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GASTROENTEROLOGIA Per la salute dell’apparato digerente gli esperti dicono no alle diete del “senza”, sì a quella mediterranea

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PATOLOGIE RESPIRATORIE Aerosolterapia, un’alleata per la prevenzione e la cura delle malattie stagionali

FARMACOLOGIA Nella popolazione pediatrica il ricorso a terapie antibiotiche può causare un danno epatico

DERMATOLOGIA Perniosi acuta: indicazioni terapeutiche per una sindrome vascolare tipicamente invernale

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SALUTE ORALE La lingua può fornire indicazioni utili sullo stato di salute e rivelare la presenza di malattie sistemiche

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editoriale Marcella Valverde

Tempo di bilanci: passi avanti e criticità

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iamo alla fine dell’anno ed è il momento di tirare le somme di 12 mesi densi di avvenimenti. Tra i vari dati emersi, c’è quello sulla sperimentazione della Farmacia dei servizi: sta per aggiungersi a Puglia e Campania anche il Lazio con un percorso che comprende, com’è noto, tre aree di intervento: i servizi cognitivi,

tra i quali rientrano la riconciliazione della terapia farmacologica e il monitoraggio dell’aderenza terapeutica (limitatamente a tre patologie: Bpco, ipertensione e diabete); servizi di front office concentrati sul Fascicolo sanitario elettronico (attivazione, arricchimento e consultazione) e, infine, l’analisi di prima istanza con i servizi di telemedicina (Holter pressorio e cardiaco, Ecg, autospirometria) e gli screening per il tumore al colon-retto. Sono state anche definite le farmacie-target che saranno coinvolte, le tempistiche e le modalità di arruolamento dei pazienti, quelle di raccolta dei dati di monitoraggio e, non ultimo, anche i criteri di remunerazione delle farmacie. Accanto a questa buona notizia, però, è giunta anche quella, stridente, emersa dal 7° Rapporto sulla povertà sanitaria, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico e da BFResearch e realizzato dall’Osservatorio sulla

Il 2019 si chiude con

importanti passi avanti

sul fronte della Farmacia dei servizi, mentre

emergono dati sempre più preoccupanti sull’aumento

povertà sanitaria del Banco Farmaceutico. Nell’ultimo anno sono state 473mila le persone

del numero di persone

che in Italia che non sono state in grado di coprire le spese per i farmaci necessari per

che non possono curarsi

curarsi. è un fenomeno che coinvolge anche un quinto delle famiglie con figli e che ha

a causa della loro situazione

portato, nel 2019, a un totale di poco più di 1 milione di richieste di confezioni di medici-

economica. Anche in

nali agli enti che offrono questo tipo di assistenza, con un +4,8% rispetto al 2018. Inoltre, la spesa farmaceutica non coperta dal Ssn e totalmente a carico delle famiglie è passata, nell’ultimo anno, dal 37,3% al 40,3%, mentre quella coperta dal Ssn è diminuita dal 62,7% al 59,7%. Se la spesa media pro capite annua per i farmaci è di 816 €, questa cifra scende a 128 € per gli strati più poveri. Sempre secondo i dati emersi, poi, sono oltre 12,6 milio-

Europa, però, la situazione non è positiva e noi siamo fra i peggiori insieme a Spagna, Portogallo e Grecia

ni le persone che, nell’ultimo anno, hanno limitato almeno una volta le spese per visite mediche e accertamenti per ragioni economiche, tra cui quelle per la prevenzione come le visite dal dentista, le mammografie, oppure quelle per articoli sanitari, attrezzature terapeutiche, integratori e alimenti speciali. Una situazione che coinvolge pure il resto d’Europa. Secondo l’Oms, infatti, fino al 9% delle famiglie sono spinte alla povertà a causa delle spese sanitarie sostenute, specialmente per i farmaci e anche qui l’Italia è tra i peggiori. A settembre, però, gli Stati membri hanno siglato la dichiarazione dell’Onu sulla copertura universale con l’impegno di assicurare che nessuno affronti difficoltà finanziarie per colpa

delle spese sanitarie. Vedremo cosa succederà nel 2020, perciò. Intanto, buon anno.

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Patologie respiratorie aerosolterapia: un aiuto nella cura delle MALATTIE STAGIONALI

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Gastroenterologia alimentazione: no alle diete “senza”, sì a quella mediterranea

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Farmacologia uso di antibiotici e rischio di epatotossicità in pediatria

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Dermatologia indicazioni terapeutiche per la perniosi acuta

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Salute orale patologie della lingua e correlazioni sistemiche

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Sanità Salute e cura dei migranti

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Integrazione alimentare malformazioni neonatali, la prevenzione parte dall’alimentazione

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Letteratura tendinite al pollice, la nuova patologia da smartphone

Professione Salute Bimestrale di counseling e formazione alla prevenzione Direttore responsabile Giuseppe Roccucci Coordinamento editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it

SIDeMaST

Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse

Grafica Grafic House, Milano Hanno collaborato in questo numero Carla Carnovale, Giampiero Pilat, Federica Pomella, Antonia Sinesi, Marcella Valverde Vendite Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it Ufficio Abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Stampa Alpha Print srl Via Bellini, 24 - 21052 Busto Arsizio (VA)

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Medicina estetica la medicina estetica per ridurre i segni del tempo

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Attualità

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Le aziende informano

Editore Griffin srl unipersonale via Ginevrina da Fossano 67A - 22063 Cantù (Co) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it Professione Salute Periodico bimestrale Anno IX - n. 4 - dicembre 2019 Registrazione del Tribunale di Como n. 4 del 14.04.2010 ISSN 2531-8748 Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione n. 14370 del 31.07.2006 Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La proprietà letteraria degli articoli appartiene a Griffin. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.

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PATOLOGIE RESPIRATORIE / AEROSOLTERAPIA

aerosolterapia: un aiuto nella cura delle malattie stagionali di Rachele Villa

Per alleviare i sintomi di raffreddore, bronchite, bronchiolite e respiro sibilante l’aerosolterapia può essere un valido alleato

Infezioni respiratorie acute: ECCO alcuni numeri > 6-10 raffreddori all’anno per i bambini e 3-4 per gli adulti (1) > VRS, prima causa di infezioni respiratorie acute nei bimbi sotto i due anni di età (1) > 50-80% le ospedalizzazioni per bronchiolite causate da VRS (2) > 3-5 milioni i casi di influenza registrati annualmente, che evolvono in complicanze (3) > 40-50% i bimbi in età prescolare con respiro sibilante, a rischio di asma in età adulta (4,5)

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rriva il freddo e con esso raffreddori, influenza e virus responsabili delle complicanze alle basse via aeree. La prevenzione è importante e il ricorso all’aerosolterapia può offrire un supporto efficace nella gestione delle patologie respiratorie. «Le patologie invernali non si limitano a raffreddore e influenza, anzi, se trascurati entrambi possono portare a complicanze alle vie respiratorie – spiega Luisa Altomare, presidente di FederAsma e Allergie Onlus –. Freddo, errate abitudini e soprattutto i virus, si diffondono facilmente nell’aria e per contatto e, se sottovalutati, possono portare a patologie delle alte e basse vie respiratorie anche acute. Ogni autunno-inverno riceviamo, attraverso il nostro numero verde, molte richieste di chiarezza per avere risposte su come affrontare e gestire soprattutto le patologie delle basse vie respiratorie: bronchiolite, bronchiti, polmoniti, anche attraverso dispositivi come l’aerosol. La campagna “Un Respiro di Salute” prosegue il suo impegno affrontando il tema delle patologie invernali con l’obiettivo di educare sulle norme di prevenzione antivirus quotidiane, dentro e fuori casa, e su come i lavaggi nasali e l’aerosolterapia rappresentino un valido aiuto nella prevenzione e gestione delle patologie acute e croniche delle alte e basse vie respiratorie anche nei lattanti e negli anziani». Il virus respiratorio sinciziale Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) è causa principale della bronchiolite nemica dei

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PATOLOGIE RESPIRATORIE / AEROSOLTERAPIA

bimbi di età inferiore a un anno. La nebulizzazione, con lavaggi nasali, dovrebbe essere un approccio quotidiano per detergere le cavità nasali, asportare il muco del naso e correre in aiuto al bambino se respira con difficoltà. «Il VRS è la causa principale della bronchiolite un’infezione virale acuta, che colpisce bimbi di età inferiore a un anno. Ecco perché è importante non trascurare le forme parainfluenzali per evitare il contagio e le complicanze soprattutto nei lattanti. I genitori devono porre molta attenzione ai sintomi del processo infiammatorio ai bronchi e ai bronchioli che il bimbo manifesta: febbre, rinite, tosse insistente, difficoltà respiratoria, difficoltà ad alimentarsi. Nelle forme più gravi può essere presente anche disidratazione e calo dei livelli di ossigeno – sottolinea Gian Luigi Marseglia, presidente della Conferenza Permanente delle Scuole di Pediatria, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip) e Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Pavia-Fondazione Irccs Policlinico “San Matteo” di Pavia –. La bronchiolite è una patologia da non sottovalutare che può portare in alcuni casi, cattiva ossigenazione o rifiuto dell’alimentazione, anche al ricovero del piccolo paziente. Se da un lato devono quindi essere messe in atto tutte le regole antivirus per proteggere i più piccoli dal contagio (per esempio, lavando le mani prima di toccare o prendere in braccio il bambino, non toccando occhi, naso, bocca se lo si accudisce, pulendo tutte le superfici in casa potenzialmente contaminate), dall’altro ogni caso merita un’attenzione particolare e personalizzata che il pediatra deve considerare. Non esiste una terapia specifica per la bronchiolite ma curare è possibile e fondamentale. Le linee guida internazionali indicato l’ossigeno terapia come cura per migliorare la penetrazione dell’aria nelle vie aeree. Per aiutare, in generale, il bimbo

LA CAMPAGNA “UN RESPIRO DI SALUTE” Durante la stagione invernale i virus proliferano, si diffondono nell’aria e per contatto mettendo a rischio la salute delle vie respiratorie. Ecco perché la campagna educazionale “Un respiro di salute” realizzata da FederAsma e Allergie Onlus, in collaborazione con Accademia Italiana di Rinologia (Iar), Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (Simri), Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip) e resa possibile grazie al contributo non condizionato di Chiesi Italia, prosegue per educare e informare i cittadini su come per prevenire i virus stagionali e sull’impiego dell’aerosolterapia per la prevenzione e cura dei malanni di stagione e delle complicanze Per maggior informazioni: www.federasmaeallergie.org

molto piccolo a respirare meglio, si conferma valido un approccio terapeutico quotidiano con la nebulizzazione». I virus influenzali Con il freddo protagonista, i virus e l’influenza spianano la strada ad altre infezioni e riacutizzazioni respiratorie che possono protrarsi anche per tutto l’anno. La nebulizzazione aiuta a curare i sintomi delle patologie respiratorie riducendo il rischio che il virus si estenda, andando sempre più giù, causando complicanze alle basse vie aree. «Le forme influenzali, che colpiscono indistintamente tutti, adulti e piccini, spesso spianano la strada ad altre infezioni: i virus influenzali, che tendono a mutare di anno in anno ingannando le nostre difese immunitarie, mettono infatti a maggior rischio di otite, sinusite ma soprattutto bronchite e polmonite i soggetti più delicati. È fondamentale fare attenzione al contagio: i virus si trasmettono nell’aria (starnuti, tosse) e per contatto (oggetti su cui i virus si depositano). È importante quindi stare attenti alle mani (lavarle, riparare naso e bocca quando si tossisce, porre attenzione agli oggetti toccati da chi è raffreddato o influenzato) ed evitare luoghi chiusi e affollati dove i virus abbondano – chiarisce Alberto Macchi, Dirigente Primo Livello, ASST Sette Laghi Varese Clinica di Otorinolaringoiatria, Università degli studi dell’Insubria e

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La nebulizzazione aiuta

a curare i sintomi delle patologie respiratorie

riducendo il rischio che il virus si estenda, andando sempre più giù, causando complicanze alle basse vie aree

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PATOLOGIE RESPIRATORIE / AEROSOLTERAPIA

SPRUZZARE, INALARE, NEBULIZZARE: QUALI SONO I DISPOSITIVI DELL’AEROSOLTERAPIA? Spray predosati: erogano dosi prestabilite di farmaco Inalatori a polvere secca: erogano dosi prestabilite di farmaco Nebulizzazione: sistemi che nebulizzano il farmaco COME NEBULIZZARE La nebulizzazione è un sistema di somministrazione di farmaci direttamente nelle vie aeree, che trasforma il farmaco in piccole particelle di diverse dimensioni: le più grandi si depositano nelle alte vie respiratore, le più piccole nelle basse vie respiratorie, raggiungendo l’organo bersaglio e permettendo alle cure di esercitare la propria azione. È adatta a ogni età: ideale per bambini e anziani che hanno capacità di coordinamento limitate. Fonte: Un respiro di salute, Campagna educazionale sull’aerosolterapia

Bibliografia 1. www.epicentro.iss.it/ parainfluenzali/epidemiologia 2. simri.it/simri/idPage/176/ idNews/283/Bronchiolite-virale-lanemica-dei-bambini.html 3. www.epicentro.iss.it/influenza/ epidemiologia-mondo 4. Licari A, et al. La terapia inalatoria Mirata. Rivista di Immunologia e Allergologia e Pediatrica 01/2014: 32-37 5. Piacentini GL, et al. Cosa cambia nella gestione del bambino con wheezing e asma in età prescolare? Pneumologia Pediatrica 2014; 56: 5-10

