rossi L, Saba A, Sette S, Tabacchi G, Turrini A. Manuale di Sorveglianza Nutrizionale, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, 2003. 2. Iapello A, Quaglia GB, Di Renzo L, De Lorenzo A, Bucarella FM. Indagine qualiquantitativa dello scarto alimentare nella Refezione Scolastica, con particolare riferimento agli aspetti nutrizionali. La rivista di scienza dell’alimentazione, numero IV: 21-28, 2011. 3. Regione Lombardia. Linee guida della Regione Lombardia per la Ristorazione Scolastica, 2002. 4. Centro studi per la sicurezza alimentare, Istituto zooprofilattico sperimentale delle regione Lazio e Toscana, 2005. 5. Maffeis C. Il bambino obeso e le complicanze. Dalla conoscenza scientifica alla pratica clinica. SEE Editrice, Edizioni Medico Scientifiche, Firenze, 2004. 6. Istituto Superiore di Sanità (Iss). Okkio alla salute: Sintesi dei risultati, 2012.

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DeRMATOLOGIA_cura delle unghie

Pronto intervento contro l’onicomicosi La stagione estiva, calda e umida, crea le condizioni ideali per la proliferazione degli agenti patogeni responsabili dell’onicomicosi, un’infezione micotica da non trascurare, che può portare alla modifica di forma e colore delle unghie

L’

onicomicosi è un’infezione dell’unghia causata generalmente dai funghi dermatofiti, dai lieviti e dalle muffe non dermatofite. Sebbene colpisca principalmente adulti e anziani, raramente è possibile riscontrare lesioni tipiche ungueali anche nei bambini. Le onicopatie infettive non rappresentano un pericolo per la salute dell’individuo, tuttavia a causa dell’elevata incidenza con cui si ma-

nifestano nella popolazione generale costituiscono un significativo evento clinico degno di nota e di specifici approfondimenti. La micosi ungueale colpisce infatti il 5% della popolazione mondiale; solo in Italia oltre 7 milioni e mezzo di persone ne sono affette1. L’eziopatogenesi è strettamente connessa al tipo di patogeno coinvolto nell’infezione, tuttavia i meccanismi alla base accomunano tutti gli agenti eziologici. Su tutti, la ca-

Carla Carnovale Farmacista

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DeRMATOLOGIA_cura delle unghie

pacità del patogeno di moltiplicarsi a temperatura corporea e di sintetizzare enzimi responsabili dell’attacco diretto e della digestione della cheratina. I patogeni coinvolti sono opportunisti, quindi seppur intrinsecamente incapaci di provocare uno stato morboso, possono causare l’infezione in un organismo con compromesse o ridotte capacità difensive. Principali fattori di rischio

approfondimenti Le micosi sono molto frequenti nei diabetici, la cui cute e unghie dei piedi sono particolarmente a rischio. Le alterazioni sia del trofismo cutaneo sia delle difese locali rappresentano importanti fattori predisponenti.

Sulla base di tali premesse, i più comuni fattori di rischio comprendono la presenza di: z patologie immunosoppressive o a carico di cute e unghie (tra cui psoriasi e tinea pedis); z diabete; z fumo; z patologie vascolari periferiche; z familiarità. Il tasso di incidenza è inoltre determinato da diversi fattori qual, la predisposizione genetica, la tipologia di lavoro, la qualità dell’ambiente, il clima e l’igiene personale2. Studi in merito hanno inoltre rilevato che l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età e nei maschi per la presenza di testosterone che predispone l’insorgenza della patologia. Nella donna invece gli estrogeni esplicherebbero un ef-

onicomicosi in età pediatrica e in gravidanza Stime relative all’incidenza delle onicomicosi pediatriche si attestano intorno allo 0,2%14. Nella maggior parte dei casi colpisce bambini immunodepressi o con precedenti familiari gravi di onicomicosi. La griseofulvina rimane il farmaco di prima scelta, tuttavia la sua efficacia è variabile e sono frequenti le ricadute. Recenti studi in merito hanno rilevato un buon profilo rischio-beneficio della terbinafina e dell’itraconazolo per la cura della tinea capitis (infezione della cute sostenuta da dermatofiti) nei bambini (indicazione già approvata in molti Paesi)15. Se ufficialmente confermate anche per terapie a lungo termine, necessarie per la cura delle onicopatie infettive, potrebbero diventare le opzioni tera-

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peutiche ideali per curare le micosi ungueali nei bambini. Le donne in gravidanza rappresentano un’altra fascia della popolazione particolarmente vulnerabile e dunque esposta a un maggior rischio di contrarre infezioni. A causa del lieve indebolimento fisiologico dovuto alle basse difese immunitarie, l’insorgenza di onicomicosi in donne che presentano concomitanti fattori di rischio è una possibilità da prendere in considerazione. In caso di diagnosi conclamata, si sconsiglia l’assunzione di antimicotici orali a favore di un utilizzo topico di rimedi erboristici a base di olio essenziale di Melaleuca alternifolia da applicare localmente fino alla totale guarigione dell’unghia.

fetto protettivo, spiegando la frequenza più elevata nelle donne in menopausa3. Segni e sintomi clinici

Indipendentemente dal microrganismo coinvolto, un caratteristico quadro clinico accomuna le onicomicosi4. Il patogeno attacca le unghie dei piedi e della mani infiltrandosi fino al letto ungueale, causando una piccola macchia biancastra sulla lamina. L’unghia diventa opaca, perde la sua naturale lucidità e trasparenza, assumendo una pigmentazione scura dovuta all’accumulo di materiale cheratinico al di sotto della lamina ungueale. In seguito al progressivo ispessimento, diventa fragile, porosa e friabile. Spesso si verifica un sollevamento dal letto ungueale con conseguente e definitivo distacco (onicolisi). Quelle dei piedi risultano le unghie maggiormente coinvolte, poiché più frequentemente esposte a luoghi caldi, umidi e privi di luce, condizioni ideali per la proliferazione degli agenti patogeni. Inoltre, a causa della ridotta circolazione sanguigna diretta verso le unghie dei piedi, il processo di riconoscimento e di eradicazione dell’infezione risulta più


DeRMATOLOGIA_cura delle unghie

complicato. Si distinguono quattro manifestazioni cliniche: z onicomicosi subungueale distale-laterale, la forma più comune, sostenuta principalmente da dermatofiti; z onicomicosi superficiale bianca, causata principalmente dai dermatofiti, talvolta da non-dermatofiti; frequente nei malati di Aids; z onicomicosi subungueale prossimale, la forma meno comune, provocata principalmente dalla candida, coinvolge per lo più le unghie delle mani; z onicomicosi con totale distrofia dell’unghia, che determina una completa distruzione della lamina ungueale ed generalmente provocata da dermatofiti.

tabella 1 - onicomicosi: approccio farmacologico locale Antimicotico

Schema posologico

Durata del trattamento

Amorolfina

1-2 volte a settimana sull’unghia pulita e limata

9-12 mesi (micosi del piede) 6 mesi (micosi della mano)

Tioconazolo

2 volte al giorno sull’unghia infetta e sulla cute circostante

6-12 mesi

Ciclopirox Bifonazolo

Inizialmente 1 volta al giorno e successivamente 1 volta a settimana 1 sola applicazione al giorno

6 mesi

Urea

Ogni giorno sull’unghia e lasciato agire per 24 ore prima del raschiamento

21-41 giorni

Schema posologico

Durata del trattamento

Dispositivo medico

2-3 settimane

Dispositivo a base di acido acetico e di lattato di etile 2 volte al giorno

Per almeno 3 mesi, si consiglia l’uso fino alla guarigione completa dell’unghia

Dispositivo a base di lattato di etile, acido lattico, 2 volte al giorno acido citrico

3-4 settimane

Come avviene la diagnosi

Il consulto del medico diventa necessario quando viene rilevato un ispessimento o uno scolorimento di un’unghia, primi segni clinici dell’infezione. Il podologo o dermatologo effettuerà un’anamnesi del paziente e un’indagine obiettiva riuscendo facilmente a presupporre un coinvolgimento di un microrganismo patogeno. Per emettere però una corretta diagnosi e impostare un’appropriata terapia farmacologica, è necessario effettuare specifici esami di laboratorio prelevando un piccolo campione dell’unghia interessata. Le tecniche maggiormente utilizzate comprendono l’esame microscopico diretto, che consente di effettuare un primo screening per verificare la presenza di funghi, e l’esame colturale, che identifica la specie di patogeno coinvolto nell’infezione, indirizzando il medico nella scelta corretta del farmaco. Cura e prevenzione

Oltre a causare dolore e disagio, l’onicomicosi può talvolta procurare gravi limitazioni fisiche e professionali impattando negativamente sulla qualità della vita della persona affetta. L’elevata contagiosità rende inoltre necessario un pronto intervento farmacologico per la de-

finitiva e completa eradicazione dell’infezione. Negli stadi precoci, in caso di onicomicosi bianche superficiali e per i casi in cui la terapia sistemica sia controindicata o rifiutata dal paziente, si predilige un approccio farmacologico locale. Le diverse opzioni comprendono molecole ad ampio spettro d’azione e disponibili in diverse formulazioni farmaceutiche quali: z amorolfina (crema allo 0,25%, smalto medicato per unghie al 5%), z tioconazolo (crema, polvere, emulsione cutanea all’1%, soluzione ungueale al 28%), z ciclopirox (crema, gel, soluzione e polvere cutanea all’1%, smalto per unghie all’8%), z bifonazolo (crema, gel, soluzione e schiuma cutanea all’1%). Negli stadi precoci si è inoltre dimostrato efficace l’uso di unguenti contenenti urea al 40% in associazione a un prodotto antimicotico5 che, ammorbidendo le parti dell’unghia contaminate, ne facilita l’asportazione. Esistono inoltre in commercio efficaci prodotti che applicati localmente acidificano il pH dell’unghia, alterando la crescita del fungo. La tabella 1 in questa pagina illustra

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DeRMATOLOGIA_cura delle unghie

tabella 2 - onicomicosi: approccio farmacologico sistemico Antimicotico

Schema posologico

Durata del trattamento

250 mg/die, via orale Terbinafina

3 mesi (micosi delle mani) 3-6 mesi (micosi di piedi)