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Presidente dell’Accademia Italiana di Rinologia (Iar) –. In particolare nei soggetti più delicati: donne in gravidanza, anziani, pazienti con malattie croniche, bimbi tra i 6 mesi e i 5 anni, la complicanza più comune dell’influenza è la sovrapposizione di un’infezione batterica a carico dell’apparato respiratorio che si può tradurre, ad esempio, in bronchite acuta e polmonite. È fondamentale evitare lo svilupparsi di complicanze e intervenire per sottrarsi a malattie respiratorie anche acute. La nebulizzazione o gli spray predosati, entrambi validi e che il medico sceglierà in base a considerazioni pratiche e alle caratteristiche del paziente, sono un’utile metodologia per proteggere le basse vie respiratorie: igienizzando la cavità nasale, colpita da ostruzione causata da muco e catarro, è possibile ridurre il rischio che il virus si estenda, andando sempre più giù, causando complicanze soprattutto alle basse vie aree (bronchiti, polmoniti) più frequenti nei bambini piccoli e negli anziani». Il respiro sibilante Il respiro sibilante da malattie virali, si veri-

fica soprattutto in autunno-inverno e può essere associato a un aumentato rischio di asma. È presente nel 40-50% dei bambini in età prescolare. La nebulizzazione è un sistema di cura raccomandato dalle linee guida internazionali perché non invasiva e idonea anche ai più piccoli «Un fischio acuto e continuo emesso durante l’espirazione, che preoccupa i genitori a seguito del ripetersi di crisi e difficoltà respiratoria del piccolo paziente, è sintomo evidente del respiro sibilante (wheezing) virale episodico che si verifica soprattutto in autunno-inverno ed è preceduto da un’infezione virale delle prime vie aeree. La qualità di vita del bambino è fortemente compromessa e, in concomitanza a fattori di rischio quali familiarità per allergie e dermatiti atopiche, il wheezing può essere associato ad un aumentato rischio di sviluppare asma. Per questo motivo è importante intervenire e curare con metodologie efficaci e adatte al paziente pediatrico – sottolinea Giorgio Piacentini, Professore Ordinario di Pediatria, Università di Verona, Direttore UOC di Pediatria, AOUI di Verona-Direttore Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università di Verona e Presidente della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (Simri) –. La nebulizzazione è una modalità adatta e non invasiva, idonea ai pazienti più piccoli e per questo è raccomandata dalle linee guida internazionali; risulta infatti utile per il trattamento del respiro sibilante presente nel 40-50% dei bambini in età prescolare e che può persistere nelle successive età con il rischio di sviluppare asma. Per proteggere i più piccoli è importante mettere in atto accorgimenti come: allattare al seno, riducendo così il rischio e la gravità delle infezioni delle alte vie respiratorie nei lattanti; evitare al bambino il contatto con persone infette, prevenendo infezioni delle alte vie respiratorie; ridurre le frequentazioni in ambienti chiusi e affollati, e soprattutto scegliere una corretta modalità di cura come l’aerosol».

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gastroenterologia / dieta mediterranea

alimentazione: no alle diete “senza”, sì a quella mediterranea Grazie allo studio “Pre-Di-Med” è stato ribadito il ruolo fondamentale della dieta per mantenere in buona salute l’apparato digerente. Gli esperti sconsigliano assolutamente le diete “spot” e le cosiddette diete “senza”, basate sull’esclusione di una o più categorie di alimenti

«Q di Marcella Valverde Con la consulenza di Gioacchino Leandro, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Ospedale Irccs di Castellana Grotte, Bari 10

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uando in gastroenterologia parliamo di terapia mettiamo in campo un percorso a più livelli di cui il gastroenterologo diventa il regista: un approccio farmacologico, ma anche interventisticochirurgico ed endoscopico e, non ultimo, un approccio nutrizionale e sullo stile di vita». Questo è il concetto chiave che è stato espresso da Gioacchino Leandro, direttore dell’Uoc di Gastroenterologia ed

Endoscopia Digestiva presso l’Ospedale Irccs di Castellana Grotte (Bari), durante l’evento che ha riunito a Bari, il 23 novembre scorso, oltre 200 gastroenterologi italiani in un confronto sulle terapie delle malattie dell’apparato digerente. «Lo stile di vita mediterraneo, i cui effetti benefici sono noti da oltre 30 anni, resta il modello ideale da perseguire – prosegue lo specialista. – Oggi assistiamo a una continua rincorsa a diete “spot”, alle cosiddette

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gastroenterologia / dieta mediterranea

I BENEFICI DELL’Inulina

diete “senza”, basate sull’esclusione di una o più categorie di alimenti. Niente di più sbagliato. La dieta mediterranea è ricca di alimenti ad azione pre-biotica e di fibre solubili quali l’inulina, metabolizzata dal probiota con produzione di butirrato, sostanza anti-infiammatoria. Negli ultimi anni la comunità scientifica internazionale ha dimostrato che l’aderenza alla piramide alimentare mediterranea è associata alla normalizzazione del microbiota intestinale e alla regolazione dei geni che controllano l’infiammazione. Mi riferisco in particolare allo studio “Pre-Di-Med”, Prevenzione con Dieta Mediterranea, del 2018. Numerose diete “senza” tendono a escludere cibi contenenti inulina, con conseguente sviluppo nel tempo di un pattern infiammatorio e sono quindi da mettere al bando con decisione». La dieta mediterranea come patrimonio di tutti Da queste considerazioni nasce il richiamo dei gastroenterologi italiani a riscoprire e promuovere la dieta mediterranea, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, che stiamo colpevolmente mettendo da parte a vantaggio di uno stile di vita occidentale, assolutamente dannoso. Le relazioni presentate da specialisti e docenti durante il corso nazionale hanno sottolineato alcuni aspetti che trovano conferma in una review pubblicata lo scorso 19 novembre 2019 sulla rivista scientifica internazionale Nutrients a cura di un gruppo di ricercatori spagnoli. Questo studio ha focalizzato la sua attenzione sui due cibi fluidi che fanno parte della piramide alimentare, il vino rosso e l’olio extravergine di oliva. Entrambi contribuiscono all’effetto protettivo antiossidante e antinfiammatorio, con

È un carboidrato composto da lunghe catene di fruttosio e, nonostante non sia digeribile dall’uomo, possiede doti interessanti dal momento che viene utilizzato come fonte energetica fermentescibile da parte di alcuni batteri intestinali che producono acidi grassi a catena corta, fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio del microbiota. Infatti, oltre a stimolare la digestione e la regolarità del transito, questa fibra solubile è in grado di favorire la presenza dei Bifidobacteria nel microbiota e di far diminuire, al tempo stesso, il numero di batteri nocivi. Per queste sue peculiarità, l’inulina appartiene alla classe dei prebiotici, ossia quei componenti alimentari che non vengono assimilati, ma che svolgono un’azione benefica sulla popolazione “simbiontica” residente nel colon. È per questo che ora viene aggiunta a molti integratori probiotici: infatti, il microbiota “buono” ben nutrito si riproduce a svantaggio dei batteri nocivi e migliora la sopravvivenza dei fermenti lattici. Dove si trova e quanta bisogna mangiarne L’apporto quotidiano con la dieta deve essere tra i 3 e i 15 g, non di più se non si vogliono avere disturbi intestinali: visto che l’inulina si trova soprattutto nelle verdure, chi segue una dieta vegetariana non dovrebbe avere bisogno di supplementazioni. In ogni caso, è presente principalmente nelle radici di alcune piante come cicoria o carciofi, in tuberi come quelli di dalia o nei tartufi bianchi, ma sono buone fonti anche topinambour, banane, aglio, cipolle, asparagi, porri. In alternativa, in farmacia o nei negozi di alimenti naturali si trova già in polvere: se si ha la necessità di integrarla nella dieta, va introdotta gradualmente, aggiungendola a insalate o bevande, partendo da un cucchiaino da tè (5 g circa) al giorno fino ad arrivare a 2 o 3 al massimo perché chi è particolarmente sensibile o soffre di colon irritabile potrebbe poi accusare problemi di meteorismo, diarrea o altri problemi digestivi. In sintesi, ecco i vantaggi > Favorisce la regolarità intestinale grazie alla formazione della massa che fa da “spazzino” > Ha una valenza prebiotica > Migliora l’assorbimento intestinale di calcio, ferro e magnesio > Interviene nelle attività metaboliche riducendo il rischio di ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e iperglicemia > Protegge da patologie neoplastiche come il carcinoma del colon > Contrasta i microrganismi patogeni > Accresce la popolazione dei batteri “buoni”, cioè eubiotici > Non alza la glicemia e, anzi, è adatta anche ai diabetici > Viene parzialmente assimilata, ma è poco calorica (100 kcal/100 g) e ha un indice glicemico basso

miglioramento dell’assetto lipidico, dell’insulino-resistenza e del rischio aterosclerotico, sia nella popolazione generale sia in soggetti con fegato grasso e sindrome metabolica. L’olio extravergine di oliva e il vino rosso sono infatti ricchi di polifenoli, che svolgono un’azione antiossidante, e di alcu-

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ne sostanze peculiari come gli acidi grassi mono e polinsaturi (olio di oliva) ed il resveratrolo (vino rosso): quest’ultima sostanza ha richiamato molto l’attenzione dei ricercatori in quanto è in grado di promuovere la conversione del tessuto adiposo bianco in tessuto adiposo bruno (che è quello metabolicamente attivo) mimando l’azione della restrizione calorica e dell’esercizio fisico, soprattutto se assunto nelle ore serali. «I polifenoli degli alimenti della dieta mediterranea hanno fra di loro un’azione sinergica, tanto che, se utilizzati singolarmente come farmaci, non funzionano – ha aggiunto il dottor Leandro. – Durante il corso abbiamo preso in rassegna gli aspetti terapeutici di molte patologie come, per esempio, la sindrome metabolica e il fegato grasso, vera e propria epidemia del mondo occidentale: in queste situazioni la dieta mediterranea si è dimostrata addirit-

Test: Quanta fibra c’è nella tua vita? Ecco un test da proporre ai pazienti che arrivano in farmacia e desiderano comprendere se la quantità di fibre è sufficiente per mantenere in buona salute l’intestino. Controlla se soffri dei sintomi caratteristici dell’assenza di fibre: se darai almeno 3 risposte positive, significa che il tuo corpo è eccessivamente intossicato da cibi raffinati che, oltre a rallentare il metabolismo, ti fanno scontare una maggiore fatica a mantenere la linea. Introducendo una quantità maggiore di fibre con cibi integrali, migliorerai il lavoro intestinale, avrai un maggior controllo del peso e potrai anche tenere a bada la fame emotiva. > Hai spesso fame fuori pasto, soprattutto di farinacei e dolci? > Hai spesso la pancia gonfia e soffri di meteorismo? > Di recente, il tuo intestino è meno puntuale del solito? > Hai più ritenzione idrica del solito o è aumentata la cellulite? > Tendi a prendere peso più facilmente e fai fatica a dimagrire o a mantenere il tuo peso? > Nell’ultimo periodo soffri di digestione lenta? > Soffri più spesso del solito di dermatiti, acne, arrossamenti o altri sintomi di stati di infiammazione diffusa dell’organismo? > Ti alzi da tavola ancora con il senso di fame, nonostante tu abbia mangiato a sufficienza? > Avverti spesso il desiderio di dolce, soprattutto dopo cena?

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Sì No Sì No Sì No Sì No Sì No Sì No Sì No Sì No Sì No

Con le fibre, l’indice glicemico è ok Sono soprattutto quelle solubili ad aiutare a tenere sotto controllo la glicemia: infatti, le fibre presenti nei carboidrati complessi fanno impiegare più tempo e più fatica all’organismo per liberare gli zuccheri presenti: il rilascio lento del glucosio fa sì che la glicemia non si alzi né si abbassi troppo bruscamente, con un apporto energetico distribuito in modo più equilibrato e meno predisponente ad accumuli di grasso favoriti dall’eccesso di insulina. Inoltre, come si è visto, l’effetto gelificante di queste fibre fa sì che si formi una specie di film che riveste le pareti dello stomaco e dell’intestino, con un minor assorbimento di grassi e zuccheri.

tura più efficace di un regime alimentare a basso tenore di grassi. Inoltre abbiamo mostrato come mediante alcuni accorgimenti, come l’uso di un estrattore di succo, la dieta mediterranea risulta essere il miglior regime anche in situazioni cliniche in cui l’elevato apporto di fibre potrebbe renderne più problematica l’applicazione. È il caso delle patologie infiammatorie croniche intestinali e della malattia diverticolare in fase sintomatica poiché consente di non far mancare proteine e vitamine utili in un soggetto che spesso rischia la malnutrizione. Inoltre, un’ulteriore considerazione sul vino. La dieta mediterranea raccomanda il consumo giornaliero di 1-2 bicchieri di vino rosso ai pasti che, secondo alcuni studi, avrebbero effetti positivi addirittura superiori rispetto all’astensione assoluta da alcol. La relazione fra consumo di vino e rischi sulla salute ha però una forma a “U”: per basse dosi (quelle raccomandate) è evidente l’effetto protettivo, ma il rischio sale vertiginosamente all’aumentare della quantità assunta. L’invito quindi è a un uso consapevole», conclude Leandro.

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FARMACOLOGIA / ANTIBIOTICI E DANNO EPATICO

Uso di antibiotici e rischio di epatotossicità in pediatria

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di Carla Carnovale Farmacista

Un utilizzo scorretto di farmaci, sia da prescrizione medica che da automedicazione, può influenzare negativamente la funzionalità epatica nella popolazione pediatrica. In questi casi è di cruciale importanza individuare precocemente i campanelli di allarme per garantire tempestivamente una corretta diagnosi differenziale

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a popolazione pediatrica rappresenta la fascia della popolazione maggiormente esposta al rischio di insorgenza di un ampio spettro di patologie infettive (sostenute e aggravate dalla frequentazione di asili nido e comunità scolastiche), condizione che favorisce un largo impiego di antibiotici durante il loro delicato percorso di crescita. A livello europeo, l’Italia rappresenta uno dei paesi con il più alto tasso di consumo di antibiotici nei bambini; seppur costituiscano strumenti sanitari di vitale importanza per la tutela della salute pubblica in molteplici contesti clinici, il loro ampio utilizzo, spesso ingiustificato, pone importanti criticità e considerazioni legate al progressivo incremento delle pericolose resistenze batteriche (fenomeno in crescita e non facilmente arginabile), con conseguente pericoloso declino dell’efficacia degli stessi antibiotici (1,2). Il profilo di efficacia e sicurezza dei farmaci (inclusi gli antibiotici) non sufficientemente e in maniera specifica caratterizzato nella popolazione pediatrica rende particolarmente complesso l’approccio prescrittivo in questa delicata e variegata fetta della popolazione, il cui sviluppo è in continua evoluzione. Notoriamente i bambini sono difatti molto spesso esclusi dai trial clinici, condotti per testare e attestare le caratteristiche dei farmaci, ragion per cui il loro impiego non è basato su prove specifiche in grado di stabilire con assoluta preci-

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FARMACOLOGIA / ANTIBIOTICI E DANNO EPATICO

Studio pediatrico caso-controllo: antibiotici e rischio epatotossico Mediante l’utilizzo di tre database longitudinali europei (Pedianet, registro basato su una rete di pediatri di libera scelta, Health Search-IMS, registro italiano di medici di medicina generale, e Integrated Primary Care information, registro olandese di medici di medicina generale) gli autori di un recente studio pediatrico hanno recuperato le informazioni demografiche e relative alla diagnosi di DILI (drug-induced liver injury), l’esposizione ad antibiotici, eventuali ospedalizzazioni ed esami di laboratorio/diagnostici, di un’ampia coorte di bambini e adolescenti in un largo intervallo temporale (dal 2000 al 2008). È stata accuratamente valutata l’anamnesi patologica del paziente per escludere i soggetti con evidenti problematiche epatiche pre-esistenti all’assunzione del farmaco o che avrebbero potuto predisporne l’insorgenza (infezione virale, neoplasie epatiche, epatiti autoimmuni, ittero neonatale, epatopatia genetica, disturbi del tratto biliare e trauma addominale). Sono stati individuati 938 casi di danno epatico, e 93.665 controlli. Il sesso maschile è risultato maggiormente coinvolto, con un’età media di 11,3 anni. L’insorgenza di danno epatico è stata prevalentemente riscontrata in pazienti affetti da comorbidità, come diabete, iperlipidemia, obesità, disturbi della tiroide o malattie congenite ed esposti a farmaci concomitanti, quali anti acidi, anticonvulsivanti, Fans, psicolettici, paracetamolo e antiasmatici. Le penicilline sono risultate associate al minore rischio di danno epatico (OR 2,83, IC95% 2,06-3,90), mentre i fluorochinoloni a quello più elevato (OR 13,87, IC95% 4,81-39,95). È stato inoltre riscontrato un significativo aumento del rischio di danno epatico in caso di assunzione di ceftriaxone (OR 14,35, IC95% 5,58-36,87), cotrimossazolo (OR12,98, IC95% 5,34-31,53) e claritromicina (OR 2,29, IC95% 1,04-5,07).

sione la posologia più corretta, in grado di garantire un favorevole effetto clinico con il più basso rischio di eventi avversi. La possibilità di incorrere in errori posologici o in un possibile mancato effetto terapeutico o un aumento della probabilità di manifestare reazioni avverse costituisce purtroppo un rischio reale. Epatotossicità farmaco-indotta Tra le reazioni avverse correlate all’assunzione di farmaci, l’insorgenza di epatotossicità rappresenta sicuramente uno degli eventi più comunemente riscontrabili nella pratica clinica quotidiana. A renderne ampiamente diffusa la comparsa durante un trattamento farmacologico, l’utilizzo scorretto di farmaci (sia previa prescrizione

medica che in seguito alla pratica dell’automedicazione) gioca un ruolo chiave, in quanto può influenzare negativamente la corretta funzionalità epatica dei soggetti. Sebbene la lista delle molecole potenzialmente in grado di indurre danno epatico farmaco-indotto (DILI, drug-induced liver injury) siano moltissime (circa un centinaio), l’uso degli antibiotici è una delle cause di DILI più comunemente riportata a livello mondiale, anche per via del largo impiego di questa classe di farmaci nella popolazione generale. Saper individuare precocemente significativi campanelli di allarme, suggestivi di una correlazione tra l’assunzione del farmaco e la comparsa di un sintomo indicativo di possibile danno epatico, risulta

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FARMACOLOGIA / ANTIBIOTICI E DANNO EPATICO

cruciale per garantire tempestivamente una corretta diagnosi differenziale.

Bibliografia 1. Holstiege J, Schink T, Molokhia M, Mazzaglia G, Innocenti F, Oteri A, et al. Systemic antibiotic prescribing to paediatric outpatients in 5 European countries: a population based cohort study. BMC Pediatr 2014 Jul 5;14:174. 2. European Centre for Disease Prevention and Control. Annual epidemiological report 2014. Antimicrobial resistance and healthcare-associated infections. Stockholm: ECDC; 2015. 3. Nathani M.G., et al. An Unusual Case of Amoxicillin/Clavulanic Acid-Related Hepatotoxicity. Am J Gastroenterol 1998; 93: 1363-5. 4. Gresser U. Amoxicillin-clavulanic acid therapy may be associated with severe side effects – review of the literature. Eur J Med Res 2001; 6: 139-149. 5. Reddu RK, Brillant P, Schiff ER. Amoxycillin-clavulanate potassium-associated cholestasis. Gastroenterology 1989; 96: 1135-41. 6. Ferrajolo C, Verhamme KM, Trifirò G, ‘t Jong GW, Picelli G, Giaquinto C, Mazzaglia G, Stricker BH, Rossi F, Capuano A, Sturkenboom MC. Antibiotic-Induced Liver Injury in Paediatric Outpatients: A Case-Control Study in Primary Care Databases. Drug Saf. 2017 Apr;40(4):305-315.

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Drug-induced liver injury (DILI): il quadro clinico Il quadro clinico del DILI varia sensibilmente e può erroneamente essere confuso con epatite acuta o cronica, insufficienza epatica acuta o ostruzione biliare, contribuendo a rendere difficile una sua chiara e definitiva identificazione. Fare diagnosi di danno epatico risulta infatti estremamente complicato per l’eterogeneità dei sintomi che spaziano da una lieve-moderata alterazione degli indici di funzionalità epatica all’insufficienza d’organo. L’indicazione terapeutica rappresenta inoltre un fattore di confondimento importante, concorrendo a rendere difficile stabilire un’associazione di causalità tra l’esposizione a terapia antibiotica e l’insorgenza del danno (l’infezione batterica può determinare un’alterazione dei livelli degli enzimi epatici). Le tempistiche di insorgenza del DILI sono spesso dilatate nel tempo, contribuendo così ulteriormente a ritardare un pronto intervento. La comparsa persistente di sintomi quali nausea, anoressia, malessere, affaticamento e dolore addominale nel quadrante superiore destro in corso di trattamento con farmaci potenzialmente in grado di indurre danno epatico, seppur aspecifici, comportano la necessità di effettuare specifici test di funzionalità epatica. Contestualmente, un’anamnesi accurata in grado di recuperare informazioni chiave quali le date di somministrazione e la dose dell’antibiotico, l’eventuale assunzione di altri farmaci da prescrizione e da banco o erbe medicinali, concorrerà a chiarire il quadro clinico e a stabilire, se necessario, la sospensione della terapia imputata (soprattutto se si manifestano aumenti anomali del livello di bilirubina o del tempo di protrombina).

Il DILI rappresenta una problematica ancora più complicata in ambito pediatrico in quanto la maturazione (e quindi la completa attività) degli enzimi deputati alla metabolizzazione dei farmaci è dipendente dall’età. Sebbene le informazioni recuperabili in letteratura scientifica internazionale suggeriscano che l’incidenza di danno epatico in pediatria sia sovrapponibile a quelle riscontrata nella popolazione generale, bisogna tuttavia considerare che ad oggi solo un numero esiguo di studi sono stati condotti con il preciso obiettivo di andare a valutare la comparsa di tale evento nei bambini. I dati disponibili indicano che tra gli antibiotici, l’incidenza di reazioni epatiche da amoxicillina è pari a 0,3 casi ogni 10.000 prescrizioni, mentre quella dell’associazione con il clavulanato è di 1,7 casi; in caso di terapie prolungate, il rischio sembra aumentare con l’età fino ad 1 caso ogni 1000 prescrizioni di amoxi-clavulanico (3,4), verosimilmente a causa di un accumulo dei metaboliti tossici che aumenterebbero la capacità immunizzante del farmaco (5). Nuove evidenze emergono da un recente studio caso/controllo condotto grazie all’utilizzo di databases sanitari con l’obiettivo di stimare il rischio di danno epatico da antibiotici in bambini ed adolescenti (vedi box di approfondimento). In accordo a tali recenti evidenze, l’uso di antibiotici nella popolazione pediatrica è associata a un aumento del rischio di danno epatico, con differenze tra le diverse molecole. In particolare, il potenziale rischio di danno epatico nei bambini è risultato associato all’uso di ceftriaxone, cotrimossazolo e claritromicina (6). È auspicabile un aumento del numero di studi clinici pediatrici condotti su ampie popolazioni e a lungo termine, per valutare il profilo di sicurezza anche di altri antibiotici meno utilizzati nella pratica clinica quotidiana.

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dermatologia / microcircolazione

Indicazioni terapeutiche per la perniosi acuta vascolari” richiama il complesso dei sintomi e dei segni prevalentemente clinici (cianosi acrale, pallore, eritrosi, iperidrosi, ecc.) e talora dei rilievi strumentali che interessano le regioni acrali delle estremità del corpo, (prevalentemente mani e piedi), più raramente altre strutture (naso, padiglioni auricolari, pomelli, ecc.). La relativa scarsa incidenza delle acrosindromi vascolari e la loro benignità sono state oggetto nel tempo di un’attenzione clinica minore sia sotto il profilo diagnostico sia sotto quello terapeutico. In rapporto alle modalità di insorgenza e alla loro evoluzione, tali quadri possono distinguersi nelle seguenti forme: parossistiche, permanenti, stagionali. Mentre sotto il profilo delle manifestazioni cutanee si distinguono in angiodistoniche e angiodistrofiche.

La perniosi acuta, comunemente indicata con il sinonimo di “geloni”, rientra nel campo delle sindromi vascolari angiodistrofiche stagionali ed è caratterizzata da lesioni ulcerative cutanee recidivanti che si manifestano nelle stagioni fredde, scomparendo nei periodi caldi

di Federica Pomella Specialista in Angiologia Asl Frosinone

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e acrosindromi sono affezioni che possono presentarsi sia con manifestazioni parossistiche sia permanenti, talora con aspetti intricati e, in alcuni casi, con andamento stagionale, in cui la microcircolazione risulta alterata ma la struttura tessutale organica, nella gran parte dei casi, non mostra significative modificazioni rilevabili con le comuni metodologie diagnostiche disponibili. La definizione di “acrosindromi

La perniosi acuta La perniosi acuta comunemente indicata con il sinonimo di “geloni” o impropriamente definita come eritema pernio è un quadro nosografico microcircolatorio compreso nel capitolo delle sindromi vascolari angiodistrofiche “stagionali”, caratterizzata da lesioni ulcerative cutanee recidivanti a localizzazione acrale che si manifestano nelle stagioni fredde, scomparendo nei periodi caldi. Si tratta di patologia primitiva (98% dei casi) con netta prevalenza di genere (90% femminile). Rappresenta un quadro acrosindromico nettamente correlato al clima e alle temperature ambientali (presente in Francia e nei Paesi nord europei e nord americani, sconosciuto nei paesi sub-tropicali). Manifesta una marcata prevalenza di