Itraconazolo

200 mg/die, via orale

in Aspergillus nidulans may have a corresponding gene in Trichophyton rubrum. Mycopathologia 1998;143(2):71-5. 8. Gupta AK, Ryder JE, Johnson AM. Cumulative meta-analysis of systemic antifungal agents for the treatment of onychomycosis. Br J Dermatol 2004;150(3):537-44. 9. Gupta AK, Scher RK, De Doncker P, Sauder DN, Shear NH. Onychomycosis. New therapies for an old disease. West J Med 1996;165(6):349-51. 10. Adriaenssens B, Roskams T, Steger P, Van Steenbergen W. Hepatotoxicity related to itraconazole: report of three cases. Acta Clin Belg 2001 Nov-Dec;56(6):364-9. 11. Niwa T, Imagawa Y, Yamazaki H. Drug interactions between nine antifungal agents and drugs metabolized by human cytochromes P450. Curr Drug Metab 2014;15(7):651-79. 12. Lecha M, Effendy I, Feuilhade de Chauvin M, Di Chiacchio N, Baran R. Treatment options - development of consensus guidelines. JEADV 2005; 19: 25-33. 13. Brown SJ. Efficacy of fluconazole for the treatment of onychomycosis. Ann Pharmacother 2009;43(10):1684-91. 14. Gupta AK, Gupta AK1, Sibbald RG, Lynde CW, Hull PR, Prussick R, Shear NH, De Doncker P, Daniel CR, Elewski BE. Onychomycosis in children: prevalence and treatment strategies. J Am Acad Dermatol 1997; 36: 395-402. 15. Feldstein S, Totri C, Friedlander SF. Antifungal therapy for onychomycosis in children. Clin Dermatol 2015;33(3):333-9.

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per 3 mesi

nel dettaglio lo schema posologico delle opzioni terapeutiche correlate al trattamento farmacologico locale. Seppur associata a rarissimi e transitori effetti collaterali locali (sensazione di bruciore, eritema, prurito) la terapia topica è associata a significativi fallimenti terapeutici e ad alti tassi di ricaduta6. L’uso del ciclopirox è correlato a una percentuale di inefficacia terapeutica del 61%, poco più bassa (40%50%) in caso di trattamenti con amorolfina o tioconazolo7. I due principi attivi più efficaci utilizzati come terapia sistemica di prima linea, comprendono: z itraconazolo, ad ampio spettro d’azione; z terbinafina, efficace solo contro i funghi dermatofiti. A differenza delle vecchie molecole (ketoconazolo e griseofulvina), offrono un elevato tasso di guarigione e un buon profilo di sicurezza. Possiedono un’attività più mirata che si associa a una significativa riduzione della durata del trattamento (10-18 mesi vs 3-6 mesi)8 . La tabella 2 riporta lo schema posologico delle due molecole. Per quanto riguarda l’itraconazolo, la sua lenta eliminazione dall’organismo giustifica uno schema posologico alternativo “discontinuo”: 200 mg 2/ die per 7 giorni a cui fanno seguito 3 settimane di sospensione. Il ciclo va ripetuto per 2 mesi nel caso della micosi delle mani e per 3 mesi nel caso del piede. Nel caso di infezioni sostenute da dermatofiti (80-95% dei casi), in termini di efficacia la terbinafina produce percentuali di guari-

gione più elevate dell’itraconazolo (76% vs 60%) e una percentuale minore di recidive (21% vs 48%)9. Due aspetti importanti da considerare legati all’uso dell’itraconazolo sono inoltre correlati alla possibile insorgenza di danno epatico10 e all’interazione con l’isoforma 3A4 dell’enzima microsomiale CYP450, che aumenta dunque il rischio di interazione con un vasta gamma di farmaci (sulfaniluree, H2 antagonisti, warfarin, digossina, succo di pompelmo)11. In seconda linea, quando la risposta alla terapia iniziale è stata inadeguata, può essere utile adottare un approccio combinato (un antimicotico sistemico più un antimicotico topico)12. Sebbene la Food and Drug Administration non abbia approvato l’uso del fluconazolo come terapia per le micosi delle unghie, i primi dati sull’efficacia sembrano promettenti. È stato infatti evidenziato un significativo miglioramento clinico (del 90%) e una riduzione in termini di costi e incidenza di effetti collaterali rispetto alle altre terapie sistemiche disponibili, in pazienti trattati con 450 mg una volta a settimana per 3 mesi13. Tuttavia, la terbinafina e l’itraconazolo restano le due opzioni migliori in termini di efficacia, destinando per ora l’utilizzo del fluconazolo a pazienti che si dimostrano non tolleranti agli altri antifungini13. Il rispetto delle buone norme igieniche delle mani e dei piedi rappresenta sicuramente la miglior forma di prevenzione. È fondamentale asciugare accuratamente le dita e la pianta dei piedi dopo ogni contatto con l’acqua, indossare calzature e calzini traspiranti che permettono una buona ventilazione per evitare sudorazioni eccessive che renderebbero l’ambiente caldo e umido, condizioni ideali per la proliferazione degli agenti patogeni. L’elevata contagiosità rende infine fondamentale evitare il contatto diretto con superfici quali piscine e docce pubbliche. n


DERMATOLOGIA_PROTEZIONE SOLARE

raggi solari rischi e benefici di una risorsa da utilizzare con cura Bilanciare rischi e benefici derivanti dal sole è possibile, preparando la pelle prima dell’abbronzatura assumendo alimenti fotoprotettivi e proteggendola in modo adeguato con creme solari durante l’esposizione

I

l colpevole principale è il tempo: come tutti gli organi, anche la pelle invecchia e cambia aspetto, con rughe che compaiono intorno agli occhi, linee sottili intorno alle labbra, macchie sulle mani. Ma se molti dei fattori che ne sono responsabili sono naturali e non possono essere evitati, su altri si può agire: prima di tutto l’esposizione al sole. Per capire in che modo i raggi solari possono danneggiare la pelle bisogna ricordare come questa è strutturata. Ci sono tre strati: quello più esterno è l’epidermide, sotto il quale c’è il derma e infine, ancora più in profondità, c’è l’ipoderma. Il derma contiene collagene, elastina e altre fibre che sostengono la struttura della pelle: sono queste componenti a conferire l’aspetto liscio tipico dell’età giovanile e sono proprio loro a essere danneggiate dalla radiazione ultravioletta. Questi raggi, con lunghezze d’onda immediatamente inferiori alla luce visibile dall’occhio umano ma superiori a quelle dei raggi X, ven-

gono ulteriormente classificati in UV-A (con lunghezza d’onda dai 400 ai 315 miliardesimi di metro, o nanometri), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-100 nm). Il sole emette raggi in una vasta gamma di frequenze, che coprono tutte e tre le bande della luce ultravioletta, ma la ionosfera assorbe quasi il 100% degli UV-C, potenzialmente i più dannosi per la salute umana. Gli UV-A arrivano più facilmente alla superficie terrestre e sono meno pericolosi, ma non del tutto: ad alte dosi pos-

Renato Torlaschi

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DERMATOLOGIA_PROTEZIONE SOLARE

sono causare ustioni e sono ritenuti anch’essi responsabili di tumori della pelle, inoltre hanno un ruolo essenziale nel processo di invecchiamento cutaneo. Gli UV-B sono assorbiti per il 95% dall’atmosfera, ma il 5% che rimane richiede comunque attenzione e protezione; sono ritenuti i maggiori responsabili della formazione di melanomi, ad alta intensità sono dannosi per gli occhi e un’esposizione prolungata può causare fotocheratiti e fotodermatiti. Gli effetti nocivi dei raggi solari

Quando i raggi ultravioletti colpiscono la pelle si attivano i melanociti, le cellule responsabili della produzione della melanina, il pigmento responsabile della colorazione caratteristica dell’abbronzatura. Si tratta sostanzialmente di una reazione difensiva: il tentativo messo in atto dalla pelle

buona e cattiva, la melanina agisce anche al buio I raggi ultravioletti emessi dal sole e dalle lampade abbronzanti danneggiano la pelle anche nelle ore successive all’esposizione, secondo un recente studio pubblicato su Science. Gli UV agiscono sul Dna dei melanociti, le cellule dell’epidermide che producono il pigmento che dà alla pelle la sua colorazione: questo danno è una tra le principali cause del melanoma, uno tra i tumori più diffusi. In passato, gli esperti ritenevano che la melanina avesse solo una funzione protettiva della pelle, bloccando i raggi ultravioletti pericolosi, ma nel tempo si sono anche accumulate evidenze sulla sua associazione con danni cutanei. Ora, i ricercatori dell’Università di Yale si sono focalizzati sul tipo di danno, noto come dimero di ciclo-

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butano (Cpd), in cui i raggi impediscono di leggere correttamente l’informazione contenuta nel Dna, e sono rimasti sorpresi nello scoprire che i melanociti non generano Cpd soltanto nell’immediato ma continuano per ore, mentre le cellule senza melanina generano Cpd solo durante l’esposizione agli UV. La scoperta conferma che la melanina ha due effetti opposti, cancerogeno e protettivo. Premi S, Wallisch S, Mano CM, Weiner AB, Bacchiocchi A, Wakamatsu K, Bechara EJ, Halaban R, Douki T, Brash DE. Photochemistry. Chemiexcitation of melanin derivatives induces DNA photoproducts long after UV exposure. Science. 2015 Feb 20;347(6224):842-7.

di impedire alla radiazione di penetrare. I più energetici raggi UV-B costituiscono la principale causa delle scottature, ma sono i raggi UV-A, con le loro maggiori lunghezze d’onda, a produrre gran parte del fotoinvecchiamento: riescono a penetrare a profondità maggiore e danneggiano le fibre di collagene presenti nel derma. Questo fa sì che si produca una quantità eccessiva di elastina, che di per sé ha un ruolo positivo nel garantire alla pelle elasticità e possibilità di deformarsi quando viene sottoposta a tensioni meccaniche; tuttavia, in una pelle invecchiata dai raggi solari, la struttura dell’elastina appare notevolmente alterata, anche sul piano funzionale. Sotto l’azione dei raggi UV-A aumenta anche la formazione di metalloproteinasi, una famiglia di enzimi di diversi tipi, che degradano differenti proteine della matrice dermica. Ripetute esposizioni al sole possono inoltre favorire la formazione di macchie dell’età, inestetismi che appaiono sulla pelle generalmente dopo i 40 anni. Come spiegano gli esperti dell’Istituto clinico Humanitas di Milano, «si tratta di macchioline di una colorazione marrone o grigio-nera; si presentano con maggiore frequenza sulle mani, sul viso, sulle spalle e sulle braccia, vale a dire sulle zone del corpo che nel corso della vita sono più esposte alla luce solare. Sono anche chiamate macchie solari o lentiggini solari e in passato venivano chiamate macchie del fegato perché erroneamente si credeva che la loro origine fosse da collegare a problemi epatici. Si verificano per aumento del numero dei melanociti, le cellule che producono la melanina, il pigmento naturale della pelle». D’altra parte il sole ha anche molti effetti benefici, a partire dal benessere psichico: infatti la luce solare stimola il sistema neuroendocrino e aumenta la produzione di serotonina, il neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dell’umore. I raggi solari agiscono come miorilassante in diverse malattie infiammatorie e possono aiutare in certe malattie della pelle, in particolare psoriasi, eczemi e acne. Infine è noto il loro ruolo


DERMATOLOGIA_PROTEZIONE SOLARE

euromelanoma: sensibilizzare la popolazione e i decisori politici Lo sforzo per ridurre l’incidenza e la mortalità dei tumori della pelle dovrebbe far parte dei un’azione coordinata che coinvolga non solo la popolazione ma anche i decisori politici. A questo scopo Euromelanoma, l’iniziativa di sensibilizzazione a cui partecipano più di trenta Paesi europei ha organizzato nel parlamento italiano uno Skin cancer screening day, i cui risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Dermatology. L’indagine è avvenuta attraverso un questionario che

ha raccolto i dati di settanta membri del parlamento, dall’età media di 54 anni e per il 61% di sesso maschile. Il sospetto di tumori della pelle è stato complessivamente del 14,5%, in linea con la media stimata per la popolazione generale; in particolare il sospetto di melanoma si è avuto per due parlamentari (1,6%), mentre quello di cheratosi attinica nel 6,5% dei casi. Sono, quest’ultime, lesioni che possono precedere il carcinoma squamocellulare e che sono in continuo aumento in Italia: i raggi UV-B e una specifica mu-

fondamentale nella sintesi della vitamina D: essenziale in molti meccanismi biologici, a partire dalla fissazione del calcio nelle ossa, viene prodotta da un precursore presente nella pelle e attivato dalla luce del sole. Dunque esporsi ai raggi solari è assolutamente consigliabile, a patto di farlo con le dovute attenzioni, senza esagerare e proteggendosi con filtri solari che assorbono o riflettono i raggi ultravioletti.

tazione da essi provocati ne sono ritenuti la causa principale e incrementano di dieci volte il rischio di sviluppare questo tumore cutaneo, specie nelle persone con più di 65 anni. Suppa M, Neri L, Bianchi L, Capizzi R, Carbone A, Catricalà C, Chimenti S, Fargnoli MC, Fossati B, Frascione P, Peris K. The first skin cancer screening day at the Italian parliament: a Euromelanoma initiative. Int J Dermatol. 2015 Jan;54(1):42-9.

approfondimenti Dopo le sostanze grasse e di tipo vegetale (olio, margarina, frutti oleosi e germi di cereali), frutta e verdura rappresentano la seconda maggiore fonte di vitamina E e possono apportarne una quantità che oscilla tra il 12 e il 18%.

Creme solari, frutta e verdura per proteggere la pelle

Creme e oli solari svolgono azioni sia fisiche che chimiche. Le prime sono dovute e composti come il biossido di titanio o l’ossido di zinco, che riflettono fisicamente la luce del sole: in pratica coprono la pelle, con l’inconveniente, superato solo dai prodotti più recenti, di darle un colore biancastro. L’azione chimica è svolta da una quantità di sostanze, come salicilati o cinnamati: la loro struttura permette di assorbire un ampio spettro di lunghezze d’onda dei raggi ultrvioletti, sia UV-A che UV-B. Ci si può aiutare anche attraverso l’assunzione orale di sostanze fotoprotettive, in primo luogo i carotenoidi; tra le diverse proprietà, grazie alla loro particolare struttura molecolare, sono capaci di legare ed eliminare i radicali liberi che si producono durante l’esposizione agli UV. Ecco allora che l’alimentazione può svolgere un ruolo nell’aumentare le difese naturali della pelle. La vitamina A e il betacarotene, che ne è un no-

to precursore, sono abbondanti non solo nelle carote ma anche in molti ortaggi e frutti di colore giallo, arancio e rosso. La vitamina C aiuta invece la formazione del collagene, danneggiato dagli UV-A, e ha anch’essa un forte potere antiossidante; è abbondante in agrumi, broccoli, fragole, kiwi, peperoni e molti altri vegetali. Anche la vitamina E è spesso aggiunta alle creme solari per la sua efficacia protettiva della cute; semi di girasole, mandorle, pinoli, basilico e salsa di pomodoro sono alcuni esempi di alimenti ricchi di questa vitamina. Risultano infine utili diversi minerali come il selenio, lo zinco, il rame e il ferro. Un’alimentazione varia e ricca di frutta e verdura costituisce dunque il miglior complemento alle creme solari nelle giornate estive, per esposizioni al sole che possono essere molto salutari purché si evitino le ore più calde e la loro durata non sia eccessiva. n luglio 2015

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Sicura e naturale la stevia conquista i mercati Vincenzo Marra

La storia di questa pianta si perde nella notte dei tempi, tra le popolazioni che la utilizzavano non solo per la sua foglia dolcificante, ma anche per le sue innumerevoli

T

utte le discussioni che ruotano attorno al consumo degli zuccheri finiscono inevitabilmente per accendersi, non solo tra i nutrizionisti, a proposito dei loro effetti sulla salute, considerata l’assunzione quotidiana che facciamo di tale sostanza, presente nella stragrande maggioranza dei cibi di cui ci nutriamo. Che un eccessivo utilizzo di zuccheri ed edulcoranti non sia affatto consigliabile perché dannoso è ormai pienamente conclamato da una miriade di studi scientifici, i quali hanno dimostrato appieno le correlazioni che esistono tra assunzione fuori controllo di zuccheri e ripercussioni sulla salute. Proprio in tema di conseguenze negative per la nostra salute, appena si parla di zucchero è immediato il riferimento all’insorgenza di carie, per il fatto che gli stessi sono considerati, con molta

ragione, gli alimenti più altamente cariogeni e destruenti degli elementi dentali. Per non parlare poi di patologie sistemiche quali diabete, obesità, ipertensione – solo per citarne alcune –, per le quali vengono attribuite ovvie responsabilità al consumo eccessivo di cibi altamente dolci, così come confermato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

proprietà curative. Oggi numerosi studi ne hanno confermato la sicurezza per il consumo umano: la stevia non è né cancerogena né tossica

I sostituti degli zuccheri classici

Soprattutto per tali ragioni nell’industria alimentare si stanno diffondendo sempre più sostituiti degli zuccheri classici (saccarosio e glucosio principalmente), per la preparazione di bibite, dolciumi, chewing gum e caramelle, tra cui quelli di provenienza chimica, come ciclamato, aspartame, saccarina, con un alto potere dolcificante ma privi di apporti calorici. luglio 2015

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esempi di edulcoranti ipocalorici Nome Acesulfame K (E950) Aspartame (E951) Ciclammato (E952) Neotame (E961) Saccarina (E954) Stevia (E960) Sucralosio (E955)

Potere dolcificante rispetto al saccarosio

Data di scoperta

Data di inizio impiego nell’UE

150-200 volte superiore 150-200 volte superiore 30-50 volte superiore 7.000-13.000 volte superiore 300-400 volte superiore 200-300 volte superiore 400-600 volte superiore

1966 1965 1937 1990 1879 1901 1976

1983 1983 1954 2010 1887 2011 2000

Fonte: Eufic (European Food Information Council)

A questi vanno aggiunti i cosiddetti polioli (xilitolo, sorbitolo, isomalto, maltitolo, mannitolo, eritritolo, lattitolo), edulcoranti con un potere dolcificante simile a quello dello zucchero raffinato, ma che non vengono trasformati in acidi dai batteri presenti nel cavo orale, cioè non presentano azione cariogena per via della loro composizione e sono inoltre privi di calorie. Le gomme da masticare dolcificate solo con xylitolo, ad esempio, riducono la formazione di placca dentaria, un fattore di rischio per la carie, con-

tribuendo a mantenere la mineralizzazione degli elementi dentali (vengono persino raccomandate dalle recenti linee guida ministeriali per la tutela della salute orale in età perinatale). L’edulcorante naturale stevia

Le prime notizie a proposito dell’esistenza della stevia rebaudiana Bertoni, originaria del Paraguay (esattamente della valle del Rio Monday, nel nord-est del paese), sono relative all’utilizzo che ne facevano gli indigeni Guaranti come erba impiegata per dolcificare bevande e alimenti ma altresì per le sue molteplici proprietà medicinali e curative. Tale pianta presenta foglie verdi di forma oblunga con il bordo leggermente seghettato e piccoli fiori bianchi e deve la sua diffusione al botanico svizzero Bertoni (1857-1929), mentre il nome della specie, rebaudiana, le è stato conferito in omaggio al chimico Rebaudi che per primo ne approfondì le proprietà edulcoranti. Il dolcificante estratto dalle foglie della pianta è 300 volte più dolce dello zucchero normale e lo si può trovare in polvere, compresse e anche in forma liquida (le foglie in polvere sono 20/30

zucchero ed edulcoranti: la posizione degli esperti Drastico e netto è il convincimento del professor Franco Berrino, epidemiologo, esperto delle correlazioni cibo-tumori, ormai noto anche al grande pubblico, a proposito degli effetti sulla salute di zucchero e dolcificanti. Riportiamo di seguito parte delle sue dichiarazioni rilasciate all’organo ufficiale di Expo Milano 2015, l’evento in svolgimento fino al 31 ottobre su cibo e nutrizione, parole che hanno acceso dibattiti, anche molto polemici, nel mondo scientifico. Va sottolineato, a completezza dell’informazione, che a proposito di queste tesi molti nutrizionisti hanno espresso il proprio disaccordo, a cominciare dal professor Giorgio Calabrese. A precisa domanda su un suo punto di vista in materia di edulcoranti, Berrino ha risposto testualmente: «Le bevande zuccherate e le bevande edulcorate artificialmente fanno venire il diabete. Uno studio su 100 mila insegnanti francesi ha dimostrato che anche chi assumeva bevande “Zero”, cioè senza zucchero, ma con edulcoranti artificiali, si ammalava di più di diabete. Questi dolcificanti non fanno “sballare” la glicemia, ma aumentano l’assorbimento del glucosio. Lo stesso probabilmente vale per la stevia, di cui oggi si parla tanto. La questione cruciale è proprio l’intensità di gusto dolce: nell’intestino abbiamo sensori per il gusto che quando arrivano sostanze centinaia di volte più dolci dello zucchero fanno aprire le porte per l’assorbimento del glucosio. Paradossalmente la glicemia potrebbe salire di più se dolcifichiamo con la stevia – 200 volte più dolce – che con lo zucchero». E su come poter sostituire lo zucchero è stato altrettanto esplicito: «Su questo punto vorrei essere chiaro: non si tratta di trovare un sostituto - ha precisato l’esperto - ma di abituarsi a gusti meno dolci. Ciò vale per tutti, non solo per i diabetici. Chiediamo all’industria alimentare di almeno dimezzare l’intensità di dolce dei prodotti».