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dermatologia / microcircolazione

genere (le donne risultano nettamente più colpite degli uomini secondo un rapporto 8,5/9:1). Mostra familiarità (40-50%), prevalentemente la materna. È acrosindrome primitiva nella stragrande maggioranza dei casi ma può essere secondaria o subalterna a patologie anche a prognosi severa quali il lupus, alcune emopatie, le vasculiti, le crioglobulinemie (1). Fisiopatologia La perniosi appare riconducibile a uno spasmo funzionale dell’arteriola precapillare con chiusura degli sfinteri precapillari ed esclusione del letto capillare. Pertanto si determina un conseguente rallentamento circolatorio con progressiva stasi e incremento della viscosità. La liberazione distrettuale di metaboliti favorirebbe la dilatazione e l’ipotonia venulare. La desincronizzazione arteriolo-venulare, l’attivazione piastrinica e leucocitaria e la liberazione di radicali liberi, di citochine e di serotonina determinerebbero, con meccanismo a cascata, una flogosi distrettuale. Clinica La perniosi acuta compare in autunno e in inverno e scompare in estate. Spesso si associa ad altre acrosindromi dando luogo in tal caso a forme cosiddette “intricate”. La diagnosi è clinica. L’esame capillaroscopico eseguito alla plica ungueale, certamente non indispensabile alla diagnosi, può mostrare quadri simili a quelli delle vasculiti, con aspetti morfologici aspecifici di neoangiogenesi capillare, dilatazione delle anse, microemorragie ed edema. È un’affezione di gravità variabile, invalidante nel 34% dei casi (con un’incidenza di ulcerazioni valutabile intorno al 7%). Può essere scatenata da fattori diversi quali scarpe strette, attività lavorative o sportive esercitate in ambienti freddo-umidi, abitazione fredda, perdita di peso, farmaci (24%). Sovente si associa in percentuali variabili

ad altra acrosindrome vascolare quali l’acrocianosi (45%), la sindrome di Raynaud (32%), le livaedo (10%), l’acrorigosi (frequente). Le forme secondarie sono poco frequenti e il sospetto viene posto in presenza di singola lesione che dura oltre 4 settimane o che insorge nei mesi estivi. La possibile secondarietà della perniosi acuta costituisce un capitolo molto complesso della patologia. Dal punto di vista epidemiologico i dati di prevalenza delle forme secondarie presentano grande variabilità nelle diverse casistiche in letteratura. Al di là delle diverse percentuali in letteratura, la secondarietà di questa acrosindrome esiste e va tenuta nella debita considerazione. Ma quali sono le patologie a cui può sottendere la perniosi acuta? Essenzialmente il lupus eritematoso sistemico (LES) che si può presentare con un aspetto indistinguibile dalla forma banale. In questo caso si parla di lupus perniosico o perniosi lupica. In questo caso sono da ricercare accuratamente gli aspetti cutanei di lupus discoide o i sintomi e/o i segni clinici di LES. La biopsia può non essere diagnostica ma la presenza di anticorpi anti-nucleo (ANA), ipocomplementemia e altre alterazioni immunologiche potranno guidare e confortare la diagnosi. Questa forma deve essere distinta dal lupus pernio, secondario alla sarcoidosi, ma anche qui la presenza di altre manifestazioni dermatologiche o sistemiche e laboratoristiche orienteranno verso la corretta diagnosi. Altra causa di geloni secondari è la presenza di anticorpi antifosfolipidi (APLA) che vanno sempre ricercati a prescindere dalla presenza di LES. Anche la crioglobulinemia nelle sue varie forme, la macroglobulinemia e la leucemia mielomonocitica cronica sono state individuate come cause possibili

> Forma eritematosa e papulosa

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dermatologia / microcircolazione

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La perniosi va trattata attraverso adeguata

protezione dal freddo, mediante l’adozione di terapie sistemiche, con lenitivi del dolore e trattamenti topici in grado di evitare superinfezioni locali e favorire la guarigione delle lesioni

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Bibliografia 1. Bilancini S, Lucchi M. La perniosi acuta: clinica, diagnosi e terapia. Minerva Angiologica 12-3: 131-134, 1987. 2. Bilancini S, Izzo M, Lucchi M. Acrosindromi vascolari, Ed.Minerva Medica. Torino 2004. 3. Merlen JF. Les Engeleures, J Mal vasc:11 Suppl. A: 28, 1986. 4. Rustin MA et coll. The treament of chilblains with nifedipine: the results of a pilot study, a double blind placebo-controller randomised study and a long term open trial. Br. J. Dermatol 120-2:267-275, 1989.

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di subalternità di perniosi acuta secondaria, anche se in percentuali minori. Quali sono i segni di allarme che possono far sospettare una secondarietà? Innanzitutto la mancanza di stagionalità, poiché un quadro che insorge in estate è estremamente sospetto. In secondo luogo, la persistenza di una singola lesione oltre le tre settimane. Questo parametro è più delicato e di più difficile interpretazione perché non sempre il paziente riferisce con precisione l’insorgenza e il tempo di persistenza del gelone. Infine la presenza di segni cutanei o sintomi sospetti e di una capillaroscopia evocatrice di una connettivite, tenendo tuttavia presente che in un dito colpito da perniosi la capillaroscopia può evidenziare edema, emorragie o altre anomalie aspecifiche. In questo caso bisognerà rivalutare il paziente a geloni guariti. Se le anomalie capillaroscopiche regrediscono totalmente è del tutto evidente la correlazione di queste con la perniosi. Qual è quindi la condotta da tenere di fronte a una perniosi acuta? Innanzitutto un’anamnesi accurata volta a ricercare la presenza di altre acrosindromi vascolari nonché l’eventuale familiarità e la presenza di sintomi generali (sempre assenti nelle forme primitive). Deve seguire sempre un esame obiettivo accurato distrettuale e generale, non solo della cute ma anche dei vari organi e apparati e un esame capillaroscopico che potrà evidenziare eventuali aspetti evocatori di secondarietà. Nei casi sospetti risultano essenziali e ineludibili un accurato e completo dépistage immunologico, gli esami di routine ed eventualmente una biopsia cutanea. È comunque indispensabile, nei casi dubbi, seguire il paziente nel tempo per valutare la sua evoluzione clinica. Il quadro clinico dermatologico è rappresentato da papule eritematose o noduli rosso-violacei, caldi, dolenti e pruriginosi con possibile evoluzione verso l’ipercheratosi con

ragadi, bolle, emorragie e ulcerazioni. Il dolore e il prurito sono scatenati dal calore e mitigati dal freddo. Le lesioni spesso bilaterali e simmetriche (85%) sono localizzate alle dita dei piedi (82,5%) e delle mani (26,1%), a livello della regione achillea (4%), ma anche alle orecchie (1,6%), alle guance e sulla faccia anteriore del ginocchio. In rapporto alla comparsa e alla evoluzione di eventuali lesioni cutanee è possibile distinguere la forma acuta dalla forma cronica ulcerata. La perniosi può manifestarsi in differenti forme cliniche segnatamente rappresentate dall’eritematosa classica, dalla cianotica, dalla bollosa, dall’emorragico-ulcerosa, dalla papulosa, dalla puntinato-cheratosica e infine da quella a coccarda (2). Indicazioni terapeutiche In primo luogo devono essere consigliate misure di profilassi e norme comportamentali e di stile di vita, evitando perfrigerazioni e abituandosi al costante impiego di guanti nelle stagioni fredde e umide. Non esistono studi validati sulla profilassi della perniosi. Merlen suggeriva di assumere vitamina A e D durante le stagioni autunnale e invernale (3). Può essere utile instaurare una terapia farmacologica sistemica anche se non validata e sovente deludente nei risultati. Tra i farmaci più frequentemente utilizzati sulla scorta degli elementi fisiopatologici possono essere citati l’associazione diosminaesperidina, i calcio-antagonisti, gli alfa-litici e il Gingko biloba. Qualche efficacia viene riconosciuta alla iontoforesi, mentre la gran parte degli autori concorda sull’utilizzo del trattamento topico rappresentato dalla soluzione di Delater (ittiolo 3 g, hamamelis virginiana 5 g, arnica montana tintura 10 g, tintura canforata 10 g, stovaina cloridrato 0,3 g, glicerina officinale 30 g). A tutt’oggi esistono pochi studi sul trattamento delle perniosi (4).

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SALUTE ORALE / PATOLOGIE DELLA LINGUA

Patologie della lingua e correlazioni sistemiche Ipertensione, dermatiti, psoriasi, diabete e altre patologie sistemiche sono connesse a tre manifestazioni benigne della lingua: lingua nigra villosa, lingua a carta geografica e lingua scrotale

di Antonia Sinesi Igienista dentale Socio dell’Accademia italiana ricerca orale (Airo)

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a lingua è, a ragion veduta, l’organo più complesso del corpo umano. È l’organo che svolge funzioni importanti: gusto, fonazione, masticazione e deglutizione. «Fammi vedere la lingua» è una frase che ci è molto familiare, in quanto udita ogni qual volta ci visitava il nostro medico di famiglia. Guardare la lingua significava osservare l’organo indicatore del nostro stato di salute. Purtroppo oggi questa pratica si è un pò persa e invece si dovrebbe incentivarla e tornare a praticarla in quanto la lingua fornisce utili indicazioni sul nostro stato di salute o di malattia. La lingua può essere sede di processi reattivi e infiammatori che vanno identificati dal medico.

Lingua nigra villosa, lingua geografica e lingua scrotale sono tre esempi significativi. Si tratta di tre condizioni molto frequenti, ma spesso misconosciute, condizioni benigne ma spesso correlate a patologie sistemiche, talvolta anche gravi. Lingua nigra villosa Si tratta di una ipertrofia delle papille filiformi linguali che interessa il dorso della lingua risparmiando i margini e la punta. La lingua assume un aspetto peloso, si può presentare di colore bianco, giallo, marrone, talvolta nero, verdastro o addirittura non presentare nessuna colorazione. In letteratura alcuni lavori riportano valori superiori ai 18 mm di lunghezza delle pa-

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SALUTE ORALE / PATOLOGIE DELLA LINGUA

pille filiformi, mentre altri studi evidenziano una prevalenza del 40% nelle persone di età superiore a 60 anni; i pazienti oncologici, i fumatori, gli Hiv positivi, gli edentuli e quelli con scarsa igiene orale sono i più coinvolti. La lingua nigra villosa nei fumatori molto spesso è dovuta all’accumulo di pigmenti esogeni contenuti nelle sostanze ingerite o nei prodotti di combustione del tabacco che non vengono rimossi con adeguate procedure di igiene orale. L’uso abituale del tabacco porta a una prevalenza stimata del 58% negli uomini e del 33% nelle donne; l’uso di alcol e droghe per via endovenosa e anche il consumo eccessivo di caffè e di tè nero sono condizioni che comportano una maggiore prevalenza di lingua nigra villosa. Vengono chiamati in causa anche molti farmaci, in particolare alcune classi di antibiotici, antidepressivi, anticolinergici e antipertensivi. Una debilitazione generale dell’organismo favorisce l’insorgenza della lingua villosa, così come una recente radioterapia nella regione della testa e del collo. Nei pazienti non fumatori, la presenza della lingua nigra villosa può rappresentare una spia di forte debilitazione del paziente e quindi dovrebbe indurre il clinico a ricercare cause sistemiche o malattie su base autoimmunitaria o infettiva. Lingua nigra villosa: terapia In letteratura sono state proposte alcune terapie, oltre all’eliminazione dell’agente causale (fumo, farmaci ecc.). Sciacqui con bicarbonato di sodio o con perossido di idrogeno 12 volumi al 3% possono aiutare a migliorare la desquamazione delle papille filiformi cheratinizzate e sbiancare la lingua. Modifiche dello stile di vita, come l’idratazione orale, sono fondamentali insieme a un maggior consumo di frutta e verdura crude, che aiutano a migliorare questa condizione. Possono essere utilizzate pomate antibiotiche e antifungine; torna

utile l’assunzione di integratori a base di vitamine del complesso B e probiotici. In letteratura sono riportati studi che dimostrano la validità della terapia fotodinamica. L’igiene della lingua è fondamentale: debridement delicato giornaliero per rimuovere il tessuto cheratinizzato ed eliminare detriti e batteri intrappolati nelle papille filiformi, da effettuare con un raschietto per lingua o uno spazzolino. Lingua a carta geografica La lingua a carta geografica, detta anche glossite migrante benigna, è una malattia infiammatoria benigna a carattere cronico o recidivante che può interessare qualsiasi parte della lingua. Fisiologicamente la lingua è normalmente coperta dalle papille, mentre nella lingua a carta geografica si assiste alla presenza di aree in cui sono assenti le papille, aree che appaiono come “isole” lisce e rosse, spesso con bordi bianchi a cercine leggermente rialzato. L’aspetto complessivo che ne risulta può ricordare quello di una mappa geografica. Le lesioni sono caratteristicamente “migranti”, guariscono in una zona per poi spostarsi in un’altra parte della lingua, talvolta nell’arco di giorni o anche di ore. Anche se non si tratta di una condizione pericolosa, si è dimostrata una sua associazione con psoriasi, diabete, ipertensione e celiachia. Infatti, un recente studio pubblicato da Sinesi et al. Nel 2018 ha evidenziato che su una popolazione di 212 bambini celiaci, la glossite migrante benigna è presente nel 9% dei casi. Interessante è l’associazione con la psoriasi e la somiglianza istopatologica può supportare l’ipotesi che la lingua geografica sia un’espressione della psoriasi orale. Fattori psicologici come lo stress rappresentano una componente di rischio potenzialmente modificabile e in grado di influenzare la frequenza delle recidive. Nei pazienti diabetici è stata calcolata una prevalenza della lingua geografica quattro

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significava osservare l’organo indicatore del nostro stato di salute. La lingua può essere sede di processi

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reattivi e infiammatori

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volte superiore, che nel caso del diabete di tipo 1 si attesterebbe all’8%. È stata anche riportata una relazione tra lingua geografica e asma, eczema, raffreddore da fieno, livelli sierici elevati di immunoglobuline E (IgE) e dermatite atopica. La lesione è comune nei pazienti che presentano condizioni infiammatorie acute ricorrenti. Alcuni studi dimostrano infine che l’ipertensione o i farmaci ipertensivi sono fattori associati a questa condizione. L’osservazione di questa condizione, specialmente se recidivante, deve indurre il clinico a prescrivere esami emocromocitometrici per valutare eventuali associazioni sistemiche ed eventualmente una consulenza del dermatologo soprattutto se sono presenti piccole lesioni aspecifiche sulla cute.