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volte più dolci dello zucchero, l’estratto in polvere 2/300 volte, mentre il concentrato liquido da estrazione acquosa e/o idroalcolica circa 70 volte); viene impiegato proprio come lo zucchero per dolcificare bevande come tè e caffè ma anche alimenti e prodotti da forno. Unitamente al suo sapore dolce, della stevia si avverte un leggero e piacevole retrogusto che richiama quello tipico della liquirizia. Principi attivi a calorie zero

Le foglie di tale pianta contengono oltre ai glucosidi (stevioside, rebaudioside e un dulcoside), a cui si devono le proprietà dolcificanti, anche proteine, fibre, carboidrati, ferro, fosforo, calcio, sodio, potassio, magnesio, zinco, vitamina A e C. Lo stevioside e il rebaudioside sono i componenti “dolci” della stevia e si presentano, dopo raffinazione, come una polvere quasi bianca o, se ottenuti mediante estrazione acquosa o idroalcolica (con successiva evaporazione dell’alcool), come un liquido trasparente. Diversamente dallo zucchero impiegato abitualmente, i principi attivi propri della stevia non presentano alcun potere nutrizionale, hanno cioè zero calorie, con in più il vantaggio di avere un’origine naturale, risultando nel tempo stabili, anche alle alte temperature, per cui conservano intatte le caratteristiche in prodotti da forno o in bevande calde contrariamente da altri dolcificanti di sintesi quali l’aspartame, soggetti a degradazione. Per secoli la stevia è stata impiegata non solo per apportare energia, ma anche per regolare il livello di glucosio nel sangue, per attenuare l’appetito, per favorire la digestione, per prevenire infezioni gengivali e carie dentarie e persino per distendere la pelle del viso. Il suo consumo negli ultimi anni sta aumentando sempre di più. Ma il suo exploit, va detto, almeno in Europa è recente e decisamente tardivo rispetto ad altri paesi, sudamericani e non: la sua commercializzazione è stata autorizzata nel 2011, dopo che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha stabilito che

la stevia non è né cancerogena né tossica, superando tutte le prove a cui è stata sottoposta. La si può trovare negli scaffali dei supermercati tra i dolcificanti da tavola o nella lista degli ingredienti di alimenti e bibite light, indicata con la sigla E 960 L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha stabilito che la dose giornaliera accettabile (Dga) di estratti di stevia – glicosidi steviolici – sia di 2 mg/kg peso corporeo al massimo, per non incorrere in conseguenze per la salute. Stevia e sicurezza alimentare

approfondimenti L’Inran nelle sue linee guida su zuccheri, dolci e bevande zuccherate, ricorda che le caramelle “senza zucchero”, in quanto dolcificate con polialcoli (sorbitolo, xilitolo, e maltitolo), inducono un effetto lassativo nell’adulto quando il loro consumo supera 20 g/giorno, pari a circa 10 caramelle.

Gli studi e le ricerche in tema di dolcificanti ed edulcoranti sono in continuo divenire, pertanto le conoscenze a riguardo subiscono rapidi aggiornamenti su opportunità d’impiego e indicazioni. I risultati spesso divergono, con nuove sostanze che fanno la loro comparsa sul mercato per poi essere repentinamente bandite, poiché nel tempo non dimostrano appieno la propria sicurezza per la salute dei consumatori. Considerato il larghissimo utilizzo di tali dolcificanti nell’industria alimentare risulta quantomai necessario vigilare affinché l’aspetto economico non condizioni scelte che vadano a discapito della salute pubblica, visto il quantitativo che viene assunto giornalmente di tali sostanze. Anche se naturale, la stevia rimane pur sempre un additivo, pertanto valgono le stesse raccomandazioni emesse dall’Inran (l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) per tutti gli altri edulcoranti: non vanno somministrati ai bambini al di sotto dei tre anni e non devono essere impiegati durante la gravidanza e l’allattamento. Un uso accorto e ragionato è raccomandabile, ovviamente, anche per gli adulti, perché l’eccesso di sostanze dolci è sconsigliabile, teniamolo sempre presente. n luglio 2015

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Destinati a integrare la comune dieta, sono prodotti che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive per migliorare la performance sportiva nel rispetto delle esigenze dell’organismo

Integratori alimentari

per sportivI promesse e pericoli

P

Renato Torlaschi

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erché gli sportivi, dilettanti o professionisti, utilizzano integratori per migliorare le proprie prestazioni? In un edito1 riale su American Phamily Physician, la rivista dei medici di famiglia statunitensi, la risposta di Mark Stephens, medico di Bethesda nel Maryland, è disarmante: perché molti di loro funzionano. Subito dopo, però, Stephens aggiunge: «purtroppo, a partire dagli anni Settanta, la comunità medica ha perso la propria credibilità presso la comunità sportiva, cercando di convincere gli atleti di alto livello che gli steroidi anabolizzanti fossero inefficaci; ma gli atleti stessi hanno visto chiaramente che queste so-

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stanze erano in grado di aumentare visibilmente la massa muscolare e le prestazioni sportive e hanno smesso di dare fiducia alle parole dei medici». Un altro fattore che negli Stati Uniti ha cambiato radicalmente il panorama dell’uso di integratori è stato il Dietary Supplement Health and Education Act (Dshea), emesso dalla Food and Drug Administration (Fda) nel 19942, che con grande efficacia ha deregolamentato la vendita dei prodotti commercializzati come integratori alimentari. Il Dshea definisce gli integratori alimentari come prodotti (diversi dal tabacco) che hanno lo scopo di integrare la die-


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farmacisti sempre più esperti sul tema degli integratori Si chiama Farmaintegra ed è un progetto proposto da Federfarma (Federazione nazionale dei titolari di farmacia) e Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentari): rivolto ai farmacisti titolari e ai loro collaboratori, si propone di migliorare la loro formazione sugli integratori alimentari. Il ruolo del farmacista come consulente sanitario per i cittadini non può che uscirne rafforzato. «Gli integratori sono un mercato in grande sviluppo», sostiene la presidente di Federfarma Annarosa Racca, e le cifre lo confermano. Nonostante il periodo di crisi la vendita di integratori è in rapi-

ta e che contengono un ingrediente alimentare. Questi ingredienti alimentari possono essere vitamine, minerali, erbe, aminoacidi, concentrati, metaboliti o quasi qualsiasi altra sostanza presente in natura. Poiché molti farmaci commerciali derivano da composti naturali, la linea di demarcazione tra un farmaco e un integratore alimentare è diventata molto sottile e l’industria degli integratori è esplosa, con un fatturato di decine di miliardi all’anno. La diffusione di integratori in Europa è più recente ma non meno capillare. Questi due fenomeni, la diffusione degli integratori tra gli sportivi e l’abitudine acquisita a fare da sé, magari fidandosi di consiglieri interessati che propongono prodotti in vendita attraverso Internet, senza consultare medici o farmacisti, producono una situazione molto pericolosa, perché se è vero che molti integratori sono efficaci è altrettanto fuor di dubbio che molti non siano sicuri. C’è dunque la necessità di una discussione approfondita, e questa volta credibile, riguardo alla sicurezza, all’efficacia, all’etica sportiva e alla legalità dell’uso di certe sostanze, visto che il confine tra integratori e doping non è sempre chiaro. L’utilizzo degli steroidi anabolizzanti dovrebbe essere fortemente scoraggiato, ma molti altri sono efficaci e sicuri quando assunti in dosaggi corretti. Sempre su American Phamily Physician, Da-

da ascesa e lo scorso anno il mercato è cresciuto del 7,3%, arrivando a sfiorare i 2,2 miliardi di euro di fatturato e 147 milioni di confezioni. Il 90% degli integratori viene venduto in farmacia, ma esistono altri canali, come i supermercati e Internet. «Noi intendiamo contrastare la vendita attraverso canali non sicuri e garantiti – ha detto la dottoressa Racca – a salvaguardia della qualità dei prodotti e della salute dei cittadini». Presentato a febbraio, Farmaintegra è stato un successo: «hanno risposto oltre mille farmacisti e questo non farà che incentivare un utilizzo corretto degli integratori».

vid M. Jenkinson e Allison J. Harbert dell’Università del Tennessee ricordano che l’uso di integratori dopanti avviene a tutti i livelli dello sport, dagli atleti professionisti agli studenti delle scuole medie3. Anche se alcuni integratori migliorano le prestazioni atletiche, molti non hanno benefici provati e possono associarsi a gravi effetti collaterali. I due esperti americani riassumono così, in estrema sintesi, le conoscenze acquisite finora: «Gli steroidi anabolizzanti e l’efedrina hanno effetti avversi potenzialmente letali e sono vietati dal Comitato olimpico internazionale per l’uso nelle competizioni. Le trasfusioni di sangue, l’androstenedione (Andro) e il deidroepiandrosterone (Dhea) sono proibiti in gara. Caffeina, creatina, e bicarbonato di sodio sono stati indicati per migliorare le prestazioni in determinati contesti e hanno pochi effetti collaterali. Nessun beneficio delle prestazioni è stato dimostrato con aminoacidi, beta-idrossi-beta-metilbutirrato (Hmb), cromo, ferro e ormone della crescita umana. Bevande a base di carboidrati ed elettroliti non hanno effetti collaterali gravi e possono aiutare le prestazioni quando viene utilizzato per la sostituzione del fluido. Dato l’ampio uso di integratori dopanti, i medici

approfondimenti Un’eccessiva assunzione di creatina può dare luogo a effetti indesiderati come pesantezza muscolare (aumento del contenuto di acqua), crampi e diarrea. I sintomi sono tanto più frequenti quanto maggiore è il dosaggio.

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Creatina. È prodotta naturalmente da reni e fegato; trasportata dal sangue fornisce energia ai muscoli; gli integratori ne forniscono dosaggi molto superiori a quanta se ne può trovare negli alimenti. La creatina ha mostrato di migliorare le prestazioni sportive che richiedono un rapido consumo energetico, come corsa veloce, pesistica, calcio e basket, mentre non aiuta negli sport di resistenza, come la corsa su lunghe distanze. Le ricerche sugli integratori a base di creatina non hanno evidenziato rischi per la salute se assunti nei dosaggi raccomandati, anche se gli effetti a lungo termine non sono noti. Sono indicati dai 15 ai 25 grammi al giorno nella prima settimana per poi scendere a 2-5 grammi al giorno per qualche mese. z Caffeina. È una sostanza naturale con azione stimolante, aumenta la vigilanza e può aiutare a praticare uno sport con maggiore intensità. Com’è noto, una dose eccessiva può disturbare il sonno e causare irritabilità, nervosismo, mal di testa o aumento del ritmo cardiaco. Il dosaggio massimo consigliato dai nutrizionisti canadesi è di 400 mg al giorno, corrispondenti a circa tre tazze di caffè. z Barrette integrative. Rappresentano una buona scelta nel caso si vogliano più energie prima di affrontare la pratica sportiva oppure dopo, per proteggere i muscoli affaticati. Anche in questo caso, a fare la differenza è un uso intelligente, senza esagerare e leggendo attentamente la lista degli ingredienti. È meglio privilegiare cereali interi, soia, proteine del latte, frutta secca o essiccata, evitando invece dolcificanti come il saccarosio e grassi idrogenati. z Glucosamina solfato. Si trova nel liquido che circonda le articolazioni e gli integratori che la contengono sono prodotti da sorgenti naturali come molluschi oppure sintetizzati in laboratorio. Alcuni atleti la assumono nella speranza di prevenire o riparare i danni causati alle articolazioni da un’attività sportiva troppo intensa. Purtroppo le ricerche non confermano l’efficacia della glucosamina, che peraltro non ha mostrato particolari effetti avversi, se assunta nel dosaggio consigliato. n z

Bibliografia 1. Stephens M. Supplements and sports: honest advice. Am Fam Physician. 2008 Nov 1;78(9):1025. 2. U.S. Food and Drug Administration, Center for Food Safety and Applied Nutrition. Dietary Supplement Health and Education Act of 1994. December 1, 1995. 3. Jenkinson DM, Harbert AJ. Supplements and sports. Am Fam Physician. 2008 Nov 1;78(9):1039-46.

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devono essere pronti a consigliare gli atleti di tutte le età sulla loro efficacia, la sicurezza e la legalità». Un’utile rassegna dei principali integratori alimentari per gli sportivi è stata proposta dagli esperti canadesi in dieta e nutrizione di EatRight Ontario. z Proteine in polvere. Sono tra gli integratori maggiormente utilizzati dalle persone che vogliono sviluppare massa muscolare. In genere, alimentarsi con cibi proteici – latte, yogurt, pesce, carne magra, legumi - è sufficiente e raramente c’è un reale bisogno di proteine extra. I costi elevati di questi prodotti e soprattutto una dieta sbilanciata sono gli inconvenienti principali. Dopo un allenamento con i pesi o dopo un’attività sportiva intensa, è comunque meglio scegliere solo proteine del siero di latte, che viene assorbito più rapidamente di caseina e soia: è un buon modo per riparare rapidamente i muscoli. È inoltre meglio evitare prodotti che integrano le proteine con grassi, zuccheri e dolcificanti artificiali. La dose ottimale, dopo una sessione di attività sportiva, è di circa 20 grammi di proteine in polvere, quantità che peraltro può essere facilmente assunta con l’alimentazione: bastano ad esempio due tazze di latte.


salute&benessere_insufficienza venosa

gambe pesanti

e sintomi della malattia venosa Vincenzo Marra

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li arti inferiori sovente possono risultare pesanti e affaticati non solo a seguito di esercizi fisici eccessivi o prolungati, ma anche e soprattutto per via di specifiche condizioni patologiche che ne sono la causa. Generalmente tale sintomo è addebitabile a un problema che interessa la circolazione sanguigna periferica, per cui le gambe diventano stanche in quanto la loro muscolatura non riceve la quantità di sangue sufficiente e quindi l’ossigeno indispensabile per poter svolgere normalmente le funzioni motorie richieste. La stasi capillare, termine con il quale si indica un rallentamento della velocità del circolo sanguigno che dai piedi scorre verso l’alto fino a raggiungere la cavità addominale, è fra le condizioni che determinano il tanto diffuso problema delle gambe pesanti. Le condizioni patologiche associabili al sintomo in questione sono numerose, ma tra le principali possiamo ricordare: trombosi venosa profonda, vene varicose, tromboflebite, ernia del disco, piede diabetico, miastenia, insufficienza renale, preeclampsia, policitemia vera.

Un sintomo largamente diffuso non solo tra le donne come si è portati a credere, ma al tempo stesso molto sottovalutato, che condiziona le funzionalità motorie ed è responsabile di pesanti inestetismi agli arti inferiori

Insufficienza venosa come prima causa

L’insufficienza del circolo venoso determina un rallentamento del flusso sanguigno, con il sangue che tende a ristagnare nella parte inferiore delle gambe, con tutte le conseguenze del caso. luglio 2015

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Trattasi di un disturbo di ampia diffusione, spesso asintomatico, la cui progressione non controllata porta al consolidamento di una patologia seria e di complessa gestione. Ma perché il sangue rallenta il proprio flusso? Ebbene, va ricordato quanto il ritorno del sangue dagli arti inferiori al cuore avvenga contro la forza di gravità, favorito dall’elasticità delle pareti venose. Nel momento in cui, per una serie di concause, tale elasticità viene meno, il sangue incontra limitazioni a compiere tale percorso di risalita e pertanto ristagna nelle vene e nei capillari degli arti inferiori. Ed è proprio tale condizione a determinare gli effetti più negativi, con aumento innaturale della pressione venosa, conseguente sfiancamento delle pareti di vene e capillari e compromissione funzionale delle valvole. Il sangue gradualmente, con il trascorrere del tempo, ristagna sempre più e così il disturbo tende ad aggravarsi in maniera inesorabile. In seguito a tale anomalia sono i vasi a subire le degenerazioni più pesanti, poiché con il ristagno si ingenera un processo infiammatorio a loro carico, con accumulo di radicali liberi dell’ossigeno, i quali attivano una sorta di “scadimento” delle cellule delle pareti di vasi e capillari. In sostanza, l’ossidazione rende i vasi fragili e permeabili, contribuendo all’insorgenza di gonfiore, dolore delle parti

gambe più sane grazie a piccoli accorgimenti Declivoterapia diurna. Appena è possibile, risulta decisamente utile alzare le gambe appoggiandole su una superficie sufficientemente alta, così da aiutare il sangue a risalire e combatterete la stasi venosa. Tale operazione può essere facilmente attuata non solo a casa, mentre si stira ad esempio, ma anche al lavoro quando magari si è occupati alla scrivania. Declivoterapia notturna. Di notte, invece, è consigliabile dormire con un rialzo posto sotto alla parte inferiore del materasso: solo in questo modo i piedi si troveranno più in alto rispetto al cuore, favorendo così il ritorno venoso.

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interessate e comparsa del temutissimo inestetismo della cellulite. L’insufficienza venosa cronica sugli arti inferiori si evidenzia con una gamma ben distinta di sintomi che tendono ad accentuarsi durante i mesi estivi, caldi e afosi. Eccone alcuni: gambe stanche e pesanti, dolori o bruciori al polpaccio, gonfiore, crampi notturni agli arti inferiori, dolori che aumentano vicino a fonti di calore, mentre regrediscono camminando. Sovrappeso e sedentarietà tra le cause principali

In tema di fattori di rischio che favoriscono il sopraggiungere di una sintomatologia come quella appena esposta, non si può che iniziare con l’annoverare il sovrappeso, in quanto viene a determinarsi un aumentato carico di lavoro per la circolazione degli arti inferiori, i quali devono ovviamente sorreggere un peso squilibrato rispetto alla normalità. Sedentarietà, scorretto regime alimentare, fattori ormonali, gravidanza (a causa dell’incremento di massa corporea), debolezza congenita delle pareti venose e anomalie ortopediche che determinano uno scorretto appoggio del piede rappresentano condizioni che possono ostacolare un corretto flusso della circolazione sanguigna a livello periferico, aumentando il rischio di insorgenza dei disturbi legati alle gambe stanche e pesanti. Senza dimenticare l’abbigliamento: scarpe con tacchi alti e indumenti che fasciano gambe e cosce, stringendole, possono infatti facilitare l’insorgenza della stasi venosa degli arti inferiori e quindi i fastidiosi effetti ad essa connessi. Possibili rimedi per dare sollievo