> Immagine clinica di lingua a carta geografica

Lingua a carta geografica: terapia La terapia è finalizzatasi a ridurre il bruciore e a favorire la rigenerazione: unguenti a base di acido ialuronico, aloe vera, vitamina E, integratori a base di zinco, antistaminici diluiti con acqua in rapporto 1:4. Nei casi più gravi sono stati utilizzati preparati topici a base di immunosoppressori o di cortisonici da associare sempre con antifungini. Il regime alimentare deve assolutamente esser privo di cibi acidi e piccanti. In letteratura recentemente sono documentati ottimi risultati dopo terapia laser assistita.

Bibliografia 1. Casu C, Nosotti MG, Sinesi A, Mosaico G. Hairy tongue, geographic tongue, scrotal tongue and systemic connections: clinical images and an overview. Dentist Case Rep Vol. 3 No. 1, 30 January 2019. 2. Sinesi A, Cefola S, Viganò L, Casu C. Prevalence of benign migratory glossitis and angular cheilitis in a sample of the celiac population. International Journal of Current Advanced Research, 07(3), pp. 10878-10880.

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Lingua scrotale Caratteristicamente sono presenti profondi solchi, pieghe o fessure di variabile profondità fino a 6 mm, che si estendono sul dorso e/o sui margini laterali della lingua, disposti verticalmente o orizzontalmente lungo l’asse maggiore della lingua. Nella lingua indentata, differentemente dalla lingua scrotale, le fessure sono presenti solo nei margini. È una condizione frequente nella popolazione

e prevalentemente asintomatica. Nel caso in cui le fessure siano abbastanza profonde, i residui del cibo possono depositarsi all’interno causando infiammazione. Le papille filiformi possono risultare ingrossate e si possono avere infiltrazioni infiammatorie sottoepiteliali da parte di leucociti polimorfonucleati e linfociti. Questa condizione è più frequente negli uomini che nelle donne e il fumo è uno dei maggiori fattori predisponenti. Il numero di individui coinvolti e la gravità della patologia aumentano progressivamente con l’avanzare dell’età: negli anziani, le lesioni tendono a svilupparsi più rapidamente perché la risposta immunitaria e la capacità di riparazione del Dna risulta meno efficace; inoltre in età avanzata si associa una certa atrofia delle mucose e delle ghiandole salivari. È anche evidente una correlazione tra la lingua scrotale e la sindrome della bocca urente; così come per la lingua geografica, anche in questo caso si assiste a una maggiore prevalenza nei pazienti con psoriasi; i solchi possono insorgere nei pazienti oncologici sottoposti a chemio e radioterapia. Infine, in alcuni casi la lingua scrotale può essere un sintomo della sindrome di Melkersson Rosenthal, malattia rara caratterizzata da paralisi ricorrente del VII nervo cranico ed edema oro-facciale. Lingua scrotale: terapia Importante è la diagnosi differenziale con la sindrome di Melkersson Rosenthal, che può manifestarsi anche con la lingua scrotale. Va evitato che ci siano sovra-infezioni fungine e batteriche legate alla presenza di solchi e fessure. La lingua deve essere sottoposta a una profonda e costante pulizia e detersione giornaliera. Alcune volte la sedimentazione del cibo nei solchi può solo creare una condizione di alitosi e l’utilizzo di una garza imbevuta di una soluzione di acqua e bicarbonato può migliorare l’igiene orale.

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SANITà / IMMIGRATI E ACCESSO ALLE CURE

salute e cura dei migranti Gli immigrati, anche quelli di seconda generazione, hanno minori probabilità di accedere a prestazioni specialistiche. «Il diritto alla salute non è un diritto di cittadinanza, ma un diritto di umanità» dice Filippo Anelli, presidente Fnomceo

C’

è Guido, medico di Ancona, che ha lasciato l’ospedale, la moglie, i figli, il cane, per realizzare il suo sogno di una vita: aiutare gli altri. C’è Samuel, giovanissimo migrante libico, rimasto fermo per giorni su una nave, dopo che il suo barcone era affondato, nell’attesa che un porto accogliesse lui e i suoi compagni di viaggio. C’è Jamila, giovane donna: solo i suoi occhi rivelano il trauma che l’ha profondamente segnata. Storie di medici e di pazienti che si incrociano, si intersecano, si compenetrano sino a diventare una sola: è quanto avviene in ogni relazione di cura. È quanto avviene anche nei cinque casi di studio che concludono il corso di formazione “Salute e migrazione: curare e prendersi cura”, realizzato da Fnomceo in collaborazione con l’Osservatorio internazionale per la salute (Ois), nell’ambito del progetto “Sanità di frontiera”, disponibile gratuitamente sulla piattaforma www.fadinmed.it per tutti i medici italiani. «Il medico si trova oggi a confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni: in questo quadro, la presa in

carico della salute dei migranti non può prescindere dalla cura della salute pubblica – afferma il presidente della Fnomceo Filippo Anelli –. Il medico va dunque preparato ad affrontare situazioni che hanno una loro peculiarità: la presa in cura del migrante deve tener conto della sua provenienza, del suo vissuto, della situazione sociale, economica e culturale, dei traumi subiti e anche di alcune possibili differenze nella predisposizione a malattie e nella risposta a determinati farmaci». Come spiega Roberto Stella, coordinatore dell’Area Strategica Formazione della Fnomceo, il corso offre una visione completa del fenomeno delle migrazioni e delle ricadute sulla salute. «L’obiettivo è promuovere e diffondere la cultura della salute e dell’accoglienza, accrescere le conoscenze e le compe-

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gli immigrati hanno circa il 45% di probabilità in meno di accedere a prestazioni specialistiche e il 45% in più di usufruire

tenze degli operatori sanitari, evidenziare l’impatto socio-assistenziale e clinico dei flussi migratori sui sistemi sanitari locali e nazionali» dice Stella. «La cultura dell’accoglienza non è un fatto ideologico, ma una questione deontologica, oltreché di sanità pubblica – sottolinea Filippo Anelli –. Il nostro codice ci impone di curare tutti: all’articolo 3 enuncia, quali doveri del medico, la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. Promuovere una cultura dell’accoglienza, attraverso la formazione, soprattutto nella difficile fase della presa in cura di chi arriva sulle nostre coste, ci permette di migliorare sensibilmente il nostro sistema salute, a beneficio di tutti, e di garantire a tutti quel diritto alla salute che, ricordiamolo, non è un diritto di cittadinanza ma un diritto di umanità, che ci spetta in quanto persone».

di cure prestate nei punti di pronto soccorso. Il motivo pare sia dovuto alle barriere legate alla mancanza di informazione, alla complessità dell’apparato burocratico,

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a problemi linguistici

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Accesso ridotto agli specialisti Se la Fnomceo si preoccupa, con iniziative come questo corso, di migliorare le conoscenze dei medici, l’accesso alle cure dei migranti rimane un aspetto critico. «Per curare i migranti certamente la rimozione di ostacoli di tipo economico rappresenta una strada maestra, ma vi sono altre barriere all’ingresso che debbono essere affrontate». Lo spiega Carlo Devillanova, professore di Economia Politica all’Università Bocconi di Milano che in uno studio ha messo a confronto gli accessi a medici di base, specialisti, ospedali e posti di pronto soccorso di immigrati e italiani sulla base dei dati contenuti nell’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”. «Abbiamo identificato – spiega Devillanova – gli immigrati in base sia alla cittadinanza, sia al paese di nascita, portando così alla luce anche i percorsi sanitari degli immigrati di seconda generazione.

A parità di condizioni, gli immigrati hanno circa il 45% di probabilità in meno di accedere a prestazioni specialistiche e il 45% in più di usufruire di cure prestate nei punti di pronto soccorso. Anche gli immigrati di seconda generazione ricorrono meno degli italiani agli specialisti, ma hanno il 60% di probabilità in più di farsi curare in ospedale. Non ricorrendo al medico di base, in entrambi i casi le patologie si aggravano fino a richiedere l’ospedalizzazione o l’intervento di pronto soccorso. Il motivo di questo approccio pare sia dovuto alle barriere che gli immigrati trovano: non si tratta di barriere di tipo economico, ma legate alla mancanza di informazione, alla complessità dell’apparato burocratico, a problemi linguistici». Le norme sulle cure agli immigrati Dal punto di vista normativo, come spiega Anna Spada, medico volontario dell’Associazione Naga Onlus di Milano, il Testo unico sull’immigrazione (decreto legislativo 286/1998) prevede «che siano assicurate le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o essenziali, ancorché continuative anche a chi è irregolarmente presente sul territorio nazionale. Questo diritto viene erogato tramite il rilascio del codice Stp (che indica la condizione di straniero temporaneamente presente); il decreto stabilisce inoltre il divieto di segnalazione alle autorità». Su questo impianto si inserisce il recente “Decreto sicurezza” (decreto legge 132/2018), che prevede l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari. «L’abrogazione della protezione umanitaria porterà un maggiore tasso di irregolarità, correlato a una maggiore vulnerabilità in termini di salute: lo status giuridico, connesso strettamente alla fruibilità dei diritti economici e sociali oltre che civili, è un importante determinante di salute – spiega Mario Affronti della Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm) –. Si prefigura quindi il rischio che un numero consistente di

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SANITà / IMMIGRATI E ACCESSO ALLE CURE

I NUMERI: SONO CIRCA 6 MILIONI GLI STRANIERI DA CURARE IN ITALIa > 250 milioni di migranti al mondo > 65 milioni di rifugiati al mondo > 150mila arrivi in Italia nel 2016 > 120mila arrivi in Italia nel 2017 > 25mila arrivi in Italia nel 2018 > 5 milioni e mezzo di stranieri regolarmente residenti in Italia > 2 milioni e mezzo di questi stranieri residenti sono regolarmente occupati > 600mila in attesa dello status di rifugiato o irregolari presenti in Italia Fonte: Sanità di Frontiera - Ois (Osservatorio internazionale per la salute)

persone possa ricorrere solo alle cure mediche urgenti ed essenziali, ambulatoriali od ospedaliere, previste dall’articolo 35 del decreto legislativo 286/1998». I numeri in Italia e in Europa Per Affronti tutte le casistiche, con particolare riferimento agli immigrati arrivati negli ultimi anni, evidenziano la persistenza del cosiddetto “effetto migrante sano”, cioè un’autoselezione in partenza per cui emigrano solo persone giovani in buone condizioni di salute che poi sviluppano nel tempo il cosiddetto “effetto migrante esausto”. Infatti, al momento delle prime visite all’arrivo in Italia si osservano problematiche relative al percorso di fuga come ferite, ustioni, disidratazione, ipotermia, colpi di calore/sole, esiti di sindromi da annegamento, lesioni muscolo-scheletriche. «Per questi immigrati spesso si tratta di una migrazione forzata, in quanto necessaria a sottrarsi a una situazione di violenza e di pericolo per la loro vita e in questo senso

possono essere stati esposti a gravi eventi traumatici, tra cui violenze estreme e stupri, che avvengono sia in fase pre-migratoria, nel paese d’origine, sia durante il percorso migratorio – racconta Mario Affronti –. Ciò rende queste persone più esposte a incontrare difficoltà di adattamento nella fase post-migratoria, con possibili vissuti depressivi e disturbi cognitivi secondari al trauma che inficiano i percorsi di apprendimento della lingua e d’integrazione sociolavorativa nella nuova società». Secondo l’Osservatorio internazionale per la salute sono 250 milioni i migranti nel mondo; di questi, 65 milioni i rifugiati, persone che si trovano al di fuori del loro paese di origine a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e che, di conseguenza, hanno bisogno di “protezione internazionale”. In Italia, sono 5 milioni e mezzo gli stranieri regolarmente residenti, dei quali 2 milioni e mezzo occupati; 600mila sono in attesa dello status di rifugiati o sono irregolari: in totale rappresentano il 10% della popolazione generale. I bambini stranieri in Italia sono circa il 20%, con percentuali in alcuni paesi del nord anche al di sopra del 30%. Per Milena Lo Giudice della Federazione italiana medici pediatri «un patrimonio demografico fondamentale in un Paese in cui la natalità ha raggiunto livelli preoccupanti».

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INTEGRAZIONE ALIMENTARE / ACIDO FOLICO

Malformazioni neonatali, la prevenzione parte dall’alimentazione Un adeguato apporto di acido folico nelle prime fasi della gravidanza riduce il rischio di malformazioni del feto, ma spesso viene sottovalutato. Una legge per la fortificazione degli alimenti con acido folico potrebbe essere una soluzione di Rachele Villa

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n Italia 6 neonati su 10.000 nascono con un Difetto del Tubo Neurale (DTN), una patologia che produce malformazioni congenite di diverso grado (più o meno gravi) come la spina bifida (nel 50% dei casi), l’anencefalia e l’encefalocele. In Europa ogni anno 5000 bambini sono affetti da DTN e almeno 300.000 nel mondo sono colpiti da spina bifida. L’incidenza dei DTN potrebbe essere ridotta fino al 70% con l’assunzione di acido folico attraverso alimenti fortificati, in particolare le farine di cereali, che normalmente sono ampiamente consumate. «L’Italia potrebbe essere il primo paese europeo a dotarsi di una norma che renda obbligatoria l’assunzione di alimenti fortificati, oggi una prassi adottata in oltre 80 stati fra cui USA, Australia e Canada, ma ancora da nessuno nel nostro continente. La Società italiana di neonatologia si farà promotrice, insieme agli altri soggetti interessati, di un Disegno di legge per rendere la fortificazione degli alimenti obbligatoria», afferma il professor Fabio Mosca, Presidente della Società italiana di neonatologia (Sin), che è intervenuto sul tema in occasione della Giornata Mondiale della Spina Bifida, che

ricorre il 25 ottobre. «È fondamentale garantire il giusto apporto di acido folico all’embrione sin dal concepimento. Purtroppo in Italia solo il 30% delle donne che intendono avere un bambino seguono una profilassi volontaria corretta nel periodo pre-concezionale. È quindi indispensabile adottare una diversa strategia di profilassi, che preveda l’assunzione continuativa di acido folico con gli alimenti, in modo da garantire livelli adeguati nelle importantissime prime fasi della gravidanza, quando inizia a formarsi il sistema nervoso». I Difetti del Tubo Neurale possono essere incompatibili con la vita già in epoca neonatale, o estremamente invalidanti con esiti cognitivi e neuro-motori: alterazioni del controllo degli sfinteri, manifestazioni epilettiche, difetti del tono muscolare e neurosensoriali, paralisi cerebrale. Il percorso di cura in epoca neonatale e nelle età successive è lungo e complesso, sia per

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INTEGRAZIONE ALIMENTARE / ACIDO FOLICO

ACIDO FOLICO: dove trovarlo L’acido folico e i folati (vitamina B9) sono vitamine idrosolubili e appartengono alle vitamine del gruppo B, importantissime per l’organismo per le loro molteplici funzioni. In particolare, sono coinvolte nel metabolismo degli acidi grassi, degli amminoacidi (i “mattoni” che compongono le proteine) e degli acidi nucleici (per esempio il Dna) e sono fondamentali per la funzionalità dei

Bibliografia https://www.issalute.it/index.php/ la-salute-dalla-a-alla-z-menu/s/spinabifida#terapia https://www.gov.uk/government/ consultations/adding-folic-acid-toflour/proposal-to-add-folic-acid-toflour-consultation-document

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globuli rossi e il funzionamento del sistema nervoso. Alimenti naturalmente ricchi di folati sono quelli di origine vegetale come verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), legumi (fagioli, piselli), frutta (kiwi, fragole e arance) e frutta secca (mandorle e noci). Per quanto riguarda i cibi di origine animale, fegato, frattaglie, formaggi e uova ne hanno contenuti elevati.

le famiglie, che pagano un prezzo sociale ed emozionale molto alto, sia per il Servizio Sanitario Nazionale, richiedendo cure complesse, con importanti costi assistenziali. «Per contrastare la diffusione delle malformazioni e delle patologie legate ai Difetti del Tubo Neurale, un problema sottovalutato nel nostro Paese, serve innanzitutto collaborazione tra tutti i soggetti interessati alla salute della diade mamma-bambino: le società scientifiche, le istituzioni, le associazioni, gli operatori sanitari, ma anche i produttori di alimenti adatti alla fortificazione con acido folico – continua Mosca –. La Società italiana di neonatologia è disponibile a supportare le aziende produttrici di farine e cereali che accoglieranno la richiesta e metteranno in commercio i loro prodotti fortificati, col-

laborando attivamente, anche grazie ad una comunicazione ad hoc, per far arrivare il messaggio alle donne nel modo più chiaro possibile». L’assunzione di alimenti fortificati con acido folico, come le farine di cereali, di cui è accertata e documentata la funzione di prevenzione della patologia, è stata introdotta per la prima volta nel 1998 negli Stati Uniti. Nei paesi dove la legge prevede la fortificazione obbligatoria, i Difetti del Tubo Neurale hanno avuto un calo tra il 16% e il 58%, dati confermati di recente dal Governo inglese in occasione dell’avvio di una consultazione pubblica sulla fortificazione obbligatoria con acido folico. Secondo il “National Diet and Nutrition Survey” si stima che nel Regno Unito il 90% delle donne di età compresa tra 16 e 49 anni abbia una percentuale di folati al di sotto del livello raccomandato per ridurre il rischio di una gravidanza affetta da NTD. Le più recenti indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e il Network Italiano Promozione Acido Folico per la Prevenzione Primaria dei Difetti Congeniti, infine, raccomandano l’apporto di acido folico per la popolazione generale e per una donna in età fertile pari a 0,4 mg al giorno, a partire da due mesi prima del concepimento fino al terzo mese di gravidanza.

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LETTERATURA / TENDINITE AL POLLICE

tendinite al pollice, la nuova patologia da smartphone Una ricerca ha individuato un cambiamento generazionale nell’utilizzo del pollice dovuto al frequente uso dei cellulari, mettendo in luce una correlazione diretta tra questa abitudine e il dolore al pollice di Giampiero Pilat

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in dalla sua comparsa sul mercato, il cellulare è stato additato come possibile fonte di rischi per la salute in base all’ipotesi, tuttora non dimostrata, che le onde elettromagnetiche emesse possano svolgere un’azione nociva sull’organismo. Ora però i ricercatori dell’Università di Malaga, in Spagna, chiamano in causa gli onnipresenti telefonini per un’altra ragione, evidenziando come il loro utilizzo continuo, soprattutto tra i giovani, vada di pari passo con il diffondersi di nuove patologie a carico del dito pollice. Realizzata in collaborazione con un team italiano della Fondazione Don Gnocchi e uno statunitense della Gannon University, la ricerca ha individuato un cambiamento generazionale nell’utilizzo del pollice dovuto proprio al frequente uso dei cellulari. «Abbiamo scoperto una correlazione diretta tra l’occupazione e le abitudini delle persone e il dolore al pollice» ha dichiarato Raquel Cantero, che all’Università di Malaga è professoressa presso il dipartimento di Fisioterapia, rilevando che le patologie stanno cambiando e i pollici atrofizzati si presentano con maggiore frequenza all’osservazione dei clinici, tanto che già si parla esplicitamente di tendinite da iPhone. L’esperta sottolinea che giovani e ado-

lescenti non esercitano con la stessa frequenza delle generazioni precedenti l’azione di presa e a scuola la scrittura è meno frequente, essendo sostituita sempre più spesso dall’utilizzo di dispositivi touch-screen. La fisioterapista è arrivata a prevedere che questi gesti protratti possano portare a modificazioni e persino a un’evoluzione della conformazione della mano stessa e ha delineato una possibile linea di ricerca da portare avanti su questo tema. «Se pensiamo a quello che è successo alla struttura cerebrale dei primati quando hanno abbandonato la loro vita prevalentemente arboricola per muoversi sul terreno e a come hanno iniziato a utilizzare le mani in modo differente, viene da chiedersi – ha detto la professoressa Raquel Cantero – se, con il passare del tempo e con il protratto cambiamento delle nuove generazioni nell’uso del pollice, il dito chiave nella funzionalità della mano, non si produrrà un nuovo mutamento fisiologico». Intervenuta lo scorso giugno a Berlino in occasione del più importante congresso internazionale dedicato alle patologie della mano, la ricercatrice spagnola ha proposto questa problematica alla riflessione degli esperti, oltre a presentare alcune tecniche minimamente invasive per alleviare il sempre più diffuso dolore al pollice.

Bibliografia 1. Villafañe JH, Cantero-Tellez

R, Berjano P. The hominid thumb and its influence on the employment during evolution. Reumatismo. 2019 Apr 1;71(1):51-52.

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medicina estetica / percorsi personalizzati

La medicina estetica per ridurre i segni del tempo Per una pelle luminosa e compatta è necessario agire su più fronti, abbinando uno stile di vita sano a un percorso personalizzato definito in base alle caratteristiche della pelle e al suo grado di photoaging

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di Rachele Villa

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ole, smog e stili di vita non corretti agiscono sullo stato di salute della pelle, indebolendo la sua funzione di barriera contro gli agenti esterni e invecchiandola. «Avere una pelle sana significa non solamente poter fare affidamento su una buona difesa, ma anche avere un aspetto più giovane – osserva Patrizia Gilardino, medico estetico –. Prendersi cura

della propria pelle però non è una cosa che possiamo fare saltuariamente: occorre un approccio globale e quotidiano che passa dalla scelta di cosa mettiamo in tavola e di come la idratiamo e puliamo. Anche la medicina estetica richiede una visione complessiva. Spesso infatti ci si focalizza su una macchia, una ruga o una leggera lassità e non si considera tutto l’insieme», sottolinea la specialista. «È però importante andare oltre i piccoli inestetismi e intraprendere un percorso di cura». Due i fattori di partenza: «Arrivare a una stimolazione della produzione di collagene e a una riattivazione delle funzioni cel-

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medicina estetica / percorsi personalizzati

lulari di tutto lo strato cutaneo; solo così la nostra pelle può riacquisire luminosità e compattezza, riducendo di conseguenza i segni del tempo, quali macchie e piccole rughe, e gli effetti di stili di vita non corretti», sottolinea la dottoressa. «Ogni percorso deve essere personalizzato sulla base delle caratteristiche della propria pelle e del grado di photoaging». I trattamenti soft: esfoliazione, needling e biorivitalizzazioni Nelle situazioni lievi, dove si riscontrano perdita di luminosità, piccole macchie e rughe sottili, si può partire dal peeling. «Una leggera esfoliazione per togliere le cellule morte e uniformare l’incarnato – spiega l’esperta –. Serve anche come base per trattamenti successivi perché predispone in modo soft la pelle a una stimolazione più profonda». Indicato anche il needling che «va a stimolare la produzione di collagene attraverso un manipolo dotato di sottilissimi aghi. È uno strumento particolarmente versatile che può essere modulato per pelli anche più sensibili di viso, collo e décolleté». Biorivitalizzazioni e biostimolanti invece vanno a restituire idratazione profonda. Onde d’urto, ultrasuoni focalizzati e luce pulsata: i trattamenti per contrastare il photoaging moderato Con un photoaging più accentuato, ovvero davanti a una maggiore presenza di macchie e una moderata perdita di tono delle pelle con un rilassamento iniziale, la strada principe è quella delle onde d’urto, tra i trattamenti più efficaci per la riattivazione delle funzioni cellulari. «Agiscono direttamente sul metabolismo cellulare: hanno un effetto rigenerativo importante e permettono di restituire tonicità alla pelle e di mantenerla più sana nel tempo», spiega la specialista. Utili anche il

needling più intenso e gli ultrasuoni focalizzati che si basano sulla tecnologia Hifu (High intensity focused ultrasound): «Qui è possibile agire in profondità per una ridensificazione del derma e ottenendo un aumento del tono dei tessuti, quindi un effetto lifting sull’area trattata. Per le macchie, la luce pulsata». Laser frazionato in caso di photoaging avanzato A fronte di una situazione più marcata, con rughe profonde, macchie e cedimenti consolidati, i trattamenti devono essere un po’ più incisivi. «Quindi, meglio ricorrere come primo approccio al laser frazionato che, oltre alla produzione di collagene, attenuta anche le macchie, elimina le piccole rughe e riduce quelle più profonde migliorando globalmente la texture cutanea. Proseguire poi con un percorso di mantenimento con onde d’urto o ultrasuoni focalizzati».

> Patrizia Gilardino

Anche lo stile di vita gioca un ruolo chiave Valgono sempre le raccomandazioni di seguire uno stile di vita corretto, ponendo attenzione all’alimentazione. «A tavola, meglio scegliere prodotti con le vitamine A, C ed E», osserva Gilardino. La prima agisce sullo strato profondo dell’epidermide inducendo una rapida moltiplicazione delle cellule e si trova nelle carote, nelle verdure a foglia verde e nei frutti di colore arancione; la vitamina C, essenziale per la sintesi del collagene, si trova negli agrumi, nei kiwi e nell’ananas; la vitamina E, invece, importante per mantenere l’idratazione dei tessuti oltre che antiossidante, è presente, tra gli altri, negli spinaci, negli asparagi e nei cereali integrali. «Inoltre – conclude la dottoressa Gilardino – rispettare i tre cardini: pulizia, idratazione e protezione dal sole».

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attualità

La formazione professionale del farmacista a Cosmofarma Exhibition L’edizione 2020 mette al centro il tema dell’aggiornamento professionale con focus per incrementare le competenze del farmacista e fornire gli strumenti necessari al miglioramento del suo lavoro La formazione professionale è il tema principale della 24a edizione di Cosmofarma Exhibition, momento di incontro e business a livello europeo rivolto alla farmacia e a tutti gli operatori del comparto farmaceutico, in programma a Bologna dal 17 al 19 aprile (per info: www. cosmofarma.com). Quest’anno infatti Cosmofarma propone “La formazione al centro” come claim della campagna pubblicitaria per promuovere e valorizzare l’aggiornamento professionale del farmacista al fine di maneggiare gli strumenti più avanzati di cura e di prevenzione rivolti all’assunzione di farmaci e a sostegno di programmi rivolti all’aderenza terapeutica. Osservando la realtà vediamo che oggi il ruolo della farmacia si sta evolvendo da quello di semplice intermediario e rivenditore a quello di consulente esperto in salute e benessere, un cambiamento che

ha subito un’accelerazione negli ultimi anni con le novità legislative e l’ingresso di nuovi attori sul mercato. È necessario quindi puntare proprio sulla formazione professionale, tema accolto con grande entusiasmo dalle aziende espositrici, al fine di acquisire gli strumenti metodologici necessari alla comprensione e al miglioramento del proprio lavoro. Per sviluppare questo percorso è necessaria una “formazione” vincente, nel senso di una “squadra” sinergica e interconnessa, di cui fanno parte farmacista, medico e cliente/paziente. Per questo è importante trovare occasioni di incontro per sviluppare e accrescere una relazione di collaborazione fra i due professionisti concepita in senso positivo senza sovrapporre minimamente i due ruoli. Cosmofarma Exhibition si articolerà in diversi eventi, conferenze e workshop rappresentando un’eccezionale opportunità di aggiornamento, confronto e discussione. La scorsa edizione ha proposto più di 80 convegni a cui hanno partecipato oltre 33.000 visitatori per contribuire alla formazione degli operatori presenti e alla divulgazione di nuovi scenari.