In base all’origine del disturbo, differiscono anche i rimedi a cui si può fare ricorso per sanare o alleviare un fastidio capace di condizionare in modo sensibile la qualità della vita di coloro i quali ne sono colpiti – non solo le donne come erroneamente si potrebbe pen-


salute&benessere_insufficienza venosa

sare – intaccando funzionalità ed efficienza fisica. Gambe e caviglie gonfie e stanche limitano per forza di cosa le normali attività: si ha difficoltà a camminare e si sentono gli arti inferiori intorpiditi soprattutto al termine della giornata, con la comparsa di crampi e gonfiore degli arti, nonché dell’inestetica evidenziazione superficiale dei capillari sanguigni. Qualora gli sforzi fisici siano stati eccessivi e le gambe si presentano affaticate, oltre al riposo può portare giovamento l’applicazione di impacchi freddi. Per contrastare affaticamento, crampi muscolari e pesantezza dovuti invece a un’insufficienza venosa è molto utile mettere in movimento le gambe al fine di favorirne la circolazione, riattivandola, ricordandosi di alternare frequentemente la posizione che si assume nel corso della giornata proprio per non sostare troppo a lungo in un’unica posizione. Altri accorgimenti possono apparire scontati

gambe pesanti, un aiuto arriva anche dalla fitoterapia Sono tante le soluzioni naturali che possono contribuire a migliorare i fastidi connessi al disturbo delle gambe stanche. Cominciamo annoverando il mirtillo, il quale mostra capacità rafforzative per le pareti dei capillari, proseguendo con l’ippocastano, valido antinfiammatorio. Consigliato per tale disturbo anche l’estratto secco di rizoma di rusco, in grado di ridurre infiammazione e vasodilatazione, inibendo l’elastasi, enzima coinvolto nella degradazione del tessuto venoso. La centella asiatica, pianta erbacea perenne, è impiegata nel trattamento dei problemi circolatori perché favorisce il trofismo del tessuto connettivo dei vasi sanguigni, rendendoli più elastici e migliorando la permeabilità delle pareti venose, le quali più difficilmente faranno trasudare liquidi nei tessuti circostanti, riducendo così la stasi venosa e tutte le sue conseguenze. Il melitolo, invece, svolge un’azione vasoprotettiva. La pianta è perciò indicata nel trattamento dell’insufficienza venosa e linfatica, in presenza di edemi e gonfiori agli arti inferiori, ritenzione idrica, vene varicose, flebiti, gambe pesanti e cellulite.

ma non lo sono affatto: curare l’alimentazione preferendo il consumo di frutta e verdura a quello di dolci, salumi, fritti; assumere molti liquidi, evitando gli alcolici; attingere, con il consiglio del proprio medico, a integratori a base di potassio, evitare l’esposizione degli arti al caldo eccessivo. Altresì utili risultano essere i massaggi alle gambe (molto consigliato il linfodrenaggio) al fine di favorire la circolazione, insieme all’utilizzo, sempre dietro suggerimento del medico, di calze elastiche a compressione graduata in grado di ridurre il ristagno di sangue nei capillari. Ricordandosi sempre che un’attività fisica regolare ma appropriata alle specifiche condizioni di salute (nuoto, passeggiate, ginnastica dolce, ecc.), soprattutto durante la gravidanza, contribuisce positivamente alla salute vascolare degli arti inferiori e di tutto l’organismo. Nelle situazioni in cui alla sensazione di pesantezza si associa il dolore, improvviso e perdurante, è consigliabile ricorrere alle cure mediche. Se a ciò si aggiunge anche il gonfiore a entrambe le gambe, rossore delle parti, dolore ai piedi e vene varicose, allora è opportuno affidarsi al consulto di uno specialista (flebologo, chirurgo vascolare o angiologo). In taluni specifici casi, o in presenza di un quadro clinico compromesso, sarà lo specialista medico a prescrivere una terapia farmacologica adeguata volta ad attenuare sintomatologie più serie. n

approfondimenti In caso di insufficienza venosa cronica, l’ecocolordoppler venoso agli arti inferiori permette di indicare il percorso terapeutico più indicato. Si tratta di un esame non invasivo con il quale si effettua un’ecografia delle vene al fine di valutare l’elasticità della parete, la misura delle vene stesse, l’efficienza delle valvole, l’eventuale presenza di reflussi e coaguli di sangue.

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EVENTI_esposizione universale

expo 2015: cultura

e sostenibilità alimentare

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orruzione, ritardi, inchieste, arresti: anche in occasione dell’Expo 2015 l’Italia è stata capace di sfoggiare tutta la gamma dei suoi mali atavici, i quali fanno capolino, in modo ciclico, appena c’è di mezzo denaro più o meno pubblico da gestire. E tutto questo ha avuto la forza di offuscare i protagonisti veri di questo evento planetario: cibo sano e agricoltura sostenibile. Nutrire il Pianeta. Energia per la vita

Vincenzo Marra

L’esposizione universale è un’occasione imperdibile per imparare a correggere le nostre abitudini alimentari, per lo più errate, indirizzandole sui binari del rispetto ambientale e della dignità umana

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È questo il motto dell’esposizione universale che l’Italia ospita dal primo maggio al 31 ottobre 2015, il più grande evento mai realizzato su alimentazione e nutrizione, con un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, più di 140 Paesi e organizzazioni internazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi. Una manifestazione imponente che per questi sei mesi sta facendo di Milano, e dell’Italia, una vetrina mondiale in cui le diverse nazioni presentano il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale indifferibile: garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri. L’Expo vuole costituire, concretamente, la piattaforma per un confronto di idee e soluzioni condivise sui temi della nutrizione, stimolando la creatività e promuovendo le innovazioni per un futuro sostenibile. Convegni, spettacoli, mostre, laboratori creativi, eventi musicali e artistici fanno da cornice nel corso dell’intera durata della manifestazione.

Mangiamo troppo e male

Un dato di fatto è che oggi il cibo ha perso di sacralità ed è stato definitivamente derubricato a mero bene di consumo, spesso di bassa qualità. Dell’incremento vorticoso di allergie alimentari abbiamo sempre più conferme dalle indagini epidemiologiche: solo negli ultimi 10 anni le forme di intolleranze alimentari sono raddoppiate tra la popolazione e questo, secondo la gran parte del mondo scientifico, in larga misura è da attribuire proprio alla scarsa qualità del cibo che ingeriamo, all’utilizzo sempre più indiscriminato di pesticidi e sostanze chimiche in agricoltura e all’impiego – da sempre tanto discusso – di organismi geneticamente modificati (Ogm). E come dimenticare poi le patologie correlate a un eccessivo consumo di cibo (obesità, ipertensione, diabete), che colpiscono soprattutto nei Paesi occidentali, i cui pesantissimi effetti economici e sanitari sono sotto gli occhi di tutti. Dieta mediterranea vs junk food

Stili di vita scorretti e cattiva informazione stanno minando alle fondamenta una dieta sana ed equilibrata come quella mediterranea, universalmente apprezzata per completezza e varietà, di cui noi italiani siamo i fautori, con buona pace per gli alimenti a chilometro zero e per il rispetto della stagionalità dei prodotti agricoli. La carenza dei nutrienti nella dieta quotidiana è addebitabile alla scarsa qualità degli alimenti che ingeriamo, i quali a livello industriale subiscono raffinazioni massive che


EVENTI_esposizione universale

COME RAGGIUNGERE L’EXPO Il sito espositivo di Expo Milano 2015 è situato a nord-ovest di Milano, in una zona fortemente infrastrutturata grazie al collegamento diretto con i tre aeroporti della città e i principali sistemi di trasporto pubblico.

In metropolitana

ne alterano inesorabilmente proprietà nutritive e valore biologico. Oggi la nostra dieta è sempre più condizionata dal cosiddetto junk food (cibo-spazzatura), e questo la rende decisamente povera di sostanze nutritive nobili, indispensabili al corretto funzionamento dell’intero organismo. Cibo e salute orale

In tema di correlazioni tra salute orale e cibo, tutte le discussioni che ruotano attorno all’eccessivo consumo di zuccheri sono inevitabilmente connesse all’insorgenza delle carie, per il fatto che gli stessi sono considerati, con molta ragione, gli alimenti più altamente cariogeni e destruenti degli elementi dentali. Anche per tale ragione nell’industria alimentare stanno sempre più diffondendosi i sostituiti degli zuccheri classici, a partire dagli edulcoranti, i quali non vengono trasformati in acidi dai batteri presenti nel cavo orale e quindi non favoriscono la carie. Sono altresì i cibi ricchi di grassi a comportare pesanti effetti negativi a livello orale: i grassi, infatti, vengono in parte già assorbiti dai vasi della mucosa orale, e contribuiscono ad acidificare eccessivamente la bocca. Gli enzimi amilolitici, implicati nel processo di scissione degli amidi cotti, patiscono per questa eccessiva acidità e hanno difficoltà ad aggredire gli zuccheri, i quali rimanendo per un tempo maggiore nella bocca determinano la proliferazione dello Streptococcus mutans, l’agente responsabile della carie. Il consumo di cibi particolarmente acidi (agrumi, pomodori ecc.), poi, ingenera quei processi chimici che causano il deteriora-

mento e l’erosione della struttura dentale. Gli acidi, infatti, intaccano la parte più esterna del dente, lo smalto, determinando lesioni più o meno profonde, poiché hanno la forza di sciogliere gli elementi minerali costitutivi dello stesso. Con la demineralizzazione lo smalto perde la sua struttura cristallina e si lesiona più o meno irreversibilmente. Un’agricoltura più organica e sostenibile

A proposito di consumo spropositato di cibo e cattive abitudini, vale la pena ricordare il pensiero espresso da Jeremy Rifkin, noto economista statunitense e ambasciatore di Expo Milano 2015: «La parte della popolazione più ricca del pianeta vuole mangiare sempre più carne e in venti o trent’anni da ora il 60 per cento della terra coltivabile sarà destinato a cibare gli animali di cui ci cibiamo a nostra volta. Questa è una terribile ingiustizia per l’intera umanità ed è anche un disastro ambientale. Quello che dobbiamo fare per evitare tutto questo è scendere alcuni gradini della catena alimentare. Siamo onnivori e possiamo decidere di mangiare più vegetali con una piccola quantità di carne, se non diventare vegetariani. Se vogliamo cominciare a sfamare il pianeta dobbiamo indirizzare la nostra dieta da una a base di carne a una di vegetali. Allo stesso tempo dobbiamo muoverci da un’agricoltura centrata sulla chimica e sugli Ogm ad una più organica e sostenibile. Il cibo dice molto di noi stessi. Se coltiviamo con molti agenti chimici – conclude Rifkin – questo si tramuterà in un deterioramento della nostra salute». n

Per raggiungere la zona dell’Expo con la metropolitana è possibile utilizzare la linea 1 (rossa) e seguire le indicazioni per la stazione di Rho Fiera Milano. La linea 1 transita per le stazioni di Duomo, Cadorna e si interconnette con tutte le altre linee metropolitane. Il tempo di percorrenza previsto è di circa 25 minuti da Piazza Duomo, 35 minuti dalla Stazione Centrale. È necessario munirsi di biglietto extraurbano.