Il programma formativo 2020 seguirà 4 filoni tematici: Formazione, verrà sviluppato nelle sue più svariate articolazioni grazie all’intervento di partner ed esperti di riconosciuta competenza; Manageriale & Digital, con spunti per rendere più competitiva la farmacia, attuando una gestione più strategica che sappia rispondere alle nuove esigenze del mercato utilizzando al meglio le tecnologie rese disponibili dallo sviluppo tecnologico e digitale; Scientifico, con il coinvolgimento di medici e studiosi sui temi di maggior rilievo per la farmacia, con approfondimenti per incrementare le competenze del farmacista; Istituzionale, con tematiche relative allo scenario politico, economico e legislativo del settore. Per proporre a operatori e aziende della salute un percorso espositivo dai contenuti ancora più ricchi, da quest’anno si rafforza la collaborazione tra Cosmofarma Exhibition ed Exposanità, la prima fiera italiana dedicata al settore sanità e all’assistenza, che si svolgerà a Bologna dal 15 al 17 aprile 2020. L’obiettivo è quello di proporre ai visitatori di entrambe le manifestazioni una panoramica ancora più ampia di servizi e prodotti dedicati alla salute, favorendo un dialogo concreto che contribuisca a generare servizi sempre più personalizzati ed efficaci per la salute del cittadino. Da tutto questo nasce il progetto Bologna Capitale della salute, città di riferimento per questo settore.

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DiaDay 2019: monitoraggio in farmacia conferma la scarsa aderenza alla terapia Sono dati allarmanti quelli che emergono dall’iniziativa di Federfarma che quest’anno ha coinvolto solamente i cittadini con diabete conclamato: più della metà degli intervistati dichiara di non seguire la terapia Il 63% dei pazienti affetti da diabete non rispetta correttamente la terapia prescritta dal medico: il 25% non la segue affatto, mentre il restante 38% la segue in maniera discontinua. Il preoccupante dato emerge dal monitoraggio gratuito dell’aderenza alla terapia effettuato in oltre 5.500 farmacie su 16.700 diabetici, dall’11 al 16 novembre in occasione del DiaDay 2019. In particolare, sorprende che, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato considerando la gravità della loro condizione, i diabetici di tipo 1 hanno percentuali di aderenza bassissime. Infatti, anche per essi, i risultati indicano bassa aderenza nel 29% dei casi, media aderenza nel 38% dei casi e alta aderenza solo nel 33% dei casi. Risultati altrettanto preoccupanti si registrano nei pazienti affetti da diabete di tipo 2. La scarsa aderenza alla terapia nei diabetici di tipo 1 è gravissima perché mette a repentaglio la vita dei pazienti che vanno incontro a complicanze e fa lievitare i costi socioeconomici, determinando la necessità di terapie aggiuntive, ulteriori prestazioni e ricoveri. «Sono dati allarmanti – ha affermato il vicepresidente di Federfarma Vittorio Contarina, coordinatore dell’iniziativa –. Un’aderenza così scarsa alla terapia da parte dei pazienti diabetici comporta conseguenze gravissime per la salute, oltre che enormi costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Dopo due edizioni 36

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focalizzate sulla ricerca di persone che non sapevano di essere diabetiche o a rischio, nelle quali la farmacia ha dimostrato il suo ruolo nell’attività di screening e prevenzione, quest’anno ci siamo occupati del monitoraggio del paziente cronico, cercando di valutare il grado di aderenza dei diabetici alla terapia prescritta dal medico. È questo un modo per accompagnare il paziente nel suo percorso di cura, convincendolo a correggere gli errori e ad adottare i comportamenti più adatti per migliorare l’aderenza alla terapia. Quest’anno – continua Contarina – il numero di rilevazioni è stato inferiore rispetto agli anni passati, perché nelle due edizioni precedenti sono stati coinvolti tutti i cittadini, mentre in questa terza edizione solo i cittadini con diabete conclamato». «Il DiaDay è un’iniziativa che si inserisce perfettamente nell’evoluzione in atto, che sta trasformando la farmacia da luogo di erogazione del farmaco a luogo

DIADAY 2019: I NUMERI Hanno partecipato all’iniziativa: 5.654 farmacie (di cui il 50,83% al Nord, 16,78% al Centro, 32,38% al Sud) Sono stati monitorati: 16.753 pazienti diabetici (di cui 39,94% al Nord, 18,61% al Centro e 41,45% al Sud)

in cui si dispensa salute – ha commentato il presidente di Federfarma Marco Cossolo –. Insieme al farmaco, il farmacista fornisce una serie di informazioni e consigli per la sua corretta assunzione e per massimizzare l’efficacia della cura con stili di vita adeguati. Il diabete è una patologia molto diffusa: si calcola che una maggiore aderenza alla terapia da parte dei diabetici, così come da parte di pazienti affetti da altre patologie altrettanto comuni, permetterebbe al Ssn considerevoli risparmi da investire nella prevenzione e nel miglioramento dell’assistenza sanitaria al cittadino». «Il DiaDay è un appuntamento importante per i cittadini e per le farmacie, soprattutto in questo momento che vede ai nastri di partenza la realizzazione concreta della farmacia dei servizi – ha affermato il segretario di Federfarma Roberto Tobia –. Con l’approvazione delle linee guida per l’attuazione dei nuovi servizi, si accelera l’evoluzione di una farmacia sempre più orientata verso le necessità di salute e benessere dei cittadini. La sperimentazione darà conferma del fondamentale ruolo svolto dalla farmacia sul territorio nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. La non aderenza alla terapia è fonte di spreco e la farmacia può fare molto per combatterla, consentendo così di utilizzare al meglio le risorse in favore della collettività». Rachele Villa

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Fabbisogno proteico nei bambini: a ciascuna età il giusto apporto Le proteine svolgono un ruolo di chiave nel mantenimento di un buono stato di salute ma troppo spesso se ne consumano in quantità eccessiva senza rendersene nemmeno conto Le proteine sono un elemento essenziale nella crescita dei bambini, ma possono rappresentare anche un pericolo per l’organismo, soprattutto nei più piccoli: complicanze a livello renale, modifiche dell’appetito e obesità sono alcuni dei rischi principali di un eccessivo consumo di proteine. I bambini di età inferiore ai 3 anni non devono superare il 12% di apporto proteico giornaliero. A raccomandarlo è la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), che nell’ambito del progetto di educazione nutrizionale Nutripiatto ha emesso alcune raccomandazioni per un corretto consumo di proteine. Le proteine: i “mattoni” dell’organismo Fondamentali a tutte le età, ma soprattutto in età pediatrica, le proteine rappresentano i “mattoni” necessari a costruire nuovi tessuti e riparare quelli danneggiati. Sono 5 le categorie alimentari considerate fonte primaria di proteine (carne, uova, pesce, legumi, latte e derivati). A mettere in evidenza la giusta ripartizione nell’arco di una settimana è la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, che raccomanda 4 porzioni di legumi, 4 di pesce, 1 uovo a settimana, 1 porzione di carne rossa, 2 porzioni di carne bianca e 2 porzioni di formaggio. Le proteine sono in realtà contenute,

sebbene in quantità inferiori, anche in altri alimenti: pasta, cereali, orzo, farro, avena, frutta secca, castagne, persino alcuni frutti e ortaggi. Basti pensare che una porzione di crusca di frumento apporta lo stesso quantitativo proteico di un vasetto di yogurt. «È di estrema importanza prestare attenzione al nostro introito proteico e consumare una sola fonte primaria di proteine ad ogni pasto – sottolinea Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps – da scegliere, dunque, tra legumi, carne, pesce, uova o latte e derivati, ma mai combinandole nello stesso pasto. Troppo spesso si eccede nel consumo di proteine senza rendersene conto, come nel caso del panino con formaggio e prosciutto. Le proteine svolgono un ruolo di base nel mantenimento di un buono stato di salute pertanto, nel rispetto generale di sane abitudini alimentari, la costante attenzione alla frequenza di rotazione consigliata delle fonti proteiche, unitamente al consumo di porzioni equilibrate, è in grado di preservare e promuovere la salute dei nostri bambini». L’indicazione prudenziale proposta dai Larn (Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana, 2014) per i bambini al di sotto dei 3 anni è prevedere un apporto proteico quotidiano che si trovi all’interno del range 8-12% dell’energia totale e comunque perentoriamente al di sotto del 15% dell’e-

nergia totale giornaliera. «Dai 3 anni in poi, sulla base delle indicazioni del Larn – aggiunge la Lisa Mariotti, Nutrizionista Pediatrica Dipartimento Medicina dell’Infanzia e dell’età Evolutiva Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, consulente nutrizionista Sipps – per l’apporto proteico è bene rimanere nell’intervallo di riferimento 12-18% sulle calorie giornaliere. Il pericolo di un consumo eccessivo può portare a complicanze a livello renale, sovrappeso/obesità e modifiche dell’appetito». «Le proteine non sono tutte uguali – conclude Leo Venturelli, Responsabile comunicazione Sipps – quelle di origine animale si definiscono complete, in quanto una singola porzione dell’alimento che le veicola è in grado di soddisfare pienamente il fabbisogno dell’organismo in termini proteici. Al contrario, le proteine derivanti da fonti vegetali quali i legumi si definiscono incomplete: in tal caso, una singola porzione non copre i fabbisogni proteici dell’organismo; per raggiungerli, è necessario consumare insieme un’altra fonte alimentare. Il classico consumo di pasta e fagioli è l’esempio principe di questo concetto: combinando le proteine dei legumi con i cereali la qualità proteica viene migliorata per via di una reciproca integrazione, permettendo di raggiungere il fabbisogno proteico ideale». Rachele Villa dicembre 2019

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Uomini e prevenzione urologica: ancora pochi i controlli di diagnosi precoce Secondo quanto emerge dalla ricerca promossa dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, l’80% degli uomini non è mai andato dall’urologo e ricorre alle visite solo quando le patologie sono già manifeste In Italia, oltre la metà degli uomini (53%) ha paura del tumore alla prostata, più che di quello al polmone, ma solo 1 su 4 ha effettuato un esame di controllo, per lo più per scelta personale o per aver avuto qualche sintomo. La maggioranza degli uomini (81%) sa che il tumore alla prostata è il più diffuso ma dimostra una scarsa conoscenza (28%) delle funzioni di questa ghiandola. Sono questi i principali risultati della ricerca “Uomini e prevenzione urologica: è una cosa da maschi” condotta da SWG per la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori in occasione del mese di novembre dedicato alla prevenzione dei tumori urologici. Diagnosi precoce resta una prerogativa femminile «Il fatto che l’80% degli uomini non sia mai andato dall’urologo – afferma il professor Francesco Schittulli, presidente LILT – è un dato preoccupante, perché significa che si ricorre alle visite solo quando le patologie sono già manifeste e conclamate, quando invece sarebbe fondamentale, specialmente superati i 50 anni di età, rendere periodico il controllo, come lo è la mammografia per le donne. Con la campagna ‘Percorso Azzurro’, che vede impegnate in diverse iniziative tante delle nostre sezioni sparse su tutto il territorio nazionale, LILT intende sensibilizzare gli uomini sull’importanza della prevenzione e della consapevolezza sui 38

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Fonte: Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori

rischi, legati talvolta anche a piccoli disturbi spesso trascurati, per tenere lontane tante patologie aggressive per la salute maschile». «Sottoporsi a visite di diagnosi precoce resta ancora una prerogativa femminile – aggiunge il professor Marco Alloisio, presidente LILT Milano – anche se il 62% degli uomini è consapevole che i controlli urologici sono la via principale per una prevenzione efficace. Per parafrasare il titolo della ricerca SWG, “non è una cosa da maschi” occuparsi della propria salute. Anche se i dati ci dicono che 1 uomo su 9 si ammala di tumore alla prostata e quello ai testicoli è la neoplasia maschile più frequente tra gli under 50. È quindi importante rafforzare e diffondere il più possibile le campagne informative al maschile affinché si diffonda anche tra gli uomini, come già avviene per le donne, la sana abitudine a prendersi cura di se stessi. Ed è anche necessario un ulteriore

coinvolgimento dei medici di medicina generale: la loro capacità di persuasione nei confronti dei pazienti è infatti elevata e, per quanto riguarda i tumori maschili, può fare la differenza nell’avvicinare gli uomini alle visite di controllo». I tumori “maschili” Oltre a quello alla prostata, gli altri tumori prettamente maschili sono quello al testicolo e il carcinoma del pene: anche per queste patologie la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale. «I tumori urologici nel maschio, a parte quello della prostata e parzialmente quelli della vescica, sono considerati rari, ma questo non significa che siano da sottovalutare – chiarisce Roberto Salvioni, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Urologica della Fondazione IRCCS –. La curabilità è molto buona ma questa avviene se vengono prevenuti o diagnosticati precocemente». R.V.

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Farmaci e parafarmaci per gli over 65 arrivano a casa con LloydsFarmacia LloydsFarmacia, insegna del gruppo Admenta Italia, presenta un nuovo servizio a sostegno della fascia di popolazione più fragile: nei tre mesi più freddi dell’anno, per gli over 65 arriva la consegna gratuita a domicilio di farmaci e parafarmaci, nelle città di Bologna, Cremona, Milano, Parma, Prato e Roma. Per tutto dicembre 2019 e fino al 29 febbraio 2020, tutti gli ‘over 65’ che lo desiderino potranno prenotare telefonicamente

farmaci e parafarmaci dalla LloydsFarmacia più vicina e riceverli comodamente a casa. Se necessario, il servizio di consegna curato dalla società incaricata Pharmap prevede inoltre, su richiesta del cliente, il ritiro della relativa ricetta, presso il medico di medicina generale di riferimento che avrà cura di indicare in quale farmacia dovrà essere consegnata. Il servizio, rivolto alla fascia di popolazione particolarmen-

te soggetta a patologie croniche e relativa assunzione farmaci, vuole sostenere concretamente l’aderenza alla terapia: un tema sempre più centrale e fondamentale per la salute del paziente e per il contenimento della spesa pubblica. L’iniziativa è realizzata con il contributo di Bayer Italia e coinvolge un totale di 146 LloydsFarmacia. Per informazioni: www.lloydsfarmacia.it/consegna-domiciliare

Corretta postura sui banchi: le indicazioni degli ortopedici La Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot) ha diffuso un decalogo con consigli utili sulla corretta postura dei ragazzi. Fondamentale mantenere le spalle e il tronco in posizione eretta, sia quando sono seduti sia quando sono in piedi, sia quando studiano, leggono, scrivono, passeggiano, chattano o giocano, dicono gli esperti della Siot. Questo per evitare l’insorgenza e/o l’aggravamento della cifosi dorsale e lordosi lombare che possono portare a gravi deformità ossee. Il decalogo della Siot 1. Indossare zaini leggeri: è tollerato un carico non superiore al 15% del peso corporeo del ragazzo; in casi superiori, troppi libri da portare a scuola e troppo pesanti, preferire il trolley. 2. Per questo motivo sarebbe auspicabile che tutte le classi fossero dotate di armadietti porta libri personali per gli studenti.

3. Sui banchi di scuola cercare di mantenere la posizione corretta del tronco. 4. Per quanto possibile, a scuola cercare di far osservare (anche a casa del resto) il rapporto ideale tra la seduta e il piano dello scrittoio: quest’ultimo dovrebbe essere più o meno all’altezza della linea del seno. Si può ottenere usando una sedia più bassa o uno scrittoio più in alto. 5. Controllare che le sedie a scuola (ma anche a casa) abbiano lo schienale rigido e alto e con un angolo di 90° con la seduta. Questo dovrebbe favorire la migliore postura possibile purché il ragazzo stia seduto con il bacino e le spalle aderenti allo schienale stesso. 6. Praticare sempre attività motoria a scuola e, oltre all’educazione fisica settimanale in palestra, sarebbe buona norma eseguire 10 minuti di esercizi in classe a metà giornata. 7. Per una buona postura è fondamenta-

le anche avere in classe una illuminazione ottimale sia di luce naturale che di luce artificiale. La scarsa illuminazione, infatti, causa uno sforzo maggiore degli occhi, che si accompagna ad una alterazione della postura. 8. Per lo stesso motivo è importante che la lavagna in classe sia alta e ben visibile e che la distanza di questa dai banchi non sia eccessiva. 9. In tutte le scuole si va diffondendo l’uso di tablet: se da un alto questo dovrebbe ridurre il peso dei libri da utilizzare, dall’altro bisogna fare attenzione alla postura durante l’uso di questi ausili elettronici. È infatti dimostrato che il loro utilizzo giornaliero in modo smodato e incontrollato (insieme agli smartphone: vero allarme sociale) è causa di cifosi dorsale. 10. Corollario irrinunciabile del punto precedente: vietare l’uso di smartphone in classe. R.V. dicembre 2019

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aNNURMETS HAIR: quando i capelli ci lasciano troppo presto!

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nnurMets hair” nasce dagli studi condotti dal professor Ettore Novellino e dal Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, da lui coordinato. Si tratta di un integratore alimentare naturale, a base di Melannurca Campana IGP, Selenio, Biotina e Rame. I numerosi trial clinici effettuati hanno dimostrato che l’assunzione di due compresse al giorno, per almeno 3 mesi, arresta efficamente la caduta dei capelli e ne promuove la crescita e il rinfoltimento. L’elevato contenuto di procianidine presente in “AnnurMets hair” raddoppia la fase ANAGEN del ciclo vitale

del bulbo pilifero, favorendo crescita, allungamento, e trofismo dei capelli. Completa la gamma “AnnurMets hair Lozione”, da associare alla terapia in compresse, per potenziare l’effetto anticaduta ed ottenere risultati ancora migliori. Prodotto da La Sorgente del Benessere srl 03014 Fiuggi (FR) Distribuito da Farcomed Tel. 081 5845178 Casoria (NA) farcomed@gmail.com

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Immagine 1. Prima del trattamento. Immagine 2. Dopo 90 giorni di trattamento.

DENTOSAN® TECH, sempre al fianco di professionisti e pazienti

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ENTOSAN® è il celebre marchio di Recordati dedicato da sempre ai prodotti per la corretta igiene orale: anche per il 2019 l’azienda conferma il suo impegno a fianco dei professionisti della salute e dei pazienti attraverso importanti novità. Tra queste, la nuova linea di spazzolini DENTOSAN® tech, composta da sette specifiche tipologie che svolgono un’azione antiplacca nel rispetto di smalto e gengive. Tra le caratteristiche principali, questi spazzolini hanno la testina compatta, le setole con punte arrotondate, il manico ergonomico e il collo lievemente curvo, il tutto appositamente studiato per rispondere a ogni tipo di esigenza. Infatti, la linea 40

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comprende Sensitive, adatto in caso di ipersensibilità dentinale, Morbido, dall’azione delicata su gengive e smalto, Medio, con setole a taglio piano, Parodontale, ideale per l’utilizzo post chirurgico e in caso di problemi gengivali, Ortodontico, perfetto per chi utilizza apparecchi ortodontici, Junior, dedicato dai 3 anni in su e Baby da 6 a 36 mesi. In farmacia, gli spazzolini DENTOSAN® tech saranno ben visi-

bili a scaffale assieme agli altri prodotti DENTOSAN® per l’igiene orale. Recordati rinnova così il suo impegno a fianco dei farmacisti per supportarli nel consiglio ai pazienti e aumentare la propria visibilità all’interno del punto vendita. Contattandoci al numero verde 800 835029 riceverete il materiale promozionale per allestire la vostra farmacia e incrementare presenza di DENTOSAN® al suo interno. RECORDATI S.p.A. Tel. 02 487871 Numero verde 800 835029 www.dentosan.it www.recordati.com

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nuova linea di latti di proseguimento e crescita AptamiL

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ei primi anni di vita, i bambini sembrano fragili, mentre in realtà affrontano ogni giorno sfide che li aiutano a crescere e costruire la resilienza necessaria per prepararsi al futuro. Proprio per questo è importante sostenerli, contribuendo alla creazione di uno stile di vita sano, a partire da una nutrizione bilanciata e corretta. Aptamil 2 e Aptamil 3 sono gli unici latti per la prima infanzia con PronutraAdvance, una miscela esclusiva di ingredienti associata a un processo di produzione innovativo. Le nuove formule sono integrate con le vitamine A, C e D, che contribuiscono al normale funzionamento del sistema immunitario, e sono carat-

terizzate dalla presenza di olio di pesce e dalla miscela prebiotica Gos/Fos (9:1). La nuova linea è frutto di una ricerca all’avanguardia, che da oltre 40 anni è pioniera nel campo della nutrizione infantile e che si ispira al modello inimitabile del latte materno. Dopo la nascita, il latte materno è sicuramente il nutrimento perfetto, come raccomanda l’Oms. Nel caso in cui il latte materno manchi, su indicazione del pediatra è possibile offrire al bambino un latte specifico per le sue esigenze. Aptamil 2 PronutraAdvance è una soluzione adatta al bambino dal 6° al 12° mese e contiene Ala (acido alfa-linolenico), che contribuisce al normale sviluppo cerebrale e del tes-

suto nervoso. A partire dal 12° mese compiuto è possibile proseguire l’alimentazione lattea con Aptamil 3 Latte di Crescita Pronutra-Advance, che è anche fonte di ferro e contribuisce al normale sviluppo cognitivo del bambino. MELLIN S.p.A. Tel. 800 252182 - www.aptaclub.it servizioconsumatori-aptaclub@aptaclub.it

GSK Consumer Healthcare presenta POLIDENT SUPER SIGILLANTE

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SK Consumer Healthcare, leader nei settori dell’automedicazione e della salute orale, presenta Polident Super Sigillante, il nuovo adesivo per protesi messo a punto per limitare le infiltrazioni di cibo. In Italia sono circa 9,4 milioni i portatori di protesi e per molti i pasti possono rappresentare una vera sfida: dalle noci ai semi, fino alla frutta fresca, sono numerosi gli alimenti e le bevande che possono rivelarsi problematici per chi indossa la protesi. Anche se sono ben adese, piccole particelle di cibo possono rimanere intrappolate sotto la dentiera. In ita-

lia un portatore di protesi su tre si lamenta del cibo che resta sotto la protesi e che può creare infiammazioni gengivali. Per loro GSK Consumer Healthcare ha ideato Polident Super Sigillante che, grazie al nuovo beccuccio di precisione, rende più facile disegnare una linea continua di adesivo lungo il bordo della protesi, garantendo una maggiore precisione e un aumento del 36% della copertura della superficie di contatto.

Polident Super Sigillante permette così di formare un sigillo lungo il bordo della protesi tale da bloccare le infiltrazioni di cibo e fornire una forte tenuta per tutto il giorno. Il marchio Polident, dedicato alla cura delle protesi dentali, offre una gamma di fissativi e pulitori specifici per proteggerle e convivere con esse. Oltre al nuovo Polident Super Sigillante, ci sono le varianti Gusto neutro, Lunga tenuta e durata e Protezione gengive, disponibili nei due formati da 40 e da 70 gr. GSK Consumer Healthcare Tel. 800 931556 it.servizio-consumatori@gsk.com www.polident.com

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Ristoceutica: mangiare per star bene

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alimentazione è fondamentale nella prevenzione primaria di alcune malattie. Ciò che mangiamo può porre le basi per evitare patologie cardiocircolatorie e dismetaboliche quali, per esempio, il diabete. Un modello corretta alimentazione, universalmente riconosciuto, è quello della dieta mediterranea che si fonda anche sul consumo di cereali sotto forma di pasta e pane. La pasta, in particolare, per la maggior parte degli italiani è irrinunciabile, ma va consumata con moderazione, soprattutto da soggetti diabetici e sovrappeso. Ma è possibile coniugare il gusto di un buon piatto di pasta con le proprietà salutistiche di un nutraceu-

tico? A dare una risposta positiva ci pensa la emergente Ristoceutica, una disciplina il cui obiettivo è quello di portare in tavola cibi in grado di associare al consueto sapore, una prevenzione primaria di elevato profilo. Un recentissimo progetto dei ricercatori del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II prevede di “formulare” una pasta addizionata con un particolare estratto di vinacce di Aglianico, denominato Taurisolo®, ricco in polifenoli e resveratrolo, che la rende, non solo gustosa, ma anche salubre. La particolare tecnica di produ-

zione della pasta e le caratteristiche dell’estratto addizionato fanno sì che oltre il 90% dei polifenoli riesca a superare indenne sia la cottura, sia la digestione gastrica. I preziosi polifenoli, di cui la vinaccia è ricca, arrivano così inalterati nell’intestino dove vengono quasi completamente assorbiti, andando a ottimizzare e preservare le funzioni cardiovascolari dell’organismo. Ora si potrà mangiare e fare prevenzione nello stesso momento: il cibo si è fatto medicina! nutrapharmalabs@unina.it Tel.: 081 678403

“BACK TO REALITY”: GLI INTEGRATORI PER IL RIENTRO ALLA QUOTIDIANITÀ

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ettembre è il mese del ritorno alla dura realtà dopo le vacanze. Gli esperti parlano di “stress da rientro”, caratterizzato da ansia, insonnia, nervosismo, spossatezza, difficoltà di concentrazione. Per affrontare un nuovo e lungo anno, è fondamentale seguire corretti stili di vita e cercare di riposare adeguatamente. Ma non è tutto: bisogna anche supportare l’organismo con integratori alimentari che favoriscano il benessere psicofisico e aiutino il corpo a combattere il “back to reality”. Guna, azienda leader in Italia nel settore dei medicinali omeopatici e degli integratori alimentari, può essere una preziosa alleata grazie a prodotti realizzati con il 42

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metodo della Nutraceutica Fisiologica, espressione nata dall’incontro tra Fisiologia, Biologia Molecolare e Nutraceutica. In caso di stanchezza mentale, Guna ha messo a punto Gunabrain, un integratore senza glutine a base di selenio, manganese, Camellia sinensis, Withania somnifera, coenzima Q10, Nacetilcisteina. Infatti, selenio e manganese proteggono le cellule dallo stress ossidativo, mentre la Camellia sinensis (tè verde) e la Withania somnifera sono utili in caso di stanchezza fisica e mentale. Per lo stress, invece, c’è Tonicoguna, integratore senza glutine a base di noni ed estratti vegetali: noni e ginseng hanno un effetto tonico, l’eleuterococco ha

proprietà tonico-adattogene, l’iperico e la melissa sostengono il tono dell’umore, mentre il ginkgo biloba è utile per la memoria e le funzioni cognitive. Tonicoguna è dolcificato con glicosidi steviolici (stevia) ed è senza fruttosio. Guna Tel. 02 280181 info@guna.it - www.guna.it

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