In treno Trenitalia è il vettore ufficiale della manifestazione: per tutta la durata dell’evento, i treni della rete nazionale e internazionale fermeranno nella stazione di Rho Fiera Expo Milano 2015 in prossimità dell’ingresso del sito espositivo, con diverse soluzioni di viaggio, a tariffe vantaggiose. Anche Ntv-Italo Treno ha pensato a pacchetti offerta per raggiungere Milano in concomitanza dell’evento.

In aereo Expo Milano 2015 ha fra i suoi partner Alitalia. Gli scali di Linate, Malpensa e Orio al Serio hanno la stessa distanza dal sito espositivo e mettono a disposizione dei viaggiatori navette per raggiungere il centro della città.

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indagine_onda in expo

Donne e alimentazione, quanto conta una dieta sana? Rachele Villa

L‘

alimentazione è un alleato prezioso per la salute. Ne sono fortemente convinte 9 donne su 10 intervistate nell’ambito di una ricerca svolta da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, Civil Society Participant di Expo 2015, condotta su un campione di 600 donne italiane, di età compresa tra i 35 e i 65 anni. Quasi l’80% pensa che un corretta prevenzione nei confronti di patologie come sovrappeso e obesità, malattie metaboliche e ipertensione passi necessariamente da una dieta sana e bilanciata. Anche se la tendenza è quella di seguire un regime alimentare vario ed equilibrato che soddisfi il fabbisogno giornaliero e sia scandito dalla regolarità nei pasti, attribuendo la giusta importanza a valori quali leggerezza, digeribilità e provenienza degli alimenti oltre che al gusto e al prezzo, il 40% delle intervistate dichiara che vorrebbe migliorarlo ulteriormente. «L’alimentazione è uno dei fattori che più influiscono sullo sviluppo psico-fisico, sulla produttività, sulla qualità della vita e dell’invecchiamento. Lo stretto legame tra alimentazione e salute è sottolineato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che considera nutrizione adeguata e salute dei diritti umani fonda-

mentali – ha affermato Francesca Merzagora, Presidente di Onda –. Questa nostra prima indagine rileva come, nonostante oltre la metà delle intervistate (56%) sia molto soddisfatta del proprio stile alimentare, ritenuto nel complesso sano ed equilibrato e ispirato ai principi della dieta mediterranea, 4 donne su 10 vorrebbero migliorarlo ulteriormente, aumentando, per esempio, il consumo di frutta e verdura e privilegiando cibi freschi e naturali. Ci sono, però, alcuni ostacoli che impediscono di perseguire l’obiettivo di un’alimentazione “perfetta”: dalla difficoltà di conciliare la scelta di alimenti più salutari con i gusti dei propri familiari (43%), alla mancanza di tempo da dedicare alla preparazione dei cibi (34%), dal costo elevato degli alimenti sani (32%) alla pigrizia e alla scarsa determinazione (30%)».

INIZIATIVE onda DURANTE expo 2015 Onda, da sempre impegnata sul fronte della promozione di una cultura della medicina di genere, in qualità di Civil Society Participant di Expo 2015, ha in programma per il periodo dell’Esposizione Universale numerose iniziative sul tema della salute e dell’alimentazione al femminile. Tra queste, una postazione all’interno del Padiglione Italia dedicata al Programma Bollini Rosa, vincitore del concorso “Progetti per le donne” di “WE-Women for Expo 2015” e, da ottobre, uno stand espositivo presso Cascina Triulza.

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Sugli impedimenti che ostacolano l’adozione del perfetto stile alimentare si è espresso anche Francesco Branca, Capo del Dipartimento Nutrition for Health dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: «Le donne italiane comprendono bene quanto l’alimentazione possa contribuire al proprio benessere e delle persone di cui si prendono cura. Per superare gli ostacoli che molte di loro incontrano nel garantire una sana nutrizione è necessario intervenire sull’offerta di alimenti e sui loro prezzi. Questa è una responsabilità di molti attori nella società, guidati da leggi, politiche e pratiche del settore pubblico». Infine, la senatrice Emilia Grazia De Biasi, Presidente Commissione igiene e sanità del Senato, si è soffermata sul ruolo delle istituzioni nella promozione di una corretta alimentazione durante la gravidanza: «Il ruolo delle Istituzioni è innanzitutto quello di mettere in evidenza nelle linee del percorso materno infantile l’aspetto di un’alimentazione corretta come forma di responsabilità della madre nei confronti del benessere del nascituro e coniugare prevenzione e abbassamento dei fattori di rischio per la madre e per il bambino. Un’attenzione particolare deve essere dedicata all’approccio multiculturale e alle condizioni economiche delle madri. L’universalismo del Servizio sanitario si misura anche dalla capacità di accogliere il bisogno». «La maternità – ha concluso la senatrice – non è una malattia, ma un evento meraviglioso che va vissuto con libertà e responsabilità, e dunque con la consapevolezza che ciò che la madre mangia o beve arriverà ad un soggetto in formazione, che non ha ancora difese adeguate. Uno stile di vita corretto, senza alcool, fumo, grassi ed eccessi di zuccheri rende la relazione simbiotica una relazione in salute». n


campagne informative

DIAMO UNA STOCCATA VINCENTE ALl’ictus

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l prossimo 29 ottobre si celebra l’8° edizione della Giornata Mondiale contro l’ictus cerebrale, l’iniziativa internazionale della World Stroke Organization promossa in Italia dalla Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus. In Italia l’ictus rimane un enorme problema sanitario e sociale con quasi un milione di persone che ne portano quotidianamente le conseguenze, molte volte assai gravi: l’adeguata prevenzione, la cura dell’attacco acuto e la riabilitazione richiamano ad un fortissimo e dedicato impegno da parte del Ssn che purtroppo ancora non c’è, ma qualcosa si sta muovendo grazie alla creazione di un Inter-

gruppo parlamentare che ha iniziato a occuparsi di tutte le problematiche dell’ictus. Dal 26 al 31 ottobre, A.L.I.Ce. Italia Onlus promuove, presso circa 3.000 farmacie delle principali città italiane, il controllo della pressione arteriosa e della fibrillazione atriale, anomalia del ritmo cardiaco che colpisce 1 ultracinquantacinquenne su 4 ed è responsabile per circa il 15% di tutti gli ictus e per il 20% di tutti gli ictus ischemici. Grazie a una costante prevenzione e a una attenta diagnosi precoce, però, si possono evitare ben 3 ictus su 4 causati proprio da fibrillazione atriale ed oggi sono disponibili

diversi farmaci che possono tenere sotto controllo tale malattia che, in determinati casi, può essere anche curata con apparati meccanici inseriti nel cuore e con sistemi di elettrostimolazione. Ogni anno, nel nostro Paese, vengono registrati poco meno di 200.000 casi di ictus cerebrale, dei quali 4.200 riguardano soggetti con età inferiore ai 45 anni. La mortalità a 30 giorni dopo un ictus ischemico è pari al 20% mentre in caso di ictus emorragico la percentuale di mortalità sale al 50%. Alcuni dei fattori di rischio ictus quali ad esempio sesso, età ed ereditarietà non sono modificabili, altri fattori come un’er-

rata alimentazione, l’alterazione dei grassi nel sangue, il fumo ma anche l’abuso di alcool e droga possono danneggiare le arterie in giovane età, predisponendo a possibili attacchi di ictus. Per informazioni: www.aliceitalia.org

giornata mondiale della sclerodermia

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n occasione della giornata mondiale della sclerodermia, che si è svolta il 29 giugno, l’Associazione Italiana Lotta alla Sclerodermia (Aisl), l’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatiche e il Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia (Gils) hanno aderito alla call to action della Federazione delle Associazioni Europee per la Sclerodermia (Fesca). In questa occasione le associazioni dei pazienti e i medici specialisti hanno discusso davanti ai membri del Parlamento Europeo dei problemi nella vita quotidiana e di cosa è possibile fare per migliorare la qualità di vita nelle persone affette da questa malattia poco conosciuta e fortemente

invalidante. A supporto dell’iniziativa è stato lanciato un video per far conoscere la sclerodermia che attualmente in Europa è riconosciuta malattia rara, mentre in Italia è in attesa di essere riconosciuta come tale, a dispetto delle Direttive Europee, che sono state attuate solo in Piemonte e Toscana, creando diseguaglianze regionali di accesso al trattamento e ai servizi che non sono accettabili. «La sclerodermia (o sclerosi sistemica) – afferma Gianfranco Ferraccioli, professore dell’Università Cattolica e Ordinario di Reumatologia del Policlinico A. Gemelli di Roma – è una malattia autoimmune con specifici autoanticorpi, caratteriz-

zata da fenomeno di Raynaud (dita bianche al freddo), microangiopatia trombotica e fibrosi del tessuto connettivo. Ha un andamento cronico e può essere altamente invalidante. È una malattia relativamente rara che in Italia colpisce circa 25.000 persone, con 1.000-1.200 nuove diagnosi ogni anno, prevalentemente donne (9 su 10) e può manifestarsi a qualsiasi età. La sclerodermia indurisce la pelle e gli organi interni dei pazienti e, colpendo il viso e le mani, ne cambia la fisionomia, mettendo in crisi l’identità delle persone con evidenti ripercussioni sulla vita di relazione e dell’accettazione di se stessi: per questo motivo, senso di isolamento, de-

pressione e stress sono sintomi comuni nelle persone affette». «È ancora una patologia piuttosto misteriosa per quanto riguarda le cause che la provocano e che ne determinano l’andamento – ha concluso Lorenzo Beretta, Direttore Scleroderma Unit, Irccs Ca’ Granda di Milano –. Questi aspetti poco chiari fanno sì che non esista al momento una terapia univoca per la malattia e le terapie attualmente disponibili non siano sempre efficaci in tutti i pazienti». Per informazioni: www.apmar.it www.ails.it www.sclerodermia.net luglio 2015

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le aziende informano

Symbiofem plus per il benessere della donna in menopausa

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una, azienda italiana ai vertici nel settore della produzione e distribuzione di farmaci omeopatici e di prodotti naturali d’avanguardia, presenta Symbiofem Plus, integratore alimentare innovativo, senza glutine, specifico per sostenere il benessere della donna nella delicata fase della menopausa e per contrastarne i fastidiosi disturbi. Symbiofem Plus è inoltre utile per favorire il metabolismo osseo e mantenere l’equilibrio dell’ambiente intestinale. La ricerca Guna ha selezionato componenti vegetali e nutrizionali specifici,

per un intervento nutraceutico equilibrato, costituiti da: isoflavoni, preziose sostanze vegetali estratte dalla soia, con azione estrogeno-simile naturale, utili per preservare la salute delle ossa e per contrastare i più frequenti disturbi della menopausa quali - sudorazioni notturne, vampate di calore, alterazioni del tono dell’umore, secchezza vaginale, sbalzi di pressione, e dei valori lipidici; calcio, necessario per il mantenimento di un buon metabolismo osseo, in due forme facilmente assimilate dall’organismo;

vitamina D che contribuisce sia al normale assorbimento del calcio e del fosforo sia al mantenimento del metabolismo osseo; estratto di tè verde che contribuisce all’equilibrio del peso corporeo ed è ricco in polifenoli, sostanze antiossidanti e antinvecchiamento. Completa la formulazione la Biotina, vitamina del gruppo B che favorisce la fisiologica funzionalità della mucosa intestina-

le, il metabolismo energetico, la salute della pelle e dei capelli e aiuta l’equilibrio del sistema nervoso centrale. Guna Te. 02 280181 www.guna.it info@guna.it

anno 2015: un bilancio positivo per phytogarda

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primi mesi del 2015 hanno caratterizzato un buon andamento per l’azienda veronese Phytogarda che, guidata dal giovane imprenditore Alessandro Moglia, ha ospitato lo scorso marzo i suoi clienti sulle rive del lago di Garda, in occasione del convegno “Le tecnologie produttive farmaceutiche: qualità del made in Italy”.

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L’evento, tenutosi presso l’Hotel Caesius Termae & Resort a Bardolino ha registrato un successo di partecipazione: 650 i convegnisti, 6 i relatori, 12 i prestigiosi patrocini su cui ha potuto contare il VII Convegno Nazionale Farmacisti. Lo spessore dei temi trattati, all’insegna del made in Italy, sono stati apprezzati così come il momento musicale rappresentato dall’esibizione della soprano Katia Ric-

ciarelli, testimonial aziendale. Sono state tre durante l’anno 2015, le fiere che hanno registrato una buona affluenza di visitatori presso gli stand Phytogarda: Cosmoprof, Cosmofarma e Vitafoods. Da segnalare il particolare interesse dello stand proposto alla fiera internazionale di Ginevra dove sono intervenuti numerosi visitatori provenienti dai Paesi extra Ue. L’azienda veronese è già in fase di organizzazione per i prossimi eventi del 2016: il 13 marzo e il 3 aprile sarà una delle occasioni per condividere piacevoli momenti conviviali associati ad aggiorna-

menti scientifici di interesse. L’obiettivo è mettere in evidenza la funzione sociale e il valore del medico e del farmacista sul territorio e divulgare le innovazioni tecnico-scientifiche di integratori alimentari nutraceutici e cosmeceutici made in Italy sui quali Phyto Garda concentra le sue risorse di ricerca e sviluppo, all’insegna del benessere e della salute.

Phyto Garda Tel. 045 6770222 info@phytogarda.it www.phytogarda.it


le aziende informano

linea ozonia, ozoniaterapia ad azione protettiva

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nnovares propone una linea di prodotti che prende il nome da Ozonia3000, il nome attribuito all’olio di girasole ad elevato carico di Ozono sviluppato e prodotto in proprio dall’azienda stessa. Ozonia 10 è una crema utile nella cute danneggiata. Esplica un’azione protettiva nelle condizioni di

abrasione, escoriazione, erosione, disepitelizzazione, ferita chirurgica, ulcera cutanea, in quanto crea un ambiente locale sfavorevole alla contaminazione e alla colonizzazione microbica. Utile in condizioni dermatologiche che necessitino di una detersione profonda e di uno stimolo rigenerativo come acne, dermatite seborroica e intertrigine. Favorisce la riparazione delle microlesioni e la riduzione

della flogosi e dell’edema ed è efficacemente impiegata come trattamento sintomatico anche nella malattia emorroidaria. Ozonia 15 è invece utile nella secchezza e come normalizzante della cute e delle mucose sensibili. Ozonia3000, proposto in forma di Lipogel, trae forza dalla struttura anidra della formulazione, che induce maggiore permanenza e interazione con la superficie trattata, una profonda idratazione, un’azione emolliente, lenitiva e protettiva, a maggior vantaggio delle condizioni che si esplichino in secchezza cutanea, xerosi, de-

squamazione, flogosi, ragadizzazione in genere, esiti di disidrosi, eritema e debolezza nei fattori di resistenza epiteliale. Ozoral è infine protettivo nelle condizioni di mucosite, disepitelizzazione, erosione, alterazione, ulcerazione, contaminazione e colonizzazione del cavo orale, indipendentemente dalla loro eziologia, comprese le cause iatrogene (chirurgia, farmaci). Innovares Tel. 0522 473814 info@innovares.it www.innovares.com

Linea govegan, qualità alimentare in stile vegano

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robios, azienda fiorentina ai vertici in Italia nella distribuzione degli alimenti biologici vegetariani, promuove la coltivazione di materie prime nel rispetto dell’uomo e della natura e da molti anni si dedica anche alla commercializzazione di linee di prodotti adatti a chi deve seguire specifici regimi alimentari. Dal 1978, anno della sua fondazione, Probios propone una vasta scelta di alimenti biologici, nel rispetto della salute e dell’ambiente. L’azienda ha lanciato di recente la sua nuova e inedita gamma di prodotti GOve-

gan, pensata su misura per chi sceglie lo stile di vita vegano, evitando il consumo di ogni tipo di elemento di origine animale. La nuova linea di prodotti è certificata dalla Vegan Society che per prima, nel 1944, coniò il termine vegan con l’obiettivo

di assicurare ai propri soci la qualità dei prodotti e la loro effettiva rispondenza ai requisiti “vegani”. La linea si compone di croissant di farro, vegan ciok (crema spalmabile di cacao e nocciole italiane), piadine e wrop (per merende o in sosti-

tuzione del pane) e di una gamma di specialità studiata in collaborazione con Roberto Politi, autore di libri e ricettari vegan. «Con questa nuova gamma», spiega Fernando Favilli presidente di Probios, «abbiamo voluto proporre qualcosa di inedito, mai fatto prima, a tutti coloro che per scelta personale preferiscono non mangiare prodotti di origine animale. Con la ricca varietà di sapori di GOvegan, vogliamo dimostrare che mangiare vegano non significa rinunciare al gusto». Probios Tel. 055 8985932 www.probios.it luglio 2015

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le aziende informano

contro irritazioni e arrossamenti, isomar occhi

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all’esperienza Euritalia Pharma nasce Isomar Occhi, le gocce oculari a base di acqua di mare isotonica e sterile, per alleviare irritazioni e arrossamenti dovuti al vento, al sole, alla prolungata esposizione a computer e televisione, all’inquinamento, a reazioni allergiche - e per ristabilire il migliore riequilibrio del film lacrimale. Isomar Occhi è più di una lacrima artificiale: l’acqua di mare isotonica, grazie ai minerali e agli oligoelementi in essa contenuti, assume una struttura del tutto simile alla componente acquosa del liqui-

do lacrimale, potenziando gli effetti benefici del prodotto. I componenti fitoterapici presenti nel preparato, quali la Cineraria Maritima, la Calendula, il Fiordaliso, l’Elicriso e l’Eufrasia, svolgono un’azione rinfrescante, lenitiva e reidratante. Inoltre, l’Acido Ialuronico e il Methocell, grazie alla loro spiccata azione idratante e lubrificante, consentono un’ottimale distribuzione del prodotto sulla membrana congiuntivale contrastando efficacemente la secchezza oculare. Euritalia Pharma, come per gli altri prodotti a marchio Isomar, utilizza

l’acqua del mare più pulita d’Italia prelevata dal Parco Marino delle Cinque Terre. Coperto da Brevetto Europeo per le sue caratteristiche innovative, Isomar Occhi non brucia, non contiene coloranti e si può applicare senza togliere le lenti a contatto. Il prodotto è disponibile anche in flaconcini monodose senza conservanti, particolarmente indicato per i bambini. Euritalia Pharma Via P. Gobetti, 4 Tel. 051 6649115 www.euritaliapharma.it

cleanance solaire 50+: la protezione specifica per pelli a tendenza acneica

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au Thermale Avène sviluppa prodotti di fotoprotezione performanti, efficaci e affidabili. Dal 2008, si appoggia, all’European Skin Cancer Foundation, che informa e sensibilizza il pubblico sui fattori di rischio all’origine dei tumori cutanei, attraverso specifiche campagne di prevenzione. La novità del 2015 è rappresentata da Cleanance Solaire 50+, ideale per pelli grasse e con tendenza acneica. Questo nuovo trattamento fotoprotettore dalla texture fluida e leggera, assicura una lar-

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ga protezione Uva-Uvb e un effetto opacizzante grazie al suo attivo seboregolatore. Il suo sistema di fotoprotezione esclusivo assicura efficacia e tollerabilità con un minimo di filtri e consente una protezione molto alta, fotostabile e resistente all’acqua. La presenza di monolaurina e del gluconato di zinco permette di prendersi cura dell’acne anche al sole, evitando lo spiacevole effetto rebound al rientro dalle vacanze. Le sue polveri assorbenti di nuova generazione limitano il riflesso della luce per un effetto mat. Novità anche

per la linea solare bimbo che prevede un nuovo formato da 250 ml per il Latte 50+, più conveniente, resistente all’acqua e fotostabile. Le formule dei Solari Eau Theramale Avène dedicati ai bambini contengono un sistema fotoprotettivo esclusivo dei Laboratoires Pierre Fabre che offre il massimo della protezione e della tollerabilità con un minimo di principi attivi. Pierre Fabre Italia Tel. 02 47794490 www.pierre-fabre.com www.avene.it




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